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VALLE GESSO Gias del Vei del Bouc (San Giacomo d’Entracque)

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VALLE GESSO

Gias del Vei del Bouc

(San Giacomo d’Entracque)

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Venerdì

Ci siamo di nuovo: eccoci in partenza!

Ci sto prendendo gusto e mi piace riempire lo zainetto-mucca con i peluches da portare

con me. Questa volta lo zaino dei giochi è bello gonfio e faccio fatica a chiuderlo. Chissà

perché Mamma non batte ciglio?

Oggi la meta è la Valle Gesso, una delle valli che fanno parte del Parco delle Alpi

Marittime, e precisamente andremo alla borgata di San Giacomo di Entracque (1213

mslm).

Passando, abbiamo pure visto dov‟è il nuovissimo (inaugurato nel giugno del 2010!)

Centro Faunistico del Lupo!

La strada di valle è stretta ma non accidentata, e ci sono un bel po‟ di piazzole per eventuali

fermate d‟emergenza.

Visto che il tempo sembra incerto

ma non brutto ci avviamo

immediatamente lungo il sentiero,

attraversando il ponte che c‟è

subito prima della borgata,

a sinistra (segnaletica

“Moncolomb”).

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Prima, però, ci fermiamo a fare una meritata pappatoria nell‟area sosta che c‟è subito dopo

il ponte!

Appena seduta, io tiro

fuori dallo zainetto tutti

i miei amici chè mi piace

mangiare guardandoli. E

adesso so perché mamma

non ha battuto ciglio per

i tanti peluches che ho

preso: mi ha fatto sparire

tutti quelli grossi!

… E io non me ne

accorgo neppure!!!

C‟è un faggio grandissimo che in realtà sono quattro piante diverse. Io salgo sopra le radici

e faccio cucù a Papi dalle aperture e ci faccio il girotondo che bello!

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Pappa, foto di rito e via, si

comincia a camminare lungo la

strada asfaltata (ma chiusa al

traffico) e io che sono di luna

buona mi avvio trulla trulla!!...

Per essere subito fermata

perché mi scivola giù lo

zainetto dalle spalle.

Mamma me lo sistema con

un laccio di riserva degli scarponi

di Papi e si riparte….

per fermarsi a guardare una magnifica

cascata tra i faggi!

Ci fermiamo vicino ai faggi più

grossi e io salgo su tutte le pietre

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che posso e Mamma mi fa vedere le faggiole, ossia i gusci dei semini dei faggi simili un po‟

a quelli delle castagne,ma sono piccoli e non pungono e io mi diverto a riempirli di nuovo

con i semini e a gettarli nel terreno così magari crescono!

Poi c‟è un insieme di rocce che

formano una grotta dove

Mamma ci si infila sotto, ma

io no, non mi piace tanto….

Mi piace di più l‟altra parte

della grotta, dove ci sono le

pareti per il bouldering

(Mamma mi spiega che

significa “arrampicarsi su

grossi sassi” e che è tanto di

moda adesso, una volta si

chiamava sassismo e

nessuno lo filava).

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Un paio di curve, ed ecco scoperto perché questa strada è asfaltata. Siamo arrivati alle Reali

Case di Caccia (1250 mslm) che erano casette (casette?!) che il re si faceva costruire qua e

là sulle montagne per andare a caccia.

Il re era Vittorio Emanuele II (detto “Toiu”) e siamo attorno agli anni 1865-1870.

Chissà perché le case di caccia dei Savoia sono sempre tutte a righe?

Qui ce ne sono due, una è chiaramente una casa alpina dei Salesiani di Cuneo, l‟altra è

privata e chissà di chi è. Mamma mi spiega che quella di destra ospitava le stalle, mentre

quella di sinistra era la casa vera e propria.

Ma che bel posto per una casa alpina!

E che faggi imponenti ci sono!

Quelli più grossi sono davanti alla

casa privata e non si vedono

bene, ma sono censiti tra gli

alberi monumentali della Regione

Piemonte. In realtà sono più

alberi che sono cresciuti così

vicini da fondersi assieme e

formando così dei tronchi giganteschi.

Quello che interessa a noi è che il sentiero passa tra le due case e subito dietro c‟è una bella

fontana con acqua freschissima.

Meno male! Eravamo senza acqua!!

Io me ne sto seduta sul

bordo e ne approfitto per

dare una lavata al mio

ciuccio

(“Ah! „Sto ciuccio!…”

direbbe Mamma…).

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Mi bagno anche un po‟ i pantaloni ma Mamma dice che non fa niente, tanto non fa

molto freddo e asciugano subito da soli.

Da qui salgo sullo zainetto

che sono un poco stanca.

La strada si fa sterrata e sale

anche un po‟ di più, ed un

poco più noiosa se non fosse

per le mucche con cavalli ed

asinelli che incontriamo a

metà strada, al Gias

dell‟Aiera (1349 mslm).

Il clima è così così, minaccia pure un po‟ di pioggia e allora Mamma sistema il tettuccio

dello zainetto porta-bimbi. Da qui in poi, fino oltre al Gias del Rasur (1412 mslm) e al Pra

del Rasur (1394 mslm) io schiaccio un pisolino e così non vedo questo ampio vallone che

lascia Mamma e Papi senza parole: un ambiente che loro sono abituati a vedere pieno di

larici e abeti, e invece è popolato ancora una volta da bellissimi faggi.

Oramai è tutto in piano e soffia il vento e loro camminano di buon passo mentre io

ronfo. Mi sveglio bruscamente al Gias sottano del Vei del Bouc (1430 mslm), in mezzo ad

una mandria di mucche bianche (tante) e nere (poche) che scampanellano allegramente.

Veramente, si accorge Mamma, non sono proprio tutte mucche: la maggior parte sono

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manze e… torelli.

Anzi, quello che sta

attraversando il torrente

sembra più un toro vero

e proprio…

Saranno anche mansuete,

ma anche se qui è

riparato dal vento, forse è meglio cercare un altro posto dove fare pappa…

Mangiamo al riparo di un cerchio di pietre, ma non ci soffermiamo troppo: il tempo di

mangiare qualcosa e fare due autoscatti, perché il vento è sempre più forte e allora ce ne

andiamo via.

Un po‟ sto sullo zainetto

e un po‟ cammino raccoglien-

do sassi chè in questi pantaloni

i sono tasche ampissime e ce

ne stanno tanti!

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Ancora una scalata sul sassone gigante che se le nonne vedono la foto svengono e si

riparte.

Ma cosa vuol dire “Gias del Vei del Bouc”? Tradotto a spanne sarebbe “casotto del vecchio

del caprone”, e sarebbe legato ad una leggenda che vede un vecchio pastore che viveva con

un caprone. Morti entrambi, le acque si sollevarono per nasconderne le tombe, creando

l‟omonimo lago che si trova più in alto (2054 m): «In quel luogo solitario, sotto un

riparo roccioso, viveva un vecchio saggio in compagnia di un caprone. Prima di appartarsi

sui monti, l‟uomo aveva condotto brillante vita cittadina. Morto l‟animale, unico amico e

conforto del vecchio, anch‟egli si spense poco dopo. Il torrente Gesso che nasce sui monti

circostanti ebbe pietà di quei due corpi inanimati e li inghiottì, formando in quel luogo un

vasto e profondo lago» (“le Alpi Marittime e le Meraviglie del Monte Bego” di Enzo Bernardini).

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Si ritorna per la stessa strada e al bar di San Giacomo e veniamo a sapere cose molto

curiose: per esempio questo paesino di tre case era

un importante valico per la Francia perché molto

vicino a Cuneo e perché meno caro, come pedaggio,

rispetto al Colle di Tenda. Le tre case erano: il Dazio,

la Chiesa e una Casa dei Pellegrini perché di qui

passavano i pellegrini che andavano… a Santiago de

Compostela!

Ma guarda te!

Mamma e Papi ci sono andati, a Santiago, ma non

sapevano che si passasse pure di qua! Lungo il Cammino di Santiago

E cosa c‟è dall‟altra parte del Colle di Finestre? St. Martin de Vesubie!

Ma guarda te!

È dove Mamma e Papi erano andati a vedere

“Alpha loup”, il Centro dei Lupi di Boreon!

E poi un signore ha fatto tutta una mostra

sulla storia dei catari che si sono rifugiati da

queste parti.

Ma guarda te!

Il centro Lupi di Boreon

Mamma e Papi ci sono andati, nella Linguadoca

nelle zone dell‟ultima resistenza Catara!

Il mondo è sempre più piccolo… e io sempre

più fame…. non vedo l‟ora di assaggiare la

polenta con il formaggio tipico di questi

posti… chissà… magari è meglio delle mie patatine! fortezza catara

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INFO

località di partenza e di arrivo: San Giacomo di Valdieri (1213 m) – Gias sottano del Vei del Bouc (1430 m)

difficoltà: T

dislivello: 220 m

distanza: 7 km a/r

tempo di percorrenza: 1 ora 15 min

tipologia di percorso: strada asfaltata/sterrata

segnaletica: cartelli di legno

acqua: Baita Gelas, bar ristorante e foresteria, a San Giacomo (tel. 0171978704 – 3332573129 – 3334173912)

punti d’appoggio: Baita Gelas, bar ristorante e foresteria, a San Giacomo (tel. 0171978704 – 3332573129 –

3334173912)

periodo consigliato: da primavera all’autunno. D’inverno la strada per San Giacomo è chiusa per rischio

valanghe

cartografia: IGC n°8 “Alpi Marittime e Liguri”

come arrivare: Valle Gesso (Piemonte) – da Cuneo si prosegue in direzione Borgo San Dalmazzo, quindi SP 22

della Valle Gesso, poco dopo l’abitato di Valdieri bivio a sinistra per Entracque, quindi segnaletica per

San Giovanni

info: magnifico l’autunno, con i primi colori dei faggi, soprattutto se in contrasto con le nebbioline che si alzano

dai boschi.

indirizzi utili: http://montagna.provincia.cuneo.it/sentieri_alpini/valle_gesso ; Parco Naturale delle Alpi

Marittime, piazza Regina Elena 30, 12010 Valdieri (CN), www.parcoalpimarittime.it , tel. 017197397, e-mail

[email protected]

Franco Voglino/Annalisa Porporato

www.madotao.it