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MERCOLEDI’ 28 NOVEMBRE 2007 PRESIDENZA DELL’ON. RODI KRATSA-TSAGAROPOULOU Vicepresidente 1. Ripresa della sessione Presidente. - Dichiaro ripresa la sessione del Parlamento europeo sospesa giovedì 15 novembre 2007. 2. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale 3. Composizione del Parlamento: vedasi processo verbale 4. Verifica dei poteri: vedasi processo verbale 5. Composizione delle commissioni e delle delegazioni: vedasi processo verbale 6. Trasmissione di testi di accordo da parte del Consiglio: vedasi processo verbale 7. Seguito dato alle posizioni e alle risoluzioni del Parlamento: vedasi processo verbale 8. Proclamazione del consenso sull’aiuto umanitario (proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale 9. Situazione in Georgia (proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale 10. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale 11. Dichiarazioni scritte (presentazione): vedasi processo verbale 12. Ordine dei lavori Presidente. - Il progetto definitivo di ordine del giorno, redatto ai sensi degli articoli 130 e 131 del Regolamento, è stato distribuito. Sono state proposte le seguenti modifiche. Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. (DE) Signora Presidente, l’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sugli accordi di partenariato con i paesi ACP, in merito alla quale è prevista una risoluzione. Stamattina e negli ultimi giorni, il nostro gruppo ha tenuto discussioni molto serrate sull’argomento. Con grande impegno, abbiamo altresì tentato di formulare una risoluzione di compromesso assieme agli altri gruppi. Sfortunatamente, ciò si è rivelato impossibile. Tuttavia non vogliamo rinunciare a questo compito, e stiamo ancora cercando di ottenere tale risultato prima di ricorrere ai voti contestati. A nome del mio gruppo, propongo pertanto che la risoluzione su questa dichiarazione della Commissione e la relativa votazione siano posticipate fino alla tornata di dicembre. 1 Discussioni del Parlamento europeo IT 28-11-2007

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MERCOLEDI’ 28 NOVEMBRE 2007

PRESIDENZA DELL’ON. RODI KRATSA-TSAGAROPOULOUVicepresidente

1. Ripresa della sessione

Presidente. - Dichiaro ripresa la sessione del Parlamento europeo sospesa giovedì 15novembre 2007.

2. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processoverbale

3. Composizione del Parlamento: vedasi processo verbale

4. Verifica dei poteri: vedasi processo verbale

5. Composizione delle commissioni e delle delegazioni: vedasi processo verbale

6. Trasmissione di testi di accordo da parte del Consiglio: vedasi processo verbale

7. Seguito dato alle posizioni e alle risoluzioni del Parlamento: vedasi processoverbale

8. Proclamazione del consenso sull’aiuto umanitario (proposte di risoluzionepresentate): vedasi processo verbale

9. Situazione in Georgia (proposte di risoluzione presentate): vedasi processoverbale

10. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale

11. Dichiarazioni scritte (presentazione): vedasi processo verbale

12. Ordine dei lavori

Presidente. - Il progetto definitivo di ordine del giorno, redatto ai sensi degli articoli 130e 131 del Regolamento, è stato distribuito. Sono state proposte le seguenti modifiche.

Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signora Presidente, l’ordine del giorno recala dichiarazione della Commissione sugli accordi di partenariato con i paesi ACP, in meritoalla quale è prevista una risoluzione. Stamattina e negli ultimi giorni, il nostro gruppo hatenuto discussioni molto serrate sull’argomento. Con grande impegno, abbiamo altresìtentato di formulare una risoluzione di compromesso assieme agli altri gruppi.Sfortunatamente, ciò si è rivelato impossibile. Tuttavia non vogliamo rinunciare a questocompito, e stiamo ancora cercando di ottenere tale risultato prima di ricorrere ai voticontestati.

A nome del mio gruppo, propongo pertanto che la risoluzione su questa dichiarazionedella Commissione e la relativa votazione siano posticipate fino alla tornata di dicembre.

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Sarei riconoscente ai membri di quest’Assemblea se potessero sostenere tale procedura,perché lascerebbe spazio per negoziare e raggiungere un compromesso.

Presidente. - Onorevole Schulz, riferiremo su questo argomento a tempo debito, in baseall’ordine dei lavori.

Per quanto riguarda mercoledì

– La discussione comune sulle ferrovie comunitarie avrà luogo prima della discussionedella relazione dell’onorevole Hieronymi concernente le attività televisive.

– La relazione Ortuondo Larrea sull’interoperabilità del sistema ferroviario comunitariosarà posta in votazione durante la prossima tornata a Strasburgo.

Per quanto riguarda giovedì

Desidero informarvi che per il tempo delle votazioni:

– la relazione dell’onorevole Leinen sulla modifica del regolamento finanziario applicabileal bilancio generale delle Comunità europee è stata approvata conformemente all’articolo43, paragrafo 1, ed è iscritta al turno di votazioni.

– la votazione sulla relazione Johannes Blokland concernente i prodotti chimici pericolosiè rinviata alla tornata di gennaio, in modo che si possa raggiungere la conciliazione allaprima lettura.

Per tornare, onorevole Schulz, all’argomento da lei sollevato:

dal gruppo socialista mi è giunta la richiesta di rinviare alla tornata di dicembre la votazionesulle proposte di risoluzione concernenti gli accordi di partenariato economico, con laconseguente riformulazione delle scadenze per la presentazione dei testi.

João de Deus Pinheiro, a nome del gruppo PPE-DE. – (PT) Signora Presidente, noto lospirito di compromesso dimostrato dall’ala socialista e, a nome del gruppo PPE-DE, devodichiarare che anche noi vi siamo aperti e quindi non mi oppongo a questo suggerimento.Tuttavia, a seguito del referendum in Venezuela, durante la tornata di dicembre ci farebbepiacere formulare una risoluzione anche sulla situazione di tale paese. In questo spirito dicompromesso e anche nel clima natalizio, ritengo che possiamo conciliare queste proposte.

Presidente. - Onorevole Pinheiro, questo punto non riguarda il Venezuela, ma la propostapresentata dal gruppo socialista concernente il rinvio delle proposte di risoluzioneconcernenti gli accordi di partenariato economico alla tornata di dicembre.

Qualche collega desidera intervenire a favore di questa proposta?

João de Deus Pinheiro, a nome del gruppo PPE-DE. – (PT) Signora Presidente,probabilmente lei non ha ascoltato ciò che ho detto. Ho iniziato dichiarando che, in unospirito di compromesso, saremmo disposti ad accettare questo suggerimento. Tuttavia,proprio nel clima di pacificazione natalizio, ci farebbe piacere se gli amici socialisti, dalcanto loro, accettassero la nostra proposta di risoluzione sulla questione del Venezuelaall’indomani del referendum.

Presidente. - Qualche collega desidera intervenire contro questa proposta?

Helmuth Markov, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, sono alquantosorpreso dalla richiesta del gruppo socialista. La proposta di risoluzione presentata

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congiuntamente dai Socialisti, dai Verdi e del mio gruppo comprendeva la risoluzionepresa a Kigali. A Kigali, anche i membri del gruppo PPE-DE avevano approvato questocompromesso, quindi non riesco semplicemente a capire il motivo per cui tutto ciò debbaessere rinviato a un’ulteriore discussione, quando i membri di quest’Assemblea avevanogià raggiunto un accordo. A Kigali, infatti, tutti avevano già approvato il compromesso!Pertanto esprimo la mia opposizione al rinvio, poiché è già stato registrato il consenso diun gran numero di deputati e il documento potrebbe essere votato anche oggi stesso.

Daniel Cohn-Bendit, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, cerchiamodi non fraintenderci: il problema non riguarda la sostanza, bensì il fatto di voler garantirela maggioranza. Ritengo che ciò sia legittimo. Onorevole Markov, lei ha assolutamenteragione; la proposta implica un nuovo inizio della discussione, cosa difficile da capire,tuttavia i Socialisti mirano – vediamo – ad assicurare la maggioranza per sostenere unrisultato che tutti quanti vogliono comunque raggiungere. Questo è il fulcro e il motivoper cui è stata richiesto il rinvio. Non ho altro da aggiungere.

(Il Parlamento accoglie la richiesta)

Presidente. - La votazione sulle proposte concernenti gli accordi di partenariatoeconomico è rinviata a dicembre e i termini di presentazione sono pertanto prorogati nelmodo seguente:

proposte di risoluzione: mercoledì 5 dicembre 2007, alle 12.00;

emendamenti e proposte di risoluzione comune: lunedì 10 dicembre, alle 19.00.

La votazione si svolgerà mercoledì 12 dicembre.

Mi è giunta una richiesta dal gruppo del Partito popolare europeo e dei Democratici europeiper concludere la discussione della dichiarazione della Commissione sul referendum inVenezuela, con la presentazione delle proposte di risoluzione.

Qualche collega desidera intervenire contro questa richiesta?

Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signora Presidente, l’onorevole de DeusPinheiro ha appena accennato al clima natalizio. Vi sono anch’io favorevole, ma nonbisogna esagerare. Dopotutto, in quello spirito, eravamo decisamente propensi ad accogliereun compromesso da Kigali.

Riguardo al Venezuela, discutendo sul Presidente Chávez emergeranno sempre divergenzedi opinione e, a dire il vero, anche controversie. Riteniamo che il dibattito – tuttora in corso– abbia la sua utilità; ma non pensiamo che si possa giungere a una risoluzione sensata intempi brevi, entro oggi o domani. Se tale risoluzione è posticipata alla tornata di dicembre,saranno già trascorse tre settimane. E’ molto utile tenere la discussione adesso, ma nonvogliamo una risoluzione, perché sarebbe raffazzonata oppure giungerebbe troppo tardi.A mio giudizio, dovremmo tenere il dibattito oggi e ciò sarà sufficiente.

Presidente. - Qualche collega desidera intervenire a favore di questa richiesta?

João de Deus Pinheiro, a nome del gruppo PPE-DE. – (PT) Signora Presidente, la ringrazioper questa opportunità. Una nuova situazione emergerà a seguito del referendum che staper svolgersi in Venezuela. Si tratta di un referendum molto importante e ritenevo altrettantoimportante che quest’Aula discutesse la questione razionalmente adesso, considerando ipossibili esiti della consultazione. Potremo allora tentare di approvare una risoluzione a

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dicembre. Penso che sia possibile e che dovremo fare questo sforzo. E’ nello spirito delNatale e della cooperazione che vi sottopongo questo suggerimento.

(Il Parlamento respinge la richiesta)

(L’ordine dei lavori è così fissato)

13. Benvenuto

Presidente. - Oggi abbiamo il grande piacere di dare il benvenuto presso la nostraAssemblea a una delegazione del Parlamento della Repubblica islamica dell’Afghanistan.Essa ha visitato il nostro Parlamento lo scorso dicembre a Strasburgo, e ora siamo lieti diaccoglierla anche a Bruxelles.

(Applausi)

Onorevoli colleghi, desidero esprimere le nostre profonde e sincere condoglianze allavostra Assemblea e al popolo afghano per l’attacco terroristico del 6 novembre 2007, incui hanno perso la vita 6 vostri deputati e circa 100 cittadini afghani. Tra le vittime vi eraSayed Mustafa Kazemi, membro della delegazione afghana che ci aveva fatto visita aStrasburgo l’anno scorso.

Lo scopo della vostra presenza qui è iniziare un dialogo su base regolare, che ci consentadi giungere più rapidamente a una migliore comprensione della situazione politica e socialein Afghanistan, e che ci offra l’opportunità di discutere l’assistenza di cui necessita il vostropaese.

Confido che tutti voi consideriate questa visita come un simbolo del nostro comuneimpegno a promuovere i valori democratici e il pieno rispetto dei diritti umani nel mondointero.

Desidero esprimere la nostra soddisfazione per la vostra visita e il nostro impegno arafforzare la cooperazione tra i nostri governi.

Per quanto è mia conoscenza, voi avete già contatti proficui con il Parlamento europeo, evi auguro un proseguimento costruttivo della vostra missione, un piacevole soggiorno eun buon viaggio di ritorno nel vostro paese.

Gyula Hegyi (PSE). - (EN) Signora Presidente, il mio richiamo al Regolamento si riferisceall’articolo 9, paragrafo 2, concernente il regolare svolgimento dei lavori parlamentari.

Siamo stati informati della presenza di amianto negli edifici di Strasburgo noti comeWinston Churchill e SDM. L’ultima relazione “ha confermato una presenza di amianto piùdiffusa” rispetto a quanto si ritenesse inizialmente presso le nostre sedi di lavoro. L’amiantoè uno dei materiali cancerogeni più pericolosi e può mettere in pericolo la vita umana.Dovremmo pertanto richiedere informazioni appropriate sulla valutazione del rischio edati dettagliati sulla rimozione dell’amianto dagli edifici del Parlamento, incluso ilprogramma e le misure di sicurezza previste a tal fine. La salute e la sicurezza dei deputati,dei dipendenti e dei visitatori del Parlamento deve avere la priorità assoluta.

Presidente. - Onorevole Hegyi, in buona sostanza questo non è un problema proceduralema, poiché ha sollevato una questione così vitale, desidero dichiarare che il Segretariogenerale ha già rilasciato una comunicazione in merito alla possibile presenza di amiantonei nostri edifici.

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14. Approvazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea da partedel Parlamento europeo (discussione)

Presidente. - L’ordine del giorno reca la relazione di Jo Leinen, a nome della commissioneper gli affari costituzionali, sull’approvazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unioneda parte del Parlamento europeo [2007/2218(ΑCI)] (A6-0445/2007).

Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Signora Presidente, signoraVicepresidente della Commissione, onorevoli deputati, la proclamazione solenne dellaCarta dei diritti fondamentali da parte dei Presidenti del Consiglio, del Primo Ministroportoghese José Sócrates, del Parlamento europeo e della Commissione europea, previstaper il 12 dicembre a Strasburgo, costituirà senza dubbio uno dei momenti più significativinella storia recente dell’Unione e della Presidenza portoghese dell’Unione europea.

Compiremo un passo in avanti che avrà implicazioni importanti e concrete per ilconsolidamento di valori universali come la dignità umana, la libertà, l’uguaglianza e lasolidarietà. Grazie al nuovo Trattato di Lisbona, la Carta avrà lo stesso valore dei trattati;in altre parole sarà giuridicamente vincolante. Data la sua importanza, questo fatto deveessere debitamente sottolineato e il Parlamento, nonché i governi nazionali e laCommissione, dovrebbero andarne tutti orgogliosi. Esso segna la conclusione di un lungopercorso.

La decisione di attribuire valore giuridico alla Carta dei diritti fondamentali ha un impattoche supera gli usuali ambiti politici e diplomatici, poiché riguarda direttamente i negozigiuridici dei nostri cittadini. E’ un risultato concreto dell’Europa. Le riforme istituzionalidel Trattato di Lisbona sono chiaramente importanti, ed è anche vero che i cambiamentiapportati alle politiche comunitarie, alla politica estera e della sicurezza comune, dellagiustizia e degli affari interni nonché ad altri settori assumono un’importanza vitale perchél’Unione possa affrontare il futuro e le sfide che ci attendono. Tuttavia l’esistenza di uncatalogo di diritti, vincolante per le Istituzioni europee e gli Stati membri nel momento incui applicano la legislazione europea, ha un significato che va ben oltre tutto questo. D’orain poi, poniamo i nostri cittadini al centro del progetto europeo.

Poiché il discorso verte sui diritti fondamentali, a nome della Presidenza e quindi del miopaese, voglio anche esprimere la mia soddisfazione per il protocollo del Trattato di Lisbonache prevede l’adesione dell’Unione alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, perchétale documento rappresenta il concretizzarsi di un’ambizione nutrita da tempo.

Riguardo a tutto ciò, devo congratularmi con il Parlamento e con l’onorevole Leinen peravere approvato il 12 novembre il presente progetto di relazione della commissione pergli affari costituzionali. L’Assemblea ha ancora una volta dimostrato il proprio impegnoper i diritti fondamentali dell’Unione europea. Non mi resta altro che esprimere il miosincero auspicio che il Parlamento possa votare a favore di questa relazione, consentendoalle tre Istituzioni di proclamare solennemente la Carta dei diritti fondamentali il 12dicembre.

(Applausi)

Margot Wallström, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Signora Presidente, la Cartadei diritti fondamentali rappresenterà uno strumento essenziale nell’ambito della nostraUnione basata sullo Stato di diritto. Essa riporta un vero e proprio catalogo dei diritti dicui dovrebbero godere tutti i cittadini dell’Unione, da quelli individuali legati alla dignità,

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alla libertà, all’uguaglianza e alla solidarietà, fino a quelli che concernono la condizione dicittadinanza e la giustizia. La Carta non modificherà le competenze dell’Unione, bensìoffrirà diritti più forti e una libertà maggiore ai cittadini.

Le istituzioni, gli organi, gli uffici e le agenzie dell’Unione saranno vincolati dai dirittiprevisti dalla Carta e i medesimi obblighi spetteranno anche agli Stati membri, quandoattueranno la legislazione comunitaria. I cittadini potranno appellarsi ai diritti della Cartadinanzi ai tribunali, e la corretta applicazione della Carta stessa sarà ufficialmente controllatadalla Corte di Giustizia.

La Commissione valuta favorevolmente che il potere giuridicamente vincolante della Cartasia stato mantenuto nel corso dei negoziati interni alla Conferenza intergovernativa. Comeil Parlamento, avremmo preferito assistere all’adozione della Carta in tutti i 27 Stati membri,senza eccezioni alla piena applicabilità in sede di giudizio, ma non dovremmo comunquesottovalutare i risultati ottenuti. La forza giuridica costituisce uno dei maggiori passi inavanti compiuti verso la realizzazione di un’Unione legittima e responsabile, concentratasugli interessi dei cittadini. All’inizio questo obiettivo non era affatto scontato, e si è dovutocompiere un lungo cammino per realizzarlo pienamente.

La Carta proclamata nel 2000 non era giuridicamente vincolante. Durante la Convenzioneeuropea del 2002-2003 e la successiva CIG del 2003-2004, essa fu adattata a tale scopo,ma il processo fu poi interrotto per la mancata ratifica del Trattato costituzionale.

Al Consiglio europeo del giugno 2007 è stato deciso che il trattato futuro avrebbe inclusoun riferimento alla Carta, nella versione adattata e infine approvata nel 2004, e che avrebbeavuto lo stesso valore giuridico dei trattati, come ora è prescritto nel nuovo Trattato.

Il relatore propone che il Parlamento approvi la Carta quale passo necessario prima dellaproclamazione solenne e, naturalmente, la Commissione appoggia in pieno talesuggerimento. Anche la Commissione approverà la Carta il 12 dicembre, unitamente aiPresidenti del Parlamento e del Consiglio.

La proclamazione della Carta revisionata fornirà la base per un riferimento all’interno delnuovo Trattato, che sarà firmato il giorno successivo a Lisbona, estendendo il valoregiuridico e l’applicabilità in sede di giudizio ai diritti ivi contenuti.

Grazie al nuovo Trattato e alla Carta dei diritti fondamentali, l’Unione rafforzeràinnegabilmente la propria tutela dei diritti umani. L’Unione Europea non è solo un mercato,ma anche uno spazio comune basato su valori e diritti condivisi.

Jo Leinen, relatore. − (DE) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio,signora Vicepresidente, onorevoli colleghi, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unioneeuropea rappresenta un componente fondamentale del Trattato di Lisbona, anzi potrebbeaddirittura definirsi l’anima del nuovo Trattato di riforma. Sono lieto che le tre Istituzionisiano tutte concordi nel considerare il Trattato di Lisbona un documento incentrato nonsolo sulle istituzioni o sulle politiche, ma sulle persone, sui 500 milioni di persone cherisiedono nell’Unione Europea. La Carta è un segno tangibile dell’impegno espressodall’Unione europea per tutelare i nostri cittadini nei confronti di tutti gli atti promulgatidall’UE.

In quest’ottica, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea costituisce una pietramiliare nel percorso di passaggio da un’Europa degli Stati ad un’Europa dei cittadini, e taleprocesso è sempre stato appoggiato da noi del Parlamento europeo. Con questa Carta e i

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50 diritti e libertà in essa contenuti, l’Unione Europea acquisirà il catalogo dei dirittifondamentali più completo e moderno a livello mondiale. Non esiste nulla del genere innessun’altra parte del mondo, e quindi dovremmo essere fieri del risultato. A partiredall’articolo 1 sulla tutela della dignità umana, fino all’ultimo articolo della Carta,concernente il diritto di non essere puniti due volte per lo stesso reato, la Carta garantisceuna maggiore tutela dei diritti e ne cita anche alcuni non necessariamente contemplatiall’interno delle singole costituzioni dei 27 Stati membri. Vorrei semplicemente richiamarela vostra attenzione su alcuni punti come il divieto della clonazione riproduttiva degli esseriumani attraverso la moderna tecnologia genetica, oppure il diritto alla protezione dei datidi carattere personale, alla libertà d’informazione e d’accesso ai documenti, ma anche ildiritto a un buon governo (“good governance”), che propugniamo in tutto il mondo, ma chenaturalmente deve valere anche per noi in prima persona.

Per la prima volta, un catalogo dei diritti fondamentali pone sullo stesso piano i dirittieconomici e sociali da un lato e i diritti politici e le libertà civili dall’altro. In un’epoca diglobalizzazione, sono certo che fornirà un’adeguata tutela alle persone. Come haripetutamente segnalato il Parlamento, è deplorevole che il nuovo Trattato non riportiintegralmente il testo della Carta e che quest’ultima, di conseguenza, non risulti tantovisibile quanto avrebbe potuto esserlo. Tuttavia, ritengo che dovremmo notare consoddisfazione quanto dichiara l’articolo 6 del Trattato di Lisbona: “L’Unione riconosce idiritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea,che ha lo stesso valore giuridico dei trattati”. Tale dichiarazione fuga ogni dubbio circa lapossibilità per i cittadini dell’Unione europea di ottenere, grazie al Trattato, la tutela deipropri diritti dinanzi ai tribunali nazionali e, in ultima istanza, dinanzi alla Corte di giustiziadelle Comunità europee a Lussemburgo.

Dobbiamo ancora approvare questa Carta in seduta plenaria poiché è stata modificata e,purtroppo, potremmo osservare che risulta peggiorata rispetto all’edizione del 2000. Miriferisco in particolare alla diluizione dell’articolo 52, che potrebbe determinare probleminell’interpretazione delle clausole ancora molto vaghe in esso contenute. Tuttavia, la Cartaè stata salvata e farà parte dei trattati. Ritengo che la Carta sia un simbolo. Proprio comeribadito in quest’Assemblea: l’UE non rappresenta solo un grande mercato con la relativaunione monetaria, ma è anche una comunità di valori incaricata della loro difesa sia sulpiano delle politiche interne, che su quello delle politiche estere europee.

L’opzione di non partecipazione, esercitata da due Stati membri come il Regno Unito e laPolonia, è estremamente deplorevole. Tale atto è fonte di rammarico e desidero rivolgereun appello ai Governi e ai Parlamenti di questi due paesi, perché intraprendano tutti glisforzi possibili per ritirare tale opzione nel più breve tempo possibile, consentendo a tuttii 27 Stati membri di difendere, su una medesima base comune, i diritti fondamentali e ivalori dell’Unione. Sostengo quindi l’approvazione dell’emendamento dei Verdi, che domanidovrà essere votato in aggiunta alla relazione della commissione per gli affari costituzionali.Vi invito quindi a votare in favore di questa importante relazione.

Íñigo Méndez de Vigo, a nome del gruppo PPE-DE. – (ES) Signora Presidente, questamattina il mio gruppo ha ricordato e festeggiato l’approvazione della Carta dei dirittifondamentali dell’Unione europea. Ora i membri del mio gruppo indossano una spilla conlo slogan: “Yes to the Europe of values” (“Sì all’Europa dei valori”).

A tale proposito, concordo con le dichiarazioni pronunciate dagli oratori precedenti, inparticolare con la Vicepresidente Wallström, ossia che l’Unione europea non è soltanto

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un mercato. L’Unione europea è un progetto politico, basato su principi e valori cheuniscono tutti i popoli europei.

Di conseguenza, signora Presidente, oggi è un buon giorno, perché è in programma unarisoluzione che ci consentirà di celebrare e proclamare solennemente questa Carta deidiritti fondamentali durante la prossima tornata di Strasburgo.

Come tutti sanno, chi di noi aveva avuto la fortuna di partecipare alla redazione dellapresente Carta nella prima Convenzione, ne era uscito con l’amaro in bocca. E questo perdue ragioni: la prima è che, nonostante avessimo abbozzato la Carta in modo da renderlagiuridicamente vincolante, alla fine non si è potuto centrare questo risultato a Nizza perchései governi l’hanno respinta.

Tuttavia il tempo ci ha dato ragione, e ora la Carta avrà valore giuridico grazie al Trattatodi Lisbona. L’amarezza si è trasformata in soddisfazione.

La seconda ragione, signora Presidente, è che a Nizza, per quanto mi ricordo, non c’è stataalcuna proclamazione solenne. Poiché la Carta è stata firmata in sordina, si è persa la grandeopportunità di spiegare ai popoli europei che i diritti e le libertà da essa sanciti costituisconole nostre caratteristiche identificative.

Tuttavia, grazie alla determinazione del Presidente del Parlamento europeo e dei nostri trerappresentanti in seno alla Conferenza intergovernativa, il 12 dicembre, durante la tornatadi Strasburgo, raggiungeremo l’obiettivo mancato a Nizza. Proclameremo solennementequesta Carta e riaffermeremo, come hanno fatto i membri del gruppo PPE-DE, il nostroimpegno per i diritti e le libertà da essa sanciti.

Voteremo, signora Presidente, a favore della relazione dell’onorevole Leinen.

Richard Corbett, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signora Presidente, il gruppo PSE sostienela riadozione della Carta nella sua nuova versione affinché possa, attraverso il Trattato diriforma, diventare vincolante per le Istituzioni europee. In tal modo, si colmerà un grandedivario. Finora, le Istituzioni europee in quanto tali non sono mai state vincolate in modocosì inoppugnabile al rispetto degli stessi diritti, che tutti i nostri Stati membri osservanoin virtù delle loro costituzioni, dell’adesione alla Convenzione europea dei diritti dell’uomoo ad altri strumenti internazionali affini. La Carta sarà vincolante per le Istituzioni europee,e tutto l’apparato legislativo comunitario dovrà osservare tali diritti, pena l’annullamentodella legislazione europea da parte delle corti.

Suscita sorpresa l’opposizione alla Carta di alcuni euroscettici che, come viene da pensare,dovrebbero invece giudicare favorevolmente l’obbligo – o meglio il vincolo – imposto alleIstituzioni europee perché agiscano in questa direzione – eppure ve ne sono! E’ forseinopportuno che, di conseguenza, alcuni Stati membri abbiano avvertito la necessità dispecificare, in un apposito protocollo, come la Carta dovrà interagire con le rispettive legginazionali.

Ciò ha a sua volta determinato confusione. Un collega vi ha appena fatto riferimentoparlando di opzione di non partecipazione; naturalmente non si tratta di nulla del genere.La Carta resta vincolante per le Istituzioni europee e per l’intero apparato legislativocomunitario, indipendentemente dalle sue ripercussioni sulle leggi nazionali di alcunipaesi.

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Andrew Duff, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, la solenneproclamazione della Carta rappresenta l’apice del nostro lavoro che, fin dal 1999, mira acreare una forma superiore di regime dei diritti per l’Unione.

Poiché lo scopo primario della Carta è la tutela dei cittadini dall’abuso degli ampi poteriattualmente conferiti all’Unione, è strano e deprecabile che uno Stato membro cerchi disottrarsi al suo effetto vincolante. Sono convinto che il protocollo britannico saràconsiderato imperfetto dal punto di vista giuridico, nonché come un grave errore politico.

I tribunali sono tenuti ad elaborare una giurisprudenza per l’intero sistema dell’Unione,che non guardi alla nazionalità ma resti fedele al principio chiave della legislazionecomunitaria, ossia di attingere i diritti fondamentali dalle tradizioni comuni a tutti gli Statimembri, e non esclusive di uno soltanto. E’ mia opinione personale, peraltro condivisa dalmio gruppo, che l’opzione di non partecipazione del Regno Unito sia un atto vergognosoda dimenticare al più presto.

Konrad Szymański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, la Carta dei dirittifondamentali è stata redatta nel 2000 come una dichiarazione dei valori che avrebberoguidato la politica dell’Unione. Quest’ultima sarebbe entrata far parte della Convenzioneeuropea dei diritti dell’uomo. Da quel momento in poi, la Corte di giustizia avrebbe cessatodi pronunciarsi sulla base dei principi giuridici generali derivanti dalle costituzioni degliStati membri.

Ora siamo nel 2007 e l’Unione accederà alla Convenzione europea, ma non perché diventil’unico sistema europeo per la tutela dei diritti umani. Stiamo creando un’alternativa basatasu una Carta giuridicamente vincolante. Si tratta della prima volta sotto molti punti di vista.I principi giuridici generali rimarranno come terza serie di fonti per il pronunciamento suquestioni concernenti i diritti fondamentali.

Tutto ciò sta complicando il sistema di tutela dei diritti fondamentali in Europa, rendendoloancora più incomprensibile per i cittadini. Molti europei sono preoccupati della situazione.Queste sono sostanzialmente le ragioni per cui due Stati membri hanno optato in favoredi protocolli che li salvaguardino dalle conseguenze inaspettate degli effetti della Carta.

Johannes Voggenhuber, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, oggimi dichiaro orgoglioso di far parte di quest’Assemblea che, fin dal primo giorno, è statauna valorosa sostenitrice dei diritti fondamentali e civili in generale, nonché di questa Cartain particolare. Nove anni sono trascorsi da quando, al Vertice di Colonia, fu lanciatal’iniziativa di iniziare a lavorare su una Carta giuridicamente vincolante, e questo processonon si è ancora concluso.

Avendo avuto il privilegio di partecipare in prima persona all’intero iter costituzionale,desidero condividere con voi due esperienze. La prima è assai ironica: è strano che, in questinove anni, nulla sia stato così laborioso e controverso, o così difficile da realizzare comequei documenti che contemplano i principi a fondamento dell’Unione europea, chedovrebbero essere considerati ovvi: la democrazia, i diritti parlamentari, i diritti sociali,l’economia di mercato, la trasparenza legislativa, nonché i diritti e le libertà fondamentali.Questa situazione così strana deve per forza avere attinenza con le cause della crisi di fiduciache sta assalendo l’Unione europea.

La seconda esperienza che desidero condividere con voi è l’importanza di non cedere allastanchezza o al disincanto, né di scoraggiarsi. Da molto tempo sono convito che Sisifo siail santo patrono d’Europa. Pertanto ritengo – oggi più che mai – che dovremmo tentare

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ancora una volta di appellarci alla Polonia e al Reno Unito, in nome dell’indivisibilità deidiritti fondamentali, dei diritti umani e delle libertà inviolabili, affinché si uniscano a questogrande consenso europeo!

Francis Wurtz, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signora Presidente, signor Presidentein carica del Consiglio, signor Commissario, durante la nostra prossima seduta approveremonuovamente la Carta dei diritti fondamentali.

Prima di fare questo, permettetemi di porre una domanda che forse non è così semplicecome sembra. Questa sarà la Carta iniziale proclamata nell’anno 2000 o, come suggeriscela relazione Leinen, il rimaneggiamento adattato e completato con il progetto precedentedi Trattato costituzionale? Naturalmente i due testi non sono identici e ritengo deplorevoleche le loro differenze non siano definite con chiarezza, anche se tale definizione avrebberosollevato alcune fondate controversie.

Per esempio, la commissione francese dei diritti umani ha espresso, cito, seriapreoccupazione per gli emendamenti apportati agli articoli sui diritti sociali – continuo acitare – che minacciano di rimuovere il contenuto sociale della Carta.

Uno dei principali autori della Carta originale, l’avvocato Guy Braibant, ha spiegato allastampa – cito – che le condizioni di applicazione del testo sono cambiate. Prima di tutto,la parola “potrebbe” è sostituita in alcuni casi con “deve”. In più – continuo a citare – vi èun riferimento ufficiale alle “spiegazioni” del Presidium. Malgrado l’intento teoricamentepedagogico e del tutto neutrale, tali spiegazioni interpretano le leggi in senso piuttostominimalista. I diritti fondamentali sono stati indeboliti, chiuse le virgolette.

Quale testo approveremo nella prossima seduta? Ho un’altra domanda che discendelogicamente dalla prima: l’approvazione sarà valida in tutti i paesi dell’UE? Questo tipo diazione non può tollerare alcuna ambiguità. Per questo apprezzerei una risposta precisaalle mie due domande.

Jens-Peter Bonde, a nome del gruppo IND/DEM. – (DA) Signora Presidente, ho partecipatoalla preparazione della Carta e, in entrambe le convenzioni, ho proposto una soluzionemolto semplice: consentire all’Unione europea di entrare nella Convenzione europea deidiritti dell’uomo. Così facendo, le Istituzioni risulterebbero vincolate allo stesso modo deisingoli paesi. Colmeremmo un divario. Nel rendere la Carta giuridicamente vincolante,non ne stiamo colmando nessuno. Anzi, stiamo creando una serie di lacune nelle tutele dicui godiamo come cittadini in virtù delle nostre costituzioni nazionali, e in quanto partedei diritti umani europei comuni. L’interpretazione attivista della Corte del Lussemburgoavrà sempre la precedenza sia su Strasburgo che sulla nostra Corte suprema. La Carta nonè adatta a costituire una fonte di diritto indipendente. E’ troppo imprecisa. Il diritto allavita inizia con la nascita? Se no, quanti mesi prima? Il diritto di intraprendere un’azionesindacale si applica anche ai dipendenti del settore pubblico? La libertà d’espressione peri funzionari pubblici è molto migliore sotto la Corte di Strasburgo che del Lussemburgo.Inoltre, ieri abbiamo assistito a un esempio da manuale dei possibili conflitti. La Corte diStrasburgo ha dato ragione al giornalista tedesco Hans-Martin Tillack, confermando chel’OLAF ha agito in modo contrario alla legge, quando lo ha arrestato e gli ha confiscato 16scatole di documenti, computer e telefoni. Lussemburgo sosteneva la tesi del furto dellefonti del giornalista. Strasburgo ha invece condannato il furto e l’arresto, perché attribuiscepriorità alla libertà di stampa.

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La Carta sarà presentata come una vittoria dei diritti umani. Forse. In realtà, sembra più unbiglietto della lotteria falso. In un certo senso, ci stiamo assumendo un grande rischio perdiritti umani così faticosamente conquistati come la libertà di espressione e di stampa.L’estrazione dei numeri della lotteria è però decisa dai giudici del Lussemburgo su cui nonsi esercita alcun controllo parlamentare e, solo nel caso di una loro condanna, i trattatisaranno emendati all’unanimità per ovviare a eventuali ripercussioni. Una carta del genereè irrealizzabile e sembra piuttosto un imprigionamento dei nostri diritti.

Jim Allister (NI). - (EN) Signora Presidente, siamo tutti sostenitori dei diritti umani e stodiventando un po’ insofferente verso quelle persone – provenienti soprattutto da paesi incui, storicamente parlando, tali diritti rappresentano quasi una novità – che attaccano ilRegno Unito come se fosse un paria per avere “esercitato” l’opzione di non partecipazioneai sensi del protocollo 7.

A tutti costoro mi permetto di rammentare che, già dal lontano 1688, la Bill of Rights(“Dichiarazione dei diritti”) costituiva il fulcro della Glorious Revolution (“Gloriosarivoluzione”) compiuta nel Regno Unito. Da allora, il nostro paese è divenuto un faro dilibertà: non mi pare quindi il caso di puntare il dito contro di noi e darci lezioni sui dirittiumani.

Alcuni potrebbero sentirsi urtati dal fatto che abbiamo guastato la festa, mantenendocitemporaneamente a distanza da alcune trappole del superstatalismo comunitario, mavorrei precisare che agire in questo senso è un nostro diritto nazionale e politico. Purtroppo,l’opzione di non partecipazione scomparirà quando la Corte di Giustizia porrà mano alproprio ordine del giorno centralizzante. Alla fine, queste persone l’avranno vinta – qualorail Regno Unito si rivelasse così stolto da ratificare il Trattato nonostante l’opposizione delsuo popolo.

Elmar Brok (PPE-DE). - (DE) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio,signora Vicepresidente, tra i diritti fondamentali dei cittadini vi è anche quello di non essereignorati. Questa Carta dei diritti fondamentali offre loro una tutela simile a quella previstadal classico Stato costituzionale, ma l’Unione europea non è uno Stato. Eppure possiedeuna competenza legislativa ed è soltanto quest’ultima, in quanto esercitata dalle istituzionidell’Unione europea, a ricadere su base vincolante sotto la tutela e il controllo della Cartadei diritti fondamentali. Ne consegue che la legislazione europea e l’azione delle Istituzionieuropee sono legate a valori e a decisioni basate su di essi, nonché sul primo articolo dellaCarta, che è il più nobile: “La dignità umana è inviolabile”.

Io interpreto questo principio secondo la concezione cristiana di umanità. Si potrebbeperò interpretare partendo anche da altre fonti. L’impegno vincolante da parte nostra neiconfronti di tale principio, e da parte delle tre Istituzioni al suo rispetto, rappresenta unenorme passo avanti. Ciò vale per l’intera Unione Europea. E’ indubbio che la Polonia e ilRegno Unito siano Stati di diritto. Tuttavia, con la mancata firma e l’esclusione dalla Carta,non proteggono se stessi, ma stanno cercando di mettere al riparo qualcosa che è giàprotetto. Il fatto è che questa Carta non è per niente applicabile alla legislazione e alleistituzioni nazionali; pertanto, stanno proteggendo una situazione che di fatto è già scontata.Mi auguro che soprattutto in Polonia – dove la maggioranza del Parlamento e dellapopolazione sono di altro avviso, ma il Presidente si avvale delle proprie facoltà – si assistaa un cambiamento in tempo utile.

La natura giuridicamente vincolante della Carta può essere ulteriormente rafforzata seperseguiamo una strategia armonizzata. Signor Presidente in carica, le sono grato perché

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ci stiamo avvalendo dell’opportunità offerta da una singola personalità giuridica, e perchéstiamo portando avanti l’adesione alla Convenzione di Strasburgo. Se ciò avrà esito positivo,l’ambito giuridico europeo acquisirà coerenza, accomunando la tutela dei dirittifondamentali a livello nazionale ed europeo. Spero che nasca un’Europa dei cittadiniorientata sui valori, di cui potremo essere fieri!

Józef Pinior (PSE). – (PL) Signora Presidente, la Carta dei diritti fondamentali èl’equivalente di inizio XXI secolo delle grandi dichiarazioni dei diritti umani e civilipronunciate nei secoli XVIII, XIX e XX. Si tratta di famose dichiarazioni sulla libertà e sulloStato di diritto, che hanno forgiato la democrazia contemporanea. La nostra Carta traeorigine dagli eventi che hanno contribuito allo sviluppo della democrazia, e piùprecisamente del sistema contemporaneo della democrazia liberale, nel corso degli ultimi200 anni.

Non vedo la ragione per cui alcuni paesi europei non debbano adottarla. Chiedoall’onorevole Szymański come si possa seriamente lottare contro di essa nel paese che hadato i natali a Solidarność, e che ha guidato l’Europa intera a conquistare la sua attualeconcezione di libertà, Stato di diritto e democrazia?

Mi appello al governo polacco di Varsavia e, in particolare, al Primo Ministro Tusk.Ministro Tusk, il suo gruppo parlamentare ha vinto le elezioni un mese fa, grazie ai votidei polacchi che desiderano l’inserimento della Carta nel Trattato di riforma europeo.Confido che non vorrà deludere gli elettori che l’hanno sostenuta un mese fa. Chiedo algoverno polacco di includere la Carta dei diritti fondamentali nel Trattato di riforma, inmodo che sia vincolante anche nella mia patria. La Polonia di Solidarność, la Polonia europea,la Polonia della tolleranza e dell’apertura ritiene che la Carta dei diritti fondamentalicostituisca un elemento fondamentale del Trattato di riforma. Non possiamo permettercidi essere ricattati dall’ala destra conservatrice, che vorrebbe strapparci il consenso a nonattuare la Carta nella nostra patria.

PRESIDENZA DELL’ON. MARIO MAUROVicepresidente

Bronisław Geremek (ALDE). – (PL) Signor Presidente, ritengo che la Carta dei dirittifondamentali rappresenti una conditio sine qua non per qualsiasi comunità desideri agireconformemente al sistema di valori che discende dal rispetto della dignità umana. Questodà origine ai principi di libertà, uguaglianza e solidarietà. Non vedo la ragione per cui paesicome il Regno Unito o la Polonia, che desiderano far parte della Comunità, debbano negarela loro partecipazione a qualcosa che costituisce il fondamento dell’azione comune.

Questa Carta sostiene il riferimento ai valori sociali, al modello sociale europeo. Inoltredichiara, senza ambiguità di termini, che si applica la legislazione interna nazionale quandosi tratta di usi e costumi locali. Di conseguenza, non esiste alcun motivo per esercitarel’opzione di non partecipazione in questo ambito. Confido che sia la Polonia sia il RegnoUnito sceglieranno alla fine di partecipare.

Bernard Wojciechowski (IND/DEM). – (PL) Signor Presidente, il dibattito su questarelazione tocca molte questioni e, indirettamente, anche la base per creare un nuovo quadrogiuridico. Nell’agosto 2007, il Presidente di questo Parlamento ha reso una dichiarazionein proposito a una riunione di profughi. Ha affermato che la fonte del diritto alla patria

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dovrebbe essere ricercata nel diritto alla dignità e, come tale, costituisce un diritto umanofondamentale.

Il diritto alla dignità è sancito dal primo articolo della Carta. L’opinione del Presidente èstata criticata in seno al Parlamento polacco. L’Associazione tedesca dei profughi lamentail destino delle persone reinsediate dalla Polonia. Cosa succederebbe se le rimostranzetedesche e un’interpretazione specifica della dignità umana fossero applicate all’Alsazia ealla Lorena? Un centro per i reinsediati potrebbe essere istituito anche in questo caso,oppure ci sarebbe una riconciliazione? Tentare di far discendere il diritto alla patria daldiritto alla dignità costituisce un’interpretazione errata dell’assiologia dei diritti umani,come ha affermato l’onorevole Karski, deputato del Parlamento polacco. Un’interpretazioneche faccia chiarezza sulla legislazione primaria è accettabile, ma non lo è la sua estensione.

Il Presidente del Parlamento europeo ha fatto riferimento a Papa Giovanni Paolo II. Desideroricordare a quest’Assemblea e al suo Presidente che nel 1965 l’allora arcivescovoKarol Wojtyła pubblicò una dichiarazione scritta, secondo la quale i vescovi tedeschiavrebbero chiaramente affermato che i tedeschi reinsediati dall’Est desideravano, e in veritàdovevano, capire che un’intera nuova generazione di Polacchi stava crescendo in quellaregione, e quei Polacchi consideravano come patria la terra assegnata ai loro genitori.Questo argomento non richiede alcuna disquisizione morale o giuridica, né interventi dioratori sentimentali.

Sono fermamente convinto che possiamo comunque raggiungere l’unanimità sulla Cartain quest’Assemblea, nonostante la recente allusione del Presidente Sarkozy al fatto chel’unanimità contraddice la democrazia. Vane speranze, Presidente Sarkozy, dato che leinon è riuscito nemmeno a convincere i lavoratori della metropolitana parigina.

Koenraad Dillen (NI). – (NL) Signor Presidente, nessuno può contestare che i cittadinid’Europa debbano essere dotati di diritti e libertà fondamentali, rispetto ai ai loro paesinonché all’Unione europea. Un’Europa senza diritti e libertà cesserebbe di essere Europa.Oggi, tuttavia, non è questo il problema, perché le costituzioni nazionali e la Convenzioneeuropea dei diritti dell’uomo tutelano già a sufficienza i cittadini nei confronti dei rispettivigoverni. Per quanto riguarda le Istituzioni europee, i cittadini possono affermare i propridiritti e libertà fondamentali in accordo con la giurisdizione fissa della Corte di giustizia.Il vero punto della questione è che, con la proclamazione di questa Carta, si compie unaltro passo verso l’Europa federale. La gente vuole una Dichiarazione dei diritti europeacome quella della Confederazione degli Stati Uniti. Eppure, la differenza tra i due documentiè che questa Carta non si limita ad enumerare i diritti e le libertà tradizionali. A volte,tuttavia, sembra effettivamente un’enumerazione di tutte le promesse socio-economichepossibili. Il manifesto non corrisponde minimamente al carico.

Charlotte Cederschiöld (PPE-DE). - (SV) Signor Presidente, signora Vicepresidente,signor Presidente in carica, onorevoli colleghi e – non da ultimo – cittadini d’Europa, oggiè un’occasione di festa, un grande momento, un giorno di gioia immensamente importante,molto più importante di quanto tanti di noi possano rendersene conto. E’ importante percoloro che credono sia nel principio dei diritti fondamentali sia nello sviluppo enell’integrazione dell’Europa.

La necessità, che le Istituzioni dell’UE siano vincolate ai valori sostenuti da noi tutti, avrebbedovuto risultare evidente già da parecchio tempo, ma non è stato così. In effetti, anche iBritannici credono nei principi della legge, a prescindere da come vengono posti in essere.Ben pochi parlamentari direbbero che sono lieti di assistere alla soppressione dei diritti

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umani; anzi, la grande maggioranza esprime un’opinione diametralmente opposta. E’ statauna gioia e un onore avere partecipato allo sviluppo di questi valori che, ne sono convinta,rivestono grande significato per noi.

Ora sappiamo tutti cosa rappresenta l’Unione, anche se non siamo riusciti a leggere l’interoTrattato. Si tratta di valori belli, buoni, a cui tutti dobbiamo contribuire, e dobbiamogarantire che l’Unione ci aiuti ad applicarli correttamente. Grazie di cuore a Jo Leinen e atutti coloro che ci hanno assistito nel lavoro, e – non da ultimo – congratulazioni vivissimeai popoli d’Europa!

Libor Rouček (PSE). – (CS) Onorevoli colleghi, il 12 dicembre il Presidente del Parlamento,assieme ai Presidenti del Consiglio e della Commissione europea, proclamerà solennementela Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Sono convinto che, nella votazionedi domani, la schiacciante maggioranza dei deputati esprimerà il proprio consenso a questodocumento e a questo passo storico.

La Carta dei diritti fondamentali rispecchia il patrimonio morale e spirituale apportato daipopoli europei all’Unione. Riflette valori come la dignità umana, la libertà, l’uguaglianza,la solidarietà, i principi di democrazia e lo Stato di diritto. Si concentra sull’individuo perché,tra l’altro, la Carta stabilisce la cittadinanza dell’Unione. Sono lieto che la proclamazionedella Carta dei diritti fondamentali abbia luogo dopo l’allargamento dell’Unione europeaai nuovi Stati membri. Ciò significa che la Carta, a suo modo, è un riflesso morale, giuridicoe politico dell’unità dell’Unione europea: da ovest a est, da nord a sud. Ritengo inoltre chei governi e i parlamenti di Polonia e Regno Unito arriveranno a comprendere questo fattoe che, nel prossimo futuro, consentiranno ai loro cittadini di partecipare a questo momentostorico.

Irena Belohorská (NI). – (SK) Accolgo favorevolmente l’approvazione della Carta deidiritti fondamentali dell’Unione europea, perché rende più visibili quei diritti che già esistonoper i cittadini dell’Unione europea. Tuttavia, desidero chiedere che siano chiariti i possibiliconflitti d’interessi tra questa Carta dei diritti fondamentali, un documento dell’Unioneeuropea, e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, un documento del Consigliod’Europa, che l’Unione europea ha altresì dichiarato di voler osservare. Da ciò consegueche potrebbe sorgere un conflitto d’interessi tra la Corte di giustizia del Lussemburgo e laCorte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

Quale sarà la posizione della Corte di Strasburgo rispetto a quella del Lussemburgo? Saràuna corte suprema e costituzionale? Questo risultato è attualmente accettabile per la Cortedi giustizia? L’Unione europea, che è dotata di personalità giuridica, ha un giudice separatonella Corte europea dei diritti dell’uomo? Desidero sottolineare la necessità di risolvere talequestione giuridica in modo da evitare un problema perché, quando la Carta dei dirittifondamentali diventerà giuridicamente vincolante, mi aspetto un aumento delle controversielegali nell’ambito dei diritti umani.

Reinhard Rack (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, anch’io sono lieto, come quasi tuttii colleghi che mi hanno preceduto – purtroppo solo quasi tutti –, di conferire il mandato,nella giornata di oggi o domani, al Presidente di quest’Assemblea per la firma della Carta.

I diritti dell’uomo rappresentano il nostro tratto distintivo sia all’interno che all’esternodell’Europa. Tuttavia esorto alla prudenza, a non farci prendere dall’entusiasmo né a “fareil passo più lungo della gamba”. Attraverso la Carta e la necessaria ratifica del Trattato diLisbona, stiamo ponendo una base giuridicamente vincolante per gli importanti diritti

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fondamentali classici e sociali, che diventeranno impegnativi per le Istituzioni europee eper l’applicazione delle leggi comunitarie. Inoltre, stiamo rendendo possibile il ricorso allaCorte di giustizia del Lussemburgo per affermare tali diritti fondamentali, anche se acondizioni stabilite in modo molto restrittivo. Tuttavia, ciò non significa che ogni cittadinopotrà presentare immediatamente un’istanza alla Corte, né che potrà farlo sempre comealcuni – presi dall’emozione – hanno occasionalmente affermato. Tali affermazioni nonsono utili all’oggetto che qui ci interessa.

Asteniamoci quindi da questo genere di dichiarazioni, che ci fanno mancare l’obiettivo, eriteniamoci soddisfatti del risultato raggiunto. Ora abbiamo impostato una linea di condottaimportante nell’Unione europea – non solo rispetto ai diritti classici ma anche alla nostrapolitica sociale – di cui, in tutta coscienza, possiamo essere orgogliosi. Essa contemplal’equilibrio tra famiglia e lavoro, il divieto del lavoro minorile, la protezione della saluteper tutti, nonché un elevato livello di tutela dell’ambiente e dei consumatori. Dovremmoesserne lieti; è la verità e non occorre abbellirla!

Carlos Carnero González (PSE). – (ES) Signor Presidente, ritengo che stiamo discutendoun argomento straordinariamente importante per la gente. Senza dubbio, cercare di spiegarela riforma dell’Unione europea può risultare molto complicato, ma è certamente facilesottolineare l’importanza della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Sarà giuridicamente vincolante? Se anche non è esplicitamente dichiarato nel Trattato, ènostro dovere farlo sapere. A mio giudizio, la decisione che abbiamo preso di firmare laCarta prima del Trattato di Lisbona è molto positiva. Da questo momento in poi, dobbiamoanche dire che non saranno consentite altre eccezioni in futuro, poiché hanno un effettonegativo sui cittadini dei paesi interessati e dell’Unione europea nel suo insieme.

Ritengo quindi di vitale importanza compiere uno sforzo, come ha proposto l’onorevoleLeinen nella sua relazione, per sostenere chiaramente la Carta dei diritti fondamentali e lasua natura giuridicamente vincolante.

Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 29 novembre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

Magda Kósáné Kovács (PSE), per iscritto. – (HU) I cittadini dei paesi europei hannolottato sia autonomamente che insieme per ciascuno dei diritti contenuti nella Carta deidiritti fondamentali. Proprio per questo motivo, ci rallegra constatare che, divenendo taleCarta giuridicamente vincolante, finalmente i diritti fondamentali potranno concretizzarsicon maggiore efficacia non solo negli Stati membri, ma anche a livello di legislazione eapplicazione europea.

I cittadini europei ne godranno i benefici, se potranno accedere al rimedio legale in casodi violazione dei loro diritti fondamentali a livello europeo. Tali garanzie renderannol’Unione europea e le sue Istituzioni più democratiche, più direttamente accessibili e piùverificabili per mezzo miliardo di cittadini europei.

Rendere la Carta dei diritti fondamentali giuridicamente vincolante chiuderà un capitolonella storia della lotta per i diritti fondamentali. Ritengo altresì che, per quanto riguarda ilfuturo, la Carta debba diventare l’ars poetica d’Europa. Accanto all’interesse economicocomune, l’Europa deve indicare la strada da seguire per i diritti fondamentali, e plasmare

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i suoi abitanti come un’unica entità, non solo attraverso i diritti classici di libertà, ma anchegarantendo i diritti sociali e culturali, le pari opportunità e i diritti delle minoranze.

Nella sua Ars poetica Orazio disse: “Voi che scrivete, scegliete una materia adatta alle vostreforze e provate a lungo che cosa le vostre spalle…possano sostenere”. Spero che le Istituzionidell’Unione europea siano forti e coraggiose a sufficienza per garantire gli stessi dirittifondamentali a tutti i cittadini in ogni angolo d’Europa.

Alexander Stubb (PPE-DE), per iscritto. – (FI) Il 19 ottobre è stato firmato a Lisbona untrattato che renderà l’Unione europea più fattibile e democratica, rafforzandone i diritticivili. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea deve diventare giuridicamentevincolante, e l’UE dovrebbe aderire alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

La Carta dei diritti fondamentali costituiva la seconda parte della Costituzione non ratificata.In una conferenza intergovernativa, i deputati di quest’Assemblea hanno approvatoun’iniziativa per cui i Presidenti del Parlamento europeo e della Commissione, nonché ilPresidente in carica del Consiglio firmeranno la Carta dei diritti fondamentali il 12 dicembre,in una cerimonia che si svolgerà durante la seduta plenaria del Parlamento, e tale documentosarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Ciò si accorda in modo eccellente con i valori rappresentati dalla Carta dei dirittifondamentali. Inoltre, la cerimonia accrescerà la visibilità del documento. Per tutti questimotivi è ovvio che desideriamo conferire al nostro Presidente, Hans-Gert Pöttering, ilmandato di firma.

15. Principi comuni di flessicurezza (discussione)

Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Ole Christensen, a nome dellacommissione per l’occupazione e gli affari sociali, sui principi comuni di flessicurezza[2007/2209(INI)] (A6-/2007).’’’.

Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Signor Presidente, pensavoche mi chiedesse un intervento conclusivo sulla discussione concernente la Carta, che nonho preparato, e questo spiega la ragione della mia confusione.

Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, la questione della flessicurezzacostituisce un punto fondamentale nell’ordine del giorno europeo e risulta essenziale peril futuro dei modelli economici e sociali europei. Si tratta di una questione complessa, checomporta la capacità di gestire i cambiamenti nonché di promuovere l’occupazione e lasicurezza sociale nell’ambito di un contesto globale in rapido cambiamento, con la necessitàdi trovare risposte alle sfide della competizione globale, dell’innovazione tecnologica edell’invecchiamento demografico. Ci occorrono mercati più flessibili, ma ciò significaanche che dobbiamo garantire condizioni e strumenti migliori nonché più sicurezza ainostri cittadini, affinché possano affrontare positivamente il cambiamento. Questa è lasfida che dobbiamo affrontare.

Da parte nostra, la Presidenza portoghese ha tentato di contribuire attivamente alla ricercadi soluzioni integrate ed equilibrate in questo ambito. A seguito della comunicazione dellaCommissione presentata a giugno, avevamo la responsabilità di condurre un processofinalizzato a eseguire il mandato del Consiglio europeo e raggiungere il consenso sulprincipio comune della flessicurezza. La comunicazione della Commissione costituivanaturalmente un eccellente punto di partenza per questo lavoro, poiché ci ha aiutato a

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sviluppare il concetto e a intensificare la discussione delle soluzioni, che potevano fungereda piattaforma comune per le varie linee che ogni Stato membro avrebbe dovuto seguire.

Considerando che i punti di partenza e le situazioni sono vari, le soluzioni dovranno esserealtrettanto differenziate. Al fine di creare le condizioni per un avanzamento in quest’ambito,abbiamo sviluppato varie iniziative con le principali parti attive a livello europeo, compresauna Conferenza sulle sfide della flessicurezza. Tale incontro ha registrato una buonapartecipazione dal punto di vista politico e ha consentito di discutere gli sviluppi inproposito, nonché le prospettive future. Abbiamo altresì cercato di analizzare l’esperienzaacquisita nei paesi in cui i modelli sono stati applicati con buoni risultati, e di individuarequegli elementi che possono essere impiegati anche in altri contesti. Abbiamo altresìacquisito le opinioni di commissioni di esperti sull’occupazione e sulla previdenza sociale,nonché del Comitato delle Regioni. Abbiamo anche cercato di incoraggiare la partecipazionedelle parti sociali attive in questo ambito, poiché siamo consapevoli che il nuovo modellorichiede l’impegno risoluto di tutte le parti in causa e la considerazione degli interessi ditutti.

In questo contesto, l’accordo che abbiamo raggiunto con le parti sociali durante il Verticesociale tripartito, tenutosi il 18 ottobre a Lisbona, ha fornito un importante impulso aquesta discussione. Il dialogo a vari livelli e il coinvolgimento delle parti sociali risultanodecisivi per garantire il successo di qualsiasi strategia di riforma dei mercati del lavoro. Ilcoinvolgimento generale nel processo è la chiave per trovare soluzioni positive, e abbiamobisogno di un clima di fiducia tra le parti sociali e con le istituzioni. Noi tutti dobbiamoessere preparati ad accettare e ad assumerci la responsabilità del cambiamento. Desiderosottolineare la qualità della discussione e degli interventi in tutte le fasi, sia in termini tecnicie accademici che in termini di disamina del contenuto politico e del processo.

A seguito di tutte le attività menzionate, per le quali abbiamo sempre potuto contaresull’assistenza della Commissione, il Consiglio è ora in grado di sostenere un serie di principicomuni di flessicurezza, che auspichiamo di approvare formalmente durante l’incontrodel 5 e 6 dicembre. Questi principi comuni, su cui tutti abbiamo concordato, comprendonoin particolare la considerazione della diversità delle situazioni nazionali, che richiederannoapprocci e soluzioni altrettanto differenziati, l’esigenza di superare la segmentazione delmercato del lavoro, le varie dimensioni della flessicurezza – legislazione del lavoro,istruzione, formazione, previdenza – il riconoscimento dell’importanza del dialogo socialein questo contesto, la promozione dell’inclusione sociale, la non discriminazione, la paritàe la riconciliazione di lavoro e vita familiare, nonché l’esigenza di garantire compatibilitàtra le politiche da un lato e la solidità e sostenibilità delle finanze pubbliche dall’altro.Desidero sottolineare che, in buona sostanza, si è riscontrato un vasto accordo in quest’Aula.Devo porre in risalto l’eccellente lavoro che noi e quest’Assemblea abbiamo compiuto inproposito.

Una volta adottati, i principi comuni formeranno uno strumento essenziale per l’attuazionedel prossimo ciclo della strategia di Lisbona. Gli Stati membri saranno invitati a considerarequesti principi nel definire e attuare le politiche nazionali, sviluppando i propri meccanismie approcci in relazione alle situazioni specifiche, che saranno monitorate nell’ambito deiprogrammi di riforma nazionali. Le parti sociali saranno altresì incoraggiate a tutti i livelli,perché contribuiscano alla definizione e all’attuazione delle misure di flessicurezzautilizzando i principi comuni come riferimento. Riteniamo essenziale investire nellamobilità sociale dei nostri cittadini all’interno di questa strategia e, in proposito, devo citarel’importanza vitale assunta dal coinvolgimento di quest’Assemblea. Dato il soggetto che

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rappresenta politicamente e la sua vicinanza alle persone, quest’Aula può fornire uneccellente contributo nell’assicurare una migliore comprensione del concetto diflessicurezza. Il principio fondamentale è che la flessibilità e la sicurezza devono essereconsiderate come elementi di sostegno e rafforzamento reciproco, piuttosto che diopposizione, e questo deve essere pienamente compreso dai nostri cittadini.

Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Signor Presidente, la comunicazionedalla Commissione sulla flessicurezza ha dato origine a un’importante e utile discussionein tutta l’Unione. Ringrazio il relatore, l’onorevole Christensen, e gli altri deputati che hannopartecipato attivamente alla disamina del concetto.

Grazie al vostro impegno e alla cooperazione con le altre commissioni parlamentari, ilParlamento europeo sarà in grado di approvare una risoluzione che sosterràsignificativamente l’approccio proposto dalla Commissione. Nella nostra società, lasicurezza dipende dal cambiamento. Ora dobbiamo coordinare le modalità per ricercarenuove forme di sicurezza: migliori qualifiche, la capacità di trovare nuove occupazioni,misure di protezione moderne e adeguate al nuovo mercato del lavoro.

In anni recenti, per ogni posto di lavoro perso nell’industria europea, ne sono stati creatiquattro nuovi in altri settori. La questione più importante è come acquisire il controllo diquesti spostamenti e gestire il cambiamento con successo. Dobbiamo inoltre chiederci perquali motivi si sta assistendo alla segregazione del mercato del lavoro in alcuni Stati membri.

Accolgo molto favorevolmente la relazione che state esaminando oggi, in quanto riconosceche la flessicurezza può offrire una strategia per la riforma del mercato del lavoro. Inoltre,il testo sostiene la struttura in quattro assi delineata dalla Commissione per la politica dellaflessicurezza. Mi sento quindi di esprimere tutto il mio sostegno alla proposta sui principicomuni menzionata al paragrafo 15 della presente relazione. Le vostre proposte si orientanogrosso modo nella stessa direzione di quelle che la Commissione ha formulato nella suacomunicazione. Comprendo il vostro desiderio che alcune questioni, come le misure percombattere la precarietà, siano illustrate con maggiori dettagli. Tuttavia, ritengo che iprincipi debbano essere concisi e considerati dal punto di vista dell’intera comunicazione.

Desidero altresì esprimere la mia soddisfazione per il consenso espresso dalle parti socialieuropee a partecipare all’analisi dei problemi del mercato del lavoro; la loro analisi,presentata al recente Vertice sociale tripartito di Lisbona il 18 ottobre 2007, prendeva inesame anche la flessicurezza. Il loro consenso dimostra che il dialogo sociale può portarea risultati concreti. In effetti, lei ha fatto riferimento a quest’analisi congiunta nella suaproposta di risoluzione.

Ora vorrei rispondere ad alcune opinioni critiche espresse nella sua relazione. Per quantomi è dato capire, lei continua a sostenere che la discussione sulla flessicurezza dovrebbeessere più equilibrata. Prima di tutto, desidero ricordarle che la comunicazione dellaCommissione è il risultato di un intenso dialogo tra tutte le parti interessate e di un’attentaconsultazione con specialisti di spicco in questo campo. Sono convinto che l’approcciodella Commissione sia equilibrato, poiché l’obiettivo è sostenere simultaneamente laflessibilità e la sicurezza e, com’è già stato detto, questi due elementi sono sinergici e pernulla incoerenti.

E’ ovvio che la discussione sulla flessicurezza non deve essere utilizzata impropriamenteper puntare alla deregolamentazione del mercato del lavoro. Al contrario, la flessibilità ela mobilità devono avere un obiettivo più elevato: posti di lavoro migliori, un migliore

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equilibrio tra lavoro, vita privata e famiglia, un’economia più efficiente nel suo complesso.Come sapete, nelle prossime settimane il Consiglio prenderà una decisione in merito aiprincipi comuni della flessicurezza. In seguito, le parti interessate procederanno allediscussioni programmate a livello nazionale, che consentiranno l’attuazione delle strategiedi flessicurezza in riferimento alle caratteristiche specifiche dei singoli Stati. Confido chele relative parti interessate garantiranno il raggiungimento di un approccio equilibratonell’ambito della flessicurezza.

Per quanto riguarda il lato economico, si dovrebbe apprezzare che i costi associati allapolitica della flessicurezza risultino di gran lunga inferiori ai benefici concreti in terminidi maggiore dinamismo del mercato del lavoro e minore disoccupazione. Inoltre, per tuttauna serie di casi, ciò non significa un aumento dei costi finanziari, bensì un uso più efficientedelle risorse disponibili.

Desidero inoltre rispondere al paragrafo della relazione, in cui si afferma che il contrattoa tempo indeterminato dovrebbe costituire la base di un sistema di sicurezza sociale. LaCommissione non ha assolutamente intenzione di sminuire l’importanza del contratto atempo indeterminato. Tuttavia, ritengo che dovremmo adottare sistemi più generali disicurezza sociale, applicabili sia ai contratti a tempo indeterminato sia all’impiego a tempoparziale: in breve, l’intenzione è fornire a queste forme di occupazione un’adeguata coperturaa livello di sicurezza sociale, e non di indebolire i contratti a tempo indeterminato.

Signor Presidente, ritengo che, eccezion fatta per qualche riserva, la relazione offra un utilee rilevante contributo alla discussione sulla flessicurezza e, ancora una volta, desideroringraziare per questo il Parlamento europeo.

Ole Christensen, relatore. − (DA) Signor Presidente, onorevoli colleghi, è per me ungrande piacere partecipare alla seduta di oggi in qualità di relatore. I negoziati in Parlamentosono stati completati, e ora possiamo presentare una relazione equilibrata che riflette gliatteggiamenti di tutto lo spettro politico. Il concetto complessivo alla base delle presentilinee guida sulla flessicurezza è affrontare le sfide che interessano i mercati del lavoro inEuropa. Notate che utilizzo il plurale, ossia “mercati del lavoro”, perché la relazionericonosce che non esiste una ‘”taglia unica” per la flessicurezza. Nonostante non vi sia unmodello comune in proposito, dobbiamo riconoscere che l’Europa sta affrontando moltesfide comuni nei suoi mercati del lavoro, e quindi necessita di una risposta congiunta. Trale sfide demografiche emerge che, nel 2050, per ogni pensionato ci saranno 1,5 dipendenti.Attualmente, il dato è di 3 dipendenti per pensionato. Circa 100 milioni di europei vivonosulla soglia della povertà o al di sotto di essa. Gli effetti della disuguaglianza si notano anchetroppo facilmente se si paragonano tra loro paesi con grandi differenze, come per esempioquelli dell’Europa orientale con quelli dell’Europa occidentale. Tuttavia, tali effetti si possonoindividuare anche all’interno dei paesi stessi, dove la disuguaglianza sta aumentando. InEuropa, il sei per cento dei dipendenti può essere considerato come “lavoratore povero” eun crescente numero di essi sta vivendo il degrado delle proprie condizioni lavorative, laconseguente incertezza dell’occupazione e una situazione molto insoddisfacente. I contrattia breve termine e il lavoro temporaneo stanno aumentando, mentre il normale contrattod’impiego a tempo indeterminato vede minacciata la propria esistenza. Il lavoro precarioraggiunge il 12 per cento in Europa. Inoltre, sta crescendo anche il lavoro nero e illegale.In alcuni paesi, il lavoro illegale costituisce quasi il 15 per cento di tutta l’occupazione.Dobbiamo invertire questo andamento, sia perché è oneroso per l’Europa, sia perché questecondizioni di lavoro incerte e instabili colpiscono spesso i gruppi più deboli della società.

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L’istruzione costituisce la materia prima più importante dell’Europa in un mercato globalecompetitivo, ma ad essa non viene prestata sufficiente attenzione. In effetti, il 15 per centodei nostri giovani abbandona l’istruzione troppo presto, in un periodo in cui il mercatodel lavoro sta ponendo elevati requisiti in fatto di conoscenze. Chi non coglie l’importanzadell’istruzione avrà difficoltà a lungo termine, e pertanto abbiamo il dovere di aiutare questepersone.

A questo punto, le sfide sono chiare per l’Europa. La nostra responsabilità è comunicareun messaggio e una visione di come le affronteremo. A tale proposito, desidero ringraziarela Commissione per il suo eccellente contributo. Abbiamo beneficiato di una buonacollaborazione per la relazione, e il mio ruolo è stato naturalmente quello di tirare le filatra le diverse opinioni dell’Aula. La mia percezione di relatore è che vi sia l’esigenza dirafforzare l’attenzione sull’Europa sociale, per garantire che i diritti dei lavoratori sianorispettati in tutta l’UE, e per ottenere posti di lavoro più numerosi e migliori. Una maggioreflessibilità all’interno delle organizzazioni non deve andare a scapito delle condizioni dilavoro dei dipendenti. Come possiamo garantire questo? Nello specifico, la relazione ponein risalto l’esigenza che il contratto di lavoro a tempo indeterminato diventi il modellostandard in Europa. In secondo luogo, dobbiamo garantire che le parti sociali sianomaggiormente coinvolte. Un mercato del lavoro flessibile e sicuro si basa sulla condizioneche le decisioni non siano prese senza considerare i dipendenti. La loro partecipazione èassolutamente essenziale e non potrà mai essere sottolineata a sufficienza nell’attuazionedelle strategie di flessicurezza.

Infine, la relazione tratta ciò che potremmo definire il quadro della flessicurezza. In altreparole, i termini e le condizioni nazionali per attuare la flessibilità e la sicurezza. Laflessibilità e la flessicurezza hanno un costo. Tuttavia, non è denaro sprecato; si tratta invecedi un investimento che produce un incentivo. Per esempio, se s’investe nel personale,quest’operazione potrebbe forse sembrare una spesa nel breve termine, ma l’esperienzaha dimostrato che produrrà dividendi a più lunga scadenza. Pertanto, la flessicurezza cosìcome noi la intendiamo nell’Europa settentrionale, richiede un sistema previdenziale diuna certa entità e dimensione. A tale proposito, dobbiamo essere onesti e ammettere chegli sviluppi attuali di alcuni paesi, dove c’è competizione per una progressiva riduzionedella pressione fiscale, complicheranno molto il finanziamento dell’aspetto sociale dellaflessicurezza. Pertanto, tenterò una volta per tutte di mettere a tacere le voci che definisconola flessicurezza come un concetto neoliberale, volto a minare i diritti dei dipendenti. Nonè questo il caso, anzi è proprio il contrario.

In conclusione spero che, attraverso questa discussione in Aula e in tutta Europa, potremosfatare alcuni miti che abbondano sull’argomento della flessicurezza. In quanto relatore,grazie al notevole aiuto dei miei colleghi, ho potuto redigere alcune linee guida equilibrateper la flessicurezza, che indicano come l’Europa dovrebbe sviluppare in futuro il propriomercato del lavoro per renderlo sia competitivo che sociale. Questa strategia ci consentiràanche di scoprire come affrontare la precarietà che colpisce i dipendenti in Europa.Attualmente, molti temono che i loro posti di lavoro saranno trasferiti e che la loroposizione sul mercato del lavoro diventerà superflua.

Infine, desidero ringraziare il relatore ombra, i relatori delle altre commissioni e tutti coloroche hanno contribuito alla presente relazione. Concludo esprimendo l’auspicio che i capidi Stato e di governo, quando s’incontreranno in Portogallo a dicembre, includeranno leraccomandazioni del Parlamento nelle fasi successive del lavoro che porterà alraggiungimento di linee guida comuni per la flessicurezza.

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Olle Schmidt, relatore del parere della commissione per i problemi economici e monetari. − (SV)Signor Presidente, ringrazio il relatore per il buon lavoro svolto. I cambiamenti determinatidalla globalizzazione offrono nuove e migliori opportunità a tutti i paesi del mondo ma,naturalmente, pongono anche delle sfide. L’Europa si trova a un crocevia. Possiamo sceglieredi accogliere la nuova economia flessibile e le sue possibilità, oppure trincerarci dietro varieforme di protezionismo.

La flessicurezza è uno degli strumenti più importanti per la creazione di un mercato dellavoro che, come dice il relatore, valorizzi pienamente il potenziale della forza lavoro.Formazione, mobilità e inserimento professionale sono le parole chiave. E’ chiaro che nonvi sono modelli universalmente applicabili, ma possiamo e dovremmo imparare da ognunodi essi. Nel parere della commissione per i problemi economici e monetari, noipuntualizziamo che i sistemi di protezione troppo rigidi possono sì tutelare chi si trova alloro interno, ma anche rendere difficile ad altri l’accesso al mercato del lavoro.

Il relatore ha posto in evidenza che anche la crescita della popolazione costituisce unproblema in Europa. Più persone avranno bisogno di più posti di lavoro. La flessicurezza,se impiegata correttamente, costituisce un buon modello, perché l’Europa continui asvilupparsi positivamente nell’ambito di un’economia globale. L’esempio della Danimarca,che il relatore non ha menzionato, penso che lo dimostri.

Signor Presidente, vi è almeno un aspetto su cui dovremmo concordare in quest’Aula, ossiache al giorno d’oggi esistono troppi disoccupati. L’Europa deve continuare a crescere inmodo da creare nuovi posti di lavoro.

Giovanni Berlinguer, relatore del parere della commissione per la cultura e l’istruzione. −Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione del collega Christensen è stata essenzialeper spostare in avanti il documento iniziale.

Queste norme possono avere grande valore soltanto se si garantisce contemporaneamentetutela alle categorie più a rischio – immigrati, donne, anziani e disabili – ma anche agliadulti che hanno bassi livelli di istruzione e che sono più vulnerabili e meno protetti.

Inoltre, pesano le disuguaglianze sempre più profonde nella nostra società, l’assenza di unsalario minimo che deve essere deciso in tutti i paesi e il riconoscimento dei diritti. Bisognainoltre accrescere il patrimonio di conoscenze dei lavoratori. E’ urgente anche determinarefondi economici per applicare queste norme e individuare risorse reali.

Infine, mi sembra che vi sono stati molti nuovi squilibri nei rapporti fra capitale e lavoronegli ultimi anni e, in questo quadro, pesano le rendite e le speculazioni finanziarie ediventano più ridotti i salari. Questo deve essere uno dei compiti che dobbiamo assumereinsieme nel progresso di questi temi.

Tadeusz Zwiefka, relatore del parere della commissione giuridica. – (PL) Signor Presidente,è poco probabile che il cosiddetto modello di flessicurezza sia efficace sul mercato dellavoro europeo, se non è affiancato da altre azioni e proposte volte a promuoverel’imprenditoria e a semplificare la costituzione di nuove imprese. Ho in mente, per esempio,l’attività di redazione di uno statuto per la società privata europea.

In merito ai principi comuni per l’attuazione della flessicurezza, desidero sottolineare che,in tale ambito, l’introduzione di complesse soluzioni legislative a livello europeo si ponein controtendenza rispetto ai principi di sussidiarietà e proporzionalità. La politica socialee dell’occupazione rientra nelle competenze degli Stati membri, e qualsiasi azione

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dell’Unione europea nell’ambito della flessicurezza deve essere conforme al principio disussidiarietà contemplato nell’articolo 5 del Trattato UE.

Inoltre, la complessità interna del modello non favorisce l’introduzione delle normelegislative comunitarie, né il cosiddetto approccio “taglia unica” alla questione. Dallavalutazione dell’impatto emerge che il coordinamento aperto può offrire il metodo piùappropriato. Ciò è particolarmente importante per i nuovi Stati membri che, considerandol’eredità del loro passato, possono trovarsi di fronte a vari problemi strutturali. Si devonoaltresì ricordati gli elevati costi a breve termine, associati all’introduzione di percorsi perl’attuazione del modello di flessicurezza, nonché il notevole onere che graverà sui bilanci.

José Albino Silva Peneda, a nome del gruppo PPE-DE. – (PT) Signor Presidente, signorCommissario, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, le riforme chel’Unione europea deve attuare per garantirsi una posizione competitiva nell’economiamondiale non possono essere considerate unicamente come iniziative limitate al settorepubblico, ma richiedono anche cambiamenti di comportamento e di atteggiamento daparte sia dei lavoratori che delle aziende.

Questi cambiamenti possono essere attuati con successo soltanto se esiste un clima difiducia tra i partner sociali, che può essere sviluppato unicamente promuovendo il dialogosociale. Per quanto riguarda la gestione del mercato del lavoro, dobbiamo passare da unamentalità dominata dalla cultura del conflitto a un nuovo approccio basato sulla culturadella cooperazione. A me personalmente non piace il termine “flessicurezza”. Preferireiparlare di “cambiamento in sicurezza”, perché qualsiasi cambiamento comporta dei rischi.E’ importante ridurli al minimo. Non si può chiedere alle persone di essere flessibili, quandonon hanno fiducia in se stesse o nel mondo che le circonda. Pertanto, nella presente relazionesottolineiamo costantemente la necessità di politiche dell’occupazione attive e sistemi diapprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Il gruppo PPE-DE ha presentato 120 emendamenti alla relazione iniziale e, a seguito di unprocesso di negoziazione, siamo giunti a una versione finale che ritengo equilibrata ecompleta. E’ stato raggiunto un buon equilibrio tra i concetti di flessibilità e sicurezza,nonché tra gli interessi di tutte le parti coinvolte nel processo, in particolare le parti socialie gli enti pubblici. La relazione riporta chiaramente l’esigenza di applicare i principi disussidiarietà e proporzionalità all’attuazione e alla gestione della flessicurezza. Raccomandoquindi che il presente documento sia approvato dall’Assemblea.

Stephen Hughes, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, mi congratulovivamente con il relatore.

Desidero soffermarmi su quattro punti, partendo anzitutto dalla Commissione. Prima nelLibro verde sul diritto del lavoro e ora nella comunicazione sulla flessicurezza, essa ponel’accento sulla sicurezza dell’occupazione piuttosto che del posto di lavoro. Noisottolineiamo l’importanza di entrambi, poiché riconosciamo le necessità delle aziendeflessibili. Per azienda flessibile s’intende un’impresa che ha l’esigenza di modificare la proprialinea di produzione ogni sei mesi o la propria infrastruttura informatica ogni quattro, equindi necessita di collaboratori duttili, ben qualificati e fedeli – e sicuramente tutto questonon si ottiene da un personale frammentato, segmentato e occasionale.

In secondo luogo, il corretto funzionamento del concetto di flessicurezza presupponel’esistenza di tutta una serie di fattori: un clima macroeconomico buono e stabile,investimenti in politiche valide e attive per il mercato del lavoro, un dialogo sociale ben

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sviluppato e politiche di alta qualità per la protezione sociale. Tutti questi elementi sonoimportanti ed è chiaro che non sono facili da ottenere. La Commissione deve pertantoriconoscere che la flessicurezza può essere raggiunta solo in alcuni Stati membri e in unarco di tempo considerevolmente lungo.

In terzo luogo, si deve costruire una forma equilibrata di flessicurezza sulla base dei principimenzionati nel paragrafo 15 della presente relazione, e tali principi devono essere inseritiin un pacchetto di linee guida emendate. Devono avere visibilità ed essere applicati altrimentitutto il lavoro svolto, su cui riferisce questa valida relazione, sarà sprecato.

Infine, sia il Consiglio che la Commissione sottolineano incessantemente l’importanzadella flessicurezza, ma come può il Consiglio godere di credibilità, se la direttiva sul lavorointerinale resta bloccata? Come si possono prendere sul serio le altre istituzioni quando leforme di lavoro atipiche, volte allo sfruttamento, continuano a proliferare in tutti i nostriStati membri? Per troppi milioni di lavoratori, flessicurezza significa soltanto flessibilità,e non ha nulla a che vedere con la sicurezza. Questa relazione illustra i modi in cui le cosepossono cambiare.

Bernard Lehideux, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi,desideriamo sostenere la Commissione nel suo tentativo di incoraggiare la riflessionecollettiva sulla flessicurezza. L’UE deve porsi dietro il dialogo tra tutti i protagonisti diquesto ambito. Inoltre il nostro gruppo è lieto che, per la prima volta in Europa, i partnersociali abbiano raggiunto un accordo in un documento comune, per chiedere agli Statimembri di attuare le politiche di flessicurezza. Si tratta di un risultato estremamenteimportante, perché la flessicurezza ha senso solo se è introdotta in un’atmosfera di fiduciatra lavoratori e datori di lavoro.

In quanto rappresentanti eletti dai cittadini dell’UE, abbiamo una particolare responsabilitànel creare le condizioni per questo tipo di fiducia. E’ nell’interesse di tutti entrare in gioco,e soprattutto non dobbiamo cedere alla tentazione di opporci alla flessibilità, che andrebbea beneficio dei datori di lavoro, e alla sicurezza, che costituirebbe una compensazione peri dipendenti.

Attuare la flessicurezza significa garantire flessibilità e sicurezza per i dipendenti e nelcontempo per i datori di lavoro. Ai dipendenti occorre flessibilità per conciliare la vitaprofessionale con quella personale, o per seguire nuovi percorsi di avanzamento. Ai datoridi lavoro occorre sicurezza tanto quanto ai dipendenti, soprattutto per quanto riguardagli aspetti giuridici dei rapporti contrattuali con il personale.

La relazione fa un passo nella giusta direzione. E’ equilibrata e propone un quadro checonsente agli Stati membri di adottare principi comuni. Desidero esprimere il mioringraziamento e le mie congratulazioni al relatore per il suo lavoro. Gli Stati membri nondevono essere costretti a imporre una particolare visione di flessicurezza. E’ ovvio che imercati del lavoro hanno caratteristiche estremamente diverse da uno Stato membroall’altro. Stiamo puntando al coordinamento delle politiche del lavoro, non aun’armonizzazione peraltro prematura.

I nostri concittadini, tuttavia, desiderano vedere un’Europa che fornisca soluzioni alle sfidedella globalizzazione. Tutelando le opzioni professionali, facilitando l’adattamento deidipendenti, accettando e accompagnando le svolte improvvise della vita, la flessicurezzapuò costituire uno strumento unico per ammodernare i nostri modelli sociali. Non perdiamol’occasione di raggiungere l’accordo unanime a lavorare verso un obiettivo comune.

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Ewa Tomaszewska, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, la tendenza a formedi lavoro più flessibili si è sviluppata in un periodo di disoccupazione molto alta, quandoera relativamente facile costringere un lavoratore ad accettare condizioni peggiorisemplicemente per mantenere il proprio posto di lavoro. Quando i lavoratori nondisponevano dei mezzi per provvedere ai loro bisogni primari e a quelli della famiglia,erano persino disposti a tollerare umiliazioni sul posto di lavoro, a rinunciare alla coperturaassicurativa contro gli infortuni e a lavorare illegalmente per stipendi da fame.

Per fortuna, la situazione del mercato del lavoro sta cambiando. Quasi tutti i datori di lavoropolacchi sottovalutavano l’importanza dell’occupazione permanente. Di conseguenza, orala forza lavoro non è sufficiente e oltretutto la Polonia ha assistito all’emigrazione di quasidue milioni di giovani, molti dei quali con un elevato grado di istruzione. L’impiego flessibile,che non riconosce l’importanza della sicurezza del posto di lavoro, apporta vantaggi abreve termine per i datori di lavoro ma danneggia i lavoratori. Sono lieta che la propostadi risoluzione del Parlamento europeo attribuisca più importanza all’esigenza di assicurareil posto di lavoro di quanto non faccia la Commissione europea. Vorrei sottolineare comela ricerca condotta dall’Organizzazione internazionale del lavoro confermi che i lavoratoricon contratti permanenti forniscono prestazioni più efficaci.

Mi congratulo con il relatore per il lavoro svolto.

Elisabeth Schroedter, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signorCommissario, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, la discussionesulla flessicurezza dimostra che non è possibile trasferire un modello sociale predefinitoda uno Stato membro all’intera UE. Nemmeno la Commissione sembra volerlo. Ildocumento non si occupa di come migliorare la sicurezza sociale dei lavoratori alla lucedel radicale cambiamento che sta investendo il mercato del lavoro, no, la Commissioneintende promuovere la flessibilità dei rapporti di lavoro senza essere in grado di garantireuna migliore sicurezza sociale per i lavoratori; quest’ultima rientra nelle competenze degliStati membri, che tuttavia le riservano gradi d’importanza molto diversi.

Inoltre, non possiamo partire dal presupposto che il ruolo chiave e la funzione di controllodei sindacati – componenti imprescindibili del modello di flessicurezza danese – siano datiper scontati ora, o nel prossimo futuro, dagli altri Stati membri. Alcuni governi, cheintendono e propugnano la flessicurezza esclusivamente come flessibilità, stannoulteriormente riducendo i diritti sindacali. Noi Verdi critichiamo il tentativo di introdurre,con il concetto di flessicurezza, una deregolamentazione del diritto del lavoro perraggiungere la competitività globale dell’Unione a scapito dei diritti dei lavoratori.Purtroppo, la coalizione di quest’Assemblea segue la Commissione e sta perdendol’occasione di introdurre un elemento essenziale – la sicurezza sociale – quale componentedi uguale importanza nel modello di flessicurezza.

Mi chiedo in che modo i Socialisti intendano spiegare la questione ai lavoratori. Temo che,in futuro, perderemo ogni opportunità di discutere i vantaggi indubbiamente insiti nelmodello di flessicurezza. Pertanto, se la relazione non sarà modificata, non potremoaccordare il nostro consenso.

Roberto Musacchio, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi,la flexicurity non è una cosa nuova, ma un vecchio modello danese, datato addirittura fineOttocento, in cui è lo Stato che garantisce sicurezze che non ci sono nei contratti di lavoro,con forti costi.

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La causa nuova di questa Europa è una precarietà drammatica che colpisce i giovani e illavoro, ma che danneggia tutta la società. Per combattere questa precarietà si deve cambiarestrada rispetto alle ricette e alle ideologie liberiste che le hanno prodotte. Non è vero chela precarietà crea lavoro e crescita economica. E’ vero il contrario. Ora si rischia con laflexicurity una nuova ideologia, che mantiene però in atto le vecchie politiche di precarietà.

Per questo noi ci siamo battuti per cose molto concrete: contro l’idea di un indice di rigiditàdel mercato del lavoro e invece per un indice del buon lavoro, per ribadire che è normaleil lavoro stabile, che è quello che dà sicurezza; contro i licenziamenti senza giusta causache sono una discriminazione; contro il ripetersi dei lavori atipici, la precarietà a vita, cheè una sorta di moderna schiavitù; per il diritto al reddito a chi non ha lavoro e che non puòvivere d’aria; per riunificare forme diverse di assistenza; contro la discriminazione delledonne nel lavoro.

Il fatto che non ci sia una previsione di spesa per garantire la flexicurity – il 2% che è statotolto – e che dunque non ci possa essere un investimento che dia fiducia, la dice lunga sulrischio di un’operazione che può diventare demagogica.

Lavoratori e giovani chiedono fatti concreti, non ideologie ormai vecchie. Sono i punti peri quali ci siamo battuti in questo Parlamento e che chiediamo vengano votati.

Kartika Tamara Liotard, relatore del parere della commissione per i diritti della donna el’uguaglianza di genere. − (NL) Signor Presidente, la Commissione per i diritti della donna el’uguaglianza di genere è passata quasi inosservata in questo dibattito, ma per fortuna èriuscita a prendere la parola all’ultimo minuto.

Più della metà della popolazione europea è di sesso femminile e, allo stato attuale, le donnesono solitamente sovrarappresentate sul mercato del lavoro per quanto riguarda i contrattitemporanei e part-time. Pertanto, le donne devono affrontare i problemi legati a unamaggiore precarietà, all’accumulo insufficiente di contributi pensionistici e alle spesemediche inadeguate. Se autorità come la Commissione e il Governo olandese intendonoaccrescere la flessibilità dei diritti di licenziamento per esubero, questo gruppo saràcondannato ad affondare sempre più nell’oppressione e nella mancanza di diritti. Sonostata quindi felicissima, quando la commissione per i diritti della donna ha presentatoall’unanimità una serie di proposte per migliorare questo punto del documento dellaCommissione. Purtroppo, tra tutte queste ampie e nobili proposte, il relatore ha scelto diaccoglierne solo alcune. Così facendo, ha disonorato la commissione per i diritti delladonna e ignorato le disuguaglianze molto concrete che esistono. Mi rivolgo quindi a tuttii deputati perché sostengano, nella votazione di domani, gli emendamenti presentatiproprio per prevenire questa disuguaglianza.

Thomas Mann (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, sempre meno persone trascorronol’intera vita professionale presso un unico datore di lavoro, quindi devono sapersi adattaresenza problemi ai cambiamenti delle condizioni di vita e di lavoro. Nel contempo, devonoperò godere di un’adeguata sicurezza dell’occupazione. Commissario Spidla, il concettodi flessicurezza sarà accettato su vasta scala solo nel momento in cui si raggiungerà unequilibrio tra flessibilità e sicurezza. Da un lato, occorre maggiore flessibilità perché leaziende possano individuare nicchie di mercato, diventare più innovative, e programmareattivamente il loro sviluppo, anziché limitarsi a reagire agli eventi. Dall’altro, i lavoratoridegli Stati membri necessitano della sicurezza fornita dai moderni sistemi di tutela sociale,nonché di accordi affidabili tra parti sociali responsabili. Inoltre, è necessario creare legiuste condizioni generali per offrire posti di lavoro più stabili e un più agevole passaggio

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a nuove professioni. L’abuso delle nuove forme d’impiego deve essere contrastato quantol’attività autonoma fittizia e il lavoro nero.

Un altro aspetto prioritario è costituito dall’apprendimento lungo tutto l’arco della vita,essenziale per preparare i nostri lavoratori alla globalizzazione. A mio giudizio, concordareun parametro del 2 per cento del PIL su base vincolante non è accettabile, poiché dobbiamolasciare qualche spazio di manovra agli Stati membri in materia finanziaria. Tuttavia, igoverni e le aziende devono garantire investimenti molto più cospicui nella nostra principalerisorsa, ovvero personale istruito, altamente qualificato, motivato e versatile.

Il gruppo PPE-DE ha nuovamente sottoposto vari emendamenti su mia iniziativa. In unodi essi, sosteniamo che le imprese debbano avere la facoltà di decidere autonomamente iltipo di approccio alla questione della responsabilità sociale. Quest’ultima deve continuarea basarsi su un sistema volontario e non obbligatorio.

Infine, permettetemi di dire che anticipare dal 2013 al 2009 la data di abolizione dellemisure transitorie, che ostacolano la libera circolazione dei lavoratori, trasmette un segnalesbagliato. Laddove si corrispondono compensi orari notevolmente superiori a fronte diun elevato livello di sicurezza sociale, la pressione dell’immigrazione è intensa e difficileda gestire. Anche in questo caso non si deve trascurare la sicurezza, nonostante la flessibilitàindubbiamente necessaria.

Jan Andersson (PSE). - (SV) Signor Presidente, Presidente in carica del Consiglio, signorCommissario, vorrei iniziare ringraziando il relatore per il buon lavoro svolto e l’eccellenterelazione. Al pari di José Albino Silva Peneda, anch’io preferisco parlare di “cambiamentoin sicurezza”, cambiamento che incontriamo sotto forma di globalizzazione e crescitademografica. Penso che sia un’espressione migliore.

Vi è una differenza tra la proposta della Commissione e quella del Parlamento, e riguardanello specifico gli aspetti del cambiamento su cui si concentra l’attenzione. La propostadel Parlamento si orienta in effetti su un punto diverso. La Commissione si concentra sullasicurezza dell’occupazione piuttosto che su quella del posto di lavoro. Tale distinzionenon dovrebbe esistere. Occorre combinare la certezza di poter trovare un nuovo posto dilavoro con un elevato livello di sicurezza occupazionale. In Parlamento cerchiamo diconcentrarci sulla partecipazione al processo, su sindacati forti e su un solido dialogosociale. Ci concentriamo su una politica dell’occupazione attiva, su maggiori investimentinella formazione e su forti sistemi di sicurezza sociale.

Molti hanno detto che non esiste un singolo modello, ma che tutti devono procedere sullabase dei propri concetti. Si può applicare il processo di Lisbona. Ora, quando si tratta distabilire dei principi, sosterrei ciò che ha affermato Stephen Hughes: vi invito a consultareil paragrafo 15 per evincere i principi che dovrebbero costituire le linee guida.

Infine, a Elisabeth Schroedter vorrei dire che non è vero che il relatore non ha avuto contatticon il movimento dei sindacati europei. I contatti ci sono stati per tutto il periodo, e cisostengono pienamente nel nostro tentativo di modificare il punto focale dell’attenzione.Non formarsi un’opinione prima che lo facciano i ministri dell’occupazione significherebbecedere a loro l’esclusivo diritto di decidere. Il Parlamento deve avere una linea …

(Il Presidente toglie la parola all’oratore.)

Siiri Oviir (ALDE). - (ET) Signor Presidente, onorevoli colleghi.

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L’Unione europea non ha soltanto bisogno di riformare rapidamente le proprie istituzioni,ma deve anche offrire ai cittadini e alle imprese una politica che attenui gli effetti collateralidell’intensa competizione e dell’apertura del mercato.

Considero importante incoraggiare relazioni di lavoro stabili, in cui vi sia un elevato livellodi fiducia. Le modifiche alla legislazione sul lavoro avrebbero un successo maggiore, se idipendenti si sentissero più sicuri. Dobbiamo inoltre ricordare che la sensazione di sicurezzaspesso dipende anche dalla facilità con cui si riesce a trovare un nuovo posto di lavoro.

Ritengo che i problemi maggiori nell’Unione europea siano correlati all’offerta di forzalavoro flessibile e qualificata, e quindi la questione dovrebbe costituire il fulcro della strategiaeuropea di flessicurezza.

Lo scopo più importante deve essere quello di creare un mercato del lavoro flessibile,innalzando il livello di istruzione tramite programmi di formazione e aggiornamento.

Roberta Angelilli (UEN). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, la flessicurezza non èné una panacea né un tabù. Basta mettersi d’accordo sulle regole del gioco. E’ scontato chel’Europa deve essere all’altezza delle sfide della globalizzazione e della concorrenza – nonsempre leale – che ci impone l’economia mondiale.

Per tutto questo c’è bisogno di flessibilità, ma senza rinunciare al modello sociale europeo,ai suoi valori, agli standard di sicurezza e, soprattutto, di solidarietà. Quindi flessibilità acondizione che ci siano regole certe, che ci siano garanzie e meccanismi di compensazione.

Soprattutto l’Europa deve saper guidare gli Stati membri attraverso una strategia che mettainsieme alcuni ingredienti fondamentali: la formazione continua e di buon livello, misureprevidenziali adeguate, servizi di buona qualità a partire dai servizi per l’infanzia, sistemidi sicurezza sociale che sostengano il lavoratore nei periodi di inattività. Il sostegno, tral’altro, non deve essere necessariamente sotto forma di sussidi, ma anche come offerta diopportunità per qualificarsi al meglio rispetto all’offerta di lavoro.

Infine, sistemi di conciliazione fra lavoro e vita familiare che permettano, soprattutto alledonne, di avere realmente pari opportunità nel mondo del lavoro.

Certo, questi obiettivi richiedono risorse importanti ma solo così la flexicurity potrà essereun’opportunità e non una scorciatoia verso la deregulation del mondo del lavoro.

Donata Gottardi (PSE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario,ringrazio anch’io il relatore per il lavoro svolto, per di più in così poco tempo.

Anch’io penso che una parola è una parola. La flexicurity non è una politica buona o cattivain sé. Non è nemmeno una singola politica, ma un insieme di azioni combinate edequilibrate. Dipende da come sono progettate e dipende da come sono applicate.

Normalmente si ritiene che sia una strategia volta a rendere più flessibile il mercato dellavoro e a compensare, con sostegni economici e formativi, il passaggio da un posto dilavoro all’altro. Una visione tutto sommato difensiva, di contenimento del danno, mentrequello di cui abbiamo bisogno è rilancio, innovazione e qualità.

Se proviamo a declinare la flexicurity al femminile, possiamo trovare una corretta chiaved’ingresso. Intanto abbiamo la possibilità di rilevare che sono le donne le principalidestinatarie dei lavori più precari e instabili. E poi, nello stesso tempo, scoprire tutte lepotenzialità positive di una strategia, se intendiamo la flessibilità non come precarietà, ma

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come organizzazione flessibile del lavoro e dei tempi per incontrare le esigenze dellepersone.

E se intendiamo la sicurezza non solo come indennità di formazione, ma anche comeaccompagnamento delle diverse attività e scelte durante la vita delle persone, ecco che sientra nella prospettiva propositiva e innovativa, rivolta al futuro e non vecchie ricette delpassato.

Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Signor Presidente, signorCommissario, onorevoli deputati, sarò molto breve. Poiché i lavori di quest’Assembleacontinueranno anche dopo l’argomento in oggetto, ci tengo a comunicarvi che, a giudiziodella Presidenza, o meglio della nostra Presidenza, questa è naturalmente una discussioneimportante e necessaria. Lo si può dedurre sia dalle nutrite presenze, sia dal gran numerodi colleghi che hanno voluto partecipare e collaborare alla discussione.

Naturalmente flessibilità significa mobilità e, in un mondo globalizzato, è necessariointrodurre un termine come “mobilità”, che significa adattamento ai cambiamenti. Tuttavia,il discorso non si limita alla mobilità, ma riguarda anche la sicurezza. Ciò significaimpegnarsi nei confronti delle persone, dei lavoratori, delle loro qualifiche e della loroformazione, nonché per la tutela delle famiglie e della qualità del lavoro.

Ovviamente confidiamo che le principali linee guida da noi concordate con le parti socialiconsentiranno, nella pratica dei fatti, di sviluppare e instaurare le misure necessarie pergarantire la flessibilità e la sicurezza, nonché per offrire all’Europa condizioni migliori concui affrontare brillantemente le sfide posteci a seguito della globalizzazione.

Auspichiamo che il Consiglio adotti queste linee guida nella sua riunione del 5 e 6 dicembre.Sono certo che, in futuro, si dimostreranno giuste e costituiranno le basi corrette per unapolitica che renda l’Europa più forte e competitiva.

Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati,quando guardo il monitor, vedo quanto veloce passa il tempo, quindi consentitemi dimenzionare solo due cose: primo, da questa discussione emerge con chiarezza, e lo desiderosottolineare, che l’obiettivo della flessicurezza non è assolutamente imporre un singolomodello nazionale sull’intera Unione europea. Anzi, si riconosce la natura distintiva dimodelli diversi. Tuttavia, vorrei segnalare come i paesi che attuano i principi in oggettogodano di una migliore situazione del mercato del lavoro, e non stiamo soltanto parlandodei paesi scandinavi.

L’altro problema che desidero menzionare è la questione dei costi. Ancora una volta virimando a un esempio tipico spesso citato, quello della Danimarca, in cui le spese per laprevidenza sociale e l’assistenza sanitaria non sono superiori alla media del contestoeuropeo. Questo fatto dovrebbe essere sempre posto nel giusto rilievo.

Onorevoli colleghi, vi ringrazio per questa discussione così animata che, nonostante la suabrevità, ha contribuito ad arricchire il concetto di flessicurezza. Permettetemi di ringraziarein particolar modo il relatore.

Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 29 novembre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

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Christian Ehler (PPE-DE), per iscritto. – (DE) In uno degli emendamenti presentati perquesta relazione, si tenta di conquistare il sostegno del Parlamento europeo ai salari minimi.Ritengo questo approccio sostanzialmente errato. Le condizioni e i parametri vigenti suimercati regionali del lavoro sono così diversi, che non si può sperare di accrescere ilbenessere dei cittadini con un approccio europeo; esso, al contrario, finirebbe per incentivarepovertà, disoccupazione e lavoro nero.

Vi è inoltre la richiesta di portare i salari minimi ad almeno il 50-60 per cento dellaretribuzione media nazionale. Quale paese europeo dispone di un salario minimo cosìelevato? Prima di porre in discussione emendamenti di questo tipo, i richiedenti dovrebberoalmeno prendersi la pena di dare un’occhiata alla realtà europea. Stiamo tentando didifendere una politica europea di determinazione dei salari, che mira ad aumentare del 20per cento i valori minimi esistenti a livello nazionale. Se questa non è demagogia!

Mi auguro che in Parlamento emerga una chiara maggioranza che stronchi tali pericoloseutopie, perché non farebbero altro che incrementare la disoccupazione e la povertà,ponendo in discussione la competitività dell’economia europea.

Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Ci rammarica il fatto che la relazione nonsi opponga, con sufficiente chiarezza, alla strategia di flessicurezza difesa dalla Commissioneeuropea. Essa si limita invece a proporre alcuni palliativi per i principi definiti nellacomunicazione della Commissione.

Di conseguenza, non solo abbiamo votato contro di essa in seno alla commissione perl’occupazione e gli affari sociali, ma abbiamo anche insistito sulla presentazione di proposteche rifiutassero l’approccio della flessicurezza adottato in quel documento. Lo abbiamofatto perché tale approccio punta a deregolamentare i mercati e la legislazione del lavorodeterminando, in pratica, la distruzione degli attuali accordi contrattuali, la liberalizzazionedei licenziamenti ingiustificati e una maggiore precarietà per i lavoratori in generale.

Nessun palliativo può resistere al costante indebolimento della contrattazione collettiva,alla svalutazione dei sindacati e alla trasformazione dei contratti a tempo indeterminatoin accordi temporanei con il pretesto della globalizzazione capitalista.

Nell’enorme dimostrazione, che la CGTP (Confederazione generale dei lavoratori portoghesi)ha organizzato per il 18 ottobre a Lisbona, i lavoratori portoghesi hanno detto no a questeproposte. Ciò che vogliono è più occupazione e diritti, cosa che presuppone impegno perla produzione, maggiori investimenti in servizi pubblici di alta qualità e rispetto per ladignità dei lavoratori.

Pertanto insistiamo sulle proposte che abbiamo presentato. Se continueranno a essererespinte, allora voteremo contro questa relazione, perché rifiutiamo la flessicurezza.

Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. – (RO) La relazione solleva un puntoessenziale da discutere per l’Europa: le azioni, che l’Unione europea intraprende a favoredell’integrazione nel mercato del lavoro, non possono ignorare la limitazione arbitrariaalla libera circolazione dei lavoratori. Otto dei paesi entrati nell’UE nel 2004 – assieme allaRomania e alla Bulgaria – devono rispettare periodi transitori di almeno due anni, chepossono arrivare fino a sette anni.

A partire dal secondo anno, le Istituzioni europee sono attivamente coinvolte nel processodi autorizzazione dei periodi di transizione imposti dagli Stati membri. Per questa ragione,chiedo che a dicembre il Consiglio europeo esamini molto attentamente la questione della

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limitazione alla libera circolazione nell’Unione europea per i nuovi Stati membri, e cheadotti una posizione comune obbligatoria per ridurre al minimo le barriere alla liberacircolazione del lavoro.

La questione della limitazione all’accesso del mercato del lavoro è direttamente correlataal primo principio menzionato dal relatore, ossia all’“azione europea contro le pratiche dilavoro illecite, segnatamente nei contratti non standard”. In qualità di membro delParlamento europeo, ho ricevuto numerose lagnanze di cittadini rumeni che, nei paesi incui svolgono la loro attività, subiscono l’abuso di essere privati della retribuzione per illoro lavoro, nonché delle condizioni più elementari di previdenza sociale e assicurazionesanitaria. I regolamenti, che adotteremo sulla base del concetto di flessicurezza, dovrebberoin primo luogo eliminare tali situazioni.

(La seduta, sospesa alle 17.05, è ripresa alle 17.10)

PRESIDENZA DELL’ON. HANS-GERT PÖTTERINGPresidente

16. Discussione sull’avvenire dell’Europa (discussione)

Presidente. − Onorevoli colleghi,

¡Bienvenido al Parlamento Europeo, señor Rodríguez Zapatero! Es un gran placer contar con supresencia.

Desidero esprimerle il mio sincero ringraziamento per avere accettato l’invito del Parlamentoeuropeo a partecipare alla discussione odierna sull’avvenire dell’Europa, una discussioneche assume grande rilievo per quest’Assemblea. Alcuni primi ministri dell’UE, tra cui GuyVerhofstadt, Romano Prodi e Jan Peter Balkenende, ci hanno già fatto visita e si sonoconfrontati con noi sulle questioni più importanti per il futuro dell’Unione. Abbiamo avutol’opportunità di ascoltarne le opinioni e di discuterle con loro, anche in momenticaratterizzati da una grande incertezza sugli sviluppi dell’UE. Oggi siamo qui riuniti perascoltarla. In base a una decisione della Conferenza dei presidenti – ossia dei presidenti deigruppi politici – questa forma di discussione si concluderà con un intervento del PrimoMinistro svedese Frederik Reinfelt.

Signor Primo Ministro, ritengo importante ricordare che, nel 2005, la Spagna aveva tenutoun referendum su ciò che all’epoca costituiva il progetto di Trattato costituzionale, e cheil 77 per cento dei cittadini si era espresso in suo favore.

(Applausi)

Siamo quindi particolarmente lieti di poterla accogliere qui, signor Primo Ministro, orache ci accingiamo a firmare il Trattato di Lisbona dopo un lungo periodo di riflessione e,a dire il vero, anche di crisi: un documento in cui è stato possibile includere la sostanza delTrattato costituzionale.

In qualità di Stato importante tra la compagine europea, da sempre la Spagna ha prestatoun grande contributo all’Unione, non solo dopo il suo ingresso nel 1986, ma già moltotempo prima. La Spagna ha sempre dimostrato – e ciò vale per tutti i principali partiti – diessere un paese caratterizzato da un profondo “credo” europeo, che prende iniziative ed èpronto ad impegnarsi per il futuro condiviso dal nostro continente.

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L’ordine del giorno reca la discussione sul futuro dell’Europa con la partecipazione delcapo del governo spagnolo e membro del Consiglio europeo.

José Luis Rodríguez Zapatero, Presidente del governo spagnolo. − (ES) Signor Presidente,onorevoli deputati,

quale sostenitore attivo e impegnato dell’Europa, nonché Primo Ministro di un paese cheè profondamente favorevole all’Europa, è per me motivo di grande orgoglio presentarmioggi dinanzi al Parlamento, l’Aula più rappresentativa d’Europa.

Qui si riunisce la ricca pluralità delle nostre nazioni. Qui esprimiamo le nostre identità,partendo dalla diversità per arrivare a ciò che ci unisce. Se c’è un’istituzione che rappresentaenfaticamente l’anima del nostro progetto, allora si tratta proprio di quest’Aula, poiché èqui che si presta ascolto ai desideri diretti dei cittadini europei.

Quest’Assemblea è gradualmente divenuta più solida e meglio attrezzata, e ora accoglie intutta comodità la vasta famiglia europea. Tuttavia, è anche divenuta più forte ed esigenteperché, essendo cresciuta la sua rappresentatività, è aumentata anche la sua capacitàinnanzitutto di guidare, poi di controllare tutte le nostre politiche e azioni.

Pertanto, onorevoli deputati, siamo esattamente nel luogo giusto per discutere l’Europache vogliamo vedere e l’Europa di cui abbiamo bisogno. Devo quindi ringraziarvi peravermi dato l’occasione di esporre i miei pensieri e le mie proposte sul presente e sul futurodell’Unione.

Gli spagnoli associano il concetto di Europa con il desiderio di pace, libertà, democrazia eprosperità.

Le nostre migliori tradizioni si riallacciano ai valori con cui identifichiamo lo spazio politicoe culturale europeo.

Per molti anni, abbiamo mantenuta viva la speranza di partecipare a un processo iniziatopiù di mezzo secolo fa.

Il successo goduto dalla Spagna negli ultimi due decenni dipende in larga misura daldinamismo sociale prodotto dalla nostra adesione all’Unione, e dall’efficace utilizzo deglistrumenti messi a nostra disposizione dalla solidarietà dei membri che ci hanno precedutoin questo progetto.

In quanto spagnoli, dobbiamo molto all’Europa e, fin dall’inizio, ci siamo uniti a questoprogetto con un profondo senso di gratitudine, che desidero ribadire oggi di fronte alParlamento europeo.

Non sorprende che abbiamo approvato il Trattato costituzionale in un referendum, né cheabbiamo profuso la nostra buona volontà e flessibilità per superare la crisi istituzionale,rimanendo nel contempo saldi, coerenti e tenaci nella salvaguardia del contenuto di base,senza il quale il progetto sarebbe stato svalutato.

Abbiamo superato il pericolo, ma ci attende ancora un’altra sfida: costruire l’Europanecessaria a noi e al mondo del XXI secolo.

Vogliamo un’Europa dei valori. L’identità europea è stata plasmata nel corso di una lungastoria oscurata dalla tragedia, ma anche illuminata dalle più nobili creazioni del genereumano, dalla luce del pensiero, dal calore e dalla creatività dei nostri artisti, dalle profondeconvinzioni dei nostri statisti e delle nostre donne, nonché dal coraggio dei nostri popoli.

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Libertà, legalità, diritti umani, tolleranza, pari opportunità, solidarietà, tutti questi valoricostituiscono il codice etico dell’Europa. La vera essenza dell’Europa risiede qui, nell’adesionea questi valori, e non semplicemente in uno spazio geografico.

(Applausi)

La nostra Europa deve avere una sostanza politica reale. Solo in questo modo potremocostruire un’Unione in linea con le nostre ambizioni.

Se desideriamo raggiungere questo risultato, l’Europa deve necessariamente essere efficace.Deve essere un’Unione capace di affrontare a testa alta le sfide della nostra epoca.

La fonte di legittimazione e l’obiettivo ultimo dell’Europa sono i suoi popoli. Tra i cittadinidel mondo, noi europei beneficiamo di quasi tutti i diritti e siamo tutelati al meglio. Tuttavia,non siamo un’isola e non possiamo vivere felici pensando che questi diritti non esistono,o sono violati in altre parti del mondo. Abbiamo il dovere morale di garantire che tuttipossano goderne. E’ questo dovere morale che attribuisce all’Europa una missione nelmondo.

Quest’Europa dei valori, dotata di effettiva sostanza politica e sostenuta dai suoi popoli, èquindi l’Europa di cui abbiamo bisogno. In un mondo che cambia divenendo sempre piùcomplesso, dobbiamo perseguire la strada dell’integrazione. Se cediamo all’isolazionismo,alla prospettiva ristretta dei nostri confini e al primato degli interessi nazionali, perderemoinevitabilmente potere e diventeremo irrilevanti.

E’ giunto il momento di unire le forze e riaccendere il nostro entusiasmo. Sentivamo diresempre più spesso che l’Europa era in crisi, che dubitava di se stessa, che i suoi popoli sisentivano lontani dal progetto e che l’allargamento avrebbe indebolito la determinazionedell’Unione politica.

Non condividevo questo punto di vista pessimistico. Abbiamo già vissuto queste situazionidifficili in passato e ne siamo sempre usciti più forti. Jean Monnet diceva che le personeaccettano il cambiamento solo quando si trovano di fronte alla necessità, e che riconosconola necessità solo quando incombe una crisi. Spinti dalla necessità, abbiamo compiuto deicambiamenti che produrranno molti frutti.

Ho un’alta considerazione del processo che ci ha condotto all’approvazione del nuovotrattato. Non è stato facile. Stiamo sviluppando un modello assolutamente nuovo nellastoria della civiltà politica e, passo dopo passo, stiamo facendo progressi sulle realtà concretedi cui Schumann parlava. E’ del tutto logico che, a volte, possa occorrerci più tempo perprendere le decisioni. Tuttavia stiamo già vedendo i frutti del nostro lavoro.

Riconoscere lo straordinario contributo di questo Parlamento è un atto di dovutacorrettezza. Per la Spagna, che ha lottato allo scopo di mantenere un atteggiamentofavorevole all’Europa e l’equilibrio del trattato, il sostegno di quest’Aula è stato incoraggiantee decisivo.

Durante i negoziati, l’Europa ha continuato a compiere passi in avanti. Presto avremo inuovi strumenti previsti dal trattato, e assisteremo a una notevole espansione della gammadi questioni su cui si potrà decidere a maggioranza qualificata, allo scopo di trovare soluzioniai problemi che preoccupano i nostri popoli.

Ora più che mai, l’Europa deve diventare un faro di progresso e benessere. Non possiamopiù ritardare l’apertura e la modernizzazione delle nostre economie. Dobbiamo impegnarci

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a raggiungere gli obiettivi della strategia di Lisbona. Questo deve essere il nostro principalee immediato punto di riferimento per affrontare le sfide della globalizzazione nella suaduplice dimensione interna ed esterna.

Dobbiamo essere ambiziosi. L’esperienza ci ha insegnato che, quando ci siamo, tendiamoa fare bene. L’impatto straordinario dell’introduzione dell’euro, ora in fase di estensione ainuovi Stati membri, dimostra chiaramente le potenzialità che emergerebbero secontinuassimo ad accrescere la nostra integrazione. Dobbiamo portare a termine lo sviluppodel mercato interno per i beni, i servizi e le reti, e dobbiamo rafforzare le istituzioni preposteal monitoraggio della concorrenza per assicurarne il corretto funzionamento.

Nella sua dimensione esterna, l’Europa deve giocare un ruolo guida nello sviluppare regoleeque per la globalizzazione. Dobbiamo accrescere la trasparenza e l’apertura dei nostrimercati e sostenere quelli dei nostri partner extracomunitari in un contesto di concorrenzaleale. Dobbiamo dirigerci verso il ciclo di Doha. Dobbiamo costituire un esempio nellapromozione del commercio internazionale.

Il mondo globalizzato ci richiede uno sforzo particolare nell’innovazione tecnica e nellaricerca, allo scopo di trarre il massimo beneficio dallo straordinario potenziale dei nostriscienziati e delle nostre università, nonché di combinare l’eccellenza con la coesioneterritoriale. Il nostro modello di efficace integrazione comporta che tutti gli Stati membriabbiano uguale accesso alle nuove tecnologie.

Intendiamo compiere progressi in ambito previdenziale. La nostra è un’Europa sociale,un’Europa dei diritti sociali.

(Applausi)

Il nostro modello economico è inconcepibile senza equità, e l’equità non può essereraggiunta senza tutele. Il nostro successo deve essere misurato in base alla nostra capacitàdi continuare a crescere, garantendo solidarietà e coesione.

Dobbiamo promuovere condizioni di occupazione stabili e dignitose, aiutare i nostrilavoratori ad adattarsi ai cambiamenti del sistema produttivo ed essere campioni dellepolitiche di inclusione sociale, pari opportunità, sicurezza sul lavoro e garanzie per la salutedei nostri cittadini.

Questa nuova Europa, ancora più allargata, potrà avere successo solo se rafforziamo lasolidarietà tra tutti gli Stati membri. La coesione è un principio fondamentale, derivantein particolare dall’impegno che tutti abbiamo assunto, e dall’esigenza di creare legamidecisivi per garantire l’integrazione politica dell’Unione.

La Spagna, che ha ampiamente beneficiato della solidarietà comunitaria, vede con favoreche anche i nuovi Stati membri possano trarne vantaggio, ed è disposta a condividere lesue esperienze affinché essi possano fare buon uso di questa solidarietà.

L’Europa è ora immersa in un processo di grande importanza strategica: la creazione diuno spazio’ comune di libertà, sicurezza e giustizia, lo sviluppo dell’area di Schengen e ilsistema delle frontiere esterne. Non può esserci prova migliore della nostra reciproca fiduciache mettere in comune la sicurezza, una scelta nei cui confronti gli Stati membri con unafrontiera esterna hanno assunto particolare responsabilità. La Spagna è sempre stata inprima linea per queste iniziative e continuerà a sostenerle con la massima determinazione.

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Desidero sottolineare l’importanza di rafforzare la politica dell’immigrazione europea.L’immigrazione è una realtà che ha già avuto un impatto sull’ordine del giorno europeo;ma questo impatto è destinato a crescere, poiché riguarda certi aspetti molto sensibili delnostro progetto.

Dobbiamo iniziare riconoscendo inequivocabilmente il potenziale positivodell’immigrazione, che spazia dal sostegno della popolazione fino al rafforzamento delladiversità culturale, senza dimenticare la spinta potenziale per le nostre economie, che èrisultata molto evidente nel caso della Spagna.

Dobbiamo favorire politiche dell’integrazione che rispettino i diritti e richiedano dei doveri.Un’Europa che garantisce questa integrazione sarà più degna, più libera e più sicura.

Nel contempo, dobbiamo agire sulle cause che stanno alla base della migrazione. Dovremmofarlo attraverso il dialogo e l’efficace cooperazione con i paesi di origine e di transito.

Dobbiamo consolidare la solidarietà tra gli Stati membri e dotarci delle risorse appropriateper controllare efficacemente i confini esterni. La Spagna ha sviluppato misure attualmenteapplicate con successo, ma resta ancora molto da fare. Dobbiamo rafforzare l’Agenziaeuropea per la gestione delle frontiere, migliorare la nostra cooperazione sul campo emettere fuori gioco quelle mafie che sfruttano il bisogno vitale e urgente di questi uominie donne di fuggire da vite di miseria e frustrazione.

(Applausi)

Ci confrontiamo con l’importante sfida di prevenire e combattere il terrorismo e lacriminalità organizzata. Dobbiamo essere più ambiziosi nella nostra cooperazionegiudiziaria e tra le forze di polizia. Avendo vissuto esperienze dolorose, la Spagna conoscefin troppo bene l’esigenza indispensabile di un’azione congiunta, e sarà sempre in primalinea per questa politica.

Proponendo nuove iniziative e fornendo il buon esempio, l’Europa deve cercare di svilupparerisposte multilaterali ai problemi globali. Lo stiamo già facendo nella lotta contro ilcambiamento climatico, con il nostro impegno a ridurre entro il 2020 del 20 per cento leemissioni di gas a effetto serra ’. Possiamo e dobbiamo porci alla guida del processo,affermare l’Europa come punto di riferimento e incoraggiare un nuovo consenso neinegoziati che si apriranno a Bali in dicembre.

Ci attende un enorme compito nel campo dell’energia. La Spagna sostiene la necessità diun’adeguata politica energetica con un mercato unico trasparente, nonché di fornituregarantite con il minimo impatto ambientale. A nostro giudizio, potremo contare su unapolitica energetica europea credibile soltanto se svilupperemo un sistema ben articolatodi interconnessioni tra tutti gli Stati membri.

Signor Presidente, onorevoli deputati,

siamo attori sulla scena globale, perché non costituiamo soltanto un progetto per europei.Non realizzeremo completamente i nostri obiettivi, se ci limiteremo a difendere i nostriinteressi. Li raggiungeremo soltanto se proietteremo i nostri valori sulla scena internazionalee se consolideremo la nostra Unione come un’area di pace, stabilità e solidarietà.

Il successo della nostra integrazione sarà largamente misurato in base al significato cheassumeremo per gli altri, al significato che la nostra voce avrà per il mondo intero. Il futuro

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ha più che mai bisogno dell’Europa. La nostra ambizione non deve essere che il mondoguardi al nostro grande passato, bensì al nostro futuro aperto.

Il nuovo trattato ci metterà a disposizione strumenti efficaci per la nostra politica esteracomune. Le istituzioni del Presidente del Consiglio e dell’Alto rappresentante per gli affariesteri, nonché la riassegnazione delle competenze e delle risorse conferirà a questa politicamaggiore enfasi e continuità.

Possiamo inoltre avvalerci dell’esperienza maturata negli ultimi anni, in cui abbiamoacquisito capacità di gestione delle crisi civili e militari, e siamo intervenuti con successonei teatri di scontro più difficili come il Congo o la Bosnia.

Siamo i principali portatori di sviluppo e aiuti umanitari. E questo non solo per il nostroconcetto di dignità, le nostre radici umanistiche e il senso di giustizia, ma anche per il nostrointeresse specifico. Soltanto lo sviluppo condiviso e la giustizia nel mondo possono garantirela sicurezza in tempi così difficili.

In un periodo di profondi cambiamenti della situazione internazionale, l’Europa deveaccrescere la propria legittimazione quale area di integrazione e democrazia, nonchésviluppare la propria capacità di raggiungere il consenso a livello internazionale.

La nuova Europa non può essere vista come isolata dai propri vicini a est e a sud. La nostraprosperità deve andare di pari passo con la loro. Dobbiamo far sentire la nostra voce eascoltare la loro per impegnarci insieme in un dialogo proficuo.

Siamo molto impegnati nelle relazioni con i paesi della sponda meridionale delMediterraneo, in cui dobbiamo riaffermare la vera dimensione dell’Europa: essa è interessataa tutti i contributi che possono giungere dagli altri, rispetta le differenze, offre i proprivalori senza imporli e sviluppa partenariati nell’ambito di una nuova politica di vicinato.

I divari di reddito più consistenti del pianeta emergono proprio tra le sponde settentrionalie meridionali del Mediterraneo, ed è in quella regione che tuttora persistono conflittiprofondamente radicati. Tuttavia, è altrettanto vero che le società dell’Africa settentrionalesono giovani e dinamiche, e che i loro sistemi politici si stanno gradualmente aprendo,consentendo libertà importanti. Le relazioni con il mondo islamico, nell’ambito delle qualil’Europa deve seguire un percorso di dialogo e partenariato, saranno contraddistintedall’immagine che riusciremo a delineare di noi stessi in questa regione.

Dobbiamo approfittare del prossimo Vertice UE-Africa per affrontare le richieste giustificatee pressanti di un continente che soffre vicino, e nel contempo così lontano da noi, e chesta bussando ansiosamente alla nostra porta. Dobbiamo adottare provvedimenti per farsì che le persone non abbandonino i lori paesi, per sostenere le loro aspirazioni di vita eprosperità nei loro luoghi d’origine.

Possiamo inoltre offrire un approccio europeo alle sfide più importanti che caratterizzanola scena internazionale come, per esempio, il processo di pace in Medio Oriente e le relazionicon il mondo islamico, la lotta contro il terrorismo internazionale, la non proliferazionenucleare, la relazione strategica con la Russia e con i principali paesi asiatici, il rispetto deidiritti umani e l’espansione della democrazia, la lotta contro la fame e la povertà, lageneralizzazione dell’accesso all’istruzione e alle cure sanitarie, nonché la coesione sociale.

Dobbiamo intensificare la nostra presenza attiva in tutte le aree geografiche del pianeta,incoraggiando gli altri processi di integrazione. A questo punto permettetemi di sottolineare,a titolo di esempio, l’importanza di espandere le nostre relazioni con l’America latina e

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promuovere negoziati su accordi di associazione tra l’Unione e i vari gruppi regionalilatinoamericani.

Dobbiamo prendere un impegno deciso per il multilateralismo, e rafforzare il ruolo centraledelle Nazioni Unite negli sforzi di mediazione e partecipazione alla risoluzione dei conflitti.E’ altresì vitale che l’Unione compia progressi nel definire una politica di difesa comune,che ci consenta di partecipare in modo attivo e indipendente al mantenimento della paceinternazionale e della sicurezza su mandato delle Nazioni Unite.

Lo sviluppo delle necessarie capacità civili e militari, i Gruppi di combattimento dell’Unioneeuropea, le iniziative per una forza di risposta rapida e i programmi dell’Agenzia per ladifesa europea costituiscono importanti passi in avanti che, tuttavia, risultano ancorainadeguati.

Signor Presidente, onorevoli deputati,

volevo condividere con voi alcuni aspetti basilari della mia visione dell’Europa e gli obiettiviche, a mio giudizio, dovremmo porci ora pensando al futuro. Ho cercato di delinearel’Europa dal punto di vista della Spagna. Ora permettetemi di parlarvi brevemente dellaSpagna dal punto di vista dell’Europa.

Le politiche attuate dal mio governo negli ultimi anni sono state caratterizzate dagli stessielementi che distinguono le priorità europee.

Stiamo attraversando un periodo di crescita economica, giorno dopo giorno ci apriamosempre di più e introduciamo riforme nell’ottica delineata dalla strategia di Lisbona. Nel2007 abbiamo già centrato uno dei due obiettivi principali del nostro programma diriforma nazionale, ossia raggiungere un tasso di occupazione del 66 per cento, econseguiremo il secondo, la piena convergenza con il reddito pro capite europeo, primadella scadenza inizialmente programmata per il 2010.

Abbiamo preso un risoluto impegno per la formazione delle risorse umane, la fornituradi infrastrutture e l’espansione delle tecnologie di comunicazione. Stiamo così fornendoil nostro contributo perché l’economia dell’Europa sia fondata sulla conoscenza, e siacompetitiva nella società dell’informazione.

Il nostro modello sociale è diventato più ricco e forte. Abbiamo sane finanze pubbliche,che evidenziano un eccedenza di circa il 2 per cento del prodotto interno lordo, un debitopubblico in calo e un consolidato sistema di previdenza sociale.

In Spagna l’occupazione è cresciuta in modo spettacolare – tre milioni di nuovi posti dilavoro negli ultimi quattro anni – e l’occupazione è diventata più stabile. Stiamo facendoprogressi grazie agli accordi che abbiamo raggiunto con la forza lavoro, e stiamo vivendoil periodo di massima armonia nelle relazioni sindacali da quando è nata la nostrademocrazia.

Abbiamo iniziato ad attuare una politica sociale, stabilendo il diritto di assistenza ai disabilie alle persone a carico. Questo pertanto costituirà un nuovo pilastro del nostro sistemaprevidenziale.

La sostenibilità è diventata una componente vitale del nostro modello di crescita. Nel 2006siamo riusciti a ridurre le emissioni di gas serra per la prima volta, seppur beneficiandoancora di un’intensa crescita economica. Siamo impegnati per Bali come lo siamo perKyoto.

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I cittadini spagnoli godono di più diritti come una maggiore influenza sociale e l’uguaglianzatra uomini e donne, ora pienamente sviluppata e garantita per legge nonché, cosa moltosignificativa, i matrimoni tra coppie omosessuali, che sono riconosciuti equivalenti aglialtri e conferiscono dignità a tutti noi in quanto parte della società.

La Spagna ha sostenuto il multilateralismo e continuerà a farlo. La Spagna ha sostenutol’Unione e le Istituzioni europee e continuerà a farlo.

Come abbiamo dimostrato negli ultimi anni, continueremo ad accrescere la nostracooperazione allo sviluppo, in modo da poter figurare tra i dieci principali paesi in terminidi percentuale del prodotto interno lordo destinata agli aiuti per lo sviluppo. Continueremoad aumentarla in modo da arrivare allo 0,7 per cento nei prossimi quattro anni, portandosolidarietà e dignità a milioni di persone in tutto il mondo.

Signor Presidente,

per molto tempo abbiamo potuto soltanto dire che, se l’Europa fosse progredita, anche laSpagna lo avrebbe fatto. A mio giudizio oggi possiamo affermare, con orgoglio ma anchecon umiltà, che se la Spagna continua a progredire come ha finora dimostrato, anchel’Europa lo farà.

Sono totalmente convinto che l’Europa supererà le nostre aspettative. Possiamo affidarcialla straordinaria capacità di tutte le sue Istituzioni, in particolare di questo Parlamento.Nei momenti più difficili, onorevoli colleghi, il Parlamento europeo si è sempre dimostratouna difesa contro il pessimismo, un coraggioso e infaticabile campione dell’integrazioneeuropea. Oggi desidero esprimervi un ringraziamento del tutto particolare. Le vostreproposte e i vostri dibattiti hanno influenzato le principali riforme che l’Unione ha attuatodurante tutti questi anni.

In quest’Aula, tra tutti voi, l’Europa può essere percepita con un’intensità maggiore che inqualsiasi altro luogo. L’Europa vive qui con più speranza e fiducia.

In conclusione, desidero quindi esprimere il riconoscimento della Spagna e del sottoscrittoper il prestigio e il lavoro compiuto da quest’Assemblea, nonché dagli uomini e dalle donnedi tutte le ideologie e di tutti i paesi che, attraverso varie legislature, ci hanno consentito,da questi banchi, di realizzare l’Europa di oggi e preparare l’Europa di domani.

Abbiamo superato con successo il recente pericolo. Ora dobbiamo affrontare le moltesfide che ancora ci attendono. Dobbiamo guardare fermamente al futuro e lavorare insiemeper realizzare l’Europa di cui abbiamo bisogno e, soprattutto, l’Europa di cui ha bisognoil mondo.

Molte grazie.

(L’Assemblea, in piedi, applaude lungamente)

Jaime Mayor Oreja, a nome del gruppo PPE-DE. – (ES) Signor Presidente, stimato PrimoMinistro, onorevoli colleghi, a nome del gruppo del Partito popolare europeo (Democraticicristiani) e dei Democratici europei, desidero ringraziare il Primo ministro spagnolo perle sue riflessioni sull’orientamento dell’Unione europea.

Avremmo sicuramente preferito che il suo discorso e i suoi pensieri sull’Europa fosserostati espressi in un altro momento, prima e non dopo il Vertice di Lisbona, e piùprecisamente non settantadue ore dopo la sua nomina a Primo ministro, perché questecircostanze non sono mai favorevoli al raggiungimento del vero obiettivo di un simile

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incontro. Tuttavia, onorevoli colleghi, sarebbe altresì sleale da parte mia – e il nostro grupponon lo vorrebbe – se non ringraziassi il Primo Ministro, né valutassi con correttezza il suocontributo indubbiamente molto utile per la direzione che in futuro prenderà l’Europa.

Non è facile per me parlare di libertà e Unione europea a nome del gruppo PPE-DEsoprattutto perché, nel mio schieramento, sono state vissute esperienze personali cosìrecenti e così tipiche della difesa della libertà, che non riesco a trovare parole adeguate osufficienti per spiegare il profondo e reale significato da noi attribuito all’Unione Europea.

Il nostro gruppo è lieto dell’indubbio progresso compiuto al Vertice di Lisbona ma, peramor del vero, non può esimersi dal considerare che non abbiamo ancora la spinta politica,né l’ambizione sufficiente a trasformare l’Unione europea di oggi nell’Unione europea dicui abbiamo bisogno per il futuro dei nostri popoli. Non possiamo realizzare l’Europa checi manca se non crediamo in noi stessi. Non possiamo completare l’Unione europea perinerzia o con belle parole, né basandosi semplicemente su principi comuni. Parole comecoerenza e autenticità non sono sufficienti, per esempio, quando si deve affrontare ilrecepimento delle direttive europee o la conformità al protocollo di Kyoto.

Signor Primo Ministro, ciò che manca è indubbiamente la determinazione, la difesa deinostri valori e l’impegno. Sono questi gli elementi che ci consentiranno di consolidare laforza morale dell’Unione e in ultima analisi la sua cultura, ossia ciò che sostienesostanzialmente il nostro progetto. Tuttavia, dobbiamo sensibilizzare i cittadini europeisu questi elementi che ancora mancano. Dobbiamo comunicarli e spiegarli chiaramente.Dobbiamo condividere con loro quest’esigenza politica di impegno, e avere il coraggio didire la verità su ciò che ancora manca. Non ne saranno demotivati ma, anzi, esprimerannole speranze, i sogni e la vicinanza di cui abbiamo così disperatamente bisogno. Dobbiamoinformarli con maggiore chiarezza sui problemi. Dobbiamo porli come priorità e lavorarealle questioni urgenti per trovare il modo di distribuire i poteri tra l’Unione e le nazionieuropee, senza generalizzare ma, anzi, assegnando le priorità e individuando i problemipiù urgenti che restano da affrontare.

Signor Primo Ministro, l’accordo, il consenso e l’approccio graduale sono metoditradizionalmente europei, perché il consenso è più un metodo che un valore. Ciò significache dobbiamo definirlo e organizzarlo e, nel contempo, dobbiamo dare pieni poteri aigruppi politici europei, perché senza di essi non potrà esserci un’Unione europea. Inoltrenon dovremmo portare in quest’Aula eventuali disaccordi o dissensi nazionali (comunquereali e profondi), come invece ha fatto sfortunatamente la Spagna alcuni mesi fa, e voi nesiete a conoscenza.

Signor Primo Ministro, esistono problemi che richiedono una soluzione europea. Questosenza dubbio rafforza l’Unione ma, a giudizio del nostro gruppo, rafforza anche le nazionieuropee. L’Unione non crescerà più forte se le nazioni europee s’indeboliscono ma, anzi,avverrà l’esatto contrario: per essere completata, l’Unione europea ha bisogno di membriforti e sarà impossibile ultimare questo progetto con nazioni indebolite, che ne minaccianol’integrità territoriale.

Il valore della libertà è ciò che ci unisce, e completa tutti gli altri valori definiti nella Cartadei diritti fondamentali, che sarà firmata il 12 dicembre a Strasburgo. Tuttavia, non si trattasoltanto di un’illusione: è un rinnovato impegno verso la libertà, non solo nel territoriodella nostra Unione, ma soprattutto in quello degli amici con cui abbiamo tradizionalmentecondiviso la nostra cultura, in America latina e anche in alcune repubbliche dell’Europa

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orientale. E’ anche in questi paesi che dobbiamo cercare di consolidare il nostro quadro diprincipi e valori.

Voglio infine esprimere un altro principio: coerenza e non parole. La storia ha dimostratoil benefico effetto della nostra cultura sul mondo. Dovremmo trasmetterla e, nel contempo,essere consapevoli che non possiamo chiudere questo valore all’interno dell’Unione europea.

Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi,siamo molto lieti di accogliere il Primo Ministro Rodríguez Zapatero al Parlamento europeo.Ci fa piacere che lei sia venuto qui dopo il Vertice di Lisbona, nonché 72 ore dopo la suanomina a candidato. Saremmo stati ancor più felici se oggi il gruppo PPE–DE fosse statorappresentato almeno dal proprio Presidente.

Vi posso dire una cosa: questo pomeriggio, l’onorevole Daul si è perso un bel discorso delPrimo Ministro spagnolo! Si è anche perso quello meno bello dell’onorevole Mayor Oreja,quindi per lui forse è stato meglio non presenziare. Poiché i posti vuoti nell’ala destra diquest’Aula sono molto eloquenti, permettetemi di dire che, quando il Primo Ministrosvedese Reinfeldt ci farà visita, data la sua appartenenza alla stessa famiglia politica, ilgruppo socialista parteciperà con gli stessi numeri di oggi; a mio giudizio la cortesia è unaqualità che si ha o non si ha – e di certo manca a quelli che siedono sulla destra!

(Applausi)

La Spagna e gli spagnoli, rappresentati dal loro Primo Ministro, hanno diritto al rispettoda parte di tutti gli schieramenti politici di quest’Assemblea. Noi glielo accordiamo. SignorZapatero, lei ha ringraziato quest’Assemblea e l’Unione europea. E’ stato davveromemorabile che lo abbia fatto il capo di governo di un paese che ha dovuto subire 40 annidi spietata e brutale dittatura, e che ha acquistato la propria libertà e pluralità democraticagrazie all’integrazione europea. Alzarsi in piedi e ringraziare l’Unione europea le fa grandeonore, signor Primo Ministro. Tuttavia, anche noi le dobbiamo dei ringraziamenti per ilsuccesso che ha coronato gli sforzi della Spagna. Dobbiamo ringraziare il popolo e idemocratici spagnoli, uomini e donne, poiché il contributo reso all’Europa va a favore dellademocrazia, della pluralità, del progresso culturale e della stabilità sociale. Pertantoesprimiamo il nostro ringraziamento al governo spagnolo.

(Applausi)

La Spagna, così come tutta la regione iberica, rappresenta un modello per l’Europa. Perinciso, ciò vale anche per la Grecia e per tutti quei paesi che hanno dovuto superare ledittature fasciste e farsi strada verso l’Unione europea all’inizio e alla metà degli anni ‘‘80.In quanto europei occidentali, all’epoca noi avevamo la libertà di viaggiare in quei paesi, eora siamo in grado di confrontare il loro passato con il loro presente. La Spagna è un paesein fiorente crescita economica, un paese pieno di speranza, con un grande futuro, il cuipopolo ha reso un enorme contributo alla pace nel mondo, un paese dalla prosperaeconomia che, data la sua forza, sta giustamente bussando alla porta del G8. Chi l’avrebbemai detto vent’anni fa? E perché dico che la Spagna è un modello? Lei stesso lo ha affermato,signor Primo Ministro: se le politiche strutturali e regionali dell’Unione europea avrannogli stessi effetti economici prodottisi in Spagna anche nei paesi che sono entrati nell’Unioneeuropea il 1° maggio 2004, l’Europa nel suo complesso potrà guardare a un futuro davveroradioso. Per questo dico che la Spagna è un modello per l’Europa.

(Applausi)

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Signor Primo Ministro, la Spagna – come lei stesso ha spiegato molto bene – ha trattogiovamento dall’integrazione in Europa. Come molti altri paesi dell’Unione europea, laSpagna ha ceduto una parte di sovranità quando ha introdotto l’euro. La rinuncia allasovranità monetaria comporta la cessione di una parte di sovranità nazionale. Eppure,proviamo ad immaginarci solo per un attimo cosa sarebbe potuto succedere, se la Spagnaavesse mantenuto la peseta e se il governo Zapatero avesse decretato come primo attoufficiale il ritiro delle truppe dall’Iraq. Il dollaro avrebbe potuto prendersi gioco della peseta,e con quali conseguenze economiche? La cessione della sovranità monetaria ha in realtàconferito un certo grado di indipendenza e sovranità alla Spagna. Ecco un altro motivoper cui questo paese rappresenta un valido modello: esso dimostra che l’integrazioneeuropea rende più forti, non più deboli!

(Applausi)

Il Primo Ministro Zapatero ha trattato varie questioni. A nome del mio gruppo, degli uominie in particolare delle donne che vi fanno parte, desidero soltanto accennare alle pariopportunità. Esistono davvero pochi i capi di governo in Europa che si siano impegnatipiù di lei, signor Primo Ministro, nel promuovere i diritti delle donne. Anche per questo,a lei va il ringraziamento del Parlamento europeo.

(Applausi)

(ES) Signor Primo Ministro, la esortiamo a perseverare in queste sue politiche eccellenti,moderne e progressiste. Fanno bene alla Spagna, e ciò che fa bene alla Spagna è beneficoanche per l’Europa. Continui così, signor Primo Ministro.

(Il suo gruppo, in piedi, applaude)

Graham Watson (ALDE). - (EN) Signor Presidente, quando gli Stati membriprocederanno a ratificare il Trattato di riforma, come auspichiamo e crediamo si farà,potremo finalmente guardare a un’Unione europea rinata – un’Unione capace di affrontarenuove sfide, con l’umiltà di ascoltare i propri cittadini e con la volontà politica di agire. Laratifica del Trattato non potrebbe essere più sollecita, e il mio gruppo desidera ringraziarla,Primo Ministro Zapatero, per gli sforzi da lei compiuti al fine di accelerare il processo.

Il mio gruppo non vede la necessità di convocare un’assemblea di esperti che s’interroghinosul futuro dell’Europa. E’ già stato fatto, noi c’eravamo e lo dimostrano le nostre t-shirt. Ilcosiddetto “periodo di riflessione” è ora giunto al termine. Siamo a metà strada nella strategiadi Lisbona e solo ora stiamo compiendo progressi in termini di crescita e posti di lavoro.Stiamo completando il mercato unico e liberando il potenziale degli imprenditori europei.Stiamo aprendo percorsi di migrazione legale a favore sia delle economie già sviluppate,che di quelle in via di sviluppo.

Ora non è il momento di tornare al tavolo da disegno francese, né di seguire un nuovopiano britannico per la tanto magnificata area di libero scambio. Queste visioni sono solopunti di vista marginali, spacciati come opinione della maggioranza. Esse non rispecchianoil reale consenso. La maggior parte dei nostri cittadini desidera che l’Unione garantiscaun’economia forte e capace di crescere. Desiderano maggiore partecipazione dell’UE a tuttii livelli, un maggiore coinvolgimento nella lotta al terrorismo, una maggiore cooperazionein materia di sicurezza e di difesa e più azioni a favore dell’ambiente. Allora, e solo allora,l’Europa potrà diventare una parte attiva sulla scena globale, capace di attuare uncambiamento duraturo.

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In che modo si può garantire crescita e posti di lavoro, se l’Europa si rinchiude nelprotezionismo? Come possiamo combattere il cambiamento climatico se non riusciamoad agire di concerto? Come possiamo diffondere la pace, la prosperità e la giustizia nelmondo, se l’Europa bisticcia ai margini dello scenario? Questo è il motivo per cui all’Europaoccorrono più politici, che siano pronti a guidarla e ad adottare un approccio paneuropeo.

Signor Primo Ministro, riunendo i 18 amici della Costituzione a Madrid, lei ha dimostratoche la sua visione di un’Europa aperta, integrata e competitiva è condivisa da molti. E’ quellavisione che i progressisti di tutti i partiti di quest’Assemblea vogliono vedere prosperareed espandersi. Il gruppo ALDE s’impegnerà al fianco di tutti coloro che la condividono elottano per realizzarla – a destra, a sinistra o al centro – al fine di garantire che l’Europaprogredisca. Non tollereremo chi professa tale visione, senza dimostrarla nei fatti.

Signor Primo Ministro, la Spagna è spesso giustamente lodata per la trasformazioneeconomica e sociale compiuta dopo il suo ingresso nell’Unione. Abbiamo bisogno chealtri seguano il suo esempio e la sua ambizione per un’Europa prospera e aperta.

(Applausi dal centro e dalla sinistra)

Brian Crowley, a nome del gruppo UEN. – (EN) Signor Presidente, vorrei unirmi ai mieicolleghi nel dare il benvenuto al Primo Ministro, ma in modo diverso. Il Primo Ministro ègiunto preparato a un dibattito sul futuro dell’Europa ma, purtroppo, ha ascoltato alcuneargomentazioni incentrate sul passato dell’Europa, anziché sulla direzione che tutti noidovremmo seguire.

Penso che, quando si considerano le necessità dell’Europa per il XXI secolo, ciascuno dinoi sappia benissimo quali siano. Allo stesso modo, ognuno di noi sa che le ideologie delpassato non sono riuscite a soddisfare da sole tali esigenze. Abbiamo ottenuto dei progressisolo coordinando e combinando metodi e ideali diversi. Sul fronte dell’uguaglianza, dellagiustizia, dello sviluppo economico, o della sanità e della sicurezza, è sempre stato necessarioselezionare e acquisire singoli elementi dai metodi che sono risultati vincenti in passato.

A nome del mio gruppo, vorrei esprimere riconoscenza al Primo Ministro per il rispettoche ha dimostrato verso quest’Assemblea nel ringraziare l’Unione e soprattutto ilParlamento, in quanto voce rappresentativa dei cittadini dell’Unione europea. Noi stessici consideriamo – talvolta – come la vera voce rappresentativa. Potremmo anche sbagliarci,ma nessuno può mettere in dubbio la nostra trasparenza e il nostro mandato democraticodi parlare a nome del popolo.

Troppo spesso, i pareri e le opinioni del Parlamento europeo sono relegati ai margini dellediscussioni che si svolgono a livello intergovernativo. Qualche tempo fa mi ha fatto moltopiacere che, durante il periodo di riflessione sul Trattato, ormai definitivamente concluso,il Primo Ministro abbia deciso di riunire gli “amici del metodo comunitario”, ribattezzandoli“amici della Costituzione”, per cercare di creare un’avanguardia pronta alla possibileevoluzione degli eventi. Egli ha notato che il successo di tale mossa gli aveva aperto altreporte ed opportunità in seno al governo, quando ha dovuto chiederli sostegno per questionicome l’immigrazione.

Se oggi potessi fare un appello al Primo Ministro per il futuro dell’Europa, vorrei checontinuasse a esercitare la sua influenza non solo nell’Unione europea, ma anche esoprattutto in America Latina, dove i problemi legati a libertà, democrazia e rispetto deidiritti umani stanno diventando sempre più evidenti sotto la maschera dei movimentidemocratici.

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Infine, alcuni di noi condividono una visione dell’Europa “tutta rose e fiori”, piena di grandiopportunità e, soprattutto, di rispetto per le differenze fondamentali e la dignità presentiall’interno dell’Unione europea. Dobbiamo raggiungere un punto in cui non cercheremopiù di omogeneizzare tutto in un’unica forma o dimensione, ma capiremo che, attribuendodignità alla differenza, si può effettivamente creare un’Unione europea migliore per ilfuturo, più variopinta e sicuramente più vitale.

(Applausi)

Monica Frassoni, a nome del gruppo Verts/ALE. – (ES) Signor Primo Ministro, il gruppoVerts/ALE apprezza realmente la sua solida posizione pro-europea, il suo coraggio di tenereun referendum sul Trattato costituzionale e l’abilità dimostrata dal suo governo nel portareavanti, con calma e senza guerre di religione, leggi e provvedimenti per le pari opportunità,i diritti individuali e le libertà che sono di esempio a molti paesi europei, nonostante ionon veda molte donne tra il suo seguito oggi.

Apprezziamo i suoi commenti sull’immigrazione, ma non sempre le sue azioni, comeapprezziamo che siano stati sottolineati gli aspetti positivi dell’immigrazione e non solol’illegalità del fenomeno, come forse ha fatto il suo predecessore.

Per questa ragione le dirò, Primo Ministro, che lei ci è mancato negli ultimi due anni e nellacrisi istituzionale degli ultimi mesi che è sfociata, senza infamia e senza lode, nel “mini”Trattato di Lisbona. L’ordine del giorno della Conferenza intergovernativa è stato dettatodai nemici della Costituzione europea mentre gli amici, come lei, hanno dimostrato unadiscrezione eccessiva dopo il famoso incontro dei diciotto.

Ora in Europa riscontriamo l’esistenza di vari approcci: il sistema a duplice amministrazionedi Sarkozy, il nazionalismo atlantico di Gordon Brown e il pro-europeismo piuttostoformale, ma molto sincero di Romano Prodi. Qual è la sua opinione? Chi sono i suoi alleati?

Signor Primo Ministro, lei ha accennato alla questione del cambiamento climatico,nonostante l’idea di un nuovo contratto tra il genere umano – anche di sesso femminile,suppongo – e il pianeta sia ormai una vecchia storia. Inoltre, lei ha estesamente ribadito lagratitudine per l’aiuto europeo. Devo dirle che oggi è chiaro, e lo è già da qualche tempo,che i fondi europei sono utilizzati anche per trasformare la Spagna nel paese con piùchilometri di strada per abitante dove il cemento, sempre grazie ai finanziamenti comunitari,ha determinato gravi fatti di speculazione e corruzione, contribuendo ad allontanare laSpagna, assieme all’Italia mio paese e alla Danimarca – nonostante voi siate un po’ peggio– dalla conformità agli obiettivi di Kyoto.

Per come la vedo, la Spagna non ha recepito la direttiva “Eurobollo” e ha una politicainfrastrutturale molto estensiva. Auspichiamo che, quale risultato delle sue promesseelettorali sul cambiamento climatico – e non guasta fare un po’ di campagna elettorale,persino qui – la Spagna cambi decisamente direzione. Speriamo altresì che, nel suo governo,il fantastico ministro dell’Ambiente abbia molto più spazio di manovra di quanto le siastato finora lasciato.

(Applausi)

Signor Primo Ministro, per concludere, devo dire che qui nel Parlamento europeol’apprezziamo moltissimo e la ringraziamo per le sue parole, ma abbiamo bisogno di alleatinei governi degli Stati membri. Non possiamo fermarci, perché abbiamo bisogno di personeche vogliono l’Europa e che ne hanno una visione.

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(Applausi)

Francis Wurtz, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signor Presidente, signor PrimoMinistro, l’intervento è stato bello. Per molti versi, si tratta di un discorso umanista chesono disposto ad accettare come ideale per l’Europa del futuro. Tuttavia, dobbiamoammettere che occorre apportare molte modifiche alle procedure e alle strutture dell’Unioneeuropea, affinché la realtà attuale assomigli alla visione da lei appena delineata.

Lei sostiene che la nostra è un’Europa sociale. Bravo! Tuttavia non è pessimistico affermareche, in buona sostanza, quest’Europa sociale deve essere ancora costruita. Secondo i trattati,il quadro attuale della politica sociale europea è quello di un’economia di mercato apertain regime di libera concorrenza. Questa situazione stimola naturalmente la competizionetra modelli sociali e tende a ridurre le nostre prerogative nel nome della concorrenza,abbassa il costo della manodopera, favorisce la precarietà e mina i diritti sociali.

La questione sociale è indubbiamente la ragione principale, che spiega la sfiducia dei nostricittadini nei confronti delle Istituzioni europee. Il Presidente della Banca centrale europea,per esempio, lo ho appurato di persona quando poco tempo fa è intervenuto alla Conferenzadella Confederazione europea dei sindacati, presentando la sua teoria, quella ufficialedell’UE, sulla moderazione dei salari in nome della competitività dei prezzi. Ha incontratoun’opposizione unanime. Come ho già detto, il ministro delle Finanze tedesco ha citato ilrischio di una crisi di legittimazione del modello economico e sociale europeo. Ci permettaquindi di dare uno sguardo a questi aspetti, o meglio di rendere più credibile la sua visionedel futuro.

Lei ha anche menzionato le relazioni con l’Africa e la necessità di rispondere ai loro appelliper la giustizia. Lei ha ragione. Tuttavia, in questo caso specifico, dobbiamo riprendere ilprogetto di accordo di partenariato economico che è stato respinto da tutti i nostri partnerafricani, perché certi – e penso con ragione – che l’abbinamento tra sviluppo delle capacitàumane e libero scambio non costituiscano un buon abbinamento.

Concludo, Primo ministro, ringraziandola per averci ricordato quelli che, a mio giudizio,sono gli obiettivi ultimi dell’Europa, e se ancora non siamo d’accordo sulle visioni delpresente, vorremmo almeno raggiungere il consenso sulle prospettive future.

Graham Booth, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, è un piacerevedere il Primo Ministro qui a Bruxelles. Egli rappresenta un modello per gli altri capi digoverno europei, perché ha consentito al proprio popolo di decidere in merito allaCostituzione. Per questo merita il nostro plauso. In tale occasione, la schiacciantemaggioranza del popolo spagnolo si è pronunciata a favore dei programmi.

Vorrei però sapere il motivo per cui non ha intenzione di ripetere l’esperienza. Dopotutto,dovrebbe confidare in un risultato analogo. Forse perché, come ha detto il Primo Ministro,il Trattato di riforma non ha tralasciato alcun punto fondamentale del Trattatocostituzionale? Se le cose stanno così, sarebbe ragionevole pensare che non ritenganecessario porre lo stesso quesito al suo popolo due volte. O forse il Trattato di riforma,nella versione presentata al popolo britannico, è così diverso da costituire un’entitàtotalmente separata e troppo complessa per essere compresa dai cittadini?

Questa, naturalmente, è la chiave di tutte le nostre prospettive future. O l’élite politica nonsi cura di ciò che la gente vuole, come nel caso di Sarkozy e Brown, o ritiene che le personesiano troppo stupide per decidere su cose più importanti dell’hamburger da ordinare daMcDonalds. Mi sembra che l’Unione europea si stia rapidamente trasformando nel primo

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stato post-democratico al mondo. Al Primo Ministro mi sento di dire questo: se le éliteeuropee non consentiranno ai popoli di esprimersi, alla fine essi troveranno altri modi perfarsi sentire.

Frank Vanhecke (NI). – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, a mio giudizio lasfida più grande che l’Unione europea deve attualmente affrontare è la totale mancanza dipartecipazione democratica nel processo decisionale. Le Istituzioni europee sono semprepiù guardate con sospetto – secondo me a ragione, è un dato di fatto – dai nostri cittadini,i quali non accettano che molte decisioni fondamentali, avendo una ricaduta diretta sulleloro vite, siano prese in torri d’avorio senza il controllo né di strumenti né di persone. Inpiù, non esiste alcuna base democratica a fondamento di tali decisioni. Vi illustrerò dueesempi.

Primo esempio: il testo dei nuovi trattati europei sarà presto firmato a Lisbona. Tutti sannoche è una versione scarsamente emendata della Costituzione europea. Lo stesso PrimoMinistro Zapatero ha dichiarato che non è stato modificato alcun componentefondamentale. Ora, quel testo è stato respinto dai referendum democratici svoltisi in Franciae nei Paesi Bassi, ma la gravità del risultato è stata sdrammatizzata. Di fatto, lo scenariomigliore è che potremo forse organizzare consultazioni occasionali per fare felici glieurocrati, ma i pronunciamenti realmente democratici, espressi con lo strumentoreferendario, saranno buttati assieme alla spazzatura. In questo modo, temo che l’Europatenda sempre più a diventare un club ristretto che, governando un super-stato, non tollereràalcuna partecipazione e, di conseguenza, non potrà più definirsi una vera democrazia. Lostesso discorso vale in pratica anche per il trattamento riservato a un possibile accesso dellaTurchia all’Unione europea. I nostri cittadini non la vogliono, ma auspicano l’esatto opposto,perché la Turchia non è un paese europeo – dal punto di vista culturale, geografico oreligioso, né in alcun altro modo – eppure, la Commissione e il Consiglio non tengonoconto delle opinioni della maggioranza dei nostri cittadini. Anziché discutere il futurodell’Unione, dovremmo condurre un dibattito sulla convalescenza della democrazia nelleIstituzioni comunitarie.

José Luis Rodríguez Zapatero, Presidente del governo spagnolo. − (ES) Signor Presidente,innanzitutto desidero ringraziare tutti coloro che sono intervenuti per il tono e il contenutodei loro commenti. Mi ritengo espressamente soddisfatto per la vivacità con cui si è svoltala discussione, dato che avevo sperato proprio in questo. Mi fa piacere di avere potutocontribuire a un confronto tanto animato e intenso, soprattutto per alcuni interventi dicui vi ringrazio dal profondo del cuore.

La Spagna è riconoscente all’Unione europea, ai suoi padri fondatori e a grandi Stati comela Francia, la Germania e l’Italia, che ci hanno aiutato a portare la democrazia nel nostropaese, ci hanno accolto in Europa e, con le loro risorse, hanno contribuito al nostro sviluppo.Siamo grati anche ad altre figure pubbliche e a statisti che non ho menzionato oggi, comeHelmut Kohl, Mitterrand e Palme che tanto hanno contribuito sia alla democrazia che alfuturo della Spagna. Siamo molto orgogliosi di portare il nostro contributo a questa causacomune.

La gratitudine è accompagnata dal ricordo dei risultati, che la Spagna è riuscita a ottenerenegli ultimi 25 anni. Probabilmente, nessun altro paese al mondo ha visto una taletrasformazione politica ed economica e un tale progresso nei diritti, nella libertà e nellecondizioni sociali quanto il popolo spagnolo nell’ultimo quarto di secolo.

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La Spagna è sempre stata molto impegnata per l’Europa e decisamente pro-europea. Irappresentanti di tutti i partiti, culture e ideologie, nonché figure molto autorevoli in ambitopolitico hanno prestato servizio nelle Istituzioni europee, nella Commissione e in questoParlamento, dove abbiamo avuto tre Presidenti. Abbiamo tutti compiuto il nostro doveremolto bene e, a questo punto, desidero rendere omaggio a coloro che hanno rappresentatola Spagna all’interno delle Istituzioni europee. Essi sono riusciti a plasmare una culturacomune pro–europea sotto forma di organizzazione politica che, stando ai discorsi fin quipronunciati, non ha precedenti.

L’unione politica che chiamiamo Unione Europea non ha precedenti né modelli a cuiispirarsi, perché non rientra in nessuna delle classificazioni politiche finora conosciute.Qui risiede la grandezza dell’Unione europea e anche la sua imprevedibilità, dato cheoccorre formare una volontà comune condivisa da 27 paesi, 27 bandiere, 27 Stati,27 nazioni, 20 lingue e da tante ideologie diverse, che si esprimono qui nel Parlamentoeuropeo.

Di conseguenza, qualsiasi progresso compiuto nel processo europeo non ha avuto ununico colore, né è giunto da un unico paese o da un’unica ideologia. Non ha avuto un solocolore, intendo colore ideologico, né una sola bandiera. Ogni avanzamento è stata la sommadi tutte le parti, ciascuna con la propria bandiera e il proprio colore, nel nome dellacoesistenza e dell’unità. Se esiste un concetto che davvero rappresenti l’anima europea,allora è quello di un’unione di democratici. Questa è l’Europa: un’unione di democratici,che fonda il progresso su posizioni il più possibile consensuali, che rispetta e coinvolgetutti offrendo le stesse opportunità, persino a chi si trova in profondo disaccordo con ciòche rappresenta l’Unione europea. Si tratta di un club che offre le stesse opportunità a chiè favorevole all’Europa e a chi non vuole il suo progresso: in questo sta la sua grandezza.Questa è la grandezza del club europeo; questa è la grandezza, in breve, di un’unione didemocratici.

Qualcuno ha citato un “mini Trattato”. La prospettiva che adottiamo può sempre lasciarciinsoddisfatti in termini di raggiungimento degli obiettivi, ma se questo nuovo Trattato èratificato da tutti e se funziona, non sarà un mini, ma un grande Trattato. Questa è almenola posizione che, a mio giudizio, dovremmo assumere oggi. Dobbiamo dargli tempo evedere il potenziale che potrebbe esprimere una volta entrato in vigore e utilizzato peraffrontare i cambiamenti che ci attendono.

E’ stato fatto riferimento alla ratifica del trattato. Questo passo si è reso necessario perchéla Spagna ha tenuto un referendum consultivo sul Trattato costituzionale che, da allora, èstato sottoposto a una rinegoziazione di natura sostanziale, nel senso più classico di ciòche il concetto europeo rappresenta.

Mi è stato chiesto – e non voglio evitare alcuna domanda – perché non abbiamo portatoquesto documento alla prova di un referendum. Ci sono due ragioni molto ovvie: la primaè che il popolo spagnolo si è già espresso in favore di un Trattato costituzionale. Ildocumento che ora abbiamo approvato, denominato Trattato di Lisbona e in attesa diratificazione, contiene molti aspetti del precedente Trattato costituzionale. La secondaragione, molto importante, è che nel nostro paese esiste un vasto consenso alla ratificaparlamentare di questo trattato, sia tra chi di noi è d’accordo con questo documento, siaaddirittura tra le minoranze che non lo sono.

Tuttavia, devo sottolineare un punto che ritengo importante per il futuro. Non so se potremomai risolverlo, ma è un problema ovvio all’interno dell’Unione europea: abbiamo un sistema

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di ratifica imperfetto, che non è mai stato sottoposta a una discussione approfondita. Amio giudizio, la ratifica dovrebbe essere comune, da parte di tutti i paesi e, se possibile, inun unico atto con un unico strumento. Questo obiettivo è chiaramente difficile da realizzareal momento, ma molto auspicabile, e spero che col tempo possa avverarsi.

Alcuni relatori hanno sollevato la questione – che esisteva fin dall’inizio, dalla fondazionedell’Unione nella sua prima forma di Comunità europea del carbone e dell’acciaio, e quindicome Comunità economica europea – della relazione tra Unione europea e Stati nazionali.Spesso questo aspetto ha messo in discussione le condizioni di salute della democrazianell’Unione europea, perché molte decisioni sono logicamente prese attraverso unaprocedura intergovernativa.

Ora esprimerò molto rapidamente la mia opinione sull’argomento.

Innanzitutto, lo stato nazionale è una forma di organizzazione politica che, in terministorici, cerca di unificare i territori, razionalizzare l’azione pubblica e, di conseguenza,preparare la strada ai sistemi democratici. Pertanto ha compiuto un importante compitostorico.

L’Unione europea è una forma di organizzazione politica basata sull’esperienza dello statonazionale, ma costituisce una fase più alta. Senza nulla togliere allo Stato nazionale, siaggiunge ad esso e alla sua configurazione tradizionale. Questo perché, come dimostratonella storia della coesistenza, della civiltà e della comunità politica, unirsi è di solitoun’operazione additiva. L’unione e la condivisione sono i due cardini dell’Unione europea.Non si tratta di eliminare o indebolire ciò che il tradizionale concetto di Stato nazionalerappresenta. In effetti, a una più forte Unione europea corrispondono Stati nazionali piùforti. Questa è la mia opinione.

Ciò significa anche che l’Unione europea sarà più capace, attraverso istituzioni cherichiedono la legittimità e la costante legittimazione da parte dei politici e dei governi diquesti paesi ... Respingo assolutamente una teoria particolare che esiste all’internodell’Unione europea secondo cui, per molti problemi della nostra vita economica, privatao sociale, la responsabilità risiede a Bruxelles. Questo atteggiamento è dannoso perl’integrazione dell’Unione europea e dei nostri cittadini, ed è anche scorretto in quasi tuttele occasioni.

Come può dimostrarci la storia e insegnarci il presente, ritengo che la tendenza a criticaregli altri per ciò che non siamo riusciti a ottenere sfoci nella malinconia e in un atteggiamentonegativo tra le persone.

Alcuni relatori hanno citato obiettivi concreti e belle parole. Sono d’accordo: in terminipolitici, non vi possono essere azioni senza parole, né parole senza azioni. Pertanto, a miogiudizio tutto ciò che rappresenta un’opzione per il futuro deve avere priorità, prioritàpolitiche che siano credibili e osservabili nelle azioni e nelle decisioni. Sono loro a costituirel’oggetto della discussione. Desidero riassumere le tre che mi sembrano più importanti peril futuro dell’Unione europea.

Permettetemi di dire che queste priorità non hanno attinenza con i trattati, le norme o lestrutture procedurali, la revisione o la riduzione della legislazione da parte dellaCommissione che, peraltro, sarebbe molto opportuna. Esse si riferiscono piuttosto agliobiettivi politici del periodo in cui stiamo vivendo. Concordo con chi ha detto che l’Unioneeuropea è frutto dell’interazione di molte ideologie e valori. Tuttavia, l’Unione europeapuò essere una forza regionale capace di guidare mondo nei valori e nelle azioni, solo se

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individua correttamente le priorità del periodo storico in cui ci troviamo all’inizio del XXIsecolo.

La prima priorità è guardare alle conoscenze dell’Europa, perché le migliori esperienze diquesto continente costituiscono una lezione di valore inestimabile. La scienza, la creativitàe l’innovazione sono ciò che hanno reso forti le nostre economie e i nostri paesi socialmenteintegrati. Ora la sfida lanciata dalla scienza, che costituisce anche un’opportunità, è quelladel cambiamento climatico e delle fonti di energia. Devo sottolineare un elemento giàemerso in qualche discorso, perché non è molto noto e non l’ho spiegato bene nel miointervento. La Spagna è ancora molto lontana dai requisiti del protocollo di Kyoto. Questopuò essere vero, ma lo è altrettanto il fatto che, nel 2006, un anno dopo che il mio governoè andato al potere, le emissioni di gas serra sono state ridotte del 4 per cento nonostantel’economia sia cresciuta del 4 per cento. Siamo quindi impegnati in un’azione intensivache continuerà a concentrarsi prima di tutto sulle energie alternative e rinnovabili e, insecondo luogo, sul risparmio e sull’efficienza energetica.

Circa 20 anni fa, la grande discussione su come porsi alla testa dell’innovazione in Europa– sono certo che questo Parlamento se n’è occupato in innumerevoli occasioni – riguardavalo sviluppo di una nuova economia, quella delle tecnologie dell’informazione. In futuro,la nuova economia idonea a garantire la capacità produttiva, e pertanto la prosperità, saràquella che più rapidamente riuscirà a ridurre la nostra dipendenza dal carbone, fornendouna fonte di energia alternativa sempre più potente. A mio giudizio, questa è la prima sfida.Devo sottolineare che non si tratta solo di una sfida ma anche di una grande opportunità,perché in essa risiede buona parte di quelle conoscenze che ci porteranno a grandi risultati,e buona parte di quelle potenziali fonti di occupazione e attività a maggiore valore aggiunto,che offrono una buona capacità sociale.

In secondo luogo, l’Europa deve avanzare sotto il profilo sociale. Indubbiamente taleavanzamento può avere luogo solo se l’Europa si ricorderà del continente africano,dell’America Latina e di parte del continente asiatico, e se nel contempo compiremo passirisoluti e decisivi nell’aiuto alla cooperazione e allo sviluppo.

Questo è perché, e vogliate scusarmi se lo dico pubblicamente, non so come possanoconsiderarci i popoli e i governi di molti paesi africani, quando a volte vedono l’Unioneeuropea interrogarsi su cosa ne pensa di una grave crisi. Non so come possano giudicarci.Sto soltanto dicendo come la vedo io. Per fortuna, grazie soprattutto al nostro lavoro sullademocrazia, sulla capacità di innovazione e sui sistemi previdenziali nati in questocontinente, grazie a questi tre valori (lavoro, democrazia e previdenza sociale), noi potremoessere il continente e l’Unione con la migliore tutela sociale e il massimo livello di redditoe di benessere.

Per me, migliorare il sistema previdenziale continua a essere un obiettivo fondamentale.Un’economia aperta non è incompatibile con uno Stato previdenziale, che garantisca idiritti sociali degli individui. Anzi, sono complementari. Le politiche sociali non consumanoricchezza, ma possono contribuire a crearla, a creare le condizioni perché tutti possanopartecipare, attraverso le pari opportunità nell’istruzione, la riconciliazione di famiglia evita lavorativa, che richiede una politica sociale, e la stabilità dell’occupazione, cherappresenta il migliore incentivo per la produttività nel compito di generare ricchezza. Lepolitiche sociali con obiettivi orientati alla produttività e alle persone sono un modellopossibile che funziona. Naturalmente, il modello che può determinare la massimatrasformazione è quello della piena integrazione e uguaglianza delle donne in tutti gliambiti lavorativi e sociali.

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Negli ultimi 30 anni la Spagna è cambiata molto, anche grazie alla democrazia. Tuttavia,ciò che ne ha mutato di più il volto è stata l’integrazione delle donne nella vita lavorativa,sociale e civica del paese. Questo ci ha cambiato di più e ci ha cambiato in meglio, ne sonocerto, perché ha portato con sé valori di solidarietà e progresso. Desidero ricordare che houn governo composto in eguale misura da uomini e donne; effettivamente non vi figuranessuna delle persone qui presenti.

Infine voglio menzionare il nostro terzo obiettivo che, assieme alla sfida del cambiamentoclimatico, all’estensione del sistema previdenziale e all’affermazione dei diritti sociali, deveessere sviluppato come tratto distintivo dell’Europa. Ci ha consentito di arrivare fino aquesto punto e di costituire un riferimento per gli altri paesi. Il terzo obiettivo principaleè garantire e rafforzare la coesistenza in modo molto particolare, ricordando che viviamoin un continente dove, negli ultimi 20 o 30 anni, si sono verificati crescenti cambiamentidemografici in molti paesi.

Tale tipo di coesistenza comporta l’integrazione, l’assoluta e totale intolleranza di qualsiasimanifestazione di razzismo e xenofobia. Questo è ciò che significa il termine per noi.L’Europa non deve tradire nemmeno uno dei suoi valori e, se vi è un valore essenziale perl’Europa democratica, è proprio quello del rispetto della diversità religiosa e culturale e,pertanto, il fermo rifiuto di qualsiasi manifestazione di xenofobia o razzismo. Falliremmocome europei, se soccombessimo a questa tentazione.

Questa coesistenza deve essere accompagnata da una grande tolleranza. Accrescere i dirittiindividuali e collettivi non è solo la migliore espressione di libertà, ma è anche un altrovalore in cui, a mio giudizio, l’Europa deve identificarsi. A dire il vero, quale migliore libertàpuò esserci che rispettare le credenze religiose, culturali e politiche di tutti, o le loropreferenze sessuali quando decidono di convivere o sposarsi? Quale espressione di libertàpotrebbe essere migliore di questa?

Se l’Europa è un’unione di democratici, come ho detto prima, non può esserlo soltanto perla libertà: l’Europa deve essere incentrata sia sulla libertà che sull’uguaglianza.

(Applausi)

Presidente. − La ringrazio molto, signor Primo Ministro. Il tempo a sua disposizione èterminato, ma potrà comunque restare per ascoltare i prossimi interventi.

La riunione dell’Ufficio sta per iniziare e quindi, prima di andare, desidero ringraziarla perla sua visita e il suo intervento. Desidero ringraziare espressamente lei, la Spagna – e tuttii governi della Spagna libera che hanno collaborato alle questioni europee – per il vostrocontributo all’Europa. Sulla base delle esperienze maturate negli ultimi due decenni,confidiamo che la Spagna resterà sempre fedele alla propria vocazione europeaindipendentemente da chi la governa.

E’ con questo spirito che desidero rinnovarle i miei più sentiti ringraziamenti per la suavisita di oggi.

Jacques Toubon (PPE-DE). – (FR) Signor Primo Ministro, limiterò le mie osservazionial tema dell’immigrazione, una seria preoccupazione per il futuro dell’Europa su cui lei hafatto alcune proposte consensuali.

E’ vero che nessuno può dare lezioni in quest’ambito tanto difficile, ma lo è altrettanto chenessuno può sentirsi esonerato dalla solidarietà necessaria in uno spazio unificato. Dai

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sondaggi di opinione emerge che alcuni paesi hanno un approccio più economico, e altripiù culturale.

In paesi che pongono gli interessi economici in testa, conviene naturalmente garantire lamanodopera essenziale adattando le leggi, e quindi le misure di regolarizzazioneoccasionalmente adottate en masse dai governi nazionali, senza preoccuparsi troppo deitimori che ne derivano, mentre gli altri Stati membri tentano di controllare i flussi migratori.

Potremmo citare, per esempio, l’operazione del vostro governo che ha regolarizzatocentinaia di migliaia di immigrati clandestini. All’epoca, la Francia aveva espresso rammaricoe disapprovazione. Il nostro Presidente era stato piuttosto esplicito sull’argomento. Talioperazioni non si dovranno più ripetere in futuro, tanto più che la Spagna ricevelegittimamente finanziamenti dall’UE per gestire le situazioni drammatiche che si verificanosulle sue sponde africane.

Il PPE sostiene le politiche basate sull’elaborazione individuale delle domande diregolarizzazione, e pertanto non accetta procedure en masse, che altro non fanno se nonaumentare i timori. In conformità a queste linee, la Presidenza francese proporrà un pattoeuropeo per l’immigrazione. Inoltre, Primo ministro, nei prossimi anni il Trattato di Lisbonafornirà gli strumenti per agire all’unisono e astenersi dall’attuare politiche isolate. Questoè nell’interesse a lungo termine dell’Unione europea, della Spagna e di tutti gli Stati membri.

PRESIDENZA DELL’ON. LUIGI COCILOVOVicepresidente

Enrique Barón Crespo (PSE). – (ES) Signor Presidente, signor Primo Ministro, signoraVicepresidente della Commissione, onorevoli colleghi, a nome dei Socialisti spagnoli vorreiringraziare il Primo Ministro per essere venuto qui oggi.

E’ stato detto che il suo è stato un discorso ideale. E’ stato anche detto che ha un ordine delgiorno molto ambizioso. Vorrei innanzi tutto ribadire al Primo Ministro che la validità delsuo approccio è stata dimostrata nella pratica dei fatti; in altre parole, egli ha fornito unaserie di dati economici, politici e sociali che giustificano il pro-europeismo non solo ingenerale, ma anche nel concreto. A questo punto, permettetemi di riferire brevemente suun argomento emerso qui oggi. E’ stata menzionata la questione della regolarizzazione dimassa. Al momento, la Francia e la Germania stanno copiando il sistema

(Applausi)

adottato dalla Spagna, che comprende la regolarizzazione individuale, la partecipazionedei datori di lavoro e dei sindacati. Ci dica, onorevole, cosa sta accadendo nel suo paese.

In secondo luogo, signor Presidente, desidero ringraziare personalmente il Primo Ministroper essersi riferiti ai veterani e al lavoro che stiamo svolgendo qui da molti anni. Vorreipuntualizzare un aspetto in proposito: oltre a ciò che abbiamo ricevuto – ed è giusto eopportuno esserne riconoscenti – abbiamo anche portato alcuni elementi. Pur non essendoproprietà intellettuale della Spagna, l’Europa popolare e sociale, la coesione e la Carta deidiritti fondamentali devono molto all’influenza spagnola e possiamo andarne a buon dirittoorgogliosi.

Per quanto riguarda la ratifica, concordo con ciò che ha detto il Primo Ministro. E’ singolareche chi non ha fatto nulla nel proprio paese, né compiuto un singolo passo verso la ratifica

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della Costituzione o l’approvazione del Trattato, cerchi ora di dare lezioni a chi ha eseguitoil lavoro.

(Applausi)

Ora devo portare alla vostra attenzione un punto ben specifico. Questo processo di ratificadeve contemplare un appello alla solidarietà e alla lealtà reciproca; non è giusto che alcunifacciano il loro lavoro mentre altri tentano di rinegoziare. In Europa questo comportamentodeve finire una volta per tutte.

Concludo, signor Presidente, dicendo che il sindaco Oreja ha commesso un lapsusrieleggendo l’onorevole Zapatero come Primo Ministro alcuni mesi prima delle elezionistesse. Al momento, l’onorevole Zapatero è soltanto un candidato a tale carica. Sarebbeinteressante se, in vista dell’elezione del prossimo Presidente della Commissione, i gruppipolitici, a partire dal PPE-DE, passassero al candidato una copia del discorso dell’onorevoleZapatero.

(Applausi)

Ignasi Guardans Cambó (ALDE). – (ES) Signor Primo Ministro, benvenuto in quest’Aula.

In Spagna, l’impegno per la costruzione dell’Europa ha fortunatamente riunito quasi tuttele forze politiche, comprese quelle della Catalogna. Questa convergenza, iniziata nel 1986,è proseguita con l’euro ed è stata riconfermata nella discussione sulla Costituzione europea.Ha consentito ai governi precedenti, e anche al suo, di condurre la campagna per un’Europapolitica e ambiziosa. Il suo discorso di oggi conferma lo stesso impegno e mi congratuloper questo.

Tuttavia, signor Primo Ministro, la sua responsabilità non termina con discorsi entusiasticicarichi di fervore europeo. L’Europa ha bisogno di leader impegnati nel progetto di azionipolitiche quotidiane, non solo in atti solenni e istituzionali. Non riusciamo sempre a vederequesto impegno quotidiano in alcune azioni del suo governo, con la conseguenza diinevitabili e improduttivi confronti con la Commissione europea. Non riusciamo nemmenoa riconoscerlo in coloro che sembrano aspettare l’altrui iniziativa prima di definire la propriaposizione.

E’ comunque arrivato il momento che, nell’ambito di questo progetto comune, i leaderpolitici costruiscano un’Europa portatrice di speranza perché, onorevole Zapatero, l’Europaè più che la semplice somma dei successi nazionali dei suoi governi, compresi quelli chelei potrebbe avere avuto.

L’adozione del Trattato di Lisbona segnerà la fine di una fase, ma il lavoro sarà appenaall’inizio. Si dovrà continuare a costruire uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia nonchéuna vera politica europea dell’immigrazione; accrescere la competitività delle nostre aziendee le opportunità previdenziali per i nostri cittadini, e anche far sentire la voce dell’Europanel mondo e migliorare le relazioni con i nostri vicini, tra cui quelli nel Mediterraneo, a cuila Spagna può prestare tanto aiuto.

Senza rinunciare né mancare di riflettere sull’estrema diversità nazionale e linguistica, laSpagna ha molto da offrire nel trasformare in realtà questo grande ideale comune e lei, sele urne confermeranno la fiducia nel suo governo, da solo o assieme ad altri, dovrà esprimereun impegno assoluto e personale per il raggiungimento di questi obiettivi.

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Guntars Krasts (UEN). - (LV) Grazie, signor Presidente. Signor Primo Ministro, il Trattatodi Lisbona approvato a dicembre non si limiterà a plasmare le precondizioni istituzionaliper il futuro dell’Europa. A mio parere, si delineano tre valutazioni dei risultati di Lisbona,su cui chiunque ritenga importante il futuro dell’Europa può concordare – sia chi accogliefavorevolmente gli esiti di Lisbona, sia chi li rifiuta. Da quando è stato raggiunto l’accordo,alcuni motivi inducono a un certo ottimismo sul futuro dell’Unione europea, in primoluogo per quanto riguarda la capacità di raggiungere il consenso tra gli Stati membri; insecondo luogo, vi è stato un atteggiamento prudente nel valutare l’accordo raggiunto,poiché non sarà possibile apprezzare il reale effetto del Trattato finché non sarà rimastoin vigore per diversi anni; in terzo luogo è stato giudicamene negativamente il fatto che, aseguito degli esiti referendari nei Paesi Bassi e in Francia, il Trattato costituzionale siadivenuto tale in parte evitando di ascoltare l’opinione pubblica. Paradossalmente, tuttavia,uno dei compiti principali del Trattato costituzionale era proporsi in modo piùcomprensibile e accettabile alla società europea. Quale membro della Convenzione europea,obietto all’utilizzo e allo spirito della parola “costituzione” per il nuovo trattato. L’esito diLisbona segue un approccio che io sostengo, ma non penso che le ragioni delle suemodifiche servano al futuro dell’Europa. Grazie.

David Hammerstein (Verts/ALE). – (ES) Signor Primo Ministro Zapatero, sonoassolutamente lieto che lei sia intervenuto qui oggi, e che abbia attribuito tanta importanzaalla sfida del cambiamento climatico nonché alla necessità di agire subito. Benvenuto nelclub.

Nel contempo, le parole devono essere accompagnate da decisioni politiche positive el’innegabile verità è che la Spagna è ancora la pecora nera del cambiamento climatico, concifre ben lontane dagli obiettivi di Kyoto. Ciò richiede una risposta sostanziale in terminidi energie rinnovabili; abbiamo bisogno di una politica che preveda una tassazione. Accolgocon favore la proposta, seppur ingannevole, del centesimo aggiuntivo sulla benzina. Nelcontempo, vorrei che la Spagna presentasse una proposta per una tassa ambientale europea,allo scopo di affrontare la valanga di merci estere che si riversano sul nostro mercato e leimportazioni di prodotti inquinanti.

Saremmo lieti se le cospicue sovvenzioni per il carbone fossero abolite, a livello sia europeoche spagnolo, se le misure fiscali per ridurre il folle consumo energetico spagnolo potesseroessere prese sul serio e se gli investimenti in infrastrutture potessero essere ridestinati alleferrovie e ad altre forme di trasporto pubblico, anziché alle strade.

Concludo con una nota più positiva, congratulandomi in modo estremamente sincero perl’abbandono graduale dell’energia nucleare da parte della Spagna. Questa decisione è moltoimportante e vorrei chiedere agli altri leader europei di notarla perché l’energia nucleare èmolto costosa, molto pericolosa e molto lenta da costruire e non è la risposta alcambiamento climatico.

Willy Meyer Pleite (GUE/NGL). – (ES) Benvenuto, signor Primo Ministro. Come lei sa,io faccio parte di una di quelle minoranze che avrebbe voluto sottoporre il Trattato diLisbona a un referendum in Spagna e in tutti gli Stati membri.

L’ho ascoltata attentamente e c’è ancora tempo perché lei prenda l’iniziativa. C’è ancoratempo perché l’Europa tenga un referendum, in tutti gli Stati membri, nello stesso giorno,per dare conto a un elemento fondamentale nella nostra storia: le persone. La nostraposizione non è soltanto di facciata; è profondamente democratica nel senso che non

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possiamo costruire un progetto europeo, o ultimarne la costruzione, senza la partecipazionediretta della gente.

Ritengo che lei sia eccessivamente ottimista quando sostiene che abbiamo finito di costruirela nostra Europa sociale. In quest’Aula dobbiamo spesso colegislare con attacchi direttiallo stato sociale europeo in termini di lavoro e sicurezza dell’occupazione. Attualmenteè in corso una discussione sulla flessicurezza. Ritengo quindi che dibattere il consolidamentodi questo stato sociale sia ancora un punto in sospeso.

Terminerò con una richiesta, signor Primo Ministro. Il Vertice UE-Africa è imminente. Nondimentichi i territori occupati del Sahara occidentale. La Spagna e l’Unione europea hannouna responsabilità fondamentale in quell’area. Spetta all’Unione europea dare sostanza allarichiesta del diritto all’autodeterminazione avanzata dal Consiglio di sicurezza delle NazioniUnite e, se possibile, realizzarla nel corso del Vertice UE-Africa.

Irena Belohorská (NI). – (SK) Signor Primo Ministro, lei ha portato i suoi omaggi alParlamento, e io desidero esprimere i miei rispetti a lei e, per suo tramite, alla Spagna. Ilfuturo dell’Europa rappresenta un compito enorme per il Parlamento europeo. Nel contestodell’approvazione della legislazione, il sistema di codecisione è esteso fino a coprire 68ambiti tematici tra cui energia, cambiamento climatico, fondi strutturali, cooperazionenel diritto penale, proprietà intellettuale, e così via. Il Parlamento europeo diventeràcolegislatore per il 95 per centodelle leggi europee e dovrà decidere su una quantità di testidi legge doppia rispetto a quanto fa attualmente. Inoltre eleggerà il Presidente dellaCommissione europea, che dovrà riferire al Parlamento europeo su ogni discussione cheavrà luogo in seno al Consiglio europeo.

Nel 2009, pertanto, il Parlamento europeo sarà l’Assemblea più forte da quando ha iniziatola sua attività nel 1968. Sarà un partner paritario rispetto alle altre Istituzioni europee. Nel2009 saremo quindi tenuti ad aumentare la partecipazione alle elezioni per questaistituzione forte. L’ultima tornata elettorale ha registrato l’affluenza alle urne più bassa inassoluto, solo il 47 per cento dell’elettorato, e in Slovacchia, paese che io rappresento qui,la percentuale è stata addirittura dell’11 per cento. Ci attende un’enorme mole di lavoroda compiere.

Manfred Weber (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, signor Primo Ministro, onorevolicolleghi, volevo congratularmi con il collega Schulz. E’ riuscito a ricevere il plauso dei suoiamici socialisti con una polemica ottusa e – oserei perfino dire sciocca – nei confronti delgruppo PPE–DE. Poco dopo il termine del suo discorso, tra i Socialisti vi erano tanti postivuoti come tra noi. Sarei tentato di affermare che i socialisti prestano orecchio solo ai lorograndi leader, ma non sono interessati al dibattito; tuttavia non lo faccio, perché siamotenuti a trattarci con rispetto reciproco. Ritengo che il collega Schulz ci debba delle scuse.

Permettetemi di vivacizzare la discussione con una domanda: cosa abbiamo realmenteimparato oggi? Abbiamo appurato che la Spagna è una nazione europea. Credo di esserenel giusto, affermando che si tratta della stessa nazione descrittaci dal Primo MinistroAznar. Tuttavia, oggi abbiamo anche assistito ad un discorso di politica interna inpreparazione alle elezioni.

Non credo che il Parlamento europeo abbia il compito di assecondarlo. Il Cancelliere AngelaMerkel e il Presidente Sarkozy, che sono già intervenuti qui, non hanno fatto politicainterna, ma hanno parlato dell’Europa. Tali dibattiti, infatti, hanno valore solo se entriamonel dettaglio delle questioni. E, su questo punto, il collega Dupont ha del tutto ragione. Il

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fatto che la Spagna abbia legalizzato 700 000 immigrati è stato condannato in terminiinequivocabili dal Presidente Sarkozy la scorsa settimana, proprio in questo Parlamento.Sarebbe stato interessante apprendere perché il Consiglio europeo sia ovviamente animatoda alcune dispute in proposito. Sarebbe stato interessante sentire come stiamo realmenteaffrontando il problema dell’immigrazione. Sappiamo di avere a che fare con una massicciaimmigrazione clandestina e che sono state presentate direttive europee molto chiare,contenenti regole e procedure per il rimpatrio dei migranti clandestini. Esse sono statebloccate dal Consiglio europeo, e non procedono.

Non vedo come possiamo spiegare ai nostri cittadini perché stiamo discutendo i grandi enobili valori dell’Europa, mentre nell’attività quotidiana del Consiglio europeo – di cuianche lei fa parte, singor Primo Ministro – qualsiasi progresso si è purtroppo fermato.

Il mio messaggio è che i discorsi sull’Europa e i suoi valori fondamentali sono importanti,ma le azioni europee devono assumere la priorità.

Bernard Poignant (PSE). – (FR) Signor Primo Ministro, quando parliamo del futurodell’Europa, la storia non è mai troppo lontana. E’ stata piuttosto semplice per i nostriconcittadini, finché il Muro di Berlino è rimasto in piedi. Sapevamo dove risiedeva laminaccia, perché aveva un luogo di provenienza e un volto. Eravamo l’avanguardia dellalibertà, nonostante la nostra vicinanza geografica a Franco, e comunque non era necessarioparlare di frontiere, perché erano stabilite dalla Cortina di ferro, che dividevaopportunamente l’Europa e il discorso finiva lì.

Ora ritengo che il futuro dell’Europa risieda nella sua geografia. Basta dare un’occhiata allarealtà che la circonda. Siamo vicini al teatro di scontri che impegnano il mondo intero, daGaza a Kabul. Là occorre un po’ di spirito di riconciliazione europeo. Siamo anche prossimialla zona della fame, alla terra delle pandemie mondiali, all’Africa, che lei ha altresìmenzionato. Anche qui è necessaria qualche forma di partecipazione, perché è da questoluogo che possiamo controllare i flussi migratori.

Inoltre siamo prossimi a una regione che, negli ultimi anni, ha evidenziato segnali difanatismo religioso pur con le dovute eccezioni. Anche qui dobbiamo appellarci al dialogotra le culture, e non a shock culturali. Siamo altresì molto vicini alle riserve di petrolio e digas di cui abbiamo bisogno. Ciò significa che parte delle nostre prospettive dipende dallasicurezza delle forniture e dall’indipendenza dell’energia.

Vi sono alcune spiegazioni che potremmo dare ai nostri concittadini un po’ disorientatisulla questione. L’Europa moderna è situata tra nazioni continentali. Gli imperi non esistonopiù. Ne avevate uno, come noi. Qua e là ne sono rimasti alcuni pezzi. Non esistono piùblocchi. All’Europa bisogna imprimere una nuova direzione, ma non si può farloaggiungendo semplicemente direttive. Si devono definire alcune prospettive di ampiorespiro per ricostruire o tentare di ricostruire una sorta di sogno europeo. Questa è la miavisione parziale del futuro dell’Europa.

Infine desidero chiedere la sua indulgenza, Primo Ministro, perché il prossimo anno cadràil bicentenario della campagna spagnola di Napoleone I. Poiché la conosco personalmente,e il prossimo anno è previsto un turno di presidenza francese, la prego di essere indulgentecon noi.

Andrew Duff (ALDE). - (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Primo Ministro peril suo tonificante intervento sul tema dell’unione politica. Gli sarei grato se potesse trovareil tempo di recarsi a Londra e ripeterlo a Gordon Brown, suo collega Primo Ministro

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socialdemocratico, senza dimenticare i passaggi sull’importanza della dimensione socialedel mercato unico, della solidarietà e della coesione dell’Unione di fronte alle sfide globali.

Tra due settimane, il Primo Ministro parteciperà alla riunione di dicembre del Consiglioeuropeo per discutere la proposta di creare un comité des sages assieme al Presidente Sarkozy.Le sarei grato se potesse riferire quest’ultimo che non dovremmo sconvolgere le prospettivedi ratifica del Trattato, riaprendo contese sulle procedure e sull’equilibrio dei poteri. Lechiedo inoltre di sottolineare che non ha senso tentare di fissare le frontiere geografichedell’Europa. Il processo di allargamento è saldamento consolidato. L’Europa troverà la suaforma definitiva quando i paesi europei ancora esclusi dall’Unione non vorranno più unirsia noi.

PRESIDENZA DELL’ON. MAREK SIWIECVicepresidente

Mirosław Mariusz Piotrowski (UEN). – (PL) Signor Presidente, l’Europa è statachiaramente definita e le sue frontiere sono state fissate dal punto di vista geografico. Inun contesto politico, tuttavia, il termine Europa è divenuto sinonimo di allargamentodell’Unione europea. Da un lato, non tutti i paesi europei appartengono a questaorganizzazione, dall’altro quasi tutti i deputati del Parlamento stanno facendo pressioneper includere paesi extraeuropei come la Turchia.

Quando si discute il futuro dell’Europa, è importante considerare le sue radici e i suoi valorifondamentali. Vi sono migliaia di documenti che si riferiscono ai valori europei. Tuttaviaessi non sono sempre chiaramente definiti, nemmeno per esempio nella Carta dei dirittifondamentali oggetto della discussione attuale. A conti fatti, le radici europee sono cristiane,e i valori fondamentali di quella cultura sono stati delineati molto tempo fa. Gli sforzicostanti per definire ciò che è ovvio hanno condotto a distorcere la prospettiva, e hannoinciso sul potenziale di risposta ai veri problemi del vecchio continente come ilpreoccupante invecchiamento della popolazione europea, la migrazione, la concorrenzaaggressiva dei paesi asiatici, il terrorismo, le epidemie, le nuove malattie e anche la sicurezzaenergetica.

Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE). – (ES) Signor Primo Ministro, è giusto e correttoriconoscere che, dopo un preoccupante periodo di incertezza, lei figuri tra i leader chehanno rinvigorito le relazioni transatlantiche dell’Europa e devo congratularmi con lei perquesto.

Eppure, per tutti coloro che tra noi si considerano profondamente pro-europei, è tristevedere come queste relazioni transatlantiche siano ancora gravate da due zavorreresponsabili del loro passato affossamento: troppo mercantilismo e troppointergovernamentalismo. Notiamo anche che, nonostante la navigazione proceda in modosoddisfacente, la direzione presa – o la rotta tracciata, per continuare con il gergomarinaresco – è quella indicata dalla bussola del Cancelliere Merkel e del presidente Sarkozy,che sta chiaramente guidando la barca verso la destra conservatrice.

Ci chiediamo, signor Primo Ministro, di quanto spazio di manovra disponga per raddrizzarela barca e correggere la rotta. Come pensa di convincere coloro che, pur essendopro-europei, temono di salire a bordo dell’Europa perché non la considerano sicura, nonsanno dove sta andando, non riescono a vedere né l’Europa sociale, ecosostenibile oresponsabile sulla scena internazionale, né tantomeno l’Europa trasparente, democratica

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e popolare di cui lei ha tanto spesso parlato? Lei pensa di poter guidare il salto dall’Europadel mercato all’Europa politica? Come?

Inoltre, dato che lei si è tanto congratulato con quest’Assemblea, non pensa che per ilParlamento sia giunto il momento di porsi come principale legislatore europeo?

Per inciso, mentre ci stiamo occupando dell’argomento, e alla luce delle nuove informazionisull’impiego delle basi spagnole per il trasporto dei prigionieri a Guantánamo, intende ilgoverno, attraverso il Consiglio di sicurezza dell’ONU, rivedere le proprie relazioni con gliUSA?

Lo dico, signor Primo Ministro, perché tutto ciò ha attinenza con l’Europa, in particolarecon la sua credibilità.

Sylvia-Yvonne Kaufmann (GUE/NGL). - (DE) Signor Presidente, signor Primo Ministro,domani il Parlamento deciderà se la Carta dei diritti fondamentali diventerà giuridicamentevincolante. Per me, in quanto ex membro della Convenzione costituita allo scopo diredigerne il progetto, questa sarà una votazione molto importante, e non solo perché ebbil’onore di collaborare al più moderno documento europeo sui diritti fondamentali e perchéio – come pure molti altri – ho lottato sette lunghi anni, affinché acquisisse forza giuridica.

La Carta dei diritti fondamentali si basa sull’indivisibilità dei diritti umani civili, politici esociali. Ciò è di fondamentale importanza per un deputato della Sinistra come me, perchésono originaria di Berlino e, fino alla rivoluzione pacifica del 1989, ho vissuto nella DDR.Per me, il chiaro “sì” alla Carta è la logica conseguenza della valutazione critica della nostrastoria: un confronto necessario e incentrato sulla massiccia violazione dei diritti umani efondamentali perpetrata dal “socialismo reale”.

Il suo paese, signor Primo Ministro, svolge un ruolo importante nell’UE. Votando “sì” alreferendum sul Trattato costituzionale nella versione di allora, i cittadini spagnoli hannofornito un grosso contributo affinché la Carta non fosse accantonata. Lei dovrebbe epotrebbe riallacciarsi a questi eventi. Tutti ripongono grandi aspettative nell’Europa. Siaspettano che l’Europa affronti le loro esigenze e preoccupazioni quotidiane. Desideranoche l’Europa si adoperi di fatto – senza limitarsi a ripetere un ritornello, come ha dettoJean-Claude Juncker – per diventare un’Europa dei lavoratori, un’Europa realmente basatasulla solidarietà. Nell’Unione europea si deve quindi condurre un’energica campagna controla pressione sui salari e a favore delle tutele sociali. Salari minimi per tutti, che possanogarantire la sussistenza: questo è ciò di cui abbiamo bisogno. Di fatto, la questione socialeè determinante per il futuro dell’Europa!

Roger Helmer (NI). - (EN) Signor Presidente, signor Primo Ministro, il Trattato di Lisbona,o piuttosto la ribattezzata Costituzione, rappresenta la vostra idea del futuro d’Europa.Questa è la Costituzione respinta con decisione dagli elettori francesi e olandesi nel 2005,che ora stiamo tentando di imporre senza il consenso dei cittadini.

Nei 27 Stati membri, i sondaggi d’opinione dimostrano che la maggioranza dei cittadinivuole un referendum sul Trattato. In Regno Unito, l’80% desidera un referendum, a cui2/3 degli intervistati voterebbero “no”, eppure il nostro governo ci impedisce di votare,contrariamente a quanto promesso con solennità nel suo programma elettorale.

Signor Primo Ministro, lei parla di un’Europa di democrazia, ma l’Europa calpesta l’opinionepubblica. Il disprezzo che noi dimostriamo nei confronti di quest’ultima mette in ridicolola nostra aspirazione a diventare una “Unione dei valori”. I miei elettori continuano a

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ripetermi di avere votato nel 1975 a favore di una zona di libero scambio, non di un’unionepolitica. E’ giunto il momento di smantellare le strutture politiche sovranazionali dell’UEe di ritornare alla semplice associazione commerciale, che era stata promessa ai britannicinel 1972.

Marianne Thyssen (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, accogliere il Primo Ministrospagnolo alla seduta di oggi potrebbe dare erroneamente l’impressione che non siamoancora usciti dal periodo di riflessione sulla Costituzione, poiché questa serie di discussionicon i primi ministri era stata organizzata a tale scopo. Per fortuna, tuttavia, ci siamo lasciatialle spalle quel periodo e, nel frattempo, abbiamo concordato un buon Trattato di riforma.Naturalmente lei è il benvenuto qui, Primo Ministro, perché ora vale la pena occuparci delfuturo dell’Europa. Ora più che mai, perché il Trattato non costituisce un punto d’arrivo,ma piuttosto un nuovo inizio.

Non è una conclusione, ma uno strumento che dobbiamo applicare efficacemente e checi offre una prospettiva per una migliore amministrazione, più democrazia, la realizzazionedi valori come libertà, sicurezza, prosperità e un’ulteriore espansione della nostra economiasociale e di mercato in un mondo aperto e globalizzato. Signor Presidente, onorevolicolleghi, vi posso assicurare che sono gli stessi obiettivi perseguiti da molti Belgi nel desideriodi giungere a una riforma dello Stato. Cito questo fatto per inciso, poiché mira allarealizzazione di quegli obiettivi che condividiamo qui con tante persone.

Adrian Severin (PSE). - (EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con il PrimoMinistro per essere uno dei pochi capi di Stato che utilizzano lo stesso linguaggio qui aBruxelles e nelle rispettive capitali. Vorrei inoltre complimentarmi con lui per essere unodei rarissimi Primi Ministri a non nascondere ciò che l’Europa è, e cosa dovrebberappresentare per il proprio popolo. Per questo lei gode dell’appoggio dei suoi cittadini,che hanno espresso una grande “sì” alla Costituzione europea.

Desidero cogliere questa opportunità per congratularmi con il Primo Ministro, perché laSpagna ha riconquistato il giusto grado di rappresentanza in quest’Assemblea, in questoParlamento, con effetto dal 2009.

Penso che il messaggio della Spagna sia chiaro per tutti noi, e lo condividiamo: l’Europasarà sociale o non lo sarà affatto; l’Europa sarà una parte attiva sulla scena globale o nonlo sarà affatto; l’Europa sarà in grado di coniugare solidarietà e sussidiarietà o fallirà nelsuo intento; l’Europa riuscirà ad offrire un modello di sviluppo sostenibile o scompariràdalla scena; l’Europa potrà offrire una soluzione per l’inclusione sociale, le pari opportunitàe il conferimento di potere al popolo o cadrà a pezzi; l’Europa sarà in grado di combinaremulticulturalismo e coesione civica, libera concorrenza e generosità, efficienza e giustizia,flessibilità e sicurezza, o perderà di significato.

Condivido altresì la posizione del Primo Ministro secondo cui la sicurezza è indivisibile edovrebbe essere individuale, sociale, nazionale e internazionale per tutti. Condivido ancheil suo punto di vista sull’immigrazione. Sì, la risposta giusta alle sfide dell’immigrazione èl’integrazione e non l’espulsione, l’integrazione e non l’emarginazione. La risposta giustadovrebbe essere orientata alla cura delle cause e non dei sintomi.

Comprendo molto bene perché al Primo Ministro non occorra un altro referendum per ilnuovo Trattato. Egli ha già un “maxi mandato” e, pertanto, può accettare un “mini Trattato”.Dobbiamo giungere rapidamente alla ratifica e quindi ripensare il nostro percorso versoun’Europa più integrata.

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(Applausi)

Bogdan Pęk (UEN). – (PL) Signor Presidente, mentre seguivo questo dibattito, ho avutol’impressione che tutto sia bello e destinato a migliorare, nonostante il livello attuale siagià così buono che difficilmente potrebbe essere meglio. Vi sono, tuttavia, una serie diproblemi sui cui i grandi leader dell’Unione europea parlano con una voce sola’, ma sembranosbagliarsi.

Dobbiamo affrontare una nuova quasi-religione, e più precisamente il cosiddetto effettoserra, presentato in modo tale da rendere necessaria la massima riduzione delle emissioni.Gli Stati europei sono pertanto costretti a competere con paesi che non hanno piani rigorosidi limitazione delle emissioni. Nel frattempo, tutti gli scienziati seri ritengono che l’effettoserra sia un fenomeno naturale ricorrente su base ciclica, e che la somma degli sforzi umanipossa determinare una differenza solo di pochi punti percentuali.

Onorevoli colleghi, non vi spingo a impegnarvi in illusioni. Vi invito invece a ideare unapolitica energetica sensata, perché ora il petrolio costa USD 100 e alcuni ritengono che ilsuo prezzo sia destinato a salire presto. A questo punto si pongono domande ovvie: perchésuccede e chi sta approfittando della situazione?

Gerardo Galeote (PPE-DE). – (ES) Signor Primo Ministro, devo ribadire le parole dibenvenuto espresse da tutti i colleghi del mio gruppo in un atto di rispetto e cortesiaparlamentare, che mi pare non sia giunto dal gruppo PSE.

Signor Primo Ministro, noi deputati spagnoli dovremmo sentirci lusingati dal fatto che leisia venuto qui oggi, prima di riferire al Parlamento spagnolo sull’esito del Consiglio diLisbona, cosa che lei indubbiamente prevede di fare prima che il Parlamento spagnolo sisciolga; dovrà convenire che il popolo spagnolo si merita una spiegazione dato che, comelei ha ricordato, è stato il primo a tenere un referendum su una Costituzione che ancoranon esiste.

Signor Primo Ministro, l’impegno pro-europeo del suo discorso è pienamente condivisodalla vasta maggioranza di quest’Aula. Ecco perché immaginerei che ora, passandodall’Europa alla Spagna, come lei ha affermato, lei condivida la nostra preoccupazione sulfatto la Spagna sia il fanalino di coda dell’Europa nel recepire le direttive comunitarie alivello di legislazione nazionale, ma si ponga in testa alla classifica delle procedure diinfrazione delle leggi comunitarie. Analogamente, devo dire che gli impegni a lei espressioggi in favore dell’ambiente – assolutamente encomiabili – contrastano con la dura realtàdei fatti, perché abbiamo appena appurato da una relazione della Commissione europeache il nostro paese è uno dei più lontani dal raggiungimento degli obiettivi indicati nelprotocollo di Kyoto.

Signor Primo Ministro, non posso augurarle buona fortuna per le elezioni del prossimomarzo. E’ vero che il suo intervento è stato più che altro un discorso da campagna elettorale,ma voglio, e questo è l’aspetto cruciale della questione, che lei si adoperi con il massimoimpegno per ristabilire il consenso tra le forze politiche spagnole in seno alle Istituzionieuropee, che è scomparso, signor Primo Ministro, non per le iniziative giunte da questaparte del ...

(Il Presidente toglie la parola all’oratore)

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José Luis Rodríguez Zapatero, Presidente del governo spagnolo. − (ES) Signor Presidente,vorrei brevemente puntualizzare due aspetti sulle questioni sollevate con più insistenza:la politica dell’immigrazione e la regolarizzazione della situazione dei migranti in Spagna.

Sono favorevole a una politica dell’immigrazione comune per l’Unione europea, checomprenda il controllo delle frontiere, l’integrazione e uno statuto per la regolamentazionecomune. Siamo molto lontani da questo punto, ma ai due deputati che hanno presentatoil problema posso assicurare una cosa: al momento della mia nomina a Primo Ministro,ho riscontrato nel mio paese la presenza di 700 000 lavoratori immigrati clandestinamenteche erano sfruttati, non pagavano tasse né contributi previdenziali e lavoravano inun’economia informale o sommersa.

I nostri valori europei sono diritti, legalità, trasparenza e Stato di diritto. Nel mio paesecercherò sempre di garantire che nessuno lavori illegalmente, sia sfruttato, veda negati ipropri diritti e non contribuisca agli oneri sostenuti da un paese democratico. Mai.

(Applausi)

Non so quanti di questi 700 000 siano entrati dalla Francia. Non lo so. Ma so che la Franciae la Spagna, dopo tanto dialogo dovuto a divergenze di opinione, ora condividono unafilosofia e un approccio politico comune. Lo stesso discorso vale per il governo tedesco.La mancanza di una politica comune sull’immigrazione ha determinato esperienze esituazioni molto diverse da un paese all’altro. Non esistendo un’ottica comune in materia,tendiamo a rinfacciare i nostri problemi alla Francia, che li rinfaccia Spagna, la Germaniali ascrive all’Italia e l’Italia alla Germania. Ciò non è assolutamente utile per il nostro scopo,ma va a scapito della costruzione dell’Europa.

Quando avremo una politica di frontiere esterne condivise, in cui ciascuno fornirà il propriocontributo per il controllo, nonché una politica di integrazione e stato comune, non saremotentati di criticare un paese per avere affrontato la questione di legalizzare 700 000 persone,che lavorano al di fuori della legge.

Per quanto riguarda il cambiamento climatico, non posso sottolineare l’argomento conmaggiore fermezza, ma nemmeno guardare indietro a un governo in particolare, perchénel mio paese si sono succeduti governi di ogni colore... Senza dubbio la Spagna ha registratoun’enorme crescita economica. So soltanto che il governo da me presieduto è l’unico adavere arrestato l’incremento delle emissioni dei gas serra – cosa che abbiamo fatto nel 2006– e l’unico ad averne iniziato la riduzione, pur incrementando la crescita economica del4%. Il 2006 è stato altresì il primo anno in cui è stato abbassato il consumo primario dielettricità in Spagna. Siamo estremamente determinati in questo ambito, come lo siamostati in altri settori dell’azione politica, in cui non abbiamo esitato ad approvare leggi divasta portata o a prendere decisioni di forza in materia di politica estera, quando eravamocontrari ad alcune azioni. Sulla scena internazionale, non mancheremo di essere risolutio determinati nell’affrontare ciò che ho descritto come un’enorme sfida e un’enormeopportunità. Posso assicurarvi che la Spagna non è il paese peggiore e certamente non solosarà per i prossimi anni, perché ci accingiamo a compiere un enorme sforzo nazionale perridurre drasticamente le emissioni dei gas serra, investire in energie rinnovabili alternativee perseguire una politica di efficienza e risparmio energetico.

Termino ribadendo la mia profonda gratitudine nei confronti del Parlamento europeo.Qui mi sono sentito soddisfatto e anche europeo, profondamente europeo e, quando esco

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da questa nostra casa comune, mi sento di esserlo ancora di più. Mi sarebbe piaciutomoltissimo venire qui prima.

(Applausi)

Presidente. – La discussione è chiusa.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

Katalin Lévai (PSE), per iscritto. – (HU) Signor Presidente, lo sviluppo economico e lacreazione di posti di lavoro sono esigenze primarie per l’Europa attuale. Si devono compiereprogressi nell’occupazione tramite lo sviluppo economico e ciò richiede una pianificazionepiù lunga di 1-2 anni, nonché l’impiego più flessibile dei fondi di solidarietà.

Dobbiamo confrontarci con la minaccia del cambiamento climatico, e dobbiamoorganizzare una fornitura di energia sicura e sostenibile. La protezione dell’ambiente el’introduzione di tecnologie ecologiche sono divenute questioni globali, che investonol’intera società.

Seguendo la Strategia di Lisbona, e modificandola laddove necessario, si deve trasformarel’Unione in una regione di prosperità, solidarietà e libertà, cercando nuovi partenariati conil mondo intero, ma soprattutto con i suoi immediati vicini, l’Asia e l’Africa.

L’Europa deve svolgere il ruolo di guida nella globalizzazione! A tale scopo è importantecreare una società basata sulla conoscenza dove i cittadini, attraverso l’istruzione e laformazione, possano acquisire una conoscenza flessibile e trasferibile, da utilizzare nellavita quotidiana. L’apprendimento permanente costituisce la base per la mobilità del lavoro.Dobbiamo raggiungere la piena uguaglianza delle opportunità nell’occupazione, combatterel’esclusione sociale, sostenere chi resta indietro, chi si trova in situazioni svantaggiate ed èstato relegato ai margini della società. In particolare, grande attenzione deve essere riservataalle piccole e medie imprese, che possono costituire gli strumenti di una società del welfaree di un appropriato livello di occupazione.

La produzione di energia deve essere sostenuta da solide fondamenta, i consumi devonoessere ridotti e le scorie eliminate con l’introduzione di tecnologie per il risparmioenergetico. La proporzione delle fonti di energia alternative deve essere incrementataparallelamente alla riduzione dell’uso dei carburanti fossili.

17. Accordi di partenariato economico (discussione)

Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sugli accordidi partenariato economico.

Ján Figeľ, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, sono lieto di averel’opportunità di illustrare a che punto siamo arrivati nei negoziati concernenti gli Accordidi partenariato economico (APE). Mi fa piacere notare che, la scorsa settimana, la strategiaproposta dalla Commissione nella propria comunicazione del 23 ottobre sia stata sostenutadal Consiglio. E’ stata impressa una svolta ai negoziati quando, sempre la scorsa settimana,il Commissario Mandelson è intervenuto alla commissione per il commercio internazionaledel Parlamento.

Questi negoziati stanno procedendo molto rapidamente. Vorrei darvi un’idea del punto acui siamo arrivati. Nell’Africa orientale è stato firmato un accordo preliminare con laComunità dell’Africa orientale: Kenya, Uganda, Ruanda, Burundi e Tanzania. Siamo molto

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vicini a un accordo interinale con i paesi dell’Oceano Indiano, nel contesto del gruppodell’Africa orientale e meridionale.

Nella Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale, abbiamo siglato un accordo preliminarecon Botswana, Lesotho, Swaziland e Mozambico. L’Angola si unirà non appena le saràpossibile. Nei prossimi giorni, Sudafrica e Namibia decideranno in merito alla loropartecipazione.

In parallelo stiamo lavorando a un accordo quadro per la regione del Pacifico nel suocomplesso, nonché a un accordo completo e specifico di accesso al mercato persalvaguardare gli interessi immediati di quei paesi, che effettuano gli scambi commercialidella regione con l’Unione europea. Mi aspetto che questo accordo venga annunciato moltopresto.

Nelle regioni restanti, la situazione è meno chiara. Per quanto riguarda l’Africa occidentalee centrale, sono in corso incontri con i cosiddetti “sottogruppi”. Può darsi che riusciamoa concludere accordi interinali sulle merci con i paesi più interessati, che potrebbero poiessere sviluppati fino al livello di APE completi con l’intera regione nel 2008. Ciò dipenderànaturalmente dal loro desiderio di intraprendere questa strada e di presentare accordi diaccesso al mercato compatibili con l’OMC.

Nella regione caraibica, abbiamo un accordo su praticamente qualsiasi punto, ma non suquello cruciale dello scambio di merci, per il quale la proposta della regione risulta benlontana da ciò che si può sostenere in senso all’OMC. I negoziati continuano, ma persbloccarli occorre una chiara decisione politica da parte della regione, che dovrebbepresentare un piano di accesso al mercato compatibile con l’OMC.

In tutte le regioni stiamo assumendo un approccio pragmatico e flessibile, al fine di ottenereciò che rappresenta ancora il nostro obiettivo per questi accordi: APE completi per quattroregioni. Puntiamo al pieno accordo con loro, perché ciò modernizzerà la nostra relazionecommerciale e la porrà al servizio dello sviluppo.

Negli ultimi giorni abbiamo compiuto progressi significativi ma, allo stato attuale, nonpossiamo garantire un’intesa che comprenda nuovi accordi commerciali conformi all’OMCcon tutti i paesi ACP.

La conformità all’OMC costituisce la componente essenziale di tutti gli accordi, siano essiAPE completi, accordi preliminari o soltanto intese su determinate merci. In sua assenza,possiamo offrire soltanto il sistema generalizzato di preferenze.

La prossima settimana, il Consiglio “Affari generali e relazioni esterne” deciderà in meritoal regolamento CE, allo scopo di attuare l’accesso al mercato offerto agli ACP. E’ il miglioreche sia mai stato proposto in un accordo bilaterale: pieno accesso senza dazi/quote, conperiodi di transizione solo per due prodotti – zucchero e riso.

Continueremo a fare tutto il possibile per finalizzare gli accordi. Abbiamo presentato lanostra offerta e, nel momento in cui qualsiasi paese ACP ce ne sottoporrà una conformeall’OMC per concludere la trattativa, potremo procedere rapidamente e proporre al Consigliodi avvalersi della regolamentazione dell’accesso al mercato prevista dagli APE.

Abbiamo espresso la nostra disponibilità a lavorare con le subregioni, se questo è ciò chei paesi ACP desiderano. Abbiamo accettato di continuare i negoziati dopo il 1° gennaio2008 su temi quali servizi, investimenti e altri ambiti correlati al commercio, checostituiscono una parte così rilevante della componente di sviluppo di tali accordi. Abbiamo

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altresì dichiarato il nostro impegno a garantire intese commerciali equivalenti o miglioridi Cotonou a qualsiasi paese raggiunga un accordo con noi. Abbiamo infine offertol’apertura completa dei nostri mercati e generosi servizi quale contropartita degli scambidi merci.

Ciò che non possiamo fare è estendere il regime commerciale di Cotonou mentre portiamoavanti i negoziati. In mancanza di un APE, abbiamo chiarito che non possiamo né vogliamoproporre soluzioni illegali o incerte.

Ai nostri partner ACP occorrerà supporto per attuare gli accordi e apportare le necessariemodifiche e riforme. Ecco perché la Commissione sta lavorando per assicurare che il Fondodi sviluppo europeo ponga gli “aiuti a favore del commercio” come priorità nel contestodegli APE. Ecco perché stiamo collaborando a stretto contatto con gli Stati membri, affinchécontribuiscano con ulteriori finanziamenti nel contesto della strategia di aiuti agli scambicommerciali appena adottata dall’UE.

Sappiamo che concludere questi negoziati significa prendere decisioni politiche difficili,ma accogliamo lo spirito di leadership dimostrato da quelle regioni e da quei paesi ACP, chehanno deciso di unirsi a noi nel siglare gli accordi APE. Continueremo a sostenerlinell’attuazione degli impegni assunti, collaborando per garantire che queste relazionicommerciali contribuiscano realmente al loro sviluppo.

Robert Sturdy, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, dire che non siamoal punto in cui dovremmo essere dopo sette anni di negoziati è, forse, un eufemismo. Nonsono certo che sia corretto annunciare una svolta.

Durante le ultime settimane, alcuni membri degli ACP hanno dimostrato crescenteimbarazzo per la prospettiva di un regime tariffario SPG limitato – come il Commissariostesso lo ha definito – che li attende dal 1° gennaio, qualora non dovessero firmare unaccordo APE. La Commissione europea dichiara che il tentativo di giungere a un accordointerinale sia con i singoli Stati che con i gruppi subregionali ha avuto successo. Come hariferito il Commissario, la firma del gruppo dell’Africa orientale ha avuto luogo ieri e quelladei paesi SADC la scorsa settimana – con l’eccezione di Sudafrica e Namibia! Che tipo diaccordo economico è quello che esclude alcuni paesi? E’ stato riferito che la Commissionesta incalzando l’Africa occidentale perché stringa un accordo senza la Nigeria, uno deiprincipali paesi africani che ha enormi negoziati commerciali sul tavolo delle trattativecon l’Unione europea. Quale effetto avrà nel lungo termine la firma di questi cosiddettiaccordi quadro? E che dire dell’integrazione regionale? Per come la vedo io, questi accordistanno smantellando proprio le regioni descritte nella mia relazione, che costituiscono ilvero soggetto degli APE.

La risoluzione del Parlamento, elaborata da un gruppo politico, esprime in modoinequivocabile l’esigenza di guardare al futuro, verso negoziati che stanno procedendorapidamente. Potremmo anche non apprezzare le soluzioni proposte, ma la scadenza èimminente e, al momento, non ci sono alternative. La dichiarazione di Kigali è stata assaicritica e pesante. La risoluzione odierna del Parlamento è orientata al futuro e mi auguroche anche noi potremo esserlo.

Come suggerisce il nome, gli APE costituiscono un primo passo verso relazioni commercialicomplete ed omnicomprensive tra UE e ACP. L’astensione dal voto dichiarata dal gruppoPSE mi ha deluso.

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Cedo la parola con una riflessione conclusiva per il Commissario. Nel Regno Unito circolala battuta che al mondo esistono tre grandi bugie: “l’assegno è stato spedito”, “non è colpamia” e “vengo dall’Unione europea e sono qui per aiutare”.

Harlem Désir, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, nonpossiamo fare a meno di osservare come il modo in cui la Commissione europea hacondotto i negoziati non abbia garantito la firma di APE veri e propri prima della dataprogrammata. Su questo punto concordo con l’onorevole Sturdy: gli accordi interinalipongono in questione i gruppi regionali, che sono stati creati e che formavano la base dellediscussioni finalizzate alla firma di questi APE.

Ben lungi dal rafforzare i legami e la fiducia tra l’Europa e i paesi ACP, i negoziati hannosollevato grande preoccupazione. Vi è il timore di perdere risorse pubbliche: di recente, ilPresidente senegalese ha comunicato alla stampa che una percentuale compresa tra il 35per cento e il 70 per cento dei bilanci africani era costituita dai dazi doganali: la Nigeria,per esempio, è destinata a perdere 800 milioni di euro.

Si temono le conseguenze della liberalizzazione per settori fragili delle economie ACP, chedovranno affrontare la concorrenza delle aziende europee. Si temono le richieste diinclusione di alcuni punti nella seconda fase, che non corrispondono agli obblighi dell’OMC.Sto pensando a servizi, investimenti, mercati pubblici e regole di concorrenza. Si teme laminaccia di introdurre dazi doganali più elevati nel 2008 per paesi ACP non LDC, qualeforma di ricatto che li porti ad accettare qualsiasi accordo.

Ritengo che dobbiamo infondere nuova linfa alle relazioni ACP-UE e riportare i negoziatisul binario dei principi fondamentali di Cotonou. Gli APE sono strumenti di sviluppo. Laliberalizzazione non è un fine in sé. Lo scopo dell’APE è rafforzare le economie ACP peraiutarle ad entrare nell’economia mondiale.

La sottoscrizione di un APE non dovrebbe peggiorare le condizioni dei paesi APC rispettoa prima. I firmatari devono beneficiare di un sistema preferenziale almeno tanto favorevolequanto quello precedente. Gli accordi devono basarsi sugli interessi dei paesi ACP e sullaloro diversificazione economica.

Si devono chiarire le regole di origine per appurare quanto i nuovi paesi beneficeranno diqualsiasi nuova misura di accesso al mercato da noi presentata, e si devono attuaremeccanismi di autentica compensazione finanziaria. Si deve comprendere il messaggioespresso nella Dichiarazione di Kigali dai deputati dei paesi ACP e dell’Europa. La data del31 dicembre non è un colpo così fatale come quello che avete già affrontato.

Gianluca Susta, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, noidell’ALDE abbiamo condiviso la richiesta del capogruppo socialista di rinvio del voto pertentare un accordo più ampio sul testo della risoluzione.

Condividiamo anche noi la preoccupazione e gli auspici che l’incontro di Kigali hasintetizzato nel documento conclusivo. Gli APE sono un importante strumento di sviluppo,di integrazione regionale, di riduzione della povertà. Questi obiettivi devono essere il finedell’azione dell’Unione europea nel mondo globalizzato. Il libero scambio, le regoledell’OMC e gli stessi APE sono strumenti, non il fine, a cui deve tendere il commerciomondiale.

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Tuttavia, dobbiamo anche ribadire che il vuoto giuridico che deriva dalla scadenza degliaccordi di Cotonou è un rischio grave per gli stessi paesi ACP, e questo ben al di là dellalegittimità o meno di quegli accordi rispetto alle regole e alle decisioni dell’OMC stessa.

Auspichiamo anche noi che i negoziati in corso in tutte le sei regioni si possano concluderein fretta, e che la ripresa e la felice conclusione del più complesso negoziato a Doha per lariforma del commercio mondiale possano offrire un quadro definitivo in cui le ragionidello sviluppo dei paesi più poveri trovino una soddisfazione più compiuta anche per irapporti tra UE e ACP.

Noi sappiamo però che i negoziati ACP procedono a rilento e che la riforma del commerciomondiale, che avrebbe anche il pregio di rilanciare il multilateralismo nel commerciomondiale, langue.

E’ allora necessario pragmaticamente perseguire soluzioni praticabili. In questo quadroriteniamo che la strategia promossa dalla Commissione di procedere in due tempi, e cioèprima con degli accordi ad interim che riguardino solo il commercio dei beni e dopo unopiù generale, serva ad evitare l’interruzione del flusso dei beni a tariffe vantaggiose, comeprevisto a Cotonou, con grave danno per i paesi ACP.

Frithjof Schmidt, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signorCommissario, mi ha stupito sentirvi parlare dei negoziati come se nulla fosse andato amonte nelle trattative, come se tutto si fosse svolto a meraviglia per la Commissione.

Negli ultimi mesi abbiamo più volte segnalato – qui in Parlamento – che la Commissioneha sovraccaricato i negoziati con i paesi ACP. Abbiamo segnalato, inoltre, che un accordosulle merci era sufficiente a soddisfare i requisiti dell’OMC, e che un accordo sui temi diSingapore non era essenziale. La Commissione non ha voluto ascoltare questa critica, anzil’ha messa da parte. La svolta improvvisa verso accordi interinali del tipo “solo merci” ètroppo blanda e giunge con troppo ritardo. A questo punto, equivale ad ammettere ilfallimento causato dalla propria mancanza di perspicacia. Sarebbe stato più onorevole daparte vostra ammettere una volta per tutte, con una buona dose di autocritica, di avereadottato una strategia di negoziazione errata.

Il secondo grave errore riguarda il modo in cui sono state condotte le trattative. Ovviamentesi è gestita la questione come se si trattasse di un normale accordo di libero scambio, e nondi un accordo quadro basato sullo sviluppo. I paesi ACP hanno lamentato all’unanimitàdi essere stati posti sotto pressione, e ciò conferma la deplorevole atmosfera dei negoziati.Abbiamo udito molto distintamente questo messaggio a Kigali, e devo ricordare allaCommissione che è molto importante anche il tono, e non solo la sostanza dei negoziati.

A questo punto è essenziale evitare di commettere un altro grave errore. Dobbiamo trovareuna soluzione per quei paesi non LDC che, al momento, non si sentono in grado di firmare.Dobbiamo evitare il collasso delle relazioni commerciali, di conseguenza ci serve unaproposta di accordo transitorio per il 2008.

Helmuth Markov, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, signorCommissario, l’approccio ai negoziati da parte della Commissione era completamentesbagliato. Esso faceva parte della strategia “Europa globale”, incentrata sull’accesso almercato delle grandi imprese europee operanti a livello transnazionale.

Mi sono sempre chiesto che cosa avesse a che fare un simile approccio con un accordo dipartenariato. Partenariato, infatti, significa tutt’altro: significa rispetto per il paese che deve

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intraprendere un processo di sviluppo economico e sociale. Un simile accordo devepromuovere il riconoscimento che l’erogazione di aiuti allo sviluppo non dipende dallastipulazione degli APE. Gli accordi di partenariato economico devono tener conto dellosviluppo dei paesi deboli, e anche di quelli debolissimi. Nessun paese, se non li sottoscrive,deve subire un peggioramento della situazione attuale. Questo è il significato di unacooperazione leale e di un approccio basato sulla solidarietà. La Commissione è rimastalontanissima da tutto ciò. Trovo positivo che ora, incalzata da molte parti, essa cominci aseguire un’altra strategia, nonostante io rimanga molto scettico per il suo operato con ipaesi del MERCOSUR, dell’ASEAN e delle Ande, dove sta ancora perseguendo lo stessovecchio modo di pensare.

Sembra che noi europei diciamo: “Ecco cosa succederà, prendere o lasciare”. Ciò, lo ripeto,non ha niente a che vedere con il partenariato. Sono piuttosto irritato – anzi inorridito –per quanto è accaduto qui oggi, poiché non abbiamo potuto utilizzare come base la versionedella Dichiarazione che tutti i deputati presenti a Kigali avevano approvato. Il Parlamentoavrebbe dovuto dare il suo supporto a questa delegazione approvando la decisione.

(Il Presidente toglie la parola all’oratore)

Maria Martens (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, gli APE sono un tema controversoin Africa e lo stanno diventando sempre più anche in Europa. La questione suscita differenzedi opinione fondamentali in merito alla possibilità di combattere la povertà per mezzodella crescita economica sostenibile nei paesi ACP. E’ chiaro che l’aiuto puramentefinanziario non ha reso un contributo reale alla riduzione della povertà. Riteniamo chequesti accordi commerciali possano aprire una via per allontanarci da una lunga storia diaiuti scarsamente efficaci. Il commercio globale con i paesi ACP si è ridotto. Ora non arrivaall’1 per cento e in Africa non sono stati conseguiti gli Obiettivi di sviluppo del Millennio.La situazione deve cambiare. L’Europa ha il dovere morale di aiutare i paesi ACP a crescereeconomicamente, e di aumentare gli scambi commerciali con loro. Gli APE sono statipensati per fornire un contributo a tale scopo.

Signor Presidente, i benefici del commercio e dell’integrazione economica sono evidenti,soprattutto in un mondo sempre più globalizzato. La concorrenza, un clima favorevoleagli investimenti, l’accesso al mercato, e fabbriche operative sono essenziali per la crescitaeconomica dei paesi ACP. Dobbiamo essere flessibili e pragmatici, pur restando nell’ambitodell’Organizzazione mondiale del commercio. La firma degli accordi commerciali completinon è più prevista per la scadenza del 1° gennaio 2008. Alcuni paesi dell’Africa orientalee meridionale hanno raggiunto accordi interinali del tipo “solo merci”, che comunque nonpossono essere considerati come un progresso verso lo sviluppo regionale. Dobbiamoiniziare rapidamente a fornire supporto tecnico per rafforzare questi paesi ed eventualmenteraggiungere un accordo completo che comprenda, per esempio, i servizi.

Glenys Kinnock (PSE). - (EN) Signor Presidente, come altri hanno già affermato, ancheil mio gruppo raccomanda, nell’interesse della credibilità e dell’autenticità, che il Parlamentodefinisca una posizione conforme a quanto unanimemente concordato nell’Assembleaparlamentare paritetica e poi ripreso dalla Dichiarazione di Kigali. A mio giudizio si trattadi un documento moderato ed equilibrato, derivante dai lunghissimi e positivi negoziatiche sono stati condotti tra tutti i nostri gruppi politici – compreso, ovviamente, quellodell’onorevole Sturdy, come egli stesso ha ricordato – e con i paesi ACP.

Non ho mai fatto esperienza del tipo di pressione che gli ACP hanno subito durante inegoziati, né tantomeno della minaccia di una pesante penalizzazione a opera del regime

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tariffario SPG europeo. E’ stata proprio quella minaccia a determinare la nascita di nuoviraggruppamenti regionali, e forse potremo assistere ad accordi bilaterali, per esempio conla Costa d’Avorio. Questi sottogruppi, di cui il Commissario ha parlato, non dovrebberoessere considerati come una grande conquista, ma piuttosto come un elemento che mettea rischio l’integrazione regionale, causando notevoli tensioni tra gli ACP.

Mauritius, Seychelles, Madagascar e Comore hanno concluso un APE subregionale; l’Africaoccidentale e centrale non ha presentato offerte di accesso al mercato e quindi dovràaffrontare il sistema SPG. Pare che, all’interno della SADC, il Sudafrica e la Namibia abbianoraggiunto una linea rossa che non riescono a oltrepassare, e abbiano ricevuto la richiestadi introdurre le clausole di nazioni più favorite con l’obbligo di concedere all’UE qualsiasiaccesso al mercato che potrebbero riservare in futuro ad altri paesi. Il Pacifico, d’altro canto,non sta affrontando il migliore dei negoziati ed è improbabile che altri paesi firmerannoo sigleranno, oltre le Fiji e Papua Nuova Guinea.

Intransigenza e mancanza di flessibilità hanno chiaramente alienato gli ACP, soprattuttoquando si rendono conto che la Commissione sta spingendo per ottenere accordi dai paesiACP che non ha mai richiesto ad altri, e i colleghi della commissione per il commerciointernazionale lo possono confermare. Sia tecnicamente che politicamente, l’accordo deltipo “solo merci” si è dimostrato impossibile, persino per i Caraibi che dispongono di unacapacità maggiore di qualsiasi altra regione. Appena la settimana scorsa, hanno dichiaratoche il contenuto dell’offerta era semplicemente insostenibile per loro.

Di certo, la Commissione deve compiere un passo indietro, allentare la pressione e rivalutarecome può garantire di non fare l’impensabile, ossia di gettare i paesi non LDC in pasto ailupi. La reciproca volontà di continuare i negoziati in buona fede deve essere comunicataall’OMC, per evitare l’interruzione degli scambi conseguente alla mancata firma di un APEentro la scadenza.

L’UE deve apportare le necessarie modifiche alla legislazione interna, per consentire laprosecuzione degli attuali accordi commerciali. In seguito, l’UE e gli ACP potrebberolavorare insieme per garantire che non subentri alcuna opposizione o sfida in seno all’OMC.

In qualità di deputati del Parlamento europeo, non possiamo semplicemente tornare ainostri collegi elettorali, dovunque siano in Europa, e affermare che i vulnerabili paesi ACPstanno per essere trattati in questo modo, quando essi concordano già sul fatto che ipartenariati economici, a cui è stato loro richiesto di aderire, sono lesivi dei loro interessi.

Margie Sudre (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, desideroinformarvi delle serie preoccupazioni espresse nei recenti mesi dalle comunità d’oltremarein relazione agli APE.

Gli APE non possono equivalere a semplici accordi di libero scambio, realizzati sotto gliauspici dell’OMC, né possono mettere a repentaglio le economie già fragili delle nostrecomunità d’oltremare. Dovrebbero rappresentare una forma di partenariato autentico,finalizzata a creare un nuovo quadro economico e commerciale favorevole allo sviluppodi tutti questi territori. L’ubicazione geografica delle comunità d’oltremare, estremamentevicine a molti paesi ACP, le pone al centro di accordi preferenziali reciproci con questipaesi.

Sono ben consapevole del fatto che le regioni ultraperiferiche e i paesi e i territori d’oltremare(PTOM), costituenti il territorio d’oltremare europeo, siano di pertinenza di soli sei Statimembri dell’UE e che, ovviamente, le questioni di queste aree siano largamente sconosciute.

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Ciononostante, la situazione particolare delle regioni ultraperiferiche è nota e deve esserepresa più specificamente in considerazione nell’ambito dei negoziati sulla base dell’articolo299, paragrafo 2, del Trattato CE. Inoltre, occorre prestare particolare attenzione ai PTOMvicini ai paesi ACP per quanto riguarda il rispetto degli accordi di associazione, che già lilegano all’UE in virtù di questo articolo.

Vi ringrazio per sostenere l’emendamento che intendo presentare, nel tentativo di assicurareun equilibrio intelligente tra l’integrazione regionale dei territori d’oltremare e i loro legamicon l’Europa. Nonostante i negoziati possano essere difficili, in particolare per quantoattiene la protezione dei mercati locali e l’elenco dei prodotti sensibili, confido che laCommissione troverà un compromesso rispettoso tra gli interessi specifici delle regioniultraperiferiche, dei PTOM e dei paesi ACP.

Erika Mann (PSE). - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, amio giudizio sarà importante sfruttare le prossime settimane allo scopo di conferire unaforma soddisfacente, per tutte le parti in causa, a un accordo di grande importanza edenorme risonanza simbolica. Non si tratta soltanto di negoziare un accordo di liberoscambio per le regioni e i paesi africani e di avvicinarli all’Europa, ma anche di produrreun’intesa che generi una fase di sviluppo, combatta la povertà, e dimostri concretamenteche l’UE può discutere condizioni capaci di far sentire i sentire i paesi africani a proprioagio e legati all’Unione europea.

Vi sono diversi punti importanti. Voi stessi ne avete parlato e ne avete citato alcuni. E’necessario che gli accordi regionali vadano a reale beneficio dei paesi interessati. Occorrealtresì garantire che anche i paesi non LDC ottengano un accordo e non siano esclusi, eche tutti i paesi possano svilupparsi nella giusta direzione. L’accordo, da voi proposto nellaforma di approccio a duplice fase, deve quindi assicurare che nessuno venga escluso, e chel’effetto finale sia un reale orientamento verso la giusta direzione, cosa che oggi non èancora garantita.

Onorevole Markov, dovremmo avvalerci dell’opportunità che avremo a disposizione sedomani non adotteremo la risoluzione, allo scopo di raggiungere un consenso inParlamento; e ritengo vi siano sufficienti punti di convergenza perché ciò accada.

Ján Figeľ, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare tutticoloro che hanno contribuito a questa interessante discussione. Sono certo che tutticonsideriamo questo processo ancora in corso. Anche se non ne faccio parte direttamentené personalmente, ritengo che, ai fini di un accordo, sia necessaria la buona volontà dientrambe le parti e il consenso di più partner.

Come ho già spiegato nel mio intervento introduttivo, stiamo operando in modo flessibilee pragmatico. Chi è pronto o disposto a seguire lo stesso approccio non lo fa a scapito dialtri, ma al fine di conseguire un risultato graduale importante per tutte le regioni e per ilcommercio internazionale nel suo complesso.

Sono state poste alcune domande e avanzate critiche in merito al tono dei negoziati. Voglioassicurarvi che ciò avviene in uno spirito di partenariato. In tale ottica, noi teniamo contodegli obiettivi di sviluppo e dei vincoli a cui i nostri partner sono soggetti.

Alcune domande riguardavano gli accordi del tipo “solo merci”. Gli accordi preliminaricostituiscono un primo passo verso APE completi, sostengono lo sviluppo degli ACP el’integrazione regionale. In tal modo, non perdiamo di vista il quadro generale e le esigenzecomplessive delle regioni e dei paesi nostri partner.

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Non voglio ripetere molti punti che ho già illustrato in apertura, ma il processo continua.Talvolta una scadenza pressante impone di trovare una soluzione negli ultimi giorni osettimane, ma noi stiamo comunque facendo progressi reali. Ho citato parecchi nomi epaesi dove di recente abbiamo siglato accordi preliminari e continueremo su questa linea,perché il nostro interesse reale è di trovare soluzioni.

I processi continueranno, perché la situazione si articola in più fasi. Come ho già detto, dal1° gennaio continueremo a lavorare su aspetti come i servizi, gli investimenti e altri ambitilegati al commercio.

Credo che la prossima settimana il Consiglio “Affari generali e relazioni esterne” sosterràla proposta di un regolamento comunitario per attuare l’accesso al mercato offerto ai paesiACP. Ribadisco che è la proposta migliore mai presentata in un accordo bilaterale. Si trattadi un approccio non solo aperto, ma anche molto costruttivo. La strategia che laCommissione ha proposto, e che ho tentato di descrivere, è stata pienamente confermatadal Consiglio – di tutti i 27 paesi – ed è in questo spirito di partenariato costruttivo cheintendiamo proseguire.

L’obiettivo è giungere a un accordo di partenariato economico nel senso più completo deltermine: esso fungerà da catalizzatore per l’integrazione regionale. Una volta conclusi gliaccordi preliminari, procederemo verso questo obiettivo. Nessuno sarà escluso o tralasciatodal processo. Non solo abbiamo in mente i paesi meno sviluppati, ma li sosteniamo assaiattivamente.

Ritengo sia tutto quanto io possa dirvi al momento in risposta alle vostre domande e atitolo di conferma, ma sono certo che l’Assemblea tornerà su questo punto nelle settimanee nei mesi prossimi, perché riguarda anche la tempistica dei nostri accordi.

Presidente. – Ho ricevuto quattro proposte di risoluzione (1) ai sensi dell’articolo 103,paragrafo 22, del Regolamento. La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà il 12 dicembre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

Gay Mitchell (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Siamo entrati in un periodo critico per gliAccordi di partenariato economico (APE). Un accordo conforme all’OMC è fondamentaleper i paesi ACP meno sviluppati.

Peccato che non si sia sempre manifestato un rapporto di fiducia tra le due parti. Nessunpaese dovrebbe sentirsi sotto pressione, quando deve decidere la partecipazione a unaccordo. La Commissione avrebbe dovuto fare di più per estendere maggiormente inegoziati.

L’UE è il principale partner commerciale per la maggioranza dei paesi ACP.

Nel 2004, l’UE ha importato merci dai paesi ACP per un valore complessivo di 28 miliardidi euro. Tale cifra equivale al doppio della somma stanziata dal 2000 al 2007 per gli aiutiallo sviluppo nell’ambito del nono FES a favore della regione ACP.

Commercio, e non aiuto, è la parola chiave per lo sviluppo e la crescita economicasostenibile. Senza disconoscere che molti paesi ACP affrontano notevoli sfide, gli APE

(1) Vedasi processo verbale.

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dovrebbero essere considerati un’opportunità per quei paesi, purché siano elaboraticorrettamente.

L’Unione europea dovrebbe garantire il pieno appoggio al programma di sviluppo cheaccompagnerà ogni accordo APE.

Nel frattempo, dovrebbero essere messi in atto accordi interinali per garantire che nonavvengano interruzioni nel commercio e che le fonti di reddito di milioni di persone nonsiano messe a repentaglio.

18. Modifica della direttiva 2004/49/CE relativa alla sicurezza delle ferroviecomunitarie – Interoperabilità del sistema ferroviario comunitario (rifusione) –Modifica del regolamento (CE) n. 881/2004 che istituisce un’Agenzia ferroviariaeuropea (discussione)

Presidente. – L’ordine del giorno reca in discussione congiunta:

– la relazione di Paolo Costa, a nome della commissione per i trasporti e il turismo, sullaproposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva2004/49/CE relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie [COM(2006)0784 –6-0493/2006 – 2006/0272(COD)] (A6-0346/2007);

–di Josu Ortuondo Larrea, a nome della commissione per i trasporti e il turismo, sullaproposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’interoperabilitàdel sistema ferroviario comunitario (rifusione) [COM(2006)0783 – C6-0474/2006 –2006/0273(COD)] (A6-0345/2007);

–di Paolo Costa, a nome della commissione per i trasporti e il turismo, sulla proposta diregolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento(CE) n. 881/2004 che istituisce un’Agenzia ferroviaria europea [COM(2006)0785 –C6-0473/2006 – 2006/0274(COD)] (A6-0350/2007).

Jacques Barrot, Membro della Commissione. − (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati,dopo avere approvato i primi due pacchetti per le ferrovie nel 2001 e nel 2004, e primadi approvare il terzo in data 13 dicembre 2006, la Commissione ha proposto una nuovaserie di provvedimenti legislativi sul riconoscimento transnazionale del materiale rotabile,in particolare dei locomotori. L’obiettivo è rinnovare il settore ferroviario, rimuovendo gliostacoli che si frappongono al funzionamento dei treni sulla rete ferroviaria europea.

La Commissione ha lanciato questa iniziativa per due motivi principali: facilitare il liberomovimento dei treni all’interno dell’UE, rendendo la procedura di messa in servizio deilocomotori più trasparente ed efficiente, e semplificare i regolamenti, consolidando efondendo le tre direttive concernenti l’interoperabilità ferroviaria in un unico documento.

L’intero pacchetto contiene una comunicazione e tre proposte legislative, assieme allavalutazione del loro impatto: nello specifico, la comunicazione definisce le difficoltà attualie propone una serie di soluzioni per semplificare la certificazione dei veicoli ferroviari; laprima proposta chiede di riformulare le direttive esistenti in materia di interoperabilitàferroviaria e la seconda di emendare il regolamento che istituisce un’Agenzia ferroviariaeuropea, e infine la relazione si concentra sulla valutazione dell’impatto.

Su cosa vertono fondamentalmente questi testi? Un aspetto cruciale è facilitare la liberacircolazione dei treni, e ciò riguarda la procedura di omologazione dei locomotori. Secondo

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le imprese ferroviarie e i produttori, la procedura di omologazione è estremamente lungae costosa, e molte richieste delle autorità sembrano essere ben poco giustificate dal puntodi vista puramente tecnico.

La Commissione condivide questa opinione e intende risolvere il problema, emendandola legislazione e anche chiedendo alle autorità ferroviarie degli Stati membri di modificareil loro atteggiamento, da qui emerge l’importanza della comunicazione, uscita assieme alleproposte legislative, per suggerire soluzioni che possano essere applicate immediatamentesenza necessità di attendere i relativi emendamenti. Questa comunicazione non è statapubblicata inutilmente. Un accordo di cooperazione è già stato sottoscritto a maggio peril corridoio Rotterdam-Genova e segue alla lettera i concetti proposti nella nostracomunicazione.

Potremmo anche menzionare la rifusione proposta delle direttive sull’interoperabilità e lasicurezza. Quando le ha redatte, la Commissione aveva due obiettivi in mente. Il primoera di semplificare la procedura di omologazione dei veicoli ferroviari. A tal fine, abbiamointrodotto il principio del reciproco riconoscimento delle autorizzazioni alla messa inservizio già rilasciate da parte di uno Stato membro. Il principio è che il materiale rotabile,la cui messa in servizio è già stata autorizzata in uno Stato membro, dovrà essere soggettoa un’ulteriore certificazione di un altro Stato membro solo per quanto attiene a talunirequisiti nazionali supplementari derivanti, ad esempio, dalle caratteristiche della retelocale.

In secondo luogo, nel tentativo di fare chiarezza, ci siamo avvalsi di un testo unico percombinare la direttiva del 1996 relativa all’interoperabilità del sistema ferroviariotranseuropeo ad alta velocità, con quella del 2001 relativa all’interoperabilità del sistemaferroviario transeuropeo convenzionale. A tale proposito, una nuova procedura diregolamentazione con controllo è stata introdotta per alcuni poteri delegati allaCommissione dal Consiglio e dal Parlamento europeo.

L’emendamento alle direttive concernenti l’interoperabilità e la sicurezza ci ha condotto aeseguire altre due operazioni. Nella nuova direttiva concernente l’interoperabilità, abbiamomodificato alcune questioni tecniche alla luce dell’esperienza maturata in dieci anni dilavoro da parte non solo della Commissione, ma anche degli Stati membri in riferimentoalla procedura di comitatologia, dell’industria e del settore e, dal 2005, anche dell’Agenziaferroviaria europea.

Inoltre abbiamo voluto rispondere ad altri operatori chiarendo, nella direttiva concernentesicurezza, le relazioni tra l’impresa ferroviaria e il soggetto incaricato della manutenzione.Attraverso questa direttiva, ci si è posti l’obiettivo di definire il nuovo quadro normativoche emerge dalle direttive comunitarie sull’apertura del mercato e dal nuovo contrattosull’utilizzo dei vagoni, attuato su scala internazionale con la convenzione COTIF.

Ora giungo al punto conclusivo della proposta di emendamento al regolamento cheistituisce un’Agenzia ferroviaria europea. Essa riguarda l’estensione dei poteri di tale Agenzia,affinché possa sbrigare le varie procedure nazionali e i regolamenti tecnici esistenti perl’omologazione dei locomotori, redigere e quindi ampliare l’elenco dei requisiti da verificareuna sola volta, o perché si tratta di normative riconosciute a livello internazionale, o perchépossono essere considerati equivalenti tra gli Stati membri. Questo compito sarà eseguitoin cooperazione con le autorità nazionali preposte alla sicurezza sotto la guida dell’Agenzia,che dovrà esprimere opinioni tecniche su richiesta di tali autorità o della Commissione.

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Nell’approntare gli emendamenti in esame, abbiamo chiarito una serie di punti delregolamento sulla base dell’esperienza passata, soprattutto in relazione all’introduzionedel sistema ERTMS (Sistema europeo di gestione del traffico ferroviario) e dei registri delmateriale rotabile.

Signor Presidente, mi scuso per questo commento piuttosto tecnico; desidero soltantoribadire che il primo e il secondo pacchetto ferroviario, e presto anche il terzo, formerannoil quadro giuridico ed economico per il valido funzionamento dei servizi ferroviari all’internodel mercato unico. L’operazione sarà completata dall’apertura dei mercati nazionali a livellotecnico. Si tratta dell’obiettivo atteso con tanta trepidazione dall’industria ferroviaria.Desidero ringraziare il Parlamento per il rapido e splendido lavoro compiuto su questitesti.

Paolo Costa, relatore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Vicepresidente dellaCommissione, anche se come ha detto il Commissario Vicepresidente, siamo costretti travirgolette a un dibattito tecnico, oggi stiamo facendo un grosso passo in avanti politico.

Fin dallo stabilimento del primo trattato, dalla fine degli anni ‘50, tre sono state le linee sucui si è mossa la politica dei trasporti europea: creare un mercato unico, connettere dellereti che erano separate le une dalle altre e naturalmente, per creare un mercato unico, permodo e tra i modi, rendere interoperabili le reti così come si andavano costruendo. Quindil’interoperabilità non è un fatto tecnico, ma è la precondizione perché si possa veramentecostruire dei mercati di dimensione europea che sono assolutamente necessari e che sonolo scopo previsto nel trattato.

Sono stati fatti grossi passi in avanti in quasi tutto. Noi siamo rimasti un poco indietro nelsettore ferroviario. Ci troviamo ancora oggi ad affrontare obiettivi che sono gli stessi deglianni ‘60. I motivi sono diversi, non è questo il momento per farlo, ma questo va detto perrafforzare la nostra convinzione che stiamo facendo un passo fondamentale e che è decisivoche noi otteniamo questi risultati.

Quindi l’interoperabilità è condizione essenziale per costruire, per poter muoversi sullereti senza barriere tecniche, che vengono sollevate per impedire la completa pienacircolazione delle motrici e dei vagoni, e quindi è un passo fondamentale che andava fattoe che va fatto il più rapidamente possibile.

Bene ha fatto la Commissione a non distinguere più tra interoperabilità sull’alta velocità esulle reti tradizionali e quindi a spingere quanto più possibile in questa direzione.

Bene anche ha fatto a mettere contemporaneamente sul tappeto il problema della sicurezza,che a volte viene presentata – e qui bisogna essere molto delicati in questa affermazione –come un motivo per condizionare l’interoperabilità. Come si fa a fare attraversare unafrontiera allo stesso macchinista che magari non capisce la lingua del paese in cui si muove?Come si fa a fare attraversare la frontiera a un locomotore che potrebbe non essereperfettamente adatto alla rete dall’altra parte? E così via.

Quindi allora bene si è fatto a mettere insieme le due cose. Noi dobbiamo assolutamentegarantire la sicurezza ma nell’ambito di un sistema che è interoperabile, perché se lasicurezza viene posta in primo piano come condizione per impedire l’interoperabilità, c’èqualcosa che non funziona in questa faccenda. Il fatto che si sia deciso di avere un’Agenziaeuropea che si occupa di questo e di altro, come vedremo, è sicuramente il segnale chestiamo facendo sul serio.

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Che cosa ha fatto il Parlamento? Il Parlamento ha sostanzialmente approvato le propostedella Commissione con alcune raccomandazioni che vanno nella direzione di renderemaggiormente interoperabile il sistema. Nella relazione sull’interoperabilità ha immaginatoche ci siano dei tempi limite entro i quali si arriva alle autorizzazioni, naturalmente relativeal materiale rotabile già in funzione, che il carico della prova sul fatto che qualcosa non èinteroperabile anche per ragioni di sicurezza vada spostato sugli Stati membri, cioè siassuma a priori che una volta certificato tutto può andare dappertutto, salvo che qualcunonon mi spieghi che c’è qualche motivo serio perché questo possa essere fatto, e ha ancheimmaginato che si possano considerare gli aiuti di Stato per un retrofitting di tutto ciò cheesiste in questa maniera. Questo mi pare il contributo dato in questa situazione.

Lo stesso vale per la sicurezza. Anche qui si è cercato di dire che entro una data – peresempio il 2010 è la nostra proposta – ci deve essere un’obbligatorietà di certificazione.Questo rende più tranquilli tutti, senza eccezioni, trattando tutti nella stessa maniera, noncontinuando a considerare i monopoli che di fatto ancora gestiscono i servizi ferroviaricome particolarmente capaci automaticamente e quindi esenti da questa situazione.

Il terzo punto è quello di far agire l’Agenzia. Su questo devo dire che c’è la domanda chiaveper quanto mi riguarda, che io rivolgo a tutti e alla Commissione in particolare. Noi abbiamogiustamente immaginato di distinguere la sicurezza dal resto creando 25 agenzie europee.E’ stata una cosa importante che abbiamo deciso qualche tempo fa. Mi domando, visto chequeste non sono ancora in funzione, se non valga la pena di immaginare di avere un’unicaAgenzia europea che agisca attraverso 25 planche nei diversi paesi. Questo è il temafondamentale che consentirebbe di risolvere in maniera positiva il problema connesso diinteroperabilità e sicurezza a livello europeo.

Josu Ortuondo Larrea, relatore. − (ES) Signor Presidente, signor Commissario, onorevolicolleghi, per effetto della globalizzazione la nostra economia, il progresso comunitario eil benessere dei nostri cittadini dipendono oggi più che mai da un sistema di trasportoefficace, efficiente, economico e, soprattutto, sostenibile.

Tutte le modalità di trasporto sono necessarie. Le ferrovie hanno goduto di giorni gloriosiall’inizio, ma poi sono state marginalizzate dai veicoli che viaggiano su strade e autostrade,grazie alla loro maggiore versatilità, individualità e accessibilità. Ora che il nostro sistemastradale rischia il collasso e il nostro ambiente versa in uno stato critico a causadell’inquinamento, ci rivolgiamo nuovamente alle ferrovie con la speranza che soddisfinoin futuro le nostre esigenze di mobilità interna.

Consapevole di questo, la Commissione ha proposto un nuovo pacchetto legislativo voltoa migliorare la parte tecnica del quadro normativo per il trasporto ferroviario, compresiuna revisione delle direttive relative all’interoperabilità e alla sicurezza e del regolamentoche istituisce l’Agenzia ferroviaria europea. In termini generali, è stato anni fa che leIstituzioni europee hanno iniziato a considerare l’esigenza di consolidare le ferrovie a livellocomunitario. Per quanto riguarda l’aspetto dell’interoperabilità, è noto che nel luglio 1996,in altre parole 11 anni fa, abbiamo adottato la direttiva del Consiglio 96/48/CE relativa alsistema ferroviario ad alta velocità seguita, nel marzo 2001, dalla direttiva relativa al sistemaferroviario transeuropeo convenzionale.

Per oltre un decennio, tuttavia, i livelli di interoperabilità delle reti europee non hannosuperato il 7 per cento, ed è proprio il requisito dell’omologazione nazionale di locomotorie macchine di trazione, in ognuno degli Stati membri in cui devono essere utilizzati, acostituire attualmente una delle principali barriere alla creazione di nuove imprese

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ferroviarie per il trasporto di passeggeri e merci, nonché un serio ostacolo all’interoperabilitàdel sistema ferroviario europeo. Poiché gli Stati membri non possono decidereautonomamente che la validità delle loro autorizzazioni alla messa in servizio sia estesa alterritorio degli altri Stati membri, occorre un’iniziativa comunitaria per semplificare earmonizzare le procedure nazionali, e incoraggiare l’utilizzo più sistematico del principiodi reciproco riconoscimento.

Le attuali direttive disciplinano soltanto la messa in servizio del materiale rotabile nuovo.La nuova direttiva è volta a consolidare, riconfigurare e fondere quelle attuali. Da partenostra, sulla base di brevi relazioni tecniche che abbiamo richiesto in conformità delRegolamento del Parlamento, abbiamo proposto che i principi contenuti nell’ex articolo14 della direttiva relativa alla sicurezza siano trasferiti in quella sull’interoperabilità. Talerichiesta risponde allo scopo specifico di fornire maggiore sicurezza giuridica al settoreferroviario e consentire la semplificazione dell’autorizzazione di messa in servizio.

Conveniamo sulla condizione che l’autorizzazione debba essere rilasciata da almeno unodegli Stati membri per ciascun veicolo, e che sia conforme alla dichiarazione “CE” nonchéalle specifiche tecniche applicabili in materia di interoperabilità. Gli Stati membriconsidereranno conformi ai requisiti tecnici essenziali quei sottosistemi di natura strutturaleautorizzati per la messa in servizio in qualsiasi altro Stato membro, e non richiederannoulteriori autorizzazioni, salvo per quanto concerne la compatibilità con le caratteristichespecifiche dell’infrastruttura o determinate limitazioni.

Nella nostra relazione, volevamo strutturare le sezioni e gli aspetti vari della Direttiva inun modo più facilmente comprensibile agli interessati, dedicando un capitolo specifico airequisiti per la messa in servizio dei veicoli, che si differenziano in base alla prima o allaseconda autorizzazione, alla conformità con tutte le STI (Specifiche tecniche diinteroperabilità), o soltanto con alcune di esse.

Su tutti gli aspetti menzionati e nel corso dell’intera procedura, abbiamo mantenuto uncontatto a scadenze periodiche con i relatori ombra dei vari gruppi politici, la Commissionee anche la Presidenza del Consiglio. Alla fine siamo riusciti a raggiungere un accordo, dopoaver risolto l’importante questione dei limiti massimi di tempo per decidere in merito aun’autorizzazione, superando il ben noto e paralizzante silenzio amministrativo dovutoalla mancata decisione.

Dopo aver profuso notevoli sforzi, abbiamo convenuto che l’autorizzazione sarà automaticain assenza di una decisione, e abbiamo espresso il nostro consenso sugli articoli restanti.A nome di questo Parlamento, abbiamo quindi presentato un emendamento congiuntosottoscritto da tutti i gruppi parlamentari, recante lo stesso testo che sarà sottoposto alConsiglio dei ministri dei Trasporti. Spero che il raggiungimento di un accordo in primalettura sia di buon auspicio per l’intero settore.

Desidero concludere ringraziando tutti i relatori ombra per l’aiuto e la cooperazione alraggiungimento di questo obiettivo.

Georg Jarzembowski, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signorVicepresidente della Commissione, onorevoli colleghi, a nome del mio gruppo desideroringraziare sentitamente entrambi i relatori per la positiva e costruttiva collaborazione. Amio giudizio, siamo sempre riusciti a individuare punti in comune sulle questioni essenzialie a raggiungere un accordo in tempi rapidi; desidero quindi congratularmi con i relatoriper avere fatto altrettanto con il Consiglio. Del resto, a che pro sarebbe valsa una lunga

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diatriba con quest’ultimo? Avremmo potuto perdere un anno intero! No, io credo che,nonostante tutto, abbiamo fatto progressi alla prima lettura e ciò rappresenta un grandesuccesso per l’Assemblea, la Commissione e il Consiglio.

Desidero soffermarmi solo su due o tre punti nella certezza, signor Commissario, che leili riferirà all’Agenzia ferroviaria europea. A quest’ultima stiamo infatti per conferire maggioreresponsabilità nella definizione degli standard di sicurezza e dei criteri di interoperabilità.Spero che l’Agenzia ferroviaria europea saprà valorizzare queste opportunità a beneficiodella nostra industria, che crei presto nuove norme e che operi in modo pratico ed efficiente.Tra parentesi, mi auguro anche – e qui mi richiamo al collega Paolo Costa, se mai potessestare ad ascoltare ma, si sa, le telefonate sono sempre più importanti – che quante piùfunzioni assumerà l’Agenzia ferroviaria europea, tanto meno ne saranno coinvolte leautorità nazionali, e che una minore attività da parte loro si traduca in meno burocrazia.Se la burocrazia funziona correttamente a livello europeo, non saranno più necessarie 25autorità nazionali. In tal modo, eviteremo all’industria ferroviaria europea il doppio lavoroe sovrapposizioni superflue.

Un’ultima osservazione: è molto importante, signor Commissario e onorevoli relatori, checi troviamo d’accordo su questo punto. Se gli Stati membri non rispettano le scadenze perdecidere sul reciproco riconoscimento, la loro approvazione s’intenderà accordata. Solocon questa funzione di approvazione potremo esercitare la pressione necessaria sulleautorità nazionali, perché non frenino costantemente le procedure.

Cerchiamo quindi di garantire insieme il risparmio dei costi attraverso il riconoscimentotransnazionale del locomotori e del materiale rotabile, accrescendo la disponibilità eimprimendo un’ulteriore spinta soprattutto al traffico europeo di merci su rotaia.

Inés Ayala Sender, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, signorVicepresidente Barrot, devo ammettere che mi sento combattuta perché il Primo MinistroZapatero, dopo essersi presentato dinanzi a quest’Aula, sta ora partecipando a unricevimento del Consiglio. Tuttavia, ho deciso di restare qui per ascoltarvi, sperando cheriusciate in qualche modo a rafforzare l’europeizzazione del trasporto ferroviario.

Sono lieta che la Commissione abbia presentato agli europei questa opportunità e veritàattraverso un esercizio di reale miglioramento della legislazione, che comporta la rifusionedi una serie di vecchie direttive allo scopo di produrre un singolo testo e compiere unsostanziale passo in avanti a favore delle ferrovie.

A tale proposito, mi congratulo ancora una volta con l’onorevole Ortuondo per la dedizione,la tenacia e la minuziosità dimostrate nel mettere a punto un testo legislativo così valido.Devo esprimere la mia soddisfazione anche per l’eccellente cooperazione che animato tuttii gruppi allo scopo di compiere progressi su una questione tanto importante come quelladell’interoperabilità.

Devo inoltre dire che è stato raggiunto il migliore equilibrio possibile tra la sicurezza el’esigenza di avanzare coraggiosamente verso l’interoperabilità. La sicurezza è assolutamentegarantita anche nelle altre due relazioni, che l’onorevole Costa ha preparato sempre congrande dedizione.

L’Agenzia è migliorata e rafforzata e i suoi compiti e le sue esigenze sono meglio definiti.Speriamo altresì di riuscire a svilupparli più armoniosamente in futuro. I cittadini europeinon devono temere, poiché la sicurezza ferroviaria è stata europeizzata e quindi rafforzata.

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Occorreva completare urgentemente il lavoro sull’interoperabilità, poiché dobbiamoinnanzitutto europeizzare il trasporto ferroviario e quindi migliorare la praticità e lalogistica, ricordando che ora abbiamo anche un nuovo testo sui percorsi dedicati, cherenderà l’interoperabilità persino più essenziale.

Come ha sostenuto l’onorevole Costa, si doveva compiere un progresso verso larealizzazione delle ambizioni del legislatore, in altre parole del Parlamento e del Consiglio,in riferimento all’autorizzazione alla libera circolazione dei treni. A mio giudizio, siamoriusciti a creare le condizioni per ridurre al minimo l’incertezza giuridica, sempre presentee responsabile delle barriere e degli ostacoli che tutte le questioni legate al reciprocoriconoscimento delle autorizzazioni di materiale rotabile e locomotori hanno costantementeincontrato.

A mio giudizio abbiamo persino chiarito chi, come e quando le si debba riconoscere.Abbiamo impresso una piccola spinta, attraverso i progressi compiuti sul silenzioamministrativo ...

(Il Presidente toglie la parola all’oratore)

Nathalie Griesbeck, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, signorCommissario, onorevoli colleghi, il dibattito odierno può sembrare piuttosto tecnico ainostri concittadini. E sicuramente lo è, nonostante l’armonizzazione delle normesull’interoperabilità e sulla sicurezza ferroviaria costituisca una delle principalipreoccupazioni quando viaggiamo nella vita quotidiana. Ricordo, per esempio, il terribileincidente accaduto pochi mesi fa a Zoufftgen, tra il Lussemburgo e la Francia, che hascioccato noi tutti.

Se desideriamo trovare una soluzione alle sfide che ci attendono, in particolare alcambiamento climatico, se vogliamo ridurre le emissioni di gas serra e realizzare iltrasferimento modale, in altre parole ridurre i servizi di trasporto su strada a favore di altrisistemi che producano un minore inquinamento, dobbiamo rimuovere alcune barrieretecniche tuttora esistenti.

Per creare un autentico spazio ferroviario europeo, dobbiamo armonizzare le Specifichetecniche di interoperabilità, oppure introdurre il reciproco riconoscimento delle norme.Le attuali procedure per le omologazioni nazionali del materiale rotabile sono troppolunghe e costose. Dobbiamo facilitare l’iter amministrativo, ridurre le scadenze e fare tuttoil possibile per armonizzare i regolamenti nazionali sulla sicurezza che, talvolta,determinano gravi restrizioni del traffico senza alcuna valida ragione.

Desidero, naturalmente, porgere i miei più calorosi ringraziamenti ai relatori Paolo Costae Josu Ortuondo Larrea per lo splendido lavoro svolto, specialmente perché sembrasoddisfare tutti i nostri gruppi politici e puntare, mi auguro, al consenso del Consiglio inprima lettura.

Desidero fare tre brevi osservazioni. Prima di tutto, come hanno detto i colleghi prima dime, sono lieta che sia stata raggiunta una maggiore leggibilità. Le disposizioni concernentiautorizzazioni saranno raggruppate in un unico documento legislativo: la direttiva relativaall’interoperabilità del sistema ferroviario transeuropeo sia ad alta velocità checonvenzionale.

Seconda osservazione: sono estremamente felice che una serie di principi, piuttosto tecnicia priori eppure molto importanti, siano stati adottati in relazione all’approvazione; in

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particolare, il riconoscimento transnazionale del materiale rotabile purché la rete localenon presenti caratteristiche specifiche, l’obbligo per le autorità nazionali di dimostrare irischi effettivi ai sensi della sicurezza, e il ruolo chiarificatore dell’Agenzia nella compilazionee classificazione delle normative nazionali a scopo. In proposito, ritengo altresì importanteche l’Agenzia si avvalga della consulenza di esperti operanti presso i gestori delle reti.

Sono inoltre soddisfatta del principio di autorizzazione implicita qualora le autoritànazionali non comunicassero le loro decisioni entro tre mesi, tuttavia desidero esprimereuna chiara riserva sui limiti di tempo definiti per ritenere il detentore responsabile, perchétemo che ciò potrebbe sollevare l’impresa ferroviaria dalla responsabilità.

Bogusław Rogalski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, nell’emendare ladirettiva relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie, è importante sostenere gli sforzivolti a creare un mercato comune per i servizi di trasporto ferroviario. Ecco perché si devecostituire un quadro comune per la regolamentazione della sicurezza delle ferrovie.

La Commissione dovrebbe essere autorizzata a regolare e adottare misure e obiettivi disicurezza comuni, nonché a introdurre un unico sistema di certificazione. A tale scopo, irequisiti esistenti dovrebbero prima essere controllati, unitamente alle condizioni disicurezza esistenti negli Stati membri, per stabilire se l’odierno livello di sicurezza delsistema ferroviario non sia peggiorato in qualche Stato membro. Si dovrebbero individuaregli ambiti prioritari in cui occorre migliorare la sicurezza. Un apposito certificato dovrebbegarantire l’applicazione, da parte dell’impresa ferroviaria, di un sistema di gestione dellasicurezza che copra la fornitura dei servizi di trasporto sulla rete europea.

Il materiale rotabile autorizzato alla messa in servizio in un dato Stato membro deve esserecoperto dalla stessa autorizzazione anche negli altri Stati membri, se questi ultimi larichiedono. La direttiva in questione sancisce che, ogni qualvolta il materiale rotabile èautorizzato a entrare in servizio, si deve nominare una persona giuridica responsabile dellasua manutenzione. Questo è molto importante. La persona giuridica in questione potrebbeessere un’impresa ferroviaria, un subappaltatore o il proprietario del materiale rotabile.Questa misura risponde alle aspettative del mercato dei servizi.

L’iniziativa presentata garantirà una maggiore competitività del trasporto ferroviario epermetterà di conservare i posti di lavoro del settore. Gli emendamenti a questa direttivapongono fine a un’ansiosa attesa, specialmente nei nuovi Stati membri. Pertanto micongratulo con il relatore.

PRESIDENZA DELL’ON. LUIGI COCILOVOVicepresidente

Michael Cramer, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signorVicepresidente, onorevoli colleghi, grazie a queste tre relazioni, la rete ferroviaria europeacompirà notevoli progressi sulla via della convergenza. Gli standard di sicurezza sarannouniformati e monitorati dall’Agenzia ferroviaria europea. Il reciproco riconoscimento deiveicoli ferroviari all’interno degli Stati membri dell’UE, giunto con notevole ritardo, saràinfine garantito. Date queste premesse, desidero congratularmi di cuore con i due relatorie i relatori ombra poiché, senza questa valida collaborazione, non avremmo raggiunto unsimile risultato.

Finalmente i tempi duri sono finiti. Per poter utilizzare un locomotore omologato in unaltro Stato membro erano spesso necessari tre anni e cifre fino a 10 milioni di euro. Questa

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difficoltà si traduceva in una provocazione lesiva del trasporto ferroviario ecologico, giàmolto tempo prima che l’UE fosse allargata a 27 Stati membri. In futuro, l’omologazionedi un veicolo ferroviario varrà automaticamente per tutti i 27 Stati membri dell’UE, purchéuno di essi non sollevi obiezione entro 3 mesi, spiegando perché il funzionamento delveicolo non sia possibile per motivi di sicurezza. Il suo esercizio non potrà essere ostacolatoda futili motivi come il colore di un estintore o le dimensioni dello specchietto laterale.L’onere della prova sarà quindi invertito. In passato, i fabbricanti dovevano eseguireun’ingente mole di minuzioso lavoro per dimostrare che non vi erano motivi dipreoccupazione; in futuro, per eventuali dubbi in materia di sicurezza si dovrà presentareun caso valido. Sarà poi compito dell’Agenzia ferroviaria europea – che potrà esercitaremaggiori competenze – decidere se tali timori sono giustificati.

Se il termine di tre mesi viene lasciato scadere senza obiezioni, l’omologazione varrà perl’intera rete ferroviaria dell’UE. In tal modo, sarà possibile produrre un maggior numerodi veicoli ferroviari, abbassandone nel contempo i relativi costi. Soprattutto le Ferroviefederali tedesche si sono strenuamente opposte alla riduzione delle loro competenze. Graziealla tenacia, dimostrata da tutti i gruppi di quest’Assemblea, si è potuto raggiungere uncompromesso accettabile e la relazione di Josu Ortuondo Larrea può essere approvata perconsenso e in prima lettura da parte di Commissione, Consiglio e Parlamento.

Erik Meijer, a nome del gruppo GUE/NGL. – (NL) Signor Presidente, nell’unirmi airallegramenti per l’unanime supporto a queste tre relazioni preparate dalla commissioneper i trasporti e il turismo, desidero concludere la discussione con due osservazioni critiche:l’Agenzia ferroviaria europea può sì svolgere l’utile compito di sviluppare ulteriormente eapplicare il nuovo Sistema di gestione del traffico ferroviario europeo, riducendone ladipendenza dai produttori. Tuttavia, la sua presenza è più necessaria in altri settori date lecrescenti dimensioni di attività, liberalizzazione e concorrenza sui binari. Questi sviluppinecessitano di una mole sempre più cospicua di burocrazia che ne assicuri l’adeguatocoordinamento.

Molto prima che fosse creata l’Unione europea, quel coordinamento aveva luogo in mododiverso. Esistevano validi accordi tra le compagnie ferroviarie nazionali che, per garantirei collegamenti sulle lunghe distanze, collaboravano tra loro e con la Compagnie Internationaledes Wagons Lits. Dubito che il nuovo modello costituisca un miglioramento.

D’ora in poi, qualsiasi veicolo ferroviario autorizzato in linea di principio da uno Statomembro sarà accettato automaticamente anche negli altri. Tale situazione non esiste ancora,nemmeno sulla piccola scala dei tram urbani; questo perché l’angolazione delle curve,l’ubicazione delle fermate e, a volte, la distanza tra due binari rendono impossibile l’utilizzodei tram su tutti i percorsi. Mi aspetto che anche le imprese ferroviarie si appelleranno difrequente a possibili eccezioni sulla base della sicurezza. Pertanto, vi sarà ben poco didiverso in pratica.

Michael Henry Nattrass, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, ladirettiva della Commissione relativa all’interoperabilità dichiara come proprio scopo quellodi “consentire ai cittadini dell’Unione… di usufruire pienamente dei vantaggi derivantidalla creazione di uno spazio privo di… frontiere”. Questa visione rappresenta un onereper il Regno Unito, perché molti cittadini dell’UE acquistano biglietti di sola andata.

Sono lieto che le ferrovie isolate, a scartamento ridotto e protette costituiscano un’eccezione.Ma cosa succederà alle tratte secondarie? Presumibilmente, tutto questo lavoro di burocrazia

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supplementare consentirà a lussemburghesi, lettoni e lituani di allinearsi e di gestire servizida Long Eaton a Letchworth.

So che il provvedimento riguarda soprattutto i treni merci, “non-stop da Lisbona a Liverpoolsenza cambi di locomotore né del personale viaggiante”, come citano le istruzioni. Almenoc’è qualche speranza! Cosa dirà il personale sulla direttiva concernente l’orario di lavoro?Inoltre, il convoglio sarà fermato e ispezionato a ovest di Folkestone per verificare l’eventualepresenza di immigrati clandestini. Gli attuali locomotori portoghesi uscirebbero dai binariprima di entrare nel tunnel della Manica, poiché lo scartamento delle rotaie francesi è tropporidotto.

Questo treno si fermerà. Il trionfo della cieca ideologia sul buon senso trasforma questoluogo in una “fabbrica di scartoffie”, che il Regno Unito è arrivato a disprezzare. Le augurobuona giornata, signor Presidente, ma la invito a occuparsi per prima cosa del concettodel tunnel.

Luca Romagnoli (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Vicepresidente,per realizzare reti ferroviarie interoperabili ed assicurare un alto livello in mobilità sostenibiledei cittadini e di interconnessione tra le regioni dell’Unione, sicuramente è da accoglierecon favore la semplificazione dell’attuale quadro normativo, perseguita con le relazioniCosta e Ortuondo Larrea. Ringrazio con l’occasione i colleghi per l’ottimo lavoro svolto,tanto più viste l’importanza strategica dell’interoperabilità del sistema, la necessitàinderogabile della sicurezza, così come l’istituzione dell’Agenzia ferroviaria europea conl’estensione delle sue competenze.

Indubbiamente, per i citati fini, è condivisibile anche migliorare la parte tecnica del quadronormativo e promuovere il riconoscimento del materiale rotabile. La nuova procedura sibaserà quindi sul principio del reciproco riconoscimento delle autorizzazioni già rilasciateda parte di uno Stato membro, per cui la necessaria certificazione complementare saràquasi un pro forma.

Tutto giusto dunque, ma è indispensabile che tutto il materiale rotabile sia in condizioniadeguate, non solo quello che passa da un paese all’altro, ma anche quello circolante sullereti locali. In Italia gli utenti del servizio ferroviario subiscono evidenti discriminazionipoiché il materiale rotabile più obsoleto e in condizioni spesso inadeguate, almeno rispettoa quanto è la norma in molti Stati dell’Unione, è utilizzato nella rete italiana locale.

Se la Commissione potesse entrare nel merito noterebbe l’enorme differenza di servizioofferto. Come da me evidenziato anche in altre occasioni, le ferrovie italiane offronocondizioni assolutamente inadeguate, soprattutto quanto al trasporto locale.

Anche per questo ritengo che occorra definire con maggior chiarezza le responsabilitàdell’impresa ferroviaria e dei detentori in materia di sicurezza, così come anche in terminidi rispetto degli standard sociali e del servizio da offrire agli utenti.

Luis de Grandes Pascual (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, signor Commissario Barrot,onorevoli colleghi, innanzi tutto intendo congratularmi con i relatori per il lavoro svoltonelle varie relazioni, che rappresentano un altro passo verso l’integrazione delle ferrovieeuropee.

Dobbiamo affrontare la sfida di sviluppare un sistema ferroviario europeo competitivo,redditizio, sostenibile e sicuro, in altre parole una vera alternativa ad altri mezzi di trasporto,che consenta il trasferimento modale.

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Tuttavia, il sistema ferroviario europeo soffre tuttora di molti problemi che non sono statiancora risolti. Possiamo viaggiare in treno da Madrid a Berlino ma, sfortunatamente, inun’Europa che pure ha una moneta unica e un mercato interno, questo viaggio sarebbeuna vera epopea, perché manca un sistema ferroviario integrato.

Le differenze di scartamento tra alcuni paesi, la mancanza di standardizzazione earmonizzazione tecnologica del materiale rotabile e dei sistemi di segnalazione, le disparitànella formazione e certificazione dei macchinisti e l’irrisolvibile differenza tra le tensionidi alimentazione dei binari rendono il trasporto ferroviario meno competitivo, ostacolandola vera ragione per cui sono state progettate le reti di trasporto transeuropeo, ossia creareun mercato dei trasporti veramente unico e accrescere la costruzione dell’Europa.

Onorevoli colleghi, permettetemi di menzionare molto brevemente a voi e al Commissarioil grave e ben noto problema che sta minacciando il collegamento tra la Penisola iberica ela rete ferroviaria europea, soprattutto nell’area del Mediterraneo. Non è soltanto unaquestione spagnola o francese, ma europea. Signor Commissario, se il lavoro su questalinea non sarà accelerato, a medio termine non saremo in grado di superare l’ostacoloorografico quasi insormontabile dei Pirenei.

A tale proposito, desidero chiedere alla Commissione europea e al Commissario di sollecitarei governi francese e spagnolo a risolvere questo problema, nell’ottica della creazione di unsistema ferroviario veramente europeo. So che al momento la Spagna sta attraversandoun periodo difficile, perché un ministro è contestato e il governo, uscito sconfitto dalleelezioni, deve terminare il suo mandato, ma presto ci sarà un nuovo esecutivo e, diconseguenza, una nuova speranza. Auspico fortemente che questo problema, che non èné spagnolo né francese ma europeo, possa essere superato con esito positivo.

Leopold Józef Rutowicz (UEN). – (PL) Signor Presidente, le condizioni in cui operal’economia mutano costantemente. Di conseguenza, occorrono cambiamenti costanti inmolti settori, e oggi ci occupiamo di quelli che riguardano il funzionamento delle ferrovie,e in particolare la loro sicurezza. Le disposizioni in materia devono quindi esseresistematicamente allineate con la situazione del momento.

Di recente si sono verificati molti cambianti, tra cui l’allargamento dell’area di Schengenper includere una serie di paesi, i cui sistemi ferroviari variano considerevolmente a livellodi condizioni tecniche. Inoltre, in molti paesi sono stati eliminati i monopoli e sono nateimprese che possiedono la rete, nonché società di trasporti regionali e internazionali. Tuttociò richiede definizioni e principi procedurali più rigorosi al fine di garantire la sicurezzasul territorio dell’Unione. La situazione sarà largamente risolta dagli emendamenti delledisposizioni nazionali che dovranno tenere conto di questi sviluppi.

Le proposte contenute nella relazione dell’onorevole Costa costituiscono un valore aggiunto.L’onorevole Costa suggerisce modifiche finalizzate alla semplificazione, come iltrasferimento dell’articolo 14 dell’allegato VII alla direttiva concernente l’interoperabilità.Ciò migliorerà notevolmente la leggibilità della direttiva. Definire una responsabilità piùchiara per la sicurezza è fondamentale. Desidero ringraziare l’onorevole Costa per tutto illavoro svolto nel preparare la relazione.

Jacky Hénin (GUE/NGL). – (FR) Signor Presidente, la questione apparentemente tecnicadell’interoperabilità del sistema ferroviario europeo e il ruolo dell’Agenzia ferroviariaeuropea in materia di sicurezza ci pongono al centro di una vera e propria scelta tra civiltà.

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Le alternative sono due: o l’UE attua un mercato ferroviario europeo basato sullacompetizione di “tutti contro tutti”, smembrando le imprese ferroviarie nazionali nellavaga speranza di mantenere livelli di sicurezza adeguati – perché questo è il senso delleproposte della Commissione – oppure prendiamo provvedimenti per la cooperazione trale imprese ferroviarie di tutti gli Stati membri, allo scopo di attuare una rete in tutta l’UEper il trasporto di passeggeri e merci ad alta velocità e in piena sicurezza. Quest’ultimoobiettivo potrebbe essere raggiunto sviluppando l’alleanza Railteam, che riunisce i principalioperatori europei dell’alta velocità.

Dovremmo notare che la storia delle ferrovie europee ha già deciso per uno dei due sistemi.Dieci anni fa, la Gran Bretagna ha attuato sulla propria rete ferroviaria le scelte che ora laCommissione sta proponendo. Risultato: un generale deterioramento del servizio e dellasicurezza, che ha portato a incidenti mortali. Sempre dieci anni fa, nonostante l’opposizionedella Commissione, dalla cooperazione tra SNCF e SNCB è nata la società Thalys. Risultato:un servizio efficiente, sicuro e di qualità in risposta alle esigenze dei passeggeri.

Sulla base di questa esperienza storica, intendo chiedere alla Commissione di abbandonarela scelta della concorrenza tra compagnie ferroviarie e di optare a favore della cooperazione.

Reinhard Rack (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, signor Vicepresidente, onorevolicolleghi, l’Europa ha molto da offrire per aiutare tutti noi a migliorare il tenore di vita el’economia. Purtroppo, quasi tutte queste buone intenzioni hanno nomi difficili dapronunciare.

Ciò vale in modo particolare per una delle priorità del pacchetto ferroviario in esame.“Interoperabilità” è la parola magica che descrive la nostra intenzione e il nostro obiettivo,se desideriamo disporre di un efficiente sistema ferroviario in Europa. I locomotori e ilmateriale rotabile devono essere adeguati gli uni agli altri; a tal fine, tuttavia, sono necessariprocessi di omologazione intercollegati.

La Commissione ha presentato una proposta in materia, che abbiamo ulteriormenteelaborato in Parlamento con il consenso di tutti i raggruppamenti politici. Ci auguriamoche, assieme alle Specifiche tecniche di interoperabilità (STI), il risultato ci consenta dimigliorare il coordinamento dei sistemi ferroviari in un’Europa unica. Il nostro sistema sibasa sul concetto e sul principio del reciproco riconoscimento e dell’armonizzazionetecnica, fissa scadenze e criteri chiari per le omologazioni ed impone – cosa moltoimportante – nel caso in cui un richiesta di autorizzazione fosse respinta, che sia l’autoritànazionale competente a dimostrare l’effettivo rischio per la sicurezza, e non viceversa.

Noi vogliamo e auspichiamo che le molte funzioni trasferite all’Agenzia ferroviaria europeain questo contesto siano da essa eseguite nel modo più rapido e appropriato possibile.Posso solo sperare che quanto ha ricordato il collega Georg Jarzembowski sia davverorealizzato, ossia che, durante e al termine della procedura, avremo meno burocrazianell’Europa unica di quanta non ne esista attualmente. Confidiamo che le nostre propostepotranno conquistare un largo consenso per la votazione in quest’Aula, affinché il risultatotangibile sia realmente quello di una maggiore interoperabilità.

Jacques Barrot, Membro della Commissione. − (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi,desidero congratularmi con i relatori, gli onorevoli Ortuondo Larrea e Costa, per losplendido lavoro svolto su una questione piuttosto tecnica in un periodo di tempo moltolimitato.

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Per quanto riguarda la proposta di rifondere le direttive concernenti l’interoperabilitàferroviaria, vedo che un accordo in prima lettura è a portata di mano. Questo è il risultatodi diverse sessioni di lavoro e desidero congratularmi in particolare conl’onorevole Ortuondo Larrea per il suo personale impegno a seguire la proposta. E’ statoimportante definire una procedura precisa e dettagliata per certificare i locomotori e glialtri veicoli ferroviari di fronte a possibili provvedimenti delle autorità nazionali prepostealla sicurezza e, nel contempo, imporre un tetto sul limite di tempo massimo concesso perla procedura di certificazione, come ha spiegato l’onorevole Jarzembowski.

Il risultato dei negoziati, a cui la Commissione ha reso un contributo tecnico, è unemendamento che rimodella completamente il testo della direttiva e che incontra il pienoconsenso della Commissione. Così, signor Presidente, se questo accordo sarà confermato,invieremo un forte segnale politico all’industria e alle autorità nazionali competenti inmateria di sicurezza.

Ora tocca a queste ultime impegnarsi per ridurre i tempi e i costi delle procedure diomologazione dei veicoli ferroviari. Adotteremo questa legislazione in tempi record,dimostrando che le leggi europee possono anche viaggiare alla stessa velocità del TGV.

Desidero rispondere al Presidente Costa in merito alle autorità nazionali preposte allasicurezza. Sono state istituite a seguito della direttiva relativa alla sicurezza ferroviaria del2004. Per quasi tutti gli Stati membri, ciò significava costruire un nuovo ente dal nulla,con tutte le conseguenti difficoltà legate al bilancio e all’assunzione di personale. Sarebbeun compito piuttosto difficile, signor Presidente, privare queste autorità di una funzioneche è stata appena assegnata, e tale provvedimento susciterebbe dubbi sulla credibilità dellanostra politica ferroviaria. Sono comunque d’accordo con lei. A lungo termine, possiamoimmaginare che un giorno questo strumento sarà europeizzato in misura maggiore.Desideravo risponderle su questo punto.

Ora vengo alla questione della sicurezza, che lei ha trattato in qualità di relatore. Come leiauspicava, una parte di queste direttive è stata trasferita alla nuova direttivasull’interoperabilità. Fatta eccezione per la conformità alla nuova decisione di comitatologia,a cui si giunge con l’introduzione della procedura di regolamentazione con controllo, ilsolo elemento importante che resta della proposta è la questione della manutenzione deiveicoli ferroviari e del ruolo dei rispettivi detentori.

Più di metà degli emendamenti presentati sono accettabili per la Commissione in linea diprincipio, o in parte. Tuttavia, devo citare la situazione dell’emendamento n. 21. Su questoargomento piuttosto tecnico, qualsiasi emendamento previsto deve essere conforme allalegislazione vigente, soprattutto alla direttiva concernente la sicurezza, ma anche alleSpecifiche tecniche di interoperabilità per i vagoni in forza dal 31 gennaio 2007, nonchéalla decisione sul registro nazionale dei veicoli entrata in vigore il 9 novembre 2007.

Per quanto possibile, questi emendamenti devono essere in linea con le varie situazioniche si possono concretamente incontrare. Essi devono porsi in stretta relazione con lepratiche vigenti in altre modalità di trasporto. Non devono racchiudere in una legislazioneun modello contrattuale commerciale, che potrebbe evolversi parallelamente alla riformadel sistema ferroviario. Ecco perché l’emendamento 21 non incontra l’approvazione dellaCommissione. Lo stesso discorso vale, signor Presidente, nel caso degli emendamenti dan. 3 a n. 7, nn. 10, 14, 17 e 22, in buona sostanza per ragioni puramente tecniche ogiuridiche.

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Desidero concludere con alcune osservazioni sulla modifica proposta al regolamento cheistituisce un’Agenzia ferroviaria europea. Poiché le nuove funzioni assegnate a quest’ultimadipendono fondamentalmente dalle direttive relative all’interoperabilità, alla sicurezza ealla certificazione dei macchinisti, il testo non dovrebbe più porre problemi significativi.

In relazione all’emendamento n. 4, in cui lei auspica che l’Agenzia funga da ente certificatoreper le autorità nazionali, sono lieto che un compromesso responsabile sia stato raggiuntoin riferimento alla relazione dell’onorevole Ortuondo Larrea. A lungo termine, l’Agenziapotrebbe assumersi tale mansione, ma al momento attuale gli esperti concordano chequesto tipo di riorganizzazione sia prematuro. Si devono esaminare i modelli potenzialiper la cooperazione tra l’Agenzia ferroviaria europea e le autorità nazionali preposte allasicurezza. La Commissione si è impegnata a valutare l’impatto di tutte queste opzioni perconsentire di prendere la decisione migliore entro il 2015.

Gli altri emendamenti sono accettabili nella forma attuale, in parte o in linea di principio,a eccezione di tre. In primo luogo, l’emendamento 5 conferisce all’Agenzia un ruolo dimediazione in problemi correlati al rilascio dei certificati di sicurezza. Non siamo d’accordoper le ragioni già citate. In secondo luogo, non accogliamo l’emendamento n. 6 per ragionidi coerenza con l’articolo corrispondente nella direttiva relativa alla sicurezza ferroviaria.Infine, non accogliamo l’emendamento n. 8 perché introdurrebbe l’Agenzia comeconsulente di progetti commerciali, mentre il suo compito è quello di un ente comunitario.

Ho ascoltato attentamente tutti gli interventi di oggi. Ritengo che il Parlamento europeoabbia valutato in modo fondamentalmente corretto il valore di queste disposizioni formulateper europeizzare sul serio le nostre ferrovie. Non intendo rispondere a tutte le domandeposte. Desidero semplicemente dichiarare che alle reti transeuropee abbiamo destinatol’85% dei fondi per i progetti ferroviari. Vorrei comunicare all’onorevole de Grandes Pascualche non abbiamo trascurato i tracciati di montagna, in particolare i Pirenei.

A prescindere dall’approccio che si adotterà per il sistema ferroviario, dobbiamo comunqueammettere che, se vogliamo il ritorno in auge dei treni in Europa, dobbiamo compiere unosforzo vero per europeizzare il sistema attraverso l’interoperabilità tecnica e le normativedi sicurezza armonizzate.

Signor Presidente, il 2007 sarà un anno chiave per il trasporto ferroviario. Il 1° gennaio iltrasporto di merci nazionale e internazionale è stato aperto alla concorrenza. Vediamoche il processo di rivitalizzazione del settore sta iniziando a dare frutti. La quota di mercatodelle ferrovie, dopo un declino che dal 1970 ha interessato quasi tutti gli Stati membri, orasi è stabilizzata e di fatto sta crescendo.

Le proposte legislative in discussione qui oggi consentiranno alle compagnie ferroviariedi competere con il trasporto su gomma. Pertanto sono estremamente lieto dell’accordosulla direttiva relativa all’interoperabilità, e la Commissione farà tutto il possibile pergiungere rapidamente al consenso anche sugli altri due aspetti di questi provvedimenti.

Signor Presidente, mi consenta di esprimere la mia più sincera gratitudine a tutti colleghiche si sono impegnati a lungo su una questione così tecnica, senza mai perdere laconcentrazione. Ritengo che, da allora, ciò ci abbia aiutato a compiere un progresso moltopiù rapido; se fossimo stati costretti a contemplare una seconda lettura, avremmo persoun anno prezioso. A mio giudizio, il 2007 sarà positivo sia per il trasporto ferroviario cheper la lotta contro il riscaldamento globale, a cui sappiamo che questa modalità di trasportopuò apportare un contributo particolarmente utile.

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Presidente. − La discussione è chiusa.

Poiché due treni non possono arrivare contemporaneamente sullo stesso binario, voteremosulla relazione Costa domani e sulla relazione Ortuondo Larrea martedì 11 dicembre aStrasburgo.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

Marian-Jean Marinescu (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Accogliamo favorevolmente laproposta della Commissione di migliorare la legislazione nell’ambito dell’interoperabilità,considerando che è necessario migliorare il sistema di trasporto ferroviario nell’Unioneeuropea.

Le procedure nazionali per l’omologazione dei locomotori e del materiale rotabile, nonchéquelle per la certificazione dei macchinisti sono molto diverse tra loro, e proprio questadiversità impedisce di fatto la libera circolazione dei treni sul territorio dell’Unione.

E’ estremamente importante che le disposizioni sull’interoperabilità siano estese all’interarete ferroviaria comunitaria. Le RTE sono già state progettate in base al principio diinteroperabilità e, pertanto, gli investimenti dovrebbero concentrarsi sulle ferrovieconvenzionali e su tutte le categorie di materiale rotabile, perché in futuro possanoraggiungere gli standard comuni europei.

L’interoperabilità è un requisito, ma in alcune regioni del territorio europeo non si possonocostruire ferrovie compatibili con i treni ad alta velocità: si tratta di zone montane, regioniisolate in generale, tracciati che attraversano gallerie e viadotti.

Ritengo che il legislatore dovrebbe emanare disposizioni specifiche perché, da un lato, nonpossiamo privare queste regioni dei benefici del trasporto ferroviario e, d’altro canto, nonpossiamo ignorare le condizioni necessarie alla sicurezza dei passeggeri, dei treni e delleinfrastrutture stesse.

Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. – (RO) Le norme nazionali imposte dagli statimembri in materia di sicurezza ferroviaria sono essenziali per la conformità ai requisiti disicurezza e l’interoperabilità dei sistemi ferroviari.

Allo scopo di mettere in servizio qualsiasi tipo di materiale rotabile, si dovrà nominare unente giuridico responsabile della manutenzione. Ritengo che le specifiche tecnichedovrebbero indicare i parametri di base e le caratteristiche tecniche richieste per lamanutenzione dei componenti, dei sottogruppi o dei gruppi incorporati o progettati perl’inserimento in un sottosistema ferroviario.

Sul 66 per cento delle ferrovie rumene sono imposti limiti di velocità dovuti alle condizionidelle infrastrutture, e il 77 per cento del materiale rotabile è usurato. La Romania deveinvestire nello sviluppo del trasporto ferroviario. Considero estremamente importante cheRomania e Bulgaria siano rapidamente collegate al sistema di trasporto ferroviario ad altavelocità.

La sicurezza del trasporto ferroviario è essenziale. La prima serie di progetti relativi agliobiettivi comuni di sicurezza ferroviaria, che punta a migliorare le prestazioni in questoambito all’interno degli Stati membri, sarà approvata dalla Commissione entro il 30 aprile2009 e la seconda serie entro il 30 aprile 2011. Chiedo alla Commissione europea disostenere i nuovi Stati membri nell’accesso agli strumenti comunitari disponibili persviluppare le infrastrutture dei trasporti.

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19. Coordinamento di determinate disposizioni degli Stati membri concernenti leattività televisive (discussione)

Presidente. − L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura dellacommissione per la cultura e l’istruzione sul coordinamento di determinate disposizionidegli Stati membri concernenti le attività televisive [10076/6/2007 – C6-0352/2007 –2005/0260(COD)] (Relatrice: Ruth Hieronymi) (A6-0442/2007).

Ruth Hieronymi, relatrice. − (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevolicolleghi, oggi discutiamo una posizione comune prenegoziata del Parlamento e del Consigliosulla revisione della direttiva concernente l’esercizio delle attività televisive. Possiamoconsiderarla come un grosso successo per il Parlamento, il Consiglio e la Commissione,pertanto vorrei anzitutto ringraziare di cuore i colleghi di tutti i gruppi politici e di tutte lecommissioni interessate, specialmente i relatori ombra della commissione per la culturae l’istruzione, Henri Weber, Ignasi Guardans Cambó e Helga Trüpel. Hanno lavorato moltoperché oggi potessimo annunciare il successo di un risultato congiunto.

Il mio ringraziamento va anche a Viviane Reding – eletta Commissario dell’anno 2007,congratulazioni! – che, con grande decisione e altrettanto spirito di collaborazione, hapresentato la proposta di revisione della direttiva e vi ha lavorato assieme a noi.

Ringrazio anche il Consiglio, e più precisamente la Presidenza tedesca, sotto la cui guidaè stato possibile arrivare a questa posizione comune, e la Presidenza portoghese attualmentein carica, che l’ha difesa con grande energia, consentendoci di discuterla qui oggi e di votarladomani.

Poiché la “televisione senza frontiere” è fondamentale per la libertà d’informazione e ilpluralismo dei media in Europa, siamo lieti che la direttiva sulla televisione sia stataaggiornata nei tempi giusti. In base al principio del paese di origine, sono stati conseguitiobiettivi comuni per la televisione tradizionale e per forme nuove, indipendentementedalla piattaforma. Per la televisione tradizionale ciò significa, anzitutto, il diritto a utilizzarebrevi estratti dell’attualità in tutta Europa, tutele per un miglior accesso dei disabili, miglioricontrolli della pubblicità destinata ai bambini e supervisione nazionale indipendente suimedia.

Abbiamo altresì migliorato le basi finanziarie delle attività televisive commerciali, nonaumentando la pubblicità – tuttora limitata a un massimo di 12 minuti per ora – bensìintroducendo regole più flessibili. Abbiamo compiuto il difficile passo di consentirel’inserimento dei prodotti affinché le televisioni private, in concorrenza con Google e altrioperatori, siano in grado di offrire programmi realmente gratuiti in futuro. E’ stato ilParlamento europeo che, su questo fronte, ha lottato per ottenere adeguate direttive ditrasparenza.

Per la moderna TV via Internet il principio da applicare, dopo la decisione di domani e lasuccessiva attuazione nazionale, è che la televisione dovrà rimanere un prodotto economicoe culturale indipendentemente dalla tecnologia impiegata. Questo è il modello europeotutelato dal presente documento, che sarà denominato “direttiva relativa ai servizi di mediaaudiovisivi”. Anche la TV via Internet e la TV mobile avranno un futuro in Europa, non solocome prodotti economici, ma anche come garanti fondamentali della libertà d’informazionee del pluralismo dei media.

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Per questo è così importante che la modernizzazione della direttiva sia stata iniziata pertempo. “Per tempo” significa che i prossimi negoziati sul pacchetto delle telecomunicazioni,appena iniziati, come pure le discussioni sui contenuti on line, avranno luogo sulla base diun quadro giuridico chiaro per i servizi di media audiovisivi nuovi e tradizionali.

Pertanto, in vista della votazione di domani, chiedo il vostro sostegno per garantire un’ampiamaggioranza favorevole al progresso della politica europea dei media!

Viviane Reding, Membro della Commissione. − (FR) Signor Presidente, per una madre èsempre una grande soddisfazione vedere il figlio a cui ha dato la luce crescere e diventareun adolescente vivace e intelligente. Ecco come mi sento questa sera: se penso alla direttivarelativa ai servizi dei nostri media audiovisivi “senza frontiere”, provo una sensazione disoddisfazione e orgoglio che desidero condividere con la madrina di questo bambino,l’eccellente Ruth Hieronymi che ha svolto il compito di relatrice.

Esistono molti modi per mettere alla prova l’intelligenza di un bambino.L’onorevole Hieronymi li ha elencati: una gamma adattata ai mezzi audiovisivi futuri,perché ampliata ai media su richiesta come il VOD (video on demand), la riaffermazione delprincipio del paese di stabilimento, e quindi il consolidamento della libertà di movimentodei programmi, l’aggiunta di una procedura di dialogo e cooperazione intelligente perprevenire o comporre qualsiasi conflitto potenziale, l’equilibrio tra il rispetto deiconsumatori e più libertà per le nostre imprese; il miglioramento del diritto all’informazionecon nuove regole per l’accesso a brevi estratti di eventi chiave. A mio giudizio tutte questenuove caratteristiche, e altre ancora, dimostrano il raggiungimento di un equilibriointelligente tra il rinnovamento e il rispetto dei valori.

Quali ulteriori testimonianze della vitalità del bambino, desidero citare la promozionedella diversità culturale in ambito digitale, il riconoscimento di nuove tecniche pubblicitarie,un quadro giuridico finalmente definito per l’inserimento dei prodotti, l’attenzione dedicataall’accesso ai media audiovisivi da parte dei nostri concittadini con disabilità visive o uditive,e la fiducia che le disposizioni applicative della direttiva secondo il principioautoregolamentazione o coregolamentazione ripongono nel settore.

Il Parlamento ha svolto un ruolo fondamentale nell’allevare il bambino dall’infanzia finoall’adolescenza, e per questo desidero esprimergli la mia riconoscenza. Questo è un altroesempio di splendida cooperazione tra le tre Istituzioni, che hanno completato con successola legislazione destinata a formare il fondamento per l’industria e la cultura di domani.

Ora è giunto il momento che il bambino esca dal nido e apra le sue ali di adulto. Nel nostrocaso, ciò significa che la direttiva comunitaria dovrà essere recepita dagli Stati membri. Purrispettando la politica dell’UE, mi auguro che questa fase non provochi l’obesità del bambino.Sarebbe un esito ancora più paradossale, se si pensa che la nuova direttiva chiedeespressamente agli operatori del settore di redigere codici di condotta per controllare lapubblicità che favorisce l’obesità infantile. Pertanto auspico che, per quanto possibile, gliStati membri si astengano dall’aggiungere obblighi nazionali a scapito delle rispettiveindustrie di audiovisivi.

Sono assolutamente certa che il testo da sottoporre alla vostra approvazione di domanifornirà un’autentica sicurezza giuridica all’industria, e promuoverà anche i nostri valori disocietà e cultura. Con questo quadro giuridico, l’UE si pone all’avanguardia rispetto allalegislazione degli altri continenti. Penso che possiamo esserne orgogliosi. Stiamo inoltresostenendo la creatività delle nostre industrie. Stiamo prestando un contributo per garantire

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ai nostri film il programma di finanziamento migliore in assoluto e, agli europei, l’accessoa programmi di qualità su reti televisive gratuite: questa sera, con voi e grazie a voi, hoquindi la sensazione che la nostra missione si sia compiuta.

Gunnar Hökmark, a nome del gruppo PPE-DE. – (SV) Signor Presidente, per prima cosami permetta di congratularmi e di ringraziare il relatore per il lavoro svolto sull’argomento,nonché il Commissario. Si tratta di una questione che suscita molte opinioni diverse edecisamente forti, tuttavia abbiamo formulato una proposta che stiamo discutendo questasera, e che indica la strada da seguire per la televisione europea.

Ritengo importante sottolineare alcuni aspetti, tra cui il principio di legislazione del paesed’origine, che costituisce una base migliore e più solida per la diversità, ma anche per latelevisione europea comune e – cosa importante – condizioni migliori per un’industriacinematografica europea, poiché si tratta di un ambito strettamente correlato. Inoltre offrepiù spazio per l’esistenza di media gratuiti a livello transeuropeo.

E’ ovvio che alcuni aspetti avrebbero potuto essere ulteriormente migliorati. Io stessopensavo che sarebbe stato opportuno dimostrare una maggiore apertura sulla questionedegli orari della pubblicità, ma se non altro è stata accresciuta la flessibilità in proposito.Penso che la proposta, ora ritornata in quest’Aula, sull’inserimento dei prodotti costituiscaun miglioramento. Abbiamo quindi motivo di essere soddisfatti per i progressi compiuti.

Consentitemi di rilevare un aspetto per il futuro, poiché questa legislazione è ampiamentebasata sulla differenza tra i cosiddetti servizi dei media lineari e non-lineari. Penso che questadifferenza perderà progressivamente importanza. E’ già evidente adesso che non è cosìgrande né rilevante. Sono convinto che sarà importante seguire gli sviluppi di questocampo, in modo da evitare una situazione in cui i media televisivi tradizionali risultanosvantaggiati in Europa rispetto a quelli che trasmettono in modo non-lineare, tramiteInternet o altri mezzi perché, a lungo termine, ciò può danneggiare le nostre opportunitàin un contesto globale. Ancora una volta desidero ringraziare il relatore e ribadire cheabbiamo compiuto un passo in avanti.

Catherine Trautmann, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, signoraCommissario, onorevoli colleghi, desidero iniziare il mio intervento citando il collegaHenri Weber. Il testo è un compromesso accettabile per il gruppo socialista e, durante inegoziati, siamo riusciti ad aggiungere alcune preziose disposizioni per conservare ilmodello audiovisivo europeo. Desidero ringraziare l’onorevole Hieronymi, autrice dellarelazione, per la determinazione, la pazienza e anche per lo spirito di conciliazioneparticolarmente aperto e positivo.

Questa revisione si è resa necessaria anche per alcune questioni legate alla rivoluzionedigitale nel contesto di un’economia basata sulla conoscenza. Le normative sono stateestese ai nuovi servizi audiovisivi in modo appropriato. I minori sono tutelati control’incitamento a qualsiasi forma di discriminazione, così come lo sono i cittadini dell’UE.Questi nuovi servizi contribuiranno al finanziamento di film e della componente audiovisivaeuropea. Una percentuale degli incassi confluirà in conti di sostegno e sarà garantital’esposizione di produzioni europee su cataloghi on line. Il pluralismo dei media è oradiventato un requisito ufficiale. Il ruolo delle autorità normative è stato accresciuto, el’adozione delle disposizioni in materia di accessibilità generale è raccomandata agli Statimembri con la massima enfasi.

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Per quanto riguarda la pubblicità, il gruppo socialista voleva mantenere le regole delladirettiva attuale. Con una limitazione del 20 per cento all’ora, l’intervallo tra due pausepubblicitarie è ridotto a 30 minuti, mentre noi volevamo mantenere i 45 minuti dei canalieuropei. Siamo comunque soddisfatti che la pubblicità sia vietata durante i documentari,le trasmissioni informative e i programmi per bambini. Gli Stati membri potranno, tuttavia,scegliere se consentire questa forma di interruzione commerciale durante film, fictiontelevisive o trasmissioni sportive. In questo caso, vi sono severe disposizioni che disciplinanol’inserimento dei prodotti allo scopo di prevenire abusi o determinati effetti negativi.

Si è pertanto raggiunto un equilibrio tra la libertà di espressione, la circolazione delleinformazioni, l’accesso pubblico ai nuovi servizi come il VOD (video on demand) e i contenutidi valore culturale ed economico. L’importanza attribuita alla qualità consentirà allaproduzione europea di rafforzare la propria posizione. Questo è uno degli effetti principalidella direttiva.

Ignasi Guardans Cambó, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, ritengo cheun viaggio molto lungo sia arrivato al termine. Ci ha richiesto molto tempo e l’impegnodi tanti di noi, deputati ed esperti, persino di persone che hanno seguito da vicino questadiscussione al di fuori dell’Aula, perché per loro rivestiva grande importanza. Dovremmosentirci tutti molto soddisfatti di noi stessi perché domani, a meno che non si verifichiqualche sorpresa, il testo risultante da tutti questi negoziati e discussioni sarà accoltoall’unanimità, forse persino senza votazione, fornendo così la prova concreta che puòessere approvato quasi per acclamazione.

E’ quindi giunto il momento di congratularsi con l’onorevole Hieronymi e gli altri relatoriombra, ma soprattutto con la signora e, devo dire, anche con il Commissario, che giudicala missione compiuta. Ha ragione. Oggi può provare a buon diritto che la sua sensazioneè giusta.

Ciò significa che adotteremo un quadro giuridico con norme molto chiare, che accresceràla sicurezza degli investimenti nei mezzi audiovisivi. Le normative potranno essere esteseai nuovi media digitali e ai mezzi altrettanto innovativi che vi sono associati, con tutte lecaratteristiche essenziali richieste per la tutela dei consumatori e dei minori, senzasovrapporsi o semplicemente amplificare le disposizioni esistenti, perché gli strumentisono nuovi e le risposte a livello giuridico devono esserlo altrettanto.

Certamente le nuove regole rendono più flessibile la pubblicità. Ne siamo consapevoli. Leabbiamo dibattute e alla fine abbiamo fornito il nostro sostegno. Il mio gruppo è statoquello che di gran lunga ha lavorato più duramente per garantire che il testo soddisfacessele aspettative, senza snaturare il modello audiovisivo europeo. A dire il vero non ci siamospinti tanto lontano, ma sappiamo – e dovremmo dirlo ad alta voce, perché abbiamoconsapevolmente sostenuto l’inserimento dei prodotti – che se vogliamo una televisionegratuita per gli spettatori, nonostante non lo sia mai se non per gli spettatori stessi, e senon vogliamo che sia pagata soltanto dalle imposte e dai finanziamenti pubblici, devonoesserci i mezzi per sostenerla nell’ambito di un quadro di concorrenza. Questo, allora, è ilcontesto in cui abbiamo autorizzato l’inserimento dei prodotti. Lo abbiamo reso trasparente,stabilendo con estrema chiarezza come e quando attuarlo.

Ora è giunto il momento di dare disposizioni per l’attuazione. A questo proposito, vorreichiedere alla Commissione di assumersi ancora una volta le proprie responsabilità. E’ veroche il bambino è uscito dal nido, ma non del tutto. L’attuazione deve essere monitoratamolto da vicino e in particolare, signora Commissario, bisogna fare qualcosa per un aspetto

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che mi preoccupa molto. Alcuni Stati membri hanno secondo me l’impressione che nonesista regolamentazione per il periodo che intercorre da oggi al momento dell’effettivaattuazione. Potremmo parlare di un vuoto legislativo. Tuttavia ciò non è vero. La direttivavigente “Televisione senza frontiere” ha definito regole per la pubblicità, stabilendo ciò chesi poteva e ciò che non si poteva fare. Vi è la percezione generale che fino alla nuovaregolamentazione, fino al recepimento della nuova direttiva da parte degli Stati membri,le norme già esistenti non potranno essere applicate. E’ responsabilità vostra e dellaCommissione mettere in chiaro che questa percezione non è corretta, e che la situazionenon dovrebbe essere considerata in questo modo.

Zdzisław Zbigniew Podkański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, gliemendamenti della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alcoordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrativedegli Stati membri concernenti l’esercizio delle attività televisive, puntano a garantire che,all’interno degli Stati membri, i destinatari dei servizi dei media audiovisivi possanopienamente beneficiare dei vantaggi del mercato interno, attuando i principi diregolamentazione sulla base del paese di originale.

L’emendamento della direttiva porterà le disposizioni dell’Unione europea al livello deipiù recenti progressi tecnologici. La proposta della Commissione europea distingue traservizi lineari, e più precisamente la forma di trasmissione tradizionale, Internet o televisionemobile che fornisce costantemente materiali allo spettatore secondo il palinsesto in corso,e servizi non-lineari simili ai programmi televisivi scaricati su richiesta dalla rete.

Mantenere la direttiva “Televisione senza frontiere” nella sua forma attuale aggraverebbele differenze ingiustificate che emergono nel trattamento normativo dei metodi didistribuzione di contenuti mediatici simili o identici. Le attuali disposizioni concernentila televisione dovrebbero rimanere in vigore per i servizi lineari. Per quelli non-lineari,tuttavia, si dovrebbero stabilire disposizioni essenziali minime che potrebbero, per esempio,riguardare la protezione dei minori, il divieto dell’incitamento all’odio razziale e dellapubblicità occulta. Tutto ciò è previsto nelle modifiche proposte. L’Unione per l’Europadelle nazioni voterà pertanto a favore di questa proposta.

Helga Trüpel, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, nel riprendere lediscussioni sulla nuova versione della direttiva concernente l’esercizio delle attività televisive,che d’ora in poi sarà nota con il titolo “Servizi di media audiovisivi”, abbiamo condotto undibattito politico sulla diversità culturale e sul mantenimento della qualità nelle trasmissionitelevisive. La decisione conclusiva del Parlamento darà realmente inizio al processolegislativo. Il nostro sguardo, perciò, è già rivolto al futuro.

Invito gli Stati membri ad avvalersi del principio di sussidiarietà previsto dalla direttiva ea valorizzare pienamente la possibilità di una maggiore pluralità culturale e mediatica. Miriferisco, in particolare, a maggiori diritti per i produttori indipendenti, al contributo chei servizi non lineari, proposti per esempio dai fornitori di video on demand, possono fornirealle produzioni europee, nonché alla limitazione dell’ambito di inserimento dei prodotti.Soprattutto la televisione pubblica dovrebbe rinunciare a quest’ultimo aspetto in Europa.

Lavorando alla nuova versione della direttiva, abbiamo condotto una battaglia su questionidi principio fondamentali, concentrandoci sul grado di apertura del mercato che vogliamorealmente, e sui punti che intendiamo regolamentare nello specifico. I Verdi ritengono cheil dibattito si sia risolto a favore di una liberalizzazione più orientata al mercato, soprattuttoper quanto riguarda la pubblicità. Il nostro gruppo, pertanto, non sosterrà la nuova versione

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della direttiva nella votazione di domani. Le numerose opzioni che consentono di introdurreancora più pubblicità – nei programmi sportivi, nelle serie o nei film per la televisione –porteranno ad una perdita di qualità dei media europei. In futuro, pertanto, l’attività ditrasmissione pubblica assumerà un compito ancora più importante, e dovrà essere postadai legislatori nazionali in condizione di esercitare appieno la propria funzione educativae informativa, anche attraverso nuovi mezzi come la TV mobile o via Internet. Pertanto,anche quando ci occupiamo della nuova versione della direttiva “Telecomunicazioni”,dobbiamo costituire un quadro appropriato a livello europeo se, un domani, le trasmissionisaranno ricevute in misura maggiore dai telefoni cellulari o da Internet.

Doris Pack (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, il compromesso che Ruth Hieronymiha elaborato – naturalmente con l’aiuto dei suoi colleghi – incontra la mia sinceraapprovazione. Vorrei davvero ringraziarla di cuore; si trattava di un compito molto difficileche lei ha svolto egregiamente. Ritengo che il compromesso tocchi quasi tutti gli aspettiche volevamo trattare in prima lettura.

Sappiamo che il rapido sviluppo della tecnologia ha ormai reso la vecchia direttiva obsoleta.Io stessa avevo collaborato alla precedente versione. Al momento attuale sono emersealcune novità: nuove possibilità di trasmissione, nuovi servizi “on demand” si sono affiancatialla TV tradizionale, quindi abbiamo bisogno di questa direttiva. Per me, inoltre, eraimportante sostenere in tale contesto il principio del paese di origine e mantenere i breviestratti dell’attualità. La regolamentazione della pubblicità è stata resa più flessibile, maritengo giusto che non siano stati superati i 12 minuti all’ora. Le opere cinematografichee i notiziari continueranno a non essere interrotti.

Un punto critico era, come lei sa, signora Commissario, l’inserimento dei prodotti. Amalincuore, molti di noi hanno votato il compromesso attuale. Ma è un bene che ci siainnanzitutto un divieto, seguito dalle eccezioni che sono già state menzionate in questasede. A mio giudizio, non avremo situazioni analoghe a quelle americane, se sarannoapplicate in modo corretto. La riduzione della pubblicità durante i programmi per i bambiniè ugualmente ben accetta. Tale compromesso consente al settore audiovisivo di affrontarei grandi cambiamenti in atto, adattarsi alle condizioni delle tecnologie e del mercato eaiutare il settore audiovisivo ad accrescere la propria competitività futura. Esso rappresenta,al momento, il miglior punto d’equilibrio tra il pluralismo dei media e la pluralità culturale,e offre la possibilità di sviluppare un’industria audiovisiva europea più competitiva.

Ancora una volta grazie di cuore, signora Commissario, ma soprattutto grazie alla nostracollega Ruth Hieronymi.

Viviane Reding, Membro della Commissione. − (FR) Signor Presidente, posso soltantoconcordare su ciò che è stato appena detto: infatti, grazie all’assistenza delle istituzioni eall’impegno del relatore e dei suoi colleghi, abbiamo formulato una direttiva destinata adaccompagnare la nostra industria audiovisiva verso il futuro, nel debito rispetto dei nostrivalori e delle nostre culture. Si tratta di un notevole passo in avanti per questo settore, eposso soltanto rallegrarmene assieme a tutti gli oratori che lo hanno confermato.

E’ stata posta una domanda: cosa succederà nel periodo che intercorre da oggi e al momentoin cui sarà effettivamente attuata la nuova direttiva? Sono in grado di rassicurare il collegada questo punto di vista. Continueremo ad applicare le regole della direttiva “Televisionesenza frontiere”. Infatti, ho appena iniziato una procedura di infrazione ai danni dellaSpagna, che ha superato il tetto massimo consentito per la pubblicità. Lo stesso

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provvedimento sarà applicato a tutti gli Stati membri che non rispettano le regole: finchénon ne disporremo di nuove, le vecchie disposizioni faranno ancora testo.

Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 29 novembre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

Claire Gibault (ALDE), per iscritto. – (FR) Desidero congratularmi con gli onorevoliHieronymi e Guardans per lo splendido dialogo tenuto con i deputati e per la qualità dellerelazioni stilate assieme al Consiglio, che hanno consentito di sottoporre il presentedocumento estremamente consensuale alla seconda lettura.

Il Consiglio ha accettato un gran numero di richieste del Parlamento e tutte quelle del miogruppo politico. Mi fa piacere che il testo includa due aspetti che mi stanno particolarmentea cuore: il principio del paese d’origine e la protezione dei bambini contro i messaggipubblicitari.

Il Parlamento si è dimostrato capace di condurre negoziati con il Consiglio, che hannoportato alla formulazione di un testo più elaborato rispetto alle versioni precedenti. Nonè stato un compito facile, ma abbiamo raggiunto il nostro scopo. Ora spero che ilrecepimento nelle leggi nazionali sarà facilitato dalla buona volontà dei nostri governi.

Gyula Hegyi (PSE), per iscritto. – (HU) Il nuovo regolamento per la televisione senzafrontiere ha avuto un esito caratterizzato da luci e ombre. Constato con soddisfazione chestiamo creando le basi giuridiche per la televisione digitale e non-lineare. Il rapido sviluppodella tecnologia ci ha già portato all’undicesima ora. Ritengo sia molto importante che icanali televisivi del servizio pubblico, che trasmettono i valori della Comunità, si avvalganodelle opportunità fornite dalle nuove tecnologie. Se le televisioni pubbliche non riesconoa tenere il passo con i canali commerciali in fatto di qualità tecnologica, allora si deve temereche perderanno gli spettatori finora conquistati, e che i loro programmi di qualità, tra cuiquelli dedicati alla cultura e alla vita pubblica, non raggiungeranno le generazioni piùgiovani. La versione finale ammorbidisce le norme sulla pubblicità sotto ogni punto divista. E’ particolarmente irritante vedere che non siamo riusciti a bandirne il poderosoincremento di volume, nonostante il nostro elettorato lo deplori in tutta Europa. Intristiscesapere che persino i programmi per bambini possono essere interrotti dalle pausepubblicitarie. Il regolamento sull’inserimento dei prodotti è un tenue compromesso. Lalegislazione certamente non realizza molti obiettivi del Parlamento europeo ma, in suamancanza, il vuoto normativo sarebbe stato forse ancora più problematico.

Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto. – (RO) Accolgo con soddisfazione la posizionecomune del Consiglio, che modifica in modo significativo alcuni aspetti come la protezionedei bambini e dei minori, l’accesso dei disabili ai servizi audiovisivi e l’inserimento dellapubblicità sui prodotti.

Alcol e tabacco, pubblicizzati dagli spot, sono percepiti dai giovani come strumenti diaccettazione sociale tra gli adulti e queste forme di dipendenza sono correlate all’attrazionefisica, al divertimento, all’avventura e allo svago. Inoltre la pubblicità martellante su prodottialimentari e bevande con un elevato contenuto di grassi e zucchero, rivolta specialmenteai bambini, mina le iniziative positive poste in atto per tutelare la salute pubblica, comel’educazione alla nutrizione e l’etichettatura corretta dei prodotti. L’Unione europea staaffrontando la crisi dell’obesità e la televisione aggrava la situazione. In Spagna, il 48 per

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cento della pubblicità trasmessa durante i programmi per bambini riguarda caramelle,prodotti di fast-food e patatine, mentre in Gran Bretagna l’80 e il 90 per cento della pubblicitàtelevisiva è riservata ad alimentari con un elevato contenuto di grassi e zuccheri.

Il testo del Consiglio sottolinea la necessità di definire codici di condotta concernenti lapubblicità del “junk food” rivolta ai bambini, nonché di introdurre sistemi di filtro e codiciPIN che accrescano la protezione dei minori dall’influenza negativa dei servizi audiovisivi,e che svolgano un ruolo importante nella lotta contro l’obesità.

20. Interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica

Presidente. − L’ordine del giorno reca gli interventi di un minuto su questioni di rilevanzapolitica.

Vytautas Landsbergis (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, il Parlamento europeo harecentemente adottato una saggia risoluzione nelle relazioni con un paese suo confinante.Vorrei citare alcuni passaggi. La prego di ascoltare attentamente e senza alcun timore:“premesso che” il “pubblico” russo “non è sufficientemente informato circa l’entità deicrimini commessi nella” Seconda guerra mondiale, e “più precisamente in” Finlandia, neiPaesi baltici, a Katyń e nella regione di Kaliningrad, il Parlamento “ritiene che i cittadinidella” Russia “abbiano il diritto di apprendere la verità sulle… politiche di guerra e genocidioattuate nel loro nome, e di sapere quali sono gli autori dei crimini di guerra”; il Parlamento“ritiene che” la Russia “debba confrontarsi onestamente con il proprio passato” sovietico“ai fini del progresso, e tale confronto costituisce parte integrante del cammino verso lariconciliazione con i paesi limitrofi”.

Questo invito è stato rivolto dal nostro Parlamento - alla Serbia, che ha apprezzato i nostrisuggerimenti, ma, poiché quest’Assemblea non si avvale di due pesi e due misure, le stesseforme di incoraggiamento dovrebbero essere utilizzate anche nei nostri documenti cheriguardano la Russia.

Lívia Járóka (PPE-DE). - (HU) La ringrazio molto, signor Presidente. Onorevoli colleghi,signor Presidente, vorrei intervenire brevemente sulla situazione dei Rom europei, inriferimento all’opinione adottata nell’ultima sessione plenaria. Ritengo sia essenziale chela Commissione europea e il Parlamento lavorino fianco a fianco e si assumano laresponsabilità per questa minoranza, svolgendo un ruolo molto più accentuato di quantonon abbiano fatto finora, preparando, attuando e monitorando i programmi destinatiall’inclusione dei gruppi sociali esclusi e marginalizzati. In tale ambito, sarebbe moltoimportante che i deputati del Parlamento europeo lavorassero a stretto contatto con icommissari direttamente o indirettamente responsabili delle minoranze, della lorointegrazione e inclusione e, in quanto gruppo specializzato, preparassero congiuntamenteuna strategia completa e transfrontaliera per i rom con un monitoraggio effettivo, offrendoa coloro che vivono nelle zone più povere e ai gruppi più svantaggiati l’opportunità diaccedere ai programmi di sviluppo dell’Unione. A tale scopo, si deve redigerecongiuntamente una mappa di crisi europea, con cui sia più facile valutare le zone afflittedalla più grave povertà. Due anni fa, il Partito popolare europeo è stato il primo inquest’Assemblea ad adottare una strategia per i rom. Vorrei che gli altri partiti si unisseroa noi. Ritengo molto importante presentarci insieme, fianco a fianco, all’audizione dei Romche si terrà il 14 febbraio, e agire a beneficio di questa minoranza. E’ molto importante cheaccada qualcosa. Grazie.

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Hans-Peter Martin (NI). - (DE) Signor Presidente, testimoni oculari riferiscono di unafolle corsa del Segretario generale del Parlamento europeo, Harald Rømer, che ha quasidell’incredibile. Il 14 novembre di quest’anno, alle ore 15.00, Rømer si è spostato dalParlamento europeo verso il centro di Strasburgo a bordo di una vettura del corpodiplomatico, a quanto pare immatricolata in Lussemburgo. Schiacciando alcuni passerisotto le ruote, ha percorso a grande velocità l’Allée de la Robertsau, superando a oltre 100km orari le auto che si muovevano lentamente nelle code del traffico, lanciando improperiai conducenti e costringendo i passanti sbigottiti ad allontanarsi dalle strisce pedonali perla propria incolumità.

Vorrei quindi rivolgere le seguenti domande all’onorevole Rømer: lei era veramente allaguida di quell’auto nel giorno indicato? Chi era al volante? Quali istruzioni ha – o non ha– impartito all’autista? Perché l’auto sembrava guidata da un pirata della strada e perché illimite di velocità è stato così gravemente superato? Ritiene che le norme del traffico nonvalgano per lei? Non ritiene che, in qualità di massimo funzionario del Parlamento europeo,lei dovrebbe mostrare un particolare rispetto per gli altri e per i limiti imposti dallenormative del traffico? Intenderà comportarsi così anche in futuro e tutti gli utenti dellastrada dovranno fuggire davanti a lei?

Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE). - (RO) Domenica scorsa, i rumeni hanno elettoper la prima volta i loro rappresentanti al Parlamento europeo. La Romania si unisce quindialla tradizione europea delle elezioni dirette del Parlamento, che è iniziata nel 1979.

Queste elezioni ci hanno dimostrato che abbiamo una grande responsabilità nei confrontidei nostri cittadini, a cui dobbiamo parlare di più dell’Unione europea, spiegando i beneficie la rigorosità della famiglia a cui apparteniamo. Nonostante la Romania sia il secondopaese a favore dell’Unione europea, questa volta l’affluenza alle urne è stata relativamentebassa (29,4 per cento). Ciononostante, in queste elezioni si è chiaramente affermata latendenza della popolazione europea. Ora i rappresentanti del partito democratico sonoin Romania quasi tre volte più numerosi che in quest’Aula e, a seguito della nostra vittoria,il peso del PPE-DE nel Parlamento europeo è aumentato di quasi il 4 per cento.

Ringrazio i rumeni per la fiducia che ci hanno accordato, e voi per i messaggi positivi cheavete trasmesso agli elettori del nostro paese.

Pierre Pribetich (PSE). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la sabbia stascendendo senza posa nella clessidra del Kosovo, e il 10 dicembre è ormai alle porte. Ildialogo tra sordi, che oppone un Kosovo estremamente autonomo entro i confini dellaSerbia a un’indipendenza sotto supervisione, pare purtroppo destinato a continuare. Leelezioni legislative del 18 novembre hanno soltanto accresciuto le aspirazioni politiche,segnando la vittoria degli indipendentisti in un ballottaggio caratterizzato da un’astensioneda record.

L’UE deve pertanto presentare una strategia diversa dall’indipendenza, affermando unapolitica estera europea. La stessa parola indipendenza è una trappola, un sinonimo di caosper la nostra Europa. Accettando questo processo, stiamo aprendo un vaso di Pandoracontenente tutti i nazionalismi, i regionalismi e i localismi che ciò comporta sul nostroterritorio.

In un mondo globalizzato, l’indipendenza è un’illusione. Si devono esortare tutti i partitia costruire una comunità regionale con scambi pacifici, che rispettino adeguatamente iprincipi democratici. Sostenere la divisione e l’indipendenza significa semplicemente

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rafforzare i nazionalismi. Ricordiamoci le parole pronunciate dal Presidente FrançoisMitterrand al Parlamento: il nazionalismo è guerra, e la guerra non è soltanto il passato,ma può anche essere il nostro futuro.

Marian Harkin (ALDE). - (EN) Signor Presidente, con ogni probabilità l’Irlanda saràl’unico paese europeo a tenere un referendum sul Trattato di Lisbona. Io stessa sonofavorevole all’UE e ho espresso il mio “sì” in tutti i referendum sui Trattati. Tuttavia, ho unproblema che chiedo al Consiglio di risolvere.

Prima di chiedere ai cittadini di compiere una scelta informata, dobbiamo disporre di unaversione consolidata del Trattato. Per capire meglio a cosa mi riferisco, è sufficienteconsultare il Trattato a pagina 51, e più precisamente la sezione intitolata “Nondiscriminazione e cittadinanza”, pensando che qualsiasi cittadino vorrebbe leggerla evalutarla. Il punto 32 recita: “E’ inserito l’articolo 17 con il testo dell’articolo 12”. Al punto33: “E’ inserito l’articolo 17a che riprende il testo dell’articolo 13; al paragrafo 2, i termini“il Consiglio può adottare” sono sostituiti da “... il Parlamento europeo e il Consiglio,deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, possono adottare i principi di basedelle ...” e i termini alla fine del paragrafo “dovranno agire in conformità alla procedura dicui all’articolo 251” sono soppressi”.

Signor Presidente, non ho altro da aggiungere: penso che il concetto sia sufficientementechiaro.

Roberta Alma Anastase (PPE-DE). - (RO) Signor Presidente, sono lieta di incontrarlaqui oggi, tre giorni dopo un momento estremamente importante per la Romania.

In conformità con il Trattato di adesione all’Unione europea, questa domenica, sei mesidopo la scadenza inizialmente stabilita, la Romania ha organizzato le proprie elezioni peril Parlamento europeo. Così i cittadini della Romania, cittadini europei, hanno potutoeleggere direttamente coloro che li rappresenteranno nell’istituzione più democraticadell’Unione europea. Anche se l’affluenza alle urne è in linea con la media europea nonmolto alta, sono convinta che, grazie alla partecipazione dei nostri nuovi colleghi dellaRomania, i cittadini rumeni acquisiranno una crescente consapevolezza dell’impattodell’attività del Parlamento sulla loro vita quotidiana. Il fatto che i partiti estremisti nonabbiano raggiunto la soglia richiesta per entrare in Parlamento costituisce la prova dellamaturità e del senso di responsabilità dimostrati dai cittadini rumeni nei confrontidell’Europa.

In questa occasione, desidero congratularmi con tutti i colleghi designati a rappresentareil nostro paese nel Parlamento europeo, e spero anch’io di poter collaborare per il benesseredei rumeni, a prescindere dalla loro appartenenza a schieramenti politici differenti.

Bogusław Rogalski (UEN). – (PL) Signor Presidente, ieri i pescatori polacchi hannodimostrato di fronte alla sede della Commissione europea a Bruxelles. Hanno protestatocontro il provvedimento ingiusto e discriminatorio adottato dalla Commissione control’industria della pesca polacca.

Il problema è costituito dal divieto di pesca del merluzzo nel Mar Baltico, che costituiscela principale fonte di reddito per i pescatori polacchi. Il divieto è stato imposto dallaCommissione come pena per avere superato la quota annuale di pescato fissata per talespecie. Inoltre, la Commissione ha minacciato di non assegnare più quote alla Polonia pertutto il 2008, oppure di ridurle. Questo determinerebbe sicuramente il fallimento

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dell’industria della pesca polacca. Le quote destinate sono molto restrittive e si basano sudati incompleti o distorti in merito alle riserve di merluzzo nel Baltico.

Date queste condizioni, ci si chiede perché la Polonia sia stato il solo paese soggetto averifica, pur avendo richiesto il controllo dettagliato della pesca in tutti gli altri. Anche ipescatori tedeschi, svedesi e danesi stanno superando le quote. I pescatori polacchidiventeranno il capro espiatorio del Commissario Borg? O forse questo è un tentativo dieliminare la concorrenza facendo ricorso alla Commissione europea? L’Unione non èevidentemente riuscita a fare proprio il concetto di uguaglianza e pertanto sostengo laprotesta.

Maciej Marian Giertych (NI). – (PL) Signor Presidente, chiedo che ci occupiamo dellacausa di una donna egiziana, Shadia Nagui Ibrahim, a cui sono stati comminati tre anni direclusione perché, all’atto del matrimonio, pare che abbia dichiarato mendacemente diessere cristiana. In realtà ha detto il vero, perché è effettivamente cristiana, appartiene allaChiesa copta e non sapeva che il padre, anche lui cristiano copto, si era convertitotemporaneamente all’islam, prima di ritornare alla fede copta.

Per la legge egiziana, Shadia Nagui Ibrahim è musulmana, perché suo padre è statomusulmano. La fede personale non può essere determinata dalla posizione delle autoritànazionali o giudiziarie. E’ una questione di convinzione personale. Se l’Egitto vuole essereconsiderato un paese civile, deve emendare la sua intollerante legislazione anticristiana.

Antonio Tajani (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario,mi rivolgo anche al signor Commissario per quanto riguarda l’uso distorto dei Fondistrutturali, che purtroppo è un fenomeno che si moltiplica nell’Unione europea.

E’ un caso clamoroso quello che è avvenuto in Ungheria per quanto riguarda il programmaLEADER. Infatti, i gruppi d’azione LEADER – i GAL – che devono unire entità locali ecomuni per utilizzare e sviluppare sul territorio il programma LEADER in Ungheria sonostati organizzati soltanto con amministrazioni facenti parte di una parte politica, cioè dellaparte politica del governo nazionale, escludendo amministrazioni locali dei partiti non digoverno.

Questo è veramente uno scandalo e credo che la Commissione europea debba intervenirenei confronti del governo ungherese, magari aprendo una procedura d’infrazione, perchénon vengono utilizzati in maniera corretta i Fondi strutturali e vengono danneggiate lepopolazioni locali soltanto perché c’è un’amministrazione non in sintonia con il governo.

PRESIDENZA DELL’ON. ADAM BIELANVicepresidente

Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL). - (EL) Signor Presidente, la Conferenza diAnnapolis sul Medio Oriente si è conclusa con risultati contraddittori per l’Unione europea.Nei mesi recenti, sia il Commissario Waldner che l’Alto rappresentante Solana ci hannoassicurato in seduta plenaria, che l’Unione europea sta svolgendo un ruolo attivo nelplasmare la politica del Medio Oriente. Tuttavia, leggendo oggi il discorso del PresidenteBush, non vedo segnali in tale direzione. Al contrario, apprendo che le parti hannoconvenuto di creare un meccanismo per attuare la road map, che dovrà essere controllatodagli USA. L’imminente trattato di pace sarà quindi attuato sulla base della road map, congli USA come arbitro ultimo. Dov’è allora l’Unione europea? Quale messaggio di speranzapossiamo trasmettere per il futuro, quando siamo semplici spettatori degli eventi?

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Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Signor Presidente, sabato scorso in Russia– a Mosca e a San Pietroburgo – i tentativi pacifici e del tutto legali, che i cittadini russihanno messo in atto per dimostrare la loro disapprovazione della politica perseguitadall’attuale governo, sono stati brutalmente soppressi. Il leader del gruppo di opposizioneL’Altra Russia, Gary Kasparov, i capi dell’Unione delle forze di destra, Nikita Belych e BorisNemtsov, e altri seguaci hanno subito violenze e sono stati trattenuti dalla Militsya. GaryKasparov è stato addirittura condannato a cinque giorni di carcere.

Questo incidente costituisce un’ulteriore prova del fatto che i Russi non hanno libertà diespressione e stanno vivendo in costante pericolo, come i membri dell’opposizione chetemono costantemente per la sicurezza delle loro famiglie.

Signor Presidente, sono assolutamente convinto che noi del Parlamento europeo nonpossiamo tacere di fronte a questi eventi. Non possiamo applicare norme di moralità,democrazia e diritti umani a Birmania e Pakistan e applicarne altre, diverse e inferiori, allaRussia. Signor Presidente, la sollecito a prendere provvedimenti con l’obiettivo di difenderei diritti di libertà di espressione e riunione in Russia. Non importa in quale paese si stialottando per la libertà – si tratta anche della nostra libertà. Pertanto, dovunque una personalibera sia tenuta in catene...

(Il Presidente toglie la parola all’oratore)

Presidente. – La ringrazio molto, onorevole Andrikienė. Purtroppo non possiamo dedicarealtro tempo a questo punto dell’ordine del giorno.

Marios Matsakis (ALDE). - (EN) Signor Presidente, per una questione di procedura,alcuni di noi stanno aspettando dalle 19.00 – ora sono le 21.40 – solo per avere la possibilitàdi parlare con un intervento di un minuto. Ora il tempo a disposizione è stato ridotto ameno di 15 minuti. Non è giusto nei confronti dei colleghi che hanno atteso il loro turnoper tutta la sera: forse avremmo dovuto essere avvertiti prima, così non avremmo persotanto tempo.

Presidente. – Posso capire la sua irritazione, ma ho assunto la Presidenza solo due minutifa. Purtroppo sono stato informato che ci resta solo poco tempo. Dobbiamo chiudere lenostre discussioni a mezzanotte, e abbiamo ancora molti punti da trattare nell’ordine delgiorno. Ne sono estremamente dispiaciuto.

21. Controllo sull’acquisizione e la detenzione di armi (discussione)

Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione di Gisela Kallenbach, a nome dellacommissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, sulla proposta didirettiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 91/477/CEE delConsiglio, relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi [COM(2006)0093– C6-0081/2006 – 2006/0031(COD)] (A6-0276/2007).

Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) Signor Presidente, onorevolideputati, le armi da fuoco non sono prodotti normali come gli altri. I tragici eventi di Erfurt,Anversa, Helsinki e di altri luoghi ci hanno efficacemente dimostrato che costituiscono ilpericolo potenziale per la sicurezza dei nostri concittadini, e soprattutto dei bambini. Cioccorrono pertanto normative molto severe che ne disciplinino la produzione, la venditae il possesso.

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Anche se la legislazione europea concede espressamente agli Stati membri di superare ilgrado di protezione comune assicurato dalle leggi dell’UE, sono estremamente grato cheil Parlamento abbia cercato di accrescere in modo significativo i livelli di sicurezza applicabilialle armi da fuoco in Europa. Il mio particolare ringraziamento va all’onorevole Kallenbach,relatrice della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, e alpresidente di quella commissione, onorevole McCarthy. Desidero ringraziare apertamenteentrambe per l’eccellente collaborazione!

Vorrei ricordarvi la situazione che ha portato alla decisione odierna. Siamo partiti dallanecessità di apportare vari emendamenti alla nostra legislazione, che ci consentissero diratificare il protocollo dell’ONU sulle armi da fuoco. Fino a quel momento, la revisionecompleta della legislazione europea in materia non era stata programmata. Grazie a voi,onorevoli colleghi, siamo riusciti a compiere questo passo in un’unica soluzione e al primotentativo, in effetti anche il Consiglio ha dato il proprio benestare alla proposta unificatache ci troviamo a esaminare oggi.

Dovevamo individuare soluzioni per una serie di questioni complesse e oggi sottoponiamoalla prova il risultato delle nostre ricerche. Non intaccheremo le tradizioni e specificitàculturali degli Stati membri, dove esistono usanze antiche molto diverse tra loro in fattodi caccia, tiro sportivo e collezione di armi, che abbiamo rispettato. Una carta europead’arma da fuoco agevolerà gli spostamenti oltre confine e costituirà una solida base per gliincontri transnazionali di cacciatori e tiratori sportivi. Abbiamo altresì deciso di provvederead un’adeguata marcatura e registrazione delle armi da fuoco, per consentirne iltrasferimento e il trasporto da uno Stato membro all’altro nel mercato interno, rendendotali operazioni più trasparenti e di conseguenza più sicure.

Un’importante novità è costituita dalla registrazione di tutte le armi detenute a titolopersonale. Dobbiamo sapere chi le possiede e di che tipo sono. La registrazione ci consentiràdi limitare maggiormente il possesso o il trasferimento illegale. I dati dovranno essereconservati per 20 anni, onde garantire la rintracciabilità per un periodo di temposufficientemente lungo. Ciò è certamente auspicabile. A tale proposito, tuttavia, laCommissione sta valutando se chiarire, in un’apposita dichiarazione, l’interpretazione delconsiderando 9e della direttiva relativa alla tutela dei dati.

Abbiamo altresì deciso che, in futuro, l’acquisto di armi da fuoco non sarà consentito aiminori di età inferiore ai 18 anni. Così facendo, l’Europa trasmette il chiaro messaggio chei giovani non dovrebbero avere accesso alle armi da fuoco. Ovviamente, i tiratori sportivie i cacciatori, anche se non hanno ancora compiuto 18 anni, potranno ancora praticare illoro hobby, ma solo sotto la supervisione degli adulti, ad esempio degli istruttori o deigenitori. Troppe tragedie sono accadute perché i giovani sono entrati in possesso di armida fuoco. Mi auguro che la nuova regolamentazione contribuisca ad evitarne altre e arafforzare la consapevolezza, specialmente tra i giovani tiratori sportivi o cacciatori, diuna maggiore cautela nel maneggio delle armi.

Ci siamo trovati di fronte a un problema nuovo derivante dagli sviluppi tecnologici e dalleattività criminali in Europa: mi riferisco alla trasformazione di copie, di per sé nonpericolose, in armi da fuoco perfettamente funzionanti. L’onorevole McCarthy ha ricordatoper prima la questione. Ciò ha determinato de facto l’elusione della legge, ma ora vi porremoun freno. Per inciso, vorrei sottolineare che nei prossimi due anni esamineremo piùapprofonditamente il problema della conversione delle copie, in modo da chiudere qualsiasivia di fuga. Ciò vale anche per la questione legata all’efficace disattivazione delle armi dafuoco.

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Sapevate già che la Commissione era favorevole a introdurre sanzioni nella legislazioneeuropea, avendo la Corte di Giustizia deliberato in modo chiaro sulla materia. LaCommissione riconosce, tuttavia, che l’ottavo considerando comprende un riferimento aqueste sanzioni in virtù del diritto penale e del Protocollo ONU. Ciò è importante, poichél’osservanza dell’art. 5 del protocollo dell’ONU prevede l’applicazione di sanzioni da partedegli Stati membri. Confido sul fatto che anche gli Stati membri lo prevedano nel lorodiritto nazionale. Una dichiarazione della Commissione su questo tema sarà inoltre

presentata alla Segreteria generale del Parlamento europeo2 (2) . Vorrei quindi ringraziarein particolar modo l’onorevole Alvaro per il suo sostegno!

L’Europa avrà quindi una moderna legislazione sulle armi da fuoco, che pone come prioritàla sicurezza dei cittadini e tiene conto dell’esigenza di tutelare i bambini e i giovani.Accresceremo quindi il livello di protezione fornito dalla legislazione comunitaria.

Ora è compito degli Stati membri riconoscere il segno dei tempi e, tenendo conto dellecondizioni nazionali, sviluppare ulteriormente queste disposizioni su base individuale. Inaltre parole, qualsiasi Stato membro consideri necessarie e adeguate disposizioni più severeavrà il mio personale sostegno, e posso soltanto esortarlo ad agire in tal senso!

Mi affido ai vostri colleghi dei parlamenti nazionali, perché prendano una chiara decisionesulla questione delle armi da fuoco. La parola d’ordine deve essere: “sicurezza prima ditutto”. La decisione odierna apre la strada verso questo obiettivo e desidero ringraziarviper il vostro sostegno in questo impegnativo cammino.

(EN) Dichiarazioni della Commissione allegate alla discussione

1) Dichiarazione sulle sanzioni

“La Commissione accoglie favorevolmente la rapida adozione della direttiva del Consiglioche modifica la direttiva 91/477 relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzionedi armi, ma deplora che il Consiglio si sia opposto alla sua proposta iniziale concernentel’articolo 16 sulle sanzioni penali.

La Commissione osserva che la Comunità ha facoltà di istituire sanzioni penali, inconformità all’articolo 5 del protocollo contro il traffico e la fabbricazione illeciti di armida fuoco, loro parti e componenti e munizioni, addizionale alla Convenzione delle NazioniUnite contro la criminalità transnazionale organizzata.

Di conseguenza, la Commissione ritiene che qualsiasi decisione di ratificare il Protocollodovrebbe essere accompagnata da un’apposita dichiarazione che rifletta correttamente lasfera di competenza comunitaria.

La Commissione si riserva i propri diritti istituzionali in tal senso”.

2) Progetto di dichiarazione sulla tutela dei dati

“La Commissione osserva che il trattamento dei dati personali ai sensi della presente direttivaè subordinato all’osservanza della direttiva 95/46/CE, e non può pregiudicare il livello ditutela delle persone fisiche nel trattamento dei dati personali secondo le disposizioni deldiritto comunitario e nazionale e, in particolare, non modifica i diritti e gli obblighi di cuialla direttiva 95/46/CE.

(2) 2 Cfr. “Dichiarazioni della Commissione allegate alla discussione”

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A tale proposito, pare fondata la necessità di prolungare da dieci a venti anni il periodominimo di tenuta dei registri contenenti informazioni sui proprietari di armi. LaCommissione è convinta che tale trattamento dei dati personali sia giustificato inconsiderazione sia della natura pericolosa sia della lunga durata di tali armi, nonché di unpossibile uso improprio per scopi criminosi, che richiede pertanto la corretta identificazionedelle armi da fuoco e dei rispettivi proprietari.

La Commissione osserva inoltre che, in considerazione degli scopi della presente direttivae in conformità ai requisiti della direttiva 95/46/CE, l’accesso al sistema centralizzato diarchiviazione dei dati, o al sistema che garantisce l’accesso a sistemi di archiviazione noncentralizzati, dovrebbe essere disponibile unicamente per le forze di polizia e le autoritàgiudiziarie a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento dei reati penali”.

Gisela Kallenbach, relatrice. − (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevolicolleghi, un lungo processo si sta avvicinando a quella che io auspico sia una conclusionepositiva. Permettetemi di aprire il mio intervento con un sentito ringraziamento a tutticoloro che vi hanno contribuito: i relatori ombra della Commissione per il mercato internoe la protezione dei consumatori, gli onorevoli Podestà, Lehtinen, Riis-Jørgensen, il presidentedella commissione signora Aline McCarthy, la segreteria responsabile, i collaboratori deirelatori della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, il collega Alvaroe coloro che hanno sostenuto il processo, la Presidenza del Consiglio, rappresentata daAntónio Delicado e dai suoi colleghi e, ultimo, ma non per questo meno importante, laCommissione, rappresentata da’ Michel Ayral e dai suoi colleghi, che il CommissarioVerheugen ha motivato a formulare una soluzione comune.

Ho appreso molto nel corso di questo processo. Ho appreso il vero ruolo che i lobbystipossono giocare: alcuni hanno contribuito in modo costruttivo a raggiungere soluzionicomuni, ma altri si sono deliberatamente impegnati a ostacolare il processo diffondendomezze verità e informazioni errate. Fin dall’inizio, mi è apparso chiaro che non è cosìsemplice trovare il giusto equilibrio tra i requisiti di un mercato interno ben funzionantee i legittimi timori di sicurezza dei cittadini per l’uso illegale di armi da fuoco, nonché ilcomprensibile desiderio di cacciatori e tiratori sportivi di praticare i propri hobby senzalimitazioni rilevanti. Come ha già ricordato il Commissario Verheugen, intendevamoavvalerci delle esperienze maturate nell’applicazione della direttiva 477/91, eliminare lemancanze riscontrate e trasformare in legge comunitaria il protocollo dell’ONU sulle armida fuoco, sottoscritto dalla Commissione già nel 2002. Questa prospettiva ci ha pertantoindotti a introdurre determinati articoli che riguardano l’utilizzo, il commercio e l’acquistoillegali di armi da fuoco. Il compromesso tiene conto di queste esigenze. Confesso che avreiauspicato normative ancora più inequivocabili su alcuni punti, ad es. per conseguire unamigliore legislazione o semplificazione, nonché per ridurre le categorie di armi da fuocoa due soltanto su base europea, come già avviene in due terzi degli Stati membri. Su questofronte, tuttavia, non sono riuscita ad assicurarmi l’appoggio della maggioranza.

Complessivamente, sono molto soddisfatta del compromesso raggiunto. Soffermiamociun attimo a pensare che attueremo una legislazione parzialmente armonizzata in 27 Statimembri. Le legislazioni nazionali vigenti in materia sono ancora assai disomogenee, equesta parziale armonizzazione agevolerà il commercio legale, contribuendo altresì aduna maggiore sicurezza. E’ impossibile garantire al 100 per cento che non vi saranno abusi,ma, come è già stato detto, tutti noi dovremmo riconoscere il nostro dovere di tentare, perquanto possibile, di prevenire eventi tragici come quelli avvenuti in Germania, Finlandiao in Belgio.

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Non intendo scendere nei particolari della nuova normativa, che già conoscete e che ilCommissario Verheugen ha già illustrato in parte. Sono lieta di sapere che, entro il 2014,un registro computerizzato delle armi da fuoco sarà introdotto negli Stati membri; questamisura migliorerà lo scambio di informazioni e agevolerà notevolmente la rintracciabilitàin caso di abuso, oppure la renderà prioritaria. Considerando che ci troviamo nell’era diInternet, le disposizioni si applicheranno anche alle vendite on line esattamente come inquelle dirette.

Vorrei concludere sottolineando una serie di punti che dovrebbero agevolare la vostradecisione, nonché contrastare le argomentazioni di chi si oppone una migliore legislazioneeuropea in materia di armi da fuoco. La direttiva non si applica ai collezionisti di armi emunizioni e nemmeno ai servizi pubblici, o alle istituzioni storiche e culturali; le disposizioninon avranno effetto retroattivo. Noi proponiamo registri nazionali sulle armi da fuoco, enon un registro europeo. Sebbene ne esista già uno simile per le vacche, nel caso delle armipare un’operazione più complessa. In linea di principio, non ci opponiamo ai produttori,commercianti, tiratori sportivi o cacciatori che operano con le armi da fuoco in modoresponsabile, nella piena consapevolezza della loro natura specifica.

Mi è stato riferito che, durante la discussione della direttiva originale negli anni ‘90, eranostate espresse preoccupazioni molto serie e il dibattito aveva assunto un carattere moltoemozionale. In seguito, la direttiva è stata giudicata assai utile, pratica ed efficace. Sonocerta che anche il compromesso a voi presentato sarà un successo e conto quindi sul vostrosostegno.

Alexander Alvaro, relatore per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gliaffari interni. − (DE) Signor Presidente, non c’è molto da aggiungere all’intervento dellacollega Kallenbach, se non che mi ha fatto piacere collaborare con Arlene McCarthy,presidente della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, econ la mia collega della commissione, Gisela Kallenbach, con cui ho operato a strettocontatto e con grande fiducia in questa fase del processo e, non ultima, con la Commissione,rappresentata in questo caso dal Commissario Verheugen. Una collaborazione così strettacostituisce una rarità.

Cosa resta da dire in un minuto, quando si sono già impegnati 30 secondi per iringraziamenti?

In buona sostanza, abbiamo raggiunto questo risultato: l’Unione europea ha dato il chiarosegnale che, nel regolamentare il commercio legale di armi da fuoco, mira a contrastare ineguale misura il trasferimento illegale e l’abuso. E’ stato ribadito che l’Unione europea nontollererà alcuna forma di crimine associato alle armi da fuoco nel proprio territorio, né chiutilizza armi da fuoco non acquistate legalmente, né tanto meno l’abuso dei diritti acquisitidai cittadini grazie all’UE.

Invito tutti coloro che, come me, hanno ricevuto oggi innumerevoli e-mail di cacciatori esportivi, che accusano l’Unione europea di limitare le loro libertà, a leggere la direttiva erivolgersi alla Commissione per verificare che l’Unione europea ha agito in modo da tutelarei propri cittadini e non viceversa!

Guido Podestà, a nome del gruppo PPE-DE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi,ringrazio la relatrice, la signora Kallenbach, e i relatori ombra degli altri gruppi, per avervoluto garantire la propria costante disponibilità a confrontarsi, al fine di arrivare a uncompromesso innovativo, ma devo dire anche equilibrato.

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La proposta di modifica della direttiva è finalizzata a recepire il protocollo dell’ONU perla lotta contro il crimine organizzato riguardo all’acquisto e al commercio legale di armidestinate al solo uso civile. La direttiva tratta tematiche che toccano la sensibilità di tutti,quali la sicurezza dei cittadini, ma anche tradizioni sportive e consuetudini di vita permilioni di europei che praticano la caccia.

Anche attraverso confronti serrati con il Consiglio si è giunti a un testo che trova il giustocompromesso tra il desiderio di poter disporre di una normativa armonizzata e il rispettodelle specificità culturali di ogni paese, in sintonia con il principio di sussidiarietà.

Per il primo aspetto vorrei sottolineare il sistema di marcatura delle armi e delle loro partiessenziali, anche al fine di assicurare una possibile tracciabilità, l’obbligo di mantenere idati non meno di 20 anni, una più rigorosa vigilanza sulle compravendite on line e quantosappiamo del rischio che queste comportano, la limitazione dell’uso delle armi a minori ea persone che possano essere considerate pericolose per la sicurezza pubblica el’introduzione di principi generali di neutralizzazione delle armi.

Per il secondo aspetto ricordo il mantenimento dell’attuale classificazione fino a quattrocategorie, nel rispetto delle già citate specificità culturali e di costume, prevedendo unanuova valutazione di vantaggi e svantaggi derivanti da un’eventuale riduzione a due solecategorie, da farsi entro il 2012.

La scarsa disponibilità del Consiglio ha impedito però di avere il passaporto quale unicodocumento necessario per il trasporto delle armi e credo che questa sia un’occasionemancata.

Lasse Lehtinen, a nome del gruppo PSE. – (FI) Signor Presidente, i miei sinceriringraziamenti vanno al relatore signora Kallenbach, agli altri relatori ombra, e all’onorevoleMcCarthy, presidente della commissione per il mercato interno e la protezione deiconsumatori, per avere illustrato questo complesso pacchetto di legge. Quando abbiamoiniziato il lavoro quasi due anni fa, ci era stato assicurato che sarebbe stato unprovvedimento soprattutto tecnico, finalizzato a recepire il protocollo dell’ONU sulle armida fuoco nella legislazione comunitaria. Il processo, tuttavia, è stato tutt’altro che tecnico.Alcuni volevano bandire completamente le armi e limitarne l’uso legale, mentre altri nonvolevano alcun tipo di controllo sul loro acquisto e utilizzo.

Sotto la guida del nostro relatore, l’onorevole Kallenbach, abbiamo comunque raggiuntoun compromesso equilibrato tra i gruppi principali, che considera la sicurezza degli individuie della società nonché le esigenze ad esempio dei cacciatori e di coloro che utilizzano learmi a scopo di svago. E’ un bene che tutte le armi dell’UE siano registrate per facilitarnela rintracciabilità, e che gli Stati membri debbano in futuro conservare i dati dettagliatisull’arma e sul proprietario per un periodo di 20 anni. Inoltre è importante che le armiimitate e trasformate siano altrettanto contemplate dalla direttiva. La semplificazione sarànotevole anche per i cacciatori e i tiratori sportivi, se la carta europea d’arma da fuoco saràl’unico documento necessario per viaggiare da uno Stato membro all’altro, senza oneri peril titolare.

Ritengo che il limite d’età fissato a 18 anni e le eccezioni previste dalla direttiva sianosensati. Ciò significa per esempio che nel mio paese, la Finlandia, migliaia di cacciatoriminorenni registrati potranno continuare a dedicarsi al loro hobby con il permesso deigenitori, proprio come hanno fatto finora. Sono direttive come queste che dimostrano il

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loro valore agli occhi del pubblico. Le quattro libertà acquisiranno analogamente forza, sel’UE si svilupperà in un’area sicura di diritti interni.

Samuli Pohjamo, a nome del gruppo ALDE. – (FI) Signor Presidente, anch’io desideroinnanzitutto ringraziare l’onorevole Kallenbach per l’ottima stesura della relazione. E’importante per il futuro di tutti prevenire la fabbricazione e il commercio illegali di armida fuoco. La relazione contribuirà a raggiungere questo obiettivo.

Noi Finlandesi ci siamo chiesti se i giovani debbano essere autorizzati o meno a continuarela caccia sportiva. In Finlandia questo sport è soggetto a licenza e strettamente sorvegliato,e cacciatori esperti offrono assistenza per insegnare l’uso sicuro e responsabile delle armi.Penso sia importante che questa miglior prassi e la lunga tradizione finlandese possanocontinuare anche dopo l’adozione di questa nuova direttiva. E’ importante che domaniesprimiamo il nostro consenso a un compromesso attentamente preparato, in cui ledifferenti pratiche siano rese compatibili tra gli Stati membri, e che questi ultimi possanoautorizzare, a determinate condizioni, l’acquisto e il possesso di armi da fuoco a scopo dicaccia anche per i minori di 18 anni.

Andrzej Tomasz Zapałowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, è moltoimportante controllare il possesso di armi da fuoco, se vogliamo garantire la sicurezzadelle persone che vivono in Europa. Chiaramente, qualsiasi disposizione in materia nondeve limitare indebitamente i diritti dei cittadini a garantirsi sicurezza all’interno della loroproprietà, né devono ridurre il diritto alla sicurezza personale quando si svolgono importantiincarichi pubblici, o dopo averli conclusi.

Inoltre, i cittadini sono autorizzati a possedere armi da fuoco che costituiscono cimeli difamiglia, o che sono utilizzate per la caccia o a scopo sportivo. Tutto ciò fa parte dellatradizione europea. Tutte le restrizioni dovrebbero fare riferimento allo stato psicologicodell’individuo ed essere applicate anche alle persone sospettate di avere commesso violazioniclassificate come reati. Inoltre, ritengo che tali restrizioni debbano valere per gli apertisostenitori del fascismo e del comunismo radicale, nonché per gli attivisti islamici estremisti.

Al momento, in Europa è disponibile una tecnologia che consente a chiunque abbia abilitàmanuale di fabbricarsi un’arma da fuoco amatoriale in modo relativamente rapido. Pertantol’attuazione di restrizioni eccessive non eviterà alla criminalità organizzata di possederearmi da fuoco, ma ridurrà indebitamente i diritti dei cittadini, compreso quello all’autodifesa.I nostri controlli di frontiera dovranno essere rafforzati ulteriormente perché, se gliimmigrati riescono ancora a entrare clandestinamente in Europa, le armi possono esserecontrabbandate in modo ancora più facile.

Jens Holm, a nome del gruppo GUE/NGL. – (SV) Signor Presidente, i cambiamenti propostialla direttiva dell’UE sono finalizzati a migliorare il controllo delle armi. Sono previsti unamigliore marcatura e requisiti più severi per il commercio e la fabbricazione. Questo èbene, ed è particolarmente apprezzabile che la commissione voglia dare un altro giro divite a queste disposizioni. La questione assume particolare importanza se considerata allaluce della tragica e fatale sparatoria avvenuta qualche settimana fa alla scuola Jokela inFinlandia. La combinazione tra adolescenti alla deriva, la diffusione di una cultura dellaviolenza su Internet e l’accesso alle armi ha sfortunatamente prodotto un esito letale. Eccoperché le misure più severe, che ora dobbiamo adottare, sono immensamente importanti.

Inoltre è bene che vi sia una direttiva con requisiti minimi. In altre parole, gli Stati membripossono andare oltre e avere una legislazione più progressiva. Mi piacerebbe che tutta la

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legislazione dell’UE avesse questa base. Si risolverebbero molti problemi. Sembra chepossiamo raggiungere un accordo in prima lettura. Anche questo è bene, perché ci consentedi risparmiare tempo e risorse che possono essere dedicate a qualcos’altro, per esempio alavorare per instaurare una società più pacifica e a misura di bambino.

Hélène Goudin, a nome del gruppo IND/DEM. – (SV) Signor Presidente, la caccia è unaconsuetudine di antica data. Ogni Stato membro ha una tradizione venatoria unica nel suogenere da proteggere. Pertanto il dibattito attuale rappresenta la conclusione di un lungoprocesso. Forti volontà si sono opposte l’una all’altra, si sono tenute molte discussioni e ilrelatore ombra è stato escluso dalla partecipazione agli incontri tripartiti.

Molte delle proposte originali avrebbero potuto minacciare le culture venatorie degli Statimembri. Sfortunatamente, la carta europea d’arma da fuoco non è stata sufficiente qualeunico documento necessario per l’uso occasionale di armi da caccia e tiro in un altro Statomembro. La libertà di circolazione è di fatto impedita, perché alcuni Stati membri sonoautorizzati a richiedere documenti supplementari. I cacciatori e i tiratori comunitari sarannosoggetti a una maggiore burocrazia rispetto a chi proviene da paesi terzi. Fortunatamentei diritti per tali autorizzazioni sono stati proibiti.

In qualità di relatore ombra, ho cercato di influenzare la relazione finale durante il processo,quando mi è stato permesso di partecipare alle riunioni. Il mio lavoro si è concentratoprincipalmente su due questioni. In primo luogo ho cercato di impedire il divieto di ordinarearmi su Internet, nonché di prevenire cambiamenti nella disponibilità di esenzioni per lescuole che offrono corsi di formazione per la gestione delle risorse naturali e il tiro. Nelleregioni lontane, il divieto di acquistare su Internet impedirebbe l’accesso alle armi per scopidi caccia. Attualmente in Svezia abbiamo buoni regolamenti in materia di acquisti suInternet, che sono accettati sia dalla comunità di cacciatori che dalle autorità.

La seconda questione riguardava i criteri di età minima, che hanno effetto su diversi tipi diprogrammi della scuola secondaria superiore. In Svezia, la formazione alla caccia svolgeun’importante funzione nell’insegnare alle future generazioni l’arte venatoria e laconservazione della selvaggina. Ora le nostre tradizioni venatorie possono continuare aesistere. Ciò che era un’ingombrante proposta burocratica è ora diventata un compromessoaccettabile, seppur non ideale.

Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Presidente, Schengen e bande criminali sempre piùbrutali rendono senza dubbio essenziale adottare un approccio più severo al possessoillegale di armi da fuoco e alla criminalità organizzata. Tuttavia, l’intera questione sitrasforma in una farsa quando innocenti cittadini, cacciatori e tiratori sportivi sono, difatto, trattati alla stregua di criminali. La priorità principale deve essere di accrescerel’organico delle nostre forze di polizia, che sono state ridimensionate negli ultimi anni.

Nel Regno Unito, le statistiche sulla criminalità dimostrano che i reati sono aumentati daquando è stato introdotto il divieto totale sulle pistole e, a mio giudizio, questo dovrebbefarci riflettere. In un’epoca di crescente ingovernabilità, quando lo Stato risparmia sullasicurezza pubblica, i cittadini innocenti in possesso di tutte le loro facoltà mentali devonoavere la possibilità di respingere un attacco che minacci la loro vita, se necessario. Il fattoè che quasi tutti i crimini non sono commessi utilizzando armi acquistate legalmente.

L’UE dovrebbe forse concentrarsi di più su una protezione migliore delle proprie frontiere,per esempio aumentando le risorse disponibili per FRONTEX, e migliorando la cooperazionenella sfera della sicurezza.

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I paesi dell’UE hanno una legislazione perfettamente funzionale in materia di armi da fuoco,e se si richiedono o si rivelano necessarie disposizioni più severe, si dovrebbero prenderele relative decisioni nei paesi interessati.

Andreas Schwab (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevolicolleghi, se guardiamo alla situazione iniziale di questo dossier e al cammino che abbiamocompiuto, possiamo affermare a buon diritto che siamo riusciti a ricondurre un tema moltocontroverso su una base oggettiva. In collaborazione con la commissione per le libertàcivili, la giustizia e gli affari interni, abbiamo trovato una soluzione che consente un migliorecontrollo delle armi da fuoco all’interno dell’intera Unione europea, senza tuttaviadimenticare i legittimi interessi dei tiratori sportivi e cacciatori, che temono un’eccessivaburocrazia e obblighi di registrazione troppo onerosi e complessi. Sono molto grato alCommissario Verheugen, al presidente della commissione per il mercato interno e laprotezione dei consumatori, Arlene McCarthy, e naturalmente anche al nostro relatoreombra, che per mesi ha lavorato duramente a questo dossier affiancando il relatore e icolleghi interessati. Non è stata un’impresa facile per i vari gruppi coinvolti ma, a miogiudizio, abbiamo raggiunto una soluzione di compromesso che – data la situazione dipartenza nel Consiglio – era l’unica strada possibile.

Per la parte relativa al commercio, che ricade nell’ambito del Protocollo dell’ONU e saràtrattata in seguito, la questione è fino a che punto la Commissione sarà in grado di presentareuna proposta, che incontri l’approvazione generale del Consiglio e renda un po’ più sempliceil lavoro in Parlamento. Su questo punto, signor Commissario, le auguro oggi senza ironia,anzi con la massima serietà, un grande successo nel convincere abilmente i colleghi delConsiglio, che gli obblighi assunti nell’ambito del protocollo dell’ONU devono naturalmentevalere anche per l’UE.

Ringrazio, pertanto, tutti coloro che hanno contribuito a tenere in gioco la palla su questotema molto controverso. Credo che sia stata raggiunta una soluzione sicura per tutti gliinteressati sulla base di un compromesso, che mi auguro sarà sostenuto da una vastamaggioranza.

Arlene McCarthy (PSE). - (EN) Signor Presidente, parlo in qualità di deputato interessatoalla questione, e non come presidente della commissione. Credo che, con questa nuovalegge sulle armi, possiamo dimostrare ai nostri concittadini che l’Europa può intervenireper affrontare il problema delle armi illegali. Abbiamo leggi severe in Gran Bretagna ma,senza questo documento dell’Unione Europea, le armi da fuoco continueranno d arrivaresulle strade di città come Manchester e Liverpool.

Onorevoli colleghi, questa è una copia di una Smith & Wesson da 9 mm – un’armaconvertibile progettata per sparare cartucce a salve o a gas lacrimogeno – che, se trasformata,spara pallottole vere. Niente paura: non è carica, è convertibile, ma non convertita. Unapistola come questa ha ucciso tragicamente una ragazza di 12 anni di Manchester, KamilahPeniston. Madri contro la violenza, madri che hanno perso i figli per reati legati alle armida fuoco, mi chiedono da dove vengano queste pistole e che cosa stiamo facendo perfermare il contrabbando di queste armi mortali.

Da quanto mi riferisce la Greater Manchester Police, il 46 per cento di tutte le pistolesequestrate l’anno scorso era costituito da armi convertite, che ora rappresentanoun’alternativa facile ed economica per i criminali e stanno diventando un problema semprepiù grave in tutta Europa – non solo nel Regno Unito.

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Per questo motivo ringrazio il Commissario Verheugen, la nostra relatrice, onorevoleKallenbach, l’onorevole Alvaro e i 25 Stati membri per avere sostenuto i miei emendamenti,che daranno un giro di vite e inaspriranno i controlli su queste armi convertibili. Ponendolesotto lo stesso sistema di controllo delle pistole autentiche, risulterà più difficile per lebande criminali entrarne in possesso e s’interromperà il contrabbando di tali armi vietatein Gran Bretagna.

Nel Regno Unito, l’Association of Chief Police Officers sostiene pienamente questa legge e isuoi requisiti in materia di armi convertibili e disattivate, marcatura, rintracciabilità econtrolli sulla vendita di armi a distanza, Internet incluso.

In seguito al recenti fatti accaduti in Finlandia e alla tentata sparatoria in una scuola tedesca,è chiaro che risultano necessarie norme di sicurezza più rigorose per il controllo delle armia livello comunitario. Questa è l’Europa che dimostra il proprio pragmatismo, prendendoun provvedimento concreto per proteggere i suoi cittadini.

Le tragiche e assurde morti di giovani per armi da fuoco nella mia regione – come JessieJames di 15 anni, Rhys Jones di 11 anni, Kamilah Peniston di 12 anni – sono un temaprofondamente delicato. Le loro vite sono state stroncate. Qui, in Europa, dobbiamogarantire a loro e alle loro famiglie che toglieremo queste armi dalle strade.

Siiri Oviir (ALDE). - (ET) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi.

Nella società attuale, con tutti i suoi pericoli, qualsiasi tentativo di accrescere la sicurezzadelle persone è sempre bene accetto, con tutto il cuore. La sicurezza è un prerequisito perqualsiasi libertà. La sicurezza è una caratteristica fondamentale per la società democratica.

E’ ancora vivo nella nostra mente il massacro della scuola Jokela, Anche se purtroppo nonè stato il primo caso, dobbiamo fare in modo che sia l’ultimo.

Secondi i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, la violenza interpersonale e isuicidi si classificano rispettivamente al terzo e al quarto posto nel mondo, tra gli individuidi età compresa tra i 15 e 44 anni, come cause che portano a stati patologici e a mortalitàprematura.

Buona parte di questi casi comporta l’uso delle armi da fuoco. La loro facile reperibilità èstata associata a un maggiore tasso di mortalità da armi da fuoco.

Accogliamo con estremo favore il fatto che l’Unione europea capisca l’esigenza di spostarel’attenzione sulla minaccia specifica.

Desidero entrare nel merito di un altro aspetto. Da quando è stata recepita la direttiva nel1993, Internet si è sviluppato notevolmente ed è diventato un mercato elettronico.

Pertanto, l’obiettivo della direttiva di fermare il commercio delle armi da fuoco potrà essereraggiunto solo il suo ambito arriverà a comprendere il commercio su Internet.

Sono quindi dell’avviso che gli Stati membri dell’Unione europea debbano reagire in modoappropriato e coerente alla situazione specifica delle armi da fuoco. A tale scopo cioccorrono misure preventive e punitive armonizzate, da integrare in un’unica politica.

Vorrei infine concludere esprimendo i miei ringraziamenti alla relatrice e a coloro chehanno lavorato con lei.

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Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, vorrei soltanto ricordare all’onorevoleMcCarthy che le armi da fuoco sono vietate in quest’Aula.

Jim Allister (NI). - (EN) Signor Presidente, per mancanza di tempo mi soffermo su ununico punto. Vorrei sottolineare che la carta europea d’arma da fuoco produce di fattodelle discriminazioni, perché colpisce la comunità dei cacciatori. Se il proprietario diun’arma registrata desidera andare a caccia in quasi tutti gli altri paesi dell’UE, devesemplicemente esibire il proprio Europass al punto d’ingresso ma, per entrare nel RegnoUnito, deve presentare il suo Europass in anticipo, quindi aspettare da sei a otto settimaneaffinché sia esaminato dalla polizia locale. In tal modo, egli rimane privo del documentoper tutto quel periodo e, nel frattempo, non può andare a caccia in altri paesi.

Non c’è bisogno di una simile burocrazia, che danneggia gravemente la promozione divacanze venatorie nel Regno Unito e anche nel mio collegio elettorale dell’Irlanda del Nord.Una fotocopia anticipata dell’Europass otterrebbe sicuramente lo stesso scopo. Confido,pertanto, che quest’anomalia sarà affrontata nel modo opportuno.

Michl Ebner (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi,la base per l’emendamento di questa direttiva era rappresentata dal Protocollo dell’ONU edall’esigenza di un’efficace lotta al terrorismo. Questo era altresì il fondamento per laproposta della Commissione. La proposta del relatore ha adottato un approccio decisamenterivoluzionario alla direttiva vigente.

Se poi si guarda all’oggetto della discussione odierna e della votazione di domani, si trattadi un compromesso che, come spesso accade, non soddisfa tutte le parti. Il compromessoconsiste nel fatto che, da una parte, si tenta di combattere tutto ciò che è illegale – e quinon si è mai abbastanza rigorosi – mentre, dall’altra, si cerca di non complicare troppol’utilizzo di armi da fuoco legali. Per alcuni aspetti, come ad esempio le categorie o laregistrazione, sicuramente sarebbero state appropriate norme più severe sulla base dellasussidiarietà, eppure l’esito non è stato positivo al 100 per cento. Tuttavia le premesse cisono: presto vedremo come questo esercizio funzionerà all’atto pratico e come gli Statimembri affronteranno la questione.

A mio giudizio si tratta di un compromesso attuabile e so che tutti gli interessati si sonoimpegnati molto per raggiungerlo. Pertanto, anche da parte mia, un doveroso grazie!

In tale contesto, tuttavia, dovremmo rammentare sempre la differenza tra armi da fuocolegali e illegali. Dobbiamo affrontare la questione dell’illegalità in modo rigoroso e coerente,ma anche adottare un approccio prudente e la semplificazione della burocrazia quali puntidi riferimento in ambito giuridico.

Véronique Mathieu (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevolicolleghi, il testo da presentare alla votazione di domani è un compromesso che, finalmente,soddisfa quasi tutti gli utilizzatori legali di armi da fuoco. Il testo originale dellaCommissione era perfettamente accettabile per noi, come lo erano le posizioni del Consiglio.Il relatore, sfortunatamente, ha adottato posizioni piuttosto strane, e abbiamo dovutocontrobattere le sue idee iniziali in modo abbastanza deciso. Desidero altresì ringraziarel’onorevole Podesta per il lavoro davvero faticoso, la pazienza e la diplomazia espressa inseno al gruppo PPE e a molte riunioni di lavoro.

Il compromesso che abbiamo prodotto soddisfa tutti gli utilizzatori legali di armi da fuoco.Direi che i cacciatori francesi sono decisamente soddisfatti per il mantenimento dellequattro categorie: si tratta di una questione importante in Francia, e questa sera esprimo

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la mia soddisfazione in proposito. Sono lieta altresì di manifestare il mio compiacimentoper il sistema di registrazione centrale, perché è altrettanto logico poter rintracciare le armida fuoco. Ritengo che sia un punto di estrema importanza per la sicurezza dei cittadini.Anche i commercianti di armi sono soddisfatti per la marcatura CIP. Siamo soddisfatti perla questione delle vendite a distanza e relativamente soddisfatti del testo nel suo complesso.

Tutto ciò premesso, ritengo che il lavoro dell’anno scorso dovrebbe farci riflettere sullaquestione delle posizioni iniziali dei relatori, e dovremmo diffidare dall’adottare posizionieccessivamente inflessibili su alcuni aspetti iniziali. In effetti, se la Commissione, il Consiglioe il gruppo PPE non avessero fermamente difeso le loro posizioni, ritengo che saremmostati guidati verso un testo impossibile da applicare, verso posizioni verdi e versoun’ideologia fortemente lesiva dei cacciatori e degli utilizzatori legali di armi da fuoco.

Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, volevo soltanto chiedere all’onorevoleMcCarthy se la sua arma è regolarmente immatricolata e registrata, e se ha il permesso diintrodurla in quest’Aula.

Arlene McCarthy (PSE). - (EN) Signor Presidente, devo rispondere alla domanda, perchédimostra che l’onorevole Rübig non ha compreso la legislazione in oggetto. Non essendoclassificata come arma da fuoco, non occorre alcun permesso: chiunque può acquistarlaper strada, criminali compresi. Perciò il signor Rübig dovrebbe essere ben sicuro delle sueaffermazioni prima di intervenire.

Desidero tuttavia soffermarmi su una questione procedurale, riguardante un’accusa rivoltaall’onorevole Goudin, e vorrei correggere il verbale. Nessun relatore ombra è stato esclusoda questo trilogo. Il gruppo IND/DEM è stato invitato e ha nominato un relatore 18 mesifa, il quale non si è mai presentato alle riunioni della commissione né alle audizioni, nétantomeno ai dibattiti ai triloghi. L’onorevole Goudin sa perfettamente di essere statanominata due settimane fa come sostituta del relatore ombra assente.

Intendo difendere l’operato della nostra relatrice, dei relatori ombra e della commissione,perché noi ci assumiamo i nostri impegni seriamente, lavoriamo in modo responsabile eil gruppo IND/DEM dovrebbe fare altrettanto.

Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 29 novembre 2007.

22. Una nuova politica comunitaria per il turismo: una partnership più forte per ilturismo europeo (discussione)

Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione di Paolo ’Costa, a nome dellacommissione per i trasporti e il turismo, su una nuova politica comunitaria per il turismo:una partnership più forte per il turismo europeo [2006/2129(INI)] (A6-0399/2007).

Paolo Costa, relatore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, ilrapporto che presento, e che ho avuto il piacere di costruire con la collaborazione di molticolleghi, è la continuazione operativa di un rapporto che questo Parlamento ha giàapprovato – il rapporto dell’onorevole Queiró – che voleva dare un contributo delParlamento alla politica turistica europea.

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Il criterio che informa questo rapporto è quello di definire un diverso, e spero più operativo,approccio della politica all’interesse turistico dell’Unione europea, che in questo momentoè limitata dalla disposizione del trattato.

Gli Stati membri non hanno consegnato alle Istituzioni europee grandi competenze inmateria turistica con il trattato esistente, e debbo dire che neanche il trattato cheapproveremo, e che mi auguro l’Unione approverà nel prossimo mese a Lisbona, allargheràdi molto le competenze formali in materia turistica dell’Unione.

Ma, nel contempo, i trattati esistenti consentono all’Unione di esercitare una grande quantitàdi politiche che hanno un grande effetto sul turismo e sulla sua possibilità di crescita o dimantenimento della sua competitività di leader mondiale come l’Europa è.

Quindi, l’idea di questo rapporto è di indicare alcune possibilità. La lista che noi, che ilParlamento ha preparato con l’aiuto di tutti, è solo la lista indicativa, che io mi auguropossa essere ulteriormente arricchita. E’ una lista di possibilità di utilizzare competenzepiene dell’Unione europea oggi esistenti a fini turistici.

Due esempi per tutti: il turista è un viaggiatore e quindi, per definizione, molte delle politichedi trasporto possono essere viste in termini e a favore o rilette in termini e a favore delturismo; il turista è un consumatore, per cui molte delle attività di protezione deiconsumatori dell’Unione europea possono essere rilette in termini delle esigenze del turista.

Ma se vogliamo altre politiche, il turista, soprattutto il turista extraeuropeo che arriva inEuropa, è un signore che attraversa le frontiere così come altri attraversano le frontiere permotivi diversi. Una politica dei visti, una politica di immigrazione dell’Unione europea vaaccuratamente rivista, in modo da tener conto dell’opportunità di invitare più turisti chesia possibile.

Molti dei contratti che i turisti sottoscrivono oggi in maniera diretta, utilizzando letecnologie informatiche attraverso Internet, sono protetti in maniera non completa e quindil’Unione europea, proteggendo questo tipo di contratti o introducendo tipi di contrattiche li proteggono, può fare molto per i turisti, e così via particolareggiando.

Insomma, credo che possiamo dire che, riconoscendo tutti che il turismo è una delleindustrie che ha più grandi prospettive per l’Europa, che è utile soprattutto per gli obiettividi coesione che riesce a mantenere, per la valorizzazione di risorse come le risorse culturalie le risorse ambientali che può perseguire, questo grande obiettivo della crescitadell’economia turistica può essere perseguito non solo con le competenze formali chel’Unione ha, ma anche attraverso tutte queste.

Quindi l’idea, il senso di questo rapporto è di invitare, a partire da questo rapporto, laCommissione e il Consiglio, a immaginare un insieme di iniziative che formalmenteapparterranno ad altre competenze – ripeto la protezione dei consumatori, sicurezza neltrasporto, garanzia su alcuni contratti relativi al turismo, politiche di immigrazione, politichedi promozione coordinate al di fuori dell’Europa, e così via –, di mettere insieme un insiemedi iniziative, un pacchetto di iniziative turistiche, che credo possano essere il contributovero delle Istituzioni europee – insisto – al mantenimento e alla crescita di un compartoche sappiamo contare molto e che sempre di più conterà per il futuro dell’Unione europea.

Günter Verheugen, Membro della Commissione. − (DE) Signor Presidente, onorevolideputati, vorrei congratularmi con il presidente della commissione, l’onorevole Costa, perla sua relazione. Tale documento indica chiaramente quanto il turismo sia influenzato da

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politiche comunitarie differenti ma, soprattutto, quanto importante sia questo settore perl’Europa intera.

Il turismo è un’espressione del modo di vivere e del benessere europeo e, nel contempo,un settore economico significativo caratterizzato da un notevole potenziale di crescita eoccupazione. In effetti, già oggi il turismo produce direttamente o indirettamente oltre il10 per cento del prodotto interno lordo dell’Unione europea e fornisce circa il 12 per centodi tutti i posti di lavoro.

Tuttavia, l’Europa non è la sola a voler trarre vantaggio dalle straordinarie prospettiveeconomiche promesse dallo sviluppo del turismo. Dobbiamo dotarci di capacità che ciconsentano lo sviluppo in una situazione di concorrenza con altri mercati del turismo,siano essi nuovi o tradizionali.

Su questo fronte, l’Europa può partire da vantaggi competitivi che già oggi la rendono unameta turistica assai attraente. Disponiamo di un’eredità storica ineguagliabile; abbiamouna concentrazione geografica unica di luoghi interessanti e culturalmente diversi, egodiamo della meritata reputazione di offrire servizi di alto livello.

Queste sono le carte vincenti per progettare il futuro prodotto turistico “Europa”. Le nostremete devono essere semplicemente le migliori e le più accattivanti, devono costituireun’offerta che induca europei e non a trascorrere sempre più le loro vacanze in Europa.

Ciò significa che i criteri da soddisfare in altri settori della nostra economia devono esseresoddisfatti anche nel turismo: dobbiamo formulare un prodotto innovativo e offrire aiconsumatori la scelta ottimale, che risponda ai massimi requisiti di qualità e che sia il piùecologico possibile. In breve, un prodotto che sia espressione dei valori e dei punti forzaeuropei.

Permettetemi di illustrare, con un paio di esempi, come vengono promossi collaborazionee vantaggio competitivo nel settore turistico. Lo scorso mese si è tenuto in Portogallo ilForum europeo del turismo, evento annuale che riunisce tutti gli operatori del settore eche costituisce un’eccellente opportunità per collaborare e farsi conoscere. In tale occasione,ho avuto l’onore di assegnare il premio “Destinazione europea d’eccellenza” a dieci localitàdesignate come migliori destinazioni rurali europee emergenti d’eccellenza. Questo progettopilota contribuisce a migliorare il profilo di tutte le destinazioni europee al di fuoridell’Europa, e ad attirare l’attenzione sulla diversità e sulla qualità del nostro turismo. Vorreiinoltre ricordare che questo tipo di processo era stato esplicitamente richiesto nellaprecedente relazione parlamentare iniziata dall’onorevole Queiró. Vorrei ringraziare ilParlamento europeo, e in particolare l’onorevole Costa, per l’ampio sostegno accordato aquesta iniziativa vincente. Sono lieto di potervi comunicare che ora, al secondo turno delconcorso, parteciperà un numero di paesi notevolmente superiore.

In questa fase, possiamo affermare che il portale web per la “destinazione Europa” è giàstato un successo e che fornisce una base solida con potenziale di espansione. Ora stiamovalutando altre soluzioni per migliorare l’immagine dell’Europa come meta turistica esperiamo, pertanto, nel vostro sostegno.

Permettetemi, infine, di sottolineare che l’aumento della sostenibilità nel turismo costituisceun aspetto centrale della nostra politica. Ne sono convinto: se integriamo gli aspetti dellasostenibilità in tutti gli ambiti del settore turistico, tuteleremo esattamente quei vantaggicompetitivi che già oggi fanno dell’Europa la più attraente meta turistica del mondo.

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Il mese scorso, la Commissione ha presentato un nuovo “ordine del giorno per un turismoeuropeo sostenibile e competitivo”. I suoi elementi rispondono alle richieste della presentee della precedente relazione del Parlamento. Ritengo altresì che, anche su questo fronte,continueremo a collaborare con successo.

Auspico che tale “ordine del giorno” sia approvato da tutte le parti interessate del settoreturistico e dai viaggiatori stessi, tra cui includo anche noi di quest’Assemblea, perché infondo siamo tutti viaggiatori frequenti.

PRESIDENZA DELL’ON. DIANA WALLISVicepresidente

Stavros Arnaoutakis, relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale. − (EL)Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il settore turistico rivesteun’importanza particolarmente significativa. Direttamente e indirettamente, genera piùdel 10 per cento del PIL dell’Unione europea e costituisce una fonte d’occupazione per il12 per cento della forza lavoro. Nonostante ciò non rientri nella competenza dell’Unioneeuropea, esiste una serie di misure e provvedimenti che possono contribuire a una tendenzaal rialzo e allo sviluppo sostenibile del settore. Molte di queste sono già menzionate nellarelazione e, a questo punto, anch’io desidero congratularmi con il relatore.

Le sfide che il turismo deve affrontare richiedono una risposta politica coerente a livellocomunitario: un quadro d’azione completo e competitivo, con obiettivi quantitativi equalitativi specifici. Nel nuovo periodo di pianificazione, dati gli obiettivi che ci siamoposti in base alla strategia revisionata di Lisbona, la cooperazione e la sinergia risultanonecessari a tutti i livelli – europeo, nazionale, regionale e locale – per consentire al settoreturistico di fornire il proprio contributo al loro raggiungimento di tali scopi. E’ inoltrenecessario coordinare le politiche e le azioni che hanno un impatto diretto o indiretto sulsettore turistico.

Onorevoli colleghi, vorrei sottolineare che abbiamo già risposto alla domanda sul tipo disettore turistico che vogliamo nell’Unione europea. Vogliamo un settore attuabile, che sisviluppi secondo i principi di sostenibilità e che offra prodotti e servizi turistici di altaqualità, ma senza escludere nessuno. Potremo raggiungere questo scopo se agiremo tuttiinsieme, a ogni livello.

Marie-Hélène Descamps, relatrice per parere della commissione per la cultura e l’istruzione.− (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il turismo èestremamente importante per l’UE. Senza dubbio ha effetti fondamentali sulla crescitaeconomica e sulla creazione di posti di lavoro in Europa. Oltre a questi aspetti, incoraggial’integrazione, il dialogo tra i vari popoli e la conoscenza reciproca delle culture, quindi ciaiuta nello sviluppo di un senso di cittadinanza europea. In mancanza di una politicacomune per il turismo, le questioni di questo settore, che copre aree diverse e coinvolgeuna vasta gamma di servizi e professioni, devono essere prese in considerazione a livelloeuropeo.

La relazione presentataci oggi porta alla luce questa esigenza. Devo pertanto congratularmicon il relatore per l’eccellente lavoro svolto e, più nello specifico, per avere sostenuto alcunepriorità dichiarate dalla commissione per la cultura e l’istruzione. La diversità e la ricchezzadell’Europa indicano che è ancora la destinazione turistica più popolare al mondo. Sevogliamo mantenere questa posizione, dobbiamo ripensare le nostre politiche e aggiornarleper prestare più attenzione alla cultura. Analogamente, dobbiamo sottolineare la necessità

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di conservare il patrimonio naturale e culturale dell’Europa e promuovere la culturatradizionale, in particolare l’artigianato, le attività e le capacità artistiche e popolari chestanno scomparendo, incoraggiando le iniziative volte ad accrescere e promuovere questaeredità.

In questo contesto, tra le varie misure dobbiamo sostenere la creazione di un’etichetta deltipo “Eredità culturale europea”, che sono certa accrescerà il senso di appartenenza deinostri concittadini a uno spazio culturale e a un’identità comune. E’ inoltre essenzialeincoraggiare lo sviluppo di nuove tecnologie, che svolgono un ruolo tanto essenziale nellavendita di prodotti turistici, promozione di eventi e beni culturali nonché gestione econservazione dei siti, e continueremo a operare in questo modo.

Infine, assieme a tutti gli operatori turistici di ogni livello, dobbiamo promuovere unturismo sostenibile e di alta qualità che sia competitivo, ecologico, responsabile e soprattuttoaccessibile a tutti.

Luís Queiró, a nome del gruppo PPE-DE. – (PT) Signora Presidente, signor Commissario,la relazione in oggetto osserva giustamente – e mi devo congratulare con il relatore – cheil settore turistico si trova al crocevia di numerose politiche dell’Unione europea e che haun impatto fondamentale sulla crescita e sull’impiego, nonché sulla coesione sociale eterritoriale. Pertanto è essenziale realizzare alcuni aspetti della politica del turismo,osservando la definizione dei principi guida contenuta nella risoluzione del Parlamentodell’8 settembre 2005, di cui sono stato relatore.

Il primo aspetto riguarda la semplificazione e l’armonizzazione delle procedure diapplicazione dei visti turistici per l’ingresso negli Stati membri, con l’intento di ridurnecosti e facilitare l’accesso all’Unione europea dei turisti provenienti da paesi terzi. Tuttaviariteniamo sia giusto, se non essenziale, mantenere le norme di sicurezza richieste percombattere il terrorismo, la criminalità organizzata e l’immigrazione clandestina. Dobbiamoinoltre ammodernare il sistema per la raccolta di informazioni statistiche, tra cui i Contisatellite, poiché è soltanto con dati aggiornati e affidabili che le autorità pubbliche e ilsettore potranno prendere decisioni strategiche, che consentiranno all’Europa di mantenerela sua attuale posizione di leadership.

Devo inoltre fare una puntualizzazione sulla questione piuttosto controversa che riguardala possibile armonizzazione degli standard qualitativi per le sistemazioni turistiche inEuropa. La molteplicità degli schemi di classificazione degli hotel non va disgiuntadall’esigenza di proteggere i diritti e le aspettative dei turisti, quando operano le loro scelte.Sarà possibile instaurare, nell’Unione europea, standard minimi per la sicurezza e la qualità,che garantiscano l’affidabilità e la trasparenza delle informazioni fornite a questiconsumatori? Ciò è certamente auspicabile, ma riteniamo che sarà possibile soltanto subase volontaria e invitando tutte le parti interessate a partecipare a quest’attività. Se lodesidera, la Commissione potrà assumere un ruolo di guida fondamentale in proposito.

Non vi è tempo a sufficienza per menzionare altri aspetti egualmente importanti di questarelazione, tra cui il turismo accessibile per utenti con mobilità ridotta, i diritti dei passeggeri,la promozione esterna delle destinazioni europee e lo sviluppo di politiche sostenibili.Tuttavia, com’è stato adeguatamente dimostrato, e terminerò su questo punto, il Parlamentoeuropeo ha fatto il suo lavoro e speriamo che gli altri enti pubblici, in collaborazione conil settore privato, rafforzino il loro spirito di cooperazione, rispondendo efficacemente allesfide che lo sviluppo di una politica rinnovata e sostenibile per il turismo comporta.

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Emanuel Jardim Fernandes, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signor Commissario, onorevolicolleghi, la nuova politica comunitaria per il turismo, proposta dalla Commissione europeae discussa nella relazione Costa, merita il mio pieno sostegno. Ciò è dovuto sia agli obiettiviprincipali definiti con il rilancio della strategia di Lisbona – miglioramento dellacompetitività, creazione di maggiori e migliori posti di lavoro, sviluppo sostenibile – eanche per gli strumenti attraverso i quali la Commissione si propone di realizzarli:coordinamento intracomunitario e in seno alle autorità nazionali, cooperazione tra le varieparti interessate e formulazione di provvedimenti di sostegno specifici.

Il relatore, l’onorevole Paolo Costa, con cui mi congratulo per la qualità della relazione eanche per la disponibilità ad accettare gli emendamenti proposti, ha richiamato l’attenzionesu alcuni aspetti e fonti di preoccupazione omessi dalla comunicazione della Commissione.Ha presentato opportunità e soluzioni possibili relativamente a una rinnovata politicadell’UE per il turismo, in particolare sulla politica di concessione dei visti, l’armonizzazionedelle norme qualitative, il miglioramento della visibilità e la comprensione delle etichetteda parte dei turisti, la protezione dei consumatori, l’accessibilità del turismo da parte diutenti con mobilità ridotta, la garanzia dei diritti dei passeggeri e la promozione delledestinazioni sul territorio dell’Unione europea. A nostro giudizio, è assolutamente giustoche questi aspetti vengano presi in considerazione e che siano proposte soluzioni.

Il progetto di relazione dell’onorevole Costa è stato a sua volta arricchito e migliorato dauna serie di emendamenti, molti dei quali presentati dai colleghi del mio gruppo. Io stesso,per rafforzare i termini delle proposte della Commissione e tenere conto delle propostedel relatore, ho presentato vari emendamenti sulla base delle posizioni che ho difeso nellarelazione Queiró. Essi includevano: l’esigenza di considerare adeguatamente l’handicap diaccessibilità che colpisce regioni con caratteristiche naturali o geografiche specifiche, comele regioni ultraperiferiche; l’esigenza di una politica comunitaria rinnovata, che renda ilturismo europeo sostenibile dal punto di vista economico, sociale, territoriale, ambientalee culturale; la promozione dell’Europa come destinazione turistica o insieme di attraentidestinazioni turistiche; l’esigenza di coordinare le politiche che esercitano un impattodiretto o indiretto sul turismo; una più stretta cooperazione tra le parti interessate delsettore – la Commissione europea e gli Stati membri, le regioni, gli enti locali e i servizituristici – e una migliore valorizzazione degli strumenti finanziari europei esistenti. Pertantoinvito in modo particolare il mio gruppo a sostenere questa relazione, e sollecito laCommissione e il Consiglio a prendere in debita considerazione i suggerimenti e leraccomandazioni del Parlamento europeo.

Nathalie Griesbeck, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi,il turismo costituisce certamente una fetta molto larga delle nostre economie ma, in unacerta misura, rappresenta anche la costruzione continua dell’identità europea e della nostrapolitica di coesione. Spesso contribuisce, ovviamente, a mantenere in attività le aree piùisolate, e spesso è la risorsa principale delle regioni ultraperiferiche.

Questa relazione completa definisce i punti principali su cui l’UE può fornire un vero valoreaggiunto, allo scopo di ottimizzare tale risorsa in modo intelligente e offrire benefici a tutticoloro che lavorano del settore del turismo, ai turisti stessi e, in breve, agli europei,preservando i nostri paesaggi ed ecosistemi a lungo nel tempo.

Personalmente, poiché provengo da una regione abbastanza fortunata da confinare contre vicini europei, sono particolarmente sensibile al turismo transfrontaliero e spero che,

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attraverso i partenariati, questa forma di turismo aiuti a costruire uno spazio vero per chivive sia dentro che fuori i confini dell’UE.

Tuttavia, per aprirci maggiormente al turismo extracomunitario, dobbiamo attuare unapolitica coordinata per la concessione dei visti turistici. Auspico altresì che l’UE adottistrumenti statistici e un approccio transettoriale in termini di finanziamento comunitario,allo scopo di produrre i ben noti effetti leva sull’innovazione, sui posti di lavoro, su un’offertae una qualità dei servizi migliorate. Spero che possiamo creare etichette di qualità europeerispondenti a criteri ecologici e sociali, e molto semplicemente accrescere l’informazionee la protezione dei consumatori europei.

Mieczysław Edmund Janowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente,quando Thomas Cook aprì la sua prima agenzia di viaggi nel 1841, non poteva certoprevedere che, 166 anni dopo, il turismo avrebbe costituito direttamente circa il 5 percento del reddito dei paesi europei. Dovrei aggiungere che, se si considerano i legami congli altri settori, attualmente il turismo genera oltre l’11 per cento del PIL e circa 25 milionidi posti di lavoro.

Pertanto desidero ringraziare l’onorevole Costa per la sua relazione su un settore cosìdinamico dell’economia. Sappiamo tutti che il turismo non è direttamente incluso neiregolamenti dell’Unione. Eppure, il ruolo di coordinamento e promozione dell’Unionefornisce un notevole contributo nel presentare l’Europa come meta turistica molto attraentee diversa. Ha attinenza con il turismo interno, nonché con il movimento di viaggiatoridall’esterno all’interno dell’Unione e viceversa.

Tali questioni rivestono grande importanza per i nuovi Stati membri, tra cui la Polonia.Solo ora molte persone iniziano a scoprire quanto attraenti siano le destinazioni turisticheuna volta precluse dalla cortina di ferro. In tale contesto le autorità nazionali, regionali elocali devono svolgere un ruolo importante nell’incoraggiare il turismo, che comprendeanche forme come il cosiddetto turismo verde, il turismo di ricerca dell’eredità culturaleeuropea, il turismo della salute, i pellegrinaggi e l’ecoturismo alla ricerca delle bellezzenaturali.

Sono lieto che i problemi dei disabili e dei turisti più anziani siano stati presi inconsiderazione, nonostante si sarebbe potuto prestarvi forse più attenzione. Il Fondo dicoesione dovrebbe essere utilizzato in modo oculato per sostenere le sviluppo delleinfrastrutture, in particolare dei trasporti. Anche il Fondo per lo sviluppo regionale europeopotrebbe essere utilizzato per sostenere lo sviluppo delle TIC, Internet compreso, epromuovere la cooperazione transfrontaliera a beneficio del turismo nel senso più ampiodel termine. Inoltre, si potrebbe attingere al Fondo sociale europeo per finanziare iprogrammi di formazione in questo settore.

In conclusione, vorrei sottolineare che gli standard rappresentano la chiave del successo inquesto settore. La qualità mediocre non soddisfa nessuno. Un turista deluso della qualitàdei trasporti o di un hotel, o una turista che ha vissuto una brutta esperienza in un ristorante,non vi farà ritorno. Potrà essere raggirato o raggirata una volta soltanto.

Sepp Kusstatscher, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, vorreiesprimere i miei ringraziamenti all’onorevole Paolo Costa. Di questa relazione accolgofavorevolmente soprattutto quegli aspetti che sottolineano l’importanza della sostenibilitàsociale ed ecologica. Un paesaggio naturale e culturale attentamente conservato costituisceil migliore polo d’attrazione verso una destinazione turistica.

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L’accettazione del turismo da parte dei cittadini del paese ospitante – in altre parole, dellepersone che vivono e lavorano in quel luogo, costituisce un importante presupposto pergarantire che i turisti si sentano realmente accolti. Un elevato livello di formazione e lasoddisfazione generale tra i dipendenti del settore turistico contribuiscono alla soddisfazionedei turisti. La mobilità è un presupposto per il settore, soluzioni “a basso impatto” – comegli spostamenti con mezzi di trasporto pubblici, in bicicletta o a piedi – stimolano la crescitasenza distruggere le basi essenziali di un settore turistico sano e, naturalmente, sostenibile.

Questa vasta relazione comprende una serie di idee che dovrebbero essere qualcosa di piùche buoni propositi. Mi auguro che i principi ecologici e sociali siano inclusi nell’annunciata“Agenda europea 21 per il turismo”.

Kyriacos Triantaphyllides, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Signora Presidente, ilturismo, specialmente in paesi come Cipro, Spagna, Grecia e altri, è un settore di grandeimportanza economica, eppure la Commissione europea non ha niente da dire a coloroche vi lavorano.

Si tratta di un’industria che ha applicato forse per prima gli orari flessibili per i dipendenti,in cui i licenziamenti stagionali sono all’ordine del giorno e l’impiego di cittadini stranieripone due questioni fondamentali: innanzitutto quella del loro sfruttamento e, in secondoluogo, il loro utilizzo da parte delle grandi catene alberghiere quale strumento di ricattoper ridurre gli stipendi o le indennità corrisposte ai lavoratori locali.

A parte questo, la Commissione europea conferma senza fare commenti sostanziali chela creazione di posti di lavoro in questo settore è dovuta all’elevato livello di lavoro a tempoparziale e alle condizioni d’impiego flessibili. Pare quindi che il concetto d’impiego a lungotermine sia stato gettato alle ortiche.

Etelka Barsi-Pataky (PPE-DE). - (HU) Signora Presidente, desidero richiamare l’attenzionesulle opportunità insite nel turismo della salute. E’ importante che ci avvaliamo di tutti iprogrammi disponibili per sostenere questo tipo di attività, compreso il secondo Programmad’azione comunitario in materia di sanità pubblica. Desidero sottolineare che dobbiamocoinvolgere maggiormente il settore assicurativo nel sostegno al turismo della salute, einsieme dobbiamo capire come attuare la cooperazione transfrontaliera con questofinanziamento.

La questione è se saremo in grado di inserire questi servizi nel mercato comune. Non solocostituiscono una parte della crescita economica, ma aiutano anche i cittadini europeiperché tutti possano beneficiare delle opportunità offerte dal turismo della salute e, in taleambito, dal mercato comune. In effetti è vero che, a tale scopo, avremo o avremmo bisognodi una definizione leggermente migliore del sistema, quindi sostengo decisamente l’iniziativadell’onorevole Costa, che ha senza dubbio indicato una via per compiere progressi in questadirezione. Sarebbe bene per nostro turismo europeo se chi proviene dall’esterno, dai paesiterzi, sapesse cosa ottiene dai servizi in contropartita del prezzo pagato. In breve, perriassumere, penso che quando parliamo di questo settore, dobbiamo guardare al turismosecondo una prospettiva più molteplice, e dobbiamo anche esaminare cosa i suoi servizici possono apportare dal punto di vista del mercato comune. Vi ringrazio molto.

Robert Evans (PSE). - (EN) Signora Presidente, anch’io vorrei congratularmi con ilrelatore, l’onorevole Costa, presidente della commissione per i trasporti e il turismo, ilquale ha esordito precisando che i Trattati consentono politiche di sicuro impatto sulturismo. E’ pertanto molto opportuno soppesare questo aspetto così come il fatto, ricordato

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dall’onorevole Arnaoutakis poco fa, che almeno il 12 per cento dei posti di lavoro nell’UEè legato al turismo.

Al giorno d’oggi, l’Unione europea rappresenta molto di più di un semplice mercato comuneper merci e capitali. E’ un mercato comune per le persone. Come sappiamo, i cittadinicomunitari viaggiano molto di più che in passato, anche in veste di turisti. Molti, forsemoltissimi, hanno ottime esperienze, ma è la minoranza – i pochi che hanno vissutoesperienze meno felici – a costruire la cattiva reputazione di alcuni aspetti del settore.

Vorrei richiamare l’attenzione dei colleghi in particolare sui punti 24 e 25, che richiedonouna serie di linee guida complete per le strutture ricettive sensibili alle esigenze deiconsumatori. Tali linee guida dovrebbero tenere in considerazione le esigenze delle famigliecon bambini. Non tutti gli hotel possono essere in grado di soddisfarle, ma il settore deveorientarsi il più possibile su questo tipo di utenti.

Allo stesso modo, il sistema di classificazione deve contemplare le esigenze degli anzianie dei disabili. La commissione per i trasporti ha discusso la questione in riferimento allecompagnie aeree, ed è giusto rivendicare che anche le strutture ricettive non risultinodiscriminanti nei confronti di questa categoria sociale. E non dovrebbero nemmeno essereautorizzate ad esprimere giudizi morali sulle coppie che possono essere qualificate cometali.

La relazione sottolinea giustamente, come nel paragrafo 48, l’opportunità di elaborare unacarta dei diritti e dei doveri del turista, e che i turisti dovrebbero a loro volta comportarsicorrettamente rispettando gli hotel e gli esercizi turistici.

Si tratta di una valida relazione, di una storia “a lieto fine” che trasmette questo messaggio:il Parlamento sta agendo in modo ragionevole per l’interesse dei consumatori. Spero cheil messaggio raggiunga tutti i popoli d’Europa.

Alfonso Andria (ALDE). - Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario,vi sono spunti tutti interessanti che emergono dalla relazione di Paolo Costa, assolutamenteeccellente.

Io vorrei svolgere soltanto e velocemente qualche considerazione, a partire dalle profondemutazioni della domanda, dovute in massima parte alla globalizzazione, alla presenzasempre più massiccia di turisti extraeuropei sui nostri territori e all’allungamento della vita,il che comporta l’esigenza di pensare ad una politica del turismo nell’Unione europeaadeguata ai tempi che viviamo e ripensata anche strategicamente.

Il collega Queiró ha posto in evidenza la necessità dell’omologazione dei sistemi diclassificazione alberghiera, su cui concordo pienamente, e aggiungo anche l’esigenza diindividuare standard europei di qualità e di sicurezza dei prodotti turistici.

E’ necessario poi rispondere alle nuove esigenze dei cittadini quali fruitori e consumatoridei servizi turistici. Da questo punto di vista, soltanto due dei tanti esempi che si possonocogliere nella relazione Costa sul piano innovativo: una etichetta “accesso per tutti”, chegarantisca servizi di accesso per i turisti a mobilità ridotta, o il programma europeo delturismo per la terza età.

Qui uno spunto conclusivo sulla formazione: pensare anche a profili specifici e particolariper assistere ed accogliere il turismo della terza età e il turismo dei disabili.

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Pedro Guerreiro (GUE/NGL). – (PT) Pur accettando e apprezzando molti aspetti trattatida questa relazione, dobbiamo intervenire nella discussione per sottolineare innanzituttoche l’attività turistica e il turismo di alta qualità richiedono la regolamentazione delleprofessioni del settore tramite regimi legali, che proteggano i diritti del lavoro, incentivandoi posti di lavoro di qualità e il personale qualificato. A nostro giudizio ciò implica, tra glialtri aspetti, un’adeguata formazione professionale, il miglioramento delle condizioni dilavoro, la promozione di accordi contrattuali stabili, nonché livelli retributivi equi edignitosi.

In secondo luogo, vorremmo ribadire che il turismo può contribuire alla coesioneterritoriale, allo sviluppo economico e all’occupazione regionale, ecco perché si deveadottare un approccio transregionale nelle politiche comunitarie e nei finanziamentidestinati a questo settore, definendo in particolare un programma comunitario specificoper integrare le azioni degli Stati membri. Questi punti formano il contenuto di alcuneproposte che abbiamo presentato, e che speriamo siano supportate dal Parlamento.

Bogusław Liberadzki (PSE). – (PL) Signora Presidente, non ci occupiamo spesso diturismo in quest’Aula e quindi sono particolarmente riconoscente all’onorevole Costa peraverlo fatto. Desidero congratularmi con lui per il valido operato.

A mio giudizio, le caratteristiche più positive di questa relazione sono l’approccio sostenibileal turismo, nonché l’esigenza di migliorare la coesione europea e la qualità della vita.Accolgo altresì favorevolmente che sia stato posto l’accento sull’importanza dell’accessoai servizi turistici.

Anche la politica dei visti è citata in questa relazione. La considero una questione cruciale,dovremmo prestare grande attenzione nel monitorare il rilascio dei visti e l’attività ai valichidi confine sul territorio dei nuovi paesi di Schengen. La Russia e l’Ucraina hanno espressopreoccupazione in merito alla concessione di visti a conducenti, compresi gli autisti deipullman, e ai corrieri. In effetti, proprio ieri l’onorevole Barroso ha ricevuto il capodell’Associazione dei trasportatori su strada internazionali dell’’Ucraina che ha espresso itimori della categoria. Conosco bene la situazione e ho riferito un mese fa all’onorevoleFrattini in proposito. Finora non è prevista alcuna risposta in tempi brevi. La considerouna questione importante. E’ essenziale per il Parlamento e per la Commissione concentrarsisul monitoraggio dell’attuazione della politica dei visti.

Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 29 novembre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. – La fase di impasse inerente il Trattatocostituzionale esplica i suoi effetti anche sul settore del turismo che, nella impostazionein discussione, dovrebbe divenire materia comunitaria. In questi anni, i singoli Stati membrihanno portato avanti delle strategie legate all’offerta turistica che hanno permesso, ingenerale, un potenziamento complessivo di questo comparto nel quadro delle singolerealtà socio-economiche dei 27 Stati. E’ aumentato il numero dei turisti, si sonoimplementati gli investimenti, è cresciuto il fabbisogno di personale, con evidenti risvoltipositivi in termini di occupazione. Ciò che è mancato, finora, è un chiaro e complessivopiano da parte delle Istituzioni Comunitarie: sta aumentando la competizione tra le varierealtà presenti e, con tutta evidenza, stanno emergendo nuovi, importanti offerte in differenti

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aree del Mondo. In questo contesto l’Europa deve essere all’altezza della situazione, pertantodeve accettare e vincere le impegnative sfide che si profilano all’orizzonte.

Zita Gurmai (PSE), per iscritto. – (HU) La globalizzazione, i cambiamenti demograficie i maggiori trasporti stanno contribuendo notevolmente alla rapida crescita del turismoche presenta, a sua volta, un grande potenziale di sviluppo e occupazione. Attualmente ilturismo contribuisce a circa il 4 per cento del PIL dell’UE, e indirettamente a più del 10 percento, offrendo circa il 12 per cento di tutti i posti di lavoro.

Il turismo incoraggia gli individui a una migliore comprensione reciproca, promuove laformazione dell’identità europea e, attraverso le relazioni con i gruppi sociali, economicie culturali, favorisce il dialogo tra le culture. Instaurare un modello per il turismo europeoè un compito di primaria importanza per l’Unione, perché deve essere costruito su valorilegati alla qualità e alla sostenibilità degli obiettivi, nonché alle pari opportunità di accessoper tutti.

Si devono promuovere attivamente la semplificazione delle regole, l’armonizzazione dellepolitiche che riguardano il turismo e l’estensione dell’impiego degli strumenti finanziarieuropei disponibili. Lo sviluppo del turismo deve essere sostenibile; in altre parole, deverispettare le comunità locali e la protezione ambientale. A tale scopo ci occorrono unquadro di sostegno e una struttura efficace, che coinvolgano tutte le parti regionali e localiinteressate, agevolando forme di partenariato e una leadership efficace. Per quanto riguardale misure attuate allo scopo di realizzare gli obiettivi, dobbiamo ricordare i principifondamentali di sussidiarietà, che definiscono la divisione di responsabilità tra le singoleparti coinvolte.

Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. − (SK) Dal punto di vista dello sviluppo sostenibile,regionale e locale integrato, il turismo esercita un impatto considerevole sulla coesioneeconomica, sociale e territoriale dell’UE a 27. Inoltre svolge un ruolo importantenell’accrescere l’occupazione delle aree meno sviluppate dell’Europa, contribuendo adappianare le disparità regionali. Inoltre, anche se non è stato ancora possibile sviluppareun approccio transfrontaliero coerente al turismo su scala comunitaria, non possiamopermettere che l’Europa perda la sua quota di mercato in questo settore.

La Commissione, di concerto con gli Stati membri e i consigli regionali, dovrebbeincoraggiare e sostenere finanziariamente nuove forme di turismo come quello ecologico,agricolo, sociale e della salute. A mio parere si tratta di uno strumento che assicura losviluppo sostenibile delle regioni e sottolinea l’importanza di tutelare il patrimonio naturalee culturale, nonché la sua conservazione per le generazioni future.

Il turismo deve essere supportato meglio dalle campagne di informazione. Le PMI,principalmente quelle di nuova creazione nel settore, o le aziende che offrono nuoviprodotti o sviluppano l’attività economica in nuove località o regioni turistiche, devonoavere un migliore accesso all’informazione e la possibilità di avvalersi dei programmi difinanziamento europei disponibili attraverso i fondi strutturali.

Desidero altresì sottolineare l’esigenza di uno scambio delle esperienze acquisite attraversoi progetti turistici già attuati, in quanto offrono l’opportunità di imparare dagli approcciscorretti, che hanno portato al fallimento dei progetti, ed evitare errori simili in altre regionieuropee.

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Richard Seeber (PPE-DE), per iscritto. – (DE) Gli sviluppi degli ultimi anni hannodimostrato che il turismo europeo, come ogni altro settore economico, è fortementeinfluenzato dalle più ampie condizioni globali.

Per superare brillantemente queste sfide con esito positivo, è essenziale rafforzare ilcoordinamento delle politiche nazionali. Nell’ottica del principio della sussidiarietà, gliStati membri devono avvalersi delle opportunità offerte su scala comunitaria al fine diintensificare le politiche nazionali già esistenti. Solo in questo modo, l’UE potrà contribuireefficacemente a contenere la dilagante burocrazia e, attraverso l’armonizzazione, a eliminaregli ostacoli che si frappongono al settore turistico. Dobbiamo porci l’obiettivo di impiegareal meglio le risorse disponibili e valorizzare tutte le opportunità per creare sinergie, alloscopo di accrescere la competitività dell’UE nel mondo e creare nuovi posti di lavoro.

In tale contesto, un primo passo significativo consisterebbe nel semplificare le proceduredi ottenimento del visto e ridurre i costi dei visti turistici all’interno dei paesi dell’UE.

Esorto infine l’UE ad approvare standard qualitativi uniformi per le strutture alberghiere inEuropa, onde aumentare la trasparenza e, nel contempo, rafforzare i diritti dei consumatori.Ciò non deve tuttavia tradursi in un abbassamento delle norme nazionali, bensìrappresentare un segnale importante per i consumatori. L’UE deve valorizzare le possibilitàdi cui dispone per sostenere attivamente i singoli Stati membri in questo contesto, senzatuttavia porre in questione le competenze nazionali esistenti.

23. Aiuto macrofinanziario al Libano (discussione)

Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Kader Arif, a nome della commissioneper il commercio internazionale, sulla proposta di decisione del Consiglio relativa allaconcessione di un’assistenza macrofinanziaria al Libano [COM(2007)0476 – C6-0290/2007– 2007/0172(CNS)] (A6-0452/2007).

Günter Verheugen, Membro della Commissione. − (DE) Signora Presidente, onorevolideputati, vorrei ringraziare il Parlamento per il sostegno accordato alla proposta dellaCommissione dello scorso agosto. Come l’onorevole Arif, sottolinea nella propria relazione,il Libano si trova in una situazione molto difficile, sia dal punto di vista politico cheeconomico. Il suo fabbisogno finanziario ha raggiunto una fase acuta. Con quest’assistenzamacrofinanziaria, l’Unione europea sta tenendo fede all’impegno assunto durante laConferenza internazionale dei donatori lo scorso gennaio, quando abbiamo concordatola concessione del sostegno finanziario al Libano.

Come ben sapete, l’attuazione dell’aiuto finanziario è accompagnata da notevoli incertezzea causa della crisi politica e costituzionale, che non è stata ancora superata. La Commissionemantiene tuttavia la sua promessa di concludere tutte le procedure interne necessarie perrendere operativa l’assistenza, non appena le circostanze lo consentiranno.

I nostri colloqui con le autorità libanesi sulle condizioni politiche correlate al programmasi stanno avvicinando alla conclusione, e vi posso garantire che tali condizioni sarannopienamente conformi agli obiettivi del piano d’azione UE-Libano, elaborato nell’ambitodella politica europea di vicinato, nonché al programma di riforma economica a mediotermine delle autorità libanesi. Naturalmente, come richiesto dal progetto di relazione,utilizzeremo ogni mezzo disponibile per ridurre il più possibile il rischio di frode, corruzionee uso improprio delle risorse finanziarie.

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Noto che il relatore propone varie modifiche al progetto della Commissione. Le valuteremomolto attentamente e comunicheremo la nostra opinione al Consiglio. Tuttavia, possoaffermare sin d’ora che non ci opporremo alla maggior parte degli emendamenti sulledisposizioni giuridiche stesse.

La Commissione è consapevole che, alle audizioni sui nuovi aiuti finanziari, il Parlamentodovrà rispettare scadenze molto strette. La tabella di marcia è stata serrata per tutte leistituzioni partecipanti, a causa della peculiare natura di questa assistenza finanziaria comestrumento di crisi.

Per semplificare la situazione e migliorare la collaborazione con la commissione per ilcommercio internazionale (INTA), la Commissione s’impegna per il futuro ad aggiornarela segreteria dell’INTA sistematicamente, e con il dovuto anticipo, sulle nuove transazionidi assistenza finanziaria, inviando una nota informativa non appena si prospetti un nuovoaiuto di questo tipo.

Kader Arif, relatore. − (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi,sono lieto di presentarvi oggi questa relazione sulla concessione dell’assistenzamacrofinanziaria (AMF) al Libano. E’ la testimonianza dell’impegno preso dall’UE percontribuire al recupero del paese dopo una serie di crisi.

Il Libano è attualmente uno dei paesi più indebitati al mondo, con un rapporto debitopubblicoPIL del 180 per cento. L’impatto della guerra civile tra il 1975 e il 1990, il conflittocon Israele dell’estate 2006, l’instabilità politica cronica e una politica economica alla derivahanno causato una seria crisi economica, finanziaria e sociale. Data la situazione, occorreprendere provvedimenti urgenti.

Pare che i fondi associati all’adozione del Piano d’azione UE-Libano nel gennaio 2007,elaborato nell’ambito della politica europea di vicinato, non saranno disponibili fino al2009. L’AMF eccezionale che intendiamo adottare colmerà questo ammanco e avrà unimpatto immediato sulle finanze pubbliche e sulla bilancia dei pagamenti libanese, purchésia attuata immediatamente. Essa consisterà in una donazione di 30 milioni di euro e inun prestito di 50 milioni di euro, che aiuteranno il governo libanese a intraprendere laricostruzione postbellica e continuare la sua rinascita economica.

La mia relazione sostiene pienamente l’esigenza di assicurare l’assistenza finanziaria alLibano. Tuttavia, introduce una serie di emendamenti alla proposta del Consiglio a scopodi chiarezza e trasparenza.

Innanzi tutto, dovremmo ricordarci che l’assistenza deve essere strettamente complementarerispetto ai finanziamenti che provengono dalle istituzioni di Bretton Woods, dal Club diParigi, dai donatori bilaterali e dall’UE nel quadro di altri meccanismi. Deve essere coerentecon l’azione esterna o con altre politiche comunitarie, e garantire il valore aggiuntodell’impegno comunitario.

Il Consiglio dovrà inoltre accogliere esplicitamente e pubblicamente le raccomandazionidel Parlamento per quanto riguarda le condizioni e i criteri associati alla sovvenzione, inaltre parole maggiore trasparenza e sostenibilità delle finanze pubbliche, applicazione dellepriorità macroeconomiche e finanziarie, attuazione di misure specifiche per prevenireeventuali rischi di frode, corruzione e abuso di fondi, distribuzione dell’assistenza secondoun giusto equilibrio tra spesa post-conflitto, ricostruzione, indebitamento eccessivo edesigenze sociali della popolazione, pieno rispetto delle norme internazionali in materia didemocrazia e di diritti umani e dei principi fondamentali dello Stato di diritto. L’erogazione

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di aiuti al Libano deve essere subordinata alla realizzazione di progressi concreti verso ilconseguimento dei suddetti obiettivi, secondo quanto definito in un accordo difinanziamento redatto congiuntamente con le autorità libanesi.

Oltre al nostro lavoro di base su questo testo, desidero altresì menzionare alcune difficoltàincontrate nel corso della redazione della presente relazione, data la sua natura di urgenza.E’ per questa ragione che, in merito a qualunque possibile decisione futura relativa allaconcessione di programmi di AMF, la Commissione e il Consiglio devono assicuraremaggiore tempestività. Affinché il Parlamento possa eseguire il proprio lavoro in modosoddisfacente, deve ricevere informazioni di migliore qualità nei tempi dovuti. A taleproposito, l’adozione di un sistema di “allerta precoce” da parte della Commissionegarantirebbe una gestione più rapida del dossier da parte della commissione parlamentarecompetente ed eviterebbe ritardi ingiustificati, che potrebbero avere un grave impattonegativo sui beneficiari finali degli aiuti finanziari. La qualità e la coerenza del nostro lavoro,nonché la qualità della nostra cooperazione con le altre istituzioni fanno grande affidamentosu questo fattore.

Desidero sottolineare, in linea con le precedenti risoluzioni del Parlamento, che unostrumento importante come l’AMF non può essere considerato semplicemente “eccezionale”.Deve avere una base giuridica regolare e non può essere basato su una decisione ad hoc delConsiglio per ogni operazione. Un regolamento quadro sull’AMF, approvato in codecisione,è necessario al fine di migliorare la trasparenza, la responsabilità, il controllo e i sistemi diresoconto.

Dobbiamo inoltre adottare rapidamente disposizioni per organizzare discussioniinteristituzionali sulla base giuridica più idonea per questo tipo di strumento. Nel casodell’AMF per il Libano, uno dei paesi che figurano nella Politica europea di vicinato e cheè anche classificato come paese in via di sviluppo, riteniamo che tale azione avrebbe dovutoessere basata sull’articolo 179 del Trattato CE e non sull’articolo 308 del Trattato CE.

Proprio perché il Libano è un paese in via di sviluppo, il Parlamento insiste sul fatto di nontrascurare l’aspetto sociale delle riforme che il Governo libanese potrebbe intraprendere.Secondo il programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), circa il 24 per cento deilibanesi vive in stato di assoluta povertà e il 52 per cento è considerato “indigente”. Inoltre,circa il 9% della popolazione è analfabeta, meno di un terzo ha completato le scuoleelementari e solo il 13 per cento ha un titolo di studio universitario.

Nonostante questa realtà, si deve ammettere che la questione sociale non è al centro deldibattito politico libanese, e che il contenuto sociale della riforma prevista è estremamentelimitato rispetto alle preoccupazioni finanziarie ed economiche. Tuttavia, è nell’interessedel Libano e dei suoi partner, come ho già detto, raggiungere un equilibrio equo tra le varievoci di spesa, in particolare i finanziamenti per l’istruzione e la formazione. Le perdurantidisuguaglianze sociali possono avere gravi ripercussioni economiche e politiche, chepotrebbero prolungare l’instabilità del paese, e questo non va dimenticato.

José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, relatore per parere della commissione per gli affariesteri. − (ES) Signora Presidente, il Libano si trova in una situazione estremamente seria etesa ed è chiaro che deve trovare una via d’uscita dalla crisi istituzionale. Ricordando questo,la prossima settimana un gruppo di lavoro della commissione per gli affari esteri si recheràin visita nel paese per fare ciò che questo Parlamento ha sempre fatto: portare latestimonianza di solidarietà della nostra istituzione con la causa della pace, dellacomprensione, dell’armonia, della riconciliazione e del consolidamento democratico.

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E’ stato proprio tenendo a mente questo scopo, che l’onorevole Arif ha stilato la relazionesull’assistenza macrofinanziaria al Libano. Devo dirgli che, in seno alla commissione pergli affari esteri, non volevamo dilungarci troppo in particolari tecnici data la situazioneestremamente seria e tesa in Libano che, come ho detto, è seguita alla successione delPresidente Lahoud. Tuttavia, volevamo garantire il pieno rispetto della competenza delParlamento quale strumento dell’autorità di bilancio, nonché la massima chiarezza etrasparenza come stava proponendo il relatore, e quindi l’impiego efficace e corretto delfinanziamento, evitando qualsiasi forma di corruzione, come indicato dalCommissario Verheugen nel suo intervento.

In questo contesto, riteniamo che l’assistenza macrofinanziaria rientri nello spiritodell’accordo di associazione tra l’Unione europea e i paesi del Mediterraneo, nell’ambitodel futuro quadro della Politica europea di vicinato e, naturalmente, nel rispetto degliobblighi sanciti negli accordi della Conferenza Parigi III sulla ricostruzione e la ripresa delLibano, nonché nella prospettiva degli accordi presi con le istituzioni internazionali.

Esko Seppänen, relatore per parere della commissione per i bilanci. − (FI) Signora Presidente,in qualità di relatore per parere della commissione per i bilanci, noto con soddisfazioneche la commissione responsabile ha adottato le proposte da noi presentate. La commissioneè stata molto coraggiosa a proporre il nuovo concetto di “periodo di disponibilità”dell’assistenza finanziaria, e a interpretarlo in modo che la validità dell’atto giuridico possaessere prolungata semplicemente attraverso la procedura di comitatologia. La commissioneè soltanto un organo esecutivo e non può assumersi il ruolo di legislatore. Diverrebbe talese dovesse decidere la durata dell’assistenza finanziaria.

In merito alla commissione per il bilancio, noto con soddisfazione che il comitatoresponsabile ha adottato una posizione positiva sulla nostra proposta di emendamentoalla base giuridica, nonostante ciò riguardasse soltanto le proposte future di assistenzamacrofinanziaria. A nostro giudizio, una base giuridica più consona sarebbe costituitadall’articolo 179 del Trattato CE, e non dal generico articolo 308 che è stato impiegato.Auspichiamo che la Commissione e il Consiglio prendano in considerazione questomessaggio del Parlamento.

Tokia Saïfi, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signora Presidente, il vuoto istituzionaleesistente in Libano costituisce una grave minaccia per il paese e la regione in generale. Conun Parlamento inoperante, i deputati in pericolo di vita, un Governo destabilizzato eun’economia paralizzata, il Libano deve trovare una via d’uscita dalla crisi. Ora più chemai, l’UE deve mantenersi vigile a sostegno del suo vicino e alleato.

L’assistenza macrofinanziaria proposta oggi dall’UE non potrebbe essere più gradita. Questasovvenzione eccezionale limitata nel tempo e destinata a correggere la situazione di bilanciodi un paese, in cui gli sforzi concordati per ridurre l’indebitamento sono stati vanificati dalsanguinoso conflitto dell’estate 2006, rientra pienamente nella Politica europea di vicinatoe di partenariato euromediterraneo. Non si tratta pertanto di una forma tradizionale diassistenza, poiché questo sostegno del bilancio contribuirà ad accrescere l’indipendenzae la sovranità politica ed economica del Libano. Naturalmente, l’assistenza deve esseresoggetta a un meccanismo antifrode, allo scopo di garantire una maggiore trasparenzanella gestione e nella destinazione dei finanziamenti.

Dobbiamo inoltre assicurare un migliore coordinamento delle istituzioni finanziarie chestanno lavorando alla ricostruzione del paese. Dobbiamo, infatti, attuare con coerenza lostrumento del vicinato, le misure del FMI e le azioni del FEMIP ai fini di un’assistenza efficace

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e sostenibile. Poiché la Conferenza di Annapolis apre una finestra di speranza, il Libanoresta un fattore chiave per la pace e la stabilità nella regione.

David Martin, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signora Presidente, accolgo con favore larelazione dell’onorevole Arif. Com’era nelle aspettative, si tratta di un testo ben argomentatoed equilibrato.

Tuttavia, mi rammarico che, ancora una volta, l’Unione europea debba farsi carico dellapropensione di Israele a lanciare bombe in Medio Oriente prima, e poi a preoccuparsi delleconseguenze solo in un secondo tempo.

E’ vero che il Libano aveva difficoltà finanziarie già prima di iniziare il conflitto con Israelenell’estate del 2006 ma, forse, quello scontro è stata la goccia che ha fatto traboccare ilvaso. Il Libano, come l’onorevole Arif ha ricordato, è ora uno dei paesi più indebitati almondo e, secondo l’UNDP, quasi un libanese su quattro vive in stato di assoluta povertà.

In Libano, nonostante i problemi che il paese deve affrontare, esiste un governo determinatoa raggiungere la stabilità economica. In una simile situazione, è giusto essere preparati afornire assistenza macrofinanziaria per contribuire alla rinascita. A buon diritto, l’onorevoleArif rivendica garanzie sull’effettiva disponibilità di politiche adeguate ad affrontare lacorruzione e ad appurare che i finanziamenti non siano oggetto di abuso. Il giustomeccanismo per farlo passa attraverso l’assoluta trasparenza nella concessione enell’investimento dei fondi, un idoneo monitoraggio delle spese e una valutazione ex postdelle misure adottate.

Come il Commissario ha segnalato, il Libano è divenuto partner dell’Unione europea nelquadro della politica europea di vicinato. I fondi legati a tale politica non saranno disponibilifino al 2009 o al 2010 ma, quando lo saranno, sono ansioso di vedere come l’UE affiancheràil Libano nelle riforme sociali ed economiche. Nel frattempo, l’assistenza macrofinanziariapuò fare una grande differenza, aiutando il Libano ad affrontare il proprio indebitamentoe portare stabilità al proprio governo. Pertanto accolgo favorevolmente quest’iniziativa.

Bogusław Sonik (PPE-DE). – (PL) Signora Presidente, oggi stiamo discutendo l’assistenzamacrofinanziaria al Libano. Il paese sta attraversando la crisi economica e politica più seriadalla fine della guerra nel 1990. L’Assemblea ha udito, da molti esperti indipendenti suiproblemi del Medio Oriente, che l’Unione europea dovrebbe sostenere attivamente leautorità democratiche in Libano.

Ora il Libano si trova a un crocevia molto importante. E’ in una fase in cui gli ultimi fantasmidella guerra possono essere finalmente accantonati. Vi è però il pericolo che tutti i vecchiconflitti riesplodano. Pertanto dovremmo utilizzare gli strumenti disponibili e svolgereun ruolo di mediazione attivo per contribuire a risolvere i conflitti interni del Libano. Loscontro con Israele ha causato enormi danni a un paese che è appena riuscito, con grandedifficoltà, a ricostruire le proprie infrastrutture dopo 20 anni di guerra. Il conflitto haesercitato un impatto negativo anche sulle relazioni sociali interne. Ha condotto a unrafforzamento delle forze radicali, facendo ripiombare il paese in un conflitto interno tracomunità.

Il Libano ha bisogno di tempo per ristabilizzarsi. Ha bisogno di mediazione tra tutte leparti. L’assistenza finanziaria assicurata dall’Unione europea, da altri paesi e istituzioni glifornirà un’opportunità per rimettersi in rotta verso la riforma. Nonostante richieda tempo,com’è normale in questi casi, la riforma porterà alla nascita di un paese politicamente,socialmente ed economicamente stabile.

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Accolgo favorevolmente l’iniziativa della Commissione e l’impegno dei deputati a occuparsidella questione dell’assistenza macrofinanziaria. Questo ci consente di inviare un segnaleal popolo libanese, rassicurandolo sul fatto che l’Unione europea si considera suo partner.Anch’io desidero quindi ringraziare il relatore per l’impegno e la competenza con cui hacoinvolto il Parlamento nel processo decisionale sull’assistenza al Libano. Infine, dobbiamoricordare che ricostruire il Libano è nell’interesse sia di noi europei che del popolo libanese.

Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 29 novembre 2007.

24. Commercio e cambiamento climatico (discussione)

Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Alain Lipietz, a nome dellacommissione per il commercio internazionale, sul commercio e il cambiamento climatico[2007/2003(INI)] (A6-0409/2007).

Alain Lipietz, relatore. − (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi,questa è una relazione piuttosto importante in vista dell’imminente Conferenza di Bali.

Sappiamo bene che il commercio internazionale si sta sviluppando a una velocità doppiarispetto al prodotto mondiale lordo, e che sta determinando la crescita dell’industria deitrasporti, uno dei più prolifici produttori di gas serra. Inoltre permette di delocalizzare laproduzione, il che può essere un bene in termini di utilizzo della manodopera e applicazionedelle regolamentazioni salariali ma, dato che non considera assolutamente il costo dei gasserra prodotti dalla divisione del lavoro, può accelerare la loro formazione e di conseguenzail cambiamento climatico.

Per fornirvi solo qualche dato: le navi, che trasportano un carico 40 volte maggiore rispettoagli aerei, producono soltanto il doppio dei gas serra, eppure continuiamo a utilizzare gliaerei per trasportare le nostre merci e ottimizzare il ciclo di produzione. Pertanto ritengoche, a seguito del rapporto Stern e delle quattro relazioni del Gruppo intergovernativo suicambiamenti climatici, dovremmo essere consapevoli che vale la pena attendere mezzagiornata o persino tre giorni in più perché un prodotto arrivi a destinazione, piuttosto chedistruggere il nostro clima a un costo che il rapporto Stern stima in 5 000 miliardi di dollari.

Oltre a esprimere questo commento, la relazione compie un tentativo per aprire determinatevie. Ovviamente ve ne sono alcune riferite ai trasporti. Siamo lieti che poco tempo fa siastata tenuta una votazione per aggiungere l’industria aeronautica al sistema europeo dellequote. La relazione incoraggia la riflessione sull’organizzazione industriale, allo scopo diridurre la scala geografica delle catene di produzione – avvicinando il produttore all’utentefinale – e presenta una serie di proposte in merito ai beni ambientali.

Ciò che stiamo proponendo, nel contesto dell’OMC e degli accordi bilaterali o biregionali– in altre parole, di tutti gli accordi che stiamo attualmente negoziando – è assegnare lapriorità, nell’ambito della valutazione sugli effetti ambientali da essi formulata, all’impattosul cambiamento climatico. Suggeriamo di attribuire priorità anche a un sostanzialeabbattimento delle barriere tariffarie e non tariffarie – e qui stiamo pensando in particolarealle royalty – che ostacolano il commercio di beni e servizi propri in grado di ridurre laproduzione di gas serra.

In assenza di accordi biregionali negoziati dall’Europa, evidentemente tutto ciò deve essereattuato in un contesto il più possibile multilaterale, magari assieme all’OMC. Non possiamo

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tuttavia escludere la possibilità che, dopo il 2012, nella fase iniziale post-Kyoto, l’umanitànon abbia ancora raggiunto un accordo unanime sulla lotta contro il cambiamentoclimatico. La decisione dell’Europa di porsi alla testa del processo colpirà in fin dei contialcuni suoi settori, anche se non tutti. In molti casi, però, essere leader della lotta alcambiamento climatico offre un vantaggio sulla concorrenza. In alcuni di essi, e stopensando nello specifico all’industria del cemento, ciò potrebbe porre enormi problemi eportare persino al turismo del cemento. In tale eventualità, quanto tutte le possibilità diaccordi multilaterali saranno esaurite, suggeriamo l’adozione dell’articolo XX del GATT,che consente l’applicazione di compensazioni fiscali alla frontiera (“border-tax adjustments”)per ripristinare condizioni di concorrenza leale.

Questo, onorevoli colleghi, costituisce la base delle mie proposte.

Stavros Dimas, Membro della Commissione. − (EL) Signora Presidente, onorevoli deputati,siamo riconoscenti alla commissione per il commercio internazionale perché, con la suainiziativa, affronta le questioni relative al commercio e al cambiamento climatico.

La relazione di Alain Lipietz costituisce un’utile fonte di idee e proposte politiche. Ne siamolieti, perché riconosce l’interrelazione tra i vari aspetti dei negoziati.

Il cambiamento climatico è una questione molto seria, che riguarda sostanzialmente tuttii settori, tra cui il commercio. Dobbiamo impegnarci a definire una politica coerente e disostegno reciproco. L’Unione europea punta a facilitare il commercio, garantendo che siaconcretamente realizzabile e che contribuisca anche ad altre politiche, come per esempioquella sul cambiamento climatico.

Accogliamo favorevolmente il fatto che la relazione riconosca le prospettive di negoziazionesui beni e i servizi ambientali. Riteniamo che ciò rappresenti un importante contributo delcommercio agli obiettivi relativi al cambiamento climatico. Auspichiamo che si compianoprogressi sulla questione durante la tornata di negoziati commerciali multilaterali in corso,ai fini dell’agenda di Doha per lo sviluppo. Siamo lieti che sia stata riconosciuta la necessitàdi concedere al Segretariato degli accordi multilaterali sull’ambiente lo status di osservatorepresso l’Organizzazione mondiale del commercio, cosa che abbiamo tentato di ottenereper la tornata attuale di negoziati commerciali. Siamo inoltre soddisfatti per ilriconoscimento del contributo che i nostri nuovi accordi di libero scambio possonoapportare alle questioni del cambiamento climatico, attraverso disposizioni speciali.

Le correlazioni tra le opportunità di accesso ai nuovi mercati, ossia di maggiori flussicommerciali, e le politiche sul cambiamento climatico sono ovvie.

Le politiche ambientali forniscono un forte incentivo per l’innovazione tecnologica epromuovono la prestazione economica. Dai dati scientifici ed economici emerge, congrande chiarezza, che i benefici del contenimento del cambiamento climatico superano ilcosto delle politiche applicate per la loro riduzione.

L’adozione di ulteriori misure per combattere il cambiamento climatico può determinarevantaggi significativi in termini di concorrenza per i produttori di paesi che applicanolimitazioni alle emissioni di carbonio, perché – in combinazione con altre politiche –ridurranno il consumo di risorse preziose e favoriranno lo sviluppo di innovazionitecnologiche ecologiche, che hanno crescenti opportunità di accesso al mercato. In questomodo, arriveremo a una situazione di cui beneficeranno tutti, in termini sia di competitivitàche di ambiente. Dobbiamo continuare la ricerca di altre opportunità, che rafforzinol’apporto positivo della politica commerciale alla lotta contro il cambiamento climatico.

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Noto che la relazione include in tale contesto aspetti come il credito all’esportazione, laprogressiva eliminazione delle sovvenzioni al commercio che ha un impatto negativo sulclima, il rafforzamento e l’ampliamento dell’accesso al mercato per gli investimenti esteridiretti. Sono tutti argomenti interessanti che possiamo discutere con maggioreapprofondimento.

Dobbiamo continuare a impegnarci anche sui criteri di sostenibilità per i prodotti forestali,la deforestazione e l’abbattimento illegale degli alberi.

Per concludere, consentitemi di ribadire il mio ringraziamento per questo preziosocontributo alla discussione sul cambiamento climatico in un momento molto importante,a pochissimi giorni dall’inizio della Conferenza di Bali, che speriamo fornirà la motivazionea negoziare un accordo internazionale post2012.

Jens Holm, relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezzaalimentare. − (SV) Signora Presidente, è giunto il momento che il commercio mondiale,cresciuto in misura esponenziale dal 1990, si confronti con le proprie responsabilità sulclima. Qual è il risultato dal punto di vista climatico? Ovviamente, l’aumento dei trasportie delle emissioni. E’ ragionevole, per esempio, che gli allevatori dell’UE importino milionidi tonnellate di soia dal Brasile per l’industria della carne europea, o che il pesce possa esserecatturato in Norvegia, spedito in Cina per la filettatura e la pulizia e quindi di nuovo inEuropa per la conservazione? No, certamente no!

La nostra eccellente opinione ci fornisce l’opportunità di prendere misure concrete peraffrontare il problema. Chiediamo che siano i trasporti a sostenere questo costo ambientale.Vogliamo diffondere la tecnologia verde nei paesi in via di sviluppo, per esempio apportandomodifiche fondamentali ai diritti sui brevetti e alla proprietà intellettuale. Intendiamoabolire le sovvenzioni alla produzione di energia sporca. Vogliamo avere una certificazioneambientale obbligatoria per i biocarburanti e vogliamo che tutti gli accordi commercialisiano valutati dal punto di vista dell’impatto climatico. Sono soltanto alcuni esempi diquesta eccellente relazione. Raggiungendo tali obiettivi, potremo assicurare che ilcommercio mondiale diventi parte integrante della soluzione e non del problema.

András Gyürk, relatore per opinione della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. −(HU) Grazie per avermi concesso la parola, signora Presidente. Signor Commissario,onorevoli colleghi, il legame tra due argomenti discussi dalla relazione in esame è di estremaattualità. La connessione tra determinate forme di commercio e il cambiamento climaticoè sempre più ovvia. E’ indiscutibile che l’intenso commercio internazionale determininumerose conseguenze nocive, tra cui l’incremento delle emissioni di biossido di carbonio,riducendo nel contempo gli habitat delle piante che assorbono i gas serra. Nonostante tuttociò, sono convinto che il libero scambio non sia di per sé sinonimo di danno ambientale.E’ vero che la diffusione del commercio e della divisione internazionale del lavoro aumental’efficienza della produzione, in misura di gran lunga superiore agli effetti negativi. Ciò puòtradursi in un minore consumo complessivo delle fonti energetiche.

In qualità di relatore della commissione per l’industria, permettetemi di illustrare treriflessioni su questa linea, che ho tratto dall’opinione preparata dalla nostra commissione.Per prima cosa, è essenziale che le barriere commerciali alle tecnologie ecologiche sianorimosse con la massima rapidità possibile. A tale scopo, l’Unione europea dovrà assumereun ruolo attivo nei negoziati internazionali sul cambiamento climatico.

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In secondo luogo, dobbiamo lottare perché in futuro i prezzo dei prodotti riflettano leconseguenze dannose che non risultano immediatamente evidenti, tra cui l’impatto sulcambiamento climatico.

In terzo e ultimo luogo, riteniamo che discussioni adeguatamente approfonditesull’interrelazione tra commercio e cambiamento climatico siano di primario interesse perla Comunità. Lo sono ancora di più, se si considera che l’Europa può svolgere un ruolo diguida nell’esportazione di prodotti e servizi ecologici nel mondo.

Onorevoli colleghi, come risulta evidente dai suddetti punti, i membri della commissioneper l’industria concordano unanimemente sul fatto che solo la massima collaborazioneinternazionale può portare all’abbattimento delle barriere commerciali e a un’azione dicontrasto del cambiamento climatico. Le discussioni interne alla commissione ci hannoconfermato che, per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, il commercio non è solo ilproblema, ma anche parte della soluzione. La ringrazio molto, signora Presidente.

Georgios Papastamkos, a nome del gruppo PPE-DE. – (EL) Signora Presidente, onorevolicolleghi, l’Unione deve assumere un ruolo di guida – come ha già largamente fatto –nell’adozione di politiche ecologicamente corrette. A tale proposito, il suo contributo èstato essenziale, Commissario Dimas. L’adattamento di tutte le strategie settoriali ai modellidi sviluppo sostenibile è, in qualsiasi caso, un obiettivo normativo primario.

Si ritiene che il rafforzamento del commercio internazionale fornisca un contributo allosviluppo economico mondiale e, a dire il vero, un beneficio non solo per i paesiindustrializzati, ma anche per quelli in via di sviluppo. Tuttavia, il rapido incremento delvolume dei flussi transfrontalieri rappresenta una sfida alla politica sul clima. I limiti dellarelazione antagonistica o di reciproco sostegno tra il sistema commerciale mondiale e lepolitiche sul cambiamento climatico costituiscono l’oggetto della relazione di cui stiamodiscutendo. Purtroppo, in essa emerge uno squilibrio tra componente commerciale eambientale. Il rapido sviluppo del commercio internazionale dovrebbe essere trattatoesclusivamente come fattore che causa stress ambientale. Inoltre, l’adozione di politichesul clima non è di per sé sufficiente; vi è l’esigenza di un piano generale coerente che riflettale preferenze ecologiste delle politiche inerenti i trasporti, il commercio, l’industria, l’energiae l’agricoltura. L’Unione deve comunque portare avanti il proprio ruolo di guida a livellomondiale, promuovendolo nelle relazioni commerciali con i paesi extracomunitari.

Onorevoli colleghi, la proposta di risoluzione contiene alcuni punti chiave. Il gruppo delPartito popolare europeo e dei Democratici europei ha deciso che la decisione finale afavore di tale proposta dovrebbe dipendere dall’esito delle votazioni su questi punti.

David Martin, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signora Presidente, quando si parla dicambiamento climatico, il commercio è spesso considerato parte del problema, ed è veroche alcune forme di scambio non possono essere giustificate. Spedire gamberi scozzesi inTailandia, perché siano sgusciati e poi riportati in Scozia, è un’assurdità e uno spreco dienergia. Tuttavia, come dimostra l’onorevole Lipietz in una relazione ben argomentata, ilcommercio può anche diventare parte della soluzione. Vi riporto solo tre brevi esempi.

In primo luogo, la definizione europea degli elevati requisiti di efficienza energetica, chetrovano applicazione nel campo degli elettrodomestici come frigoriferi, lavastoviglie, fornia microonde e così via, non solo può determinare una riduzione delle emissioni di CO2,ma deve altresì creare le condizioni perché anche in altri paesi siano adottati standardmigliori. Per citare un esempio, un unico stabilimento in Cina produce l’80 per cento dei

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forni a microonde di tutto il mondo. E’ improbabile che intenda applicare una norma perl’Europa e un’altra per il resto del mondo, o persino per il suo mercato interno.

Un secondo esempio, citato dalla commissione per l’industria, è costituito dai cosiddetti“beni verdi” o, per utilizzare la definizione giusta, dai beni e servizi ambientali. Eliminandoi dazi sui beni e servizi ambientali, potremo incoraggiare lo scambio di prodotti che aiutinoi paesi terzi a ridurre la loro impronta di carbonio, basti pensare per esempio all’esportazionedi generatori efficienti sotto il profilo energetico, di tecnologia a onde e pannelli solari.Permettetemi di citare ancora una volta la Cina, che ogni anno aumenta la propria capacitàdi produzione di energia elettrica in misura equivalente alla capacità totale del Regno Unito.Chiaramente, incoraggiare la Cina a utilizzare la tecnologia più all’avanguardia e piùefficiente potrebbe svolgere un ruolo importante nel proseguimento della sua crescita, inquanto potrebbe evitare l’aumento proporzionale della sua impronta di carbonio.

Un terzo ed ultimo ambito sarebbe la comunicazione di dati chiari sull’impatto ambientaledei prodotti, in modo che i consumatori possano compiere scelte informate. Tuttavia,occorre accertarsi che le informazioni siano calcolate e presentate in modo corretto. Leetichette del tipo “Food miles” (i cosiddetti “chilometri alimentari”), attualmente in uso pressoalcuni supermercati del Regno Unito, non risultano soddisfacenti e rischiano di fornireinformazioni fuorvianti. I fiori provenienti dal Kenya, per esempio, determinanoun’impronta di carbonio assai minore rispetto ai più vicini olandesi coltivati in serreriscaldate ma, a colpo d’occhio, l’etichetta farebbe propendere per una conclusione diversa.

Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, poichéintervengo in questa discussione riguardante l’impatto del commercio mondiale sulcambiamento climatico a nome del gruppo Unione per l’Europa delle nazioni, vorreirichiamare la sua attenzione sulle seguenti questioni.

In primo luogo, quale leader mondiale dell’impegno a contrastare il cambiamento climatico,l’Unione europea chiede una riduzione compresa tra il 25 per cento e il 40 per cento delleemissioni globali di gas serra entro l’anno 2020. Si dovrebbe ricordare, tuttavia, che losviluppo economico dell’Unione europea potrebbe risultare minacciato se essa raggiungesseil suddetto obiettivo principalmente in virtù della propria azione, ma con uno scarsocontributo da parte degli altri paesi.

In secondo luogo, le entità economiche che, in Europa, sono sottoposte a varie restrizioniderivanti dall’impegno a ridurre le emissioni dei gas serra, non riescono più a competerecon quelle operanti in paesi dove tali restrizioni non si applicano. Molti settori e tipi diproduzione hanno cessato di esistere in Europa per effetto della concorrenza sleale diproduttori del Sudest asiatico e nel Sudamerica.

In terzo luogo, a seguito dell’introduzione di limitazioni alle emissioni eccessive di gasserra sul territorio dell’Unione europea, abbiamo assistito allo spostamento delle attivitàproduttive al di fuori dell’Europa, dove non tali limitazioni non esistono. Di conseguenza,in Europa molti posti di lavoro andranno persi per sempre.

In quarto luogo, se non si raggiunge alcun accordo per limitare le emissioni dei gas serraa livello globale, e se l’Unione europea è determinata a procedere per proprio conto, sidovrebbero applicare imposte di compensazione alle frontiere dell’Unione. Ciò dovrebbevalere in particolare per quei settori in cui la competizione è già stata seriamente colpita,perché i costi di produzione non hanno tenuto conto degli oneri ambientali. Laddovepossibile, anche la cosiddetta dimensione climatica degli scambi commerciali deve essere

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presa in considerazione negli accordi commerciali bilaterali tra l’Unione europea e i paesiterzi.

Le stesse disposizioni dovrebbero essere applicate anche alle iniziative finanziate dallaBanca europea per gli investimenti. Qualora giungesse il sostegno di diversi tipi di imprese,tali disposizioni dovrebbero essere attuate anche dagli enti nazionali preposti a garantirei crediti all’esportazione e gli investimenti diretti.

Graham Booth, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signora Presidente, Al Gore sostieneche il dibattito sul surriscaldamento globale è terminato e che è stata dimostrata, al di là diogni dubbio, la responsabilità delle attività umane.

In sede di commissione, ho di recente suggerito che la discussione non poteva ignorarel’enorme impatto esercitato dal Sole sul clima della Terra per milioni di anni, e chel’alternanza tra lunghe ere glaciali e brevi periodi interglaciali fosse la spiegazione piùplausibile. La mia tesi ha ricevuto un’accoglienza molto ostile.

Tuttavia, il presidente Markov ha sottolineato che non è corretto mettere al bando unaposizione solo perché in conflitto con l’attuale ortodossia. Non dimentichiamo che, quandoGalileo affermò nel XVII secolo che la Terra ruotava intorno al Sole, fu minacciato di torturadalla Chiesa cattolica per avere osato contraddire la verità consolidata di un universogeocentrico. Solo nel 1992 la Chiesa ha finalmente ammesso che Galileo aveva ragione.

L’unica CO2, su cui si concentra la discussione in merito al riscaldamento globale, è ilquantitativo irrisorio prodotto dalla combustione dei combustibili fossili. Tale volumerelativamente modesto rappresenta l’unico apporto moderno che va ad aggiungersi alleenormi quantità costantemente prodotte da tutti gli esseri viventi e dalla decomposizionedella materia organica, nonché dall’attività vulcanica.

Prima di rischiare di rovinare le economie mondiali con imposte sulle emissioni di carbonioe analoghi provvedimenti, le chiediamo di riaprire il dibattito e verificare in modoassolutamente inequivocabile chi sia nel giusto.

Daniel Caspary (PPE-DE) . – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, quando cioccupiamo di questo progetto di relazione, dovremmo concentrarci sul vero problema,ossia sul commercio e sul cambiamento climatico.

Nella prima versione, sfortunatamente, il relatore non è riuscito a sviluppare proposteeconomiche positive e socialmente sostenibili per affrontare il problema. Personalmente,ritengo che la relazione e anche il relatore stesso abbiano fin troppo spesso frainteso cosarealmente s’intenda per commercio e trasporti. Il problema non è il commercio mondialené la divisione globale del lavoro; il problema non è che, grazie al commercio, anche learee finora più povere stanno vivendo uno sviluppo economico ma, piuttosto, che i trasportinon siano ancora sufficientemente efficienti ed ecologici. Senza dubbio il nostro problemaè che, a causa della povertà o dello scarso benessere in alcune regioni del mondo, moltiindividui e molti paesi non possono permettersi la protezione del clima necessaria e sensatadal punto di vista economico ed ecologico.

Solo integrando queste aree nel commercio mondiale riusciremo a creare condizioni incui le popolazioni possano permettersi la protezione dell’ambiente e del clima. Chi ècostretto a lottare quotidianamente per la propria sussistenza, non pensa a questi problemi.Solo grazie ad un efficiente commercio globale saremo in grado di vendere le nostre

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moderne tecnologie in tutto il mondo, apportando così un concreto contributo allaprotezione del clima.

Ecco perché, dal mio punto di vista, un incremento del commercio, e non la sua riduzione,rappresenta la soluzione alla questione degli scambi internazionali e del cambiamentoclimatico.

Sono quindi molto grato all’onorevole collega Georgios Papastamkos per aver introdottonumerosi aspetti importanti nei dibattiti della commissione, e lo sono anche nei confrontidel gruppo ALDE per avere presentato vari emendamenti, che vanno in questa direzione,in vista dell’assemblea plenaria di domani.

Desidero concludere con un appello. Purtroppo questa relazione riporta vari punti in cuiabbiamo screditato la nostra economia sociale di mercato. Dovremmo trovare il modo dieliminare tali passaggi contrari alla nostra impostazione economica, che ha garantitobenessere e sicurezza sociale a tante persone. Sarei molto grato se i gruppi dimostrasseroun po’ di creatività in proposito, affinché anche il nostro schieramento possa accordare ilproprio voto alla relazione.

Elisa Ferreira (PSE). – (PT) Devo iniziare congratulandomi con il relatore per il lavorominuzioso che ha compiuto su una questione tanto complessa come il rapporto tracommercio e cambiamento climatico. L’Europa ha svolto un ruolo di guida nella lottacontro il peggioramento del cambiamento climatico. Tuttavia, per essere credibile eraggiungere gli obiettivi proposti, deve rafforzare le varie politiche in materia. In particolarela politica commerciale, una delle politiche comuni di più vecchia data dell’Unione, nondeve e non può essere dimenticata. L’equilibrio tra ambiente e commercio non è facile daraggiungere né è stato sufficientemente raggiunto, soprattutto nell’ambitodell’Organizzazione mondiale del commercio.

In seno all’Unione europea, centrare gli obiettivi in materia di cambiamento climaticorichiede uno sforzo efficace per ridurre le emissioni di carbonio che, a sua volta, avrà unimpatto sulle condizioni di produzione e sui costi di un crescente numero di settoriproduttivi. E’ tempo di chiederci se, in un mondo dominato dalla competizione globale eposto davanti al problema della sopravvivenza del pianeta, sia sensato che tale sforzo siacompiuto più che altro dall’Europa. E’ accettabile che le emissioni di così tanti settori sianospostate dal suolo europeo verso aree del globo meno protette sotto il profilo ecologico?La violazione dell’ambiente può essere una fonte legittima di concorrenza? Sono accettabilinormative di conformità ambientale diverse per i principali beni commerciabili a livellomondiale, a seconda dell’area del globo in cui sono prodotti?

La mia risposta a tutte queste domande è no. Dobbiamo trovare un equilibrio tra ambiente,compreso il cambiamento climatico, e commercio che garantisca uno sforzo collettivo,proporzionale ed equo, senza escludere nessuno, e in particolare i principali partnercommerciali globali. Un nuovo equilibrio tra lo sviluppo di vaste zone impoverite del globoe la sopravvivenza del pianeta deve essere rapidamente raggiunto attraverso il dialogo, ilmutuo rispetto e la determinazione di affrontare obiettivi convergenti. Lo sforzo deveessere globale e possiamo solo sperare che in dicembre, a Bali, abbia un inizio serio eimpegnato.

Stavros Arnaoutakis (PSE). - (EL) Signora Presidente, signor Commissario, onorevolicolleghi, è vero che le transazioni commerciali a livello europeo e globale sono aumentatenotevolmente negli anni recenti. Pur incentivando lo sviluppo economico delle nazioni,

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l’incremento degli scambi commerciali ha anche un impatto significativo sul cambiamentoclimatico. Per mio conto, esprimo preoccupazione in merito a questo problema particolare.Dobbiamo decidere come la politica commerciale possa fornire un aiuto positivo allarisoluzione del problema del cambiamento climatico.

L’obiettivo di una riduzione entro il 2020 del 20 per cento delle emissioni dei gas serra èpiuttosto ambizioso. Spero che vinceremo la scommessa, perché il costo di perderla saràenorme. A questo punto, vorrei sottolineare il contributo del Commissario e congratularmicon lui per tutte le iniziative e l’impegno dimostrato in tale direzione.

Occorrono maggiore sostegno e più impegno verso una transizione a mezzi di trasportopiù ecologici; la promozione di un’industria più benefica per il clima; lo sviluppo di nuovetecnologie e l’istituzione di disincentivi finanziari per le attività dall’impatto negativo sulclima; l’efficace cooperazione tra le Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale delcommercio e l’Unione europea; la continua consultazione e partecipazione della societàcivile e delle organizzazioni non governative, che operano nel settore ambientale. IlParlamento europeo dovrà svolgere un ruolo importante. Auspico che dalla Conferenzadi Bali, a dicembre, arrivino quei messaggi di ottimismo in cui tutti stiamo sperando.

Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 29 novembre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. – (FI) Semplificare la politica per la lotta alcambiamento climatico riveste un’importanza vitale ai fini della produttività. La relazionein esame è davvero preziosa e suscita una discussione del tutto necessaria: la politicacommerciale deve costituire parte integrante di quella sul clima, perché la crescita degliscambi si traduce in una maggiore quantità di gas serra. D’altro canto, la politicacommerciale esplica a sua volta un effetto molto specifico come forma di politica sul climae, pertanto, può diventare un componente della soluzione.

Prima di tutto, la politica commerciale riveste grande valore nella promozione delletecnologie ambientali. Il commercio internazionale è uno degli strumenti più efficaci peril trasferimento della tecnologia. Il ruolo dell’Organizzazione mondiale del commercio èimportante, perché indispensabile per rimuovere i dazi sui prodotti ecologici e migliorarele regole della proprietà intellettuale. D’altro canto, per esempio, è intollerabile che l’OMCsostenga ancora oggi sovvenzioni ai carburanti fossili che distorcono il mercato, in quantoostacolano il cammino verso una tecnologia verde.

Vi sono valide ragioni per cui la relazione non tiene in grande considerazione l’esito diKyoto. Il protocollo di Kyoto è pieno di scappatoie che, di fatto, stanno aggravando lasituazione. Le azioni unilaterali distorcono la concorrenza e determinano la fuoriuscita dicarbonio. Spostare le emissioni da un luogo all’altro non significa ridurle. Inoltre, lasolidarietà verso i popoli dei paesi in via di sviluppo non deve causare la contaminazionedel loro ambiente. Kyoto porta allo sfruttamento ambientale. Il cambiamento climatico siconfigura sempre più come un fenomeno planetario e complesso e, in quanto tale, richiedesoluzioni globali. E’ essenziale che tutti i paesi industriali e le economie emergentis’impegnino obbligatoriamente a formulare un programma altrettanto globale di scambiodelle emissioni.

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Sono completamente d’accordo con i timori espressi dalla relazione per l’effettodell’incremento degli scambi sul destino delle foreste. L’UE deve prestare particolareattenzione al rischio costituito dai biocarburanti sui pozzi di assorbimento forestali. D’altrocanto, però, non si deve nemmeno permettere che gli obiettivi stabiliti dalla Commissioneper le fonti di energia rinnovabili vadano ad accelerare il cambiamento climatico.

25. Referendum in Venezuela (discussione)

Presidente. − L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione: Referendumin Venezuela.

Stavros Dimas, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, il Consiglioelettorale nazionale ha annunciato che il 2 dicembre 2007 si terrà un referendum popolaresulla proposta di riforma costituzionale presentata dal Presidente della RepubblicaBolivariana del Venezuela e dall’Assemblea nazionale. In quell’occasione, il popolo delVenezuela potrà esercitare il proprio diritto democratico di decisione su proposte dimodifica che si ripercuoteranno su aspetti importanti della vita politica, istituzionale,economica e sociale del paese.

La Commissione sta seguendo attentamente l’attuale processo di riforma costituzionalein Venezuela, così come in altri paesi della regione. In particolare, sottolinea l’importanzaattribuita al fatto che ogni nuova costituzione, o riforma costituzionale, dovrebbe rafforzarela democrazia e lo Stato di diritto. Ritiene altresì che ogni costituzione dovrebbe esserebasata su un ampio consenso popolare e riflettere adeguatamente la pluralità e la diversitàdi ogni nazione. Le costituzioni dovrebbero unire i popoli e non dividerli.

La Commissione sta seguendo con interesse l’intenso dibattito che si sta svolgendo sullariforma costituzionale in Venezuela. Essa ha osservato che alcuni settori della societàvenezuelana sono favorevoli alle modifiche proposte, ma prende anche atto della forteopposizione espressa da altri. Questi ultimi manifestano preoccupazioni, in particolareper quanto riguarda gli aspetti della riforma che a loro parere – una volta approvati –determinerebbero una maggiore concentrazione di poteri nelle mani del Presidente, unindebolimento dei meccanismi di controllo democratico e delle istituzioni esistenti, nonchéuna minaccia al pluralismo democratico. Altri ritengono che ciò che viene proposto vadaal di là di una semplice riforma ed implichi la modifica della struttura fondamentale delloStato.

La Commissione è consapevole della situazione, a cui sta dedicando la debita attenzione.Da un lato, ritiene che il popolo del Venezuela dovrebbe pronunciarsi in prima personasulla proposta di riforma, dall’altro sottolinea l’importanza attribuita a una campagnaelettorale condotta in modo aperto e in uno spirito di rispetto reciproco. Essa esprimeanche l’auspicio che il referendum si svolga in un’atmosfera serena e all’insegna dellatrasparenza.

Per inciso, la missione di osservazione elettorale, inviata dall’Unione europea per le ultimeelezioni presidenziali in Venezuela, ha ritenuto che il processo elettorale fosse generalmenteconforme alle norme internazionali e alla legislazione nazionale, e ha sottolineato il climatranquillo in cui si sono svolte le consultazioni.

Francisco José Millán Mon, a nome del gruppo PPE-DE. – (ES) Signora Presidente, tuttoil continente americano è vicinissimo all’Europa in termini di valori, ideali, visione del

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mondo e individui, dignità e diritti. Nella mia concezione, ciò che definiamo Occidentecomprende chiaramente anche l’America latina.

Negli anni recenti sono emerse alcune tendenze positive nell’intera America latina, chel’hanno avvicinata ancora di più all’Europa: elezioni pluraliste e consolidamentodemocratico, crescita con politiche economiche più bilanciate e aperte, processi diintegrazione regionale e accordi molto importanti con l’Unione europea.

Tuttavia, vi sono eccezioni in questo panorama positivo: oltre a Cuba, che ormai non èpiù una novità, sta ora emergendo il Venezuela. Il paese sta vivendo un processo di crescenteautoritarismo che limita le libertà, l’opposizione è minacciata e si sta creando paura tra lagente, che teme di non potere più esprimere il voto in segreto. Quest’Aula esprimerincrescimento per la chiusura di Radio Caracas Televisión, avvenuta lo scorso maggio.

Domenica un referendum costituzionale sarà frettolosamente tenuto allo scopo di introdurreun regime autoritario ed esclusivo, che propone di instaurare il cosiddetto “Socialismo delXXI secolo”. Una persona fino a poco tempo fa molto vicina al presidente Chávez ha persinodefinito il processo come “colpo di Stato”. Mi dispiace che una missione di osservazioneelettorale dell’Unione europea non sia stata ufficialmente invitata.

Ma c’è di più: questo referendum si svolge in un clima di violenza e tensione, che è persinocostato la vita ad alcuni studenti dell’opposizione. Negli ultimi anni l’insicurezza fisica egiuridica, i rapimenti e le occupazioni di terreni hanno registrato un aumento. Diconseguenza, solo citare un esempio, molti dei miei compatrioti galiziani hanno lasciatoil paese a un ritmo medio di mille persone all’anno da quando il Presidente Chávez è salitoal potere.

Incoraggiato dagli elevati prezzi del petrolio, il Presidente Chávez sta cercando seguaci ealleati in altri paesi, sta facendo molto rumore nei forum internazionali e sta intervenendonelle questioni di sovranità dei paesi vicini. Come ha dichiarato il Presidente Uribe, ilPresidente Chávez vuole accendere la miccia del continente. Il suo atteggiamento è unproblema per la stabilità democratica del Venezuela e per i processi di armonia eintegrazione nell’America latina nel suo complesso. Sta inoltre distruggendo le relazionitra i paesi del continente e l’Unione europea, che si erano ampliate nell’ultimo decennio.

Considerando il Vertice che si terrà prossimamente a Lima, l’atteggiamento delPresidente Chávez costituisce una seria sfida che l’Unione europea e i suoi Stati membridevono considerare attentamente.

Luis Yañez-Barnuevo García, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signora Presidente, la primacosa che dobbiamo fare in questo Parlamento, conformemente alla nostra tradizione dirispetto e non-interferenza, è di non infiammare ulteriormente la situazione con le nostreparole, sia sui nostri continenti che nei paesi terzi.

L’onorevole Millán Mon ha ragione nell’affermare che l’America Latina ha compiuto negliultimi anni un processo di sviluppo molto positivo, sul fronte politico – poiché la vastamaggioranza dei suoi paesi è democratica – dal punto di vista economico e, seppure inmisura più modesta, sociale.

L’Europa vi ha estesamente contribuito attraverso le sue aziende, i suoi investimenti e inparticolare i suoi aiuti allo sviluppo, che sono i più cospicui del continente.

Dato il contesto generale, non direi che il Venezuela costituisce un’eccezione, ma piuttostoche esiste una situazione particolare dovuta alla personalità, altrettanto particolare e unica

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nel suo genere, del Presidente Chávez. Tuttavia, non si deve dimenticare – specialmentenon in un’istituzione democratica come questa – che il Presidente Chávez è stato rielettotre volte a larga maggioranza e senza sospetti fondati di brogli elettorali.

In questo circostanze – badate bene che non stiamo parlando di dittatura – dobbiamoprocedere con cautela, cercare di intensificare il dialogo tendendo la mano dell’amicizia eanche incoraggiare questo paese, che è palesemente fratturato e diviso, a impegnarsi neldialogo interno, in un’opera di consenso e riconciliazione. Dobbiamo agire nellaconsapevolezza che un paese non può essere trasformato con una maggioranza di appenail 60 per cento o il 40 per cento, e che le regole del gioco non possono essere cambiatesenza un vasto consenso che coinvolga almeno il 70 per cento o l’80 per cento dellapopolazione, com’è successo in altre realtà intorno a noi e nel nostro vecchio continente,nell’Unione europea.

Ammettiamo che la situazione interna sia molto preoccupante per le ragioni che hodescritto: la deriva o il sospetto di deriva verso l’autoritarismo; la concentrazione dei poteri;la conseguente perdita della divisione dei poteri, e quindi anche la riduzione della libertàd’espressione tramite uno strumento poco noto in Europa, il cosiddetto “en cadena”, checonsente al Presidente o a uno dei suoi ministri di disporre, in qualsiasi momento, latrasmissione dei suoi messaggi a reti radiofoniche e televisive unificate, con trasmissionidi durata ben superiore a qualche minuto. Infatti, in casi eccezionali possono continuareper diverse ore al giorno. In un paese, dove si leggono pochi quotidiani e la radio e latelevisione sono i principali media, questa è effettivamente una situazione problematica.

Tuttavia insisto – e termino a questo punto – che dobbiamo essere prudenti di fronte aquesto referendum, offrire il dialogo, tendere la mano dell’amicizia e cercare di mediaretra le due fazioni opposte in Venezuela.

Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, il Venezuela è unpaese di eccezionale bellezza naturale ed è molto ricco di materie prime. Possiede alcunidei maggiori giacimenti di petrolio, carbone, ferro e oro del mondo. Nonostante le suericchezze naturali, la maggioranza dei venezuelani è rimasta molto povera, e ancora troppepersone vivono in condizioni di terribile indigenza. Solo un’esigua minoranza, appartenentea una ricca élite, ha tratto beneficio dalla ricchezza del paese.

In queste condizioni di evidente disuguaglianza sociale, non c’è da meravigliarsi che politicipopulisti come Hugo Chávez siano riusciti ad imporsi come salvatori dei poveri. Nonstupisce nemmeno che il programma di nazionalizzazione del Presidente Chávez sia statoaccolto favorevolmente dalla maggior parte dei venezuelani. Essi hanno ravvisato in lui lapersona che li avrebbe riscattati dalla miseria della povertà e della privazione.

Lo stesso ragionamento vale per l’imminente referendum sulla riforma costituzionale.Sono certo che otterrà la necessaria approvazione popolare e che sia ormai troppo tardiper modificare l’opinione pubblica. Pertanto, ciò a cui in buona sostanza assisteremo dopoil 2 dicembre sarà l’ascesa di un altro Fidel Castro. Sembra proprio che, mentre un leadertotalitario sta tramontando a Cuba, ne stia nascendo un altro in Venezuela. Tuttavia, purdiagnosticando questa triste realtà, dovremmo forse chiederci se anche noi in Occidentenon siamo in qualche modo responsabili di come stanno andando le cose in Venezuela.

Dobbiamo fare questa riflessione non solo per assicurare teoricamente la nostra correttezzamorale e politica, ma anche per evitare, nella pratica dei fatti, che simili eventi si ripetanoin futuro. Purtroppo, è evidente che negli ultimi anni abbiamo commesso molti errori

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gravi nei nostri rapporti con il Venezuela. Hugo Chávez è giunto al punto attuale anchegrazie al nostro aiuto, alla nostra politica estera fatta di omissioni e avalli. Pertanto, pensandoa come trattare con lui in futuro, dobbiamo anzitutto porgere le nostre scuse al popolovenezuelano.

Alain Lipietz, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Intervengo in qualità di presidentedella delegazione per le relazioni con i paesi della Comunità andina. Nell’ambito della miafunzione, visito il Venezuela una o più volte all’anno.

Da quando ho iniziato ad andare in quel paese, in altre parole dal colpo di stato militaretentato contro il Presidente Chávez, sento i media venezuelani gridare contro il Presidentee contro la dittatura. Negli hotel dove ho soggiornato, nonostante avessero tre, quattro opersino cinque stelle, non era consentito guardare la televisione pubblica, e comunque nonè sempre possibile farlo perché il segnale è normalmente disturbato. I generali autori delcolpo di stato passeggiano ancora tranquillamente nella piazza principale di Caracas, e ilpresidente Chávez, legalmente eletto e rieletto per altre due volte, non ha mai alzato undito contro di loro.

Il Venezuela è uno dei paesi che sta cercando di affrontare, nel modo più pacifico possibile,i conflitti di normale amministrazione ormai in tutta l’America Latina. Non sono pienamenteentusiasta di tutte le modiche che il presidente Chávez ha cercato di apportare allacostituzione boliviana. Tutto ciò premesso, come ha già dichiarato l’onorevole Matsakis,è il popolo venezuelano che dovrà decidere.

Possiamo certamente scusarci se abbiamo dato l’impressione di sostenere il colpo di statomilitare. E’ vero che tale fatto ha contribuito a radicalizzare il regime in Venezuela. Tuttaviaritengo che, prima di qualsiasi altra cosa, dovremmo rispettare la decisione del popolovenezuelano.

Willy Meyer Pleite, a nome del gruppo GUE/NGL. – (ES) Signora Presidente, vorrei chiederealla destra europea di non intromettersi più nel Venezuela.

Alla destra europea non piace Cuba perché non tiene elezioni, e nemmeno il Venezuelaper la ragione opposta. In realtà, il Venezuela è uno dei paesi dell’America latina che hatenuto il maggior numero di consultazioni elettorali, tutte supervisionatedall’Organizzazione degli Stati americani, dall’Unione europea e da fondazioni prestigiosecome il Centro Carter.

Onorevoli colleghi della destra, ciò che non gradite è il sistema. Smettete di immischiarvie rispettate il popolo sovrano che sta esercitando la propria volontà e che continuerà afarlo. Non dovremmo anticipare gli eventi. Non abbiamo forse convenuto in seno allaCommissione europea, come ha dichiarato il Commissario Dimas, che le ultime elezioniterritoriali si sono svolte all’insegna della massima correttezza?

Onorevoli colleghi della destra, dobbiamo aspettare, vedere e rispettare il pronunciamentodel popolo venezuelano, senza interferire in alcun modo.

José Ribeiro e Castro (PPE-DE). – (PT) Signora Presidente, signor Commissario, onorevolicolleghi, nel 1848 Carlo Marx proclamò il socialismo del XIX secolo, e fu un disastro. Nel1917 Lenin, con la Rivoluzione russa, proclamò il socialismo del XX secolo, e fu un altrodisastro. Vari deputati di quest’Aula sono usciti dal disastro per unirsi a noi in libertà. Ilproblema del socialismo del XXI secolo, proclamato dal Presidente Chávez in Venezuela,

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è che questo secolo è soltanto all’inizio e non sappiamo cosa succederà. Tuttavia, possiamoimmaginare che, come nel XIX e nel XX secolo, anche questa volta sarà un disastro.

Lo vediamo sfociare di fatto nella violenza. Non sono le elezioni che ci preoccupano; è laviolenza brutale perpetrata dalle autorità contro gli studenti venezuelani, che protestanoperché non viene loro riconosciuto il diritto di dimostrare. Negli ultimi giorni, alcuni diloro hanno perso la vita nelle strade di Caracas e in altre città. Sono le minacce alla libertàdi espressione che preoccupano i giornalisti indipendenti e liberi di tutta l’America Latina,e soprattutto del Venezuela, e che hanno portato alla chiusura di Radio Caracas Televisión.

Questa è la linea che ci preoccupa, e con ragione perché, nella riforma costituzionaleproposta dal presidente Chávez, parole come “decentramento”, “iniziativa privata”, “libertàdi concorrenza” e “giustizia sociale” hanno ceduto il posto a termini come “Socialismo”,“Socialista”, “imposizione dello Stato socialista”, “eliminazione dell’indipendenza dellaBanca centrale” e “potere del popolo”. E’ risaputo in tutto il mondo che, quando si utilizzal’espressione “potere del popolo”, il realtà il popolo ne sarà privato e la democrazia saràdistrutta. Ciò è successo dovunque tale espressione sia stata impiegata. “Forze armateboliviane”, “comuni”, questa è la linea che ci dovrebbe preoccupare, che ha seminatoinstabilità e violenza negli ultimi anni e mesi per le strade di Caracas, e che rappresentauna minaccia alla stabilità regionale, se ciò che è accaduto nelle relazioni tra Venezuela eColombia dovesse continuare. Ecco perché è essenziale che monitoriamo da vicino glieventi del Venezuela non solo in solidarietà con i partiti democratici e la società civile, checombatte per la stabilità regionale e la strenua difesa della democrazia, ma anche con grandecoesione nella diplomazia dell’Unione europea.

Alojz Peterle (PPE-DE). - (SL) Oggi abbiamo sottoscritto la Carta dei diritti fondamentalidell’Unione europea, esprimendo il nostro impegno a rispettare la dignità umana, i valoridemocratici e lo Stato di diritto. Ciò che ha costituito la base per la brillante crescita internadell’Unione europea è anche il punto di partenza per sviluppare relazioni con i nostri partnerin tutto il mondo.

L’Unione europea nel suo complesso vuole una coooperazione più stretta e stabile con ipaesi dell’America Latina, senza dimenticare le loro interconnessioni regionali.Considerando la natura specifica e i veri interessi dei paesi dell’America Latina, riteniamoche solo in questo modo sia possibile costruire relazioni strategiche a lungo termine conle realtà che con noi condividono gli stessi valori e principi fondamentali.

In Venezuela, lo sviluppo politico ha recentemente deviato da questo corso. Sta minandola dinamica e l’entità della futura cooperazione tra America latina e Unione europea, nonchéla dinamica dell’integrazione all’interno dell’America latina stessa. Il referendum costituzionalesta polarizzando il Venezuela, perché le nuove proposte si concentrano sul potere politicoe non condurranno a una società aperta, ideologica e democratica. Crediamo nella societàsociale, non in quella socialista, perché esclude chi la pensa diversamente.

Presidente. − La discussione è chiusa.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Incredibile! Il Parlamento europeo hamesso all’ordine del giorno una dichiarazione della Commissione sulla riformacostituzionale prevista per il 2 dicembre nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, quandociò che invece dovrebbe figurare nel programma dei lavori è una discussione sul tentativodi negare a tutti i popoli degli Stati membri dell’UE il diritto a essere consultati, mediante

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Page 134: MERCOLEDI’ 28 NOVEMBRE 2007 - European Parliament€¦ · Sarei riconoscente ai membri di quest’Assemblea se potessero sostenere tale procedura, perché lascerebbe spazio per

referendum, sul cosiddetto Trattato “costituzionale”, “mini”, “semplificato”, “riformato” oadesso di “Lisbona”.

In buona sostanza, l’inserimento di questa discussione nell’ordine del giorno rappresentaun tentativo di rispondere a coloro che sostengono e promuovono una politica inaccettabileed estremamente seria di interferenza e tentata destabilizzazione di uno Stato sovrano,specialmente quando si tratta di un processo su cui soltanto il popolo venezuelano puòdecidere, esprimendo la propria opinione in un referendum (!) sull’emendamento dellapropria costituzione nazionale.

Senza dubbio, il Governo e il popolo venezuelano costituiscono un esempio di ciò chepreoccupa i principali interessi economici e finanziari costituiti nell’Unione europea: unesempio di affermazione della sovranità nazionale e dell’indipendenza; un esempio direalizzazione di un programma per l’emancipazione patriottica e lo sviluppo; un esempiodi solidarietà internazionale e anti-imperialista; un esempio di ciò per cui vale la penacombattere, ossia la possibilità di realizzare un paese e un mondo più giusti, democraticie pacifici.

26. Ordine del giorno della prossima seduta: vedi verbale

27. Chiusura della seduta

(La seduta è tolta alle 00.05)

28-11-2007Discussioni del Parlamento europeoIT134