domingo orprendo ancora yrano»vargas, juan diego flóres, arturo chacón, josé cura, aquiles...

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Domingo Placido Domingo nel «Cyrano de Bergerac» già andato in scena nel marzo 2006 al Met di New York (Ap) «F a parte della mia costituzione misurarmi con ope- re sempre nuove ed inedite. Il Cyrano è una di que- ste». Alla vigilia del suo ritorno alla Scala, il prossimo 29 gennaio, nel ruolo di Cyrano nell’omonima produzione del Metropolitan di New York e della Royal Opera House di Londra, Placido Domingo parla della commedia eroica sul nobile poeta, infelicemente innamorato, firmata da Franco Alfano, già autore del completamento della Turan- dot di Puccini. «Alcuni anni fa scoprii per caso un’incisione Ricordi del Cyrano , fatta dal grande tenore cileno Ramón Vinay nel 1948, proprio alla Scala, ma in italiano. Io ho deciso di presentarlo in francese perché mi sembrava il destino di questa storia». Perché riproporre il Cyrano adesso? «Questo Cyrano è stato scritto nel 1937, dopo Wózzeck e Lulu, di cui Alfano tiene conto. Infatti ha iniziato a scri- vere un’opera quasi atonale anche se alla fine, essendo lui un grandissimo melodista, ha composto pagine straor- dinarie. Soprattutto nella scena del terzetto al balcone, con Roxana, Christian ed io. E in quella finale». È soddisfatto dell’accoglien- za ricevuta al Met? «Sia al Metropolitan sia al Covent Garden di Londra e a Valencia è stato un trionfo. Il mio cuore è comunque pieno di trepidazione per questo ri- torno alla Scala dove le mie ulti- me recite sono state nell’ Otel- lo, prima della chiusura del tea- tro per restauro». Cosa rappresenta per lei questo ruolo? «Un ruolo moderno e insieme classicissimo. È una del- le ultime opere melodiche scritte in un’epoca in cui spun- tavano già Alban Berg e Schoenberg e altri compositori che hanno cambiato la storia della composizione musica- le. Alfano è uno degli ultimi italiani della scuola verista a scrivere un’opera importante». È difficile trasferire un classico così teatrale nel mon- do della lirica? «Il libretto di Henri Cain è superbo. È un testo molto teatrale, anche se con la musica. Un po’ come fece Verdi con Otello. Nonostante i tagli necessari, la godibilità della storia è integrale ed immutata». Che rapporto ha con il pubblico della Scala? «È sempre stato speciale, una love story che dura dal mio debutto, nel 1969. Il pubblico scaligero è diverso da quello del Met perché formato di grandissimi intenditori che conoscono le opere, soprattutto quelle italiane, tal- mente bene da potersi permettere di agire e reagire come se fossero critici. È intenso, appassionato e ipercritico». Come fa a mantenersi così in forma? «Grazie alla passione che mi brucia dentro, oggi come all’inizio della mia carriera. Ogni giorno mi sento un po’ più addentro a questo mondo, non solo come cantante ma anche come direttore di ben due teatri e promotore di un concorso canoro. A 66 anni sento dentro di me la stes- sa spinta che avevo agli inizi della mia carriera». Ha in cantiere qualche nuovo ruolo inedito? «Una settimana fa ho debuttato nella Ifigenia in Tauri- de di Gluck e subito dopo la Scala mi cimenterò nel Ta- merlano di Handel. Sono sempre alla ricerca di opere nuove perché sono convito che le sfide ti aiutano a cresce- re. Oggi ho ben 125 ruoli nel mio repertorio». Qual è l’eredità di Luciano Pavarotti? «Eravamo molto amici e penso a lui spessissimo. Credo che ci abbia lasciato la sua bellissima voce, dotata di un timbro personale e unico. Abbiamo vissuto carriere così parallele che mi è difficile pensare che non c’è più. Ma la vita è questa purtroppo». È andato a trovarlo prima della morte? « Ci siamo visti pochi mesi fa. Poi abbiamo parlato spesso al telefono. Mi dispiace che abbia passato gli ulti- mi anni senza poter fare quello che avrebbe amato di più: cantare». Il periodo più felice della sua vita e carriera? «La mia vita artistica è fatta di tanti capitoli, tutti altret- tanto importanti. È una continua gioia e soddisfazione». Le sue sfide? «Scoprire nuovi talenti che possono continuare sulla scia di Luciano e mia. Il mio concorso Operalia è la mia grande gioia perché sforna la nuova generazione di can- tanti cresciuti sentendo me e Luciano. Che siamo stati per loro muse, padri e ispiratori». Esistono i nuovi Domingo e Pavarotti? «Tantissimi. Qualche nome: Rolando Villazón, Marce- lo Alvarez, Marcello Giordani, Roberto Alagna, Ramón Vargas, Juan Diego Flóres, Arturo Chacón, José Cura, Aquiles Machado, Giuseppe Filianoti, David Lomeli. Ma è il pubblico, alla fine, a decidere. È lui che crea le star. Ed è giusto che sia così». S ORPRENDO ANCORA CON IL « C YRANO» Questione di naso Come mi mantengo in forma? È la passione che mi brucia dentro. A 66 anni la mia vita artistica apre sempre nuovi capitoli: ho ben 125 ruoli nel mio repertorio L’irresistibile amore di un eroe romantico Cyrano de Bergerac è una celebre opera teatrale del poeta drammatico francese Edmond Rostand ispirata alla figura di Savinien Cyrano de Bergerac, uno dei più estrosi scrittori del Seicento. Commedia in cinque atti, fu rappresentata per la prima volta il 28 dicembre 1897 al Théâtre de la Porte-Saint-Martin di Parigi con protagonista Coquelin Aîné, famoso attore del tempo, lo stesso che l’aveva commissionata a Rostand. Il poeta la scrisse a cinque anni di distanza dalla clamorosa bocciatura del suo primo lavoro in versi creato espressamente per la «Comédie Française», Le deux Pierrots. Con il «Cyrano» Rostand ebbe più fortuna. Il debutto dell’opera ottenne infatti un successo straordinario di pubblico e di critica al punto che il suo autore venne insignito della Legion d’onore ed eletto membro dell’Académie française. Il protagonista è uno scontroso spadaccino dal lungo naso, scrittore e poeta in bolletta con un’irresistibile vitalità, che nutre un candido e impossibile amore per la bella cugina: il dramma è la storia di questa passione che verrà ricambiata solo alla fine, quando sarà ormai troppo tardi. «Rieccomi alla Scala dopo l’Otello L’opera di Alfano, un capolavoro di melodia» Carmela Remigio Sarà Mimì ne «La bohème» di Puccini diretta da Gustavo Dudamel con la regia di Franco Zeffirelli DI ALESSANDRA FARKAS L’ I NTERVISTA Pavarotti e il futuro «Penso a Luciano spessissimo, anche perché le nostre carriere sono state parallele. La mia scommessa adesso è scoprire nuovi talenti che vadano sulla nostra scia» Marcelo Alvarez Interpreterà Andrea Chénier. L’opera di Umberto Giordano sarà diretta da Daniel Oren Violeta Urmana Suo il ruolo di Lady Macbeth nel dramma di Verdi con la direzione di Kazushi Ono. Regia di Graham Vick Leo Nucci Sarà presente in due titoli: nel trittico pucciniano come Gianni Schicchi e nel Macbeth di Verdi 19 Eventi Scala Venerdì 7 Dicembre 2007 Corriere della Sera

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Page 1: Domingo ORPRENDO ANCORA YRANO»Vargas, Juan Diego Flóres, Arturo Chacón, José Cura, Aquiles Machado, Giuseppe Filianoti, David Lomeli. Ma è il pubblico, alla fine, a …

Domingo

Placido Domingo nel «Cyranode Bergerac» già andatoin scena nel marzo 2006 al Metdi New York (Ap)

«F a parte della mia costituzione misurarmi con ope-re sempre nuove ed inedite. Il Cyrano è una di que-

ste». Alla vigilia del suo ritorno alla Scala, il prossimo 29gennaio, nel ruolo di Cyrano nell’omonima produzionedel Metropolitan di New York e della Royal Opera Housedi Londra, Placido Domingo parla della commedia eroicasul nobile poeta, infelicemente innamorato, firmata daFranco Alfano, già autore del completamento della Turan-dot di Puccini.

«Alcuni anni fa scoprii per caso un’incisione Ricordidel Cyrano , fatta dal grande tenore cileno Ramón Vinaynel 1948, proprio alla Scala, ma in italiano. Io ho deciso dipresentarlo in francese perché mi sembrava il destino diquesta storia».

Perché riproporre il Cyrano adesso?«Questo Cyrano è stato scritto nel 1937, dopo Wózzeck

e Lulu, di cui Alfano tiene conto. Infatti ha iniziato a scri-vere un’opera quasi atonale anche se alla fine, essendolui un grandissimo melodista, ha composto pagine straor-dinarie. Soprattutto nella scena del terzetto al balcone,con Roxana, Christian ed io. Ein quella finale».

È soddisfatto dell’accoglien-za ricevuta al Met?

«Sia al Metropolitan sia alCovent Garden di Londra e aValencia è stato un trionfo. Ilmio cuore è comunque pienodi trepidazione per questo ri-torno alla Scala dove le mie ulti-me recite sono state nell’ Otel-lo, prima della chiusura del tea-tro per restauro».

Cosa rappresenta per lei questo ruolo?«Un ruolo moderno e insieme classicissimo. È una del-

le ultime opere melodiche scritte in un’epoca in cui spun-tavano già Alban Berg e Schoenberg e altri compositoriche hanno cambiato la storia della composizione musica-le. Alfano è uno degli ultimi italiani della scuola verista ascrivere un’opera importante».

È difficile trasferire un classico così teatrale nel mon-do della lirica?

«Il libretto di Henri Cain è superbo. È un testo moltoteatrale, anche se con la musica. Un po’ come fece Verdicon Otello. Nonostante i tagli necessari, la godibilità dellastoria è integrale ed immutata».

Che rapporto ha con il pubblico della Scala?«È sempre stato speciale, una love story che dura dal

mio debutto, nel 1969. Il pubblico scaligero è diverso daquello del Met perché formato di grandissimi intenditoriche conoscono le opere, soprattutto quelle italiane, tal-mente bene da potersi permettere di agire e reagire comese fossero critici. È intenso, appassionato e ipercritico».

Come fa a mantenersi così in forma?«Grazie alla passione che mi brucia dentro, oggi come

all’inizio della mia carriera. Ogni giorno mi sento un po’più addentro a questo mondo, non solo come cantantema anche come direttore di ben due teatri e promotore diun concorso canoro. A 66 anni sento dentro di me la stes-sa spinta che avevo agli inizi della mia carriera».

Ha in cantiere qualche nuovo ruolo inedito?«Una settimana fa ho debuttato nella Ifigenia in Tauri-

de di Gluck e subito dopo la Scala mi cimenterò nel Ta-merlano di Handel. Sono sempre alla ricerca di operenuove perché sono convito che le sfide ti aiutano a cresce-re. Oggi ho ben 125 ruoli nel mio repertorio».

Qual è l’eredità di Luciano Pavarotti?«Eravamo molto amici e penso a lui spessissimo. Credo

che ci abbia lasciato la sua bellissima voce, dotata di untimbro personale e unico. Abbiamo vissuto carriere cosìparallele che mi è difficile pensare che non c’è più. Ma lavita è questa purtroppo».

È andato a trovarlo prima della morte?

« Ci siamo visti pochi mesi fa. Poi abbiamo parlatospesso al telefono. Mi dispiace che abbia passato gli ulti-mi anni senza poter fare quello che avrebbe amato dipiù: cantare».

Il periodo più felice della sua vita e carriera?«La mia vita artistica è fatta di tanti capitoli, tutti altret-

tanto importanti. È una continua gioia e soddisfazione».Le sue sfide?«Scoprire nuovi talenti che possono continuare sulla

scia di Luciano e mia. Il mio concorso Operalia è la miagrande gioia perché sforna la nuova generazione di can-tanti cresciuti sentendo me e Luciano. Che siamo statiper loro muse, padri e ispiratori».

Esistono i nuovi Domingo e Pavarotti?«Tantissimi. Qualche nome: Rolando Villazón, Marce-

lo Alvarez, Marcello Giordani, Roberto Alagna, RamónVargas, Juan Diego Flóres, Arturo Chacón, José Cura,Aquiles Machado, Giuseppe Filianoti, David Lomeli. Maè il pubblico, alla fine, a decidere. È lui che crea le star. Edè giusto che sia così».

SORPRENDO ANCORACON IL «CYRANO»

Questione di nasoCome mi mantengo in

forma? È la passione che

mi brucia dentro. A 66

anni la mia vita artistica

apre sempre nuovi

capitoli: ho ben 125 ruoli

nel mio repertorio

L’irresistibile amore di un eroe romanticoCyrano de Bergerac è una celebre operateatrale del poeta drammatico franceseEdmond Rostand ispirata alla figura diSavinien Cyrano de Bergerac, uno deipiù estrosi scrittori del Seicento.Commedia in cinque atti, furappresentata per la prima volta il 28dicembre 1897 al Théâtre de laPorte-Saint-Martin di Parigi conprotagonista Coquelin Aîné, famosoattore del tempo, lo stesso che l’avevacommissionata a Rostand. Il poeta lascrisse a cinque anni di distanza dallaclamorosa bocciatura del suo primolavoro in versi creato espressamente per

la «Comédie Française», Le deuxPierrots. Con il «Cyrano» Rostand ebbepiù fortuna. Il debutto dell’operaottenne infatti un successo straordinariodi pubblico e di critica al punto che ilsuo autore venne insignito della Legiond’onore ed eletto membro dell’Académiefrançaise. Il protagonista è unoscontroso spadaccino dal lungo naso,scrittore e poeta in bolletta conun’irresistibile vitalità, che nutre uncandido e impossibile amore per la bellacugina: il dramma è la storia di questapassione che verrà ricambiata solo allafine, quando sarà ormai troppo tardi.

«Rieccomi alla Scala dopo l’OtelloL’opera di Alfano, un capolavoro di melodia»‘

Carmela RemigioSarà Mimì ne «Labohème» diPuccini diretta daGustavo Dudamelcon la regia diFranco Zeffirelli

D I A L E S S A N D R A F A R K A S

L ’ I N T E R V I S T A

Pavarotti e il futuro

«Penso a Luciano spessissimo, anche perché le nostre

carriere sono state parallele. La mia scommessa adesso

è scoprire nuovi talenti che vadano sulla nostra scia»

Marcelo AlvarezInterpreteràAndrea Chénier.L’opera diUmberto Giordanosarà direttada Daniel Oren

Violeta UrmanaSuo il ruolo diLady Macbeth neldramma di Verdicon la direzione diKazushi Ono. Regiadi Graham Vick

Leo NucciSarà presente indue titoli: neltrittico puccinianocome GianniSchicchi e nelMacbeth di Verdi

19Eventi Scala Venerdì 7 Dicembre 2007 Corriere della Sera