parco d'inverno

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Disegni: Giacomo Paita ([email protected]) - Sceneggiatura e testi: Jacopo Gatto ([email protected])

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Page 1: Parco d'Inverno

Disegni: Giacomo Paita Testi e Sceneggiatura: Jacopo Gatto - 2016

Esco di casa che il pomeriggio e' appena iniziato. Il cielo e' una cappa grigia impenetrabile. Sembra un blocco di cemento armato sul punto di cadermi addosso. Cammino con passo veloce tra la folla rallentata e l’odore di ospedale. In faccia il vento freddo di novembre, pungente come coltelli negli occhi. Intorno a me le macchine strombazzano e la gente si manda affanculo. Tutto normale.Tutto normale.

In tasca ho una moneta con cui giocherello nervosamente. Lo sguardo fisso sul marciapiede per evitare gli stronzi di cane, anche se a volte rischio la sorte e alzo gli occhi per guardare i volti delle persone che incrocio. A volte ne vale la pena. Altre no.Altre, invece, mi fisso sugli edifici. Altre, invece, mi fisso sugli edifici. Dopo tanti anni che passeggio per le stesse vie ci sono ancora luoghi inesplorati, case che sembrano spuntateall’improvviso. Magari sono li da sempre eppure non le avevo mai notate.

Arrivo al parco che il cielo ha iniziato a sputacchiare gocce; non che la cosa mi disturbi piùu' di tanto se non fosse che lapioggia ha il potere di far spuntare i fiori e far sparire gli spacciatori. Infatti prima di trovarne uno ho dovuto girare parecchio.

Finalmente raggiungo la mia panchina.Accendo la mia sigaretta ansiolitica e mi metto comodo. Dal niente spunta uno e viene verso di me con passo ondulatorio.

- Quanto vuoi? – mi fa.- Dieci.- Non preferisci venti?- No.Tira fuori una tavoletta marrone che sembra cioccolato, ne staccaun pezzo e me lo porge.un pezzo e me lo porge.

Page 2: Parco d'Inverno

Poco dopo si unisce a noi Sibilla. Dice che il suo fidanzato e' malato quindi e' li a spacciare al posto suo. Sul collo ha un livido nero grosso come un pugno. Quando lo noto lo nasconde coi capelli.

Fu inviato un segnale di soccorso ma nessuno fece in tempo a raggiungerli.Il telepate era andato in loop. La nave per la raccolta di rifiuti psichici La nave per la raccolta di rifiuti psichici unmani ZX121 si trovava sopra un deserto del continente americano intorno agli anni ’50 del ventesimo secolo.Rimase a lungo in attesa di soccorsi, che non arrivarono.Alla fine del settimo ciclo il telepate si Alla fine del settimo ciclo il telepate si suicido' provocando la fusione del nucleo.Poi l’ufo precipito'.

Fine

Parlano della vita, dell'amore, Delle loro speranze. La pioggia cade sottile sul parco d’inverno. Per qualche minuto stiamo tutti e tre in silenzio a contemplare qualcosa. Per qualche motivo li sento vicini. Amici.A volte capita, senza motivo.

A un tratto Sibilla ci chiede se vogliamo scoparla per 50 sacchi. Al suo ragazzo non importa, dice. Possiamo anche metterglielo nel culo. Rifiuto gentilmente e lei mi insulta.

Ciao mi chiamo Tony. Scusa se ti disturbo... posso sedermi accanto a te? Magari mi offri due tiri e facciamo due chiacchiere.

Fai pure, ma ti avverto: non sono gay, quindi se vuoi provarci gira al largo.

Dopo due tiri di canna Tony mi racconta la sua storia: e' un ex eroinomane; dentro e fuori dai centri di recupero per anni ma ora ha smesso. Dice di averlo fatto soprattutto per sua madre. Dice che si sente pronto per rifarsi una vita pronto per rifarsi una vita normale ma non e' facile. Nessuno dei suoi vecchi amici vuole avere a che fare con lui. Come diceva il proverbio: Ridi e il mondo ridera' con te. Piangi e lo farai da solo.