vivilcinema 3-13 con cannes layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che...

11
Bimestrale d’informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essai numero 3 2013 ANNO XIII - NUOVA SERIE - N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2013 - Euro 3,00 - SPED. ABBONAMENTO POSTALE 70% - FILIALE DI ROMA La grande bellezza di Paolo Sorrentino anteprime in noir Cha cha cha di Marco Risi Il pasticciere di Corrado Sardiello Speciale Cannes pag. 8 interviste Olga Kurylenko Romain Duris Davide Manuli James Marsh Mira Nair Calin Peter Netzer Speciale Cannes Tutti i film Bruni Tedeschi, Coen, Farhadi, Gray, Jia Zhangke, Luhrmann, Ozon, Payne, Piazza & Grassadonia, Trinca, Winding Refn Scegli il film d’essai ed il film d’essai italiano che hai amato di più

Upload: others

Post on 14-Aug-2020

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

Bimestrale d’informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essai

numero32013

ANN

O X

III -

N

UO

VA S

ERIE

- N

.3 -

MAG

GIO

/GIU

GN

O 2

013

- Eu

ro

3,00

- S

PED

. ABB

ON

AMEN

TO P

OST

ALE

70%

-

FIL

IALE

DI R

OM

A

La grandebellezza

di Paolo Sorrentino

anteprime in noir

Cha cha cha di Marco Risi

Il pasticciere di Corrado Sardiello

Speciale Cannes

pag. 8interviste

Olga KurylenkoRomain DurisDavide ManuliJames MarshMira NairCalin Peter Netzer

Speciale Cannes

Tutti i filmBruni Tedeschi, Coen,

Farhadi, Gray, Jia Zhangke, Luhrmann, Ozon, Payne,

Piazza & Grassadonia, Trinca, Winding Refn

Scegli il film d’essai ed il film d’essai italianoche hai amato di più

Page 2: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

e d i t o r i a l e

VIVILCINEMABimestrale d’informazione

cinematografica fondato da Claudio Zanchi

n°3/2013 nuova serieMaggio/Giugno 2013

Direttore responsabile: Mario Mazzetti

n . 3 / 2 0 1 3

La svolta possibileIl buon esito della Festa del Cinema e il dibattito primae durante il festival di Cannes sui temi d’attualità: un buon auspicio per la ripresa del settore

• • • Cannes rappresenta un osservatorio privilegiato dello stato di salutedel cinema d’autore e le notizie sono confortanti, vista la qualità complessiva dellaselezione del festival; ma è fondamentale anche per tastare il polso all’industriacinematografica, per un confronto sano e costruttivo all’interno di alleanze europee comela Cicae (la confederazione internazionale dei cinema d’essai, con sede a Parigi, di cui laFice è socio fondatore e che organizza il Corso di formazione per esercenti sull’isola di SanServolo, in laguna, durante la Mostra di Venezia) e l’Unic (l’unione internazionale deicinema, con sede a Bruxelles e che ha confermato tra i vicepresidenti il nostro direttore). Ilprimo organismo ha una vocazione più manifestamente culturale ma sono molti i punti dicontatto tra le due associazioni. Ad esempio, entrambe hanno appoggiato la confermadell’eccezione culturale per il cinema e l’audiovisivo, pericolosamente messa in discussionealla vigilia della riapertura dei negoziati per il libero commercio tra Europa e Usa, primadel via libera del Parlamento Europeo lo scorso 23 maggio: cosa sarebbe del cinemaeuropeo senza i meccanismi di incentivazione e di sostegno, nazionali e comunitari, per lasua diffusione e promozione dentro e fuori i confini nazionali? Dopo gli appelli firmati dainostri maggiori autori e l’appoggio espresso da altri stati membri, prima tra tutti laFrancia, l’Italia ha atteso l’insediamento del nuovo governo e l’argomento è statocondiviso a Cannes dal neoministro per i beni e le attività culturali, Maurizio Bray.Appoggio che auspichiamo arrivi anche per la conferma nel prossimo triennio degliincentivi fiscali per il cinema, sale incluse: non contributi diretti ma crediti d’imposta per gliinvestimenti delle imprese, sia del settore che ad esso esterne, per rinforzare attività chelanguono in tempi di magra. Questo e altri argomenti hanno costituito oggetto di unappello al nuovo governo, sottoscritto con rara unità d’intenti da tutte le associazioni delcinema: si chiede una politica gestionale e di coordinamento attiva, lungimirante e nonfatta solo di tagli da arginare o di proroghe da concedere. Uno dei punti più delicati è ilcompletamento della digitalizzazione dei cinema, mentre il tempo scorre e molte saletradizionali potrebbero trovarsi senza più pellicola dai primi del 2014: aiuti dalle regioni edalle municipalità, al fianco di un coordinamento ministeriale, sono essenziali ma ilprocesso è ancora lungi dal compiersi, nonostante la concertazione promossa dalleassociazioni di categoria anche nei confronti del sistema bancario e con l’ausilio delministero dello sviluppo economico.

Tanti temi di attualità ma anche la confortante riuscita della Festa del Cinema, che tutte lecomponenti del settore hanno organizzato dal 9 al 16 maggio, valido esempio di come ilrilancio della sala come il posto ideale per la condivisione della magia del cinema, a prezziaccessibili, produca l’interesse di ogni fascia di pubblico, giovani in testa – la promozione hafatto leva essenzialmente su Internet e sui social network, con l’auspicio che la Festa abbiapresto un seguito. All’insegna della fattività e della fiducia nella ripresa, proprio come l’esta-te di buon cinema anche d’essai (a cominciare dal magnifico sguardo sulla Città Eterna fir-mato da Paolo Sorrentino) che sta per arrivare nelle nostre sale: non solo film da grandepubblico ma anche documentari, opere indipendenti che troverete recensite numerose nel-le pagine di questo numero, cui la Fice assicura il massimo sostegno; peccato che il film diSorrentino sia uscito in alcune città solo nei multiplex, vanificando anni di programmazio-ne e promozione del suo cinema nelle sale d’essai...

Ai nostri lettori gli auguri di un’estate serena e l’appuntamento con le cronache venezianeai primi di settembre!

MARIO LORINI

presidente FICE

Cover story24 La grande bellezza

di Paolo Sorrentino(Marco Spagnoli)In copertina: Toni Servillo

Speciale Cannes 2013 10 Il festival (Mario Mazzetti)

Le interviste6 Jasmine Trinca (Franco Montini)

11 Jia Zhangke (Giovanni Ottone)12 Nicolas Winding Refn (Anna M. Pasetti)13 Fratelli Coen (Federico Pontiggia)14 François Ozon (Cristiana Paternò)15 Asghar Farhadi (Anna Maria Pasetti)17 Alexander Payne (Federico Pontiggia)18 James Gray (Anna Maria Pasetti)19 Valeria Bruni Tedeschi (Cristiana Paternò)20 Baz Luhrman (Federico Pontiggia)21 Piazza & Grassadonia (Barbara Corsi)21 Cannes Classics (Umberto Ferrari)

Interviste22 Mira Nair (Federico Pontiggia)

23 Davide Manuli (Davide Zanza)

26 Marco Risi (Marco Spagnoli)

27 Luigi Sardiello (Franco Montini)

28 Calin Peter Netzer (Cristiana Paternò)

29 Romain Duris (Anna Maria Pasetti)

30 Olga Kurylenko (Anna Maria Pasetti)

30 James Marsh (Anna Maria Pasetti)

Rubriche4 Notizie - David di Donatello 2013

41 Polvere di Stelle (Giovanni M. Rossi)

42 Mondo d’essai (Marta Proietti)

43 Detour (Umberto Ferrari)

44 Cult dvd (Gabriele Spila)

45 Cinema di carta (Chiara Barbo)

45 Docuclub (Maurizio Di Rienzo)

46 Colonna sonora (Mario Mazzetti)

Schede critiche34 ARRUGAS - RUGHE28 IL CASO KERENES34 DUE GIORNI A NEW YORK37 ESTERNO SERA36 FEDELE ALLA LINEA 32 IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE32 LA GRANDE BELLEZZA39 IL GRANDE GATSBY33 HOLY MOTORS38 IN ANOTHER COUNTRY34 INFANZIA CLANDESTINA35 LA LEGGENDA DI KASPAR HAUSER37 NOI NON SIAMO COME JAMES BOND36 PASSIONI E DESIDERI 35 PAULETTE39 QUANDO MENO TE LO ASPETTI35 LA QUINTA STAGIONE38 UNA RAGAZZA A LAS VEGAS 31 SHADOW DANCER36 SLOW FOOD STORY33 SOLO DIO PERDONA39 TI HO CERCATA IN TUTTI I NECROLOGI41 TO BE OR NOT TO BE30 TO THE WONDER37 TRA CINQUE MINUTI IN SCENA29 TUTTI PAZZI PER ROSE

da pagina 10 a 21 TUTTI I FILM DI CANNES

Vota il film d’essai dell’anno a pag. 8

Bimestrale d’informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essai

numero32013

ANN

O X

III -

NU

OVA

SER

IE -

N.3

- M

AGG

IO/G

IUG

NO

201

3 -

Euro

3,0

0 -

SPED

. ABB

ON

AMEN

TO P

OST

ALE

70%

- F

ILIA

LE D

I RO

MA

La grandebellezza

di Paolo Sorrentino

anteprime in noir

Cha cha cha

di Marco Risi

Il pasticciere

di Corrado Sardiello

Speciale Cannes

pag. 8

interviste

Olga Kurylenko

Romain Duris

Davide Manuli

James Marsh

Mira NairCalin Peter Netzer

Speciale Cannes

Tutti i film

Bruni Tedeschi, Coen,

Farhadi, Gray, Jia Zhangke,

Luhrmann, Ozon, Payne,

Piazza & Grassadonia,

Trinca, Winding Refn

Scegli il film d’essai ed

il film d’essai italiano

che hai amato di più

Hanno collaborato a questo numero: Silvia Angrisani, Chiara Barbo, DomenicoBarone, Barbara Corsi, Maurizio Di Rienzo, Umberto Ferrari, Mario Lorini, Thomas Martinelli,Mario Mazzetti, Franco Montini, Giovanni Ottone, Anna Maria Pasetti, Cristiana Paternò,Marcella Peruggini, Federico Pontiggia, Marta Proietti, Giovanni Maria Rossi, MarcoSpagnoli, Gabriele Spila, Davide Zanza ...Segreteria per l’editore: Stefania Trenca...Progetto grafico: Geppy Sferra ...Editore per conto della Fice: SpettacoloService srl, via di Villa Patrizi 10, 00161 Roma, tel. 06/884.731 - Rivista fondata dallaCoop. L’Atelier di Firenze, pubblicata dalla Fice: via di Villa Patrizi 10, 00161Roma, tel. 06/884.731, fax 06/440.42.55 ...Impagin. e stampa: Inprinting

srl, Via Dalbono 35, Roma ...Abbonamento annuo: euro 15,00 sul C.C.Postale n° 61358016 intestato a Spettacolo Service srl, Via di Villa Patrizi 10, 00161Roma - Numeri arretrati euro 3,50 ...Concess.ria esclusiva per la pubblicità:A.P.S. ADVERTISING srl - Via Tor de' Schiavi, 355 - 00177 Roma - Tel.06.89015166 - 06.89015167 - www.apsadvertising.it, [email protected]. Trib. di Roma n. 382 dell’ 11/9/2000 (già Trib Firenze n. 3642 del17/12/1987) Sped. Abb. postale 70% Chiuso in redazione il 24/5/2013 - stampato per conto della Inprinting srl presso lo stabilimento “Grafiche PFG” Spa

e-mail: [email protected] ...web: www.fice.it www.facebook.com/Vivilcinema

Page 3: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

Cannes Classics

SALVO di Fabio Grassadonia & Antonio PiazzaÈ italiana l’apertura dellaSemaine 2013. Onori aparte, l’esordio del duo

palermitano (ben fotografato da Daniele Ciprì)è un’ambiziosa metafora esistenziale su unsicario e una giovane cieca. Narrato secondo ilregistro del realismo magico, tiene nella primametà per poi scivolare in un ibrido di generi,variando dal mafia-movie al dramma, dalwestern alla fantascienza fino al romance.Vincitore del Grand Prix della sezione. (A.M.P.)

SUZANNE di Katell Quillévéré Racconto di formazione introspettivo eminimalista, costruitosull’imprevedibilità del destino e sullaforza pulsante dell’esistenza. Attraversoil ritratto di una giovane (SaraForestier) che passa dal lutto allapassione amorosa alle gioie dellamaternità, l’autrice mette a fuoco laribellione al caos, il distacco dolorosodagli affetti con uno sguardo asciutto,con la malinconia dell’omonimobrano di Leonard Cohen. (D.B.)

3x3D di Autori VariJean-Luc Godard e PeterGreenaway in 3D: qualcosada segnare nella Storia delcinema. Con loro ilportoghese Edgar Pera,portabandiera del progettocommissionato dalla Città di

Guimaraes, capitale europea della cultura 2012. Tre episodiautonomi che riflettono sulle potenzialità espressivo/narrative del3D partendo dal pretesto di raccontare la città portoghese.Magnifici Godard e Greenaway, visionari e prevedibilmente fuoridagli schemi, più scontato il local Pera. (A.M.P.)

Piazza & Grassadoniai n t e r v i s t a

La redenzione possibile

Tutto cominciò da quiPer “Cannes Classics” molti film italiani, tra cui uninedito “L’ultimo imperatore” in 3D e “La grandeabbuffata”. Ospite d’onore Kim Novak

••• Nel 2004 è nata la sezione Cannes Classics, sull’ondadel rinato interesse per il cinema del passato, portato dall’eradigitale e del dvd sia presso il pubblico che si è riscopertocurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investirein restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,attratte da un nuovo mercato. La storia del cinema è così uscitadai circuiti specialistici per pochi intenditori ed è rientrata dallaporta principale, grazie al maggiore festival internazionale.Affacciatasi dapprima timidamente nel programma, con piccoliomaggi, Cannes Classics è poi cresciuta di edizione in edizione,fino a raggiungere le dimensioni ragguardevoli di una sezionedi tutto rispetto, sia per il numero di film e documentipresentati, sia per la capacità di creare appeal nei media,organizzando eventi e ospitando star e cineasti. Questa decimaedizione, subito dopo la Francia, padrona di casa, ha vistoprotagonista l’Italia, non solo come provenienza delle pellicolema anche perché diverse di queste sono state restaurate nelnostro paese da società all’avanguardia come L’immagineritrovata di Bologna, recentemente premiata a Londra comemiglior laboratorio dell’anno. La sorpresa maggiore è arrivatacon L’ultimo imperatore, presentato in una nuova versione in3D, supervisionata da Bertolucci e dal direttore della fotografiaVittorio Storaro. Martin Scorsese ha promosso il ritorno delLucky Luciano di Rosi; riproposti anche Il deserto dei tartaridi Zurlini, Gruppo di famiglia in un interno di Visconti e Lagrande abbuffata di Ferreri, che esattamente quarant’anni fapartiva dalla Croisette per un inarrestabile successo in tutto ilmondo, fra non poche contestazioni ma con il premio dellacritica sotto il braccio. Il plotone transalpino, quanto maivariegato, comprendeva La bella e la bestia di Cocteau,Hiroshima mon amour di Resnais, Les parapluies deCherbourg di Demy, Delitto in pieno sole di Clément. Gliamericani hanno invece puntato sul sicuro, con kolossal comeCleopatra di Mankiewicz e cult movie come La donna chevisse due volte di Hitchcock, la cui protagonista Kim Novak hapresenziato come ospite d’onore.

• UMBERTO FERRARI

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 3 21

La redenzione possibileUn regolamento di conti mafioso prende vie impensategrazie all’incontro con la sorella non vedente della vittimapredestinata: è “Salvo”, film italiano che ha aperto (e vinto)il concorso della Settimana della Critica

••• lUnico film italiano selezionato nella Semaine de la Critique, doveha vinto il Grand Prix e il Prix Révélation, Salvo è anche il debutto come registidei palermitani Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, sceneggiatori e sviluppatoridi sceneggiature per alcune importanti case di produzione. Coerentemente conquesta loro specializzazione, gli autori hanno a lungo lavorato sullasceneggiatura e sperimentato stili su formati alternativi prima di arrivare allungometraggio: una cura nella preparazione del progetto positivamenteinsolita nel cinema italiano. Dalla sceneggiatura originale, menzione speciale alPremio Solinas 2008, è stato tratto in primo luogo un cortometraggio premiatoin vari festival, Rita, attraverso il quale gli autori hanno potuto “riflettere sullacondizione della cecità ed entrare nella percezione di una persona non vedente”,come racconta Antonio Piazza. La protagonista di Salvo è infatti una ragazzanon vedente, Rita, sorella di un uomo destinato a subire un regolamento diconti. Il killer incaricato di ucciderlo è Salvo, un uomo spietato e solitario, che siapposta nella casa dei due fratelli per attendere la vittima. Il drammaticoincontro con Rita provoca invece un evento straordinario, che cambierà il corsodelle cose: la ragazza recupera improvvisamente la vista.I temi della cecità e della criminalità si incrociano nel film di Piazza e Grassadoniaper i ricordi degli autori durante la loro giovinezza a Palermo. “Siamo cresciutinegli anni Ottanta”, spiega Piazza, “quando si diceva che Palermo era comeBeirut per la ferocia della guerra di mafia. La sensazione che entrambiprovavamo in quel periodo era stata di fingere di vivere in una città normale, diessere ciechi e ‘non vedere’. Abbiamo così immaginato l’incontro fra una cecità‘fisica’ e una cecità ‘morale’, dal quale potesse scaturire una possibilità diredenzione e salvezza per entrambi i protagonisti”. Rita è Sara Serraiocco,esordiente; Salvo è l’attore palestinese Saleh Bakri, scelto perché capace ditrasmettere con i silenzi un’umanità tormentata e profonda. Ispirazionedichiarata per il personaggio di Salvo è l’Alain Delon de Le samourai di JeanPierre Melville (Frank Costello faccia d’angelo), e il noir francese è il punto diriferimento di uno stile che tenta di giocare con molti generi cinematografici, dalnoir al western (con i desolati paesaggi dell’entroterra siciliano) alla commedianera, con la coppia grottesca interpretata da Luigi Lo Cascio e Giuditta Perriera.

• BARBARA CORSI

Page 4: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

••• Dopo aver viaggiato per 47nazioni in 100 festival (ed essere uscito in 5paesi esteri), esce nelle sale italiane Laleggenda di Kaspar Hauser del registamilanese Davide Manuli. Un film capace dispiazzare lo spettatore portandolo a contattovisivo e sonoro con il presente di un cinema“che ancora non esiste”.Come è nata l’idea di raccontare unpersonaggio enigmatico come KasparHauser?La leggenda di Kaspar Hauser è ilprolungamento del mio precedente Beket,che è tornato in sala il 17 maggio con unadistribuzione indipendente. Volevocontinuare a raccontare del vuoto. Primadell’apparizione di Kaspar Hauser nessunosapeva nulla di lui. Kaspar diventa lametafora degli anni che stiamo vivendo –anni nei quali siamo bombardati dainformazioni, immersi in un mondocapitalistico e consumistico. Nei tre anni divita dal giorno del ritrovamento, KasparHauser viene massacrato d’informazioni.Nessuno lo ascolta. L’aggressione che èavvenuta nei suoi confronti nel nomedell’educazione, in nome della cultura che eramolto forte a fine ‘800, è la stessa che viviamonoi oggi.Il tuo film sembra sfuggire a qualsiasiclassificazione.Il film è concepito come un’esperienzasensoriale nel presente. Non c’è un prima eun dopo. Se leggi la sinossi e poi vai a vedereil film ti accorgi che è tutt’altra cosa. Il miointento era quello di restituire dignità, onore,rispetto e giustizia a questo personaggioperché egli vive nel presente. Lo spettatoreavrà due reazioni: o si abbandona e accetta difare questa esperienza o lotta con tutto sestesso per cercare di capirlo e nel capirloabbandona il film. Il mio è un film d’arte, un

prolungamento di Beket più incisivo edestremo.Come hai trovato l’attrice (una donna!)che interpreta Kaspar Hauser e come hailavorato con Vincent Gallo?Sono stato molto fortunato a trovare SilviaCalderoni per il ruolo di Kaspar. Silvia è unabellissima ragazza con un fisico da ragazzo, èassolutamente androgina. Nelle tradizioni ditutte le religioni, l’essere perfetto è lacombinazione e unione tra femminile emaschile. Per quanto riguarda Gallo, sonoentrato in contatto con lui quando stavoscrivendo il film. Nei tre anni di lavoroabbiamo avuto molte difficoltà: era sottocontratto ma non riuscivo a fare il film; i fondinon arrivavano e quando sono arrivati nonerano sufficienti. Vincent è un fuoriclasse, unmostro sacro che ha messo a disposizione ilsuo talento al fine di migliorare l’opera.Fabrizio Gifuni, che interpreta il ruolodel prete, rispetto agli altri personaggi“straparla”. I suoi monologhi sono staticostruiti grazie all’apporto di GiuseppeGenna.Il prete è il personaggio che porta avanti inmodo antico tutto il racconto: parla tanto, cifa sapere a che punto siamo; parla tanto datrasformare le parole in silenzio. GiuseppeGenna, che ho conosciutoattraverso Fabrizio, è uno scrittoredi grande spessore (consiglio a tuttidi leggere Dies irae, di farsiannichilire da questa lettura che tirende dipendente). Di solito scrivo ilfilm da solo ma con Giuseppe èstato diverso, perché ha un tipo discrittura che si avvicina alla mia.Altri due elementi concorronoalla forza del tuo film: la musicae la Sardegna.L’elettronica di Vitalic è

protagonista assoluta nella creazione diun’opera sensoriale. Quando partono lemusiche del film, che al mix abbiamo alzatoal massimo del volume, lo spettatore entra inuno stato d’ipnosi annullando il suopensiero. La musica in questo modo ti vieneaddosso, trasformata in vibrazioni. Perquanto riguarda la Sardegna, l’isola offreuna vasta gamma di luoghi: trovi di tutto,dal bosco alla foresta, dalla montagna alladuna arrivando alla città. Ho cercato così ditrasformarla.Ci puoi parlare del tuo nuovo progettocon Abel Ferrara?Avrei dovuto girare quest’anno ma si farànel 2014. Abel in questo momento èimpegnato su più fronti: il film su DominiqueStrauss-Kahn che ha girato insieme aDepardieu, quello su Pasolini che girerà aRoma insieme a Willem Dafoe e undocumentario sul padre. Il mio prossimoprogetto sarà un film a colori con due solipersonaggi in cima a una montagna. Unpadre che non ha mai visto la figlia la chiamaper fargli da testimone nel giorno in cui hadeciso di togliersi la vita. Passeranno duegiorni nei quali si conoscerannoreciprocamente prima della morte.

• DAVIDE ZANZA

Il lungo silenzioLa personalissima versione de “La leggenda di Kaspar Hauser”, presentata aRotterdam e poi in giro per il mondo, approda finalmente in sala col suo linguaggiosperimentale e magnetico. Vincent Gallo e Fabrizio Gifuni nel cast

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 3 23

Davide Manuli FILMOGRAFIA - Girotondo, giro attorno al mondo (2000), Abel Ferrara in Rome (doc., 2004), Inauditi – Inuit (doc., 2006), Beket (2008), La leggenda di Kaspar Hauser (2012)

i n t e r v i s t a

Vincent Gallo, Claudia Gerini e Silvia Calderoni

Vincent Gallo

L’autore del film

Page 5: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

24 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 3

••• “La dolce vita del XXIsecolo? Trattandosi di un mio film è difficileper me etichettarlo. Certo è che, parlando dicerti ambienti romani raccontati da Fellini eavendo come protagonista un uomo in crisiche non riesce a scrivere, è inevitabile che Lagrande bellezza possa richiamare quelleatmosfere e quei temi”. Reduce dal concorsodi Cannes con i suoi protagonisti ToniServillo, Carlo Verdone e Sabrina Ferilli, Lagrande bellezza descrive una Romadecadente molto vicina a quella del 1960 e alracconto di Federico Fellini, di cui il registanapoletano ha tenuto inevitabilmenteconto. “Da ragazzo mi sono formato suFellini e la sua lezione è stata da meinteriorizzata esattamente come la buonaeducazione che mi è stata inculcata dai mieigenitori: Fellini è parte di me, visto che hoscelto di fare del cinema in Italia”. Nessun desiderio di emulazione,dunque?Obbedisco a quella buona regola secondocui non bisogna nemmeno provare a imitareil lavoro di un genio. Dinanzi ad un artistaunico io, come tutti, ho cercato una viapersonale per affrontare il tema.Parliamo della Roma/Babilonia che fa dasfondo alla storia?Mario Soldati ha detto che Roma, per ovvieragioni, più di ogni altra città italiana èquella che comunica il senso dell’eternità.Ma che cos’è il senso dell’eternità se non ilsenso del nulla? È un luogo che, dietro ilconcreto, comunica questo senso del nulla.Soprattutto chi vive in certi ambienti può

provare una vertiginosa sensazione di vuoto.In questo contesto, però, si può vivere ancheuna forte attrazione: il mondano narrato nelfilm comunica il nulla ma al tempo stesso èfortemente irresistibile. Luoghi cui tuttivorrebbero avere accesso sul piano dellavanità e della prova del piacere, ma chesotto il profilo morale ci fanno sentirmancare il terreno sotto i piedi. Al ritorno dauna festa tutti noi abbiamo pensato chesarebbe stato meglio restare a casa aguardare la tv o a leggere un libro: eppure cisiamo andati, perché quei luoghi esercitanocostantemente un’immensa attrazione. Nonè Roma ad aver perso la bussola mal’esistenza delle persone in città comequesta, che nonostante i privilegi e i drinksulle terrazze subiscono una grande fatica divivere. È difficile trovare il senso delle cose eLa grande bellezza vuole raccontare comele sensazioni di vuoto siano connaturate alnostro tempo. Del resto, per me questo filmè anche una rappresentazione del sacro e delprofano che convivono in città.Quando è nato La grande bellezza?Non esiste un momento preciso: quando hotrovato un personaggio credibile che potessetenere insieme storie e personaggi checolleziono da sempre, fin dalla mia primavenuta a Roma per lavoro più di vent’annifa. Nel corso del tempo ho messo insiemeuna collezione di facce e sentimenti che soloqualche tempo fa, con l’individuazione delpunto di vista del mio protagonista, è statodavvero possibile raccogliere al servizio diun’unica storia, facendo in modo che stesse

in piedi. Molte di queste storie sonoaddirittura rimaste fuori dal montaggiofinale al punto che, con altro materiale cheho da parte, potrei farne un altro film.Necessitavo un protagonista che avesse diper sé una biografia in grado di sposarsi contutto quello che avevo visto nel corso deglianni a Roma. Se il film avesse successo, potreifarne addirittura un seguito… Le piacerebbe?In teoria sì: sono temi molto ampi, gravidi disuggestioni. In teoria e in potenza vorreitornare a questo mondo.Quali sono i film su Roma che ama dipiù come spettatore?La grande bellezza emerge da unquadrilatero composto di quattro film di dueautori che amo: La dolce vita eRoma di Federico Fellini e Laterrazza e C’eravamotanto amati di Ettore Scola,che ho sempre ammiratomolto. Come vive lapressionedell’attesa daparte delpubblicorispetto adogni suonuovolavoro?Sonomoltobravo ascrollarmi di

La vertigine del vuotoAggiornamento della “Dolce vita” ai tempi del Cafonal, “La grande bellezza” è ungrandioso affresco sulla Città Eterna con personaggi di rara potenza espressiva: da Cannes approda nelle nostre sale un’opera non comune

FILMOGRAFIA - L'uomo in più (2001), Le conseguenze dell'amore (2004), L'amico di famiglia (2006), Il divo (2008), This must be the place (2011), La grande bellezza (2013)

Paolo SorrentinoC o v e r s t o r y

Sabrina Ferilli

Carlo Buccirosso

Page 6: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 3 25

dosso le pressioni degli altri, perché farecinema è un lavoro concreto fatto discadenze, di orari, di scelte. È questo insiemedi cose a non farmi sentire le aspettativealtrui, mentre invece conta molto la pressioneche esercito su me stesso affinché ogni filmche faccio sia migliore e punti più in altorispetto al precedente. Non riguarda gli altrima è una pressione che parte da me stessoper riuscire, così, a divertirmi sempre di più.Che cosa è cambiato dal suo primo film?Ho rivisto recentemente L’uomo in più inaereo e posso dire che dal punto di vistadell’entusiasmo e dell’emozione non ècambiato nulla. Come atteggiamento neiconfronti della narrazione, sono cambiato.

Sono diventato menonarrativo rispetto alla

trama e alla storia,che m’interessanosempre meno,provando a essere

più libero rispettoalle leggi

che la

narrazione comporta. La grande bellezza èun film che ha una storia e una trama ma sipermette divagazioni e incursioni in mondiapparentemente sganciati dalla storiaprincipale. In questo senso è cambiatoqualcosa. Credo inoltre che un film in gradodi concentrarsi sui sentimenti, anche se siparla di politica o altro, sia universale perchétocca qualcosa in cui tutti possonoriconoscersi. Nell’essenza, il cinema chem’interessa si muove nell’ambito deisentimenti dei personaggi. Questo èaccaduto anche con Il divo, che era non soloun film sulla politica italiana ma soprattutto ilracconto di come un uomo non comune sirapporta al potere. Ciò è stato compresoanche fuori dai nostri confini perché le sirenedel potere attraggono tutti: non soloAndreotti ma uno spettatore di qualsiasiparte del mondo.Se dovesse dedicare un altro film alpotere chi racconterebbe?Certamente Silvio Berlusconi, un personaggiole cui azioni sono dettate da una profondaforza visiva. La sua è una biografia perimmagini e questo lo rende una tentazioneforte per un regista come me. Dovrei, però,sapere come vanno a finire le cose, perché ilcinema ha bisogno di respiro per esseredavvero efficace, cercando di avere unavisuale più ampia e andare oltre la cronaca.Anche perché Berlusconi è un personaggioimprevedibile: sembrava una biografia finitae invece è tornato a essere protagonista.Bisogna aspettare, perché altrimenti siracconterebbe un singolo segmento…

Parliamo del lavoro con Carlo Verdonee Toni Servillo: aveva già pensato dilavorare con il primo per L’amico di

famiglia…

Credo di aver messo in luce un carattere diVerdone che credo gli appartenga un po’. È vero, mi sarebbe piaciuto lavorare con luiperché, oltre all’immenso talento,apprezzo molto la sua vena malinconica.Toni, invece, è un interprete in grado disorprendermi ancora. Cosa c’è di megliodell’operare in un contesto rassicurante cheperò ti dia idea della novità? Lavorare conlui significa non rischiare mai di ripetersi.Detto questo, La grande bellezza mi hadato l’opportunità di toccare con mano ilfatto che in Italia ci sono tantissimi braviattori molto diversi tra loro, dalleesperienze opposte. Con un pizzico dipresunzione, ritengo che appena abbiano adisposizione dei personaggi forti riescono adare vita a performance esaltanti. Nel miofilm tutti hanno recitato molto bene:Sabrina Ferilli risulta sorprendente e molto,molto brava.I protagonisti dei suoi film sonoprevalentemente maschili: ha maipensato ad una donna?Mi sto forse avvicinando a questapossibilità, c’è chi dice che film dopo filmdivento sempre più decente e rigoroso nelraccontare le donne. Io raccontosoprattutto i padri e le madri, personaggipiù grandi e adulti di me. Credo di staresempre cercando i miei genitori…

• MARCO SPAGNOLI

Carlo Verdone con Toni Servillo / Jep Gambardella

Page 7: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

••• Il film che ha vinto l’Orso d’oro all’ultima Berlinale, Il casoKerenes, viene dalla Romania, paese non certo avaro di opereinteressanti in questi ultimi anni. E se Cristian Mungiu è il più famoso epremiato dei suoi cineasti, un altro talento in ascesa è sicuramente CalinPeter Netzer. Col suo film d’esordio, Maria (2003), ha vinto il Premiospeciale della giuria al festival di Locarno, con l’opera secondaMedaglia d’onore (2009) ha riscosso notevoli consensi confermati daquesto Pozitia copilului. Il film è la storia del rapporto morboso trauna madre e il figlio trentenne, che esplode quando il giovane uomo,del tutto irresponsabilmente, investe e uccide con la sua auto unragazzino. Il suo comportamento e l’atteggiamento della madre,disposta a tutto per coprirlo, sono l’immagine di una profonda cesuradella società contemporanea romena, dove convivono fianco a fianco,benché totalmente separate, una classe privilegiata e un mondo poveroe rurale, perfino inerme.Dove avete trovato ispirazione?Ci siamo ispirati, io e lo sceneggiatore Razvan Radulescu, alle nostreesperienze personali, anche se la vicenda è completamenteinventata. All’inizio lavoravamo a un progetto completamentedifferente, anche in quel caso c’era una famiglia con i suoi conflitti alcentro dell’azione, ma era una famiglia inglese in Spagna; però ci siamoresi conto di saperne ben poco e abbiamo preferito parlare di noi, diquello che conosciamo bene. Non è stato facile, abbiamo riscritto ilcopione moltissime volte.Forse parte della difficoltà è legata all’aspetto psicoanaliticodella vicenda?Certo, siamo di fronte a un rapporto disfunzionale madre-figlio.

Qualcosa di intricato, legato al complesso di Edipo. Barbu, il figlio,dice di voler essere indipendente ma non lo vuole realmente perchéessere indipendente vorrebbe dire assumersi delle responsabilitàadulte. C’è un conflitto tra il suo lato conscio e quello inconscio.Lei è emigrato in Germania da giovanissimo con i suoi ed ètornato in Romania nel 1994, vivendo l’impatto deicambiamenti del dopo-Ceausescu: un tema che attraversa glialtri suoi film e buona parte del cinema romenocontemporaneo. In che modo l’ha mostrato in questo film?Per esempio l’arrivo di Cornelia al commissariato viene annunciato aipoliziotti da una telefonata che arriva dalle alte sfere. Sannobenissimo che dovranno trattarla bene, che è una donna importante einfluente, con delle amicizie che contano. Ma mentre un tempo, diecianni fa, l’effetto della corruzione sarebbe stato immediato e totale,oggi le cose vanno in modo un po’ più soffice. Almeno formalmente sirispettano le regole. La corruzione della nostra società non è acquapassata, ci vorrà ancora del tempo prima che lo diventi.Nel ruolo di Cornelia c’è una grande attrice romena comeLuminita Gheorghiu. L’ha voluta da subito?Abbiamo pensato a lei fin dal principio ma non potevamo essere certiche avrebbe accettato perché nel nostro paese è molto famosa. Perfortuna ha detto di sì, nessun’altra sarebbe stata alla sua altezza.Il titolo fa riferimento a una celebre postura della praticayoga. Come mai?Vuole suggerire che Barbu, il figlio, nonostante si atteggi ad adulto,resta sempre un bambino. Ed è vittima di questa situazione.

CRISTIANA PATERNÒ

Arriva nelle nostre sale il film romeno vincitore dell’ultimo festival di Berlino, “Il caso Kerenes”,storia del rapporto tra una madre influente e del figlio trentenne coinvolto in un grave incidente

Cuore di mamma

28 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 3

s c h e d e c r i t i c h e

••• UNA MADRE, un figlio e unincidente. Un triangolo aperto inogni direzione narrativa, dunquea rischio di franare nei cliché.Cosa che la terza prova “inlungo” di C. P. Netzer riescemagnificamente ad evitare. Il casoKerenes è infatti un filmmagnifico: mélo allo stato impuro,dotato di forza narrativa graziealla ferrea sceneggiatura cofirmatadal regista, direzione “solida” inconsapevolezza e “liquida” nellaforma. Da parte della giuriadell’ultimo festival di Berlino nonera difficile riconoscere in questapellicola uno dei migliori candidatiall’Orso d’oro, come appunto si èverificato. D’altra parte c’è unvalore di “prossimità” tra il mondotedesco e questo filmmaker natonel 1975 a Petrosani, nel cuoredella Romania, ma per dieci annivissuto in Germania con la

famiglia. La storia della benestanteCornelia (una magistrale LuminitiaGheorghiu) e di suo figliotrentenne Barbu, alle prese colfatale incidente automobilisticoche costui provoca una notte,uccidendo un ragazzino, èraccontata nella tensione di unanotte e del giorno seguente. Sullacorda tesa si sospendono tredrammi: quello dei famigliari dellavittima, proletari ma aperti aivalori; quello dei sensi di colpadiversamente espressi da Cornelia eBarbu; quello, infine, della nuovaborghesia romena sempre piùautistica nei confronti del“diverso” ma anche al proprio

interno, ove regnal’incomunicabilità tra i membridella stessa comunità, nel casospecifico tra genitori e figli.L’incidente stradale assurgedunque a epifania di un malessereprofondo e distruttivo su piùdimensioni, che Netzer riesce faroscillare tra il “centro” e il“pretesto” del discorso conindiscussa capacità. Lo stile delfilm affatto si discosta dai miglioriesempi di quel “nuovo cinemaromeno” di cui Cristian Mungiu eCristi Puiu sono oggi i piùacclamati esponenti. Al centrosono sempre i dialoghi serratidentro un “teatro di guerra”

umana che tende allo sbando,proprio perché ha perso il senso dellasua identità più profonda. È perquesto che Il caso Kerenes puòessere interpretato anche come unfilm sulla riappropriazionedell’identità, tanto individualequanto di una nazione spuria ecomplessa come la Romania. Non èun caso che la famiglia vittimadell’incidente appartenga all’etniaRom, in perfetta opposizioneall’universo radical chic di cui èimbevuta l’esistenza di Cornelia. Ladonna, una 60enne in perfettaforma, è un architetto che incarnal’inarrestabile affermazione di unaclasse sociale cancerogena e devotaalla carta di credito. C’è piùapparenza che sostanza nella suafrenetica vita, che culminanell’incapacità di dialogare alla paricon un figlio adulto, intelligente masemplicemente da lei diverso. Se lasalvezza di Barbu dalla prigione ha ilmerito di un bancomat generoso, lasua distanza dalla madre è laconseguenza di un’intimitàinterrotta sul nascere. La tragediaaltrui, quindi, serve da specchio perla propria.

ANNA MARIA PASETTI

IL CASO KERENESTitolo originale: Pozitia copilului …Sceneggiatura:Razvan Radulescu, Calin Peter Netzer …Fotografia:Andrei Butica …Montaggio: Dana Lucretia Bunescu…Interpreti: Luminita Gheorghiu, Bogdan Dumitra-che, Natasa Raab, Florin Zamfirescu, Ilinca Goia…Produzione: Parada Film …Distribuzione: Teodora…Romania 2012 …colore 112’

di Calin Peter Netzer

Calin Peter Netzeri n t e r v i s t a

Page 8: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

33V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 3

s c h e d e c r i t i c h e

••• SANTA astinenza: dopo 13 annia fari spenti, l’enfant terrible (trechicche tra i 24 e i 31 anni, da Boymeets girl a Gli amanti delPont-Neuf) Léos Carax riaccende il“motore!” e gira da Dio. Da Lesyeux sans visage di Franju(esplicitato con la chauffeuse EdithScob) alle scimmie di Kubrick,passando per le Alpi di Lanthimos,un mesmerizzante fanta-reality sue giù dalla limousine, con cambi dimarcia e sorpassi sul reale che ilcoevo Cosmopolis di Cronenbergpuò solo sognarsi. L’attore DenisLavant si traveste a genere esoggetto, mette un pietoso burka aEva Mendes e fa volare KylieMinogue, che ricambia con lachicca Who were we? C’era già iltitolo l’anno scorso, “Palma d’oro24 Carax”, ma Moretti non haavuto gusto e coraggio perbenedire una grandeur visionariasenza eguali: zero premi.Comunque, Nanni è in discreta

compagnia: i detrattori siraccolgono dietro il j’accuse “non sicapisce”, ovvero: pretenzioso,solipsistico, presuntuoso.Sbagliano, perché al contrarioHoly motors è una limpidadichiarazione d’impotenza e unoriginale certificato di morte: glispettatori in sala (l’incipit) sonodormienti o peggio, Léos Caraxosserva dall’alto e s’arrende. Chivedrà quel che stiamo per vedere?E perché, lamenta il multiformeLavant, oggi le telecamere non sivedono più? Nemmeno chi recitacapisce, conta solo la performance

e nemmeno sappiamo per chi conti:l’autore? No. Lo spettatore? Ma segià dorme. Bisogna tornare alla(presunta) profezia dei Lumiere, “Ilcinema è un’invenzione senzafuturo”. Carax non invera, inventa:prescinde dal tempo, ovvero dalprevisionale, dunque dalladistinzione stessa tra realtà efinzione, e punta tutto sull’invenio,ovvero l’inventario di generi,registri e toni, la scoperta del caso el’immaginazione al potere. Difronte al declino (tracollo?)dell’umano, a farla da padrone è il“trucco & parrucco” e, di più, il

congegno, il meccanico:limousine senzienti e parlanti.Eppure, l’affissione Holy motorsnel film ha una “O” spenta: lanostra bocca, il nostro stupore. Eallora si capisce bene Carax,quando sostiene che “il cinema ècome un'isola, un'isola bellissimacon un vasto cimitero. Quando faiun film, stai creando cinema”. Eancora: “anche se ovviamentenon faccio film pubblici, maprivati”, stai ricreando lapossibilità di un’isola e di unRobinson Crusoe 2.0, affidato aqualcuno che si conosce bene eche fa bene, benissimo: “DenisLavant è diventato 10mila voltepiù bravo di quando l'hoconosciuto la prima volta nel1984 (in Boy meets girl). Nonsuccede con tutti gli attori: so percerto che alcune di queste scenecinque anni fa non le avrebbemai volute girare”. Forse valeanche per Carax, che spinge i suoiHoly motors al massimo masenza ingolfare una poetica cheper contrasto, negazione eparadosso manda su di giril’umanesimo, la coazione aripeterci umani, umanisti. Ciak,motore, azione!

FEDERICO PONTIGGIA

HOLY MOTORS

Sceneggiatura: Léos Carax ...Fotografia: CarolineChampetier, Yves Cape …Montaggio: Nelly Quettier…Interpreti: Denis Lavant, Edith Scob, Eva Mendes,Kylie Minogue, Michel Piccoli …Produzione: PierreGrise Production, Théo Films, Arte France Cinéma,Pandora Film, Wdr-Arte …Distribuzione: MoviesInspired …Francia/Germania 2012 …colore 115’

di Léos Carax

••• EDIPO, spiritualità e legge deltaglione in salsa thai? Sarà, peccatoche i fischi abbiano superato gliapplausi della Croisette. Dopol’instant cult Drive (2011), ilgenietto danese Nicolas WindingRefn e il suo attore-feticcio RyanGosling tornano in concorso a

Cannes con Solo Dio perdona.Patricida – madre dixit – in fugadalla giustizia, l’americano Julian(Ryan Gosling) s’è rifatto una vita aBangkok: un boxing club alla lucedel sole, lo spaccio di stupefacentinel cassetto. La madre padrona,divorante e criminale (Kristin ScottThomas) lo raggiunge quando ilfiglio prediletto Billy muoresquartato, reo di stupro e assassiniodi una 16enne. A farlo fuori il padredella ragazza, ma il “mandante” èil poliziotto-guerriero Chang(Vithaya Pansringarm), maestrod’arma bianca e thai boxe, angelodella vendetta contro la feccia

annidiata nei bordelli e nei fightclub. Botte da orbi, tortura,iperviolenza: non si salva quasinessuno, perché Refn amplifica lasua poetica nichilista arrivando aun solo apparente paradosso: lapoetica non c’è, lo stile ieratico laspunta su tutto, mentre la storialascia spazio agli archetipi, ilcomplesso edipico e la vendetta,almeno in superficie. Nonostante ilkarma e al di là dell’accoglienza delpubblico, è la testimonianza dura epura di quel che è, da sempre, iltormentato Refn: anziché rifareDrive in qualche modo, ovveroreplicare il successo di critica epubblico, Nicolas fa tabula rasa,rende ancor più catatonico edecentrato Gosling(sparute le sue battute),se ne infischia, nelprofondo,dell’ambientazione edel moodmisticheggiante econcede assoluto,tirannicoprimato allaforza eideticadell’immagine.Immagini delvuoto, seppurepiene, virate,

geometriche e simmetriche, con lacamera sovente ferma insieme aipersonaggi: action senza azione,“genere d’autore”, la via deiparadossi è infinita. Solo Dioperdona, appunto, mentre Refndecide di vendicarsi sul suo stessosuccesso portando all’eccesso ladose nichilista e iperviolenta delsuo cinema (la trilogia Pusher,Bleeder, Fear X, Bronson,Valhalla rising): la madre èl’origine del male, Edipo soffiasullo schermo, la spiritualità bagnale immagini ma anche questo èrimando d’occasione perché Refn,su tutto, ha deciso di farsiamputare, addirittura perdonare, iltrionfo di Drive. Film

emotivamente asettico, l’ottimocompositore Cliff Martinezridotto quasi a rumoristahorror-sci-fi, Gosling senzaromance e Nicolas senza storia,

ovvero compiaciuto esteta.Coraggioso finoall’incoscienza,cosciente fino alsacrificio, barcollama non molla conla sua regia messasottovuoto.FEDERICO PONTIGGIA

SOLO DIO PERDONA

Titolo originale: Only God forgives …Sceneggiatura:Nicolas Winding Refn …Fotografia: Larry Smith…Montaggio: Matthew Newman …Musiche: CliffMartinez …Interpreti: Ryan Gosling, Kristin ScottThomas, Vithaya Pansringarm, Tom Burke, YayayingRhatha Phongam …Produzione: Bold Films, Gau-mont, Wild Bunch, Film i Vast …Distribuzione: 01…Francia/Danimarca 2013 …colore 90’

di Nicolas Winding Refn

Page 9: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

Polvere di steller u b r i c h ea cura di GIOVANNI MARIA ROSSI

••• Che il 30 maggio escaanche nelle sale italiane la copia restaurata erimasterizzata di To be or not to be èsicuramente una bella notizia. Con l’ulterioreaspetto positivo che il film di Ernst Lubitschrecupera il suo titolo originale dopo avercircolato nel nostro paese, fin dal lontanoottobre 1945, con quella incongruatraduzione Vogliamo vivere!, come se idistributori di allora intendessero attenuarel’immortale e angosciato dubbio amletico conun più esortativo e italico tiriamo a campà,tipico del dopoguerra. Per non dire delcattivo gusto e scarsa sensibilità (ci auguriamoinvolontari) che sembravano mancare dirispetto alla memoria della straordinariainterprete femminile della commedialubitschiana, Carole Lombard, che a soli 33anni, all’apice della sua carriera nel cinema, siera schiantata sulle montagne del Nevada inun incidente aereo il 16 gennaio 1942, unmese prima della presentazione del film a LosAngeles. Si sarebbe detto che lasceneggiatura scritta dal destino avessevoluto aggiungere un estremostravolgimento agli eventi narrati nel film,sostituendo a sorpresa il lieto fine del copione(i personaggi si salvavano dalla morsa nazistavolando al sicuro in Inghilterra) con untragico epilogo che reintroduceva il trionfodella realtà e della morte sulla finzione dellascena. To be or not to be, adattato dalcommediografo newyorkese Edwin JustusMayer sulla base di un testo dell’unghereseMelchior Lengyel (lo stesso che qualche annoprima aveva fornito a Lubitsch gli ingredientiletterari per il successo di Ninotchka), avevaavuto la coraggiosa intuizione, criticata damolti contemporanei, di ambientare lavicenda a Varsavia, alla vigilia e durantel’occupazione tedesca, ordendo una serieconcatenata di beffe e dileggi nei confronti diHitler e della Gestapo proprio quandol’Europa e il mondo venivano sconvolti dallapiù devastante delle guerre moderne. C’eragià stato il precedente del Grande dittatoredi Chaplin (1940), ma Lubitsch aveva saputo

mirabilmente concentrare la tensione e ildivertimento liberatorio del racconto tra lequinte di un teatro, che resta palcoscenicoper eccellenza dell’illusione comica anchequando, apparentemente, l’obiettivo sispostava all’esterno, tra le rovine dicartapesta della città ferita daibombardamenti, nei cieli solcati dai tracciantidella contraerea, negli edifici sontuosioccupati dagli alti comandi dell’esercitoinvasore. Il film gioca a carte scoperte fin dalle primesequenze, quando una voce fuori campoannuncia la presenza per le strade diVarsavia, ben prima dello sfondamento dellaPolonia il 1° settembre del ’39, di Adolf Hitlerin divisa e baffetto, temuto e scansato dallamaggior parte dei passanti inorriditi marivelato dal candore di una ragazzina che glichiede un autografo, perché sotto queltravestimento ha riconosciuto l’attore di unacompagnia locale di teatranti che proprio inquei giorni, tra un Amleto e l’altro, stamettendo in scena una satira del nazismo,Gestapo. È l’inizio di un fuoco di filapirotecnico e grottesco, con tutto ilrepertorio classico del doppio, dello scambiodei ruoli, degli equivoci a catena, delle barbefinte, delle sostituzioni fuori scena, dei mortinon morti, in un girotondo sempre piùaccelerato di incastri che rimescola verità emenzogna, sfiorando in certi picchidell’assurdo la comicità surreale dei FratelliMarx. Siamo sempre e comunque a teatro,esibito anche quando la Storia con la suatragicità implacabile sembra spalancare ilsipario: i grandi attori del cinema (JackBenny, Carole Lombard, Robert Stack e glialtri) sono i primi a sorridere dei personaggimediocri (di teatro) che interpretano, delleloro debolezze, delle loro gelosie,dell’autoreferenzialità egocentrica che amamettersi in mostra, tanto nei panni delprincipe danese che in quelli di un gerarcanazista, vero o presunto che sia. “Essere onon essere”, monologo ormai logoro doposecoli di uso e di abuso scenico (“Ha fatto a

Shakespeare quello che noi stiamo facendo oraalla Polonia”, commenta il colonnello tedescoEhrhardt – vero? falso? – a propositodell’interprete Josef Tura), nel film di Lubitschdiventa la parola d’ordine ciclica degli intrighiamorosi (al momento della sua recita si alzadalla platea l’ufficialetto innamorato perandare a trovare in camerino la bella Ofelia,moglie di Amleto nella vita) come delle azionidi resistenza improvvisata che la compagniapolacca si trova a dover “mettere in scena” percontrastare il prepotere degli occupanti etrovare una via di scampo. Le scatole cinesi si aprono e richiudonocontinuamente, guidando o depistando lospettatore nella successione dei riconoscimenti,nella risoluzione degli sdoppiamenti, tra risaintermittenti perché intermittente è l’intrecciodella realtà e della finzione che il regista nonintende deliberatamente sciogliere, forseneppure quando, con un guizzo di reni e diteatro, Greenberg, attore frustrato esecondario, sbatte in faccia al Führer – qui nonimporta se autentico o posticcio – il manifestodi Shylock, mercante di Venezia: “Sono unebreo. Ma non ha occhi un ebreo? Non ha unebreo mani, organi, membra, sensi, affetti,passioni? Non si nutre degli stessi cibi, non èferito dalle stesse armi, non è soggetto allestesse malattie, non si cura con gli stessi rimedi,non è riscaldato e agghiacciato dalla stessaestate e dallo stesso inverno come lo è uncristiano? Se ci pungete, non facciamo sangue?Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ciavvelenate, non moriamo? E se ci oltraggiate,non ci vendichiamo?”. E qui il tocco di Lubitschritrova l’afflato di Shakespeare.

L’ILLUSIONE COMICAIl capolavoro di Ernst Lubitsch, che recupera il titolo originale “To be or not to be”, tornanelle sale in versione restaurata: l’occasione è propizia per riscoprire il tocco del maestro

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 3 41

TO BE OR NOT TO BEdi Ernst LubitschSceneggiatura: Edwin Justus Mayer …Fotografia: RudolphMaté …Montaggio: Dorothy Spencer …Musiche: Werner R.Heymann …Interpreti: Carole Lombard, Jack Benny, RobertStack, Felix Bressart, Lionel Atwill …Produzione: ErnstLubitsch …Distribuzione: Teodora Film …Usa 1942 …b/n 99’

Page 10: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

EDIPO RE

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 3 43

a cura di UMBERTO FERRARI Detourr u b r i c h e

CESARE ZAVATTINICineteca Italiana, Milano

••• Ripercorrere la storiacinematografica di CesareZavattini è un po’ come toccare letappe del nostro miglior cinema,di cui è stato soggettista esceneggiatore, spesso da suoiracconti e romanzi fra realtà,poesia e un pizzico di fantasia. Findall’esordio, con Darò unmilione di Mario Camerini (1935),in cui immerge in un mondocircense, quasi fiabesco, ilpersonaggio interpretato dal suofuturo partner Vittorio De Sica, unricco annoiato, stufo delleconvenzioni sociali e alla ricercadei valori della vita. Poi, nel 1942,con Quattro passi fra le nuvoledi Alessandro Blasetti contribuiscea dare una prima idea di quelNeorealismo che lo vedrà fra iprotagonisti assoluti. E a questoproposito l’incontro con De Sicaregista fu decisivo, fin dallacollaborazione per I bambini ciguardano (1943), sfornando poi,quasi con apparente facilità, uncapolavoro dietro l’altro: Sciuscià,Ladri di biciclette, Miracolo aMilano, Umberto D. in cuimettere a frutto l’ormaiceleberrima “teoria delpedinamento”.A partire dal 31 maggio e lungotutto giugno la Cineteca Italianaorganizzerà, allo Spazio Oberdane al Mic – Museo Interattivo delCinema, una nutrita retrospettivadedicata a Zavattini checomprende anche importanticollaborazioni con De Santis(Caccia tragica e Roma ore 11),Visconti (Bellissima), Lattuada (Ilcappotto) e l’unicolungometraggio affrontato comeregista: La veritàaaa, del 1982, incui espone la sua filosofia di vitanei panni di un folle scappato dalmanicomio. L’occasione per lapersonale è data dalla mostra “Atutti i pittori ho chiestol’autoritratto. Zavattini e i Maestridel Novecento”, allestita allaPinacoteca di Brera e visitabilefino all’8 settembre, in cui saranno

esposti oltre a numerosidocumenti sull’artista anche 152esemplari della nutrita collezionedi mini-ritratti (8x10 cm)commissionati ad amici e colleghi eche hanno poi letteralmentetappezzato per lunghi anni il suoappartamento.Ispirato alla sua figura e inconcomitanza con la mostra, il Micproporrà inoltre a giugno tresettimane di campus estivo perragazzi, suddiviso per fasce d’età erivolto a piccoli collezionisti di arte,cinema e fantasia. Il campus è resopossibile dalla collaborazione conla pinacoteca e la partecipazionedi Museo Poldi Pezzoli, Parco NordMilano e Gallerie d’Italia.

DAMIANODAMIANICineteca Nazionale,Roma

••• Quello di DamianoDamiani, scomparso amarzo all’età di 90anni, è senz’altro untassello originale e necessarioall’interno della cinematografiaitaliana: a metà strada fra ilcinema d’inchiesta alla Rosi, di cuiera coetaneo (classe 1922), equello di genere all’americana. Ilsuo esordio nel lungometraggio, Ilrossetto (1960), in cui affida alcollega Pietro Germi il ruolo dicommissario, ne è un primosignificativo approccio. Friulano diorigine, cresciuto a Bologna, fuincline fin da subito all’arte constudi alla milanese Accademia diBrera; poi i primi lavori nel campodei fumetti, che in qualchemaniera continuò a realizzareanche nel cinema, quando per isuoi film disegnava gli storyboard.Ha utilizzato spesso il cinema comemezzo di scoperta e conoscenza:innanzi tutto per se stesso, e diconseguenza per lo spettatore, cheattraverso la narrazione dei suoifilm entra in contatto di volta involta con situazioni o personaggitipici dei commissariati di polizia, econ i meccanismi propri dellacriminalità organizzata. È statoanche fra i pochi, in Italia, aricostruire sul grande schermo conuna certa continuità e attenzionela vita carceraria, le indagini dellamagistratura, le proceduregiudiziarie. Titoli comeL’istruttoria è chiusa:dimentichi, Confessione di uncommissario di polizia alprocuratore della Repubblica,Perché si uccide un magistrato,

tutti con Franco Neroprotagonista, realizzatiall’inizio degli anni Settanta,denunciano la convinzione diDamiani che in realtà,nonostante tutto, l’Italia nonfosse un paese realmentedemocratico. Pur trattando alivello tematico argomentidelicati e scomodi, come lacorruzione e i rapporti tra lacriminalità organizzata e ipoteri forti della politica o dellafinanza, Damiani non ha peròtrascurato le attese dellospettatore, utilizzando almeglio anche gli attori,ricorrendo alle facce giusteanche a costo di andarle acercare oltreoceano. D’altraparte, non ha mai nascosto diessere stato affascinato fin da

giovane dallacultura e dalcinema classicoamericano cheevidentementel’hannoinfluenzatonella messa inscena, oltre chenel taglio

narrativo e nel gusto per icaratteri. Non deve quindistupire il fatto di trovare nelsuo film più celebre, Il giornodella civetta (1968), Lee J.Cobb nei panni del mafioso, oun ispettore interpretato daMartin Balsam neL’avvertimento (1980):entrambi gli attori erano statiprotagonisti nel capostipite deilegal thriller hollywoodiani, Laparola ai giurati di SidneyLumet. Ma capita anched’imbattersi in HarveyKeitel/Ponzio Pilato(L’inchiesta, 1986) ed ElliottGould è addirittura un registain Gioco al massacro (1989),una delle pellicole cui teneva dipiù e riteneva sottovalutata.Insomma, non è davvero pocose Damiani – che pure haseguito altre strade, ed è statoun pittore dallo stile moderno epersonale – è riuscitonell’impresa non facile difondere con successo ilpoliziescoall’americana con ilfilm politico ed’impegno civile.A giugno la CinetecaNazionale gli rendeomaggio dedicandogliuna nutrita retrospettivaalla Sala Trevi.

NOIR ANNICINQUANTAMuseo del Cinema, Torino

••• Dopo una prima parte nel mesedi aprile, dedicata al periodo d’orodegli anni Quaranta, prosegue e siconclude a giugno, al CinemaMassimo, la ricognizione sul generenoir negli anni Cinquanta.Conclamati ormai i punti fermi delgenere, primi fra tutti l’atmosfera,restituita da una fotografia dimatrice espressionistica, dovuta allapartecipazione preponderante, senon quasi esclusiva, dei registi dellagrande diaspora europeaprovenienti dall’area didominazione nazista, nel decenniosuccessivo il genere si allarga semprepiù ai cineasti americani e ridefiniscein parte i propri stilemi.Ecco così apparire fra gli europei,con le loro nuove pellicole, OttoPreminger (Sui marciapiedi eSeduzione mortale) e RudolphMaté (Due ora ancora) accanto aFritz Lang (Gardenia blu e Ilgrande caldo), nome legato algenere nero per una buona parte dicarriera. Fra gli americani JohnHuston, nel 1941, era stato fra iprimi a cogliere i fermenti del nuovogenere con Il mistero del falco;dieci anni dopo realizza un’altraopera archetipica come Giunglad’asfalto. E poi Nicholas Ray con Ildiritto di uccidere e Neve rossa.I film forse più innovativi perl’affacciarsi di nuove tematiche e perlo slittamento del genere versocontaminazioni sono opera diRobert Aldrich, che con Un bacio euna pistola introduceprepotentemente sottotesti qualimaccartismo, guerra fredda,minaccia atomica, e Orson Wellesche ne L’infernale Quinlan firmauna sorta di canto del cigno delgenere, ricco di omaggi ma altempo stesso di rivoluzioni,minandone le basi attraverso unrimescolamento dei ruoli del buonoe del cattivo, di poliziotto e difemme fatale.

L’INTERVALLO

Prossime uscite: 29 agosto - 9 ottobrewww.fice.it

Page 11: vivilcinema 3-13 con cannes Layout 1 estratto.pdfcurioso, sia presso le case di produzione che tornano a investire in restauri e a selezionare materiali appetibili per i cinefili,

GIAN MARIAVOLONTÈ Box - 3 dvddi FrancescoRosi, Elio Petri,

Marco BellocchioItalia 1970/1971/1972 , colore 100’/110’/87’Audio: Italiano ...Sottotitoli: Italiano, Inglese ...Video:1.66:1, 1.85:1 – 16/9 ...Extra: documentari, interviste...Etichetta: Raro Video

••• Riuniti per la prima volta inun’unica edizione sbarcano sulmercato home video tre filminterpretati da uno dei più grandiattori del secolo scorso, GianMaria Volonté. Un prestigiosocofanetto che Raro Video pubblicaa ottant’anni esatti dalla nascita diVolonté, qui diretto da tre maestridel nostro cinema: Francesco Rosi(Uomini contro), Elio Petri (Laclasse operaia va in paradiso) eMarco Bellocchio (Sbatti ilmostro in prima pagina). Trefilm che, seppur inquadrabili nelfilone del cinema di denuncia,differiscono tra loro per genere ecollocazione storica. A partire daUomini contro (1970), ispirato alromanzo di Emilio Lussu Un annosull'altipiano e lucido attod’accusa nei confrontidell’autoritarismo militare e dellafollia della guerra. Ambientatodurante la Grande Guerra, il filmvede Volonté nei panni delsottotenente Ottolenghi, calatoinsieme agli altri commilitoni dellapropria Divisione alle pendicidell’Altopiano di Asiago. Obiettivodel gruppo è di conquistare unafortezza austriaca, difesa da uncontingente di soldati nettamentesuperiore rispetto a quelloitaliano. Di fronte all’insensatezzadell’azione e al sicuro massacro,sarà lui stesso a incitare la truppaa disubbidire agli ordini, spessoridicoli, impartiti dal generale e “asparare contro il quartiergenerale” secondouno sloganrivoluzionario diinizio secolo.Dell’anno successivoè La classe operaiava in paradiso,scritto da Elio Petriinsieme a Ugo Pirro evincitore del Grand Prixa Cannes nel 1972. In una delleinterpretazioni più celebri dellapropria carriera, Volonté dà voce ecorpo a Ludovico Massa, giovaneoperaio da tutti conosciuto comeLulù. Protagonista di unostakanovismo portato all’eccesso,Lulù si logora nel fisico enell’anima pur di soddisfare lemanie consumistiche della suacompagna, fino a quando unincidente sul lavoro muterà

completamente il suoatteggiamento, trasformandoloda automa senz’anima a convintocontestatore del sistemacapitalista e paladino della lotta alpadrone. Racconto allegorico sullecontraddizioni del proletariato, ilfilm mette in evidenza, in manieraefficace, le incertezze e il disagiodi una fetta importante dellapopolazione italiana dell’epoca,divisa tra il mito della rivoluzionee le attrattive del benessereborghese. Sempre Volonté saràprotagonista dopo qualche mesedi Sbatti il mostro in primapagina, esemplare opera didenuncia in cui viene messa allaberlina la grande stampa diinformazione, capace dimanipolare la realtà con laconnivenza, spesso illecita, dellaclasse politica. Nelle vesti di caporedattore di un quotidiano didestra, Volonté si trasformanell’esecutore materiale di unprocesso mediatico nei confrontidi un militante della sinistraextraparlamentare, accusato di unomicidio a sfondo sessuale di cui èrimasta vittima una studentessa.Un’accusa che si rivelerà infondatama che sortirà l’effetto desideratodi screditare un’intera areapolitica agli occhi della pubblicaopinione. Il cofanetto dvd èaccompagnato da un bookletcartaceo ricco di fotografie e notefilmografiche, così come numerosisono gli extra presenti, tra cui unalunga intervista a Francesco Rosi(nel primo dvd), il documentarioRetroscena di un film novarese(53’) e il videoclip Stasera tornoprima diretto da Libero De Rienzoed eseguito da Mariella Nava persensibilizzare la campagna controgli infortuni sul lavoro (nelsecondo), una lunga intervista aMarco Bellocchio, subentrato allaregia nel corso della lavorazione

(nel terzo).

GLI UCCELLI(THE BIRDS, blu ray) di Alfred HitchcockUsa 1963, colore 120’Audio: Inglese, Italiano, Spagnolo,Francese, Tedesco, Giapponese ...Sot-totitoli: Italiano, Inglese ...Video:1080p - 16/9 ...Extra: Documentari,

galleria fotografica, scene tagliate, trailer ...Etichet-ta: Universal

••• Nuovo restyling per AlfredHitchcock e per buona parte dellasua filmografia. Il merito è dellaUniversal, che propone in listinouna fantastica line-uprigorosamente in blu ray di titolifirmati dal maestro del brivido: daiSabotatori (1942) a Complottodi famiglia (1976), da Lafinestra sul cortile (1954) aPsyco (1960), solo per citarne

alcuni. Tra questi non potevamancare Gli uccelli (1963),liberamente ispirato all’omonimoromanzo della scrittrice britannicaDaphne du Maurier, dalla cui pennaHitchcock aveva già preso spunto,molti anni prima, per Rebecca, laprima moglie (suo primo film“americano” premiato con l’Oscar).Alla stregua di Psycho, Gli uccellipuò essere considerato a scanso diequivoci uno dei capolavori diHitchcock e al tempo stesso tra i filmentrati di diritto nell’immaginariocollettivo. Stavolta al cineastabritannico non serve neanche lafigura di un killer per creareangoscia, ma basta far diventare deicomuni uccelli delle belve feroci etrasformare il normale e ilquotidiano nell’incubo piùmostruoso. La piccola Bodega Baydiventa il teatro di una terrorizzanterivolta della natura contro l’uomo.Indimenticabili gli effetti animati diUb Iwerkse, così come l’originalecolonna sonora firmata al solito daBernard Herrmann, priva di melodiama ritmata dalle angoscianti stridadei volatili. Nel ruolo di protagonistala giovane e sconosciuta (all’epoca)Tippi Hedren, scoperta da Hitchcockin uno spot televisivo, che pagherà lostress e gli incidenti sul set con unesaurimento nervoso e un ricovero inospedale. Il dvd sfrutta in pieno lepotenzialità del blu ray, appagando lospettatore con una qualità audio-video eccellente. A colori brillanti esempre pieni corrisponde infatti unapista sonora brillante tanto nellaversione originale che in quelledoppiate (ben cinque). Moltosoddisfacente anche il compartoextra, dove spicca il documentario Gliuccelli: il capolavoro horror diHitchcock (14’) nel quale, attraverso latestimonianza di registi come JoeDante e John Carpenter, si ripercorrela storia del genere horror el’influenza che il film ebbe su moltiregisti successivi. Tra i vari contenutispeciali: i provini sostenuti da TippiHedren, alcuni estratti della celebreintervista concessa da Hitchcock aFrançois Truffaut, numerosistoryboard e, accluso alla confezione,il poster celebrativo del 50°anniversario dell’uscita del film.

I ONLY WANT YOU TOLOVE ME & DESPAIR di Rainer Werner FassbinderGermania 1975/1977, colore 105’/116’Audio: Tedesco 2.0, Inglese 2.0 ...Sottotitoli: Italiano...Video: 16/9 ...Extra: Introduzione al film ...Etichetta:Raro Video

••• Ich will doch nur, daß ihr michliebt. Con questa frase, tanto ruvidaall’apparenza quanto dolce nellatraduzione (Voglio solo che voi miamiate), Rainer Werner Fassbinder

intitolava, nel 1976, un filmrealizzato per la televisionetedesca WDR. Un legame, quellodel cineasta con il mezzo televisivo,iniziato già qualche anno prima eche proseguirà fino al 1980, con larealizzazione dei 14 episodidell’indimenticabile BerlinAlexanderplatz. Questa volta,prendendo spunto da un libro diinterviste concesse a una serie dicarcerati, Fassbinder racconta ladrammatica storia di Peter Trepper,condannato a dieci anni peromicidio. Affiorano così i ricordi diun uomo segnato da un’infanziadifficile, costellata da enormicarenze affettive. Mancanze chel’uomo cercherà di colmare daadulto con una frenetica pulsioneal consumismo, grazie alla quale siconvincerà di poter tenere accantoa sé la moglie a tutti i costi, unintento che si rivelerà meraillusione nel momento in cuil’uomo perderà il lavoro.Attraverso un sapiente montaggio,passato e presente si intreccianonel racconto del protagonista finoal doloroso epilogo, quando difronte alla visione di unmaltrattamento familiare messo inatto da un uomo, Peter scaglieràtutta la sua rabbia e le suefrustrazioni su quest’ultimo.Presentato nel 1978 a Cannes,Despair è invece la riduzionedell’omonimo romanzo di VladimirNabokov, primo film giratocompletamente in inglese daFassbinder e impreziosito dallasceneggiatura di Tom Stoppard edall’interpretazione di DirkBogarde e Andréa Ferréol.Ambientato nella Germania deiprimi Anni Trenta, dove da lì apoco avrebbe preso piede ilnazismo, il film mette in scena lafolle parabola di HermannHermann, un emigrato russoimpiegato nell’industria delcioccolato che, in seguito ad unaprofonda crisi, decide di assumerel’identità di un altro uomo, FelixWeber, dopo averlo ucciso.Entrambi i film sono presentati inuna versione impeccabile. Ottimo ilcomparto video così come la pistasonora, limpida e rimasterizzata instereo. Gli extra, in entrambi i film,propongono l’introduzione diGiovanni Spagnoletti, esperto dicinema tedesco edocentedi storiadelcinema.

a cura di GABRIELE SPILACult dvd r u b r i c h e

44 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 3