2011-10-16 i fantasmi del bolshoi

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  • 8/3/2019 2011-10-16 I Fantasmi Del Bolshoi

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    Sofia Coppola,Non sono piuna figlia di pap

    Lincontro

    MARIO SERENELLINI

    Ingegner Vian,le canzonimai cantate

    Spettacoli

    ANAIS GINORI eBORIS VIAN

    MOSCA

    Il tempo lha ingiallita. Rischia di sfaldarsi come una perga-mena. Gli angoli sono consumati; soprattutto quello destro,in basso, levigato da migliaia di dita che durante i concerti se-guivano gli accordi sul pentagramma. Boris sfiora quel pez-

    zo di carta. La musica invade la stanza mentre lindice affusolato del-larchivista scorre le note. Si ferma sul margine e indica una parolascritta a mano, in stampatello. Un tratto di matita, il commento la-pidario dellautrice: 1923, vediamo solo orrore.

    Al secondo piano di un palazzo color ocra, dietro piazza Teatral-naya, nel cuore di Mosca, c larchivio storico di quello che consi-

    derato il tempio del balletto e della musica classica. Il Bolshoi, gran-de in russo, dopo sette anni di restauri il 28 ottobre riaprir i battenti.Ma in questo immobile separato, lOperetta, che si nasconde unsegreto conservato da quasi due secoli.

    (segue nelle pagine successive)

    MOSCA

    Su una panchina che d le spalle alla statua di Karl Marx,nel centro di piazza Teatralnaya, Alesja Shuzhiraskaja,splendida pensionata di quarantasette anni, guarda glioperai che danno gli ultimi ritocchi al Bolshoi. Il raccon-

    to viene fuori da solo. Senza pause, e con gli occhi un po lucidi.Pi che gli applausi, ricordo i funghi e le patate che ci portavamo ingiro per il mondo negli anni Settanta e Ottanta. Eravamo proprio del-le strane star io e le altre ballerine di prima fila. Gli americani, i fran-cesi, tutti, impazzivano per noi. I nostri politici erano fieri del nostromito esportato in Occidente. Eravamo la vetrina della macchina in-

    vincibile dellUnione Sovietica. Sorridevamo con quellaria di leg-gera supponenza che copiavamo dalle foto dei divi di Hollywood.Poi trasformavamo le nostre suite in un campeggio e tiravamo fuo-ri dalle valigie in similpelle quello che ci eravamo portate.

    (segue nelle pagine successive)

    LA DOMENICADIREPUBBLICA DOMENICA 16OTTOBRE 2011NUMERO 348

    CULT

    La copertina

    BIZIO, CERCAS E TOBAGI

    Lartista scendein campo

    Ecco le stardellimpegno

    Il libro

    DARIA GALATERIA

    Moto e amiciziecos Grossinarra lincantodella giovinezza

    Allinterno

    Lintervista

    RAFFAELLA DE SANTIS

    Terry EagletonIl mio saggiosulla nostra felicitda jazz band

    La mostra

    ACHILLE BONITO OLIVA

    Arrivanogli indiani,larte glocaldi una nazione

    Il teatro

    ANNA BANDETTINI

    La Biennaledove si mette

    in scenala realt

    del

    Bolshoi

    Viaggionegli

    archividel teatroa pochigiornidalla

    riapertura

    I fantasmiDANIELE MASTROGIACOMO NICOLA LOMBARDOZZI

    FOTOP

    ETERTURNLEY/CORBIS

    Frasi,disegni,

    caricatureGli spartitiritrovati

    raccontanola storiadellUrss

    Repubblica Nazionale

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    (segue dalla copertina)

    un diario, raccoltoin trentamila fa-scicoli, dove com-positori, direttori,orchestrali, adat-tatori e scenografi

    raccontano lo spirito del tempo,gli avvenimenti che hanno scan-

    dito la storia di tutte le Russie. Pa-role, frasi, poesie, disegni, caricatu-

    re, bozzetti. A volte semplici schizzi;altre interi affreschi.

    La scoperta avvenuta per caso. Perprocedere alla digitalizzazione deiventiduemila spartiti conservati al Bol-shoi, una squadra di archivisti ha dovu-to sfogliare ogni singolo foglio, fotogra-farlo e immetterlo su file elettronici.Boris Mukosey, Aleshia Bobrik e SergeiKonayev, tutti sulla trentina, accettano

    di incontrarci e ci spiegano la loro av-

    ventura. Mentre ordinavano con deli-catezza questi reperti ammassati su al-te pile e sommersi dalla polvere, hannocominciato a notare degli appunti amargine degli spartiti. Sulle prime, ri-corda Boris, abbiamo pensato a dellecorrezioni. Molte delle scritte, infatti,riportano annotazioni tecniche. Poi cisiamo resi conto che cera molto dipi. Sulle opere di Boito, Masetti, Ros-sini, Verdi, Chopin appaiono brevicommenti, battute, riflessioni filosofi-che, giudizi politici; anche semplici sa-luti ai colleghi che in altri teatri di altrecitt prima o poi si sarebbero ritrovatitra le mani gli stessi spartiti. Sono te-stimonianze uniche, si appassionaSergei, piccoli frammenti di storia. Al-cune parole sono in latino, altre in ciri l-lico, altre ancora in francese, in tede-sco. Ma la maggioranza sono in italia-

    no. Gli spartiti, aggiunge Aleshia,

    venivano fotocopiati dal direttore edistribuiti a tutti gli orchestrali. Questistavano la maggior parte del loro tem-po chiusi nella fossa a provare e ripro-vare i pezzi per decine di volte. Pro-babilmente si annoiavano, suggerisceBoris, restare seduti per ore, aspettan-do il proprio turno, concedendosi ognitanto delle pause, tutto ci li spinge va ascarabocchiare sullo spartito che ave-vano davanti. Ma cera anche chi suquei fogli lanciava messaggi, descrive-va quello che stava avvenendo. Confer-mava o smentiva gli effetti di certi scon-volgimenti politici che hanno segnatola storia del nostro Paese. L orrorescritto in stampatello un commentodi Anastasia Abramova, famosissimaballerina degli anni Venti. Si riferiva,spiega Boris, a quanto stava accaden-do dopo la rivoluzione bolscevica.

    Non stato facile legare le frasi e i di-

    segni ai singoli musicisti o ballerini.Ma lo studio comparativo consente didescrivere anche le caratteristiche de-gli orchestrali. Gli addetti agli archierano pi razionali e pragmatici. I lo-ro spartiti sono pieni di numeri, rac-conta Aleshia. Forse avevano menotempo: i violinisti devono intervenirepi spesso nel concerto e questo li ob-bligava a scrivere cose semplici. Lamaggior parte calcolava quantoavrebbe dovuto percepire a fine setti-mana. Molti si perdevano nei conti.Gli addetti agli ottoni, agli strumenti afiato, avevano molto pi tempo e lar-gheggiavano in disegni. In alcunispartiti ci sono quasi degli affreschicolorati. In altri interi sonetti. In a ltriancora caricature di colleghi colti inposizioni strane mentre si concentra-no durante le prove. un vero diario

    La copertinaFantasmi di carta

    DANIELE MASTROGIACOMO

    CONTIDa sinistra, i conti

    sui giorni mancantialla consegnadella busta pagaaccanto a un ritrattofemminile; appuntidel 1892 sulle prove

    1923, solo orrore

    scriveva in stampatellosu un pentagramma

    ltoile Anastasia AbramovaDagli archivi del celebre teatro,a pochi giorni dalla riapertura,spuntano i vecchi spartitisu cui artisti noti e meno notiappuntavano i grandie i piccoli fatti della storia

    Sulle note ritrovatela vita ai tempi dellUrssBolshoi

    CARICATUREA sinistra la caricatura di un suonatore di corno

    inglese e alcuni appunti su personaggi legati al Kgb;qui sopra la disperata voglia di una sigaretta durante

    le prove esorcizzata con un disegno e una scritta: Fumare!

    LA DOMENICAs 28

    DOMENICA 16 OTTOBRE 2011

    SCHERZIA destra, la presa in girodi un suonatore di fagotto:A diciottanni era cos,oggi cos. In basso,ballerine del Bolshoidietro le quinte

    Repubblica Nazionale

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    STALINTra le scritte e gli scarabocchisu un pentagramma comparela frase: 5/III/1953. Il grande Stalin morto. Qualcuno ha cancellatola parola grande. Nella foto accanto,il dittatore al Bolshoi in occasionedel suo settantesimo compleanno

    AMERICANOA destra, una delle stelle del teatromoscovita: Mikhail BaryshnikovQui la sua interpretazionenelLago dei cigni, al Bolshoi,nel 1983. Tre anni pi tardiil celebre ballerino sceglierdi diventare cittadino americano

    FIDELFidel Castro, Nikita Krusceve Emilio Aragones Navarro a un ballettodel Bolshoi il 1 maggio del 1963

    PACEBallerina prima dello spettacoloSotto, caricature su pentagrammae una scritta in italiano: pace pace

    Il mondo ci applaudiva,noi sognavamo le Barbie

    NICOLA LOMBARDOZZI

    (segue dalla copertina)

    Cetrioli e salsicce sfuggiti ai controlli con lacomplicit degli equipaggi dellAeroflot.Limportante era non spendere un centesi-

    mo dei 15 dollari giornalieri di diaria per ogni tourne.E investire tutto nellunica cosa che contava: regali pergli amici, jeans, profumi, qualche disco proibito deiBeatles, cioccolato. Allinizio era un gioco. Poi comin-ciai a organizzarmi. Un po di risparmi nascosti nellabiancheria. Un capitale per comprare merce da riven-dere o regalare a Mosca in cambio di piccoli favori indi-spensabili: linserimento nella cooperativa che co-struiva nuove case, una fornitura di elettrodomestici

    rarissimi, un salto in avanti nella lista dattesa per unaZhigul. Ma non crediate che ci sentissimo inferiori anessuno. Io, ero orgogliosa di essere una protagonistanel corpo di ballo pi famoso del mondo. Non una stel-la di prima grandezza come Ekaterina Maksimova, perintenderci, ma neanche lultima arrivata. I giornali so-vietici dicevano che chiunque di noi avrebbe potuto es-sere la prima donna in qualsiasi teatro occidentale. Eforse avevano ragione. Ero fiera della qualit della no-stra danza. E, lasciatemelo dire, grata al sistema per es-sere diventata quello che ero. Nei primi anni Settantanon era come adesso che danza chi vuole danzare. Per-ch ha i soldi o perch lo vogliono i genitori. Cera unaricerca scientifica dei talenti come del resto avvenivaper gli atleti. A otto anni fui obbligata come tutte le bam-bine a fare delle prove a scuola. Poi mi ordinarono di fa-re un altro test davanti a Jurij Grigorovich, il pi grandecoreografo di tutti i tempi. Ma figuratevi, mia madre eraingegnere, niente di pi lontano dallarte. Io stessa ese-guivo gli esercizi per puro dovere, come facevo quelli dimatematica o di grammatica. Ma la selezione era im-placabile. Fui assegnata alla scuola del Bolshoi. E nonci fu discussione. Arrivarono richieste anche da a ltri ce-lebri teatri, dallo Stanislavskij per esempio, ma ero sta-ta giudicata da Bolshoi e fu detto loro di non insistere.

    Avevo un talento, anche se non lo sapevo, e dovevometterlo al servizio della Patria.

    In cambio ho imparato unarte che adesso non si in-segna pi. Alla corte di Marina Timofeevna Semiono-va, un mito per chi conosce un po di storia della danza.Niente super allenamenti, niente ossessione perfezio-nistica, non fidatevi dei luoghi comuni. Studiavamodanza ma anche recitazione e pianoforte. E sapete incosa consisteva la nostra superiorit? Nellanima.

    Adesso vince il modello occidentale, spettacolare, po-tente. Si strappa lovazione con i l salto pi in alto, con lepiroette pi difficili. Larte per unaltra cosa. Nonpuoi ballare Ciaikovskij come fosse Ravel e viceversa.Devi entrare nel ruolo, sentire la musica, metterci ilcuore. E non era solo arte. Il prestigio sociale era im-menso. Ricchi no, guadagnavamo anche meno degli

    operai. Ma quanti privilegi. Vi dico solo una cosa. Mi da-vano due biglietti omaggio per ogni rappresentazione.Il prezzo era alto ma soprattutto le code infinite. Queitagliandi erano oro puro. Con soli quattro biglietti re-galati a ginecologo e ostetrica ho rimediato un tratta-mento da regina per il mio primo parto. Con meno diuna decina, ho ricevuto per mesi forniture alimentariintrovabili al bancone dei negozi.

    Certo, cera anche il rovescio della medaglia. A co-minciare dallindottrinamento politico. Penso a quellelezioni alle otto di mattina, quando avevamo finito unospettacolo la sera prima a mezzanotte. Tutti assonnati,docente compreso, fingevamo di occuparci del socia-lismo e dei suoi obiettivi. Una farsa, ma si doveva fare.E prima di ogni tourne, quanti interrogatori e racco-mandazioni. Erano terrorizzati dalle fughe. Un ominodel Kgb ci seguiva ovunque. Implorav a, poveretto: nonfuggite, non stavolta che ci sono io, sarei rovinato. Maper fuggire ci voleva coraggio, motivazione politica. Iostavo bene. Non ho mai visto lOccidente come il Para-diso in terra. Piuttosto un sogno che mi capitava di vi-vere spesso. Ricordo il mio primo viaggio, a Ne w York,da allieva, nel 74. Avevo dodici anni. Impazzii per leBarbie. Mai visto bambole cos. Ne comprai tre. E nonvedevo lora di tornare dalle mie amiche a Mosca. Io, lapiccola ballerina del Bolshoi. Quella con le Barbie.

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    di quanto accadeva sulla scena e nella

    vita di tutti i giorni. Tenuto spesso congrande umorismo e con un vero talen-to artistico. Su alcuni spartiti ci sonoanche disegni allepoca piuttosto ri-schiosi, come le ballerine nude in po-sizioni erotiche disegnate su un Rigo-letto. Larchivio originale era molto pivasto di quello attuale. I tre incendi chenellOttocento aggredirono il teatrohanno distrutto la met degli spartiti.Si sono salvati, per fortuna, i pi famo-si, spesso donati al teatro dagli stessicompositori e per questo ancora pipregiati. Nascosti tra gli scaffali di que-sta piccola stanza rimasta a lungochiusa e isolata, hanno resistito ai mo-menti pi difficili, la campagna di Na-poleone, la caduta degli zar, la rivolu-zione dOttobre, due guerre mondiali,gli assedi delle truppe di Hitler. Oggiquegli spartiti restano i testimoni di

    una lunga storia. Il grande Stalin

    morto, annuncia nel 1953 una manoanonima in fondo a un pentagramma.Mentre unaltra cancella, con un graf-fio nervoso, quel grande. Suoniamocon 5 gradi, ricorda uno spartito delcompositore Carl Maria Von Webernel 1940. Alcune persone hanno il na-so congelato. Fino a commenti pi al-larmati che rievocano il terrore dellapolizia segreta, lallora Kgb: Sembrache siano venuti per Tatiana, appun-ta nel 1968 un violinista durante le pro-ve dellEugenio Onegin, romanzo inversi di Puskin arrangiato dal grandeCiaikovskij. I tre archivisti sorridono.Lautore voleva dire unaltra cosa,suggeriscono. Tatiana era una pessi-ma cantante. Non vedevano lora chese ne andasse e speravano che qualcu-no la portasse via.

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    RITRATTISopra, altri disegni dei musicistidel Bolshoi: una voluttuosa ballerinae due caricature su un pentagramma

    La ballerina

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    Si chiamano Woodland, Spirit Land, Tinkers Bubble.Sono microscopichecomunit di persone che hanno deciso di vivere lontanedal consumismo e di costruire le proprie case di tronchi

    e foglie nelle foreste inglesi del Devon, del Pembrokeshire,del Somerset. E che da qui difendono il loro diritto a unesistenza fuori dal comune

    LattualitInto the Wild

    LONDRA

    Cera una volta una strada nel bosco. O me-glio, unautostrada. Potrebbe essere lini-zio di una favola postmoderna. Precisia-mo, per: il bosco cera, lautostrada che ci

    passava in mezzo ancora no. Volevano costruirla nel Devon,per portare il traffico nel countrysideinglese e cos alleggeri-re gli ingorghi di una tangenziale vicina. Forse sarebbe pia-ciuta agli automobilisti, ma certo non al bosco, ai suoi ani-mali, alle sue piante secolari . Cos nove anni fa un gruppo diambientalisti decise di piantare le tende tra gli al beri di quel-la foresta, con lobiettivo di bloccare lavanzata di ruspe, ca-mion, asfalto, insomma per fermare lautostrada. Liniziati-va riusc. Con il sostegno della potente lobby dei campagno-li, ossia degli amanti della vita di campagna, che una dellesacre icone dellInghilterra: una singolare alleanza di verdi etradizionalisti, di ecologisti e conservatori ha fatto cambia-re idea alle autorit e salvato il bosco dallautostrada.

    Sembra la versione moderna de Il segreto del bosco vec-chio, indimenticabile apologo di Dino Buzzati in cui unospeculatore pronto a tutto pur di abbattere un bosco. Soloche nella realt la fiaba non finita con lo stop alla costru-

    zione dellautostrada. Gli ambientalisti si sono trovati cosbene nella foresta che ci sono rimasti. Le tende sono diven-tate capanne, poi casupole, poi case, naturalmente eco-so-stenibili, fatte in proprio, non inquinanti e appoggiate, av-vinghiate, arrampicate agli alberi, o addirittura sopra di es-si. nato cos poco per volta uno strano movimento, dap-prima in Inghilterra, poi anche altrove (Italia compresa).People of the Trees, si autodefiniscono: Il popolo degli albe-ri. Albericoli, li chiamano talvolta quelli che stanno fuoridal bosco, evocando il termine cavernicoli. Ed a una vitapi semplice, primitiva, elementare, che loro effettivamen-te ambiscono, perci non lo prendono come un insulto.

    La prima stata la Steward Community Woodland nel De-von. Si autoproclamata comunit nel 2004, qualche anno

    dopo la campagna per fermare lautostrada. Tra gli alberi esugli alberi si vive bene, certamente megl io che tra le auto, losmog e tutte le follie del consumismo urbano, dice John

    Asher, circondato da Sonya, Daisy, Marley e dal cane, consi-derato il capo di questa speciale trib. La pensano come luiEmma e Bill del Tir Ysbrydol (Spirit Land, La terra dello spi-rito), una comunit analoga nel Pembrokeshire, e i resi-denti del Tinkers Bubble (Bolla dei pensatori) nel Somer-set, e tutti gli altri seguaci del ritorno alla natura. La vita degl ialbericoli non facile. Intanto, bisogna saper costruireuna casetta con materiali naturali, facendo tutto da soli, so-pravvivendo senza elettricit, gas, acqua. Poi , quando le ca-sette sono almeno mezza dozzina, bisogna combattere con-tro le leggi e la burocrazia che si rifiutano di considerarle unvillaggio: le stesse leggi e la stessa burocrazia che sarebberopronte ad abbattere un bosco per farci passare unautostra-da, ma che giudicano incivile la presenza di qualche decinadi esseri umani rispettosi dellambiente. Quindi servono av-vocati, lobbisti, soldi, per difendere i l proprio diritto a une-sistenza fuori dalla norma. Ma questa gente che crede inquello che fa e non arretra davanti a nulla, ci dice David Spe-ro, il fotografo inglese che per un decennio ha documentato

    Popoloalberi

    Il

    degli

    MARY & JOE.Vivono in questa casa nella foresta del Somerset e fanno parte della comunit Tinkers Bubble EMMA & JOHN. Sono membri della comunit Brithdir Mawr,

    BRIGYN.La sua casa si trova nel bosco della comunit Brithdir Mawr, nel Pembrokeshire, in Galles CUCINA.Pentole e stoviglie a disposizione dei membri

    ENRICO FRANCESCHINI

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    IL FESTIVAL

    La decima edizione del Festival internazionale FOTOGRAFIA (al Macro Testacciodi Roma, in piazza Giustiniani, fino al 23 ottobre) diretto da Marco Delogu, dedicata al tema Motherland e affronta il rapporto tra fotografia e territorioSotto il titoloSettlements sono esposte anche le immagini di David Spero,alcune delle quali pubblicate in queste pagine. Le sue e quelle degli altri fotografiche partecipano alle collettiva sono inoltre pubblicate nel catalogoMotherlandedito da Quodlibet (264 pagine, 25 euro)

    LONGHOUSE.Tipica casa nel bosco abitata dai membri del la Steward Community Woodland, nel Devon

    Nonricordo pi il nome, ma la faccia ce lho stampatadavanti. Avr avuto quarantanni e pareva uscita daun altro tempo. Abbronzata come un tagliaboschi,

    portava capelli a caschetto, tagliati alla buona. Cera qualco-

    sa di francescano e medieval e in lei. Si era fermata a una fon-te, in un paesino sloveno di dieci abitanti. Sulle spalle avevauno zaino e a tracolla una bisaccia da cui sbucava un quadroa tempera. Io passavo di l, in gita col mio compagno preferi-to, Virgilio, e la donna accortasi che parlavamo italiano co-me lei ci chiese la strada per andar e a un altro villaggio. Cimostr la sua carta e vedemmo con sbigottimento che erascala uno al duecentomila, buona per automobilisti e nonper camminatori. Un tipo speciale.

    Viveva di ci che dava il bosco. Dautunno disse im-possibile aver fame. Trovo uva, castagne, bacche di ogni tipo.E poi mi regalano zucche, patate. Spieg che veniva dalle val-li del Friuli Orientale e andava a piedi da sola a un santuario inlocalit Strugnano, alto sul mare dellIstria. Pregava spesso,disse, ma non era cattolica e nemmeno cristiana. Le sua divi-nit stavano effigiate in piccole icone indiane raccolte nella bi-saccia. Il santuario lo cercava solo per sondarne lenergia. Rac-cont che dormiva sotto gli alberi con una coperta e un telo ela pioggia non era un problema. Poi raccont la sua storia.

    Viveva in una grotta, e si preparava allinverno racco-

    gliendo la legna del bosco. Le chiedemmo come si procura-va il cibo. Spieg che ogni tanto scendeva a valle per presta-re lavoro e avere cibo in cambio. Niente danaro , laveva ban-dito dalla sua vita. Il resto era eremitaggio puro, senza truc-

    chi. Roba vera, per vivere: non per suicidarsi nella wildernesso scrivere libri alla moda millantando prestazioni inesisten-ti. Era piemontese, figlia di ricchi industriali, e aveva molla-to il suo mondo da ventanni. Della vecchia pelle aveva rin-negato tutto, persino il cognome. Rifiutava di avere docu-menti e la polizia, comprensiva, le ristampava ogni tanto unfoglio di smarrimento della carta didentit.

    La fuggitiva parlava senza reticenze, quasi meravigliatache non la deridessimo. Non sfuggiva al mondo, lo attraver-sava e basta. A piedi era stata fino allultima Ucraina, quat-tromila chilometri dormendo dentro i covoni nei mesifreddi. Poi lavevano trovata senza passaporto dalle parti delDon e lavevano messa in galera. L ho imparato a cantare.Cera una prostituta dolcissima che mi insegnava ballatestupende. Sono stati i giorni pi belli della mia vita. Le rega-lai un block notes, le dissi che non poteva non scrivere quel-le cose. In cambio, lei ci offr due mazzetti di fiori gialli mi-nuziosamente annodati con fili derba, poi se ne and, so-letta, verso la notte.

    Leremitaggio senza trucchidella donna che rinneg soldi e cognome

    PAOLO RUMIZ

    nel Pembrokeshire, in Galles

    ROTONDA.La casa funge da spazio comune per i membr i della Tinkers Bubble, nella foresta inglese del Somerset

    lepopea del Popolo degli Alberi. Per fotografare le caseho dovuto prima guadagnare la fiducia di quelli che ci abita-vano. stato come entrare a contatto con una sp ecie scono-sciuta, perch in un certo senso anche queste persone, conla loro scelta radicale, sono diventate parte della fauna delbosco, parte del bosco, e guardano giustamente con una cer-ta diffidenza chi viene da fuori.

    In Inghilterra, come altrove, ce lhanno fatta, almeno fi-nora. Qui hanno persino ricevuto un aiuto del tutto inatte-so: una campagna stampa del quotidiano conservatoreDaily Telegraphcontro le nuove regole di pianificazione ap-provate dal governo (conservatore anche quello) di DavidCameron. Il premier voleva sostituire 1300 pagine di rego-lamenti con un libretto di appena 52. Il messaggio era chia-ro: tutto permesso. Un assegno in bianco agli speculato-

    ri per distruggere il nostro patrimonio forestale e allargare adismisura le citt, accusa John Rhodes, inizialmente unodegli autori della riforma, che ora ha ritrattato passando dal-la parte degli albericoli. Gli inglesi adorano la campagna,anche quelli che non ne posseggono neppure un pezzetto,sicch nel nome di sentimenti a met strada tra tradizionivecchio stile e ecologismo militante sperano che il proget-to sar bloccato come anni fa lautostrada che doveva sra-dicare gli alberi del Devon.

    Fanno venire in mente gli gnomi, gli elfi, i folletti del bosco,questi uomini e donne (e anche qualche bambino) che han-no scelto di abitare tra gli alberi. Alcuni di loro hanno lautoparcheggiata non troppo lontano e ogni giorno vanno al la-voro in citt. Le loro originali costruzioni hanno attirato an-che linteresse di agenzie immobiliari: c chi le acquistereb-be a suon di milioni di sterline come seconda casa. Ma gli al-bericoli, come Robin Hood, stanno bene nella foresta. E co-me il Barone Rampante di Italo Calvino rispondono alle of-ferte di denaro allo stesso modo in cui rispondevano alle mi-nacce delle ruspe: fermate il mondo, da quass non si scende.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

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    della comunit Tinkers Bubble, nel Somerset

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    Addetto allufficio informazioni delle ferrovie salva bambinoda un incendio. La notizia appare sul giornale e per qualche giornola vita di Earl Parish cambia. Poi il tempo passa, tutti dimenticano,tranne lui.La storia di unossessione in un raccontototalmente inedito del creatore di Sam Spade

    Rimase distesopensando che molta gente,in tutta la citt, aveva lettoci che aveva fatto

    Adesso sapevanoche era un uomocoraggioso

    La letturaNoir

    leva salire quei gradini e portare gi il bambino, orestare con lui finch il fuoco non fosse statospento. Ma farlo poteva sembrare una mancan-za di fiducia negli uomini che erano tornati perstrada. Se avesse detto loro che voleva continua-re nellimpresa, lo avrebbero accompagnato. Es-sendo rimasto silenziosamente indietro, se orafosse uscito con il bambino o se si fosse fatto tro-vare di sopra con lui dopo lo spegnimento del fuo-co, avrebbero pensato che li aveva imbrogliatiper mostrarsi come uno che, da solo, aveva fattoci di cui loro avevano avuto paura.

    Fece un passo verso la strada e si ferm. Usciresenza il bambino, a questo punto, non sarebbestato meglio. Gli uomini in strada, che senza dub-bio si erano ormai accorti della sua assenza,avrebbero pensato che, dopo aver tradito la lorofiducia, gli era mancato il coraggio.

    Earl Parish sal i gradini con le aste dottone. Viavia che saliva, il fumo diventava pi spesso, mamai cos denso da impedirgli di continuare adavanzare. Non vide nessuna fiamma. Al terzo pia-no, una porta sgangherata gli impediva laccesso

    alla facciata delledificio, ma poi si ricord chequesta era unoccasione insolita, unemergenza,per essere precisi e apr la porta con

    una spallata.

    Nella stanza dove sitrovava il bambino cera poco fumo, ma unalieve nebbiolina entr insieme a lui. Il bambinogli and incontro.

    umo disse con tono serio. tutto a posto, figliolo disse Earl Parish pren-

    dendolo in braccio. Adesso ti porto subito fuorida qui.

    Avvolse con leggerezza una tovaglia rossa everde intorno alla testa del bambino, lasciando-ne libero un lembo se per caso ne avesse avu to bi-sogno. Fece uno sforzo per non mostrarsi alla fi-nestra e poi scese da dove era salito.

    Per strada, qualcuno prese il bambino. Gli gi-rava un po la testa per il fumo, per lo sforzo nelloscendere gi con il bambino e per lemozione cheera cresciuta in lui mentre scendeva... quel ner-vosismo che accompagna anche la pi tranquil-la delle ritirate. Tenne la schiena dritta ed evit glisguardi curiosi.[...]

    ***

    Il mattino dopo, seduto alla sua scrivania, EarlParish cerc sui quotidiani. Sul Morning Post,

    trov una notizia di due righe: un incendio di ori-gini sconosciute era stato domato con lievi dannidopo che un bambino era stato tratto in salvo daEarl Parish. Pieg il trafiletto in mezzo al giornale elo mise via. Tra la partenza del 131, diretto a sud, elarrivo del 22, un impiegato delle ferrovie si avvi-cin allo sportello di Earl Parish e gli rivolse un sor-riso da sopra il cartello Informazioni.

    Dov la medaglia? chiese limpiegato delleferrovie.Earl Parish gli restitu il sorriso con aria ebete. Il

    sangue gli sal alla testa, cominci a sudare. Allastazione, la notizia si diffuse in un baleno: Earl Pa-

    DASHIELL HAMMETT

    Dashiell

    Hammett

    Due righe in cronacaper limpiegatoche si immagin eroe

    Forse quelladonna ha ragione disse. Quelbambino rischia di avere una crisi di panico. Ave-vo un nipote a cui veniva il ballo di San Vito per lapaura, se un gatto gli saltava addosso.

    Ma davvero? chiese laraldo dei vigili del fuo-co con straordinario interesse.

    Forse sarebbe meglio se noi... sugger EarlParish.

    Forse sarebbe meglio.Il gruppo oscillava senza prendere una deci-

    sione. Poi, otto uomini attraversarono la strada,affrettando il passo via via che si avvicinavano al-lingresso fumante. Nel salire i quattro gradini dilegno, si urtarono lun laltro, perch ognuno vo-leva arrivare per primo. Stavano entrando inquella casa e avrebbero corso tutti lo stesso ri-schio. Ma chi entrava per primo avrebbe portatogi il bambino, mentre gli altri sarebbero stati so-lo un coro di poca importanza. Varcata la soglia,li avvolse una folata di fumo che offusc la lucebruciandogli gli occhi e la gola. Per strada, si sen-tirono risuonare le campane e le sirene.

    Ecco i pompieri! grid il profeta. Porteran-no gi quel bambino in un attimo!.Sette uomini tornarono in strada e nulla nel lo-

    ro atteggiamento rivelava che intendessero scu-sarsi. Earl Parish rimase nella casa. [...]Esit. Vo-

    Dalla porta aperta e da una finestraal secondo piano uscivano sottilispirali di fumo senza propulsioneche svanivano nellaria. Pi in al-to, il viso di un bambino appe-so al davanzale come se fosse in

    punta di piedi era schiacciato contro il vetro diuna finestra del terzo piano. Sembrava perples-so, ma non impaurito. Luomo a sinistra di EarlParish fu il primo a vederlo.

    Guardate! esclam, indicandolo con la ma-no. C un bambino, lass!

    Gli altri guardarono in alto e ripeterono: Cun bambino, lass!.

    Qualcuno ha gi dato lallarme? chiese unuomo appena arrivato.

    S gli assicurarono diverse voci. E una ag-giunse: I pompieri dovrebbero arrivare da unmomento allaltro.

    Il bambino sta bene. Luomo che aveva vistoper primo il bambino elogiava la sua scoperta.Non piange nemmeno.

    Probabilmente non sa nemmeno che cosastia succedendo.

    I pompieri arriveranno tra un attimo. inuti-le che proviamo a fare qualcosa. Lo tireranno fuo-ri con la scala molto pi in fretta di quanto po-tremmo fare noi. [...]

    Da una casa dietro agli uomini, giunse la vocedi una donna. Qualcuno dovrebbe andare a tirarfuori quel bambino! Anche se non si brucia, po-trebbero venirgli le convulsioni dallo spavento oqualcosa del genere. [...]

    Luomo che aveva scoperto il viso alla finestrasi schiar la gola, gli occhi fissi in modo un po ri-gido alla finestra.

    Repubblica Nazionale

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    timana, Earl Parish cominci a saltare delle scato-le, quelle pi lontane. [...] Lo licenziarono alla finedella terza settimana. [...]

    ***

    Trascorse molto tempo in una piazza poco lon-tano dalla zona degli uffici. Seduto su una panchi-na o sdraiato sullerba, classificava i passanti comeera sua abitudine. Sempre meno erano quelli a cuila civilt industriale non avesse distillato dalle ve-ne il coraggio ancestrale. Ogni tanto, mandava unalettera alla rubrica dei lettori del Post, con amaricommenti sulla decadenza della razza.

    A volte andava al porto, fingendo di partire peruna terra virile dove ancora prosperavano i corag-giosi e le pecore si mangiavano. Non metteva maipiede sul ponte di una nave, non faceva mai unadomanda che potesse portarlo a bordo. I periodi incui cercava svogliatamente lavoro si allungarono.Le parentesi di lavoro si fecero pi brevi. Certi gior-ni, ebbe fame.

    In uno di quei giorni, and in quella casa da cuiaveva tratto in salvo il bambino. La famiglia del

    bambino se nera andata dal quartiere e nessunosapeva dove fosse. Una mattina in cui la fame si erafatta un groppo duro nello stomaco, camminavaper la strada studiando i volti delle persone che in-crociava, classificandole, ma non nel suo modoabituale. Ora cercava di distinguere tra chi proba-bilmente era di idee liberali e chi probabilmentenon lo era.

    Per tre volte si avvicin a dei volti che rivelavanogenerosit. Per tre volte, allultimo momento, la ti-midezza e leccessiva vicinanza di altre personenella strada gli impedirono di parlare, facendogliaffrettare il passo come se un urgente impegno loaspettasse alla fine della strada. Il quarto volto chelo attrasse era molto anziano e gli anni avevano di-lavato ogni colore, ogni espressione, a parte unamite cordialit. Il proprietario di quel volto cam-minava solo, a passo lento, con laiuto di un basto-ne dallimpugnatura dargento. Le sue scarpe era-no specchi neri.

    Earl Parish si gir e segu il vecchio. Passaronoe ripassarono altri passanti. Earl Parish si mante-neva a mezzo isolato di distanza da quell uomo ementre camminava tir fuori dalla loro busta i ri-tagli di giornale che aveva sempre sottomano e seli mise in tasca sciolti, pronti per essere mostratise la sua richiesta di qualche soldo avesse avu-to bisogno di essere corroborata da qualche do-cumento.

    A quel punto, il vecchio svolt in una strada do-ve cera poca gente. Earl Parish affrett il passo ela distanza fra di loro diminu. Affrettandosi inquel modo, arriv in un angolo dove un uomo acapo scoperto stava rompendo il vetro di un al-larme antincendio con un fazzoletto avvolto at-torno al pugno. Earl Parish dimentic la sua pre-da dal viso gentile.

    Dov? chiese alluomo a capo scoperto in untono secco e professionale.

    Nella strada qui dietro.Earl Parish corse dietro langolo. Tre uomini si

    stavano dirigendo verso limbocco di un vicolo chedivideva un caseggiato. Si affrett a seguirli. Da unacasa bianca e rossa, a met del caseggiato, si leva-va un fumo spugnoso che ingrigiva la strada. Da-vanti alla casa, un uomo cerc di afferrare Earl Pa-rish per un braccio, ma lui spinse via quella manoche si intrometteva e sal rapidamente i gradiniesterni.

    Ehi! Esca da l! gli url luomo.Earl Parish apr con una spinta la porta dingres-

    so e si slanci nellinterno fumoso. Un colpo al pet-to lo ferm, risospingendolo indietro, svuotando-gli i polmoni dellaria pulita che avevano portatodalla strada. Il fumo gli bruciava la gola, il petto. Lesue mani trovarono la cosa che lo aveva colpito, ilmontante della scala. Vi si afferr, poi chiuse gli oc-chi per il fumo bruciante e toss. [...]

    Earl Parish url una protesta soffocata dal fu-mo contro quellinganno, quel tradimento. Nel-laltra casa non cera stato un fuoco visibile. Cerastato solo del fumo e un bambino da portare fuori,nullaltro. Qui cera un fuoco vivo che scemo erastato! e forse nessuno da portar fuori. Come po-

    teva sapere se cera qualcuno alpiano di so-

    pr a ?Era possibile? [...]

    Fiss il foglio con una strana concentrazio-ne. Gli risultava familiare, quel piccolo rettango-lo di polpa di legno arrotolata, cos totalmenteprivo di importanza, una cosa cos banale, l, inuna casa in fiamme. E quando riconobbe il fo-

    glietto, continu a guardarlo, vedendo ora per laprima volta nella sua vera misura il suo amato ri-taglio delMorning Postdellanno prima: la noti-zia di due righe di un incendio di origini scono-sciute domato con lievi danni dopo che un bam-

    bino era stato tratto in salvo da Earl Parish.Vedendo quel ritaglio per quello che era, ne vi-de il suo significato e vide anche altre cose: vide sestesso con una chiarezza che screziava il suo vol-to pi di quanto potessero fare il fumo e il fuoco.Si rialz sul pianerottolo e guard verso il pianosuperiore con un pezzo di giornale accartocciatonel pugno.

    Finora ho avuto il mio divertimento, brutto...disse rivolto al ritaglio di giornale. E dopo averlocoperto di pesanti invettive quasi fosse una per-sona, lo gett nel fuoco. Ma adesso me lo vado aguadagnare!

    Cera un turbine di fumo per le scale, una lucerossa che crepitava e vivide lingue di fuoco chelambivano il soffitto. Earl Parish le attravers persalire al secondo piano. Ma non le attravers tut-to intero. Un po di capelli, un lembo di pelle diuna mano, alcuni brandelli dei suoi abiti ridottiscomparvero, ridotti in cenere. Il resto di Earl Pa-rish giunse al secondo piano, sbatt la porta tra luie le scale e soffoc con le mani le numerose bru-ciacchiature sui suoi vestiti. [...]

    In un angolo, sent un piccolo starnuto.

    Luomo si mise a quattro zampe e guard sottola sedia. Un micino color cannella smise di fregar-si il naso con le zampine per starnutire di nuovo.Earl Parish rise rocamente. Prese il gattino dal suonascondiglio e lo infil nella tasca del cappotto.

    Fatic a rimettersi in piedi, ma alla fine ci riusc.La finestra si sollev facilmente, creando una cor-rente che spalanc la porta e risucchi nella stan-za una palla di fuoco che non assomigliava pi a la-me di spada. Earl Parish si arrampic sulla finestrae vide le facce per strada che guardavano in su.

    Un poliziotto agit il braccio.Resisti, fratello grid. Stanno arrivando i

    pompieri!Attenti! rispose urlando Earl Parish. E salt.Ci fu un impatto, ma non quello del duro mar-

    ciapiede che si aspettava. Si trovava su una spe-cie di cuscino blu: il poliziotto era corso a mett er-si sotto di lui. Alcuni uomini li trascinarono viaper far posto ai pompieri in arrivo e li aiutarono arialzarsi. Il poliziotto aveva il volto sanguinante.

    Tu sei matto! disse.Earl Parish era alle prese con la tasca del suo

    cappotto per districare il gattino color cannelladalla fodera strappata. Qualcuno prese il gattino.Si udirono delle voci, delle domande. Una di que-ste riguardava il nome e lindirizzo di Earl Parish.

    Earl... toss violentemente per coprire la pau-sa e ripet: Earl... John W. Earl e aggiunse il no-me di una strada e un numero, sperando che nonappartenessero a nessuno dei presenti.

    Ripet che si sentiva bene, che non aveva biso-gno di un medico. Sgattaiol via tra la folla. Si al-lontan frettolosamente dal fuoco lungo un vi-colo. Gir tre angoli prima di fermarsi. Dalla ta-sca, tir fuori due ritagli... uno, della rivista degliimpiegati delle ferrovie e laltro di un giornale.

    Li strapp in minuscoli pezzetti e poi li lanciper aria come un turbine di neve artificiale.

    * * *

    A Howard Street, tra un negozio di abiti usati euna tavola calda, c un ufficio con un ampio in-gresso non ammobiliato a eccezione di unasquallida scrivania, una sedia e un tavolo dietro aun logoro bancone sul retro e una lavagna che oc-cupa una parete laterale.

    Su questa lavagna c una lista di cose tipo:

    operai, azienda, campagna, $3,75; taglialegna,campagna, 4 piedi e legna da ardere, $2,50-4,50 acatasta; bracciante, campagna, $45-65; saldatorepiombo, azienda, $8. Sotto alcune di queste vo-ci, cera scritto rimborso spese di trasferimento.

    Un pomeriggio, si present in questo ufficio unuomo basso e robusto sui trentanni, con gli abitilogori e la faccia sporca. Non portava il cappello euna parte dei suoi capelli sembrava smangiuc-chiata. Al posto di un sopracciglio vi era unosbaffo. Camminava in modo malfermo. Gli occhirossi avevano lilarit interiore del filosofo ubria-co, ma non puzzava dalcol. Aveva piuttosto unodore di fumo, di legna bruciata da poco. Si ap-poggi al bancone e sorrise giovialmente al titola-re dellufficio.

    Voglio un lavoro disse. Un lavoro qualsiasi.Basta che mi permetta di lasciare la citt pri-

    ma che escano i gior-

    nalidel mattino.

    Traduzione di Luis E. Moriones(An Inch and a Half of Glory 2011

    The Dashiell Hammett Literary Property TrustPublished by Arrangement

    with Roberto Santachiara Literary Agency)Ha collaborato Gabriele Pantucci

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    DOMENICA 16 OTTOBRE 2011

    to racconto della sua impresa.Poi, fu come se lincendio non ci fosse mai stato.Nessuno ne parl pi. Un paio di volte lo cit ca-

    sualmente nella conversazione, ma nessuno mo-str il minimo interesse. Dapprima, pens chequesta freddezza nascesse dalla noia. Poi, pensche fosse colpa dellinvidia.

    Cominci a chiudersi in se stesso. Dopotutto,che cosa aveva in comune con la gente che lo cir-condava? Era gente poco interessante: abitanti mi-nori del mondo, rotelle irrilevanti in macchinarinon particolarmente importanti. Lui stesso erauna rotella, questo vero, ma con la differenza chein certe occasioni poteva avere unidentit. Lulti-ma goccia dello spirito davventura ancestrale nonera stata ancora distillata dal suo sangue. Gioccon questo pensiero inventando una frase che glipiaceva: Lindustrialismo ha distillato dalle lorovene tutto il loro coraggio ancestrale. Guardava ilmondo da sopra il cartello con la scritta Informa-zioni e si ripeteva da solo la frase.

    Chiunque passasse davanti al suo sportello o glichiedesse qualcosa veniva catalogato. Possedevaancora un po di coraggio ancestrale? Oppure no?

    Il primo gruppo era piccolo.Agli uffici della direzione generale, che si tro-vavano in centro, giunsero delle lamentele:

    luomo allo sportello delle Informazioniera stato poco disponibile, era stato male-

    ducato, aveva detto delle cose offensi-ve. Earl Parish ricevette una lettera

    ufficiale che richiamava la sua at-tenzione sulla quantit di lamen-tele e sullo slogan viola che pro-muoveva la compagnia: La cor-tesia ovunque. Dipartimenti im-

    portanti come lufficio informa-zioni, insisteva la lettera, avevano

    una grande influenza sullatteggia-mento del pubblico nei confronti della com-

    pagnia e da quellatteggiamento dipendevanonon solo i ricavi della compagnia, ma anche il suosuccesso nellottenere una legislazione favorevo-le.

    A Earl Parish la lettera non piacque. Con una ma-tita e un blocco di carta cominci a buttar gi unarisposta, ma non la risposta che ci si potrebbeaspettare da una rotella. Al suo sportello si pre-sent un vecchio irritabile con una domanda sen-za risposta. LEarl Parish di qualche tempo primaavrebbe portato il vecchio a un punto in cui la ri-sposta a una domanda completamente diversa loavrebbe soddisfatto. LEarl Parish alle prese con labozza di risposta agli uffici della direzione genera-le disse al vecchio a bruciapelo che la sua doman-da era sciocca. Il vecchio era una persona a suo mo-do importante. Il giorno seguente, Earl Parish rice-vette due settimane di preavviso. Se ne and dopodieci minuti.[...]

    ***

    Earl Parish stava lavorando temporaneamentein una fabbrica di saponi quando un giorno lessesul giornale che il corpo dei vigili del fuoco pativauna grave carenza di personale. Lasci immedia-tamente la fabbrica di saponi, stupito di aver avu-to bisogno che il giornale gli indicasse la strada: eraovvio, il corpo dei vigili del fuoco era il posto piadatto per lui!

    Present la sua domanda di lavoro e fu visitatoda un medico. Trascorsero alcuni giorni e final-mente gli dissero che non aveva superato la visita

    medica per una questione di reni. Lo stesso gior-no, nellufficio del comandante dei vigili del fuoco,Earl Parish diede spettacolo. Davanti agli occhi delcomandante, venne brandito un trafiletto di gior-nale. Il comandante fu chiamato vecchio pazzo.Earl Parish fu preso e sbattuto fuori.

    Si rec nellufficio delMorning Post, dove trovqualcuno disposto ad ascoltare la sua storia. Inquel momento, ilMorning Postera un giornale del-lopposizione e dedic mezza colonna alla storia diun uomo che un giorno si lanci in un edificio infiamme per salvare un bambino e a cui ora, non

    riuscendo a trovare un altro impiego, venivaimpedito di entrare nel

    corpo dei vigili del fuoco da quellastessa burocrazia a cui si deve la loro incapacit ditrovare e mantenere unadeguata quantit di per-sonale.

    Da questa pubblicit, Earl Parish ottenne ol-tre che un nuovo articoletto un impiego comeguardia notturna in un conservificio. Lo pagavanoquattro dollari a notte e presto venne a sapere che

    due uomini che si dividevano quel lavoro eranostati licenziati per far posto a lui. Compito del guar-diano notturno era fare il giro di tutti gli edifici ogniora lasciando prova del suo passaggio in quindicipiccole scatole appese al muro. Dopo la prima set-

    rish aveva salvato un bambino da un edificio infiamme... due bambini! Gli impiegati della stazio-ne con cui era pi in confidenza lo presero in giroper la sua impresa. Quelli pi importanti il re-sponsabile dellufficio bagagli, il capostazione, ildirigente centrale si congratularono solenne-mente con lui, quasi a nome della compagnia. Amezzogiorno, il direttore generale dellufficio pas-seggeri in persona, mentre andava a un congressoa St. Louis, si ferm a lodare il coraggio di Earl Pari-sh. Earl Parish lo ascolt, rispose alle sue doman-de, mantenne lo sguardo fisso sulla catenella del-lorologio del direttore generale dellufficio pas-seggeri e sud. Finalmente, venne annunciato iltreno del direttore generale dellufficio passegge-ri, che strinse la mano a Earl Parish e se ne and. [. ..]

    Era piacevole rimanere disteso sul letto sapen-do che molta gente, in tutta la citt, aveva letto ciche aveva fatto, che i suoi conoscenti lo considera-vano un uomo coraggioso e che forse si vantavanoun po di conoscere Earl Parish.[...]

    ***

    Il mattino dopo, and al lavoro con il volto sere-no. Usc di casa di nascosto per evitare la padrona

    di casa, diventata improvvisamen-te troppo af-

    fettuo-sa. Fu una giornata menoimbarazzante della precedente. Da una parte, sistava abituando al suo nuovo status tra i colleghi,dallaltra, le cose stavano tornando come la setti-mana prima. I bigliettai davanti al suo sportello fa-cevano ancora delle battute parlando attraverso lagrata: La prossima volta che salvi delle donne e deibambini, salvami una bionda!. Ma ora riusciva arestituirgli il sorriso senza sudare.

    A volte, incontrava delle persone conosciute cheavevano letto la notizia sulPoste gliene parlavano.

    In queste occasioni, arrossiva e si sentiva a disagio,ma poi si godeva il ricordo. Certo, non usciva maisperando di fare uno di questi incontri per strada.Sullultimo numero dellEmployees Magazinedelle ferrovie cera la sua fotografia e un dettaglia-

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    DOMENICA 16 OTTOBRE 2011

    Su una pila di fogli la versione censurata della sua canzonepi celebre, Il Disertore, e accanto la chitarra con cui la suonE poi disegni, invenzioni, appunti per romanzi, brani ineditiNella casa di Montmartre il mondo segretodel pi eclettico tra gli artisti di Francia. Ora celebratocon una grande mostra e un raffinatissimo libro

    SpettacoliBricoleurs

    ni, disegni, spettacoli, oggi celebrati in una grande mostra alla Bi-bliothque Nationale e da un raffinato libro, Post-Scriptum (edizioniCherche-Midi). Onnivoro, ecclettico, visionario. La musica una pas-sione iscritta nel nome, scelto dai genitori in omaggio allopera BorisGodunovdi Modest Mussorgsky. La madre pianista, il padre ascoltaCarlos Gardel. Lui sinnamora del jazz, il ritmo proibito, il primo deisuoi tanti gesti di contestazione. Nella prefazione a Lcume des Jours,scrive: Sono solo due le cose che contano: lamore, in tutte le sue for-me, con belle ragazze, e la musica di New Orleans e di Duke Ellington.Tutto il resto da buttar via, perch brutto.

    Unaltra parete coperta dai 33 giri, i cofanetti rilegati di CharlieParker, Louis Armstrong, Coleman Hawkins. Ha incominciato a col-lezionarli da adolescente, li usava per fare i surprises-partiesnella casadi famiglia di Ville dAvray. Suona con i fratelli, creano il gruppo Ac-cord Jazz. Nellaprile 1939 vede finalmente il suo dio, Ellington, che siesibisce al palazzo di Chaillot. Miscela esplosiva di regole e improvvi-sazione: il suo stile. Con la trompinette va a suonare per gli america-ni nelle cavesdi Saint-Germain, insieme alla prima moglie Michelle eallamica Juliette Grco. Oggi la trombetta di Vian non esiste pi, ri-masta solo la custodia che si era fabbricato, in legno e cartone con fo-

    dera di velluto arancione. Vian costruiva quasi tutto con le sue mani.In questa casa racconta Bertolt non solo ha fatto alcuni mobili e li-brerie ma anche il sistema elettrico e di riscaldamento. C ancora losgabuzzino con i suoi attrezzi di lavoro. Un bricoleur di oggetti e paro-le, come quel pianocktail che sispira al pianoforte nellappartamen-

    ANAIS GINORI

    LincontroAccanto a me il tuo corpo si allunga

    Le nostre due mani sincontranoDa una sigaretta

    Trarremo il medesimo sognoTutto acqua fresca e baci

    La musica teneraCi avvolge

    Ecco, ora di sognare

    In ogni occasione io gioco col cuoreIo perdo, tu vinci, si piange

    Parte una nuova manoCarte truccate, misdeal

    Non ho niente mi lasci, il giro riparteTocca a te, cuor mio,

    Tu perdi, io vinco, si piangeChe gioco idiota, cambiamo disco

    Smettiamola, corriamo il rischio (...)

    Cha cha chaFu mentre andavo a comprare il torrone

    Ai grandi magazzini PrintempsChe sentii per la prima volta

    Questo cha cha cha ossessivoParlava di tenerezza e d'amore

    Con ritmo pulsanteNon compresi che un verso solo

    Ma definitivo

    La canzone del ventoTi dice

    Che il mio amore ti attendeNon ho che te sulla terra

    A cui aggrapparmiMai

    Anche nei sogni pi belliHo sperato nel tuo ritorno

    Ma il giorno che sorgeRisveglia il mio amore

    Sei molto distanteEppure

    Vorrei rivedertiE ho urlato al vento il mio dolore

    E la mia speranza

    BorisVianLe poesie mai cantate

    del musicista-ingegnere

    INEDITI

    In queste pagine,appunti dellartistacon svariati disegnie cinque testidi canzoni ineditescritte a manoSotto ognitesto originalela corrispondentetraduzionea cura di Marzia Porta

    LE CANZONI

    PARIGI

    Al muro appesa la chitarra con doppie corde sulla qua-le stata composta Il Disertore. Boris Vian aveva acqui-stato questo strano strumento ispirato allantica liragreca nel negozio del fratello Alain, in Saint-Germain-

    des-Prs, quando le difficolt respiratorie non gli permettevano pi disoffiare nella sua amata tromba tascabile, che lui teneva sempre sottoal braccio e chiamava trompinette. Tra una pila di fogli, il manoscrit-to della prima versione della canzone che si concludeva con: E dica pu-re ai suoi/se vengono a cercarmi/che tengo unarma/e so anche usar-la. Era il 1954, guerra dIndocina. Nessuna casa discografica accett diincidere la canzone. Alla fine, Vian cambi lultima strofa in un mani-festo pacifista senza pi ambiguit: E dica pure ai suoi/se vengono acercarmi/che possono spararmi/io armi non ne ho.

    Molti pensano cheIl Disertoresia stata scritta durante la battaglia diDien Bien Phu, invece risale a qualche tempo prima racconta NicoleBertolt, direttrice della fondazione Boris Vian che ci guida nella casa

    dellartista a cit Veron, dietro al Moulin Rouge, accanto a quella del-lamico Jacques Prvert. Sulla porta di vernice verde, la targhetta dicesolo: Ingegnere, musicista. Ma qualsiasi categoria va stretta a Boris

    Vian, troppi talenti per quarantanni di vita appena. Ha lasciato dietrodi lui una scia luminosa di romanzi, poesie, racconti, articoli, traduzio-

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    to parigino e rimanda allebbrezza tra jazz e alcol.Il chansonnierVian firma oltre seicento canzoni, molte inedite, al-

    cune mai messe in musica e rimaste orfane. Nella casa di Montmartre,sono state tutte conservate dalla seconda moglie Ursula, morta lannoscorso, e ora da Nicole Bertolt, che rappresenta gli e redi. Vian scrive unacanzone in poche ore, un paroliere nato, abituato a pensare in rime.Usa quasi sempre una penna Bic blu, a volte rossa. Accanto ai testi,compaiono fiorellini, strane geometrie o i miam, testoline sorriden-ti che sembrano anticipare gli attuali smiley. Con la musica ha un rap-porto damore subito ricambiato, mentre i suoi romanzi non vendonoabbastanza, lo fanno litigare con gli editori e lo costringono ad affron-tare tormentate vicende giudiziarie. Il vero successo letterario sar po-stumo. Scrive critiche musicali sui giornali, diventa direttore di case di-scografiche, scopre giovani talenti come Georges Brassens, SergeGainsbourg. Lavora spesso in coppia con il compositore Alain Gora-guer, tenta anche di cantare i suoi brani ma dura poco. Soffriva trop-po della tensione davanti al pubblico ricorda Bertolt che mostra unafoto di Vian prima di andare in scena.

    Con lamico Michel Legrand fa scoprire ai francesi con ironia cos ilrock. I suoi interpreti preferiti sono Henri Salvador e Magali Nol, per-ch sapevano divertirsi e avere la leggerezza necessaria. Lartista im-pegnato, sovversivo, era anche un raffinato burlone. C una vecchiaregistrazione di Fais-moi mal Johnnyin cui Nol e Vian alla fine scop-piano a ridere. Nella music a, Boris Vian ha fatto tutto: compositore, pa-roliere, musicista, interprete, critico, discografico. Solo, non amava

    danzare aggiunge Bertolt. Era un uomo alto emassiccio. Prendeva Ursula, che era una bellis-sima ballerina, e la faceva salire in punta dei pie-

    di sulle sue scarpe. Facciamo il ballo del Bisonte e dellOr-so, scherzava cercando di camminare con lei abbracciata in equili-brio. Prima di morire, nel 1957 aveva incominciato a scrivere unope-ra. Titolo: Il Mercenario. Lultimo appello aMonsieur le Prsident.

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    Ah, che amantiAh! quant' triste star di vedetta

    Sul cammino di ronda,Con le dita serrate attorno

    a un moschetto,Mentre potrebbero, s, s,

    Stringer delle belle biondeAh! quant' triste star di vedetta

    In cima a una garitta

    CHITARRA E GATTO

    Nella foto grande,Parigi 1953: Boris Vian,in compagniadel suo gattoWolfgang Busivon Drachenfels,suona la chitarra-lirasu cui ha compostoIl DisertoreLa acquist nel negoziodel fratello Alain,in Saint-Germain-des-Prs,quando le difficoltrespiratorie non gli permiseropi di suonare la sua amatatrompinetteQui sopra un collageraffigura Vian nudoche passeggia nella neveA lato scarponciniin cartone, risultatodi una delle sue attivitpreferite: il dcoupage

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    NextVocabolari

    Destinata ad aprire nuove stradenella lotta contro il cancroe altre malattie, la scoperta stata fattanei laboratori delluniversit di Harvarddiretti dallitalianoPier Paolo PandolfiChe qui spiegacosa racconterla nostra materia oscura

    DnaLa linguasegretadei geni

    Le 64 parole corrispondonoai 20 aminoacidi che compongonole proteine e ad alcuni ordiniper la loro produzione

    AminoacidiCodoneAnche detto triplettaSono le tre lettereche definiscono laminoacidoAd esempio: A, C, T = Tirosina

    il linguaggio del DnaHa un alfabeto di solo 4 letteree parole sempre di 3 lettereLe parole possibili sono 64

    Codice geneticoO genoma. Lungo filamentoche contiene le istruzioni per la vitaStruttura e funzionamento sonosimili in tutti gli organismi viventi

    Dna

    GLOSSARIO

    Si apreper trascrivere

    le sue informazioniin molecole di Rna.Se la parte copiata ungene, si tratta

    di unRna-messaggero

    Se viene trascrittounopseudo-gene ,

    si formanoRna diversi,

    dettiMicro-Rna

    Repubblica Nazionale

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    luomo si stimava ce ne fossero centomila, numero com-patibile con la sua complessit che lo posiziona al verticedella scala evolutiva. Tuttavia, si scopre che i geni umaniche producono proteine sono appena ventimila. Inoltrequesti geni occupano solo il 2% della lunghezza del Dna.Che c nel restante 98%?

    ancora la biologia, con le sue ricerche, a svelare un ul-teriore paradosso che, contemporaneamente, indica lastrada da battere. La scoperta che lo scimpanz ha solo lo0,2% di geni codificanti per proteine in meno delluomo la-scia perplessi. Scendendo nella scala evolutiva aumenta losgomento quando si scopre che nelle cellule del lievito dibirra o di un vermetto il Dna contenente i geni che fannoproteine lungo poco meno di quello umano. La parte diDna muta invece di ben trenta volte pi corta. La spe-cie umana quindi ha il record di dotazione di Dna oscuro osserva Pandolfi Non fa proteine, non si sa che fa, ep-pure qui che devono risiedere le informazioni genetiche

    relitti evolutivi dei geni veri, che fanno proteine, infor-mazioni ereditarie obsolete dimenticate nel codice dellavita. Ma come mai decine di migliaia di geni vengono ri-sparmiati dalla dura legge di selezione naturale che elimi-na tutto ci che non serve pi? Perch questo 98 per centodi Dna inutile continua a essere trasmesso di generazio-ne in generazione? Il fatto che, come i geni, anche glipseudogeni producono messaggi, molecole di Rna. Maquesti Rna non raggiungono le catene di montaggio delleproteine e rimangono a fluttuare nella cellula. Lungi dal-lessere inutile, ognuno di questi Rna reca dei messaggiprecisi, basati su un nuovo linguaggio, un nuovo codice.Messaggi che significano accendere, spegnere, acce-lerare e rallentare. Questi messaggi sono indirettamen-te destinati a tutti gli altri Rna presenti nella cellula, sia quel-li prodotti dai geni che poi fanno le proteine, che quelli pro-dotti dagli pseudogeni. questo laspetto pi sconvolgen-te della scoperta: questa nuova lingua parlata da ogni Rna,cio non solo dagli Rna degli pseudogeni, ma da tutti gli Rnacellulari. Per capire la dimensione del fenomeno basti pen-sare che nel nostro Dna ci sono moltissime unit geniche,forse decine di migliaia, che come gli pseudogeni fanno so-lo Rna. Ebbene, la nuova lingua condivisa da tutti questinuovi protagonisti.

    A fare da portavoce di questi messaggi sono unaltracategoria di molecole di Rna pi piccole e che non fannoproteine: i microRna. Questo nuovo linguaggio basato su-gli Rna espande enormemente la percentuale del Dna fun-zionale. Obsoleti diventano i concetti relitto genetico evo-lutivo e Genoma oscuro.

    La linguaA rendere pi complesso il sistema informativo sono

    poi le caratteristiche del linguaggio usato dagli Rna per co-municare aggiunge Pandolfi Questo linguaggio scritto nella molecola di Rna, si pu leggere informatica-mente ed sempre basato sulle quattro lettere del Dna, male parole e le frasi hanno lunghezza non fissa bens varia-bile, come avviene nel linguaggio parlato. I significati pos-sibili quindi sono molti pi di 64. Sono gi state individua-te 500 parole diverse, ognuna delle quali viene riconosciu-

    ta da un microRna diverso. Insomma si delinea finalmen-te un linguaggio con una ricchezza di significati compati-bile con la complessit delle informazioni necessarie a gui-dare lo sviluppo e la gestione della struttura del corpoumano, delle sue funzioni, anche quelle mentali. E dellemalattie, prima di tutto il cancro, quando la comunicazio-ne tra molecole di Rna viene danneggiata da mutazioni, siadei geni che degli pseudogeni. La completa decodificazio-ne di questo nuovo linguaggio non solo aumenter le no-stre conoscenze sulleziologia del cancro e delle malattie ingenerale, ma offrir nuove strategie per la loro cura.

    Pandolfi ha descritto la nuova teoria Rna-centrica adagosto suCell, la rivista scientifica pi prestigiosa nel cam-po della genetica. E sempre suCell, venerd scorso, Pan-dolfi ha svelato il ruolo determinate nei tumori di prostata,colon e cervello umani di 150 Rna che usano il nuovo lin-guaggio.

    Il Dna ha una seconda lingua, finora rimasta segre-ta, per parlare alle cellule e al corpo. Comunica istru-zioni per la vita molto pi complesse ed pi usatadi quella conosciuta. Quando sar completamentesvelata ci far comprendere anche il linguaggio delcancro e, si spera, gli ordini giusti per riportarlo alla

    normalit. Ma la scoperta finalmente dipana anche moltialtri misteri in cui si sono impantanate la medicina e la bio-logia e contribuisce a spiegare il perch delle tante e dram-matiche mancate promesse.

    La decodificazione della lingua segreta dei geni inizia-ta alla Harvard University, in uno dei laboratori di ricercabiomedica pi grandi e dotati di risorse al mondo. diret-to dallitaliano Pier Paolo Pandolfi. Da l partita la rivolu-zione che ilNew York Timesha definito il Big Bang della vi-ta perch avr sulla medicina lo stesso impatto che sulla-stronomia ebbe la teoria sullorigine delluniverso.

    Le promesseNegli anni Novanta sembrava tutto chiaro, ricorda

    Pandolfi. Il Dna porta le istruzioni per la vita depositatesotto forma di lunghe frasi. Le parole del suo vocabolariosono appena 64, risultanti da tutte le possibili combinazio-ni ternarie di un alfabeto di sole quattro lettere: A, C, G, T.Le 64 parole si traducono in 20 aminoacidi che a loro voltasi attaccano in sequenza a formare le proteine. Sono que-ste limpalcatura (proteine di struttura delle cellule, deimuscoli, eccetera) e il motore (gli enzimi che gestiscono lereazioni chimiche) degli organismi viventi. Le lettere, le pa-role e i significati del codice genetico sono universali, val-gono per tutti gli organismi. Errori in queste parole sonostati considerati finora lunica causa di molte malattie,compreso il cancro. Vado al potere. Vado al podere. Loscambio di una sola lettera, la t con la d, fa assumerenon solo alla parola ma anche alla frase un significato di-verso. Cos basta una sola mutazione (la sostituzione di unadelle quattro lettere dellalfabeto del Dna) perch la paro-la genetica corrisponda a un altro aminoacido, che cam-bia la funzione della proteina. E, se la proteina mutata re-

    gola la moltiplicazione della cellula, il cancro.Scoperto il gene del tumore al.... Sono questi i titoli che

    negli anni 90 rimbalzano sui quotidiani dalle riviste scien-tifiche e promettono una cura per ogni tipo di cancro. Simettono a punto i primi farmaci intelligenti che colpi-scono solo la mutazione, e si ottengono alcune clamorosevittorie ricorda Pandolfi tuttavia le cure si rivelano ef-ficaci per pochi pazienti, quelli col sottotipo di tumore conla mutazione. La maggioranza dei malati sembra avere unDna codificante proteine sano. E allora, da dove viene lamalattia? Non pu che arrivare dal Dna. Ma da dove parte?E in che lingua scritto? Il codice genetico a 64 parole nonha le risposte.

    I misteriLe scoperte della biologia aggiungono altri misteri. Alla

    fine degli anni 90 si sequenzia il genoma umano e quellodi numerose specie viventi e si iniziano a contare i geni. Nel-

    che fanno delluomo lorganismo vivente pi complesso.E pi vulnerabile alle malattie. In quel 98% c la differenzatra noi e le altre specie che popolano il pianeta.

    La comprensione del ruolo di questo genoma oscuroarriva dalle ricerche sul cancro di Pandolfi. La chiave stanella nuova prospettiva in cui si guarda un prodotto delDna sinora considerato un semplice esecutore, lRna. Que-sta molecola da tempo nota per essere il messaggero delDna. Su di esso il gene trasferisce linformazione necessa-ria a costruire la proteina. LRna poi raggiunge le strutturedi produzione della cellula dove materialmente le protei-ne sono assemblate a partire dagli aminoacidi quello chePandolfi ha scoperto che lRna porta altre informazioniindipendenti da quelle che fanno le proteine.

    La scopertaUna parte di Dna oscuro contiene gli pseudogeni

    continua il professore Sinora sono stati considerati

    ARNALDO DAMICO

    LopportunitQuando sapremo parlarela nuova lingua

    avremo unopportunitsenza precedenti per la terapiae la prevenzione delle malattie

    Pier Paolo Pandolfi

    Harvard University, Boston

    LO SCIENZIATOPier Paolo Pandolfi,48 anni, romanoDirige il laboratoriodi geneticadel cancrodella HarvardUniversity

    la sequenza di parolecorrispondenti alla sequenzadi aminoacidi di una proteinada cui dipende la sua funzione vitale

    GeneParte del Dna composta dai geniche danno origine alle proteineOccupa appena il 2 per centodella lunghezza del Dna umano

    Dna codificante la molecola in cui il genetrasferisce linformazioneper fare la proteina e la portaal sistema di assemblaggio

    Rna messaggero il 98 per cento del Dna. Gli Rnadei suoi geni non fanno proteine,fluttuano intorno al Dnaapparentemente senza scopo

    Dna oscuroGli Rna della parte oscura,con una lingua diversa, regolanoil Dna codificante in modopi sofisticato di quello conosciuto

    Il nuovo codice

    INFOGRAFICAPAULASIMONETTI

    I micro-Rnainteragisconotra di loroper precisareil comando

    Cos regolanoprecisamentela funzionedei geni

    Repubblica Nazionale

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    I saporiRitrovati

    TortinoDalla base lessata si cucinain versione dolce (amalgamato

    con cioccolato e uvetta),o salata (legato con uova,formaggio grattugiatoricotta e noce moscata)

    ZuppaDopo lammollo, si insaporiscein un soffritto di verduremiste e poi si copre dacqua

    A piacere, funghi, fagioli,pancetta, olioe crosta di Parmigiano

    PaneProfumato, saporito,ricco di fibre, si impastacon la farina forte (tipo Manitoba)per irrobustire la modestaquota di glutinenecessaria alla lievitazione

    FarrottoQuaranta minuti di cotturaper il risotto di farro, cucinatoper contrasto (con acciugheo frutti di mare) o assecondandola tendenza dolce (con funghi,zucca, carote, topinambur)

    Il cereale anticocome il mondo

    LICIA GRANELLO

    I

    n nomeomen, sostenevano i Romani. Un destino nel nome, ma an-che un biglietto da visita prezioso. Farro come farina, dafero, ver-bo latino per portare, sostenere e quindi nutrire. Duemila anni fa,la gente del Mediterraneo aveva come base della dieta quotidianale antesignane di focaccia (libum) e polenta (puls), impastate conla farina di triticum monococcum, dicoccum e spelta. Allora come

    oggi, seminati tra fine ottobre e inizio novembre. Quando arriv sulle ta-vole dei popoli latini, il farro aveva fatto gi moltissima strada e vissuto pia lungo di qualsiasi altro cereale, se vero che le prime coltivazioni risal-gono al Neolitico (8000 a. C), tra Mesopotamia, Egitto e Palestina. A Roma,da semplice alimento divent simbolo di fecondit grazie alla pratica del-la Confarreatio, in uso tra le famiglie patrizie: lofferta della focaccia nu-ziale richiamava sugli sposi la protezione di Cerere, dea delle messi, por-tatrice di potenza e fertilit.

    Le fortune del farro originario sono durate per il tempo dellagricolturadi sussistenza. Fin dal Medioevo, ladozione di nuove variet, figlie di in-croci pi produttivi (da cui sono nati grano tenero e grano duro) ha cau-sato una riduzione delle coltivazioni, confinate nelle zone agricole mar-ginali, dove la produzione intensiva impossibile. Il farro si adattato, im-parando a non soffrire il freddo e amare i terreni in pendenza, meglio secalcarei, crescendo anche oltre i mille metri. Oltre alle rese b asse, la rac-colta faticosa i chicchi maturi non restano sulla spiga, ma cadono sulterreno e la perdita di sapienza culinaria lo hanno condotto sul bilico

    delloblio alimentare. Ma per fortuna, il tempo del cibo galantuomo. Lanuova attenzione agli equilibri dietetici ha spinto a riscoprire i cereali ne-gletti, primo fra tutti il farro, straordinario a partire dalla pianta, che pro-tegge i chicchi con un guscio robusto, ostico a insetti e parassiti: un atoutfondamentale per la riuscita della produzione biologica e biodinamica.

    Tra i cereali, il meno calorico 335 calorie per cento grammi e quel-lo a pi alto indice di saziet, grazie allo smisurato assorbimento dacquain cottura (quasi tre volte il suo peso). Nei suoi chicchi, abitano generosequantit di nutrienti essenziali: sali minerali (calcio, fosforo, magnesio),vitamine del gruppo B e tante fibre, a patto di sceglierlo nella versione de-corticata, che preserva laglumettaesterna, mentre quel lo perlato del tut-to svestito. Grazie al contenuto di proteine abbondante e ad alto tassodi digeribilit il compagno ideale dei legumi, che contribuiscono conlaminoacido Lisina a equilibrare il pi salubre dei piatti unici. Se vi stuz-zica larcheogastronomia, regalatevi una gita in Franciacorta e din-torni, andando a visitare la cooperativa sociale Antica Terra, a Ci-

    gole, Brescia, che ha recuperato la coltura del monococco. Iconsigli su come cucinare il cereale pi vecchio del mon-do, invece, chiedeteli a Vittorio Fusari, che pochi chi-lometri pi in l dirige le cucina de La Dispensa(Torbiato). La sua zuppetta di monococco al ne-ro di seppia con tartare di gamberi e crema dimozzarella vi illuminer il cammino.

    Farro

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Le prime coltivazioni risalgono addirittura al Neolitico, i Romanilo offrivano a Cerere chiedendo la fecondit per i giovani sposiDimenticato nel Medioevo, stato riscoperto perlabbondantecontenuto di proteine e lalta digeribilit. Che ne fannoil compagno ideale dei legumi nei piatti dautunno

    GrandeDallincrocio traDicoccoeAegilopssquarrosabattezzato col nometedescospelz,linvolucro del seme si ha la farinadel Panpepato

    MedioIlDicocco il picoltivato in Italia,soprattutto al CentroIn Garfagnana,dove viene ancoramacinato a pietra, protetto dallIgpeuropea

    PiccoloVecchio di diecimilaanni, il TriticumMonococcum

    il primo semedi frumento piantatodalluomo. Ha pocoglutine, rese basse,sapore intenso

    Repubblica Nazionale

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    LA RICETTA

    Rombo al vaporecon farro in pi consistenzeIngredienti per 4 persone

    La cialda:setacciare e frullare100 gr. di farro bollito condito con sale e pepe

    Stendere il composto tra due fogli di carta da forno unti

    con extravergine, tirarlo sottile con il mattarel lo e infornarea 140 fino a che non risulta croccante

    Il gelato:frullare 150 gr. di farro con burro e timo, setacciare

    e mettere in gelatiera

    Il pur:frullare il restante farro, setacciare, condire con extravergine, sale,

    pepe e tenere in caldo. Saltare gli spinaci in padella con un filo dolio,

    uno spicchio daglio e tenere in caldo

    La salsa di salicornia:tritare lo scalogno, insaporire con poco olio, aggiungere la salicornia

    tagliata a pezzi, coprire con il fumetto di rombo e cuocere un quarto

    dora Frullare, setacciare e tenere in caldo.Cuocere il rombo a vapore

    Presentazione:

    Velare con la salsa di salicornia il fondo del piatto, su cui appoggiareil pur di farro e poi il rombo. Guarnire con gli spinaci,

    la cialda e il gelato

    InsalataCottura lunga, saporee consistenza originaliper il cereale bollito che sostituisceil riso come base perpotpourri golosi:dadini di verdure, uova, formaggi(la foto tratta dal libro

    Cucina Mediterranea,Edizioni White Star, a curadi Academia Barilla)

    600 gr. di rombo chiodato

    600 gr. di farro della Garfagnana

    bollito in un fumetto di rombo

    50 gr. di spinaci puliti

    1 scalogno

    1 rametto di timo

    50 gr. di burro

    1 spicchio daglio

    2 dl di fumetto di rombo

    Olio extravergine di oliva

    sale pepe q. b.

    Igles Corelli uno dei pi bravie didattici cuochiitaliani. Dopo una lungaesperienza a Ostellato,sul delta del Po,da pochi mesi dirigele cucine di Atman,a Pescia, confinetra Lucchesiae campagna pistoiese,dove interpretacon sapienzae creativit i miglioriprodotti dellAppenninotoscano. Ha preparatoquesta ricettaper i lettoridiRepubblica

    MAURIZIO MAGGIANI

    Sulla strada

    Garfagnana a passo duomo,un viaggio nellaltrove

    S

    Gli indirizzi

    DOVE DORMIRE

    PALAZZO TUCCIVia Battisti 13LuccaTel. 0583-464279Doppia 150 euro con colazione

    HOTEL IL CIOCCOVia del Ciocco 2Castelvecchio Pascoli-BargaTel. 0583-766365Doppia 115 euro con colazione

    ALBERGO LA LANTERNALocalit Le Monache 300Castelnuovo GarfagnanaTel. 0583-639364Doppia 90 euro con colazione

    DOVE MANGIARE

    IL VECCHIO MULINOVia Vittorio Emanuele 12Castelnuovo GarfagnanaTel. 0583-62192Chiuso luned, men 20 euro

    LALTANAVia di Mezzo 1BargaTel. 0583-723192Chiuso merc., men 25 euro

    IL MECENATEVia della Chiesa 707LuccaTel. 0583-512617Chiuso luned, men 30 euro

    DOVE COMPRARE

    ANTICA BOTTEGADI PROSPERO

    Via Santa Lucia 13LuccaTel. 0583-496234

    ANTICO PANIFICIODELLANGELA

    Via Garibaldi 12Castenuovo GarfagnanaTel. 0583-62656

    AGRITURISMO PALLUNGA(con camere)Localit Pallunga di SopraSan Romano in GarfagnanaTel. 328-9264045

    e davverovolete andarci in Garfagnana, se avete linten-zione di un viaggio e non di una gita, arrivateci per le stra-de alte, quelle tracciate dai romani e dai longobardi,quelle che seguono landamento dellAppennino e del-lApua Alpe con il passo degli uomini. Volete arrivare aun antipodo della contemporaneit, fatelo dandovi unosguardo adatto. Passo del Vestito e passo del Cipollaio,dalla Versilia, dalla Via del console Aurelio. Passo deiCarpinelli, passo della Pradarena, salendo dalle vie pa-dane che si dipartono da quella del console Emilio. Fa-

    telo con laccortezza di una moderata velo-cit di pensiero, perch le gole che vi si para-no davanti sono precipizi in cui sono rovi-nati molti sguardi stranieri. Se nelle vostre

    disponibilit, andateci a bordo di un elefante:lo fece Annibale e si procur, unico tra i passanti

    in armi, lamicizia e lalleanza dei garfagnini.E considerate la morbida complessit della valle del

    Serchio nel giro dorizzonte di San Pellegrino in Alpe, dadove il santo barbaro credette di indovinare Gerusa-

    lemme e fu preso a schiaffi dal diavolo; considerate lir-suta Garfagnana dal balcone della fortezza delle Verru-cole, da dove il governatore Ariosto smaniava nella de-primente digestione del suo castigo di cortigiano, e in-tanto andava cercando tra i banditi che depredavano isuoi vitalizi chi gli leggesse qualche paginetta dellOr-lando. Ascendete al sacro pastorale di Campo Catino,buttatevi su un masso candido di marmo, strizzate gliocchi e fatevi confondere dal sole che stride dalle lamedella Roccandagia, prendete atto che siete nellaltrove.E allora imparate un po della lingua di l e chiedete a llaLuciana di Treppignana se per favore vi da una tazza dizuppa, o allOlinto della Gragnanella se potesse per ca-so favorirvi di un piatto di ossetti di maiale con la polen-ta di neccio. Se siete fortunati, e di metabolismo adatta-bile, potete allora capire lintimit delirante di un poetae la misterica veggenza di un santo che si sono nutriti diquelluniverso e di quel farro e di quel suino e l si sonopersi per sempre.

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    ILLUSTRAZIONEDICARLOS

    TANGA

    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 16 OTTOBRE 2011

    Ci sono voluti quarantanni, quattrofilm di successo, due maternite altrettanti matrimoni per usciredallombra paterna e diventare

    semplicemente se stessa: vero,ho vissuto buona partedella mia vitain una prigione doratarisponde la registaMa oggi sono fiera

    di far parte di una grandefamiglia circense. Nella qualefaccio un numero che tuttiriconoscono come solo mio

    PARIGI

    L

    ha fatta esordire neo-nata nel battesimo delPadrino. Lha portatacon s, a sedici anni, a

    Cuba da Fidel Castro. Le ha finanziatoi suoi film, quattro in dodici anni e tut-ti di successo. Quanto pu essere lun-ga per una figlia lombra di un padrecome Francis Ford Coppola? Forse so-lo adesso che ne uscita Sofia Coppo-la lo pu dire. A quarantanni compiu-ti a maggio, reduce dal matrimonio aBernalda, nella Basilicata del bisnon-no, con il leader dei Phoenix ThomasMars padre delle sue due figlieRomy e Cosima si finalmente re-galata quella libert cui ha brindato lostesso padre battezzando Sofia unapartita del suo champagne california-no con queste parole: Giovane in ri-volta giunta a maturit.

    E dunque cn cn, Sofia. Lei ascoltalimpietoso riassunto sorseggiandoCoca Cola, lespressione concentratadi sfinge intellettuale, nella suite rega-le di uno dei tanti hotel esclusivi dellasua vita e del suo cinema, con la sicu-rezza semplice di chi cresciuta nellabambagia di Hollywood: vero, la

    mia infanzia lho trascorsa con mio pa-dre tra i privilegi del jet-set e sotto i ri-flettori del cinema. Come la mia amicae attrice Kirsten Dunst. I se t sono stati inostri primi e unici giocattoli: ma an-che i nostri prematuri richiami al futu-ro. Nell89 lei, a sette anni, esordiva sulgrande schermo inNew York Stories,nellepisodio di Woody Allen, Edipo

    relitto; io, che di anni ne avevo diciot-to, proprio perNew York Storiesinsie-me a mio padre scrissi la sceneggiatu-ra del suo episodio, La vita senza Zoe.Destini di star bambine: due vite dora-te ma gi prigioniere. Io mi ci ero abi-tuata, dai tempi delle riprese di Apo-calypse Now, quando a sei anni avevoseguito la famiglia nelle Filippine, fre-quentando l il primo anno di scuola.

    Da bambina ha assorbito il cinema,ma lha anche suggerito: S, le miegiornate allo Sherry Netherland, al-bergo tra i pi lussuosi di New York, do-ve ho abitato a lungo, furono poi rein-ventate da mio padre in quel suo epi-sodio diNew York Stories: la Midtownvi osservata con gli occhi duna bam-bina immersa in un mondo incantatograzie al padre famoso. Pare gi il sog-getto diSomewhere, il suo Leone dorodellanno scorso a Venezia: il genitore,colosso annoiato dello star system, e labambina che lo risveglia con limpa-zienza di vivere: un film che non acaso ho girato dopo esser diventatamamma. Le figlie mi hanno mutato ilmodo di percepire lesistenza: mi han-no ribaltato le prospettive, le priorit,influenzato i punti di vista. Un figlio ticambia davvero la vita. Rallenta di col-po la corsa quotidiana: cammini in unparco con quellesserino che trotterel-

    la sotto di te e ti ci vuole mezzora perraccogliere una foglia. Mai, prima,avevi trascorso tanto tempo a osserva-re una foglia, farla tua. un riappro-priarsi della vita, la riconquista dellosguardo, di cui i bambini ci sono mae-stri. Somewhere il ritratto duna starinternazionale, lost in business, di col-po a tu per tu con la paternit: lei e suopadre o lei e le sue figlie? I rapporti conmio padre e mia madre sono assai di-versi da quelli del protagonista con lasua bambina. Ma mettiamola cos: gi-rare quel film mi ha portato a guardarein modo nuovo i miei genitori, il miocompagno e anche le mie figlie.

    Le protagoniste del suo cinema vi-vono tutte in un tempo sospeso, trauninfanzia non ancora o non del tut-to alle spalle e, dietro langolo, linco-gnita adulta, che inMarie-Antoinetteenello splendido Giardino delle verginisuicideverr appena assaporata. Finoa non troppe stagioni fa, quel limbo fa-

    tato stato il suo universo esistenziale,vero? La regista increspa in un sorrisole labbra tumide da eterna collegiale:Dal pressbook di Marie-Antoinette,cinque anni fa, ho fatto togliere una

    domanda che mi rivolse mia madre:Non trovi una correlazione tra il sog-getto del film e la tua vita privata, il pri-vilegio daver vissuto come una princi-pessa sotto lala di tuo padre?. Ri-spondevo di non aver voluto tracciareespliciti paralleli con la vita di Marie-

    Antoinette, enfant gtenella quale miriconoscevo anche in quanto, fin dabambina, stava subendo quella stessaforma dapprensione sorda, quellapressione palpabile nello sguardo del-lentourage familiare, nellaspettativaduna affermazione senza appello.

    Va bene, riproviamoci. Detrattorimaligni e cinefili devoti concordanonel ricondurre il suo cinema a una for-mula fissa. Ecco la ricetta: prendereuna ragazza, preferibilmente bella,bionda, solitaria, tagliarla a fettine sot-tili dentro una famiglia inadeguata(Vergini suicide) o oppressiva (Marie-

    Antoinette) o assente (Lost in Transla-tion) o arresa (Somewhere), introdurreuna figura paterna in jet-lag esisten-ziale, cuocere a fuoco lento in ambien-

    te chiuso, popolato di estranei, megliose ostili, far croccare con una spalma-ta di rock Doc e servire riscaldato. Ra-diografia troppo tagliente? Sonodaccordo sullingrediente colonnasonora. Chi ha da ridire sul duo elet-tronico Air dei miei primi tre film o su

    My Bloody Valentinee Death in Vegasin Lost in Translation? Si dir che iPhoenix sono un po ovunque, ma dalle Vergini suicideche frequento illoro cantante, ora diventato mio mari-to....

    Il milieu rock/cinema indipenden-te (ribadito dal primo matrimonio conSpike Jonze, finito nel 2003, e dal suc-cessivo flirt con Quentin Tarantino) hafatto della Coppola unicona della cul-tura pop e delleclettismo musicalespinto fino alla recente regia dellaMa-non Lescaut con Roberto Alagna al-lOpra di Montpellier: La voglia didarmi al cinema m venuta abbando-nandomi al sogno di personaggi ro-mantici e fiammeggianti mentreascoltavo Purple Rain di Prince. Nonimmaginavo ancora che un giorno misarei trovata davanti a una delle cine-prese che mio padre aveva regalato ame e ai miei fratelli ancora bambini.Poi, una volta su questa strada, ho pre-muto a fondo, con determinazione,seguendo puntigliosamente desideri

    e sogni di grandezza. Ad esempio ot-tenendo di girareMarie-Antoinetteneisaloni di Versailles: Volevo aprire ognimattina gli occhi sulle fughe di stanzesontuose che si offrivano due secoli faalla giovane regina. Ma il Settecentolho rifatto di mio gusto, con fruscii dimodelle, pettinature punk, broccatida favola, in sintonia perfetta con la co-stumista Milena Canonero. Per inten-derci sui colori, evocavamo sughi perla pasta o nostri sorbetti preferiti: ci sicapiva al volo.

    Sofia Coppola pop non solo nellamusica ma anche nella moda, dove siesprime forse ancor pi liberamenteche nel cinema: Mi sono formata alCalifornia Insti tute of the Arts e ho fat-to la gavetta per due anni a Parigi daKarl Lagerfeld, dedicandomi nellostesso tempo a foto per Vogue, Inter-view,Allure, con mostre in Giappone,dove ora si vende in esclusiva la mia li-nea dabbigliamento Milk Fed. I miei

    primi passi sono nella moda: creata,interpretata e ritratta. Sono stata testi-monial del profumo di Marc Jacobs, hofirmato una nuova linea con Kim Gor-don e girato spot per Miss Dior Chrie.

    La scorsa primavera ho infranto la li-nea classica Louis Vuitton, per lancia-re una borsa con le mie iniziali. statocome lavverarsi dun sogno dinfan-zia, lamiaborsa come lho sempre im-maginata. Ed ecco di nuovo la bambi-na viziata da un pap onnipotente.Qual linsegnamento pi importan-te ricevuto da suo padre? Lentusia-smo per il proprio mestiere: anche per-ch mi ha fatto crescere con lidea cheil cinema non solo un mestiere ma unmodo di esprimere se stessi. Per que-sto ho fatta mia la sua regola doro: me-glio un piccolo budget che ti lascia li-bera di realizzare quel che senti piut-tosto che una pioggia milionaria che tiseppellisce sotto mille condiziona-menti e compromessi e ti toglie lulti-ma parola. Si chiude cos una staffet-ta circolare, con passaggio di testimo-ne. Una volta si diceva: Sofia Coppola,la figlia del regista del Padrino. Oggi,sempre pi: Francis Ford Coppola, ilpadre di Sofia. Non esageriamo! Tralaltro, non sono lunica della dinastia.C mio fratello Roman, lui pure regi-sta. Mia zia lattrice Talia Shire. E hotre cugini attori, Jason Schwartzman,Robert Carmine e Nicolas Cage, chetrovo formidabile: vorrei girare il mioprossimo film con lui. Pi che fig li e cu-gini darte, ci sentiamo una carovana

    di circo, ognuno con le sue speciali t, isuoi numeri. Tutti in azione sulla stes-sa pista, a tramandare larte di padri eantenati. Sono fiera, oggi, di farne par-te: con le mie iniziali su una borsa, ilmio nome per esteso nei titoli di testa eun numero che tutti possono ricono-scere come mio.

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    LincontroFiglie di pap

    FOTOPHOTOMOVIE

    Fin da bambinaho subtounoppressione sorda

    ma palpabile:era laspettativa

    del successosenza appello

    Sofia Coppola

    MARIO SERENELLINI