le epistole di francesco petrarca - ghent university library...francesco petrarca 2 premessa come...

69
Academiejaar 2007-2008 Uno status quaestionis Mélanie Smetryns Promotor: Prof. Dr. S. Verhulst Verhandeling ingediend tot het behalen van de graad van licentiaat in de taal-en letterkunde: Latijn en Grieks Le epistole di Francesco Petrarca

Upload: others

Post on 15-Feb-2021

11 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • Academiejaar 2007-2008

    Uno status quaestionis

    Mélanie Smetryns

    Promotor: Prof. Dr. S. Verhulst

    Verhandeling ingediend tot het behalen van de graad van licentiaat in de

    taal-en letterkunde: Latijn en Grieks

    Le epistole di Francesco Petrarca

  • 2

    Premessa

    Come Petrarca mi sono dovuta ritirare in luoghi quieti e solitari per il mio lavoro.

    Scrivere in una lingua che non è la madrelingua è stato un’impresa. Durante il

    percorso però parecchie persone sono venute ad incoraggiarmi nella fatica. In primo

    luogo voglio ringraziare la Professoressa Verhulst, che mi ha dato l’occasione di fare

    questo studio interessante, per il suo controllo dei miei testi e le sue osservazioni.

    Non mi dimentico ovviamente dell’aiuto entusiasta del Professore Verbaal, di Sarah

    Decombel e dell’altro personale accademico e amministrativo della facoltà di lettere

    dell’Università di Gand.

    Inoltre voglio ringraziare i miei genitori, mio fratello e specialmente mia sorella per il

    loro aiuto morale e la loro pazienza con la variabilità del mio umore a seguito della

    stesura di questa tesi. Capisco che non è stato facile per loro.

    “Duo sunt bene instituti animi solatia: litterarum otium, et fidelis amicitia.” (Var. 44)

    Come è accaduto al Petrarca con i suoi amici, l’affetto che le mie care amiche

    classiciste Nathalie, Florien e soprattutto Charlot e i miei lontani amici Antonio e

    Henry mi mostrano è stato un sostegno incredibile. Ringrazio anche tutti gli altri

    amici per il loro appoggio incondizionato.

    Rivolgo anche una parola di ringraziamento per il saggio dottor Van Baelen senza il

    quale non ce l’avrei fatta. Finalmente voglio ringraziare la signora Sturtewagen per

    la sua cortesia di aver riletto e corretto linguisticamente la mia tesi.

  • 3

    Indice

    1. Introduzione ............................................................................................ 5

    2. Status quaestionis ................................................................................... 8

    2.1. Introduzione all’epistolario.........................................................................8

    2.1.1. Una spinta ciceroniana.......................................................................8

    2.1.2. Gli epistolari .......................................................................................9

    2.1.3. Forma e sostanza..............................................................................11

    2.1.4. Valore ed apprezzamento ..................................................................13

    2.2. Analisi .....................................................................................................15

    2.2.1. Sulla Familiare I, 1 ...........................................................................15

    2.2.1.1. Riassunto della lettera ....................................................................... 15

    2.2.1.2. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 16

    2.2.1.3. Analisi dell’articolo............................................................................. 17

    2.2.2. Sulla Familiare IV, 1 .........................................................................18

    2.2.2.1. Riassunto della lettera ....................................................................... 18

    2.2.2.2. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 20

    2.2.2.3. Analisi dell’articolo............................................................................. 22

    2.2.3. Sulle Familiari XXIV, 3-4 ..................................................................23

    2.2.3.1. Riassunto delle lettere........................................................................ 23

    2.2.3.2. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 25

    2.2.3.3. Analisi dell’articolo............................................................................. 25

    2.2.4. Su un paragone tra le Familiari e il Canzoniere .................................26

    2.2.4.1. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 26

    2.2.4.2. Analisi dell’articolo............................................................................. 29

    2.2.5. Sulla caratterizzazione di Giovanna d’Angiò nelle Familiari ...............29

    2.2.5.1. Riassunto delle lettere........................................................................ 29

    2.2.5.2. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 33

    2.2.5.3. Analisi dell’articolo............................................................................. 36

    2.2.6. Su un’edizione delle Familiari e delle Senili .......................................38

    2.2.6.1. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 38

    2.2.6.2. Analisi dell’articolo............................................................................. 38

    2.2.7. Sulla Senile IV, 5 ..............................................................................39

    2.2.7.1. Riassunto della lettera ....................................................................... 39

    2.2.7.2. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 42

  • 4

    2.2.7.3. Analisi dell’articolo............................................................................. 47

    2.2.8. Sulle Epistolae Metricae ....................................................................48

    2.2.8.1. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 48

    2.2.8.2. Analisi dell’articolo............................................................................. 49

    2.2.9. Sulle lettere dell’inquietudine ...........................................................50

    2.2.9.1. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 50

    2.2.9.2. Analisi dell’articolo............................................................................. 52

    3. Conclusione ........................................................................................... 54

    3.1. Tendenza.................................................................................................54

    3.1.1. Le lettere studiate .............................................................................54

    3.1.2. Argomenti studiati ............................................................................56

    3.1.2.1. Le fonti petrarchesche........................................................................ 57

    3.1.2.2. L’unità dell’opera ............................................................................... 59

    3.1.2.3. Le intenzioni di Petrarca..................................................................... 60

    3.2. Suggerimenti ...........................................................................................63

    3.2.1. Proposte di lettere.............................................................................63

    3.2.2. Proposte di argomenti .......................................................................64

    4. Bibliografia............................................................................................. 66

    4.1. Fonti primarie..........................................................................................66

    4.2. Fonti secondarie ......................................................................................67

    4.3. Dizionari..................................................................................................68

  • 5

    1. Introduzione

    Non è una scelta logica per una studentessa di filologia classica di esaminare uno

    scrittore italiano del Trecento. Ero però affascinata dal fondatore dell’Umanesimo.

    Volevo tuttavia coinvolgerlo nei miei studi principali e perciò ho scelto di esaminare

    le sue lettere in latino.

    Ho voluto esaminare gli articoli pubblicati tra il 2000 e il 2005 riguardo

    all’epistolario di Francesco Petrarca. Il settimo centenario della nascita

    dell’umanista ha suscitato una fitta serie di pubblicazioni petrarchesche. Mi

    sembrava interessante ed utile analizzare gli studi sulle lettere di Petrarca e farne

    uno status quaestionis.

    Quando il soggetto era fissato, la Professoressa Verhulst mi ha dato l’indirizzo del

    sito1 dove potevo trovare gli articoli. Mi ha detto di cercare sulla base di diversi

    termini2. Seguendo i suoi consigli ho trovato otto articoli pubblicati negli anni

    determinati. Quando questo risultava troppo poco, ho aggiunto l’Introduzione del

    florilegio delle lettere petrarchesche di Loredana Chines. Purtroppo non ho potuto

    prendere in considerazione Motivi e forme delle “Familiari” di Francesco Petrarca3

    per quanto interessante senza dubbio sia.

    In ordine alfabetico a nome dell’autore gli articoli sono:

    1. Cherchi, P., Petrarca (“Familiares”I, 1) e Plinio il Giovane (“Epistolae”I,1),

    Rassegna Europea di Letteratura Italiana 24 (2004)

    2. Chines, L., Introduzione, in: L. Chines (ed.), Lettere dell’inquietudine, Roma

    2004, 9-32

    3. Fenzi, E., L’ermeneutica petrarchesca tra libertà e verità (a proposito di “Sen.”, IV

    5), Lettere Italiane 2 (2002), 170-209

    4. Lokaj, R., Analogie strutturali e narrative tra i Rvf e le Familiares: seu le valigie di

    Petrarca, Critica del Testo 1 (2003), 421-437

    5. Lokaj, R.J., La Cleopatra napoletana: Giovanna d’Angiò nelle “Familiares” di

    Petrarca, Giornale Storico della Letteratura Italiana 580 (2000), 481-521

    1 www.italinemo.it 2 Termini come Petrarca, epistolario, lettere, epistole, Familiares, ... 3 C. Berra (ed.), Motivi e forme delle “Familiari” di Francesco Petrarca, Milano 2003

  • 6

    6. Radin, G., Fonti patristiche per il Ventoso: nuove proposte di lettura, Lettere

    Italiane 3 (2004), 337-367

    7. Santangelo, E., Il Cicerone dantesco del Petrarca: “Familiares” XXIV, 3 e XXIV, 4,

    Linguistica e Letteratura 1-2 (2002), 81-85

    8. Tomasello, G., Sulla nuova edizione (“Les belles lettres”) delle “Familiari” e delle

    “Senili” di Francesco Petrarca, Giornale Storico della Letteratura Italiana 593 (2004),

    114-119

    9. Velli, G., Petrarch’s “Epystole”, Italica 3-4 (2005), 366-379

    Cinque articoli trattano delle Familiari, un’articolo delle Senili. Una pubblicazione

    verte sulla nuova edizione delle Familiari e delle Senili. Uno studio parla delle

    Epistolae Metricae. L’introduzione di Chines non affronta un epistolario in

    particolare.

    Prima ho letto e riassunto gli articoli. Poi per abituarmi a scrivere italiano ho scritto

    la prima stesura della mia introduzione all’epistolario petrarchesco. I libri e gli

    articoli che ho letto durante tutto il periodo li ho immediatamente inseriti nella

    bibliografia. Dopo ho riassunto le lettere trattate negli articoli e ho affrontato

    brevemente alcuni aspetti delle lettere: informazione personale4, informazione

    sull’epoca5, la sua relazione6 con i pagani e la sua relazione7 con la Bibbia ed i

    cristiani. Poi ho studiato gli articoli sulla base di due domande: che cosa o quale

    aspetto delle lettere viene studiato? E quali domande si pongono? In base alle

    analisi ho voluto tracciare la tendenza degli ultimi anni per quanto riguarda gli

    epistolari trattati, i soggetti e la specie di lettere trattate ed anche gli argomenti degli

    articoli. In base a quelle conclusioni ho proposto qualche suggerimento. Dopo ho

    completamente rielaborato la mia introduzione. Per finire ho scritto la premessa e

    l’introduzione alla mia tesi.

    Darò ora un resoconto dei capitoli. Nel primo capitolo presento l’epistolario di

    Petrarca. Affronto l’influsso di altri epistolari su quello dell’umanista. Poi presento

    le cinque raccolte petrarchesche. Tratteggio un’immagine generale del contenuto

    delle lettere e delle rielaborazioni continue che lo scrittore effettuò. La lingua viene

    4 Sulla famiglia, amici, amore, mestiere, … 5 Sulla politica, religione, abitudini, … 6 Soprattutto citazioni e rimandi espliciti ed impliciti a testi 7 Idem

  • 7

    anche esaminata. Per finire mostro il gran valore degli epistolari per la diffusione

    dell’Umanesimo, per l’epistolografia e per noi.

    Passo all’analisi nel secondo capitolo. Do ogni volta prima il riassunto della lettera o

    delle lettere trattate. Se l’articolo in questione verte su un epistolario, rimando

    all’introduzione per ulteriori informazioni. Poi il lettore può leggere la sintesi

    dell’articolo. Finalmente analizzo l’articolo. Questo si ripete per i nove studi.

    Nella conclusione ho esaminato quali epistole siano state studiate il più spesso tra

    il 2000 e il 2005 e quale aspetto delle lettere sia stato studiato. Così ho potuto

    distinguere un certo schema di pensiero sul quale gli studiosi si poggiano. Nella

    seconda parte della conclusione faccio qualche suggerimento per quanto riguarda

    gli studi petrarcheschi nel futuro sia per le lettere sia per gli argomenti.

  • 8

    2. Status quaestionis

    2.1. Introduzione all’epistolario

    2.1.1. Una spinta ciceroniana

    Non mi sembra necessario dare l’introduzione alla vita e all’opera di Francesco

    Petrarca, quando esiste un’opera8 così dettagliata ed ampia come quella di Ugo

    Dotti. Vorrei tuttavia presentare brevemente come Petrarca è stato spinto a

    raccogliere le lettere già scritte e quelle che avrebbe ancora scritte.

    Cito da Chines-Guerra:

    Petrarca ha appena passato i quarant’anni quando, nel 1345, scopre nella biblioteca

    della cattedrale di Verona i sedici libri delle Epistulae ad Atticum di Cicerone (del

    quale porterà alla luce anche le Epistulae ad Brutum e le Epistulae ad Quintum

    fratrem). Nel poeta, già predisposto a lasciare memoria della propria autobiografia

    umana e intellettuale attraverso opere organicamente raccolte (come il Canzoniere),

    prende forma allora l’idea di radunare e ordinare le proprie lettere scritte in latino: ne

    nasce il corpus monumentale delle 350 epistole divise nei 24 libri delle Familiares.

    Accanto a Cicerone, l’altro modello sotteso all’opera petrarchesca è il Seneca delle

    Epistulae ad Lucilium, di cui Petrarca ama lo stile essenziale e sentenzioso che

    indaga, attraverso minime inflessioni, nelle pieghe segrete dell’interiorità.9

    Pure Seneca è quindi un modello per Petrarca. Rappresenta il filosofo per eccellenza

    ed è la base della sua dottrina morale.10 Da questi scrittori antichi (tra cui anche

    Orazio per le sue epistole in rime) riprende la concezione della lettera come mezzo

    espressivo letterario. Ne trae anche varie formulazioni.11

    La passione ardente dei contenuti della corrispondenza di Abelardo ed Eloisa,

    testimone della storia d’amore più famosa e tormentata del medioevo, avrebbe

    anche lasciato segni nell’epistolario petrarchesco. 12

    8 U. Dotti, Vita di Petrarca, Bari 2004 9 Chines-Guerra 2005, 31 10 Dotti 2002, XXXVI 11 Van Dooren 1998, 7 12 Chines 2004, 16

  • 9

    2.1.2. Gli epistolari

    Petrarca scrisse varie raccolte di lettere che hanno contribuito alla nascita e al

    successo dell’epistolografia neolatina. Le raccolte hanno ciascuna il loro proprio

    carattere e diverse dimensioni. Le Epistulae Familiares contengono 350 lettere, le

    Epistulae Seniles 12613. Ci sono 66 Epistulae Metricae in esametri, 19 lettere Sine

    nomine e 76 Lettere disperse14. Anche le lettere stesse possono essere più lunghe o

    brevi.

    I Rerum familiarum libri, oppure con il nome più comune le Familiares (1345-1366),

    dedicate all’amico fiammingo Ludwig van Kempen15 da lui chiamato Socrate, sono

    indirizzate a buoni amici e conoscenze, come indica il titolo ricavato dall’epistolario

    Ad Familiares di Cicerone, il suo esempio ammirato. È la raccolta epistolare più

    conosciuta di Petrarca. Una decina di lettere sono rivolte ai grandi autori del

    passato. Si trovano simbolicamente nell’ultimo libro della raccolta. Queste erano

    ovviamente lettere fittizie e Petrarca inseriva nell’epistolario altre lettere

    immaginarie dirette a contemporanei.16

    La seconda raccolta epistolare importante è i Senilium rerum libri oppure le Seniles

    (1361-1366).

    Gli anni sessanta del Trecento coincidono per Petrarca con una fase di grande

    sofferenza esistenziale: la recrudescenza della peste gli sottrae il figlio Giovanni nel

    luglio del 1361[...] e altri cari amici. Le dolorose vicende autobiografiche gli rendono

    faticoso sopportare gli impegni diplomatici sempre più frequenti e gli fanno sognare,

    ancora una volta, la pace solitaria di Valchiusa. Questo è lo stato d’animo con cui

    Petrarca si accinge alla raccolta delle Seniles [...] destinate a parlare della vecchiaia,

    della sofferenza per la scomparsa dei cari, del bisogno di pace e soprattutto della

    riflessione sulla morte che costituisce il motivo di fondo di questo epistolario.17

    13 Per Wilkins e Chines-Guerra le Seniles contengono 128 lettere. 14 Pancheri 1994 : Sono più conosciute con la denominazione di Varie (benché le Varie formino infatti una parte delle Disperse) e utilizzerò d’ora in poi questo nome. 15 Ludovico Santo di Beringen 16 Wilkins 1964, 120 17 Chines-Guerra 2005, 32

  • 10

    Dedicate all’amico fiorentino Francesco Nelli alias Simonide, le lettere sono rivolte

    ad amici personali e ad alti dignitari politici ed ecclesiastici.18 Non sono state riviste

    come le Familiares e la struttura generale manca dunque di organicità. Le epistole

    mostrano però la maturità personale e stilistica di Petrarca.19

    Boccaccio è certamente il destinatario privilegiato di queste lettere. L’ultimo libro

    della raccolta contiene “la riscrittura più che traduzione petrarchesca in latino della

    Griselda”20, la famosa novella del Decameron (X 10).

    Nell’Epistola ad Posteritatem che chiude la raccolta delle Seniles lo scrittore

    tratteggia un ritratto idealizzato autobiografico e psicologico per i posteri.21 Nella

    smania di lasciare un’immagine ideale di sé, deforma la realtà biografica ed

    intellettuale. Dichiara così di aver rinunciato alle tentazioni della carne dopo

    maturazione e di essersi distanziato dagli autori dell’antichità classica per dedicarsi

    alla sola lettura degli autori cristiani.22

    Ci sono tre raccolte più piccole dello stesso periodo delle Familiares. La prima

    consiste nelle Epistolae Metricae (1331-1355). Sono lettere in esametri sull’esempio

    di Orazio e

    dedicate all’amico Marco Barbato da Sulmona, autorevole dignitario di corte a Napoli.

    [...] Restituiscono un panorama umano e culturale ricco ed eterogeneo. Tra i

    destinatari si avvicendano amici intimi e personaggi prestigiosi e potenti; altrettanto

    vari sono del resto i temi delle lettere, talvolta nate da spunti occasionali (ad esempio

    il dono ricevuto di un cesto di pere), talvolta dettate dalle più intime sofferenze

    dell’animo.23

    Le Epistolae sine nomine (1342-1358) sono lettere non-indirizzate. Petrarca ha

    cancellato i nomi dei destinatari per non metterli in pericolo a causa del contenuto

    politico-religioso polemico. La corruzione della corte avignonese vi viene

    violentamente attaccata.24

    18 Van Dooren 1998, 9 19 Chines-Guerra 2005, 32 20 Id., 33 21 Van Dooren 1998, 9 22 Chines-Guerra 2005, 33 23 Id., 33 24 Id., 34

  • 11

    Infine, ci sono le Variae che non formano un gruppo organico. Contengono lettere di

    periodi diversi, su soggetti diversi ed a corrispondenti diversi.25 Petrarca le aveva

    escluse dai suoi epistolari “ufficiali”. I destinatari ed alcuni ammiratori di Petrarca

    ci hanno conservato queste lettere.26 Questa raccolta è interessante perché le lettere

    non sono state riscritte e rielaborate e danno perciò una migliore immagine della

    corrispondenza reale di Petrarca.27

    2.1.3. Forma e sostanza

    La materia delle lettere petrarchesche è così variata che è soltanto possibile dare

    qualche tema principale: amicizia ed amore, religione e politica, Antichità e

    letteratura, paesi e popoli, storia28 e cultura, la libertà dell’intellettuale e

    l’evoluzione e le difficoltà delle proprie opere, il biasimo della propria epoca29, la vita

    solitaria, la fuga del tempo, la vanità delle cose e la brevità dei sogni umani30.31

    Colpisce la sorprendente assenza quasi totale nell’epistolario di Laura.32 Il punto di

    partenza è nondimeno sempre autobiografico. Le lettere nascono da vicende

    personali, esperienze, contatti, sentimenti e concezioni dello scrittore. Questa ricca

    variazione sostanziale e sentimentale è una delle caratteristiche principali

    dell’epistolario di Petrarca.33 Benché le lettere siano destinate a rendere

    un’esistenza e vita intellettuale ideali, il poeta non ci nasconde i suoi attimi di

    défaillance, amarezze, sdegni, ...34 Vuole però estirpare i propri errori presso i suoi

    lettori e diventa così un maestro talvolta moraleggiante.35 Traccia “l’ideale del

    saggio”.36

    25 Van Dooren 1998, 8-9 26 Bosco 1965, 296 27 Pancheri 1994, XXV 28 Cf. Dotti 2002, XLIII : La concezione petrarchesca della storia come esempio dei comportamenti umani, e quindi istruttiva per la posterità, spiega i molti esempi storici nella sua opera. 29 Dotti 2002, XVIII : Petrarca rimprovera ai suoi contemporanei la loro negligenza e la loro ignoranza dei classici. 30 Cf. Rvf 1, 14 : “Che quanto piace al mondo è breve sogno” 31 Van Dooren 1998, 9-10 e Dotti 2002, LXVIII 32 Guarneri 1979, 29 33 Van Dooren 1998, 10 34 Dotti 2002, XLVIII 35 Id., LI 36 Id., LXVIII

  • 12

    Anche la forma letteraria delle lettere è variata. Sono lettere, ma nelle lettere si

    trovano saggi, caricature, resoconti di viaggio37, aneddoti38, memorie, short stories,

    polemiche, meditazioni, stoccate, consigli, ... Così Petrarca utilizza molti registri e

    scrive con vari umori: si mostra ora serio o scherzando, ora entusiasta o lamentoso,

    ora pedante od ammiratore, ora melanconico o sdegnato, ora pessimista o gioviale,

    ora umile o moraleggiante.39

    Seguendo Dotti, possiamo distinguere tre livelli nella corrispondenza petrarchesca.

    In primo luogo l’autore vuole allinearsi alla filosofia stoica. Dopo, c’è la meditazione

    introspettiva complessa che rimanda alle Confessiones. Infine, c’è la narrazione

    biografica che assume a volte, nelle sue dimensioni ideali ed allusive, un ruolo

    simbolico.40 Nel racconto si vede la volontà dell’autore di trasferire gli eventi della

    propria esistenza a livelli superiori ed esemplari.41

    L’epistolario è quasi come il Canzoniere o i Trionfi, un’opera d’arte unitaria ed un

    organismo costruttivo.42 Le lettere sono il prodotto di un processo di anni di lettura

    e rilettura, di redazione e correzione.43 Ogni tanto divideva lettere che gli

    sembravano troppo lunghe in due o tre parti e riuniva in qualche raro caso quelle

    che erano state due.44 Inoltre ogni libro nell’epistolario ha la sua propria cadenza e

    struttura.

    Anche l’ordine delle lettere nelle diverse raccolte era studiato.45 La posizione delle

    lettere risponde alle esigenze dell’architettura unitaria che Petrarca voleva per la

    sua opera. La datazione reale viene conformata ad una datazione fittizia per il bene

    dell’idealizzazione.46

    37 Cf. Chines 2004, 25-26 : I continui spostamenti tra l’Italia e l’Europa (Parigi, Lione, la Guascogna, Aquisgrana, Colonia, Praga, …) 38 Cf. Dotti 2002, XXIII-XXIV : Dalle sue descrizioni di poveri laboriosi, di abusi feudali, … risulta il rispetto nascente della persona umana. 39 Van Dooren 1998, 9-10 40 Dotti 2002, XL : Questo paragrafo è ripreso dal testo di Dotti. 41 Id., LXXXII 42 Guarneri 1979, 7-8 43 Giovanni Malpaghini di Ravenna, un giovane con straordinarie qualità, che era al suo servizio si è occupato di ricopiare tutta la raccolta delle Familiares. 44 Wilkins 1964, 120 45 Van Dooren 1998, 17 46 Chines-Guerra 2005, 31-32

  • 13

    La lingua latina delle lettere è altamente “letteraria”. Grazie a questa, l’umanista

    riesce ad elevare le vicende scritte al di sopra del quotidiano ed a dare loro un

    valore universale.47

    Petrarca voleva perfezionare le sue lettere stilisticamente. Perciò inseriva riferimenti

    letterari o citazioni di scrittori antichi o cristiani, talvolta apertamente, più spesso

    però camuffandoli con l’abilità del suo linguaggio. Sia il contenuto sia lo stile delle

    lettere sono controllati con molta attenzione da Petrarca, il quale esige dal lettore

    una medesima attenzione.48

    Come presenta Guarneri, Petrarca vuole

    donare al lettore il frutto dei suoi studi e delle sue esperienze rivelandogli il segreto

    per cui la sua capacità di assimilare il sapere [...] tende alla conquista di un’aperta

    umanità. La più alta lezione di sapienza impartita dal Petrarca ai posteri è anzitutto

    quella meno facilmente intesa dai suoi diretti discepoli e dagli umanisti: il rifiuto cioè

    di appartenere ad una scuola o di crearla e di seguire una norma precisa non per

    superbia, ma per amore di libertà49.50

    Ponendo se stesso e le sue riflessioni al centro di ogni attività Petrarca si presenta

    come l’interprete dell’individualità e come il difensore dell’Umanesimo.51

    2.1.4. Valore ed apprezzamento

    Per chi vuole entrare nella mente di Petrarca, le raccolte sono molto interessanti.

    Egli si volge da una parte agli antichi per la loro umanità e dall’altra si dirige all’età

    contemporanea per comunicare con i grandi letterati e gli uomini politici del

    Trecento.52

    Le sue lettere sono dirette, personali e naturali. La chiarezza e precisione

    dell’espressione e la spontaneità delle emozioni sorprendono il lettore.53 I

    47 Dotti 2002, XLVII-XLVIII 48 Guarneri 1979, 16 49 Cf. per esempio Sen. I, 6 : “Sum sectarum negligens, veri appetens.” 50 Guarneri 1979, 8 51 Id., 15 52 Id., 7 53 Id., 7

  • 14

    numerevoli aneddoti, le digressioni vivaci e le osservazioni acute ravvivano il

    racconto.54

    L’Umanesimo, lanciato con molti sforzi da Petrarca, ha lasciato tracce nel suo

    epistolario. Si nota la nascita dell’uomo moderno, dell’intellettuale senza pregiudizi

    “che si dedica seriamente allo studio dei classici, che perfeziona il suo stile nelle

    due lingue ed è sempre insoddisfatto dei risultati ottenuti”55. L’opera è pervasa di

    passione culturale e di impegno letterario.56

    La modernità di Petrarca consiste però anche nella sua inquietudine psicologica e

    morale. Assistiamo presso Petrarca alla scoperta della coscienza moderna: la

    coscienza della crisi, delle lacerazioni interiori, ...57

    Gli epistolari di Petrarca formano la base del successo dell’epistolografia fiorente in

    età umanistica. Le epistole faranno parte della letteratura rinascimentale e

    diventeranno per noi fonti di messaggi dell’epoca e molto di valore per apprendere la

    loro conoscenza degli antichi.58

    54 Guarneri 1979, 8 55 Id., 9-10 56 Van Dooren 1998, 8 57 Dotti 2002, XXXIX 58 Chines-Guerra 2005, 34

  • 15

    2.2. Analisi

    In questo capitolo voglio analizzare gli articoli selezionati. Darò prima un riassunto

    delle epistole trattate. Se l’articolo in questione affronta un epistolario nel suo

    insieme, non posso riassumerlo però rimando all’introduzione per un’immagine

    generale della raccolta. Poi do una sintesi dello studio. Finalmente presento la mia

    analisi dell’articolo. Ogni recensione di un articolo è così preceduta da una o due

    sintesi.

    2.2.1. Sulla Familiare I, 1

    2.2.1.1. Riassunto della lettera

    La Familiare I, 1 è la lettera introduttiva delle Familiari in cui Petrarca dedica l’opera

    al suo amico Ludwig van Kempen soprannominato Socrate. Il soggetto principale

    dell’epistola è l’idea e l’elaborazione di raccogliere le lettere in una raccolta.

    Ritrova vecchi manoscritti in cattivo stato e vuole buttarli via.59 Sostiene di aver

    bruciato un migliaio di poesie e di lettere.60 Pensando però alla promessa fatta agli

    amici Socrate e Barbato da Sulmona (a cui dedicherà le Epistolae Metricae)

    risparmia “pauca ... in angulo iacentia”61 di cui rivendica lo stile semplice e

    familiare.62 Spiega perché tutte quelle lettere sono così diverse per quanto riguarda

    il contenuto e per quanto riguarda la forma.63 Racconta poi di aver rivisto e

    cambiato molte sue epistole.64 Dà ulteriori spiegazioni sulla raccolta delle Familiari

    che non esisteva ancora.65 Si lamenta infine della sfortuna che la vita gli ha portato

    giustificando così i brani languidi e lamentosi dell’epistolario.66 Introduce pure le

    lettere agli scrittori antichi dell’ultimo libro che si nominano Antiquis illustrioribus.67

    Chiude la lettera dedicando la raccolta al suo amico.68

    59 Fam. I 1, 3-4 60 Id., 9 61 Id., 10 62 Id., 13-17 63 Id., 27-30 64 Id., 31-32 65 Id., 33-37 66 Id., 38-41 67 Id., 42-43 68 Id., 48

  • 16

    Veniamo pure a sapere informazioni sulla vita privata di Petrarca. Richiama alla

    mente l’anno 1348 in cui la peste gli strappa Laura e parecchi cari amici.69 Risveglia

    pure il ricordo della storia della sua nascita in esilio ed i pericoli nella sua

    infanzia70, descritta tramite paragoni con figure mitologiche.

    Cita Apuleio71, Cicerone72, Virgilio73 ed Orazio74. Nomina per di più Omero75,

    Isocrate76, Catone77, Epicuro78, Seneca79, Terenzio80, Varrone81 ed ancora Cicerone82

    e Virgilio83. Menziona anche un mito di Atena84 e si paragona ad Ulisse85. Rinvia

    implicitamente ad Ovidio86 e di nuovo a Cicerone87, Virigilio88, Seneca89 ed

    Epicuro90.

    Il solo riferimento alla fede cristiana è una citazione dal libro di Job91.

    2.2.1.2. Riassunto dell’articolo

    Nell’articolo Petrarca (Familiares I, 1) e Plinio il Giovane (Epistolae I, 1)92 Paolo

    Cherchi abborda la questione se Petrarca abbia conosciuto l’epistolario di Plinio il

    Giovane o no. L’epistola che apre le Familiares ha due funzioni: dedica della

    raccolta epistolare all’amico Socrate ed anche presentazione o prologo dell’opera.93

    Grazie a questa lettera i frammenti della raccolta (e della vita di Petrarca) ricevono

    un’organicità.

    69 Id., 2 70 Id., 22-24 71 Id., 12 72 Id., 33 73 Id., 44 74 Id., 46 75 Id., 6 76 Id., 6 77 Id., 14 78 Id., 20 79 Id., 20, 32, 43 e 44 80 Id., 31 81 Id., 43 82 Id., 14, 20, 32 e 35 83 Id., 43 e 46 84 Id., 3 85 Id., 21 86 Id., 9 87 Id., 19, 44 e 48 88 Id., 23 89 Id., 48 90 Id., 48 91 Id., 26 92 Cherchi 2004, 101-105 93 Id., 101

  • 17

    Petrarca insiste sulla casualità di raccogliere queste lettere (dopo averne bruciata

    una parte) per la necessità di sistemare le carte.94

    Nella sua lettera prefatoria l’umanista richiama alla mente gli scrittori classici

    dell’epistolografia: Epicuro, Cicerone e Seneca. Nessuno di loro ha scritto in forma

    di lettera le intenzioni della loro raccolta. Questo significherebbe che Petrarca sia

    stato assolutamente originale.

    Tuttavia esiste una raccolta epistolare latina con una lettera introduttiva che

    Petrarca potrebbe aver conosciuto: le Epistolae di Plinio il Giovane. La lettera che

    apre l’epistolario ci dà immediatamente l’impressione di aver trovato una fonte

    petrarchesca, dall’altra parte è possibile che sia “una fallace suggestione.

    L’ambiguità dipende dalla compresenza di elementi simili nelle due lettere e di

    altrettanti elementi dissimili.”95 Dopo aver mostrato le differenze e le somiglianze

    delle due lettere, lo studioso ammette che non si può dedurlo dal testo perché la

    possibilità di coincidenza non è tanto piccola.

    Non sappiamo però se Petrarca conosceva le Epistolae di Plinio. Furono “scoperte”

    ufficialmente da Guarino Veronese nel 1419, ma sappiamo che Giovanni

    Mansionario (morto nel 1337) sicuramente le conosceva già. Anche Guglielmo

    Pastrengo conosceva (almeno in parte) l’epistolario pliniano. Ora Guglielmo era un

    amico di Petrarca, appunto quello che gli aveva mostrato a Verona i codici

    contenenti l’epistolario di Cicerone! Cherchi ragiona:

    È azzardato pensare che in quell’occasione Guglielmo di Pastrengo fece vedere al suo

    ospite anche il manoscritto delle epistole pliniane [...]?96

    Cherchi finisce l’articolo spiegando che l’argumentum e silentio (Petrarca non fa

    menzione di Plinio) non è determinante, ma lascia la domanda senza risposta.

    2.2.1.3. Analisi dell’articolo

    Nel suo articolo Paolo Cherchi abborda le seguenti questioni: Petrarca ha

    conosciuto (parzialmente) le Epistolae di Plinio il Giovane? Se infatti le conosceva,

    94 Fam. I, 1: “Ceterum, illis ardentibus, pauca quidem animadverti in angulo iacentia, que vel casu magis quam consilio servata vel pridem a familiaribus transcripta, cunta vincenti senio restiterant. [...] His ego indulgentior fui.” 95 Cherchi 2004, 103 96 Id., 105

  • 18

    perché l’ha omesso? Scrivere una lettera introduttiva per il suo epistolario è stato

    un’idea originale o un’imitazione pliniana? Possiamo dedurre dal testo la sua

    conoscenza dell’epistolario di Plinio?

    Cherchi ha quindi esaminato la Familiare I, 1 per trovare similarità o differenze con

    l’epistola di Plinio. Ha studiato il contenuto e le espressioni per paragonarli a quelli

    pliniani. Ha letto la lettera come dedica a Socrate e come presentazione alla raccolta

    delle Familiari.

    Vorrei infine indicare un argomento a mio parere erroneo dello studioso Cherchi.

    Quando Cherchi enumera le differenze tra le due lettere, scrive:

    Plinio raccoglie le lettere per esortazione di un amico mentre Petrarca prende

    l’iniziativa per impulso proprio.97

    Secondo me Petrarca dichiara anche lui di raccogliere le lettere su consiglio dei suoi

    amici:

    Sic enim et vos olim optare solitos et me pollicitum esse memineram. Itaque cunta

    passim occursantia uno impetu vastanti et ne his quidem - ut tunc erat animus -

    parsuro, vestrum alter ad levam, alter ad dextram adesse visus, et apprehensa

    manu, ne fidem meam et spes vestras uno igne consumerem, familiariter admonere.

    Hec illis evadendi precipua causa fuit: alioquin, crede michi, cum reliquis

    arsissent.98

    2.2.2. Sulla Familiare IV, 1

    2.2.2.1. Riassunto della lettera

    Petrarca scrive la Familiare IV, 1 a seguito della salita del monte Ventoso (le mont

    Ventoux) nelle vicinanze di Avignone che ha compiuta insieme al fratello Gherardo

    97 Cherchi 2004, 103 98 Fam. I 1, 11: Nella traduzione di Les Belles Lettres: “Je me souvenais, en effet, que tels avaient été votre désir et ma promesse. Donc, tandis que je détruisais avec ardeur tout ce qui me tombait sous la main avec l’intention, qui était mienne alors, de ne rien épargner, il me sembla que vous étiez à mes côtés, l’un à ma droite, l’autre à ma gauche et que, me tenant la main, vous m’avertissiez amicalement de ne pas jeter au feu à la fois ma promesse et vos espoirs. Ce fut là la raison principale de la préservation de ces écrits; autrement, je t’assure, ils auraient brûlé avec les autres.”

  • 19

    nel 1336. La dirige a Dionigi da Borgo San Sepolcro, “frate agostiniano e teologo

    presso l’Università di Parigi, conosciuto probabilmente ad Avignone nel 1333”99, che

    gli ha offerto un esemplare delle Confessiones di Agostino. L’epistola è scritta verso

    il 1353, ma datata da Petrarca il giorno della salita, quasi venti anni prima.

    Uno dei motivi che incita il suo desiderio di fare la salita è un brano nell’Ab Urbe

    Condita di Livio, in cui Filippo, re della Macedonia, scala una montagna in

    Tessalia.100 Petrarca dedica poi un paragrafo alla scelta del compagno ideale per

    l’impresa, che cade su Gherardo, il suo fratello minore.101 Descrive allora il loro

    viaggio e lo spiega pure in chiave allegorica.102 È una salita difficile che il fratello

    riesce a compiere mentre Francesco prova invano di trovare tragitti più facili.

    Finalmente sulla vetta, contempla la vista meditando sulla storia romana e sulla

    propria vita.103 Dopo aver letto per caso una frase104 nelle Confessiones, il regalo di

    Dionigi, ci riflette a fondo.105 Dopo la discesa si ritira nella capanna per scrivere la

    lettera.106 Così la conclude.

    Nella lettera veniamo pure a sapere eventi della sua vita, come quando ricorda di

    aver lasciato Bologna107. Ammira sinceramente il suo fratello minore. Nella

    Familiare risulta anche chiaro che scalare non è un passatempo comune in quei

    tempi, per cui Petrarca verrà chiamato più tardi il primo turista, il primo uomo

    moderno che esplora il mondo terreno (al contrario del mondo celeste) e gode il

    panorama.

    Come in tutte le sue lettere cita autori classici come Virgilio108 ed Ovidio109 per

    ribadire propri enunciati. Fa riferimento esplicito a Livio110 e Pomponio Mela111 e si

    riferisce implicitamente a Seneca112, Isidoro113, Livio114, Ovidio115 e Virgilio116.

    99 Chines-Guerra 2005, 157 100 Fam. IV 1, 2-3 101 Id., 3-5 102 Id., 6-16 103 Id., 16-26 104 Conf. X 8, 15: “Et eunt homines admirari alta montium et ingentes fluctus maris et latissimos lapsus fluminum et occeani ambitum et giros siderum, et relinquunt se ipsos.” 105 Fam. IV 1, 27-34 106 Id., 35 107 Id., 19 108 Id., 6 e 34 109 Id., 13 e 21 110 Id., 2 111 Id., 2

  • 20

    Per quanto riguardano gli autori cristiani cita Agostino117 e Matteo118. Rimanda

    letteralmente ad Antonio119, Atanasio120 ed Agostino121 e rinvia in modo implicito a

    Paolo122, Matteo123 ed al salmo 106124.

    2.2.2.2. Riassunto dell’articolo

    Giulia Radin ci propone ora in Fonti patristiche per il Ventoso: nuove proposte di

    lettura125 una nuova interpretazione di questa famosissima lettera. Lei difende

    prima il proprio articolo dichiarando che finora non c’è stata abbastanza attenzione

    da parte del mondo accademico per la complessa allusività di un testo “che

    riassume in sé tradizione classica, patristica e medievale”126.

    Si oppone poi categoricamente alle teorie che sostengono che Petrarca fu il primo

    turista o alpinista. Protesta contro l’immagine secondo la quale un Petrarca curioso

    avrebbe contemplato il paesaggio con una nuova - e quindi moderna- sensibilità e

    contro altri suggerimenti romantici (tra cui quello di Carducci). Neanche le

    Confessioni di Agostino sono sufficienti per capire veramente le ragioni della lettura

    di questo libro in cima al monte e della scrittura della lettera stessa. Petrarca non

    imita la conversione di Sant’Agostino o Sant’Antonio, che non pensano né riflettono,

    ma mettono la loro vita nelle mani di Dio. Il nostro poeta invece non ha la forza di

    cambiare risolutamente e definitivamente la sua vita. L’ascensione del monte quindi

    non rappresenta una vera e propria conversione. La studiosa rifiuta poi varie altre

    interpretazioni (stoica, simbolista, spiritualista francescana,...). E si riferisce a

    Natalino Sapegno il quale suggeriva di prestare più attenzione all’intento letterario.

    Così Radin propone di

    112 Id., 15, 19 e 28 113 Id., 17 114 Id., 18 115 Id., 23 116 Id., 24 117 Id., 20, 27 e 30 118 Id., 31 119 Id., 31 e 32 120 Id., 31 121 Id., 26 e 32 122 Id., 4 123 Id., 13 124 Id., 14 125 Radin 2004, 337-367 126 Id., 337

  • 21

    ritornare sulle fonti della lettera che potrebbero guidarci verso una sua lettura [...]

    aperta alle diverse suggestioni offerte dai tanti testi su cui a lungo si è soffermato il

    Petrarca.127

    L’autrice spiega come è stata indotta a rileggere la lettera alla luce del commento

    agostiniano ai salmi 119-133, ossia il Canticum Graduum. Infatti, le postille e i

    richiami nei manoscritti in possesso di Petrarca mettono in prevalenza l’accento su

    questo gruppo di salmi. Confronterà quindi le Enarrationes e l’epistola petrarchesca

    in chiave tematica e testuale. La studiosa ci dà qualche esempio di chiari influssi

    agostiniani, fra cui l’idea importante proveniente dalle Enarrationes: Se ci vuole

    tanta fatica per raggiungere una cima, quanto dobbiamo soffrire allora per giungere

    a Dio?128 Pure l’anelare di Petrarca all’itinerario verso Dio è soltanto spiegabile con

    Agostino, secondo Radin. Dimostra la sua tesi con qualche altro passo.

    La preoccupazione (elaborata nell’economia della lettera) della scelta

    dell’accompagnatore non viene dal solo Tito Livio. Ci vuole una “voluntatum omnium

    morumque concordia”129 tra entrambi, che Petrarca crede aver trovato in suo fratello,

    Gherardo. A pensarci bene però i due fratelli hanno seguito strade diverse

    nell’ascensione del monte. Mentre Gherardo sale la cima per le vie più strette, il

    fratello maggiore erra e cerca di trovare invano un itinerario più facile. Gherardo

    diventa la sua guida che lo stimola come Agostino ha consigliato di cercare una

    guida per l’ascensio cordis che ci aiuti a trovare la dritta via130. Al contrario di

    Gherardo, un pastore cerca di dissuaderli dal salire più avanti. L’autore dell’articolo

    vede nel suo intervento una delle malae linguae che vogliono indurci in errore.

    Nel 1336 Petrarca non è ancora giunto alla vita di purezza: “nondum enim in portu

    sum”131. Sta però seguendo la dritta via. È nata una nuova volontà. Il girovagare sul

    127 Id., 342 128 Fam. IV 1, 33: “Si tantum sudoris ac laboris, ut corpus celo paululum proximius fieret, subire non piguit, que crux, quis carcer, quis equuleus deberet terrere animum appropinquantem Deo, turgidumque cacumen insolentie et mortalia fata calcantem?” viene confrontato ad un passo delle Enarrationes (con però una significativa variante al testo canonico in cui temporalem sostituisce corporalem): En. in Ps. 121, 2 : “Si ergo ad locum corporalem sic rapit amor sanctus, qualis amor debet esse qui concordes rapit in caelum [...]?” 129 Fam. IV 1, 3 130 En. in Ps. 121, 2 131 Fam. IV 1, 19

  • 22

    mare in una tempesta è un’immagine di Agostino. Petrarca anela alla tranquillità,

    alla pace eterna, all’immutabilità -non tanto quanto Dante alla visione di Dio.

    La lettura delle Confessioni sulla cima del monte Ventoso, continua Radin, Petrarca

    l’inserisce non per imitare i casi di Agostino od Antonio, ma per avere una base per

    meditare. Questa lectio divina è stata spiegata da Guigo il Certosino132 nella Scala

    Claustralium. Probabilmente Petrarca conosceva questa opera.

    La redazione della lettera è avvenuta secondo Petrarca “raptim et ex tempore”133 per

    la paura di dimenticare o cambiare le sue idee venute in mente sul monte. Questo

    ovviamente è impossibile. È probabile che la sua epistola sia basata su note fatte

    durante letture e su riflessioni. Quindi nelle letture Petrarca trova una certa “fonte

    di meditazione, ma anche una cura al proprio stato d’animo”134. L’autore

    dell’articolo conclude che il contesto dell’epistola del Ventoso è la lectio piuttosto

    che la confessione.

    2.2.2.3. Analisi dell’articolo

    Nel suo articolo Radin pone le seguenti domande: Quali sono le fonti per la lettera

    del Ventoso (oltre a Tito Livio)? Come si possono interpretare la salita della

    montagna e la lettura di Agostino sulla cima? Petrarca ha ripreso le idee religiose di

    Agostino per la lettera? Gli piacciono particolarmente i salmi 119-133 e il commento

    agostiniano nelle Enarrationes in Psalmos? Conosceva la Scala Claustralium di

    Guigo il Certosino? La lectio divina è la chiave di interpretazione per la lettera?

    Come è stata scritta questa lettera?

    Radin ha quindi studiato la lettera del Ventoso a paragone del commento

    agostiniano sul Canticum Graduum e della teoria della lectio divina. Fa un confronto

    tematico e testuale tra la lettera petrarchesca e i testi del santo. Vuole sapere le

    ragioni e le spinte di Petrarca ed indaga perciò le allusioni ed i richiami. Non solo

    personaggi e motivi narrativi, ma anche considerazioni di carattere introspettivo o

    filosofico vengono studiati da quel punto di vista.

    132 Oppure Guiges II le Chartreux, Lettre sur la vie contemplative (L’échelle des moines) 133 Fam. IV 1, 35 134 Radin 2004, 366

  • 23

    2.2.3. Sulle Familiari XXIV, 3-4

    2.2.3.1. Riassunto delle lettere

    Subito dopo la scoperta delle lettere di Cicerone a Verona nel 1345, Petrarca scrive

    all’oratore romano la Familiare XXIV, 3. Risulta molto deluso dalle ambizioni

    politiche di Cicerone e gli rimprovera di non essersi accontentato della filosofia alla

    sua età.135

    In questa lettera Petrarca annuncia di aver letto tutte le lettere del suo

    destinatario.136 Comincia poi a lagnarsi. Si lamenta delle liti e delle inimicizie che

    Cicerone ha coltivato nonostante i consigli di suo fratello ed i suoi propri ideali. Gli

    rimprovera l’illusione di gloria, che ha cercata mentre un filosofo della sua età

    avrebbe dovuto conoscere la pace.137 In una serie di praeteritiones enumera i suoi

    errori politici privi di tatto.138 Gli rinfaccia inoltre il suo atteggiamento ambiguo nei

    confronti di Ottavio.139 Rimpiange il contrasto tra parole e fatti riguardo alla virtù.140

    Finisce la lettera con un irrealis passato.141 La lettera leggermente drammatica dà al

    lettore una sensazione sgradevole come dopo un discorso moraleggiante.

    La relazione di Petrarca con l’antichità classica rimane particolare. Scrive a

    Cicerone come se fosse un amico. Per quanto riguarda le citazioni, cita soltanto

    Cicerone142 (ed alcune risposte di Bruto dalle raccolte di Cicerone).

    Sei mesi dopo la stesura di questa lettera, scrive a Valchiusa la Familiare XXIV, 4,

    di nuovo diretta a Cicerone. Ha preso le distanze dalla sua irritazione e rende

    omaggio a Cicerone per la sua opera.143

    Presupponendo che Cicerone sia offeso, Petrarca desidera lusingarlo lodandolo.144

    Si spiega: ha criticato la sua vita, non la sua intelligenza o il suo linguaggio.145 La

    135 Van Dooren 1998, 156 136 Fam. XXIV 3, 1 137 Id., 2 138 Id., 3-4 139 Id., 5 140 Id., 6 141 Id., 7 142 Id., 2, 3, 5, 6 e 7 143 Van Dooren 1998, 159 144 Fam. XXIV 4, 1 145 Id., 2

  • 24

    sua vita manca di fermezza e serenità.146 Poi lo ringrazia in nome di tutta l’umanità

    latinofona per i suoi meriti in ambito prosastico.147 Loda Virgilio per la sua poesia.

    Ognuno nel proprio campo è il migliore.148 Rimanda poi a Seneca che ha già

    espresso questa idea.149 Avendo letto un’opera giovanile di Virgilio, Cicerone l’aveva

    chiamato “magnae spes altera Romae”150.151 Aveva presentito un nuovo talento. Poi

    c’è una piccola divagazione sulla (presunta) superiorità dell’Eneide all’Iliade.152

    Prosegue la sua lettera dando delle informazioni sui libri ciceroniani. La quantità

    dei libri sopravvissuti al tempo è considerevole. La fama del nome di Cicerone è

    spettacolare. Pochi però leggono i suoi scritti.153 Pure qualche libro è andato

    smarrito. Si lamenta un momento di quel fatto, anche successo con altri famosi

    scrittori.154 Nomina allora i titoli dei libri persi.155 Comunica anche che dei libri

    esistenti qualche volta manca una grande parte. Alcuni libri sono veramente

    mutilati.156

    Petrarca suppone inoltre che Cicerone vorrebbe sapere come stanno Roma e

    l’Impero Romano ed i suoi cittadini, chi ha il potere, dove sono i confini, ...157 La

    lettera finisce così: Petrarca non risponderà a quelle domande. Tace la verità,

    perché Cicerone piangerebbe sentendola.158

    Veniamo pure a sapere che Petrarca sostiene modestamente che Cicerone gli ha

    insegnato a scrivere.159 Petrarca accusa la sua pessima epoca di ottusità

    intellettuale e di avidità. Si rende conto che molti libri sono persi per sempre. Già in

    quel tempo un intellettuale si lamenta che pochi leggono (gli scritti ciceroniani)!160

    146 Id., 2 147 Id., 4 148 Id., 5 149 Id., 6 150 Aen. XII 168 151 Fam. XXIV 4, 7-8 152 Id., 9-10 153 Id., 11 154 Id., 12 155 Id., 13 156 Id., 14 157 Id., 15 158 Id., 16 159 Id., 4: “… tuis denique, ut ita dicam, auspiciis ad hanc, quantulacunque est, scribendi facultatem ac propositum pervenisse.” 160 Id., 11-12

  • 25

    In questa lettera cita Terenzio161, Cicerone162, Virgilio163 e Properzio164. Nomina

    Epicuro165, Virgilio166, Seneca167 e Properzio168. Rimanda implicitamente a Servio169,

    Macrobio170 e Giovenale171.

    2.2.3.2. Riassunto dell’articolo

    In Il Cicerone dantesco del Petrarca: “Familiares” XXIV, 3 e XXIV, 4172 Santangelo

    vuole provare che Petrarca conoscesse il Purgatorio prima del ringraziamento a

    Boccaccio per il manoscritto della Commedia. Lo studioso spiega che ha dimostrato

    in un suo saggio precedente la presenza (frammentata e quasi sempre indiretta) del

    Purgatorio di Dante nell’opera petrarchesca. Scrive della scoperta di Petrarca dei

    manoscritti ciceroniani a Verona, la nascita dell’idea di un epistolario e la

    fondazione del genere dell’epistolografia moderna. Nell’ultimo libro delle Familiari

    Petrarca inserisce due lettere a Cicerone: XXIV, 3 e 4.

    Il tono con cui Petrarca si rivolge a Cicerone è molto familiare e la prima lettera è

    quasi un’invettiva. Santangelo cita poi Vittorio Rossi, che si è accorto del richiamo a

    Dante in un brano della lettera. Santangelo ha però trovato un altro indizio della

    presenza del secondo Canto della Commedia. Qualche riga più avanti c’è ancora

    una reminiscenza dantesca, che Petrarca aveva già utilizzato in una lettera

    precedente (Fam. XXI, 15). Della lettera XXIV, 4 lo studioso comunica che l’epistola

    si chiude con una chiara citazione dantesca.

    2.2.3.3. Analisi dell’articolo

    Quali domande pone Santangelo nel suo articolo? Sono rintracciabili degli elementi

    o nuclei danteschi, particolarmente del Purgatorio, nelle Familiares indirizzate a

    Cicerone? Quali sono le fonti possibili (latine, bibliche e romanze) per la famosa

    similitudine:

    161 Id., 1 162 Id., 3 e 8 163 Id., 8 e 15 164 Id., 10 165 Id., 3 166 Id., 5 167 Id., 6 168 Id., 9 169 Id., 7 170 Id., 9 171 Id., 9 172 Santangelo 2002, 81-85

  • 26

    …ceu nocturnus viator lumen in tenebris gestans, ostendisti secuturis callem, in quo

    ipse satis miserabiliter lapsus es173 ?

    Petrarca utilizzerà qualche parola174 della Fam. XXIV 3 nella Familiaris XXI 15

    parlando di Dante?

    Santangelo focalizza su tutti i richiami possibili a Dante. Ha anche occhio per

    allusioni ad altri scrittori. Vuole provare la familiarità di Petrarca con il Purgatorio

    prima della ricezione dei manoscritti da Boccaccio. Qui ho una riserva personale:

    senza mettere in dubbio le scoperte degli studiosi, mi chiedo perché non sarebbe

    possibile che Petrarca avesse inserito un’allusione dantesca (come quella

    similitudine) dopo il ricevimento dei documenti. Tutti sappiamo che Petrarca per

    tutta la sua vita ha continuamente cambiato, elaborato, riscritto, adattato, ... le sue

    opere. È anche possibile in questo caso.

    2.2.4. Su un paragone tra le Familiari e il Canzoniere

    2.2.4.1. Riassunto dell’articolo

    Nell’articolo Analogie strutturali e narrative tra i Rvf e le Familiares: seu le valigie di

    Petrarca175 Lokaj vuole mostrare - come annuncia il titolo- le analogie tra le

    Fragmenta in volgare e l’epistolario latino. Non vuole ricercare le somiglianze

    tematiche il cui studio ha distolto lo sguardo da altre similitudini. Accenna otto

    aspetti delle due componenti della “fabula dell’autoritratto petrarchesco”176.

    Comincia con le nuge. Due opere vanno sotto il nome affettuoso di nuge o nugelle: i

    Rvf e le Familiares. Chi legge però le opere, si accorge che non si tratta di

    bagatelles.

    Ci sono paralleli tra la Fam. I 1, il sonetto proemiale e il carme introduttivo alle

    Epystole poiché Petrarca iniziò nel 1349-1350 ad ordinare le Familiares, i Rvf e le

    Epystole metrice in un “unico, armonico disegno”177. Elenca le caratteristiche in

    173 Fam. XXIV 3, 3 174 “laudibus ad celum effers” 175 Lokaj 2003, 421-437 176 Id., 422 177 Id., 423. Lokaj cita da I frammenti dell’anima. Storia e racconto nel Canzoniere di Petrarca di Santagata, Bologna 1993

  • 27

    comune tra i Rvf e le Familiares. L’ironia vuole che le opere maggiori come l’Africa e

    il De viris illustribus non saranno mai concluse, mentre le nuge verranno pubblicate

    e molto più lette e studiate.

    Poi passa alle valigie di Petrarca che dopo il 1348 si chiede cosa metterci dentro.

    Allora secondo la fabula dell’inventio ritrova i suoi scritti: le Familiares, le poesie

    latine e la poesia volgare, di cui brucia una grande parte. Le poche carte

    risparmiate per caso divide in poesia e prosa pensando ai suoi dedicatori Barbato e

    Socrate. I Rvf rimarranno però senza dedicatorio. Lokaj vuole giungere ad una

    scoperta riguardo alla fictio dell’inventio. Si tratta di un riferimento intertestuale

    delle Satire di Persio. Cito:

    Grazie all’intertesto di Persio, sappiamo che la fictio ci presenta Petrarca ora come un

    uomo integro che vuole raccogliere insieme, per studiarle meglio, le varie

    sfaccettature dell’io, mentre prima Petrarca non era un uomo, ma era piuttosto,

    pirandellianamente, mille uomini diversi.178

    Lokaj parla poi della metafora utilizzata da Petrarca per paragonare Camilla a se

    stesso179. Indica anche l’episodio dove la pioggia impediva a Petrarca di viaggiare

    verso Montrieux a trovare suo fratello. Lì il nostro poeta si riferisce a due loci

    virgiliani180.

    Il prossimo soggetto è lo stile. Sia le Familiares sia i Rvf sarebbero scritti in un

    comunis sermo e sarebbero caratterizzati da un monostilismo. Per contro, tanto

    nella prima Familiaris quanto nel sonetto proemiale della sua raccolta volgare scrive

    che lo stile non è sempre identico.

    Il destinatario della raccolta epistolare viene esplicitamente menzionato oltre ai

    riceventi di ogni singola lettera: il suo amico Socrate. Secondo lo studioso la

    situazione per i Rvf è mutatis mutandis la stessa: Socrate corrisponde al “Voi,

    ch’ascoltate” del primo sonetto dei Rvf.

    Passa dopo al “numero delle parti costitutive”.

    178 Id., 426-427 179 Fam. I 1, 23 180 Aen. 2, 729 e Aen. 11, 550

  • 28

    Intorno al 1363, Petrarca annuncia che il suo giovane amanuense, Giovanni

    Malpaghini di Ravenna, è riuscito a ordinare sia i Rerum familiarium libri XXIV sia i

    Rerum vulgarium fragmenta nelle rispettive forme finali, ove le Familiares

    raggiungono il numero definitivo di trecentocinquanta (350) [...] e i fragmenta, come

    si sa, in trecentosessantasei (366).181

    Anche in questa messa in ordine Lokaj vede un’analogia tra le due opere:

    Se i Rvf, scritti nella lingua nuova dell’era cristiana [...] possono essere paragonati

    alla struttura calendariale dell’anno liturgico basato sulla riforma apportata da

    Giulio Cesare nel 46 a.C. e adoperata sin da allora dalla Chiesa, allora le 350 lettere

    costituenti le Familiares, scritte più o meno nella lingua di Cicerone [...] potrebbero

    essere il tentativo petrarchesco di rispecchiare l’anno romano delle origini più

    remote: [...] questo, accresciuto da Numa Pompilio a 354 giorni, con uno scarto,

    quindi, di quattro o cinque giorni.182

    Il prossimo argomento è “il numero dieci quale perno di una corrispondenza

    strutturale interna”. Dimostra che il parallelismo tra il sonetto 62 e la lettera del

    Ventoso (Fam. IV 1) non sia solamente lessicale, ma si manifesti anche con la loro

    posizione nei confronti di tutto il corpus.

    Lokaj abborda quindi “il numero dieci quale numero explicitario”. Il numero dieci ha

    una valenza mariana che Lokaj ritrova nella chiusura del Canzoniere. Nel

    ventiquattresimo (ed ultimo) libro delle Familiares ci sono dieci lettere agli antichi,

    da cui Lokaj deduce che il numero dieci ha un’importanza particolare per Petrarca

    per chiudere un’opera. Oltre ci sarebbe un avvicinamento sempre maggiore agli

    ideali dell’Umanesimo nelle lettere.

    Per chiudere l’articolo si sofferma sull’ “epifania ‘pasquale’ di Laura/Laurea”. Lokaj

    vuole ricercare come la donna amata Laura appare nelle due opere. Vede

    corrispondenze lessicali tra il quarto sonetto ed il quarto libro delle Familiares.

    L’umiltà di Cristo nato a Betlemme viene paragonata a quella di Laura nata in un

    piccolo borgo vicino ad Avignone, che corrisponde a sua volta a Petrarca nato in

    esilio. Pure l’incoronamento di alloro di Petrarca in Campidoglio nel 1341 è spiegato

    in chiave cristiana, laurana ed appolinea.

    181 Lokaj 2003, 431 182 Id., 431

  • 29

    2.2.4.2. Analisi dell’articolo

    Questo articolo verte su alcune domande importanti che riguardano il rapporto

    intratestuale tra le Familiari ed il Canzoniere. Le Familiari ed il Canzoniere sono

    “una cosa sola”183? Ci sono, oltre alle analogie tematiche, pure paralleli strutturali e

    narrativi tra le due opere? Petrarca ha scritto i Rvf e le Familiares come una favola?

    Come Petrarca ha connesso le due opere? Ha stabilito una relazione tra i due

    corpora intitolandoli nuge o nugelle? La genesi e l’inventio simili delle raccolte sono

    un segno della loro relazione? L’umanista ha utilizzato un intertesto con le Satire di

    Persio? La dedica delle Familiari a Socrate è analoga al “Voi ch’ascoltate” del

    Canzoniere? Lo stile vario delle lettere è simile a quello delle poesie? Il numero delle

    poesie (366) equivale alle 350 lettere perché simboleggiano rispettivamente la

    quantità dei giorni dell’anno cristiano e più o meno i giorni dell’anno romano? C’è

    un legame tra il sonetto 62 e la Familiaris IV 1 con il numero dieci come perno?

    Petrarca ha utilizzato il numero dieci per chiudere le due opere?184 L’avvicinamento

    agli ideali della cristianità nel Canzoniere è uguale a quello agli ideali

    dell’Umanesimo? Laura appare nello stesso modo nelle due opere? Ci sono delle

    corrispondenze lessicali tra il quarto sonetto e il quarto libro?

    Lokaj vuole provare l’unità fra le Familiari e i Rvf. Cerca quindi tutte le possibili

    somiglianze tra tutti e due. Tutto ciò che può essere preso in considerazione lo

    studioso impegna in comprova della sua teoria. Ci sono innegabilmente molti

    paralleli tra le due opere petrarchesche.

    2.2.5. Sulla caratterizzazione di Giovanna d’Angiò nelle

    Familiari

    2.2.5.1. Riassunto delle lettere

    Ci sono sette Familiari in cui Petrarca parla di Giovanna d’Angiò senza nominarla.

    La prima epistola (Fam. V 1), scritta probabilmente nel 1342 o nel 1343, è

    indirizzata a Barbato da Sulmona e tratta della morte del re Roberto. Petrarca

    appare inconsolabile della morte della sua guida spirituale.185 Lo paragona perfino a

    183 Lokaj 2003, 421 184 Nella Canzone alla Vergine ci sono dieci stanze. Nel ventiquattresimo libro ci sono dieci lettere a personaggi antichi. 185 Fam. V 1, 4

  • 30

    Platone.186 Inoltre presagisce una catastrofe per Napoli senza il governo di

    Roberto.187

    La seconda lettera (Fam. V 3) tratta del secondo viaggio di Petrarca a Napoli e delle

    infamie che vi incontra. È rivolta a Giovanni Colonna e risale al 1343. Petrarca

    descrive prima il fastidioso itinerario per mare188 e per terra189. Dice qualche parola

    della guerra tra Milano e Pisa190. A Roma visita il padre del destinatario della sua

    epistola, Stefano il Vecchio. Siccome lo ammira, lo paragona pure a Giulio Cesare e

    a Scipione Africano.191 Arriva a Napoli dove vede delle ignominie.192 Descrive

    Roberto di Mileto, un monaco dissidente, come un mostro.193 Tutti i membri del

    Consiglio sono per di più come lui, salvo Filippo da Cabassoles.194 Giovanni

    Colonna deve perciò informare il papa.195 Chiude la lettera evocando il caso della

    liberazione dei fratelli Pipino dal Castel Capuano.196

    Il passaggio in cui Petrarca descrive il suo viaggio è interessante: viaggia in nave, a

    cavallo. Non possiamo sottovalutare le difficoltà del viaggio in quei tempi. Parla della

    politica del suo tempo. Nella lettera Petrarca fa allusione a Cicerone197, Plinio198,

    Macrobio199 e Demostene200.

    Nell’attesa di ringraziamenti per la liberazione dei Pipino, Francesco fa un viaggio

    con Giovanni Barrili e Barbato da Sulmona.201 Descrive Baia ed una guerriera nella

    lettera successiva (Fam. V 4), diretta allo stesso destinatario e scritta qualche giorno

    dopo la lettera precedente. Il desiderio di lasciare Napoli lo spinge a fare un

    viaggio.202 Passa gradevoli giornate con i suoi amici in luoghi magnifici.203 Enumera

    186 Id., 3 187 Id., 2-3 188 Fam. V 3, 1-2 189 Id., 3 190 Id., 4 191 Id., 6-7 192 Id., 8 193 Id., 9-12 194 Id., 13-14 195 Id., 15 196 Id., 17-20 197 Id., 8, 15 e 16 198 Id., 10 199 Id., 11 200 Id., 16 201 Laurens 2002, 452 202 Fam. V 4, 2 203 Id., 4

  • 31

    e descrive i posti visti204, come i bagni termali di Pozzuoli205. Il più notevole che

    abbia incontrato era la forza d’animo e di corpo di una donna di Pozzuoli, Maria.206

    È una vergine che vive come un soldato.207 Per Petrarca lei è la moderna Camilla.208

    Per quanto riguarda la relazione di Francesco con l’Antichità, è molto interessato ai

    monumenti classici. Nomina Virgilio209, figure governative ed imperiali210, Seneca211.

    Cita Virgilio212 e fa un’allusione a Seneca213.

    Non dimentica la sua educazione cristiana e cita dal salmo 135214.

    In questa lettera non ci sono riferimenti alla regina di Napoli.

    La lettera seguente (Fam. V 5), scritta ancora a Giovanni Colonna il 26 novembre

    dello stesso anno, descrive una tempesta e un’ondata molto violenta. C’era già una

    indescrivibile tempesta.215 Da qualche giorno circolava la voce di una catastrofe

    imminente. Un vescovo di un’isola nelle vicinanze aveva predetto un terribile

    terremoto.216 Petrarca descrive allora la reazione della gente e la propria.217 La sera

    le donne erano in preda al panico.218 A notte fonda c’è di colpo un terremoto.219

    Passano la notte pregando nella chiesa.220 La mattina sentono grida provenienti dal

    porto. Ci vanno a guardare.221 Un’enorme onda aveva spazzato via persone,

    case,...222 Nella confusione vede la regina rifugiarsi con altre donne nella chiesa.223

    Si vedono le navi affondare224, salvo una225. Come fine della lettera, dichiara di mai

    più voler navigare visto i pericoli del mare.226

    204 Id., 5 e 7 205 Id., 6 206 Id., 10 207 Id., 10-14 208 Id., 16 209 Id., 5 210 Id., 5, 8 e 9 211 Id., 6 212 Id., 7 213 Id., 8 214 Id., 10 215 Fam. V 5, 2 216 Id., 3 217 Id., 4 218 Id., 5 219 Id., 7 220 Id., 9 221 Id., 11 222 Id., 12-13 223 Id., 15 224 Id., 16 225 Id., 17-18 226 Id., 19-20

  • 32

    Fa un’allusione a Giovenale227, Omero228, Virgilio229, Lucano230, forse Seneca231 e

    Publilio Siro232.

    Nell’ultima “lettera napoletana” (Fam. V 6) Petrarca scrive il 1° dicembre a Giovanni

    Colonna della criminalità notturna e di un gioco crudele di Napoli. Di sera la città è

    pericolosa a causa di giovani armati.233 Di giorno si fa il gioco dei gladiatori.234 Il

    giorno prima aveva assistito ad uno spettacolo.235 Francesco ne è proprio sdegnato e

    vuole fuggire dalla città il più presto possibile.236 Cita Virgilio.237

    Nella Familiaris XVI 9 Petrarca scrive a Zanobi da Strada per raccomandargli la

    Certosa di Montrieux. Ha cominciato la lettera a Valchiusa e l’ha finita ad Avignone

    il 28 aprile 1353. Petrarca è infatti andato a trovare suo fratello nella Certosa.

    Racconta prima la storia, forse leggendaria, della costruzione della Certosa.238 Lì

    abita Gherardo, che si era fatto monaco certosino dieci anni prima. Petrarca lo

    ammira239 e lo rivisita dopo cinque anni240. Descrive poi la pia ospitalità dei frati.241

    I monaci sono però perseguitati da piccoli tiranni.242 Sperano nell’aiuto di Dio e del

    re.243 In passato ricevevano la protezione del re di Napoli e più tardi del vescovo di

    Marsiglia.244 Dopo la morte di quest’ultimo, la situazione si è di nuovo deteriorata.

    Ora vivono sotto il giogo della tirannia.245 Si è depredato, rapinato, rovinato, ...246

    Non c’è più speranza per loro salvo se il re attuale rinnova le abitudini di suo nonno

    e suo zio e gli offre la sua protezione.247 Petrarca conosce un signore importante,

    227 Id., 1 228 Id., 1 e 2 229 Id., 2, 13 e 18 230 Id., 2 e 18 231 Id., 4 232 Id., 21 233 Fam. V 6, 2 234 Id., 3 235 Id., 4-5 236 Id., 6 237 Id., 6 238 Fam. XVI 9, 1-5 239 Id., 6 240 Id., 7 241 Id., 8 242 Id., 10 243 Id., 11 244 Id., 12 245 Id., 14 246 Id., 15 247 Id., 17

  • 33

    Niccolò Acciaiuoli, che potrebbe aiutarli.248 Chiede perciò la collaborazione di

    Zanobi come mediatore.249

    Nomina Lucano250, fa un’allusione a Sallustio251 e cita Livio252.

    Quanto a scrittori biblici e cristiani, cita Davide253 e Paolo254.

    Nella lettera non si parla della regina.

    L’ultima lettera in cui Petrarca scrive a proposito di Giovanna è la Familiaris XXIII

    17. È diretta ad un funzionario di corte, il conto di Sanseverino, e tratta dei “cani”

    della corte napoletana. Sarebbe scritta a Venezia circa il 1362-3255. Petrarca scrive

    di essere in un certo senso riconoscente alla regina per qualche servizio.256 È triste

    che in Italia regnino dei mostri, ciò che anni prima aveva predetto.257 Il fu re

    Roberto, l’onorerà sempre.258 Ringrazia poi il suo corrispondente per la sua fede.259

    Si stima fortunato di non vivere una vita come quella dei cortegiani napoletani.260

    Per finire la lettera, consiglia al conte di non assomigliare loro.261

    Cita Lucano262 e Cicerone263.

    2.2.5.2. Riassunto dell’articolo

    Rodney Lokaj dedica l’articolo La Cleopatra napoletana: Giovanna d’Angiò nelle

    “Familiares” di Petrarca264 alla rappresentazione della regina di Napoli nelle

    Familiares. L’opinione assolutamente negativa su di lei corrisponde a quella della

    “contemporaneità che vedeva il regno di Giovanna inferiore in ogni aspetto a quello

    del nonno Roberto”265. A prima vista Boccaccio non ritiene la stessa idea

    descrivendola ed inserendola fra le donne famose nel De mulieribus claris. Questo

    248 Id., 18 249 Id., 19 250 Id., 2 251 Id., 2 252 Id., 19 253 Id., 6 254 Id., 9 255 Lokaj 2000, 514 256 Fam. XXIII 17, 1 257 Id., 2 258 Id., 3 259 Id., 4 260 Id., 5 261 Id., 6 262 Id., 1 263 Id., 4 264 Lokaj 2000, 481-521 265 Id., 481

  • 34

    non significa che il Certaldese non conoscesse la sua sinistra reputazione266. In

    altre sue opere appare una negativa opinione sulla regina.

    Per Petrarca Napoli fu una novella Atene o Roma durante il regno di Roberto. Alla

    sua morte nel 1343 Petrarca parla per la prima volta esplicitamente di sua nipote

    che gli succedette sul trono. Alluderà a Giovanna in sette Familiares. La prima cosa

    che colpisce il lettore è che Petrarca non la nomina mai per nome, come se

    inorridisse del suo nome.

    Petrarca la menziona la prima volta nella Familiaris V 1 dedicata a Barbato da

    Sulmona sulla morte di Roberto. La vocazione profetica di Petrarca ne emerge.

    La sistemazione in libri e la continua limatura [...] permisero a Petrarca di apportare

    modifiche tali da introdurre o enfatizzare il proprio ruolo di vate conscio del

    significato dei segni dei tempi.267

    Roberto aveva lasciato il regno ad una diciassettenne ma sotto la tutela di un

    consiglio di persone pregevoli. Quindi la situazione di quel preciso momento non

    può giustificare l’ansia di Petrarca, visto che l’imputata non aveva ancora potuto

    commettere alcun reato. Fa parte della tecnica narrativa di Petrarca che riguarda la

    visione profetica.

    Nella seconda lettera in cui compaiono Giovanna e Napoli, la Familiaris V 3,

    Petrarca vuole creare un netto contrasto tra la Napoli robertiana e quella di

    Giovanna. Scrive a seguito di un consiglio cui ha assistito della città partenopea

    “nulla pietas, nulla veritas, nulla fides”268. Questa frase deriva dal De amicitia di

    Cicerone e viene anche utilizzata dal nostro umanista per descrivere Avignone,

    un’altra “città babilonica”. Il crollo del regno, secondo Petrarca, era dovuto ad un

    francescano dissidente Roberto di Mileto. Questo viene descritto come un

    “horrendum tripes animal [...] paupertate superbum, marcidum delitiis [...] nec tam

    senio curvus quam hypocrisi” 269. Rispetto al nobile Senato romano, il Consiglio di

    Giovanna è pieno di mostri. Il fu re Roberto viene paragonato al buon Augusto,

    mentre Giovanna d’Angiò viene associata a Cleopatra.

    266 “De qua, ni videretur omisisse odium, satius erat tacuisse quam scripsisse pauca.” 267 Lokaj 2000, 485 268 Fam. V 3, 8 269 Id., 9-12 : “orrendo animale a tre piedi [...] superbo della povertà ma marcio di vizi [...] curvo non per vecchiaia ma per ipocrisia”

  • 35

    Nella Familiaris V 4 Petrarca scrive che vuole lasciare Napoli, anche su consiglio di

    Sancha, la seconda moglie e vedova di Roberto, per fuggire la corte e per scoprire i

    luoghi virgiliani. Emerge nella lettera anche una certa Amazzone di Pozzuoli, Maria,

    conosciuta da Roberto. Petrarca vorrebbe rappresentarla come l’antitesi di

    Giovanna. Questo passo fu influenzato da una lettera di Boccaccio, che rimandò a

    sua volta ad una lettera di Dante. Lokaj tratteggia allora i contrasti fra le due donne

    sul piano di verginità, ingaggiare guerre, ... L’immagine di Maria si riferisce pure

    all’Eneide di Virgilio in cui Maria viene paragonata a Camilla, l’Amazzone dei Volsci.

    Un’altra descrizione di Maria rimanda poi alle Satire di Orazio e indicherebbe una

    certa simpatia di Petrarca per lei. Lokaj spiega pure il gioco di parole e l’intertesto

    con Virgilio a base del pudor risentito da Petrarca sia per Maria sia per Giovanna.

    Nella Familiaris V 5 Petrarca “vuole descrivere una tempesta al modo di Omero,

    Virgilio, Lucano ed altri antichi poeti”270. La tempesta però ha un fondamento

    storico: riguarda la grande tempesta a Napoli del 25 novembre 1343. Secondo Lokaj

    Petrarca menzionerebbe il vescovo vaticinante solo per metterlo in contrasto con

    Roberto di Mileto. Anche “la Luna richiama contemporaneamente la madre di

    Cristo, Diana, Camilla e Maria l’Amazzone della lettera precedente”271. Petrarca vede

    poi in mezzo al disordine della catastrofe sfuggire Giovanna d’Angiò con qualche

    donna verso una chiesa. Lo studioso la confronta con la calma imperturbabile di

    Maria.

    Nella Familiaris V 6 Petrarca stabilisce un implicito paragone tra Roberto di Mileto e

    Napoli. Vuole mostrare come un cattivo governo corrompe anche i cittadini. Il male

    di Roberto è diventato la malattia della città. Petrarca è disgustato dei giochi

    gladiatorii notturni, identificati da Lokaj come il cosiddetto sanguinoso ioco di

    Carbonara. La dolcezza della città partenopea è definitivamente distrutta. I legami

    tra la classicità e la contemporaneità cessano sotto il governo di Giovanna.

    La sesta lettera in cui Petrarca parla della casa angioina è la Familiaris XVI 9 scritta

    a Zanobi da Strada a proposito del convento di Montrieux, in cui Gherardo viveva

    come monaco certosino sin dal 1343. Certi tyrannuli disturbano la quiete nelle

    vicinanze del monastero. Il convento aveva goduto della protezione della casa

    270 Lokaj 2000, 499 271 Id., 501

  • 36

    d’Angiò. Ad un certo punto, l’ordine ha preferito ricorrere ad un vescovo di

    Marsiglia. Quella decisione viene considerata da Petrarca come grande stoltezza. La

    sola speranza ora sarebbe “rex noster”272, il secondo marito di Giovanna, Luigi

    d’Angiò. Petrarca vorrebbe la rifondazione di Montrieux da un re che superasse

    Augusto. Petrarca dissimula anche la costruzione della Certosa di San Martino per

    opera di Giovanna per non attribuirle quella pietà religiosa.

    L’ultima menzione di Giovanna si trova nella Familiaris XXIII 17 rivolta al conte

    Sanseverino, un funzionario alla corte napoletana. Una citazione di Lucano risulta

    ricca di stimoli interpretativi all’autore dell’articolo. La regina di Napoli sarebbe di

    nuovo paragonata a Cleopatra e Roberto di Mileto a Fotino, seguace dell’eresiarca

    Acacio. Petrarca stabilisce poi un paragone fra sé e Cicerone che è deluso da

    Cesare. Anche l’adynaton come figura retorica in quella lettera viene spiegata.

    Lokaj finisce il suo articolo con le seguenti osservazioni sulla tecnica narrativa

    globale:

    Riscrivendo e limando le lettere del corpus delle Familiares fra dieci e venti anni dopo

    la presunta data di composizione delle medesime, Petrarca si è attribuito una specie

    di vocazione profetica grazie alla quale aveva previsto quanto mostruoso ed

    anticlassico fosse destinato a diventare il regno di Napoli. [...] Conforta una visione

    delle Familiares come struttura sapientemente, coerentemente e letterariamente

    costruita per ri-presentare il proprio vissuto alla posterità.273

    2.2.5.3. Analisi dell’articolo

    Lokaj pone le seguenti domande. Come viene presentata Giovanna nelle epistole

    petrarchesche? Perché nelle sue lettere Petrarca non chiama mai la regina di Napoli

    per nome? Nella continua sistemazione delle Familiares ha voluto enfatizzare la

    propria vocazione profetica? Come ha potuto condannare Giovanna dall’inizio senza

    formularlo esplicitamente? Come crea un contrasto tra la Napoli di Roberto e quella

    di Giovanna? La frase274, derivata dal De amicitia di Cicerone, utilizzata qualche

    volta in diversi contesti, significa che Napoli viene parificata ad Avignone? Inveisce

    contro Roberto di Mileto ed altri per non vituperare personalmente la regina?

    272 Fam. XVI 9, 12-17 273 Lokaj 2000, 521 274 Fam. V 3, 8: “nulla pietas, nulla veritas, nulla fides”

  • 37

    L’Amazzone Maria rappresenta l’antitesi di Giovanna? Quali sono le somiglianze e le

    differenze tra le due donne? Quali sono le fonti dell’incontro con Maria? Quale è la

    vera opinione implicita di Petrarca nei confronti di Giovanna? Petrarca usa una

    tecnica narrativa di impliciti rimandi per esprimere il proprio pensiero? Da chi

    deriva il linguaggio usato da Petrarca? Francesco vede una relazione speciale tra

    Maria e Camilla? Come imita Virgilio? Vuole stabilire dei rapporti tra Roberto ed

    Enea? Cosa significa l’eco oraziana275? Petrarca fa un gioco di parole276? Cosa

    significano le rievocazioni dell’Eneide? Chi era il vescovo vaticinante? Cosa significa

    il quarto di luna277? C’è una rispondenza tra la descrizione della tempesta e

    l’Apocalisse? Come Petrarca accusa implicitamente la regina? Come stabilisce un

    implicito paragone tra Roberto di Mileto e la città? Vuole mostrare che “sotto

    Giovanna cessano tutti i legami fra la classicità e la contemporaneità”278? Deforma

    la verità storica per non mettere Giovanna in buona luce? Cosa vuole dire

    implicitamente con l’ambivalenza Fotino-Potino? Cosa significa la citazione di

    Cicerone279? Come stabilisce un rapporto fra sé e Cicerone? Cosa significa

    l’adynaton280?

    Nel suo articolo approfondito Lokaj analizza l’opinione implicita di Petrarca su

    Giovanna d’Angiò. Non solo scruta la figura della regina nelle epistole, ma anche gli

    altri personaggi e la relazione fra di loro nelle diverse lettere. Cerca anche il senso

    più profondo di certi brani. Spesso si tratta di presunti rimandi impliciti con

    conclusioni di grossa portata. Benché siano tutte motivate, appaiono qualche volta

    ricercate. Per darne un esempio281: la tempesta della Familiaris V 5 viene predetta

    da “un vescovo di una certa isola”. Sembra che si tratti del domenicano Ugolino da

    Osimo. Secondo Lokaj, la ragione della scelta di questo vescovo pure senza

    nominarlo sarebbe l’ordine religioso a cui appartiene. Così Petrarca creerebbe

    un’antitesi totale con il francescano Roberto di Mileto.

    275 Nella Fam. V 4, 13 276 Lokaj 2000, 497 : Giovanna e Maria suscitano in Petrarca un senso di pudor. 277 Nella Fam. V 5, 6 278 Lokaj 2000, 507 279 Nella Fam. XXIII 17, 4 280 Nella Fam. XXIII 17, 5 281 Lokaj 2000, 499-500

  • 38

    2.2.6. Su un’edizione delle Familiari e delle Senili

    2.2.6.1. Riassunto dell’articolo

    Passiamo ora alla Rassegna bibliografica: sulla nuova edizione (“Les Belles Lettres”)

    delle “Familiari” e “Senili” di Francesco Petrarca282. A seguito della metà della

    pubblicazione prevista delle Familiari e Senili presso “Les Belles Lettres”, Giovanna

    Tomasello ha voluto dare un riassunto della storia delle edizioni di quegli epistolari.

    Nel 1933 uscì il primo volume dell’edizione critica delle Familiari a cura di Rossi, un

    evento importante. Per il secondo volume si è pure cercato di “orientare il lettore” in

    quella vasta corrispondenza. Il terzo e quarto volume uscirono rispettivamente nel

    1937 e nel 1942.

    Per le Senili la storia è diversa, visto che prima non c’era mai stata nessuna

    edizione, benché sia un’epistolario molto vivo e maturo, continua Tomasello.

    “Occorreva, necessariamente, risalire alle stampe cinquecentesche di Venezia e

    Basilea.”283 Spiega poi ancora altre differenze tra le due raccolte.

    Ringraziamo anche Ugo Dotti per le sue annotazioni nell’edizione per ogni libro e

    ogni lettera che rende il lettore in grado di seguire tutti i passi di Petrarca.

    Tutte queste epistole ritraggono l’esistenza del poeta. Egli riscrive la propria vita e

    mostra il valore e il significato dell’arte e della letteratura.

    2.2.6.2. Analisi dell’articolo

    In questa rassegna bibliografica non si pongono proprio domande. Si danno alcune

    brevi risposte a domande che Ugo Dotti ha posto: Come ha costruito Petrarca il

    baluardo del suo epistolario? Quali erano le sue intenzioni con le sue epistole? Cosa

    significano le lettere per l’epistolografia e l’Umanesimo?

    In questo breve articolo si dà la storia delle edizioni delle Familiares e delle Seniles

    nel ventesimo secolo ed una storia testuale in generale. Si loda la nuova edizione

    critica di “Les Belles Lettres” e quelle che usciranno nella collana “Classici

    dell’Umanesimo”. È presentata pure una piccola introduzione all’epistolario

    petrarchesco ed il suo significato per l’Umanesimo.

    282 Tomasello 2004, 114-119 283 Id., 115

  • 39

    2.2.7. Sulla Senile IV, 5

    2.2.7.1. Riassunto della lettera

    Petrarca scrisse questa lettera a Pavia tra il 1365 e il 1367. Il suo destinatario è il

    giovane poeta Federico d’Arezzo. La lettera contiene una ricapitolazione

    dell’interpretazione allegorica che Petrarca aveva già dato dell’Eneide di Virgilio in

    altre opere.284

    Richiama una lettera285 alla memoria, scritta più di venti anni prima.286 In questa

    epistola difese la poesia e Virgilio.287 Federico d’Arezzo avrebbe chiesto a Petrarca

    cosa significassero le storie virgiliane coperte da un “velo”.288 C’è una moltitudine

    infinita di opinioni diverse sull’interpretazione della poesia (di Virgilio). È permesso,

    anche se quelle idee non sono mai passate nella mente dell’autore. Chi in effetti può

    dichiarare con certezza cosa volesse dire lo scrittore quando il testo viene occulto da

    veli?289 Da giovane Petrarca stesso oscillava tra opinioni divergenti.290

    Rimanda poi ad una lettera di Virgilio ad Augusto in cui il poeta romano scrive di

    aver cominciato una grande impresa che esige degli studi approfonditi.291 Dopo

    Petrarca dà l’avvio alla propria interpretazione dell’Eneide. Comincia con i “fratelli

    neri” comandati da Eolo, re dei venti.292 Ci sono diverse interpretazioni possibili.

    Effettivamente ognuno ci trova quello che cerca.293 Conviene a Virgilio ed al vir

    perfectus che è Enea l’interpretazione morale secondo Petrarca.294 I venti

    rappresentano così le passioni che agitano l’anima, mentre Eolo è la ragione che

    controlla tutto.295

    Secondo la sua ottica, Enea è l’uomo perfetto e coraggioso.296 La foresta rappresenta

    la vita.297 Venere è l’incarnazione, prosegue, della Voluptas. Annovera qualche

    284 Laurens - Nota 2003, 513 285 Ep. II, 10 286 Sen. IV 5, 1 287 Id., 2 288 Id., 3 289 Id., 4-5 290 Id., 6 291 Id., 7 292 Id., 9-10 293 Id., 11 294 Id., 12 295 Id., 13 296 Id., 14 297 Id., 15

  • 40

    aspetto positivo e negativo di lei.298 Biasima poi la scelta di Paride che causò la

    guerra.299 Venere è la madre di Enea e ha provveduto all’incontro con Didone.300

    Petrarca dà poi un’interpretazione della nebbia da cui Enea era avvolto all’arrivo a

    Cartagine.301 Anche Enea era ogni tanto attratto da Didone.302 Mercurio però,

    inviato da Giove, gli comandò di mettersi sulla retta via. Enea obbedì all’ordine

    celeste.303 Quando egli è partito, Didone si suicidò. Petrarca ne dà una spiegazione

    moraleggiante.304

    Enea dirige la nave dritto all’Italia. In Sicilia fa un sacrificio per suo padre.305

    Arrivato in Italia, discende nell’inferno.306 Presto egli supera tutte le difficoltà e si

    sposa con Lavinia, la quale Petrarca parifica alla gloria.307 L’umanista spiega poi il

    suicidio della regina Amata, la personificazione (del peccato) della carne, in chiave

    allegorica.308 Quindi descrive il combattimento fra Enea e Turno, per Petrarca cioè è

    la lotta tra il bene e il male, tra la virtù e la carne.309

    Petrarca ritrova poi il filo del suo discorso. Didone era una donna casta.310 Ella era

    nata approssimativamente trecento anni dopo la morte di Enea. L’incontro tra di

    loro di conseguenza non sarebbe neanche stato possibile.311 Francesco pretende di

    essere il primo del paese e della sua età ad aver contestato quella menzogna

    letteraria. Scrive della grande reticenza di credere a questa sua “scoperta”. Non è

    vero che Virgilio non lo sapesse, ma giocava deliberatamente.312 Perché Virgilio

    abbia scelto proprio questa donna molto casta per la sua storia d’amore, non è

    certo.313

    Didone simboleggia come regina il potere umano. Esiliata dalla sua patria, lei è

    come tutti gli uomini, poiché non hanno una residenza permanente. Ha portato con

    sé qualche richezza, come gli uomini l’eloquenza, l’intelligenza e le loro qualità

    298 Id., 16 299 Id., 17 300 Id., 18 301 Id., 19 302 Id., 20 303 Id., 22 304 Id., 23 305 Id., 24 306 Id., 26 307 Id., 27-28 308 Id., 30 309 Id., 32-36 310 Id., 37 311 Id., 38 312 Id., 40 313 Id., 41

  • 41

    naturali. Petrarca la paragona così a tutta l’umanità.314 La regina organizza un

    banchetto perché è il suo ruolo di nutrire i suoi sudditi. Ci sono tre tipi di gente: i

    primi sono i reali. I secondi sono coloro che si dedicano alla sapienza e

    all’eloquenza. Sono rappresentati da Iopas.315 Gli ultimi sono i sensuali ed i

    lussuriosi, rappresentati da Bitias.316

    Enea racconta allora la storia dell’ultima notte di Troia che Petrarca interpreta come

    la condizione drammatica della vita umana.317 Quando quella notte Enea incontrò

    Elena, volle assassinarla. Venere però apparì in quel momento e glielo proibì.318 Lo

    spronò a fuggire e prometté di proteggerlo.319 Ella partì320 ed Enea vide subito i volti

    degli dei arrabbiati: Nettuno, Giunone, Pallade e Giove, gli dei che procurarono la

    vittoria ai greci. Niente impedisce in effetti più la vista della divinità di Venere ed

    una vita lasciva.321 Quindi quando Venere parte, gli dei appaiono. Così finisce