libertária 4

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    o t t o b r e / d i c e m b r e 2 0 0 9 - e u r o 7 , 0 0 t r i m e s t r a l e - a n n o 1 1 n u m e r o 4

    Piazza Fontana: perch ancora fra noi?di Giulio dErrico,Martino Iniziatoe Fabio Vercilli

    Dal dominio alla rivolta

    attraverso il corpodi Alberto Giovanni Biuso,di Toms Ibaez,di Andrea Staid

    Che anarchismo quello postrutturalista?di Dave Morland

    Il tempo? Un grandeparadossodi Marc Aug

    Quei rapporti difficilifra anarchici

    e area libertariadi Rossella Di Leo

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    Per entrarenel nostro mondo

    Per leggerela rivista on-line

    Per abbonarti

    Per saperne di pi su Cd, Dvde altre cose legate a Fabrizio De Andr

    Editrice A,

    cas. post. 17120 Milano 67, 20128 Milano

    telefono 02 28 96 627

    fax: 02 28 00 12 71

    e-mail: [email protected]

    rice

    A

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    Collaboratori: Miguel Abensour /Pietro Adamo /Fernando Ansa/Vito Altobello /Pietro Barcellona /Pino Cacucci / Jos MariaCarvalho Ferreira / Antoni Castells/ Noam Chomsky / Fabio Ciaramelli / John Clark / Eduardo Colombo / Ronald Creagh /Robert DAttilio/Marianne Enckell /Fabrizio Eva /Luca Fantacci/Goffredo Fofi/Mimmo Franzinelli/Jean-Jacques Gandini /Pierandrea Gebbia / Giulio Giorello / Jos ngel Gonzalez Sainz / Franco La Cecla / Jean-Jacques Lebel / Mauro Macario /Francisco Madrid Santos/Sebastiano Maffettone /Todd May/Serena Marcen /Franco Melandri /Sergio Onesti /Mario Rui Pinto /Rodrigo Andrea Rivas / Massimo Annibale Rossi /Andrea Staid / Paulo Torres / Giorgio Triani / Tullio Zampedri

    libertaria 4 / 2009

    in questo numero

    Anno 11 - numero 4ottobre/dicembre 2009

    Editrice A cooperativa arlsezione Libertariaregistrazione al tribunaledi Milano n. 292 del 23/4/1999

    AmministrazioneLibertariavia Vettor Fausto, 3- 00154 Romatelefono 06/5123483Libertariacasella postale 9017 -00167 Romae-mail: [email protected]

    Versamenticcp 53537007 intestatoa Editrice A sezione Libertariacasella postale 9017 / 00167 Romarimesse bancarieBanca Etica Filiale di RomaIBAN: IT80 A050 1803 2000 0000 0114 485intestato a Editrice A Libertaria

    Abbonamentoa quattro numeriItaliaeuro 25,00estero euro 30,00sostenitore euro 50,00

    Collettivo redazionaleMario AmatoDario BernardiFrancesco BertiGiampietro Nico BertiFranco BuncugaMarco CaponeraGiorgio Ciarallo

    Francesco CodelloGiulio DErricoCarlo GhirardatoAldo GiannuliMartino IniziatoLuciano LanzaStefania MaroniPietro MasielloClaudio NeriLorenzo PezzicaFerro PiluduPersio TincaniSalvo VaccaroClaudio Venza

    progetto grafico

    Ferro PiluduMaria Luisa CelottiEva Schubert

    direttore responsabileLuciano Lanza

    sommario

    ^

    RedazioneLibertariavia Rovetta, 27 - 20127 Milanotelefono e fax 02/28040340

    CorrispondenzaLibertariacasella postale 10667

    20110 [email protected]

    Distribuzione nelle librerieDiestVia Cavalcanti, 11 - 10132 Torinotelefono e fax 011/8981164

    StampaFranco Ricci Arti GraficheVia Bolgheri, 22/26 - 00148 Roma

    ISSN 1128-9686

    Internet

    www.libertaria.it

    piano sequenza 2 Quegli anni sono ancora tra noi / La mia amicizia con PinoDue del 22 marzo / Quel giorno con Valpreda / Quelli del Ponte

    della Ghisolfa / I giorni delle bombe e dei processi di Giulio dErrico,

    Martino Iniziato, Lorenzo Pezzica, Fabio Vercilli, Matteo Villa

    rifrazioni 18 Le nuove forme del dominio e delle lotte di Toms Ibaez26 Il corpo del potere di Alberto Giovanni Biuso

    35 Quel potere senza dominio di Andrea Staid

    anteprima 38 Il paradosso del tempo di Marc Aug43 I nuovi terreni di scontro di Aldo Giannuli

    laboratorio 55 Anticapitalismo e anarchismo poststrutturalistadi Dave Morland

    libraria 68 Dalla rivoluzione spagnola al superamento della politicadi Lorenzo Pezzica

    pensiero eccentrico 78 Indipendenza socioeconomica e globalizzazione di Pasqualino Colombaro

    archivio 90 Movimento anarchico e area libertaria: matrimonio o relazionefra singles? di Rossella Di Leo

    arcipelago 96 Notizie della cultura libertaria

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    La strage di piazza Fontana raccontata da chi nonera ancora nato nel 1969. Unanalisi fatta da giovanistudenti. Per loro analizzare la portata sociale e po-litica delle bombe di quel 12 dicembre significa capi-re le ragioni delloggi e attrezzarsi diversamente peraffrontare un futuro pieno d incognite

    QUEGLI ANNISONO

    ANCORA TRA NOI

    NORMALIZZARE, NARCOTIZZARE, CONSERVARE

    diGiulio DErrico, Martino Iniziato e Fabio Vercilli

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    Milano, quarantanni dopo, non pi lastessa. Noi non ceravamo, ma lo capiamoche era tutta unaltra citt. Sono le nostre im-pressioni, sono i racconti dei grandi a farciimmaginare piazza del Duomo invasa da auto etaxi, gli studenti con leskimo e i capelli lunghi

    che in massa si avviano verso luniversit Stata-le. Anche piazza Fontana cambiata. Per noi una tranquilla rotonda con panchine, dovesembra di non essere (quasi) a Milano.Ma il 12 dicembre 1969, alle 16,37, lItalia si svegliata sotto una valanga di morti e ancoraoggi ci si interroga sul perch, da quel giornodinverno, si sia dovuto fare i conti con la pau-ra, con la morte, con il dolore.Per chi non studia storia, affrontare un capitolotanto complesso e, per molti versi, ancoraoscuro, pu sembrare un mero esercizio teori-

    co. Ma quel giorno dinverno si proiettato, co-me le schegge assassine di quel pomeriggio, nelpresente, lasciando dei segni indelebili.Quarantanni dopo lesplosione, il paese checos compatto aveva silenziosamente reagito adifesa della libert, ci appare in inesorabile de-clino. Disincanto, arretratezza economica e so-ciale, incapacit di analizzare il tempo presentecon distacco e scientificit, la sensazione che ilpotere costituito sia tramandato immutato eimmutabile.Tutto ci concorre nel lasciare campo libero afenomeni come il populismo di stampo leghi-sta, il grillismo o il berlusconismo: lantipoliticacome reazione alla scomparsa della politica.E se lontani sono ormai gli anni del boom eco-nomico e dei partiti di massa, la sfiducia nel fu-turo un elemento caratterizzante delle nuovegenerazioni di professionisti del precariato.Questa fosca situazione ci ha spinto a doman-darci dove tutto ci abbia avuto origine. Perciabbiamo iniziato a scavare in profondit.LItalia che esce dalla guerra un paese mal-concio, ma gi dieci anni dopo si parla di boomeconomico: aumento dei consumi, vitalit e

    partecipazione politica, volont di trasforma-zione, una maggiore importanza in ambito in-ternazionale. Sono tutti sintomi di un paeseche cresce. Le prime battute darresto arrivaro-no verso la met degli anni Sessanta, con la finedel boom, il Piano Solo, il fallimento del centro-sinistra, e consegnarono ai sessantottini unIta-lia ormai in bilico tra voglia di cambiamento evolont di conservazione.La contestazione giovanile fa paura, quando sitrasforma in scontro di piazza genera ondate didura repressione. E mentre, insieme al movi-

    mento studentesco, cresce il movimento ope-raio, che prender coscienza della propria con-dizione e presenter ben presto istanze di cam-

    biamento, determinate forze reazionarie e con-servatrici si mettono in moto per bloccare laspinta dal basso al cambiamento.Il 25 aprile 1969 esplodono due bombe a Mila-no, una alla Fiera campionaria, laltra alla sta-zione Centrale. Nella notte tra l8 e il 9 agostodello stesso anno, ben dieci ordigni vengonomessi su altrettanti treni, in tutta Italia. Ottoscoppiano.

    Alla riapertura delle fabbriche, prende avviounintensa stagione di vertenze, rivendicazioni,scioperi, occupazioni: sar lautunno caldo, ma

    nessuno sembrer accorgersi che si sta tentan-do di stroncare la grande mobilitazione; tuttoci finisce, infatti, per appoggiare quanti so-stengono che il pericolo comunista non sia piignorabile, facendo leva su paure e angoscemai sopite. in questo clima che la bomba del 12 dicem-bre, con il suo devastante carico di morte, siporta via sedici persone (unaltra morir dopoper le ferite riportate) e lascia un solco profon-

    La bomba. Il salone della Banca dellagricoltura dopolesplosione del 12 dicembre 1969. Nellaltra pagina, lascultura per Giuseppe Pinelli di Elis Fraccaro che unacampagna lanciata dal Centro studi libertari/ArchivioPinelli vuole sia messa alla stazione Garibaldi di Milano

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    la controinformazione rester vittima di valuta-zioni basate su preconcetti abbandonando losguardo critico e oggettivo che laveva contrad-distinta allinizio.

    Guerra civile a bassa intensit

    La strage segna per una degenerazione, unprogressivo imbarbarimento del modo di farpolitica, che scivola dal piano dello scontroverbale a quello dello scontro armato, quasimilitare, innalzando sempre pi la tensione.Gi, la strategia della tensione, che passa dallafase teorica alla fase dattuazione iniziando unlento lavoro di logoramento delle coscienze,soprattutto di chi si oppone alla normalizzazio-nee alla conservazione.Le bombe nelle banche, nelle piazze, sui treni,

    il golpestrisciante, la guerra civile a bassa in-tensit. Dalla stagione delle bombe si passa aglianni di piombo; il mostro terrorista generatodallodio e dalla violenza si nutre dellodio edella violenza che ha generato, assurto ormai afenomeno endemico della societ italiana. San-gue versato, stillicidio quotidiano di morti, vio-lenza inoculata giorno per giorno e che diventail veleno che negli anni addormenta le coscien-ze, dolore e lacrime che le anestetizzano.Prima lo stragismo, poi il terrorismo danno du-ri colpi ai movimenti degli anni Settanta, ridu-cendone man mano la capacit e la volontpropositiva, rigenerativa, innovativa rispettouna societ che non chiedeva altro che norma-lit, conservazione dello statu quo.La marcia dei quarantamila quadri Fiat a Tori-no nellautunno 1980 segna anche la fine di unmovimento sindacale che fino ad allora era

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    do nellItalia intera. Ma se lobiettivo era ferma-re la voglia di cambiare di quella stagione digrandi lotte sociali che andava aprendosi, que-sto in un primo momento fallisce.

    Durante i funerali delle vittime, Milano rispon-de con composta fermezza; quel giorno, mi-gliaia di persone si ergono, consapevolmente omeno, a difesa della libert. Anche i tremila chepartecipano ai funerali di Giuseppe Pinelli fan-no da monito a tentativi di svolta autoritaria.Nei mesi immediatamente successivi leccidio,la reazione al grave fatto diventa pi attiva: na-sce la controinformazione. Il desiderio di verite giustizia spinge tanti militanti della sinistraextraparlamentare alla caccia di notizie e infor-mazioni. Vede cos la luce il libro La strage distato, prima controinchiesta, primo contributoalla verit, nuovo modo di fare giornalismo. Aleggerlo oggi stupisce per le numerose ed esatteintuizioni su fatti che sarebbero venuti a gallasolo molti anni dopo. Certo, non mancherannogli errori, ma potremmo considerarli quasi fi-siologici se non fosse che, negli anni seguenti,

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    1969

    28 febbraio. Il giorno successivo la visita del presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, a Roma,esplode un ordigno allingresso laterale del Senato, in via Dogana Vecchia.27 marzo. Una bomba viene fatta esplodere di fronte allingresso del ministero della Pubblica istru-zione, a Roma.15 aprile. A Padova esplode una bomba che distrugge lo studio del rettore delluniversit EnricoOpocher, ex partigiano di religione ebraica.25 aprile. Due esplosioni a Milano. la prima al padiglione Fiat della Fiera campionaria e la seconda

    allufficio cambi della Banca nazionale delle comunicazioni, allinterno della stazione Centrale. Pro-vocano alcune decine di feriti non gravi. Verranno arrestati gli anarchici Eliane Vincileone, GiovanniCorradini, Paolo Braschi, Paolo Faccioli, Angelo Piero Della Savia e Tito Pulsinelli.

    I giorni delle bombe e dei processiCronologia dal 1969 al 2005

    Attivit politica. Pietro Valpreda a Roma con gli anar-chici Enrico Di Cola (a sinistra) e Steve Claps

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    cresciuto esponenzialmente ed era stato moto-re di molti cambiamenti.Gli anni Ottanta, e la svolta liberista, segnano ilriflusso da il personale politico a una di-mensione talmente privata, quasi ermetica ri-spetto a prima, da arrestare i successivi risvegli

    dei movimenti. La disillusione accumulata, leutopie demolite, il ribellismo frenato, la mortein piazza segnano cos profondamente chi vivequegli anni da far scomparire la volont di nar-rare la propria esperienza alle nuove generazio-ni, impedendo cos di ottenere quei cambia-menti che loro non erano riusciti a realizzare, edi fare tesoro di unesperienza che comunqueera stata di forte slancio e rinnovamento.In un certo qual modo la strage di piazza Fon-tana rese possibile avviare una stagione che haprima arginato (e normalizzato) la situazione;

    poi ha posto le basi per la conservazione dellasociet grazie anche a una graduale narcotizza-zione del pensiero collettivo anticonformista eribelle.Per tutti questi motivi il 12 dicembre 1969 segnauno spartiacque. Un prima e un dopo. PiazzaFontana diviene snodo cruciale tra due stagioniche spaccano la storia recente. Prima e dopo. Inquesto senso quegli anni sono ancora tra noi.

    E adesso, che fare?

    Qualcuno ancora continua a dare la caccia alvecchio nemico, oggi rappresentato da sparutigruppetti neofascisti. Ci sembra un po anacro-nistico, visto anche che la loro effettiva perico-losit quasi prossima allo zero. Oppure c chiteorizza luguaglianza Berlusconi-nuovo fasci-smo, non capendo che i fenomeni sono pi

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    complessi ed elaborati di questa comoda scor-ciatoia. Piuttosto sarebbe meglio analizzare,sezionare, capire quelle radici che in molti siaffannano a seppellire, e che fa dire alla mag-gioranza degli studenti di oggi che la strage dipiazza Fontana opera delle Brigate rosse.Studiare piazza Fontana significa capire le ra-gioni delloggi e attrezzarsi diversamente peraffrontare un futuro che, senza le dovute cor-rezioni, potrebbe rivelarsi molto pi nero diquello che lItalia ha affrontato allindomanidella strage. Ecco, questo quarantesimo po-trebbe essere loccasione per cominciare a ri-salire la china rimboccandosi le maniche, noigiovani per primi.

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    24 luglio. Il commissario Pasquale Juliano viene trasferito da Padova a Ruvo di Puglia, in seguito auninchiesta ministeriale, per evitare che porti a termine lindagine che stava conducendo sui mili-

    tanti dellorganizzazione nazifascista di Padova Ordine nuovo, tra cui Franco Freda, MassimilianoFachini e Marco Pozzan, implicati, tra laltro, anche nellattentato del 15 aprile.8-9 agosto. Esplodono otto bombe su altrettanti treni. Ne verranno ritrovate altre due inesplose. Ilconto di otto feriti. LUfficio affari riservati del ministero dellInterno, Guidato da Fedrico UmbertoDAmato, sottrae i reperti dellesplosione alla stazione di Pescara; verranno ritrovati nel 1996 nel de-posito della via Appia a Roma.7 dicembre.Vengono scarcerati Corradini e Vincileone per mancanza di indizi.12 dicembre.Alle 16,37 esplode una bomba a Milano, collocata alla Banca nazionale dellagricoltu-ra, in piazza Fontana, provoca sedici morti (un altro morir dopo) e quasi cento feriti. Nellora chesegue a Roma scoppiano altri tre ordigni. uno alla Banca nazionale del lavoro di via Veneto, 14 feriti,e due allAltare della patria, in piazza Venezia, con quattro feriti. Unaltra bomba viene ritrovata ine-splosa alla Banca commerciale di Milano, in piazza della Scala. Verr fatta brillare quattro ore dopo

    dagli artificieri diretti dal perito Teonesto Cerri. Si cercano i colpevoli nellarea anarchica e della sini-stra extraparlamentare. Vengono effettuati numerosi fermi e arresti. Tra i fermati c anche lanar-chico Giuseppe Pinelli.

    Scrittore. Pietro Valpreda negli anni Novanta avevascritto alcuni romanzi polizieschi con Piero Colaprico,giornalista del quotidiano la Repubblica

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    Quando lhai conosciuto?Nel 1965. Leggendo Umanit Nova sono venutoa sapere che ci sarebbe stata lapertura del cir-colo Sacco e Vanzetti in viale Murillo. Era aprile.

    Il giorno dellinaugurazione sono andato al cir-colo. Ho trovato una sede piena di anarchici. Ecera Pinelli. Avevo notato la sua figura di ope-raio, lunico rispetto agli altri, eccetto me. Quelgiorno stesso, verso la fine della giornata, Pinellisi avvicinato a me e mi ha chiesto come michiamavo e che lavoro facevo. Ha poi voluto sa-pere se ero disposto ad aiutarlo a volantinareun giorno della settimana successiva, ma poinon c stato nessun volantinaggio. Forse volevasolo vedere come reagivo.

    da quel momento che cominciata la vostrabreve ma intensa amicizia...S. Da quel momento la nostra amicizia diven-tata sempre pi importante. Gli ero simpatico emi voleva molto bene. Lo stesso valeva per me.Pino aveva un carattere estroverso, allegro, face-va sempre battute spiritose. Parlava con tutti.

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    15 dicembre.Viene arrestato a Milano lanarchico Pietro Valpreda, che sar trasferito a Roma in se-rata. Intorno alla mezzanotte, Giuseppe Pinelli precipita dal quarto piano della questura di Milano.

    A Vittorio Veneto, Guido Lorenzon, segretario della sezione della Democrazia cristiana locale, si pre-senta allavvocato Alberto Steccanella per riferire che un suo amico, Giovanni Ventura, forse impli-cato negli attentati del 12 dicembre.16 dicembre. Il tassista Cornelio Rolandi riconosce in Pietro Valpreda il passeggero che ha trasporta-to, nel pomeriggio del 12, vicino alla Banca nazionale dellagricoltura in piazza Fontana.17 dicembre. Conferenza stampa degli anarchici milanesi al Circolo Ponte della Ghisolfa. Lattentatodi piazza Fontana viene definito strage di stato e Pinelli stato ucciso, Valpreda innocente .

    Velina del Sid che indica come mandante della strage Guerin Serac (indicato come anarchico) e comeesecutore il gruppo di Stefano Delle Chiaie. Questa velina sar consegnata alla magistratura nel 1974.20 dicembre. Funerali di Pinelli. Vi partecipano circa tremila persone.21 dicembre. Inizia la latitanza di Delle Chiaie, che durer fino al 1987.26 dicembre. Lavvocato Steccanella consegna al procuratore della Repubblica di Treviso il memo-

    riale scritto da Lorenzon.31 dicembre. Il pubblico ministero di Treviso Pietro Calogero interroga Lorenzon. Nei colloqui ver-ranno fuori dettagli sulla partecipazione di Ventura anche agli attentati sui treni di agosto.

    Prima di parlare di Pinelli e della vostra amici-zia, raccontami di te.Sono nato a Canosa di Puglia, nel 1931, figlio dicontadini. Nel 1939 mio padre ha deciso di tra-

    sferirsi a Milano nella speranza di migliorare lecondizioni di vita della famiglia. Nel 1943 per morta mia madre e mio padre ha deciso di tor-nare in Puglia. Nel 1949 sono tornato a Milanoda solo, per fare un nuovo lavoro.

    Quando sei diventato anarchico? Lo eri gi inPuglia o lo sei diventato a Milano?Sono diventato anarchico a Milano. Casualmen-te. Allinizio degli anni Sessanta. Stavo parlandocon un operaio che faceva il mio stesso mestie-re, lo straccivendolo. A un certo punto lui mi ha

    detto: Ma tu per caso sei anarchico?. Io nonsapevo che cosa volesse dire anarchico, anar-chia. Gli ho chiesto: Chi sono gli anarchici?, miha risposto: Sono contro i padroni. Allora vabene per me ho pensato.

    Parliamo ora di Pinelli e della vostra amicizia.

    La mia amicizia con PinodiLorenzo Pezzica

    Parla Cesare Vurchio, settantotto anni, anarchico. Fra i fondatori del Cen-tro studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli, oggi continua ad avere tantaenergia nel vivere il suo anarchismo. Della stessa generazione di Pinelli, haavuto con lui una breve ma intensa amicizia. Questa intervista un estrattodei passaggi pi significativi dellintervista a Cesare Vurchio apparsa nelvolumePinelli. La diciassettesima vittima, BFS edizioni, Pisa, 2006

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    Era per il dialogo. Sempre. Era anche un poconfusionario alle volte. Voleva fare tutto, poinon ci riusciva e sincazzava. Nel 1967 siamostati sfrattati e il Circolo si trasferito in unanuova sede, in piazzale Lugano: il Circolo Pontedella Ghisolfa.

    So che la vostra fu unamicizia che andava benoltre limpegno militante. Vi frequentavate an-che al di fuori del circolo, insieme alle vostre

    famiglie. Ci puoi raccontare qualche cosa?La nostra stata unamicizia non solo militante.Ci confidavamo tutto: i nostri problemi familia-ri, i problemi sul lavoro oppure conversavamoliberamente dei nostri interessi. Poi arrivatoquel maledetto 12 dicembre 1969.

    Cosa ricordi di quel giorno?

    Ero solo. Avevo finito di lavorare. Ero entrato inun bar, dove avevo sentito la notizia. Alliniziodicevano che era scoppiata una caldaia. Pochiminuti dopo, era entrato nel bar un giovane di-cendo che era scoppiata una bomba a piazzaFontana, morti e feriti. Ero uscito per tornare acasa. Immaginavo che avremmo avuto dei pro-blemi. Non immaginavo per che sarebbe po-tuta finire in quel modo.

    Dopo aver appreso la notizia al bar sei tornatoa casa. Quando ti sono venuti a prendere e ti

    hanno portato in questura?Verso le due del mattino del 13. Hanno bussatoalla porta. Dormivano tutti. Anna mi ha sveglia-to, dicendomi di andare a vedere chi era. Hodetto: Chi , La polizia. Mi sono sentito unpo scosso, anche se me laspettavo. Sono en-trati in tre con la pistola in mano.

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    1970

    15 aprile. Il commissario Luigi Calabresi querela Pio Baldelli, direttore responsabile del settimanale

    Lotta continua, autore di una campagna che accusa il Commissario Finestra di essere il responsa-bile della morte di Pinelli.24 marzo. Prima manifestazione contro la strage di stato indetta dagli anarchici milanesi.21 maggio. Il giudice istruttore di Milano Giovanni Caizzi chiede larchiviazione, per fatto acciden-tale, dellinchiesta sulla morte di Pinelli. Richiesta che verr accolta il 3 luglio.9 ottobre. Inizia a Milano il processo Calabresi-Lotta continua. Presiede la corte Aldo Biotti.12 dicembre. Viene indetta a Milano una manifestazione per il primo anniversario della strage dipiazza Fontana. Duri scontri tra polizia e manifestanti, uno di questi, Saverio Saltarelli, colpito alpetto da un candelotto lacrimogeno, muore.

    1971

    13 aprile. Il giudice istruttore di Treviso Giancarlo Stiz emette mandato di cattura contro tre neona-

    zisti veneti: Giovanni Ventura, Franco Freda e Aldo Trinco.I reati addebitati sono: associazione sovversiva, procacciamento di armi da guerra, attentati a Tori-no nellaprile 1969 e sui treni in agosto.

    Ferroviere anarchico. Una foto giovaniledi Giuseppe Pinelli scattata a Firenze duranteil viaggio di nozze con Licia Rognini

    In questura hai incontrato Pinelli? Com avve-nuto il vostro incontro?Ho visto Pino verso le cinque del mattino ed stata lultima volta. Stava camminando in dire-zione della stanza dove mi trovavo. Io mi sonoalzato dalla sedia quando lho visto. Lui mi haguardato, ha abbassato lo sguardo e ha svicola-to. Allora ho capito che non voleva che ci vedes-sero parlare insieme. Da quel momento nonlho pi rivisto. La mattina dopo mi hanno rila-sciato e sono tornato a casa. Avevo sentito chePino era stato ancora trattenuto in questura. Mi

    ero preoccupato ma pensavo che comunqueprima o poi sarebbe uscito anche lui.

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    Hai pi avuto notizie di Pinelli in quelle ore?Fino alla notte tra il 15 e il 16 dicembre non hosaputo pi nulla di cosa stava accadendo a Pino.

    Poi arrivata quella telefonata. Erano le due.Una voce mi ha detto: Chiamo dalla casa di Li-cia. Sei tu Cesare?. Ho risposto s e secco mi hadetto: Guarda che Pinelli morto. Ho sentitoun tuffo al cuore. Quando hanno detto che si eragettato dalla finestra non ci ho creduto. Impos-sibile. Un incubo.

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    28 maggio.Assolti gli anarchici processati per le bombe del 25 aprile a Milano. Vengono per con-dannati per alcuni reati minori. Escono tutti dal carcere.7 giugno. La Corte dappello di Milano accoglie la richiesta di ricusazione del giudice Biotti presen-tata dallavvocato Michele Lener, difensore di Calabresi.16 luglio. Muore il tassista Cornelio Rolandi, unico testimone contro Valpreda.26 agosto. Calabresi e il suo superiore, Antonino Allegra, sono indagati per omicidio colposo e fer-mo illegale in merito alla morte di Pinelli.4 ottobre. Nuova inchiesta sulla morte di Pinelli su denuncia della vedova Licia Rognini. Il giudiceistruttore di Milano Gerardo DAmbrosio emette avviso per omicidio volontario contro il commissa-rio Luigi Calabresi, i poliziotti Vito Panessa, Giuseppe Caracuta, Carlo Mainardi, Piero Mucilli, e il te-nente dei carabinieri Savino Lograno.24 ottobre. Suicidio dellavvocato Vittorio Ambrosini, che avrebbe dovuto testimoniare al proces-so per la strage di piazza Fontana.21 ottobre. DAmbrosio fa riesumare la salma di Pinelli.

    1972

    23 febbraio. Inizia il processo per la strage di piazza Fontana davanti alla Corte dassise di Roma.

    Piazza Fontana. La lapide a Giuseppe Pinelli di frontealla Banca dellagricoltura tolta dal Comune di Milano erimessa il 23 marzo 2006 da anarchici e forze di sinistra

    E poi cosa successo, che hai fatto?La mattina del 6 sono uscito. Giravo come unfantasma. Spaventato, preoccupato, incredulo.Non sapevo che fare. Nel pomeriggio mi sonoincontrato con altri compagni in Conca del Na-viglio. Dopo il 25 aprile avevamo capito che sa-

    rebbe potuto accadere qualcosa di grave. Mi ri-cordo che Pino, Amedeo Bertolo e gli altri aveva-no scritto, detto gi da tempo queste cose, in-tuendo la possibilit di una strage di stato, unastrategia della tensione. Fino a quel momento,fino alla morte di Pino, io non pensavo che sa-rebbero potuti arrivare a tanto. Quel giorno neero sicuro anchio.

    Cosa hai pensato sulla morte di Pino?Ho gi detto che non ho creduto mai alla versio-ne del suicidio... e poi il malore attivo. No. An-

    cora oggi resto convinto che Calabresi sia re-sponsabile. In quei giorni ripensavo a Calabresie alla sua conoscenza con Pino. Calabresi e Pinosi erano conosciuti per i fatti del 25 aprile. Il Cir-colo Ponte della Ghisolfa era sotto stretta sorve-glianza da quel giorno. Lo sapevamo bene, per-ch era stato lo stesso Pino a dircelo. Pino ci rac-contava dei suoi incontri con Calabresi. Ci dice-va di come era cambiato il suo atteggiamento.Prima gli chiedeva se lo poteva incontrare, poiaveva iniziato a ordinarglielo. Pino gli facevapresente che se continuava a doverlo incontrarenellorario di lavoro avrebbe rischiato di perder-lo il lavoro, ma a Calabresi non importava. Ave-va capito per che non poteva contare sulla col-laborazione di Pino e questo lo infastidiva.

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    Tra gli imputati ci sono Pietro Valpreda, Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie. La Corte dichiarerpresto la propria incompetenza.4 marzo. I magistrati di Treviso Stiz e Calogero fanno arrestare Pino Rauti, fondatore di OrdineNuovo e giornalista del quotidiano Il Tempo di Roma, con laccusa di essere coinvolto nellattiviteversiva del gruppo di Freda e Ventura.6 marzo.Viene trasferito a Milano il processo per la strage di piazza Fontana.15 marzo. Muore leditore Giangiacomo Feltrinelli. Il suo corpo viene ritrovato dilaniato da une-splosione ai piedi di un traliccio dellenergia elettrica a Segrate, Milano.22 marzo. Freda e Ventura vengono formalmente indiziati per la strage di piazza Fontana a Milanodai magistrati veneti Stiz e Calogero.26 marzo. Linchiesta di Stiz e Calogero passa per competenza territoriale a Milano. Se ne occupa ilgiudice istruttore DAmbrosio, a cui si affianca il pubblico ministero Emilio Alessandrini.24 aprile. Il giudice DAmbrosio rimette in libert Rauti per mancanza di indizi.7 maggio. Elezioni anticipate. Rauti diventa deputato nelle liste del Movimento sociale italiano. Il

    manifesto candida Valpreda che non viene eletto.17 maggio.A Milano viene ucciso il commissario Calabresi.13 ottobre. La Corte di cassazione trasferisce a Catanzaro il processo per la strage di piazza Fontana.

    Come sei diventato anarchico?Roberto Mander. Durante il 68, intorno a vec-chi anarchici come Aldo Rossi e la moglie An-na, che gestivano il settimanale Umanit Nova,

    iniziammo a radunarci noi ragazzi (allepocaero minorenne), sempre nella sede di via Bacci-na dove cera anche la Fagi. Eravamo spinti daun grande fermento, una voglia di fare, di cam-biare, di aiutare. Sono gli anni dellimmigrazio-ne dal Meridione, e tra i primi interventi ci so-no quelli a sostegno degli edili (aumentati inmaniera vertiginosa allombra dei palazzinariromani, vivevano in pessime condizioni) e lor-ganizzazione di un doposcuola per i ragazzini.Dopo un po di tempo, andai a Reggio Calabriacon Emilio Borghese (anche lui inquisito per lastrage) a incontrare Luigi Casile e Gianni Aric,due compagni che stavano facendo un prezio-so lavoro in quella lontana citt, e che poi mo-riranno in quello strano incidente stradale nelsettembre 1970, mentre venivano a Roma aconsegnare il risultato delle indagini sulle com-mistioni tra fascisti, ndrangheta e politica du-

    rante la rivolta dei boia chi molla.Roberto Gargamelli. Frequentavo ancora lescuole superiori quando, insieme ad alcuniamici, andai a una manifestazione. Cera una

    vitalit impressionante, si parlava con tutti. Trale centinaia di bandiere rosse scorgiamo ungruppo di bandiere nere. Ci incuriosiamo, ciavviciniamo e chiediamo chi fossero gli anar-chici, cosa facevano; iniziamo cos a leggere itesti fondamentali dellanarchia e a frequentarela sede di via Baccina, dove si facevano sempreriunioni (ma non solo l, ovviamente) e si di-scuteva di tutti i sogni, le speranze di ognuno.

    Comera il clima politico e sociale nellannodella strage?

    Mander. Il 69 un anno particolare. C una si-

    Due del 22 marzo

    diGiulio DErrico, Martino Iniziato,Fabio Vercilli e Matteo Villa

    Parlano Roberto Gargamelli, 59 anni, che si occupa difotografia e grafica scientifica alluniversit La Sapien-za di Roma, e Roberto Mander, 57 anni, psicologo. Nel1969 erano militanti del circolo romano di via del Go-verno vecchio Roberto Gargamelli Roberto Mander

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    tuazione molto mobile, tante cose in ballo, vo-gliamo intervenire come giovani in quello chesuccede, specialmente nel sociale, ed essereprotagonisti del cambiamento. Il 69 anchelanno dellarrivo di Pietro Valpreda a Roma.Intorno a lui si coagulano nuove persone, tra

    Fai, Fagi e il laboratorio di via del Boschetto(quello dove costruiva le lampade libertycherenderanno possibile la montatura dei vetrinicolorati trovati nella borsa rinvenuta alla Co-mit). Io non aderisco al 22 marzo, ma il nostroera un ambiente pi che contiguo e ci si cono-sceva tutti. Resta comunque il ricordo di un en-tusiasmo, di un andarivieni di persone, di ideeche non ho mai pi incontrato. Pensa: un entu-siasmo e unapertura tali da permettere a un exfascista (o meglio, questo ci che dichiarava)come Mario Merlino di entrare a far parte del

    Circolo 22 marzo.Gargamelli. Si viveva davvero in modo aperto,affrontando tutto nellottica del miglioramento.

    Addirittura, cera anche collaborazione tra noie i vecchi militanti del Pci, in particolare conquelli della sede di Alberone, che aveva le porteaperte a tutti, ma nellestate del 69 arriva la de-cisione del Pci di chiusura ai movimenti. Tralaltro cerano degli screzi con i vecchi anarchi-ci della Fai: noi volevamo fare lavoro sul terri-torio, nelle scuole, nei quartieri, coinvolgere lepersone, parlare di idee, sogni da realizzare, ve-devamo un momento di apertura. Per ci scon-triamo sempre pi con i vecchi che non voglio-no muoversi, vogliono restare al di fuori di certiinterventi, vogliono partecipare solo alle mani-festazioni pi grandi, mentre noi siamo anchein quelle pi piccole. Tutto finisce con una rot-tura insanabile. Perci ci trovammo a dover ri-

    cominciare tutto da capo: nacque cos il Circo-lo 22 marzo.

    Doveri il 12 dicembre? Cosa ricordi di quelgiorno?Mander. Beh, quel giorno lo ricordo bene. At-torno allora delle bombe (tra le 16,30 e le17,30) ero proprio al 22 marzo, in una saletta dinon pi di 30 metri quadri, con vicino un certo

    Andrea. Personaggio che ci far un bruttoscherzo: era in realt un agente di pubblica si-curezza infiltratosi tra noi, testimone direttodella nostra completa estraneit alle bombe ro-mane e a qualsiasi progetto terrorista. Ma lasua mancata testimonianza a nostro favoreconverge con la nostra tesi, che ci fosse cio un

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    15 dicembre. Il parlamento approva la legge n. 773, chiamata anche Legge Valpreda.30 dicembre.Valpreda e gli altri anarchici del circolo romano 22 marzo ancora detenuti (Borghese e

    Gargamelli) vengono liberati. Esce dal carcere anche Merlino.

    1973

    15 gennaio. Marco Pozzan, fedelissimo di Freda, viene fatto espatriare in Spagna dal Sid.9 aprile. Guido Giannettini, lagente Zeta del Sid, viene fatto espatriare.5 settembre. Fachini e Giannettini vengono indagati per la strage di piazza Fontana.21 novembre.Viene sciolto Ordine Nuovo in seguito alla condanna di Clemente Graziani e altri 29imputati per ricostituzione del partito fascista.

    1974

    30 gennaio. Freda e Ventura vengono rinviati a giudizio per piazza Fontana.18 marzo. Inizia il processo di Catanzaro. Lo stesso giorno, a Milano il giudice DAmbrosio conse-

    gna lordinanza di rinvio a giudizio di Freda e Ventura per la strage di piazza Fontana.18 aprile. La Corte di cassazione trasmette gli atti dei giudici milanesi sulla strage di piazza Fontanaal tribunale di Catanzaro per la riunificazione dei due procedimenti (quello a carico degli anarchici e

    Leader di Avanguardia nazionale. Stefano Delle Chiaie,

    accusato di concorso in strageper piazza Fontana e poi prosciolto il 5 luglio 1991

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    quello a carico dei neofascisti Freda e Ventura). Verr ordinato il rinvio a nuovo ruolo del processoappena iniziato.

    20 giugno. Giulio Andreotti, ministro della Difesa, rivela in unintervista al settimanale il Mondo cheGiannettini un agente del Sid, mentre Giorgio Zicari, giornalista del Corriere della Sera, un infor-matore.8 agosto. Giannettini si consegna allambasciata italiana di Buenos Aires.13 dicembre.A Milano, il sostituto procuratore della repubblica Emilio Alessandrini deposita la suarequisitoria sullindagine stralcio relativa alla strage di piazza Fontana, chiedendo il rinvio a giudizioper strage di Guido Giannettini. Anche questa indagine passer nelle mani dei giudici di Catanzaro.

    1975

    27 gennaio. Inizia alla Corte dassise di Catanzaro il processo per la strage di piazza Fontana che in-corpora nellinchiesta originale contro gli anarchici quelle dei giudici di Milano contro i neofascistiveneti e gli agenti del Sid. Nei due anni successivi, per il sopraggiungere di nuove ordinanze istrut-

    torie il processo verr riaperto quattro volte.27 ottobre. Il giudice DAmbrosio chiude linchiesta sulla morte di Pinelli. Lanarchico, secondo lasentenza, morto per un malore attivo, che lo ha fatto cadere dalla finestra. Prosciolti gli indiziati..

    progetto predeterminato, costruito a tavolino,per far compiere a noi un determinato percorsoal termine del quale sarebbe stato facile addi-tarci come responsabili.Gargamelli. Io invece stavo riparando la Vespadi un mio amico in piazza Re di Roma, molto

    lontana dalla Banca nazionale del lavoro e dal-lAltare della patria. Lavevo rotta io, la Vespa, ementre ero in questa piazza con met dei pezzisparsi per terra, mi accorgo di un elicottero del-laeronautica militare che costretto a fare bentre giri sopra la piazza, prima di poter prosegui-re. Durante listruttoria cercai di far valere que-sta questione. Furono interrogati i tre coman-danti di elicottero che quel giorno avevano sor-volato Roma. Due avevano orari incompatibili,il terzo invece afferm proprio di avere dovutofare tre giri sulla piazza poich aveva incontra-

    to un vuoto daria e allora aveva dovuto aspet-tare prima di poter proseguire in linea retta. Maquesta testimonianza spar materialmente dalrinvio a giudizio del sostituto procuratore Erne-sto Cudillo Inoltre, vengo accusato di averematerialmente deposto la valigia con lordignonel sottopassaggio della Bnl. Perch? Mio padrelavora in quella banca, e io ero quindi il colpe-vole perfetto. Lui dichiar la mia estraneit, maci fu poco da fare. Un altro episodio significa-tivo: anchio, come Valpreda, vengo posto aconfronto per permettere il riconoscimento daparte di un supertestimone. Nel mio caso, que-sti era un giovanissimo impiegato della Bnlche, vedendomi con indosso i vestiti del carce-re tra quattro poliziotti con la cravatta, fiut su-bito la trappola in cui stava per cadere e di-chiar che colui che pensava di aver visto inbanca non era tra quei cinque soggetti. Altri-

    Testimone. Pasquale Valilutti nella notte fra il 15 e il 16dicembre 1969, anche lui fermato, era nella stanzacontigua a quella di Calabresi: Verso mezzanottesentii rumori che in altro luogo avrei definito di rissa

    menti Valpreda sarebbe stato il mostro di Mila-no e io il mostro di Roma.

    Oggi, a quarantanni da piazza Fontana, chesenso ha ricordare e continuare a studiareuna pagina della nostra storia iniziata il 12dicembre 1969?Mander. Credo che dobbiamo impegnarci perimpedire che certe notizie false vengano diffu-se ancora oggi. Non si sono fatti i conti conquella pagina cos ancora oggi dobbiamo par-lare di elicotteri e infiltrati, quando la verit si

    sarebbe potuta trovare molto tempo prima. Perquesto importante studiarla: per evitare chetutta quella vicenda venga sepolta nelloblio e

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    29 dicembre. Il generale Gianadelio Maletti e il capitano Antonio Labruna ricevono un mandato dicomparizione per la tentata evasione di Giovanni Ventura dal carcere di Monza.

    1976

    28 marzo. Sono arrestati il generale Maletti e il capitano Labruna, nellambito dellinchiesta sullastrage di piazza Fontana.31 luglio. A Catanzaro, depositata la sentenza istruttoria sullindagine supplementare su piazzaFontana. Sono rinviati a giudizio, con imputazioni varie, Guido Giannettini, Massimiliano Fachini,Pietro Loredan, Claudio Mutti, Stefano Serpieri, Gianadelio Maletti, Antonio Labruna.

    1977

    7 maggio.Viene arrestato a Catanzaro Marco Pozzan.

    1978

    20 aprile. Trovano impiccato in cella Riccardo Minetti, fascista, coinvolto nel processo di Catanzaro.30 settembre.A Catanzaro, fugge dal soggiorno obbligato Franco Freda. Sar arrestato in Costa Ricail 20 agosto 1979 e successivamente estradato.

    nellindeterminatezza.Gargamelli. Sicuramente importante ricorda-re, tenendo presente che lattuale governo le-gato a doppio filo a quel periodo, alla strategiadelle stragi, sia perch frutto di quel periodocos cupo e devastane della nostra storia recen-te sia perch varie figure-chiave di questa legi-slatura sono state esponenti del no alla libert,s al colpo di stato.

    Ha ancora senso pensare a unennesima ria-pertura delle indagini, o a una sorta di com-missione di riconciliazione che tenti di rico-struire le responsabilit storico-politiche?Mander. Penso che ancora oggi sussista un in-fido gioco di ricatti e complicit. A quarantan-

    ni dai fatti, parliamone in termini politici.Ognuno dica quello che sa, perch mi sembrache ci siano sempre dei non detti. In Italianon si riesce a chiudere quella stagione, Comenon si chiuse il periodo fascista in maniera de-finitiva dopo il 1945. Basta con la dietrologiache non fa altro che confondere. Raccontiamoe parliamo tutti.Gargamelli. Secondo me bisogna lavorare suun piano di verit storicopolitica, non giudizia-

    ria. Processualmente ritengo la vicenda chiusa,ma si potrebbe fare molto per scoprire lareagrigia in cui si sviluppata la vicenda.

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    veva venire a Milano. Doveva essere ricevutodal giudice istruttore del processo 25 aprile, ilgiudice Antonio Amati, per essere ascoltatocome testimone; inoltre aveva un processo pervilipendio al pontefice.

    Valpreda arrivato nel mio studio gioved 11dicembre. Ci siamo incontrati, ci siamo resiconto che non stava bene e abbiamo avvisatoil giudice Amati per dire che si sarebbe presen-tato il sabato mattina. Sabato andato dal giu-dice Amati, che non era disponibile. A quelpunto ci si rivisti il luned mattina e Valpreda tornato dal giudice. Alluscita non labbiamopi rivisto. Mi ricordo bene che il giudice

    Amati ci disse che dal suo ufficio era uscitocon le sue gambe. Solo dopo abbiamo saputoche era stato fermato e portato in questura.

    Insieme ai tuoi colleghi del comitato hai fattoparte del collegio di difesa degli anarchici

    dallaccusa di strage. Come hai iniziato adoccuparti di questo caso?

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    1979

    16 gennaio. Giovanni Ventura fugge in Argentina. Sar arrestato pochi mesi dopo.

    23 febbraio.A Catanzaro, la Corte dassise condanna, a conclusione del processo di primo grado perla strage di piazza Fontana, Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini allergastolo; PietroValpreda e Mario Merlino a 4 anni e 6 mesi per associazione a delinquere; Gianadelio Maletti a 4anni per falso ideologico, e Antonio Labruna a 2 anni per concorso nello stesso reato. Sono assoltiMarco Pozzan, Antonio Massari, Claudio Mutti, Massimiliano Fachini, Giovanni Biondo, Stefano Del-le Chiaie.19 luglio. A Catanzaro, il pretore Erminia La Bruna incrimina per falsa testimonianza, commessanellambito del processo per la strage del 12 dicembre 1969, Giulio Andreotti, Mario Tanassi e Maria-no Rumor. Lanno successivo a questa accusa si sommer anche quella di favoreggiamento.

    1980

    22 maggio.A Catanzaro, inizia il processo di appello per la strage di piazza Fontana.

    1981

    20 marzo. La Corte dassise dappello di Catanzaro assolve per insufficienza di prove Freda, Ventura,

    Come hai conosciuto Pietro Valpreda?Ho conosciuto alcuni appartenenti al movi-mento anarchico tramite due canali. Per primacosa, essendo radicale, avevo aderito ad alcunemarce antimilitariste a cui partecipavano an-che diversi anarchici.Poi, con altri giovani avvocati, abbiamo creato,nel 1968, un comitato di difesa (il Comitato didifesa contro la repressione) che si occupava didifendere i ragazzi arrestati durante le manife-stazioni, i cortei e le occupazioni nelle scuole euniversit. Eravamo una dozzina di giovani av-vocati e spesso eravamo coinvolti nelle stessemanifestazioni, o conoscevamo i ragazzi chevenivano arrestati o venivamo contattati dailoro amici o parenti. Ci ritrovavamo dopo il la-voro normale, a studiare le carte che spesso co-noscevamo solo a livello di studi universitari,essendo noi pi che altro dei civilisti.Per quanto riguarda Valpreda, io ero stato no-

    minato, come appartenente a questo comitato,difensore di Paolo Braschi nel processo per gliattentati a Milano del 25 aprile 1969 e per que-sto avevo conosciuto anche Giuseppe Pinelli.Non so come Valpreda abbia conosciuto il no-stro comitato, ma ci ha contattato perch do-

    Quel giorno con ValpredadiGiulio DErrico

    Parla Luca Boneschi, 70 anni, avvocato impegnato alla fine degli anni Sessan-

    ta nel Comitato di difesa contro la repressione e difensore di Pietro Valpredaquando viene arrestato il 15 dicembre 1969 al palazzo di giustizia di Milano

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    Giannettini, Valpreda e Merlino. Condanna Freda e Ventura a 15 anni per gli attentati del 25 aprile a Mila-no e quelli sui treni del 9 agosto 1969 e per associazione sovversiva. Dimezzate le pene a Maletti e Labruna.24 agosto. La commissione inquirente decide di archiviare le accuse contro Giulio Andreotti, MarianoRumor, Mario Tanassi e Mario Zagari, per un loro coinvolgimento nei depistaggi operati dal Sid.17 ottobre. A Catanzaro, la procura generale riapre le indagini sulla strage di piazza Fontana indi-ziando Stefano Delle Chiaie.

    1982

    10 giugno. La Corte di cassazione affida un secondo appello a Bari, ma esclude dal processo Giannet-tini.1985

    1 agosto. La Corte dassise dappello di Bari assolve dal reato di strage Freda, Ventura, Valpreda eMerlino per insufficienza di prove. Conferma invece le condanne a 15 anni per Freda e Ventura e ri-duce ulteriormente le pene a Maletti (un anno) e a Labruna (dieci mesi).

    1986

    30 luglio. Il giudice istruttore di Catanzaro, Emilio Ledonne, rinvia a giudizio Stefano Delle Chiaie e

    Noi fin dal giorno dopo la strage siamo andatiin questura perch eravamo stati chiamati dadiversi familiari di persone che erano state fer-mate. Domenica 14 dicembre, mi ricordo diaver visto Pinelli mentre ero nei corridoi dellaquestura, ma non sono riuscito a parlargli.

    Quando stata formalizzata laccusa di stragecontro Valpreda, lui ha nominato come suo di-fensore lavvocato Guido Calvi. Noi (parlo sem-pre al plurale perch allora si lavorava in mododiverso, si lavorava davvero in gruppo) abbia-mo continuato a seguire lo sviluppo delle inda-gini. Abbiamo preso i contatti con Calvi. Solopi avanti si creato un collegio di difesa, condiverse anime, alcune pi militanti, che punta-vano a svolgere la difesa in maniera pi politi-ca, altre invece che puntavano di pi sugliaspetti tecnici del processo.

    Da Milano, a cui spettava la competenza natu-rale delle indagini, il processo era stato sottrat-to quasi con la forza: visto il comportamentodella procura di Milano che agiva in modo ga-rantista, scarcerando le persone che venivanoarrestate senza indizi, le indagini vennero por-tate a Roma.

    Abbiamo vissuto la prima fase del procedimen-to che si svolta a Roma. Questa fase duratapoche udienze perch alcuni di noi hanno sol-levato leccezione di incompetenza della cortedassise di Roma, tentando di riportare il pro-

    cesso a Milano. Il processo poi arriv a Milanonel 1972, ma fu subito trasferito nuovamente eassegnato alla procura di Catanzaro perch ilprocuratore e il prefetto milanesi sostenevanoche Milano non fosse una citt sicura, per lapresenza dei cortei studenteschi e dei lavorato-ri. Solo nel 1975, con molto ritardo per la con-

    fluenza delle indagini sui neofascisti veneti pri-ma e su Guido Giannettini dopo, partito ilprocesso di Catanzaro.

    Oggi, a quarantanni dalla strage, ha ancorasenso pensare a una riapertura delle indagini?Non sono convinto che riaprire le indagini ab-

    bia un senso. Quello che abbiamo capito fino aoggi, quello che abbiamo accertato pi chesufficiente per farsi unidea chiara di come sia-no andate le cose.Sappiamo che gli anarchici non centrano. Sap-piamo che i responsabili sono neofascisti. I ser-vizi segreti, deviati o meno, comunque servizi

    Lultima inchiesta. Guido Salvini, giudice a Milano,ha svolto unindagine sulla strage di piazza Fontanae sulleversione di destra dal 1989 al 1995

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    segreti dello stato hanno aiutato, coperto e pro-babilmente istruito questi personaggi, altrimen-ti non si spiegano le varie deviazioni attuate.Gi quel che venuto fuori nel processo Val-preda pi che sufficiente per dare un quadrocompleto. Il gruppo 22 marzo era pi che infil-trato. Sapevano benissimo i movimenti di Val-preda. E la bomba lhanno fatta esplodere pro-prio quando Valpreda era a Milano. Avrannodetto: Incriminiamo gli anarchici. Becchiamo

    Valpreda, che non neanche ben visto allin-terno del mondo anarchico. Poi si rivelatoun personaggio capace di sopportare accuse gi-gantesche e anni di carcere. Poi che siano statiFreda e Ventura (assolti dallaccusa di strage,ma colpevoli per le bombe del 25 aprile e deitreni), o che siano stati Zorzi, Maggi e Rognoniimporta poco. Limportante capire come successo tutto questo per capire come prende-

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    Massimiliano Fachini per concorso nella strage di piazza Fontana.

    198727 gennaio. La prima sezione della Corte di cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, respingetutti i ricorsi, confermando quindi la sentenza della Corte di Bari dell1 agosto 1985. A questo puntoFranco Freda, Giovanni Ventura, Pietro Valpreda e Mario Merlino escono definitivamente dalla sce-na processuale.23 marzo.Viene arrestato a Caracas (Venezuela) Stefano Delle Chiaie.

    1989

    Gennaio. Il giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, apre una nuova inchiesta sulleversione didestra e sulla strage di piazza Fontana.20 febbraio. La Corte dassise di Catanzaro assolve per non aver commesso il fatto Delle Chiaie eFachini dallaccusa di strage per piazza Fontana.

    19915 luglio. La Corte dassise dappello di Catanzaro conferma lassoluzione per la strage di piazza Fon-tana di Stefano Delle Chiaie e Massimiliano Fachini.

    re le adeguate precauzioni e contromisure.Trovare Delfo Zorzi (o altri) come esecutoremateriale, oggi ha poca importanza. Forse difficile mettere tutto in fila e ricordare tutto,ma proprio questo che necessario ora. Cer-chiamo di fotografare e ricordare tutti i fatti di

    allora. E cerchiamo di trasmettere alle nuovegenerazioni questa conoscenza.

    Ordine Nuovo. Carlo Maria Maggi (sopra) e Delfo Zorzi,esponenti di primo piano dellorganizzazione nazista,definitivamente assolti nel 2005 per piazza Fontana

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    1992

    30 ottobre. Giunge in Italia Carlo Digilio, espulso da Santo Domingo,

    1995

    13 marzo. Il giudice Salvini rinvia a giudizio pi di trenta persone per diversi reati, tra cui la stragedi piazza Fontana.Aprile. Dopo lordinanza di rinvio a giudizio depositata dal giudice Salvini viene nominata pubblicoministero Grazia Pradella, a cui sar affiancato Massimo Meroni. Li coordina Gerardo DAmbrosio.

    1996

    25 maggio.A Brescia, indagato per irregolarit nelllinchiesta sulla strage di piazza Fontana il giudi-ce Salvini. Dirige le indagini il sostituto procuratore Felice Casson (oggi senatore del Pd), in seguito aun esposto presentato da Carlo Maria Maggi. Salvini sar prosciolto da ogni addebito e si scoprir, gra-zie alle intercettazioni fra Zorzi e Maggi che lesposto faceva parte parte di una strategia difensiva.

    1997

    14 giugno.Viene arrestato Carlo Maria Maggi, di Ordine nuovo, su mandato di cattura del gip di Mi-

    Una svolta in un modo dioperare che continua tut-tora, seppur con menostragi. Usare i media per creare panico e allar-me per poi giocarci sopra e farci sopra politica un modus operandi che vediamo anche oggi.

    Quando serve, la menzogna viene utilizzata aman bassa sia dalle istituzioni sia dai mass me-dia e questa strategia, abbastanza comune an-che oggi, nata l. Oggi si parla tanto di Brigaterosse, terrorismo e guerre, ma per noi che sia-mo nati durante la guerra o poco dopo, lunicaesperienza della violenza e del sangue di cuiavevamo sentore era la guerra del Vietnam. Noncerano tutte le guerre che ci sono oggi, n cerail terrorismo, le stragi, le bombe. Cera la mafiache ammazzava in Sicilia ma non se ne parlava,o se ne parlava pochissimo e si riteneva una co-sa di chiss dove.Ma piazza Fontana stato il primo sangue checi ha colpiti veramente. E questo ha stravoltotutto. Piazza Fontana stato uno shock. Inoltrec dentro tutto: ci sono i media, c lo stato, cisono i servizi segreti, c la menzogna, c il fat-to di non venirne mai fuori.

    Come ti sei avvicinato al movimento anarchi-co milanese e come hai conosciuto GiuseppePinelli?Negli anni Sessanta ero compagno duniversitdi Amedeo Bertolo, poi mi sono avvicinato alPonte della Ghisolfa e alla Crocenera anarchica

    e abbiamo iniziato a seguire una campagna perun anarchico spagnolo condannato a morte dalregime franchista. Di l a poco conobbi Pinelliche mi chiese se volevo occuparmi della conta-bilit... ma non feci in tempo a rispondergli chescoppi la bomba e tre giorni dopo lhanno uc-ciso. E l sono stato tirato dentro dagli eventi.Inoltre, visto che ero di origini borghesi e dimodi gentili, avevo pi facilit di altri ad averecontatti con avvocati e giornalisti e quindi holavorato soprattutto in quel senso, con la Cro-cenera, con la controinformazione e con lassi-stenza legale.

    Oggi, dopo quarantanni, che senso ha ricor-dare e continuare a studiare un momento del-la nostra storia come quello che si aperto conla bomba alla Banca dellagricoltura?La strage di piazza Fontana stata una svolta.

    Parla Enrico Maltini, 70 anni, che insegna tecnologie alimentari alla facoltdi agraria delluniversit di Udine. Nel 1969 anarchico del circolo milanese eattivo nella Crocenera anarchica

    Quelli del Ponte della Ghisolfa

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    Secondo te ha ancora senso pensare a unenne-sima riapertura delle indagini, magari sullascorta delle rivelazioni del processo per la stra-

    ge di Brescia o a una sorta di commissione ve-rit o di commissione di riconciliazioneche tenti di ricostruire le responsabilit giudi-

    ziarie?A me laspetto giuridico non mai interessatotanto. Mi interessa di pi sapere la dinamicadella morte di Pinelli.

    Che idea ti sei fatto dellincontro tra Licia Pi-nelli e la vedova di Calabresi e del discorso diGiorgio Napolitano del 9 maggio scorso?La cosa mi piaciuta, ho apprezzato Napolita-no per questo. una cosa abbastanza strana,

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    per tutto sommato positiva, perch di fatto siriconosce che Pinelli una vittima del terrori-smo. Tutta la storia di piazza Fontana ha duefacce, una legale e formale dalla quale non uscito praticamente niente, e una ormai passa-ta alla storia che poi quella reale. Queste due

    facce coesistono e ormai ci siamo abituati.

    A proposito di verit storica e verit formale-legale, come lhai chiamata tu, hai letto lulti-mo libro di Paolo Cucchiarelli, Il segreto dipiazza Fontana?S lho letto e ho scritto una recensione in cuipuntualizzavo alcuni riferimenti a fatti e perso-ne di cui noi eravamo a conoscenza diretta e luisu queste cose stato molto approssimativo, famolti errori di valutazione su cose che io cono-sco personalmente, e questo mi lascia un po

    dubbioso su tutto il resto. Ha formulato lipote-si di due bombe e due attentatori e ha cercatoin modo forzato di dimostrarla.

    Per una persona che ha vissuto gli anni Ses-santa e Settanta con tutto il carico di parteci-pazione emozionale e ideologica, e di solida-riet, quali prospettive hai ?

    Vivo come se fossimo sempre in attesa di unqualcosa che deve succedere ma non si sa benecosa sia. Spero sempre che ci sia una forma di ri-volta nei confronti di una storia che sembra ine-

    luttabile. C una grossa potenzialit, anche neigiovani, che non viene mostrata. Sembra che va-dano solo in discoteca, ma non cos.

    lano, Clementina Forleo, per concorso nella strage di piazza Fontana e nella strage di via Fatebenefra-telli, a Milano, del 17 maggio 1973.

    2001

    30 giugno. La seconda Corte dassise di Milano condanna allergastolo Zorzi, Maggi e Rognoni per lastrage del 12 dicembre 1969. Tre anni a Stefano Tringali per favoreggiamento a favore di Zorzi.

    2002

    7 luglio. Muore Pietro Valpreda.

    2004

    12 marzo. La Corte dappello di Milano annulla gli ergastoli inflitti a Zorzi, Maggi e Rognoni per lastrage di piazza Fontana. E riduce da tre a un anno la pena a Stefano Tringali per favoreggiamento.

    20053 maggio. La seconda sezione penale della Cassazione respinge i ricorsi contro la sentenza della Cortedappello per la strage di piazza Fontana e conferma le assoluzioni di Maggi, Rognoni e Zorzi.

    Una scultura per Pinelli. Rossella Di Leo, responsabiledel Centro Studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli.Il Centro ha lanciato una campagna per una sculturadedicata a Pinelli alla stazione Garibaldi, e Amedeo

    Bertolo, ex Crocenera, oggi redattore di Eluthera

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    diToms Ibaez

    Le nuove dimensioni del potere nella societ contemporanea sembrano ren-dere inefficaci le lotte sociali. sparita quella dimensione con ruoli precisi ti-pica delle societ industrializzate. Tutto fluido. Oggi chi si oppone a que-sta societ che perpetua lo sfruttamento deve confrontarsi con una realtsfuggente. Sono cambiati i codici. Da questi interrogativi muove TomsIbaez, autore, fra laltro, diContra la dominacin (2005) ePor qu A(2005)

    Ci fu un tempo in cui le

    cose sembravano esserepiuttosto chiare in questapiccolissima parte del mon-do alla quale mi limito qui eche allora si chiamava le so-ciet industrializzate. Il vol-to e le armi del nemico si di-stinguevano con una certanitidezza e il percorso pertentare di sconfiggerlo sem-brava essere tracciato con li-nee decise. Di sciopero in

    sciopero, di scontro in scon-tro, di esperienza educativain esperienza educativa, si

    lottava con impegno per al-

    largare sempre di pi la par-te di classe lavoratrice decisaa lottare contro lo sfrutta-mento e disposta a poner elcuerpo [letteralmente, met-terci il corpo, espressionedella lotta di resistenza ar-gentina, in particolare riferi-ta al movimento delle don-ne, Ndt], il corpo intero, persconfiggere finalmente il ne-mico e ottenere lagognata

    emancipazione sociale.Tuttavia, oggi non possiamonascondere una certa per-

    plessit di fronte alla do-

    manda su che cosa sarebbeopportuno fare per deviarela direzione sempre pipreoccupante che stanno se-guendo le nostre societ; e,per dirla senza eufemismi, lanostra situazione, ormai datroppo tempo, di grandis-simo disorientamento. I no-stri vecchi punti di riferi-mento risultano di scarsoaiuto per orientarci allinter-

    no di cambiamenti, la cuicrescente accelerazione nonci lascia neppure il tempo

    LENUOVE FORMEDEL

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    DOMINIO E DELLELOTTE

    sufficiente per tentare di pe-netrarli e per cercare di ca-pirli. ovvio che il capitalismocontinua a essere vivo, losfruttamento sempre pre-sente in modo vigoroso e lelotte nel campo del lavorocontinuano a essere cruciali.Tuttavia, i cambiamenti nel-le forme e nei processi delcapitalismo, nelle modalit

    dello sfruttamento e, soprat-tutto, nelle forme del domi-nio sono tali che stentiamomolto a collocarci nel nuovopanorama e a trovare puntidi riferimento certi e stabili,a partire dai quali dare im-pulso alle lotte. Riusciamo avedere facilmente che il la-voro produttivo non rivestepi la centralit che gli fupropria e che, per buona

    parte della popolazione, lospazio della produzione noncostituisce pi, direttamente

    o indirettamente, il principa-le elemento organizzatoredel suo tempo giornaliero edella sua vita quotidiana.Tuttavia ci risulta piuttostodifficile fare ipotesi su ciche venuto a instaurarsi intale centralit e definire ciche costituisce oggi il nostromodo di vivere.Gli aggettivi multiformi con iquali si definisce il nostro ti-

    po di societ ne riflettono lacomplessit: societ dellaconoscenza, societ dei con-sumi, societ-rete, societdella comunicazione, societdellimmagine, societ dellospettacolo, societ liquida,societ del rischio, e se nepotrebbero aggiungere altriancora, che per non ci met-terebbero nella necessit disceglierne uno perch la no-

    stra societ presenta tuttequeste caratteristiche simul-taneamente. Tale configura-

    zione poliedrica fa s chenon risulti per niente facilegiungere alla comprensionedelle dinamiche che forma-no il nostro presente, ma ladifficolt aumenta ancor dipi in ragione della straordi-naria rapidit con la qualeavvengono e si succedono icambiamenti. Laccelerarsidella velocit e dei ritmi, intutti i settori, produce la sen-

    sazione di trovarci immersiin un mondo pieno di insi-curezza riguardo al presentee di incertezza rispetto al fu-turo che si proietta su oriz-zonti instabili.Tuttavia, se vero che, oggi,lo sforzo per interpretare lasociet ci mette di fronte allacomplessit di dover coglie-re la dimensione mutevole,

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    altrettanto vero che, in que-sto panorama, fluido, insta-bile, cangiante, e gravido diincertezze, c qualcosa chepermane stabile e costante.Infatti, oggi come ieri, risulta

    che non si pu esercitare ilpotere senza generare resi-stenze, perch, se cos nonfosse, non si tratterebbe pro-priamente di un esercizio delpotere, ma di un semplicemeccanismo di determina-zione causale.

    Il potere delle lotte

    Questo rapporto peculiare

    tra lesercizio del potere e laproduzione di resistenzespiega come i movimenti so-ciali antagonisti e le ideolo-gie politiche che veicolano, elimmaginario che li alimen-tano, si sono sempre forgiatinel seno e nel corso delle lot-te contro i sistemi di domi-nio. Sono queste lotte chedanno loro forma ed daqueste lotte che ricevono leproprie caratteristiche iden-titarie. In uno scenario mo-bile di cambiamento conti-nuo e accelerato, questa una delle costanti che nonsembra essere stata alteratadal passare del tempo.Le conseguenze sono ovvie:se vero che le lotte non na-scono spontaneamente nelvuoto, ma vengono sempreoriginate e definite da cicontro il quale si costituisco-

    no, allora sono le nuove for-me di dominio comparsenella nostra societ che pro-vocano le resistenze e che leconferiscono la forma. In al-tri termini, i movimenti an-tagonisti non si inventano dasoli, n creano ci cui si op-pongono e contro il quale sicostituiscono, si limitano ainventare le forme per op-porsi a queste realt. Per

    esempio, nellepoca dellin-

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    dustrializzazione, il disposi-tivo dello sfruttamento e deldominio disciplinare pro-voc la nascita del movi-mento operaio come formadi risposta antagonistica, equesti mantenne la propriaforza finch il dominio siconcentr principalmentenel mondo del lavoro.Fino ad alcuni decenni fa,erano soprattutto le condi-zioni nelle quali si sviluppa-va lo sfruttamento quelle chefacevano scattare e armava-no le resistenze. Oggi talicondizioni continuano aprovocare lotte importanti,per il dominio si diversifi-cato ancor di pi di un tem-po e ha proliferato al di fuoridellambito del lavoro pro-

    duttivo, sottraendo forza almovimento operaio. Attual-mente non si tratta pi ditrarre plusvalore dalla forzalavoro, perch sono tutte leattivit realizzate dal lavora-tore al di fuori del suo postodi lavoro a produrre profittiin una proporzione ed esten-sione sconosciute fino a og-gi. I suoi risparmi, il suo tem-po libero, la sua salute, il suo

    alloggio, listruzione, le curee cos via. producono divi-dendi che, se sono sempre

    stati fondamentali, oggi sisono trasformati nelle piambite fonti di affari. Nonpu sorprenderci che la poli-ticizzazione abbia inizio conuna frequenza sempre mag-giore con lesperienza dellamercificazione del controllodella nostra vita quotidiana.Da queste, e da altre formedi dominio che vedremo piavanti, spuntano alcune del-le soggettivit antagoniste eradicali del presente.

    Produzione

    di soggettivit

    Lungi dal limitarsi a oppri-mere, reprimere e a sotto-mettere gli esseri umani, i di-spositivi e le pratiche di do-minio costituiscono altres, esempre, determinati modi disoggettivazione delle perso-ne. I loro effetti si rivelanonel modellare la vita quoti-diana, regolarne le modalit,costituire il modo di essere,di sentire, di desiderare, di

    pensare, di rapportarsi dellepersone le une con le altre econfigurarne limmaginario.Si tratta di produrre soggetti-vit che siano in perfetta sin-tonia con le forme di domi-nio che le creano e di pro-durre senso per far vedere lecose in un determinato mo-do e per ottenere che venga-no accettate senza che sirenda necessario luso conti-

    nuato della coercizione.

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    Naturalmente, non esiste, inalcun luogo, un progetto co-scientemente perfezionatosul tipo di soggettivit che siesigono, e sulle forme di do-minio pi adatte a costruirle.

    No, dapprima si vanno con-figurando alcune forme didominio e sono queste quel-le che, attraverso il loro par-ticolare esercizio, produco-no via via le relative soggetti-vit. I processi che dannoorigine alle diverse forme didominio sono molteplici eanalizzarli andrebbe decisa-mente al di l dellargomen-to di questo scritto, ma ap-

    profitto per indicare, tra pa-rentesi, il ruolo assolto daglisviluppi tecnologici in alcunidi tali processi.In effetti, viviamo in una so-ciet, nella quale, in buonamisura, sono gli oggetti so-cio-tecnici, in costante inno-vazione, a configurare sem-pre di pi i nostri personaliobiettivi in funzione dellepossibilit che creano e che

    ci offrono. Gli strumenti tec-nici effettivamente disponi-bili determinano in modocrescente gli scopi che inten-diamo perseguire e stabili-scono la razionalit di moltidei processi di cui facciamo

    volmente per catturarci emodellarci in modi differentie tra i pi insidiosi, sottili edefficaci.Per esempio, lonnipresenzadella logica del mercato ha

    sulle nostre vite effetti deva-stanti come quelli dei mec-canismi di controllo pi sofi-sticati. Infatti, la mercifica-zione colonizza la totalitdello spazio sociale e compe-netra tutto il campo della vi-ta, dalle relazioni personalialla salute, al corpo, alle cu-re, allaffettivit, allidentit,persino alla vita psichica. Ildio calcolo si insinua in tutto

    e costringe a pensare in puritermini contabili. Intrappo-lati in un consumismo sfre-nato non solo ci ingiungonoin continuazione di esercita-re la nostra libert di sceltatra alcune offerte pi o menoidentiche, ma, come spiegamolto bene Zygmunt Bau-man, noi stessi dobbiamocostituirci come un ulterioreoggetto che compete con al-

    tri per essere consumato nel-lonnipresente mercato checi circonda. Parossismo della

    parte. Per esempio, cosche le opportunit create eofferte da internet e dai te-lefoni cellulari costruiscononuove socialit e promuovo-no nuove modalit relazio-nali. Tra tali modalit, le retisociali non solo rimodellanola privacy e riconfigurano ilrapporto tra il pubblico e ilprivato, ma, tra le altre cose,contribuiscono a ridefiniregli stessi legami comunitari.

    I nuovi volti del dominio

    Non necessaria una grandeperspicacia per notare che

    siamo completamente im-mersi in una societ del con-trollo, dove la Visa, il cellula-re, internet, i conti correnti,le videocamere e i satelliti diosservazione e comunicazio-ne coniugano i loro elementipositivi per formare un di-spositivo che garantisce lanostra localizzazione perma-nente, la nostra costante vi-sibilit e nel quale lasciamouninfinit di tracce indele-bili. Per non parlare di queimicroregolamenti prolife-ranti che tessono la loro fittatela in tutti gli interstizi dellospazio sociale, saturando lanostra vita con una moltitu-dine di obblighi infimi e ilsuo relativo catalogo di infra-zioni. Parallelamente a que-sti palesi meccanismi di con-trollo, numerosi altri disposi-tivi si potenziano vicende-

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    to, in un contesto caratteriz-zato dalla brusca accelera-zione di un processo di glo-balizzazione iniziato da se-coli, bench con una portata,un ritmo e modalit differen-ti da quelle che oggi permet-tono le nuove tecnologie del-linformazione e la crescentevelocit dei trasporti.

    Sappiamo che la globalizza-zione omologa e omogeneiz-za mentre accentua certe di-suguaglianze, ma fa emerge-re anche particolarit e mol-teplicit che opportuno ge-stire e far fruttare in terminisia economici sia di potere.Oggi le tecnologie permetto-no di gestire la molteplicit erisulta che promuoverla pro-duca profitti come quando,

    per esempio, si personalizza-no prodotti combinando va-riazioni secondarie. La diver-sit si manifesta anche in untessuto sociale in cui la con-vivenza tra culture differenti,o tra stili di vita diversi, rap-presenta una fonte di introitipi che un problema. Laclassica pressione normaliz-zatrice verso lomogeneizza-zione coesiste con alcune

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    norme che non omologano,bens producono differenzee individualizzano. Si trattadi promuovere le differenzee la diversit, di gestirle e,naturalmente, di addomesti-carle, affinch siano piena-mente compatibili con leleggi del mercato e con lostato di diritto liberale.Il ritmo accelerato impostoal cambiamento contraddi-stingue condizioni socialinelle quali tutto invecchiacon velocit crescente e incui la rapidit con la quale lemerci diventano obsolete si trasformata, paradossalmen-te, in un vantaggio ai fini didare loro uno sbocco mag-giore. Come spiega molto

    bene Bauman, anche le per-sone devono adeguarsi a taliritmi, manifestando una per-manente disponibilit alcambiamento, una capacitdi muoversi al minimo se-gnale, senza legami a lungotermine. I contratti sono vo-latili, gli impegni effimeri, iprogetti si elaborano a bre-vissimo termine e si succe-dono con rapidit, le identit

    diventano flessibili e si apro-no vie in direzione del no-madismo identitario. Infatti,le prospettive di passare dauna professione allaltra, dauna parte, e da un luogo dilavoro allaltro, alimentanoun immaginario in cui la sta-bilit delle identit, e special-mente delle identit configu-rate in base alla professione,smette di avere senso. Oggi,

    la flessibilit generalizzatadiventa una parola dordinee il problema sta nel pro-

    logica consumistica: possia-mo essere competitivi in

    quanto oggetti di consumosoltanto se consumiamo conimpegno quello che ci rendepi appetibili.Parallelamente allo sviluppodella mercificazione assistia-mo al rapido avanzamentodi un invasivo bio-potere,che accomuna in un medesi-mo dispositivo linterventogeneralizzato sulla vita e laparticolareggiata gestionedelle popolazioni. Infatti, ilbio-potere prende la vita co-me oggetto immediato delproprio esercizio, gestendo-la, controllandola, rafforzan-dola, trasformandola, men-tre al contempo regola, mo-dula e utilizza la salute, la de-mografia o i costumi colletti-vi delle popolazioni.La mercificazione e il bio-potere sono in perfetta sinto-nia con una societ-rete, in

    cui lincitamento a una con-nessione permanente (con-nettiti o muori socialmente)perfeziona nuovi meccani-smi di dominio. Nella so-ciet-rete la maggiore oriz-zontalit e flessibilit dellecatene di comando configu-ra rapporti di lavoro in cui simobilitano tutte le risorsedelle persone (affettive, co-gnitive, relazionali, abilit

    sociali) e in cui si dissolvonoi confini tra tempo libero elavoro o tra pubblico e priva-

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    necessariamente un oriz-zonte di emancipazionechiaramente definito, nprevedono la possibilit diuna trasformazione globale.Non soltanto il fatto che si

    pu lottare in forma radicalesenza disporre di un model-lo di trasformazione socialee senza avere un progetto al-ternativo di societ, ma an-che che il valore che, preci-samente, viene portatoavanti, lassenza di un mo-dello prestabilito, considera-to qualcosa che consente disperimentare nuove formedi lotta e che aiuta a molti-

    plicare e diffondere i fuochidi resistenza.Da questa prospettiva si ten-de a guardare con diffidenzaa qualsiasi lotta contro il si-stema costituito che preten-da di essere globale o totaliz-zante, perch si ritiene che,prima o poi, questa restereb-be fatalmente intrappolatanella struttura stessa del si-stema contro cui lotta. Infat-ti, mentre il capitalismo e imeccanismi di controllo so-ciale hanno la categorica ne-

    mentata anche dallidea dinon controllare la societ, inragione della sua intimiden-te complessit, n gli oggettipi comuni, a causa dellacrescente opacit delle me-

    diazioni tra le nostre azioni,come per esempio premereun pulsante, e gli effetti pro-dotti. Di conseguenza, la so-ciet ci si presenta semprepi come qualcosa che va aldi l delle nostre capacit diraziocinio e che funziona inmodo totalmente indipen-dente dalla volont dei suoimembri, favorendo cos laconvinzione che non vi sia

    altra via duscita se nonquella di adeguarci nella mi-glior maniera possibile a unasituazione che, in apparen-za, non possiamo cambiare.

    Adeguamento delle

    forme di resistenza

    Le forme di resistenza ainuovi modi del dominio nonparlano pi della rivoluzio-ne, almeno nel significatoche le veniva attribuito fino apochi decenni fa, n sogna-no di prendere il potere o didistruggerlo radicalmente,n condividono pi il grandee caro mito dello scioperogenerale insurrezionale. Al-cuni studiosi, come peresempio Miguel Benasayag,ci ricordano che i punti di ri-ferimento classici dellanta-gonismo sociale, sia teorici

    sia organizzativi, sembra cheabbiano finito per diventarecaduchi.

    A quanto pare, le lotte con-temporanee non richiedono

    muovere un nomadismocontrollato, favorendo gran-di spostamenti che occorrefar s che siano redditizi, piche nello sviluppare un di-spositivo contro i nomadi-

    smi per impedire flussi e lostabilirsi delle popolazioni.Non sono soltanto le impre-se che si spostano da unaparte allaltra del pianeta,tentando di abbassare i costidella manodopera, vengonoincoraggiati anche i grandiflussi controllati di manodo-pera e al contempo si orga-nizzano grandi trasferimentipromossi da unindustria del

    tempo libero che, grazie allaterza et, riuscita a genera-lizzare gli spostamenti su va-sta scala in tutti i periodi del-lanno.I cambiamenti che avvengo-no nel mondo del lavoro,con le costanti delocalizza-zioni, con il ciclo di vita sem-pre pi breve delle compe-tenze richieste ai lavoratori,con la deregolamentazionedei rapporti di lavoro e con laprecarizzazione della vita la-vorativa, alimentano il sensodi insicurezza del presentedovuta alla imprevedibilitdel futuro ed ormai notocome la creazione di un sen-so di insicurezza sia uno deiprocedimenti pi efficaci perfar s che le persone faccianoquello che si dice loro chedebbono fare, senza prote-stare. Tale insicurezza ali-

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    cessit di abbracciare linte-ra societ, le forme di resi-

    stenza non possono mante-nere unottica di emancipa-zione e, al tempo stesso, farepropria la pretesa di influiresu tutta la societ o di pla-smare il sociale nel suo com-plesso. Il loro progetto develimitarsi ad attaccare in for-ma sempre locale gli aspettiglobali dello sfruttamento edel dominio, rinunciando adaffrontarli su un piano pi

    generale, che richiederebbestrumenti di dimensioni enatura simili a quelli utiliz-zati dal sistema stesso. In de-finitiva, bench il desideriodi una societ diversa servada stimolo permanente, nonsi lotta tanto per lavvento diuna societ precisa, ma con-tro alcune ingiustizie, alcuneimposizioni e discriminazio-ni, del tutto concrete e chia-

    ramente collocate, sia cheavvengano nellambito lavo-rativo sia nella vita di tutti igiorni.E non si lotta neppure a par-tire dalla logica dello scontrocome si faceva al tempo incui il capitalismo era costret-to a volte a cedere di frontealla forza enorme rappresen-tata dal movimento operaio.Di conseguenza, anche se sicerca sempre, per quantopossibile, di mettere insieme

    tanti sforzi e unire tante vo-lont, non si pretende pi di

    costruire potenti organizza-zioni di massa, anzi, si badaa che le reti che si costitui-scono siano fluide e si evitache si cristallizzino coordi-namenti troppo forti e stabi-li, efficaci solo in apparenza,che finiscono sempre peristerilire le lotte contro lenuove forme del dominio. chiaro che le nuove lottenon accettano certi presup-

    posti delle lotte classiche,per, al di l di queste presedi distanza in negativo, non facile capire le loro caratte-ristiche distintive. Forse pos-siamo intuirle ricorrendo,insieme a Benasayag, di cuiriprendiamo qui alcune idee,allespressione di Gilles De-leuze resistere creare. Ineffetti, lottare non sta soltan-to nellopporsi e scontrarsi,

    sta anche nel creare qui e oraalcune pratiche distinte, ca-paci di trasformare la realt,in modo parziale ma radica-le, mettendo noi stessi, inmodo totale, in queste tra-sformazioni che trasforma-no anche in profondit colo-ro che se ne fanno coinvol-gere. chiaro che si continua alottare per costruire unalter-nativa alla mercificazionedel mondo e della vita, maquesta lotta deve produrre

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    risultati qui e ora senzasmettere di far s che la spe-ranza e laspettativa, vale adire la fiducia nel futuro,orientino le lotte e le ipote-chino. Si tratta di creare le-gami sociali diversi, costrui-re reti e vincoli di resistenza,stabilire rapporti solidali chespezzino lisolamento e ab-bozzino, nella pratica e nelpresente, una vita differente,unaltra vita. Come si affer-

    ma nella rivista francese Tiq-qun, si tratta di stabilire for-me di vita che costituiscanodi per s forme di lotta. For-me di lotta che stemperinoidentit, che aiutino a politi-cizzare lesistenza e, soprat-tutto, che facciano emergerenuove soggettivit radical-mente ribelli.Il modo di ottenere ci passaattraverso lo strappare spazi

    al sistema e, tramite tale ap-propriazione, sviluppare alloro interno esperienze co-munitarie di carattere tra-sformatore. Ci non significanecessariamente impadro-nirsi di spazi fisici in cui con-vivere, ma si tratta di occu-pare frammenti di realt so-ciali in diversi settori strap-pati al sistema, nellambitodella sanit, delleconomia

    alternativa o dellistruzione,e sviluppare in tali settoriprocessi concreti di lotta e diattivit trasformatrici. Soloquando unattivit trasformarealmente e radicalmente larealt, anche se in modomomentaneo e parziale, sigettano le basi per andare ol-tre una semplice (benchnecessaria) opposizione alsistema e creare unalterna-tiva fattuale che sfidi la sua

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    nuano a essere ampiamentepresenti, specialmente nelmondo del lavoro, ma chesono di impostazione pitradizionale.Il secondo problema ha a

    che vedere con la volont dicambiare la societ nel suocomplesso e per tutti. Que-sta volont si scontra conproblemi seri, non soltantopratici (le difficolt a rag-giungere tale obiettivo nelcorso della storia sono suffi-cientemente ovvie), ma an-che teorici, perch tuttosembra indicare che la stra-da che bisognerebbe percor-

    rere per ottenerlo, come il ri-sultato che si raggiungereb-be, sarebbero assai lungi dalsoddisfare i principi chedanno impulso alle lotte diemancipazione. Perci, sem-brerebbe che la strategia distrappare spazi concreti alsistema e trasformarli radi-calmente, nel presente e a li-vello locale, costituisca lascelta pi ragionevole. Ilproblema, chiaramente, che non esiste la possibilitdi essere esterni al sistemasociale costituito, il qualenon pu far altro che svilup-pare una logica totalizzante.Questo significa che se nonsi cambia il sistema nel suocomplesso, questo conti-nuer a condizionare buonaparte delle pratiche che sisviluppano negli spazi chesiano stati trasformati. in

    questa profonda tensionetra, da un lato, le conseguen-ze del pretendere di cambia-re tutto il sistema, e, dallal-tro, le conseguenze di nonpretendere di farlo, cheaffonda le proprie radici unodei dilemmi pi pressantidelle lotte radicali.

    traduzione diLuisa Cortese

    coltre di incertezze che inci-ta a puntare sul presente piimmediato, risulta che an-che i nuovi movimenti anta-gonisti rifiutano di subordi-nare il presente a un qualun-

    que progetto futuro, respin-gono definizioni identitarierigorose, rifuggono la stabi-lit cercando di essere inperpetuo movimento, riven-dicano la precariet e la vo-latilit delle posizioni discontro, come la mancanzadi punti fissi e duraturi cuiancorare le lotte. la stessavelocit che il capitalismoimpone allavvicendarsi de-

    gli oggetti di consumo, laquale, a sua volta, si spostanel continuo cambiamentodegli scenari di lotta, allin-terno dei quali si mobilitanole nuove forme di resistenza.Certo, quando ci soffermia-mo a pensare a tali simme-trie risulta difficile non de-plorare il fatto che la disper-sione delle lotte, il loro carat-tere segmentato e frammen-tario, sembrino condannarlea unatomizzazione che im-pedisce le confluenze e le si-nergie. Non che le lottenon riescano a collegarsi traloro e si cristallizzino a trattiin grandi manifestazioni edeventi politici, per tali con-fluenze sono sempre effime-re e non durano mai neltempo. Possiamo deploraretutto ci e sognare che, ungiorno, le innumerevoli

    guerriglie si trasformino inun esercito potente che ciporti alla vittoria finale, tut-tavia, tale deplorazione e ilsogno di una potente orga-nizzazione di lotta, non do-vrebbero occultare il fattoche le nuove forme di domi-nio esigono, precisamente, iltipo di risposta che le nuoveforme di resistenza stannooffrendo e che altre modalit

    di lotta sono valide soltantoper combattere forme di do-minio differenti, che conti-

    presenza schiacciante. Difatto, ci non rappresentauna novit. Lesperienza delmovimento operaio ci ricor-da la terribile differenza trauno sciopero in cui si sta a

    casa e si partecipa a una ma-nifestazione e uno scioperoin cui si occupa la sede in cuisi lavora, dove si organizza-no attivit, si articolano soli-dariet, si creano legami so-ciali differenti, si gestiscecollettivamente uno spaziodi vita che trasforma inprofondit, e a volte persempre, le soggettivit.

    Pi interrogativiche risposte

    Sono molti i problemi, i dub-bi e le sfide che si trovano adaffrontare le nuove forme diresistenza, ma qui menzio-ner soltanto due di questiproblemi.Il primo ha a che vedere conle simmetrie che sembranoesistere tra i modi adottatidalle nuove forme di resi-stenza e le caratteristicheche definiscono le nostre so-ciet, anche se, per la verit,tali somiglianze non dovreb-bero sorprenderci, se pen-siamo che le lotte corrispon-dono sempre a determinateforme di dominio che le pro-vocano. Per esempio, men-tre la societ attuale privile-gia i flussi, le connessioni, ilconsumo del momento, la

    precariet delle situazioni, leidentit nomadi e mutevoli,lassenza di progetti globali edi lungo termine, facendoaleggiare sul futuro una fitta

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    rifr

    azioni

    diAlberto Giovanni Biuso

    Potere capacit di fare, che pu diventare potest suglialtri. Lambivalenza costitutiva degli esseri umani, specie de-bole che non ha sviluppato limiti alla sua capacit operati-va. La paura della morte, piedistallo della potest e suo limi-te sempre incombente. Il fascino della massa, in cui si realiz-za la perfetta uguaglianza e comunanza, come la promessadi eternit. Il corpo, ineludibile limite ed essenza di ognu-no, luogo su cui si esercita la potest, ma anche luogo di

    apertura al noi. Proprio nel corpo pu fondarsi il rifiutodella servit volontaria. Questi i temi che affronta Alberto

    Giovanni Biuso, docente di filosofia della mente alluniversit di Catania. Stu-dioso di Friedrich Nietzsche e dei rapporti fra fenomenologia e neurologia. Biu-so ha fra laltro pubblicato Lantropologia di Nietzsche (1995),Antropologia efilosofia (2000) e Dispositivi semantici. Introduzione fenomenologica alla filo-sofia della mente (2008). E quale modo migliore per illustrare le dimensioni delcorpo se non con i quadri di Edward Munch (1863-1944)?

    Nothing appears moresurprsing to thosewho consider human affairs with a philosophical eyethan the easiness with whichthe many are governed bythe few

    David Hume

    Quando si cerca di com-prendere la natura del pote-re quasi dobbligo andare

    alla distinzione, proposta daBaruch Spinoza e ripresa poimolte volte, tra Potenzia ePotestas. La prima il pote-re di fare qualcosa; la se-conda il potere su qual-cuno o qualcosa. Il potere,quindi, anzitutto potenzia, azione che, quando si eser-cita nellambito delle rela-zioni umane, non pu noncoinvolgere gli altri, per cui,

    nellambito politico, pu di-ventare, e storicamente quasi sempre diventata, un

    agire diretto a indurre altriumani a compiere qualcosao a impedire loro di farlo. Inquesto caso, intrinseco alloscopo luso della coercizio-ne nei suoi vari gradi, sinoalla violenza esplicita, laquale, a sua volta, conoscesostanzialmente tre formeprincipali: la riduzione del-lintegrit sociale, il danneg-giamento materiale, loffesa

    fisica, ed qui che la poten-tia diventa potestas. Potentiae potestas, quindi, coinvol-gono sempre i simboli rela-zionali, il possesso dei beni,la corporeit, un coinvolgi-mento che ha un fondamen-tale aspetto simbolico, poi-ch essere privati della par-tecipazione sociale, della si-curezza economica, dellin-tegrit corporale significa

    anche essere costretti ad an-ticipare, simbolicamente ap-punto, la morte, il cui timore

    si rivela cos uno dei fonda-menti pi forti della pervasi-vit del potere.

    Al di l delle ireniche e irrea-listiche visioni di unarmo-nia universale, quindi, oc-corre prendere atto che laviolenza delluomo controaltri uomini, contro le cose,contro la natura, costantenel tempo, presente nei con-testi storici pi diversi, per-

    vasiva della condizioneumana, al punto che non pa-re cos assurdo affermare,con Wolfgang Sofsky, che laviolenza il destino dellanostra specie. Ci che cam-bia sono le forme, i luoghi e itempi, lefficienza tecnica, lacornice istituzionale e lo sco-po legittimante [1]. Ma se laviolenza un dato inelimi-

    IL CORPODELPOTERE

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    nabile della condizioneumana, essa non sempreuguale a se stessa e al suo in-terno vanno in ogni caso di-stinte laggressivit e la guer-ra, essendo la prima un dato

    biologico, mentre la seconda una sua espressione cultu-rale.Laggressivit, di fatto, so-prattutto il conflitto intra-specifico, diretto in variomodo contro membri dellastessa specie. cio la lottaper la sopravvivenza di cuiparla Charles Darwin, cheper diventata nellattualesituazione storico-culturale

    e tecnologica dellumanit ilpi grave di tutti i pericoli[2]. La concorrenza sfrenatafra gli uomini per lutilizzodelle risorse rischia, infatti,di cacciare levoluzione inun vicolo cieco non funzio-nale e dunque potenzial-mente autodistruttivo. Leto-logo Konrad Lorenz cercavadi spiegare i nessi causaliche hanno condotto a un si-mile risultato notando cometutti i grandi predatori ab-biano dovuto sviluppare, nelcorso della filogenesi, unaradicale inibizione a usare leloro potenti armi naturali

    contro membri della stessaspecie, pena linevitabileestinzione. Un lupo, peresempio, non uccider maiun altro lupo che gli offre lagola in segno di sottomissio-

    ne, mentre basterebbe unsemplice morso per uccider-lo. Qui linibizione fortissi-ma e agisce sistematicamen-te. Nelluomo, invece, essa assente, in quanto egli pri-vo di armi naturali con lequali possa, in un sol colpo,uccidere una grossa preda:Nessuna pressione selettivasi form nella preistoria del-lumanit per generare mec-

    canismi inibitori che evitas-sero luccisione di conspeci-fici finch, tutto dun tratto,linvenzione di armi artificia-li port lo squilibrio fra la ca-pacit omicidiale e le inibi-zioni sociali [3]. Da qui laguerra, cio il proliferare pa-tologico di una violenza sen-za freni, esercitata mediantearmi che colpiscono da lon-tano e in modo anonimo,rafforzata dallevidente con-trasto fra la nobilt dei va-lori etico-politici (come latolleranza o la democrazia) eil permanere di istinti atavicicome la difesa del proprio

    gruppo e del proprio territo-rio contro qualunque inva-sore e ogni possibile minac-cia.

    Aggressivit, violenza, guer-ra, cos centrali nella natura

    del potere, suggerisconodunque che, se vogliamo ca-pire a fondo il potere, dob-biamo partire dalla corpo-reit che tutti ci accomu