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LA TRASFORMAZIONEISTITUZIONALE

NELL’ITALIA LIBERALEIL CONTRIBUTO DI LUIGI PALMA

Karina Lavagna

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Copyright © MMXARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133/A–B00173 Roma(06) 93781065

ISBN 978–88–548–3003–5

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: gennaio 2010

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Indice Introduzione 11

Parte I – La vita, le opere, il metodo 1. Dalla formazione durante il periodo di costruzione dello

Stato unitario ai primi contributi scientifici tra gli inizi de-gli anni Sessanta e Settanta 19

2. Professore universitario e Consigliere di Stato (1877-

1899): le opere della maturità tra sistematizzazione del di-ritto costituzionale e riflessione critica sui mutamenti isti-tuzionali 43

Parte II – I temi: analisi e proposte nel segno della “cor-rezione e sviluppo” del sistema parlamentare in Italia

1. Premesse teoriche e analisi delle specificità del caso italia-

no: il governo parlamentare e i rapporti Stato/Chiesa 71 2. Il ruolo centrale della Corona 87 3. La diversa rappresentanza alla Camera dei Deputati e al

Senato 103 3.1. La rappresentanza proporzionale come antidoto alla

tirannia della maggioranza 103 3.2. La rappresentanza “corporativa” al Senato per com-pensare la “forza del numero” con la forza della “qualità” 119 4. Governo e amministrazione: le forme della separazione tra politica e amministrazione 131 Conclusione 151

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Indice

10 Fonti e bibliografia Fonti archivistiche 173 Le carte Palma: un primo inventario 173 Fonti a stampa 175 Opere di Palma 175 Opere citate da Palma 183 Altre fonti a stampa consultate 191 Bibliografia 193 Appendice – L. PALMA, Prospetto dei Ministeri costituzionali italiani dal 1848 al 1884. 209 Indice dei nomi 213

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Parte Prima

La vita, le opere, il metodo

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1. Dalla formazione durante il periodo di costruzione dello Stato unitario ai primi contributi scientifici tra gli inizi degli anni Ses-santa e Settanta Luigi Prospero Palma nacque a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, il 19 luglio 1837, da Pietro Paolo e da Maria Teresa Papalo-poli, in un contesto di media borghesia1. Il suo primo maestro fu Gio-vanni Cirone2, un colto educatore liberale, chiamato nel 1840 all’educazione dei figli delle famiglie benestanti coriglianesi: dalla sua scuola uscirono molti giovani che poi si distinsero nelle discipline giu-ridiche, filosofiche e matematiche3

A sedici anni, Palma si recò a Napoli, non solo per proseguire gli studi letterari a cui lo aveva iniziato il Cirone, ma anche per intraprendere quelli di diritto a cui lo aveva spronato ed avviato il suo concittadino Berardino Bombini (1789-1869), dal quale aveva appreso oltre agli e-lementi di diritto, anche la lingua francese. All’Università di Napoli, sotto il governo assoluto dei Borbone, non esistevano cattedre di Eco-nomia Politica e di Diritto Costituzionale, ma Palma intraprese auto-nomamente lo studio di queste scienze, oltre a quello di inglese, tede-sco, spagnolo e portoghese, lingue che utilizzava come strumenti di

.

1 Cfr. F. GRILLO, Luigi Palma, estratto dall’Archivio storico per la Calabria e la Lucania,

Anno XX, 1951, fasc. I-IV. 2 Cfr. E. CUMINO, Giovanni Cirone, sacerdote, educatore e patriota, in “Il Serratore”, n.

71, 2002, risorsa on line http://www.coriglianocalabro.it/ilserratore/art13-71.html da cui si ricavano le seguenti notizie: “Giovanni Cirone nasce in Morano il 24 giugno 1812. […] Avvi-ato agli studi presso il seminario diocesano di Cassano allo Jonio, Giovanni Cirone il 7 giugno 1830 riceve la sacra tonsura e i primi due ordini minori dalle mani di Mons. Michele Bombi-ni, vescovo di Cassano (1829 1871). Completa i suoi studi in Teologia a Napoli, dove ha l'op-portunità anche di laurearsi in Matematica. Verso la fine degli anni Trenta, il giovane prete ritorna nel suo paese natìo, Morano. Nel 1840, alcuni facoltosi esponenti della borghesia cori-glianese, su suggerimento di P. Luigi Guadagno, agostiniano, invitano don Giovanni ad aprire una Scuola in Corigliano, per provvedere all'educazione dei loro figli. Il Cirone, esperto in latino, greco, matematica ed italiano dà ai suoi giovani allievi un nuovo metodo di studio, ca-pace di avvicinarli con eguale entusiasmo sia alle discipline umanistiche sia a quelle scientifi-che. Alcuni discepoli della sua Scuola riusciranno, nel corso dell'Ottocento, ad occupare posti di prestigio in Corigliano e fuori dalla città. […] Su tutti, emerge la figura di Luigi Palma”.

3 G. AMATO, Crono-Istoria di Corigliano Calabro, Corigliano Calabro 1884, pp. 222-23

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Parte I Capitolo 1

20 studio, specie della storia e delle dottrine giuridiche e filosofiche4. Nel periodo degli studi universitari, infatti, aveva affrontato la lettura dei classici latini e greci e delle principali opere letterarie italiane e stra-niere, portando avanti gli studi umanistici, frequentando la scuola di un suo conterraneo, il noto letterato e abate Giuseppe Lamanna, che fu successore di Settembrini nella cattedra di letteratura all’Università di Napoli5. Grazie a questo ulteriore periodo di apprendimento, come no-ta Domenico Persiani6, suo coetaneo e compagno di studi alla scuola del Cirone, il Palma “acquistò quella temperanza di dettato, quella so-bria eleganza, quella forma limpida dello stile ch’è quasi lo specchio riflesso della sua anima nobile e pura”7

A vent’anni conseguì la laurea in giurisprudenza, ma non si dedi-cherà mai alla professione forense, che appare lontana dai suoi interes-si.

.

A testimonianza della sua passione giovanile per gli studi letterari, l’anno dopo la laurea, nel 1858, scrisse, sul tema proposto dalla Acca-demia Pontaniana, un lavoro dal titolo: Storia critica della tragedia in

4 F. FILOMUSI GUELFI, Cenno necrologico, in Annuario per l’anno scolastico 1899-1900,

Regia Università degli Studi di Roma, Roma 1900, p. 1. 5 Ivi, p. 1. Su Giuseppe Lamanna (1807-1869), si veda la risorsa web

http://www.comunemammola.it/servizi%20culturali/personaggi.htm “Giuseppe Lamanna. Letterato insigne e filosofo è stato titolare della cattedra di letteratura che fu del Settembrini all'Università di Napoli. Scrisse molte opere di Estetica, Filologia, Diritto Pubblico.” Oppure anche: http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Storia/Altre/Ferrari.htm “Giuseppe Laman-na, dantista di grande levatura, prese il posto di Settembrini all'Università di Napoli e si af-fermò per le sue ricerche nel campo della letteratura italiana”. S. SCARFÒ, Francesco Ferrari e il Risorgimento in Mammola, ivi: “Da non dimenticare un altro figlio illustre di Mammola dello stesso tempo, don Giuseppe Lamanna, liberale, che insegnò nell'Università di Napoli e si elevò a grande notorietà, ebbe fama di grande letterato, secondo quanto narra don Antonio Albanese che fu suo discepolo, così come lo furono gli infelici Michele Bello, Gaetano Ruffo e Carlo Pisacane che alla scuola del Lamanna acquisirono gli onori per le opere d'intelletto e d'ingegno e da cui ereditarono il grande sentimento di patria che doveva trasformarsi in eroico martirio.”

6 “Domenico Persiani (1837 1918), avvocato, giudice in Pagani (1863), Angri, Cava dei Tirreni, Cosenza. Presidente del consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Cosenza, più volte consigliere comunale della stessa città, Presidente dell'Ospedale di Cosenza, viene ricordato come uno degli avvocati più in vista del Foro cosentino dal 1877 al 1918”, in E. CUMINO, Giovanni Cirone, cit.

7 D. PERSIANI, Commemorazione di Luigi Palma, in “Il Popolano”, anno XXIII, n.10, Co-rigliano Calabro, 1905

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Dalla formazione ai primi contributi scientifici

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Italia e confronto dei nostri tragici con i principali tragici stranieri, ottenendo la menzione onorevole8

Palma non ritornerà più su questi temi, e la vocazione umanistica si indirizzerà in seguito sulle scienze sociali e politiche: ma è significati-vo l’apparire fin da questa prima prova letteraria di un gusto per la comparazione con le esperienze straniere, che rimarrà tratto caratteri-stico di tutta la sua produzione.

.

Palma rimase a Napoli fino al 1860, quando, in seguito alla parte-cipazione a un concorso pubblico in diritto civile e legislazione finan-ziaria, fu nominato Controllore per le contribuzioni dirette e destinato a Vasto, negli Abruzzi9. Tale incarico, poco gratificante sia per le sue inclinazioni sia per le sue capacità, fu accettato “per le condizioni e-conomiche non prospere della sua famiglia”10

E’ del 1861 un saggio dal titolo Il Papa Re e il Papa non Re, poi ripubblicato su Rivista Contemporanea quattro anni dopo, con un nuovo titolo: Il Papa e l’Italia

, ma non impedì al gio-vane Palma di continuare a coltivare gli studi, che si orientarono da allora sulle principali tematiche dell’attualità politica del tempo.

11. È significativo che Palma ritenesse opportuno pubblicare nuovamente, con poche modifiche nella parte introduttiva, il saggio sul potere temporale della Chiesa, così come lo aveva inteso al momento dell’Unità d’Italia, inserendolo nel dibattito seguito alla Convenzione del 15 settembre 186412

8 F. GRILLO, op. cit., p. 8.

. La questione ro-mana, tutt’altro che risolta con l’accordo italo-francese, lasciava spa-zio a diversi possibili scenari: Palma tenta di individuare una soluzio-

9 Archivio Centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale 1860-1880, busta 1535 Da Pallottino A. a Palmarini P., stato personale di servizio, datato 27.01.1863.

10 F. FILOMUSI GUELFI, Cenno necrologico, cit., p. 1. 11 L. PALMA, Il Papa e l’Italia, in “Rivista Contemporanea Nazionale Italiana”, Vol. XLII,

Anno XIII, Torino 1865, pp. 371-393. 12 Con la Convenzione del 15 settembre 1864 l’Italia assumeva l’impegno di non bellige-

ranza nei confronti del territorio pontificio, ed anzi a difenderlo contro eventuali attacchi e-sterni e a consentire lo stanziamento di truppe di volontari nel territorio pontificio. La Francia, per contro, si impegnava a ritirare le sue truppe da Roma da lì a due anni. Alla Convenzione fu aggiunto un protocollo, inizialmente tenuto segreto ma presto divulgato, secondo il quale la Convenzione sarebbe entrata in vigore dopo il trasporto della capitale da Torino ad altra città da effettuarsi entro sei mesi. Fu infatti con questa Convenzione che Firenze venne scelta come nuova capitale. Cfr A. CAPONE, Storia d’Italia, vol. 18 L’Italia unita: da Cavour a Crispi, Novara 2004, p. 121.

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Parte I Capitolo 1

22 ne coerente con i principi del cattolicesimo liberale, nel 1861 prima e nel 1865 poi. Dopo una esaustiva introduzione storica, volta a dimo-strare “la ragione particolare che abbiamo noi Italiani a spodestare il papa da re e il danno che ha arrecato al pontificato e alla Chiesa il con-flitto che mantiene da tanti secoli coll’Italia”13

In questa prima prova, nonostante la giovane età e la complessità della questione, Palma attua una felice e lungimirante sintesi della tra-dizione contraria al potere temporale della Chiesa, dai classici all’età liberale; richiama e discute le teorie di Cavour e di Stuart Mill, qui in-dicati come maîtres à penser, per arrivare alla formulazione di un vero e proprio progetto, articolato in vari punti, per molti versi anticipatore della Legge delle Guarentigie, di sei anni successiva. Analogo il prin-cipio cardine della separazione della Chiesa dallo Stato e della loro piena libertà nelle rispettive sfere delle “cose spirituali e temporali”: non vi è infatti dubbio per Palma che tutto ciò che “mira a quel regno che non è di questo mondo” sia “spettante alla Chiesa”, né che “tutto ciò che tende al conseguimento dei beni derivanti dal civile consorzio” sia “spettante allo Stato”

, Palma entra nel vivo esponendo con quali mezzi politici fosse possibile unire Roma all’Italia, senza urtare la coscienza del mondo cattolico e garantendo la sovranità spiri-tuale del Papa.

14

13 L. PALMA, Il Papa e l’Italia, cit., p. 373.

. Analoga anche la concreta determinazio-ne, nei primi sei articoli del progetto di Palma, delle materie in cui oc-corre conservare la piena indipendenza della Chiesa e del Pontefice: nella nomina di cardinali, vescovi, prelati e nunzi, nella direzione de-gli istituti ecclesiastici, nella comunicazione con “l’orbe cattolico” an-che attraverso la pubblicazione di documenti ufficiali, nella convoca-zione di concistori, sinodi e concilii. E ancora in stretta consonanza con la futura legge, il settimo articolo intende regolamentare gli aspet-ti finanziari della questione, prevedendo che i possedimenti della Chiesa siano esenti da tributi e dalla giurisdizione dello Stato italiano. L’ultimo articolo è invece originale, spingendosi fino ad una proposta, concretamente articolata in forme regolamentari, che non troverà spa-zio nella Legge delle Guarentigie: si tratta del “mantenimento” del Pontefice da parte di tutte le nazioni cattoliche, motivata dallo status

14 Ivi, p. 382.

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Dalla formazione ai primi contributi scientifici

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particolare del Papa, non suddito di alcuna nazione ma “primo cittadi-no del mondo cattolico”15

Nel corso dell’esposizione, dopo aver richiamato due fondamentali passaggi parlamentari, legati all’attualità del dibattito sulla questione romana

.

16

, Palma riconosce la difficoltà dell’applicare la soluzione prospettata, nella quale si concentra soprattutto sulle garanzie che ne-cessariamente occorre dare al Papa affinché i cattolici italiani e soprat-tutto i paesi europei tradizionalmente legati al Vaticano non ritengano di dover intervenire a bloccare le aspirazioni unitarie italiane. D’altro canto, al di là di queste preoccupazioni di carattere geopolitico, sono le garanzie che occorrono allo Stato italiano, per tutelarsi dall’ingerenza dell’autorità religiosa nelle questioni interne, a stare ancora più a cuore a Palma, che esorta così deputati e senatori:

Comincino senza indugio alcuno ad ordinare il diritto pubblico interno, togliendo ogni potere civile alla casta sacerdotale, e riservandole ogni liber-tà veramente religiosa; tolgano l’istruzione, la beneficenza, i beni ai preti; … aboliscano tutti i privilegi della Chiesa cattolica, parifichino tutti i culti sop-primendo la religione dello Stato … e sarà sciolta una gran parte della que-stione, l’ordinamento dello Stato e della Chiesa17

.

Nel 1861 il Municipio di Vasto, avendo organizzato una celebra-zione funebre in occasione della morte del Conte di Cavour, chiese a Palma di tenere un discorso per ricordare lo statista piemontese. Nel breve saggio che ne derivò, In morte di Camillo Benso Conte di Ca-vour18, che sarà poi ampiamente rivisto e ampliato19

15 Ivi, p. 390.

e infine pubblica-

16 Il riferimento è al progetto di legge Pisanelli del 18 gennaio 1864 sulla soppressione delle corporazioni religiose e ai lavori della Commissione Ricasoli 7 febbraio 1865, che pre-parava la via alle leggi che attuarono l’espropriazione dei beni ecclesiastici, 7 luglio 1866 e 15 agosto 1867. Sul punto, cfr. A. CAPONE,op. cit., pp. 129-133.

17 L. PALMA, Il Papa e l’Italia, cit., pp. 392-393. 18 ID., In morte di Camillo Benso Conte di Cavour. Discorso pronunciato da Luigi Palma

nei funerali fatti celebrare dal Municipio di Vasto nella Chiesa comunale del Carmine a dì 20 giugno 1861, Napoli, 1861.

19 In una nota autografa di Palma sulla copia del saggio In morte di Camillo Benso, cit., conservata presso la Biblioteca Alessandrina di Roma, si legge che questo testo fu “rifatto da capo e rifuso nella lettura al Casino di Società di Bergamo il 6 aprile 1868”. La copia fa parte della donazione alla Biblioteca, fatta dallo stesso Palma per volontà testamentaria, dei propri manoscritti e della biblioteca personale.

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Parte I Capitolo 1

24 to sulla Nuova Antologia nel ‘7320, si avverte la grande ammirazione nutrita per l’uomo politico, che non verrà mai meno. Non sorprende che l’attenzione di Palma sia rivolta in particolare ai due grandi temi in cui egli identifica le principali acquisizioni della politica cavouria-na: il contributo fornito per l’affermazione del principio di separazio-ne tra Stato e Chiesa21, e il ruolo svolto per la preparazione del terreno geopolitico verso l’Unità d’Italia22

Non sorprende che, dopo le sue prime prove intellettuali, Palma, pur vincitore, nel luglio del 1862 di un concorso a Controllore effetti-vo, preferisse tentare la carriera di insegnante, benché questo compor-tasse, almeno all’inizio, un peggioramento del trattamento economico. Scrisse quindi il saggio Armonie dell’Economia Politica con la Filo-sofia della Storia, che presentò come titolo ad un concorso per l’insegnamento di Economia Politica e Diritto negli Istituti tecnici. Nel dicembre di quello stesso anno ricevette un incarico che lo portò a Bergamo, dapprima per una supplenza annuale, ma già l’anno succes-sivo come titolare della cattedra. Palma rimarrà ad insegnare presso l’Istituto tecnico di Bergamo per dodici anni, assumendone anche la carica di Preside

: l’attenzione di studioso del giova-ne Palma si andava rivolgendo proprio a queste tematiche, considerate i principali nodi da sciogliere nel contesto dell’Italia del tempo.

23

Il periodo trascorso in questa città fu determinante per la carriera scientifica di Palma: qui consolidò il suo valore di studioso con le prime pubblicazioni a diffusione nazionale e in seguito con tre impor-

.

20 L. PALMA, Il Conte di Cavour, in “Nuova Antologia”, vol. 24, p. 701-41, dicembre

1873. 21 ID., In morte di Camillo Benso, cit., pp. 13-14: “Egli non neglesse l’altro gran travaglio

della civiltà, lo sviluppamento religioso […] egli rese il più gran servigio alla religione ri-chiamandola […] ai suoi principi […] bene avviò la grand’opera dei nostri tempi, la purifica-zione della religione nel suo centro mediante la separazione dal regno di questo mondo”.

22 Ivi, p. 11: “Egli forse più che ogni altro illustre uomo di Stato dei nostri tempi compre-se, e con più prodigiosa maestria mise in atto la gran legge della moderna civiltà […] di sepa-razione dalla straniero, e di congiunzione nazionale”.

23 Queste notizie sono tratte dallo Stato personale di servizio datato 27 gennaio 1863, con-servato nei fondi del Ministero della Pubblica Istruzione, Personale 1860-1880, Busta 1535 “da Pallottino A. a Palmarini P.”, in Archivio Centrale dello Stato. Del saggio qui citato non si hanno notizie al di là di questa fonte.

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Dalla formazione ai primi contributi scientifici

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tanti monografie24, rispettivamente sulla mezzadria, sul principio di nazionalità e sul potere elettorale, che gli valsero fama internaziona-le25. Durante la permanenza in Lombardia, entrò in contatto con le éli-tes politico-economiche locali26

Sono del 1865 i suoi primi saggi pubblicati su un periodico di rilie-vo nazionale, la Rivista Contemporanea: il già citato Il Papa e l’Italia, un altro saggio di politica internazionale L’Italia e l’equilibrio euro-peo

.

27 e uno metodologico Delle sommarie attinenze dell’Economia politica colle altre discipline sociali28

Il saggio sull’equilibrio europeo è sollecitato dall’instabile situa-zione di tensione con l’Austria per il preludio alla guerra dell’anno successivo, che Palma prevede in questi termini:

, che è una rielaborazione del te-sto che gli valse la cattedra a Bergamo.

nessuno potrebbe lusingarsi che [la guerra] non si affaccerà di bel nuovo mi-nacciosa all’orizzonte politico, e che falliti i tentativi o i disegni di comporla cogli uffici di pace, non si dovrà risolvere fra non guari per forza di armi29

.

Palma coglie l’occasione per formulare una prima sintesi delle sue idee sul principio di nazionalità, applicato al caso Italiano, che lascia trasparire l’importanza rivestita da questo tema nell’architettura degli studi giovanili: è ad esso che fa implicito riferimento quando fonda l’incontestabile “diritto degl’Italiani alla loro ricostituzione nazionale” oltre che sulla giustizia anche “sopra altri principii”, destinati ad af-fermarsi “sopra gl’interessi dell’equilibrio europeo”30

24 Cfr L. PALMA, Della Mezzadria, Bergamo 1865; ID., Del Principio di Nazionalità nella

moderna società europea. Opera premiata dall’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, Mila-no 1867; ID., Del potere elettorale negli stati liberi, Milano 1869. Della prima non si tratterà qui, in quanto atipica e su un tema mai più ripreso nelle pubblicazioni seguenti; la seconda e la terza sono invece esaminati nel corso del capitolo.

.

25 Cfr. F. GRILLO, Luigi Palma, cit. 26 Cfr. F. FILOMUSI GUELFI, Cenno necrologico, cit., p. 1: “si acquistò la stima di uomini

cospicui di quella nobile regione italiana e tra questi del Senatore Camozzi”. 27 L. PALMA, L’Italia e l’equilibrio europeo, in “Rivista Contemporanea Nazionale Italia-

na”, vol. XLII, Anno XIII, pp. 55-72. 28 L. PALMA, Delle sommarie attinenze dell’economia politica colle altre discipline socia-

li, in “Rivista Contemporanea Nazionale Italiana”, vol. XL, Anno XIII, pp. 161-173. 29 ID., L’Italia e l’equilibrio europeo, cit., p. 55. 30 Ivi, p. 59.

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Parte I Capitolo 1

26 Il saggio è aperto da una documentata ricostruzione della più recen-

te storiografia, anche internazionale, in materia e si concentra sulla de-scrizione della situazione relativa all’equilibrio geopolitico in Europa, che è utile a Palma anche per dimostrare quanto siano ingenti i danni causati al sistema Europa dal protrarsi delle ostilità, politiche ed eco-nomiche, se non ancora apertamente guerresche. Una possibile solu-zione alla crisi latente in Europa sarebbe, a suo giudizio e da un punto di vista inevitabilmente parziale, una generale accettazione del princi-pio di nazionalità, che offrirebbe un criterio oggettivo per la soluzione diplomatica della maggior parte dei conflitti.

L’altro saggio, quello a carattere metodologico, seppur diverso per argomento, ha però un impianto del tutto simile: da un bilancio sullo stato di avanzamento degli studi in materia e quindi dalla descrizione generale del tema, si passa poi alla trattazione più approfondita di un singolo aspetto, che attrae particolarmente i ragionamenti del giovane studioso. La sintesi culturale proposta in questo saggio si potrà ritro-vare come Leit-motiv dell’intera produzione di Palma, se non in modo esplicito, sicuramente come sostrato culturale fondante. La parte ini-ziale del saggio tratta dapprima delle diverse scienze sociali e del pro-gresso di queste, per incentrarsi successivamente, con considerazioni ed esempi, sulla necessaria complementarietà delle scienze sociali:

Lo studio delle relazioni delle varie scienze fra loro è di tanto necessità ed u-tilità, che io riputerei fare opera soverchia se mi fermassi a dimostrarlo. […] Nell’intendimento di far vedere come tutte le scienze sociali sieno le une alla altre collegate, ed in particolare coll’economia, io mi propongo in questa breve scrittura di accennarne sommariamente le principali31

.

Tra le “principali” scienze sociali, cui Palma fa riferimento e di cui parla più diffusamente nel corso del saggio, “prime si presentano il Diritto e la Morale”32, quindi l’Economia33, l’Estetica, l’Arte, la Tec-nologia (qui intesa come Economia industriale), la Statistica34

31 Ivi, p. 161.

.

32 Ivi, p. 164. 33 “A me sta sempre innanzi la sentenza dell’economista Giuseppe Droz, il quale come

che dicesse esser l’economia la seconda fra le scienze, attribuiva però il primo luogo alla mo-rale”, ivi, p. 166.

34 Ivi, p. 166 e ss.

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Dalla formazione ai primi contributi scientifici

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Nella seconda parte del saggio, Palma si sofferma sulla concezione della scienza politica come scienza dell’oggi, che deve necessariamen-te essere fondata sulla storia:

La scienza delle leggi che hanno determinato il vario corso delle nazioni nel-lo spazio e nel tempo, o altrimenti nella civiltà, potrebbe comprendersi nel nome di filosofia della storia. […] Applicata però al presente addiviene poli-tica, che come scienza può così considerarsi nella sua più larga significazio-ne, come il complesso delle leggi che determinano il governo e il progresso delle nazioni e dell’umanità. Amendue esse perciò sono per così dire due faccie di una medesima sfera. La filosofia della storia è la politica applicata al passato, la politica è la filosofia della storia in forma di principi generali […] le leggi cui l’uomo nella sua immensa varietà obbedisce, spiegano il passato, come determinano l’avvenire35

Pur in un breve saggio, Palma mostra di saper padroneggiare un di-scorso di ampio respiro su metodologia, linee di ricerca e ruolo delle diverse scienze sociali per la comprensione delle dinamiche politiche del passato e del presente, alla ricerca delle leggi generali che le go-vernano. A questa ricerca tutte le scienze sociali contribuiscono, o-gnuna dalla propria prospettiva disciplinare:

Le leggi accennate formano il subbietto delle varie scienze sociali, ognuna delle quali per la limitata natura del nostro intelletto, e per la legge econo-mica della divisione del lavoro, studia una parte, un aspetto delle relazioni naturali e quindi delle leggi che reggono l’andamento sociale. In generale esse tutte considerano questo ordinato eterno movimento, o riguardo al pas-sato, o speculativamente, o riguardo al presente, ma in generale le leggi di esso sono le medesime36

.

Palma tornerà, con approfondimenti e ulteriori riflessioni, su tutti e tre i filoni di studio qui sinteticamente delineati.

Il primo tema ad essere ripreso fu il principio di nazionalità, su cui Palma presenterà, nel febbraio del 1866, al Concorso dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, diretto e presieduto da Cesare Cantù37

35 Ivi, p. 164.

,

36 Ivi, p. 163. 37 Sul ruolo svolto da Cesare Cantù nell’ambito dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lette-

re, cfr. spec. F. DELLA PERUTA, C. MARCORA, E. TRAVI, Cesare Cantù nella vita italiana dell’Ottocento, Milano 1985, p. 82 e ss.

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Parte I Capitolo 1

28 un esaustivo trattato dal titolo: Del principio di nazionalità nella mo-derna società europea. Premiato al concorso, sarà poi pubblicato nel 186738 e varrà a Palma una significativa risonanza39

Quest’opera, scritta in meno di cinque mesi.

40

Il principio di nazionalità, protagonista principale degli esordi scientifici di Palma, ne rimarrà anche in seguito un asse cartesiano, lungo il quale far progredire gli studi e far avanzare la comprensione del contesto in cui è immerso. È la situazione geopolitica italiana a spingere Palma ad affinare i suoi strumenti di lettura della trama stori-ca e politica, che si sviluppa sotto i suoi occhi di giovane cresciuto nel periodo eroico del Risorgimento e che per questo sollecita un tentativo di analisi quanto più possibile approfondita. È l’urgenza di capire un principio in azione e di fondarlo su solide basi a motivare disquisizio-ni che, lungi dall’essere astrattamente speculative, mirano a consolida-re un nucleo di informazioni scientifiche intorno a un tema destinato a muovere le coscienze e i popoli, ma ancora bisognoso di assestarsi in un quadro giuridico che gli dia la forza necessaria ad operare effica-cemente:

, è, come si è già ac-cennato, la seconda delle monografie pubblicate in questo periodo. Il fatto che Palma scelga di concentrarsi, per uno dei primi cimenti mo-nografici, su questo tema, fornisce un indizio sull’importanza da esso rivestita nell’economia del suo impianto culturale nonché della sua personale sensibilità.

38 L. PALMA, Del principio di nazionalità, cit. 39 Tra gli autori che fanno riferimento a quest’opera giovanile di Palma troviamo: C. MA-

RIANO, L’esercito italiano nel passato e nell’avvenire, 1871, p. 31; C. BORELLA RONSISVALLE, Scritti di storia e letteratura, 1887, p. 1; E. CIMBALI, P. PRADIER-FODÉRÉ, Lo Stato secondo il diritto internazionale universale, 1891, p. 47; A. MAGNANI, La scienza nuova del diritto in-ternazionale, 1895, p. 114; G. PENNISI DI SANTA MARGHERITA, La Corte permanente e l’arbitrato internazionale, 1901, p. 10. L’opera di Palma è inoltre oggetto di saggi o recensio-ni sui seguenti periodici: Rendiconti, in “Classe di scienze matematiche e naturali”, 1866, p. 280; “Il Politecnico”, 1867, p. 388; “La Civiltà cattolica”, 1867, p. 280; “Bibliografia d’Italia”, 1868, p. 8; “Rivista Europea”, 1870, p. 540; “Annuario scientifico ed industriale”, 1931, p. 1148; “Rivista di Studi politici internazionali”, 1934, p. 190. Più recentemente, V. D’ALESSIO, Italiani e Croati a Pisino tra fine Ottocento e inizio Novecento, in M. CATTARUZ-ZA (a cura di), Nazionalismi di frontiera: identità contrapposte sull’Adriatico, Bologna 2003, p. 87, ove si definisce Del Principio di nazionalità una eccezione significativa rispetto alle opere coeve sul tema.

40 Ivi, Avvertenza

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Dalla formazione ai primi contributi scientifici

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Il principio di nazionalità, sostanzialmente o di fatto, ha operato ab antiquo; […] Però come dottrina è stato tardi riconosciuto, e con difficoltà grandis-sima va mano mano entrando nella pratica del diritto delle genti. Il principio stesso è più istintivamente sentito, che razionalmente spiegato41

.

Il primo passo, indispensabile nell’affrontare il tema della naziona-lità, è ovviamente, definire l’oggetto di studio. La nazionalità, secondo Palma, è difficilmente individuabile a parole in un’unica formula, es-sendo il risultato combinato di diverse componenti e quindi è più faci-le dire ciò che non è: né Stato, né sovranità popolare, né patria, né po-polo. Per il resto

infinita è la varietà, l’incertezza, la contraddizione dei casi e dei fatti, e la ri-pugnanza loro ai principi esclusivi ed assoluti dei semplificatori ad ogni co-sto […] pure il sentimento della nazionalità è nell’animo di tutti. […] Esiste insomma la coscienza della nazionalità42

.

Da questo assunto, Palma inizia la sua attenta disamina di questa complessa tematica, al fine di “chiarirla, indagarne gli elementi, i cri-teri, ridurre le incertezze e le contrarietà ad ordine ed armonia”43

Dopo aver ricostruito il quadro dettagliato degli studi in materia.

44, Palma prosegue con la trattazione vera e propria del principio di na-zionalità, che consiste “nell’indipendenza […] e nell’unione naziona-le”45

41 Ivi, p. 1

. Con costanti riferimenti ad esempi, sia storici sia a lui contem-poranei, le argomentazioni si sviluppano per dimostrare la legittimità della vocazione di un popolo all’unità nazionale e all’indipendenza da

42 Ivi, pp. 6-7. 43 Ibid. 44 Palma cita spec. G. VEGEZZI-RUSCALLA, Cos’è nazione?, 1854; ma anche H. BER-

GHAUS, Grundlinien der Ethnographie, 1849; P. S. MANCINI, Della nazionalità come fonda-mento del dritto delle genti : prelezione al corso di dritto internazionale e marittimo pronun-ziato nella R. Università di Torino dal professore Pasquale Stanislao Mancini nel di 22 gen-naio 1851, 1851; C. BALBO, Lettere di letteratura e politica, Lettera II sulla fusione delle schiatte, 1855; ID., Meditazioni storiche, 1857; T. MAMIANI, Dell’ottima congregazione uma-na e del principio di nazionalità, in D’un nuovo diritto europeo, 1860; M. POLITH, Die Natio-nalität und ihre staatsrechtliche Begründung, 1862; G. PISANELLI, Lo Stato e la nazionalità: discorso inaugurale alle lezioni di Diritto Costituzionale, 1862; H. WHEATON, Elements of international law, 1863.

45 L. PALMA, Del principio di nazionalità, cit., p. 37.

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Parte I Capitolo 1

30 dominazioni straniere. È evidente e costante il riferimento alle Guerre d’Indipendenza italiane e agli ideali risorgimentali. L’impianto teorico con cui è strutturato tutto lo studio di Palma si correla in modo indis-solubile con il contesto: anche laddove si formulano principi generali, essi sono tratti dall’esperienza e dalla storia, sono frutto di legami cau-sali concretamente verificatisi, sono schematizzazioni utili al solo scopo di aiutare la comprensione del presente46

L’autore che Palma cita più spesso e a cui attribuisce maggiore au-torità in questa sua prima monografia, apprezzandone la lucidità e l’equilibrio dell’analisi oltre al metodo, e che sarà rintracciabile come costante riferimento in tutta la sua opera, è John Stuart Mill

.

47. Tra gli altri moltissimi riferimenti bibliografici48 utilizzati da Palma, si segna-lano specialmente quelli alle opere di Balbo49, Botta50, Brougham51, Cantù52 e Sismondi53

46 Sull’idea di nazione in età liberale e spec. in Palma, cfr. F. COLAO, L’”idea di nazione”

nei giuristi italiani fra otto e novecento, in “Quaderni fiorentini. Per la storia del pensiero giu-ridico moderno”, XXX, 2001, pp. 225 e ss.

, tutti oggetto di studio da parte del giovane Pal-ma, come testimoniato dalle sue inedite Carte. Trattasi di vere e pro-

47 Sulla diffusione e l’interpretazione di Stuart Mill nell’Italia del tempo , cfr. N. URBINA-TI, Le civili libertà: positivismo e liberalismo nell’Italia unita, Venezia 1990, pp. 11 e ss.

48 I principali autori, citati in modo non occasionale, da Palma nel Corso sono (escludendo gli autori oggetto di specifica nota di seguito): G. Arcoleo, W. Bagehot, C. Benso Conte di Cavour, J.C.Bluntschli, E. Boutmy, L. Casanova, B. Constant, A.V. Dicey, F. Filomusi Guel-fi, F. Genala, C.F. von Gerber, O.F. von Gierke, R. von Gneist, F. Guizot, C.W.F. Hegel, C.G. Hello, F. von Holtzendorff, F. Lampertico, G. Meyer, R. von Mohl, F.X. Neumann-Spallart, M. Pagano, M. van den Peereboom, A. Pierantoni, C. Pisacane, J. Pözl, J. Rütimann, G. Sare-do, F.K. Savigny, A.E.F. Schaeffle, S. Spaventa, H. Spencer, W. Stubbs, A. de Tocqueville, A. Thiers, H. von Treitschke. Per quanto l’elenco non sia neppure lontanamente esaustivo, si può apprezzare la varietà di riferimenti bibliografici utilizzati da Palma.

49 Gli appunti autografi di Palma su svariate opere di Cesare Balbo sono conservate presso la Biblioteca Alessandrina dell’Università La Sapienza di Roma, in Carte Palma, Faldone 1, Autografi 4 , Studi di Storia e Diritto 1857.

50 Gli appunti autografi di Palma su C. BOTTA, Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini, 1835, stanno in Carte Palma, Faldone 1, Autografi 6, Studi sociali gennaio 1858.

51 Gli appunti autografi di Palma su H. BROUGHAM, Filosofia della politica, 1842, si tro-vano in Carte Palma, Faldone 1, Autografi 4, Studi di Storia e Diritto 1857.

52 Gli appunti autografi di Palma su C. CANTÙ, Storia universale, 1846, stanno in Carte Palma, Faldone 1, Autografi 6, Studi sociali gennaio 1858.

53 Gli appunti autografi di Palma su J-C-L. S. SISMONDI, Storia delle Repubbliche italiane, 1832, occupano ben due fascicoli del Faldone 1 delle Carte Palma: Autografi 7, Miei pensieri occasionati dalla Storia delle Repubbliche Italiane del Sismondi; Autografi 8, Studi sociali Sismondi Storia delle Repubbliche italiane marzo 1858.

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prie schede libro, riassunti ragionati con citazioni testuali, manoscritte da Palma e testimoni di un metodo di studio e catalogazione sistemati-co soprattutto su tematiche storiche, giuridiche ed economiche.

Come si evince dalla Relazione redatta dalla Commissione giudice del Concorso scientifico dell’Istituto Lombardo di scienze e lettere del 186654, con Del Principio di nazionalità Palma, non solo ottenne la menzione onorevole e il premio, ma soprattutto vide riconosciuto, per la prima volta in modo ufficiale e in un contesto prestigioso, il suo va-lore di studioso. Dell’opera furono infatti apprezzati non solo il meto-do scientifico adottato, definito “il più rigoroso”, ma anche la “vastità e pienezza di concetto” che la caratterizzava. Vi furono inoltre ricono-ciute “copia non comune di dottrina”, amplissime e approfondite co-noscenze nel campo della storia antica e moderna e della geografia storica e politica, e infine, come non ultimo dei meriti, una “forma splendida, ricca, adorna”55

Questo giudizio finale quasi entusiastico chiude una relazione am-pia e dettagliata dell’elaborato di Palma, in cui non mancano alcune osservazioni sul modo poco diplomatico in cui venivano proposti temi “scottanti” come le critiche al potere temporale della Chiesa o all’uti-lizzo della “ragione divina” in questioni di diritto internazionale. La Commissione, infatti, consigliava di omettere alcune espressioni trop-po forti, che avrebbero potuto “in qualunque modo scemare presso certi lettori l’efficacia delle sue dimostrazioni”

.

56. La commissione tenne comunque a sottolineare, in conclusione, che le osservazioni fat-te all’autore erano “difettucci facilmente emendabili, che non scemano punto il merito principale di tutto il lavoro”57

Nel 1868, ovvero un anno dopo, Palma fu nominato Preside dell’Istituto tecnico di Bergamo presso il quale insegnava dal dicem-bre 1862. In quell’anno, proseguì lo studio intrapreso sul principio di

, trattandosi più di consi-gli ad un giovane studioso promettente, ma poco prudente perché ec-cessivamente entusiasta, piuttosto che di reali critiche sostanziali.

54 Relazione sul concorso al Premio scientifico del Reale Istituto lombardo di scienze e

lettere per l’anno 1866, in L. PALMA, Del Principio di nazionalità, cit. La relazione è firmata: G. Carcano, B. Poli, F. Rossi, A. Pestalozza Relatore, F. Ambrosoli Segretario.

55 Ivi, p. 319. 56 Ivi, p. 325. 57 Ivi, p. 326.

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32 nazionalità con due saggi: La guerra e il moderno diritto internazio-nale58 e L’Impero austriaco ed il principio di nazionalità59

Il primo saggio, ispirato dalla Terza Guerra d’Indipendenza, si pro-pone, a un anno e mezzo di distanza, di indagare gli effetti che essa ebbe sul diritto internazionale: “un gran progresso nel principio di na-zionalità, […] un totale spostamento dell’equilibrio europeo, […] un rivolgimento nelle armi, nelle idee e nelle istituzioni militari”

, pubblicati entrambi sulla Rivista Contemporanea.

60

La curiosità scientifica che sta alla base di questo saggio è dunque comune ad altri precedenti e in particolare a Del principio di naziona-lità, ma in quest’occasione l’attenzione è primariamente rivolta ai ri-flessi dell’affermazione del principio di nazionalità sul diritto interna-zionale, circa “la legittimità” o “i motivi giuridici della guerra”

.

61. Come già altrove, Palma inizia da una rassegna delle vicende storico-giuridiche legate alla guerra, dall’antichità ai suoi giorni, che gli con-sente di ricostruire, seppur per sommi capi, la formazione progressiva e consuetudinaria delle principali norme di diritto internazionale. L’analisi si sposta sui diritti dei belligeranti, sulla neutralità e, lunga-mente, sul diritto marittimo. Una volta giunto al “progresso nella legit-timità dei motivi della guerra [grazie a] l’avanzamento del governo rappresentativo”62, Palma deve constatare che la situazione, nel 1868, è ancora tale che in Europa dovranno verificarsi ancora troppe guerre, seppur legittime dal punto di vista del principio di nazionalità, prima che si possa trovare altri mezzi di risoluzione dei conflitti, ad esempio basati “sugl’intrecciamenti e sulla potenza degl’interessi economici; sul progresso della ragion pubblica, dello spirito di giustizia, di civiltà, di pace”63

Anche l’altro saggio pubblicato nel 1868, L’impero austriaco ed il principio di nazionalità, è volto a chiarire gli effetti del conflitto euro-peo del 1866. Se però finora Palma si è occupato dell’affermazione

.

58 L. PALMA, La guerra ed il moderno diritto internazionale, in “Rivista Contemporanea

Nazionale Italiana”, Anno XVI, Volume LII pp. 276-290 e Volume LIII pp. 343-361. 59 ID., L’Impero austriaco ed il principio di nazionalità, in “Rivista Contemporanea Na-

zionale Italiana”, Anno XVI, Volume LIII pp. 31-62 e Volume LIV pp. 190-218. 60 ID., La guerra, cit., p. 276. 61 Ivi, p. 277. 62 Ivi, p. 280. 63 Ivi, p. 283.

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del principio di nazionalità, qui rivolge la sua attenzione a quella che parrebbe esserne un’eccezione e si domanda:

Come va che questo principio di nazionalità vero altrove, segnatamente in Italia e in Alemagna, non à più efficacia in Austria? Come va che la forza centrifuga e disgregatrice degli elementi eterogenei, ossia delle razze e lin-gue diverse, à sfasciato tanti altri imperi, ed à solo intaccato, ma non à scomposto l’austriaco?64

.

Le prime osservazioni di Palma, che riporta anche diversi dati stati-stici sullo spaccato demografico nelle diverse regioni che compongo-no l’Impero austriaco, riguardano le specificità nella composizione et-nica dei sudditi austriaci. Il fatto che nel maggior numero delle regioni le diverse nazionalità siano mescolate è senz’altro una ragione neces-saria ma non sufficiente a spiegare l’apparente immunità dell’Impero austriaco dagli effetti del principio di nazionalità. Secondo Palma il motivo che in modo più decisivo influisce sulla coesione austriaca sta nella capacità dell’Imperatore di adattare la costituzione al dualismo austro-ungarico e di trovare quindi una soluzione istituzionale al prin-cipio di nazionalità.

A dimostrazione della sua ipotesi interpretativa, Palma ripercorre la storia dell’Impero austriaco, con particolare riferimento all’atteg-giamento tenuto dai sovrani nei confronti delle rivendicazioni auto-nomistiche, analizzando con grande attenzione specialmente il periodo della Restaurazione e gli sviluppi successivi. Si sofferma nella descri-zione degli organi istituzionali, delle loro interrelazioni e del loro con-creto funzionamento, particolarmente per quanto riguarda l’ordina-mento inaugurato nel 1867, che Palma distingue dalle forme confede-rali sviluppatesi fino a quel momento attraverso una puntuale analisi sociale, politica e costituzionale. Palma conclude che questo ordina-mento originale o, per usare le sue parole, “stranissimo”65

64 L. PALMA, L’impero austriaco, cit., p. 32.

, potrebbe

65 Ivi, p. 209: “A mio avviso, se le costituzioni per aver vita bastasse che fosser foggiate sopra un tipo astratto, sopra un ordine ideale, il presente assetto, a mio credere, sarebbe da dire stranissimo. L’ordinamento più naturale alla condizioni etnografiche, storiche e morali dell’Austria sarebbe stato […] qualche cosa d’informato al federalismo dei czechi,[…] cioè l’aggruppamento delle maggiori razze e provincie omogenee, il loro libero governo locale, col

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34 creare qualche problema in futuro, se non si proseguirà sulla strada in-trapresa con maggiori aperture verso le altre componenti etniche:

con siffatta politica, solo in gran parte, cioè rispetto ai Magiari, felicemente avviata dal Beust, ma che bisogna proseguire rispetto agli Slavi, il principio di nazionalità potrà trovare in Austria quell’applicazione che la sua compo-sizione così mista può tollerare; l’Europa potrà avere il vantaggio di un sal-do impero austriaco, la libertà e la civiltà progredire coll’ordine e colla giu-stizia66

.

Nel 1869 Palma pubblicò la sua seconda monografia, Del potere elettorale negli Stati liberi67, un’opera approfondita ed esauriente, di-ventata subito uno dei riferimenti dotti in materia elettorale68

L’ampia disamina della questione elettorale parte dagli aspetti più tecnici e formali per arrivare a quelli più prettamente politici. Palma individua nel tema elettorale uno dei punti nodali del funzionamento efficace del sistema rappresentativo e il principale dei suoi punti quali-ficanti

, tradotta in diverse lingue europee. Si tratta della prima manifestazione dell’attenzione di Palma a tematiche costituzionali: sulle premesse de-lineate in quest’opera si svolgerà tutta la riflessione successiva.

69

potere esecutivo nell’imperatore e nei suoi luogotenenti, le Diete investite dei più larghi diritti di legislazione interna, e di amministrazione dei propri interessi”.

.

66 Ivi, p. 218. 67 L. PALMA, Del potere elettorale, cit. Si noti che, su quest’opera di Palma, si sviluppò un

ampio dibattito già tra i suoi contemporanei e, soprattutto, fra gli studiosi della generazione successiva. Limitandoci solo agli autori più autorevoli e citati, ricordiamo che si occuparono diffusamente della teoria di Palma in tema elettorale A. BRUNIALTI, Libertà e democrazia. Studi sulla rappresentanza delle minorità, Milano 1871; V. E. ORLANDO, La riforma elettora-le, Milano 1883.

68 Tra i titoli più significativi che fanno riferimento a quest’opera di Palma troviamo: G. TRONO, Elementi di diritto costituzionale, 1875, p. 283; E. SCAPINELLI, La donna e il voto amministrativo, 1892, p. 81; G. BANDINI, La riforma elettorale con la rappresentanza propor-zionale, 1910, p. 411. Del potere elettorale è inoltre oggetto di saggi o recensioni sui seguenti periodici: “Archivio economico-amministrativo: monitore delle colonie”, 1877, p. 606; e più recentemente, “Annuario di diritto comparato e di studi legislativi”, 1992, p. 64 (all’interno di una ricostruzione sulle proposte di riforma elettorale a voto limitato).

69 Le prime parole della Prefazione in ID., Del potere elettorale, cit., sono infatti: “Io mi propongo in questo libro d’investigare e di chiarire le condizioni del migliore ordinamento di quella parte principalissima del viver civile e libero, che è la facoltà di eleggere i propri rap-presentanti”.

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Questo saggio inizia con una puntualizzazione sul principio della divisione dei poteri: riprendendo e ricostruendo brevemente l’ampia letteratura in materia70, Palma dimostra che senz’altro occorre inclu-dere nella lista dei poteri dello Stato anche quello elettorale e che, an-zi, “esso è […] il primo potere dello Stato”71

. Per “potere elettorale” si intende qui l’espressione della sovranità all’interno di una forma di governo rappresentativa:

non solamente il potere elettorale crea il potere legislativo, e spesso l’esecutivo, ma di fatto è la Corte suprema di Appello, il gran Giuri delle na-zioni nelle questioni di Stato più gravi; […] nei conflitti con gli altri poteri, re, senati, rappresentanti, non vi è altro rimedio che scioglier le Camere e in-terrogare colle nuove elezioni la volontà del corpo elettorale, cioè del vero sovrano72

.

Potere, dunque, e non funzione, perché “manifestazione organica del volere dello Stato”73, preciserà Palma alcuni anni dopo, con un si-gnificativo spostamento di tale funzione dalla volontà della nazione a quella dello Stato, che prelude agli sviluppi orlandiani del tema74. La precisazione si era resa necessaria in polemica con Pierantoni, che nel suo Trattato di diritto costituzionale, in cui rivendicava, diversamente da Palma, l’esistenza di un “potere costituente”, aveva rifiutato l’idea che la funzione elettorale potesse essere annoverata tra i poteri costi-tuiti, nell’intento di radicarla piuttosto nella società che nello Stato75

70 Palma cita, dimostrandone una profonda conoscenza, soprattutto: B. CONSTANT, Corso

di politica costituzionale, 1818-1820; J. STUART MILL, On Liberty, 1859; A. DE TOCQUEVILLE, De la démocratie en Amérique, 1835-1840. Ulteriormente, si trovano riferimenti anche a: P. P. N. HENRION DE PANSEY, De l’authorité judiciaire en France, 1810; C.-G. HELLO, Du régi-me constitutionnel, 1849; S. PINHEIRO-FERREIRA, Principes du droit public constitutionnel, administratif et des gens; ou Manuel du citoyen dans um gouvernement représentatif, 1834.

.

71 L. PALMA, Del potere elettorale, cit., p. 17. 72 Ivi, p. 13. 73 ID., Corso di Diritto costituzionale, Firenze 1877 , p.182. 74 Sul tema della “scoperta dello Stato”da parte di Palma cfr. L. BORSI, Storia, Nazione,

Costituzione, cit., p. 159 e ss., in cui si analizzano gli aspetti di convergenza sul tema con V.E. Orlando, dopo aver definito le differenze dell’approccio palmiano rispetto a quello degli altri preorlandiani, come peraltro già osservato da F. MAZZANTI PEPE, Profilo istituzionale, cit. p. 63-64.

75Cfr. A. PIERANTONI, Trattato di diritto costituzionale, Napoli, 1873, cap.V, I poteri dello Stato, pp.267-72. Sul significato di questo dibattito e le sue implicazioni in tema di “sovranità della nazione”/”sovranità dello Stato”, cfr. F. MAZZANTI PEPE, Profilo istituzionale, cit., p. 32.

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36 Avendo chiarito l’importanza del potere elettorale, quale motore

dell’intero sistema rappresentativo, Palma continua individuando i li-miti e i caratteri fondamentali di tale potere, che pervade ogni ambito della vita sociale76

Per prima cosa, Palma distingue tra elettori ed eleggibili, che devo-no necessariamente, a suo giudizio, avere caratteristiche diverse. Le condizioni indispensabili per avere il diritto di eleggere sono “l’indipendenza e la moralità del voto, l’intelligenza o la coscienza del voto”

, benché la sua analisi si riferisca in particolare alle elezioni politiche, che designano i rappresentanti della nazione.

77. Per Palma, quindi, un elettore deve essere libero da “costri-zioni o corruzioni” e deve essere consapevole delle proprie scelte78, ovvero deve avere dei requisiti minimi di istruzione e di censo che gli consentano di votare secondo coscienza o secondo i propri interessi, senza essere vittima di influenze esterne diverse dalla “persuasione le-gale”. È interessante notare come Palma consideri il potere esercitato da “demagoghi, arruffapopoli, epuloni o sans-culottes, soldati o pre-ti”79

L’altra grande distinzione tra “elettori ed eleggibili, non elettori e non eleggibili” è assimilata tout court, nella riflessione di Palma, a

sul popolo inconscio, tanto pericoloso quanto i brogli e le cliente-le elettorali veri e propri. Per quanto riguarda invece gli eleggibili, Palma individua le caratteristiche indispensabili di ogni candidato a rappresentare la nazione in indipendenza, libertà, moralità, “scienza” e soddisfacenti capacità oratorie. Un’ulteriore dote di tutti gli eleggibili dovrebbe essere la “popolarità del voto”, espressione con la quale Palma intende la capacità degli eletti di non rappresentare solo la parte che li ha votati ma la nazione intera. Palma infatti critica aspramente la tendenza élitaria dei deputati italiani, che, a suo giudizio, conside-rano scarsamente gli interessi della nazione intera e ne ignorano i pro-blemi reali.

76 “la questione è lungi dall’essere oziosa, imperocché, se ben si riguarda, la questione e-

lettorale si potrebbe agevolmente cacciare da per ogni dove, in tutta la vita politica ed ammi-nistrativa e sociale”, L. PALMA, Del potere elettorale, cit., p. 18.

77 Ivi, p.26. 78 “la mancanza dell’intelligenza del voto è la peste del potere elettorale e della libertà”,

ivi, p.27. 79 Ibid.

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quella tra “dominatori e dominati”80. Egli infatti introduce l’argo-mento dell’eguaglianza, che certo non intende come livellamento di beni materiali o morali, a suo parere impossibile e neppure desiderabi-le, bensì come “comune e general godimento di quei diritti che sono connaturali all’uomo”81. Così definito, il principio di eguaglianza ri-sulta essere una delle massime conquiste dell’umanità rispetto alle forme di governo dell’antichità. Palma esprime la sua grande ammira-zione per tutti gli Stati liberi antichi, ma non può tacere che le loro li-bertà civili e politiche riguardavano solo un numero ristretto di citta-dini. L’odierno Stato corrispondeva alla civitas e la mancanza dell’”invenzione” della rappresentanza impediva, secondo Palma, un eccessivo allargamento della popolazione che godeva dei diritti politi-ci. Quindi la prima conseguenza del metodo della democrazia diretta sarebbe il “metropolismo”, ovvero la supremazia dell’oligarchia citta-dina sulla maggioranza della popolazione risiedente nel contado e de-dita alle attività agricole82. Questa disuguaglianza è all’origine, secon-do Palma, dell’instabilità del governo degli antichi e della sua fragilità verso l’esterno, perché il popolo escluso da ogni attività politica non poteva, sentendosi dominato e sopraffatto, che nutrire una disaffezione per lo Stato83. Tale sentimento, unito alla tutela esclusiva degli inte-ressi particolaristici, fu, secondo Palma, causa determinante della de-cadenza delle repubbliche italiane, sia laddove il potere elettorale era appannaggio delle oligarchie dei Libri d’oro, come a Venezia e a Ge-nova, sia laddove esso era riservato esclusivamente agli abitanti della città-capoluogo, come a Firenze84

Il principio della rappresentanza, che permette contemporaneamen-te di governare nel rispetto di tutte le componenti sociali e di estendere

.

80 Ivi, p. 31. 81 Ibid. 82 Palma cita in proposito gli esempi delle città fenicie, di Cartagine, delle stesse città gre-

che e di Roma. 83 “avvenne che quegli abitanti non si riguardarono più come cittadini nati a sostenere ad

ogni costo lo Stato, anzi operarono a distruggerlo. Quindi gli umori ostili e dissolutivi, e le frequenti invocazioni dello straniero per levarsi la signoria dal collo”, L. PALMA, Del potere elettorale, cit., p.38.

84 “così dappertutto l’unità dello Stato era fittizia, materiale; non vi era l’unità morale di animo e di affetti, non vi era il fascio delle forze di tutti: quindi la violenza e la debolezza di quelle repubbliche”, ivi, p. 38.

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Parte I Capitolo 1

38 i diritti politici a tutti i cittadini dello Stato, ha quindi il merito, con-clude Palma, di aver risolto questi gravi difetti delle forme di governo antiche ed è quindi individuabile come la caratteristica distintiva della libertà dei moderni rispetto alle forme di governo democratiche del passato.

L’unica caratteristica negativa degli esempi storici che i suoi con-temporanei non hanno ancora risolto in maniera soddisfacente è la tendenza ad escludere gli avversari politici dal governo. Palma sottoli-nea i pericoli derivanti dal governo di parte, o di partito, comunque in-teso, che spesso conduce alla tirannia della maggioranza e individua nel rispetto delle minoranze uno degli obiettivi e dei traguardi che la civiltà a lui contemporanea dovrebbe porsi e raggiungere al più pre-sto85

Palma inizia qui a mettere a punto un peculiare metodo di indagine scientifica, da me denominato “empirismo comparatista”

.

86

Nella prima applicazione di questo metodo, l’analisi dei “casi di studio” a lui contemporanei che segue i molti e documentati esempi storici, vale a collegare i tempi più generali con quelli specificamente rilevanti nella realtà del tempo, come il suffragio ristretto

, in quanto si compone di una prima analisi, basata sul precedente storico (compa-razione verticale o diacronica), e di un’altra, fondata sugli esempi e-steri (comparazione orizzontale o sincronica). L’empirismo compara-tista sarà utilizzato da Palma in modo sistematico e, come si vedrà, talvolta con risultati sorprendenti, nelle pubblicazioni e negli studi più maturi.

87

85 “si deve quindi ritenere come principal progresso della civiltà moderna, e condizione

assoluta della pace sociale, l’indipendenza del potere elettorale dalla appartenenza ad una o ad un’altra parte politica, in altri termini la libera ed eguale ammissione dei vinti, dei dissenti, e […] delle minoranze”, ivi, p. 67.

, l’ine-

86 Cfr. K. LAVAGNA, Alla ricerca di un modello costituzionale italiano: Luigi Palma tra storicismo e vocazione comparatista, in F. MAZZANTI PEPE (a cura di), Culture costituzionali a confronto. Europa e Stati Uniti dall’età delle rivoluzioni all’età contemporanea. Atti del Convegno internazionale, Genova 29-30 aprile 2004, Name, Genova 2005, pp. 151-2. Ritorno più ampiamente sul tema nelle considerazioni conclusive di questa Parte.

87 “il sistema ristretto del censo non può accontentare la civiltà. Può riguardarsi come transitorio, non mai definitivo; anzi come un male talvolta necessario per la inettitudine di tutto il popolo a godere dei diritti politici, ma come un malanno da cui bisogna guarirsi al più presto.”, in L. PALMA, Del potere, cit., p. 103.

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Dalla formazione ai primi contributi scientifici

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vitabile processo storico verso l’universalità del voto88 e il voto fem-minile89

La trattazione prosegue, dopo un’ampia parentesi sugli aspetti più tecnici del tema elettorale, con primi accenni ad altri punti cardine dell’intera opera di Palma: la rappresentanza delle minoranze, il ruolo del Capo dello Stato e del Senato, tutti intesi come elementi moderato-ri e di tutela nei confronti dell’inevitabile aumento di peso politico della Camera dei Deputati in conseguenza della sua sempre più ampia legittimazione popolare.

.

Di lì a pochi anni il primo dei punti cardine sopra ricordati, il peri-colo della tirannia della maggioranza, sarà individuato da Palma come uno dei principali nodi problematici cui era essenziale porre rimedio.

L’occasione sarà un discorso su La libertà , pronunciato a Bergamo nel 1870 e poi pubblicato dall’editore Treves l’anno successivo90. Qui Palma, dopo aver professato nel modo più limpido e inequivoco la sua fede storicista, la sua fiducia nel progresso della civiltà in generale e nella capacità delle forme di governo di perfezionarsi fino al soddisfa-cimento delle esigenze dei popoli91

88 La via verso il suffragio “popolare” pare a Palma, non solo inevitabile, ma anche oppor-

tuna, seppure con alcune precisazioni. La più importante di queste è l’utilizzazione del criterio dell’alfabetizzazione come principale metro per valutare la possibilità dei cittadini di accedere al voto: “Riassumendo, io stimo essenziale alla bontà dell’elettorato la maggior popolarità del voto coll’ammissione, almeno, dei contribuenti di qualsiasi censo, degli uomini che sappiano un po’ oltre al leggere, scrivere e computare, e dei membri delle società di previdenza di qual-siasi natura, coll’esclusione soltanto degli indegni, dei minori di 21 anni, degli analfabeti, dei sussidiati della carità pubblica in altre opere che non siano l’avvalersi degli spedali e degli stabilimenti d’istruzione pubblica” ivi, p. 224.

, entra nel vivo del problema, addi-

89 Sull’opportunità di allargare il voto anche al genere femminile, Palma conclude qui che le donne non possano “nello stato attuale della civiltà nel mondo” avere il diritto di voto, prin-cipalmente per la loro insufficiente indipendenza rispetto all’uomo che ne tutela gli interessi (padre, marito, fratello, altro congiunto), ma anche perché la stragrande maggioranza delle donne stesse non si interessa delle questioni politiche (principalmente perché impedite dall’analfabetismo o dalle convenzioni sociali). Ad ogni modo, Palma lascia aperto il dibattito sul tema per il futuro, con queste parole: “In somma a me pare una questione assolutamente, come suol dirsi, dell’avvenire”, ivi, p. 214.

90 L. PALMA, La libertà. Lettura tenuta agli 8 aprile 1870 nel Casino di Società di Berga-mo dal Prof. Luigi Palma, Milano 1871.

91 Sull’influenza storicista nel pensiero liberale, tra i moltissimi contributi, cfr. il fonda-mentale F. TESSITORE, Storicismo e pensiero politico, Napoli 1974, poi rielaborato in ID., Pro-filo dello storicismo politico, Torino 1981; e il più recente G. CACCIATORE, Storicismo pro-blematico e metodo critico, Napoli 1993, p. 371 e segg.

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Parte I Capitolo 1

40 tando la tirannia della maggioranza come una degenerazione quasi na-turale, ma non per questo meno nefasta, del sistema rappresentativo. Troppo spesso, infatti,

le stesse maggioranze han preteso la libertà per sé e l’han negata a quelli i quali, essendo in minor numero nello Stato, non fossero dell’animo loro nelle credenze religiose, nel pensare, talvolta nel vestire, nel mangiare, nel lavora-re, nel commerciare, nelle varie manifestazioni ed operosità della vita92

Proprio perché ammaestrati da questo insegnamento della storia occorre mettere in atto opportune strategie e sistemi di garanzia che tutelino da questo rischio, mortale per lo Stato liberale, consentendo al sistema rappresentativo di progredire nel segno della libertà.

Il tema della tirannia della maggioranza sarà sviluppato ampiamen-te nelle opere più mature di Palma, ma è presente in tutto il saggio La Libertà, in cui si insiste inoltre sulla necessità di una rappresentanza delle minoranze, considerandola una delle caratteristiche imprescindi-bili di un vero governo liberale93. In questo discorso, a volte con un tono forse persino troppo enfatico benché giustificato dall’occasione pubblica in cui venne pronunciato, Palma parla della libertà come “re-ligione della civiltà”94 e si concentra sul suo significato sociale, ovve-ro “della libertà che compete agli uomini raccolti in consorzio civi-le”95

. In questo senso la prima libertà è quella nazionale (la libertà di coloro i quali sono nazione di formare uno Stato indipendente), che corrisponde al principio di nazionalità; successivamente Palma indivi-dua la libertà civile (la libertà della nazione di partecipare al governo), che è sintetizzata nel principio di rappresentanza e che, a suo giudizio, non può che essere espressa tramite il governo dei migliori:

la nazione dunque deve partecipare al governo della cosa pubblica nel modo solo possibile a una moltitudine; cioè scegliendo e deputando all’uopo, se-condo la sua coscienza e il suo giudizio, i migliori che lo rappresentassero96

.

92 L. PALMA, La libertà, cit., p. 6. 93 Queste tematiche saranno approfondite nel corso della II parte del presente lavoro. 94 L. PALMA, La libertà, cit., p. 6. 95 Ivi, p. 9. 96 Ivi, p. 14.

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Dalla formazione ai primi contributi scientifici

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Il discorso segue poi due argomenti, per così dire, di scottante at-tualità: il suffragio universale e il voto alle donne. Su entrambi Palma mantiene la posizione espressa in Del potere elettorale, ma sulla pri-ma offre qui una sintesi efficace della propria posizione:

io non sono cieco amatore del voto universale. Penso che un popolo, il quale non sia in grado di votare con coscienza propria, non debba essere chiamato a questo grande ufficio; ma sarebbe desiderabile che alle elezioni avesse parte il più gran numero di popolo che per le condizioni intellettuali e morali possa dar guarentigia di votare con coscienza vera di ciò che vota97

.

Palma affronta quindi una densa ma limpida analisi dei fondamenti teorici dello Stato liberale: alla libertà politica occorre coniugare le li-bertà personali e locali, che sono indisponibili da parte dello stato. Approfondendo questi temi, Palma torna esplicitamente alla tirannia della maggioranza e, con ampio anticipo rispetto ai suoi coevi, sembra intuire il pericolo insito nella teoria dell’onnipotenza parlamentare:

Il governo è sempre il rappresentante di una maggioranza; ed anche quando essa sia savia, in guisa da non voler abusare della propria onnipotenza lega-le, per propria natura, come partito, deve avere un complesso di idee, di af-fetti, d’interessi, di sentimenti non conformi a quelli delle minoranze. E quando tutto fosse ad arbitrio della maggioranza si resterebbe oppressi irre-parabilmente98

97 Ivi, p. 19.

.

98 Ivi, pp. 23-24.