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1 Alma Mater Studiorum - Università di Bologna DOTTORATO DI RICERCA FISIOPATOLOGIA DELL’ INSUFFICIENZA CARDIACA Ciclo XXII Settore scientifico disciplinare di afferenza: MED/11 FISIOPATOLOGIA, CLINICA, STORIA NATURALE E TERAPIA DELLE CARDIOMIOPATIE AMILOIDOTICHE Presentata da Dott. Letizia Riva Coordinatore Dottorato Relatore Chiar.mo Prof. Angelo Branzi Chiar.mo Prof. Claudio Rapezzi Esame finale anno 2009

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    Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

    DOTTORATO DI RICERCA FISIOPATOLOGIA DELL’ INSUFFICIENZA CARDIACA

    Ciclo XXII

    Settore scientifico disciplinare di afferenza: MED/11

    FISIOPATOLOGIA, CLINICA, STORIA NATURALE E TERAPIA DELLE CARDIOMIOPATIE AMILOIDOTICHE

    Presentata da Dott. Letizia Riva

    Coordinatore Dottorato Relatore

    Chiar.mo Prof. Angelo Branzi Chiar.mo Prof. Claudio Rapezzi

    Esame finale anno 2009

  • 2

    INDICE

    INTRODUZIONE 2

    SCOPI DEL LAVORO 6 MATERIALI E METODI 7

    “CLINICAL SETTING” E PAZIENTI 7

    CRITERI DI DIAGNOSI 7

    METODICHE STRUMENTALI 9

    ANALISI GENETICA 10

    FOLLOW-UP 10

    ANALISI STATISTICA 10

    RISULTATI 12

    CONFRONTO DEI TRE PRINCIPALI TIPI DI AMILOIDOSI CARDIACA 12

    CARATTERISTICHE CLINICHE 12

    CARATTERISTICHE ELETTROCARDIOGRAFICHE 14

    CARATTERISTICHE ECOCARDIOGRAFICHE 15

    DATI EMODINAMICI 16

    CARATTERISTICHE ISTOLOGICHE 17

    OUTCOME 18

    STUDIO DEI PAZIENTI AFFETTI DA ATTRm 20

    ANALISI DEI TIPI DI COINVOLGIMENTO CARDIACO 21

    ANALISI DEI PRINCIPALI FENOTIPI DI PRESENTAZIONE CLINICA 23

    ANALISI DEI PAZIENTI CON INTERESSAMENTO CARDIACO ESCLUSIVO 26

    DISCUSSIONE 29 CONCLUSIONI 37 BIBLIOGRAFIA 38

  • 3

    INTRODUZIONE

    L’amiloidosi cardiaca è considerata la più frequente delle cardiomiopatie specifiche con una

    fisiopatologia restrittiva nel mondo occidentale. Anche se esistono dei criteri standard di diagnosi,

    come i tipici reperti istologici, è una malattia ampiamente sottodiagnosticata per diverse ragioni:

    • le caratteristiche elettrocardiografiche ed ecocardiografiche sono spesso malinterpretate, potendo simulare la cardiomiopatia ipertrofica o la cardiopatia ischemica;

    • le conoscenze sull’amiloidosi, sono competenza prevalentemente dell’ematologo, del nefrologo, del neurologo, così che non è infrequente che la malattia sia poco conosciuta

    negli ambienti cardiologici o di medicina interna;

    • la fisiopatologia non è di univoca interpretazione, ma variabile da caso a caso e all’interno della storia naturale di ciascun paziente.

    Al di fuori di centri dedicati quindi, raramente il singolo specialista (specialmente il cardiologo)

    possiede il necessario background culturale per orientare correttamente il work-up diagnostico e

    terapeutico.

    Con il termine Amiloidosi ci si riferisce ad un gruppo eterogeneo di situazioni patologiche che

    condividono una caratteristica: la deposizione extracellulare di proteine fibrillari insolubili con

    conseguente disorganizzazione architetturale dei tessuti e degli organi coinvolti 1,2,3.

    Le proteine implicate nel processo variano in ciascun tipo di amiloidosi, ma hanno proprietà

    tintoriali e strutturali comuni:

    • un aspetto di sostanza amorfa al microscopio a luce normale, • la birifrangenza “apple green” con la colorazione Rosso Congo al microscopio a luce

    polarizzata,

    • un’ultrastruttura composta da fibrille di diametro variabile tra 7 e 10 nm, costituite da amiloide e da altri fattori additivi, quali i proteoglicani,

    • una conformazione “β pleated-sheet” alla spettroscopia a raggi infrarossi, determinante principale del potenziale amiloidogenico della proteina.

    La classificazione dell’amiloidosi attualmente in uso, approvata dal “World Health Organization

    nomenclature subcommittee” si basa sulla natura della proteina precursore 1, dato il fatto che

    quest’ultima determina l’espressione fenotipica della malattia sia per quanto riguarda gli organi

    coninvolti che per le manifestazioni cliniche di tale coinvolgimento (Tab.1). L’amiloidosi pertanto

    può essere acquisita o ereditaria, sistemica o localizzata.

  • 4

    Tab. 1 Classificazione attualmente in uso delle amiloidosi. Proteina amiloide

    Precursore

    Sistemica (S) o localizzata (L)

    Sindrome o tessuti coinvolti

    AL

    Catene leggere Ig

    S, L

    Primaria Associata al mieloma

    AH

    Catene pesanti Ig

    S, L

    Primaria Associata al mieloma

    ATTR

    Transtiretina

    S

    Familiare (portoghese, giapponese, svedese) Senile sistemica

    L? Tenosinovia AA (Apo) AA sierica S Secondaria, reattiva Aβ2M β2 microglobulina S Emodialisi cronica L? Giunture AApoA1 Apolipoproteina A1 S Familiare L Aortica AApoA2 Apolipoproteina A2 S Familiare (renale) AGel Gelsolina S Familiare (finlandese) ALys Lisozima S Familiare AFib Fibrinogena catena α S Familiare ACys Cistatina C S Familiare (islandese) Aβ

    Aβ precursore proteico

    L Malattia di Alzheimer, invecchiamento Familiare (olandese)

    APrPSC Proteina prionica L Encefalopatie spongiformi ACal (Pro)calcitonina L Tumori tiroidei a cellule C AIAPP “Islet amyloid polypeptide” L Isole di Langerhans

    Insulinomi AANF Fattore natriuretico atriale L Atri cardiaci APro Prolattina L Ipofisi dell’anziano

    Prolattinomi AIns Insulina L Iatrogena (siti di iniezione dell’insulina) ALac Lattoferrina L Cornea AMed Lactadherin L Media dell’aorta ABri/ADan Peptide ABri L/S Demenza familiare danese, britannica

    L’epidemiologia è difficile da definire per il fatto che la malattia è sottodiagnosticata e i dati

    disponibili provengono da Centri di Riferimento non rappresentativi della popolazione generale. L’

    amiloidosi acquisita o primaria (AL), dovuta all’accumulo di catene leggere delle

    immunoglobuline, prodotte nel midollo osseo da cloni plasmacellulari 4,5 con un rapporto di catene

    κ:λ di 1:3, è sicuramente la forma più frequente: negli Stati Uniti ha un incidenza di 0.9 per

    100.000 abitanti all’anno con circa 2.500 nuovi casi annui. La forma ereditaria è più rara: i casi

    diagnosticati nei Centri di Riferimento statunitensi sono il 10-20% dei casi di AL 2. Esistono però forme specifiche di particolari aree geografiche: nel Nord del Portogallo un individuo su 600 è

    portatore della mutazione Val30Met della transtiretina.

    L’amiloidosi ereditaria è infatti secondaria all’accumulo di 7 possibili differenti proteine: la

    transtiretina (ATTRm), l’apolipoproteina A1 e A2 (AApoA1-A2), la gelsolina (AGel), la cistatina C

    (ACys), la catena α del fibrinogeno (AFib), il lisozima (ALys).

    Tra le forme ereditarie la forma ATTRm è la più frequente. La transtiretina (TTR) è una proteina

    sierica sintetizzata dal fegato e in minima parte dall’epitelio retinico e dai plessi corioidei, deputata

    al trasporto della RBP (proteina che lega il retinolo o vitamina A). Allo stato attuale sono state

    identificate circa 100 varianti della proteina, secondarie a mutazioni puntiformi (sostituzioni di

    singoli aminoacidi) nel suo gene, localizzato sul braccio lungo del cromosoma 18, trasmesse in

    modo autosomico dominante con penetranza incompleta, la maggior parte delle quali risulta

    amiloidogenica 6. La transtiretina nativa, proteina tetramerica, a seguito delle mutazioni puntiformi

    suddette, è soggetta a riarrangiamenti che le conferiscono una struttura terziaria monomerica. I

  • 5

    monomeri instabili, aggregano sotto forma di fibrille e si depositano nei tessuti e negli organi con

    conseguente disorganizzazione architetturale 7,8.

    Per molto tempo la malattia è stata creduta essere conseguenza della sola mutazione Val30Met

    (sostituzione di una Valina con una Metionina in posizione 30), in quanto tutte le segnalazioni e i

    casi studiati derivavano da focolai giapponesi 9, svedesi 10 e portoghesi 11, aree in cui tale mutazione

    risulta endemica.

    La prevalente estrinsecazione neurologica della malattia nelle forme endemiche relate alla

    mutazione Val30Met, ha fatto si che l’ATTRm sia da sempre stata considerata una malattia di

    pertinenza neurologica, tanto da essere comunemente chiamata Polineuropatia Amiloidotica

    Familiare (FAP). La successiva segnalazione di nuove mutazioni della TTR 12-16 ha sottolineato

    l’esistenza di una eterogeneità genotipica a cui corrisponde un ampio spettro di manifestazioni

    cliniche, nell’ambito della quale si inserisce anche il coinvolgimento miocardico.

    Proprio in relazione alla vasta eterogeneità anche fenotipica, il clinico può quindi trovarsi di fronte a

    casi con un esclusivo interessamento neurologico nell’ambito di una chiara familiarità e a casi in cui

    l’interessamento neurologico è assente o comunque assolutamente secondario, con un quadro

    clinico dominato da un importante coinvolgimento miocardico. Questo ampio spettro di

    presentazione clinica rende il riconoscimento dell’ ATTRm particolarmente difficile, soprattutto in

    ambito cardiologico qualora il quadro sia caratterizzato da un interessamento cardiaco esclusivo o

    prevalente, in assenza di altri elementi caratteristici, che possano indirizzare il clinico verso la

    corretta diagnosi.

    Una mutazione nella proteina della TTR non è un requisito obbligatorio per la precipitazione

    tissutale. Negli anziani la transtiretina nativa o “wild type” può diventare strutturalmente instabile,

    portando allo sviluppo di proteine intermedie di alterata conformazione, che infine aggregano e

    precipitano sotto forma di fibrille di amiloide 8. L’amiloidosi sistemica senile o da “TTR wild type”

    (ATTRwt) è una patologia esclusiva del soggetto anziano riscontrata nel 5-76% degli ottantenni, a

    prevalente estrinsecazione cardiaca 17-19. La sua incidenza aumenta con l’età. E' stato quindi

    postulato il ruolo dell’invecchiamento nella formazione delle fibrille di amiloide, anche in relazione

    al fatto che i pazienti affetti da ATTRm sviluppano segni clinici di malattia soltanto dopo l’età

    adulta, nonostante l’anomalia della proteina sia congenita.

    Per quanto riguarda la deposizione delle fibrille, indipendentemente dall’eziologia dell’amiloidosi, è

    stato dimostrato il ruolo del “seeding” (semina), suggerendo l’ipotesi che “amiloide genera

    amiloide”, fenomeno chiamato anche “effetto nido”. Questo potrebbe spiegare perché la

    precipitazione delle proteine si concentri in determinati organi risparmiando altre parti

    dell’organismo.

    La clinica dell’amiloidosi AL, molto aspecifica, si caratterizza per una severa compromissione

    sistemica. Nel 74% dei casi vi è interessamento renale con sindrome nefrosica. Il cuore è coinvolto

    nel 60% dei casi ed è il fattore prognostico più infausto data la rapida evoluzione verso lo

    scompenso cardiaco. La deposizione di amiloide nel miocardio causa un progressivo ispessimento e

  • 6

    irrigidimento delle pareti dei ventricoli e degli atri, con riduzione della compliance e quindi alterato

    rilasciamento ventricolare, con progressiva comparsa di fisiopatologia restrittiva. Anche le valvole,

    in particolare quelle atrio-ventricolari, possono essere ispessite, dando luogo a rigurgiti. Il sistema

    di conduzione è praticamente sempre interessato: si osservano blocchi seno-atriali e fibrillazione

    atriale, blocchi atrio-ventricolari e blocchi di branca. Dal punto di vista vascolare la deposizione di

    amiloide riguarda principalmente i vasi intramurali, con conseguente ischemia miocardica in

    assenza di lesioni di vasi epicardici.

    Il sistema nervoso periferico ed autonomico sono interessati rispettivamente nel 22% e nel 15% dei

    casi. L’apparato gastroenterico è coinvolto nell’8% dei casi. Nei pazienti affetti da AL si possono

    riscontrare macchie purpuree al collo e al volto, soprattutto in zona periorbitale. La prevalenza di

    macroglossia si è ridotta negli ultimi anni, verosimilmente di riflesso ad una diagnosi più precoce.

    Il quadro clinico dell’ATTR è dipendente dal tipo di mutazione della transtiretina. Peraltro sono

    caratteristiche di questa forma di amiloidosi una neuropatia periferica assonale sensitivo-motoria ed

    autonomica. Nella forma endemica “classica” la polineuropatia moto-sensoriale ha esordio intorno

    ai 30-35 anni con disfunzione delle fibre periferiche degli arti inferiori. I primi sintomi accusati

    sono solitamente disturbi della sensibilità termica, disestesie e dolori alle estremità di vario grado,

    preceduti a volte, anche di qualche anno, dalla sindrome del tunnel carpale (spesso non inquadrata

    nell’ambito di una polineuropatia diffusa, ma valutata come disturbo localizzato). La componente

    motoria della neuropatia tende ad essere più tardiva e ad intervenire in fasi più avanzate della storia

    naturale della malattia. La disfunzione autonomica tende a presentarsi piuttosto precocemente e

    porta alla comparsa di ipotensione ortostatica, disturbi gastro-intestinali con alterazioni dell’alvo

    (diarrea, talvolta alternata a stipsi), disfunzione erettile nei maschi ed incontinenza urinaria.

    E’ noto dai dati disponibili in letteratura, che l’interessamento cardiaco può variare almeno in

    conseguenza di tre principali fattori che sono:

    • il tipo di mutazione • l’area geografica • il tipo di aggregazione (endemica vs non endemica), con conseguente ampia varietà anche

    del “grading” di coinvolgimento miocardico 20 .

    Esiste infatti una mutazione peculiare (Val122Ile) 21, presente in forma eterozigote nel 4% della

    popolazione Afro-Americana, che dà luogo ad un fenotipo esclusivamente cardiaco.

    Per quanto riguarda la situazione nella popolazione caucasica non esistono dati di ampie casistiche

    in letteratura e non sono note prevalenza e caratteristiche genotipiche/cliniche di soggetti “bianchi”

    affetti da ATTR con interessamento cardiaco esclusivo.

    Nonostante l’eterogeneità patogenetica intrinseca dell’amiloidosi cardiaca, molti studi clinici e

    strumentali considerano la malattia come una singola entità.

    In realtà, nonostante il comune substrato infiltrativo, a seconda dell’eziologia si riscontrano nella

    comune pratica clinica, importanti differenze inerenti a:

  • 7

    • entità all’ecocardiogramma e conseguenze funzionali dell’aumento della massa ventricolare (severo nell’amiloidosi sistemica senile, moderato nell’AL e nell’ATTRm);

    • severità dello scompenso cardiaco (maggiore nell’AL); • velocità di progressione della malattia (rapida nella forma AL, più lenta nelle forme ATTRm

    e ATTRwt);

    • comorbidità determinata dall’interessamento multiorgano (caratteristica dell’AL). Pertanto per analizzare in modo corretto le differenze intrinseche alle forme di amiloidosi cardiaca

    sono importanti gli studi di confronto diretto fra pazienti di uno stesso centro, dato il fatto che non

    tutte le differenze segnalate sono riconducibili ad una diversa eziopatogenesi. Esistono fattori

    potenzialmente confondenti legati ad esempio alle differenze etniche e geografiche della

    popolazione studiata, alla selezione per gravità dei pazienti (tipica dei centri di III° livello) e ai

    diversi criteri diagnostici utilizzati.

    Attualmente in letteratura sono presenti soltanto due studi di confronto “head to head” di pazienti

    affetti da diverse forme di amiloidosi cardiaca, condotti all’interno di uno stesso centro: Ng et al.

    hanno confrontato pazienti con AL e ATTRwt selezionati per scompenso cardiaco congestizio 22,

    mentre Dubrey et al. hanno paragonato le caratteristiche ecocardiografiche ed il follow-up di casi di

    AL e di ATTRm 23.

    SCOPI DEL LAVORO

    Sulla base di queste premesse il nostro lavoro si è proposto di analizzare tali problematiche

    attraverso la descrizione e la sistematica comparazione delle caratteristiche cliniche, morfologiche,

    funzionali e prognostiche di pazienti affetti dai tre principali tipi di amiloidosi cardiaca (AL,

    ATTRm e ATTRwt), seguiti nel tempo in due centri di riferimento italiani per la malattia, Bologna

    e Pavia.

    Inoltre tra tutti i pazienti affetti da ATTRm sono stati identificati i soggetti con interessamento

    cardiaco al momento della diagnosi e ne sono stati descritti il tipo e il grado. Sono state in seguito

    esaminate le principali analogie e differenze tra questi soggetti e quelli con interessamento

    neurologico esclusivo (fenotipo “NEURO”) e quelli con fenotipo “MISTO” (interessamento

    cardiaco e neurologico compresenti) al momento della diagnosi.

    Infine sono state analizzate caratteristiche genotipiche e cliniche dei pazienti con coinvolgimento

    cardiaco esclusivo (sintomi neurologici assenti) alla prima osservazione (fenotipo “CARDIO”).

  • 8

    MATERIALI E METODI

    “CLINICAL SETTING” E PAZIENTI

    Dal 1990 è stato istituito un network per la diagnosi e la terapia delle amiloidosi sistemiche tra i

    dipartimenti di Cardiologia, Ematologia, Nefrologia, Neurologia del nostro Policlinico e il

    dipartimento di Genetica Medica dell’Università degli Studi di Ferrara. I dati clinici, strumentali e

    di follow-up dei pazienti sono stati sistematicamente raccolti in un unico database, allestito in rete.

    Nel tempo è nata anche una stretta collaborazione con il Policlinico universitario di Pavia.

    Non è stato necessario richiedere approvazione da parte del Comitato Etico, trattandosi di uno

    studio osservazionale (multicentrico longitudinale), in cui le procedure eseguite sono di routine

    nella pratica clinica.

    Sono stati analizzati tutti i soggetti affetti da amiloidosi sistemica riferiti al centro di Bologna dal

    1990 al Maggio 2008 e al centro di Pavia dal 2003 al Giugno 2004, e sono stati considerati

    eleggibili per lo studio consecutivamente quelli con cardiomiopatia amiloidotica

    all’ecocardiogramma. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad analisi genetica per la ricerca di

    mutazione puntiforme del gene della transtiretina, e tale possibilità insieme ad un valutazione

    specialistica neurologica e cardiologica è stata offerta anche a tutti i parenti di primo grado dei

    pazienti affetti nell’ambito di screening familiare.

    I pazienti, previo consenso informato per la pubblicazione anonima dei dati scientifici, sono stati

    sistematicamente comparati attraverso la rilevazione e l’elaborazione di dati clinici e strumentali al

    momento della prima osservazione e nel follow-up presso i due centri di riferimento.

    CRITERI DI DIAGNOSI

    La diagnosi di amiloidosi è stata posta sulla base della dimostrazione istologica, in almeno un

    organo coinvolto, della caratteristica birifrangenza “apple green” al microscopio a luce polarizzata,

    dopo fissazione del prelievo con il colorante rosso Congo 24.

    I criteri per la diagnosi differenziale delle tre forme di amiloidosi sono riassunti in tabella 2:

    Tab. 2 Criteri di diagnosi differenziale.

    AL ATTRm ATTRwt

    Biopsia tissutale + +/– + (miocardio)

    Discrasia plasmacellulare + – –

    Mutazione TTR – + –

    Immunoistochimica positiva per TTR – +/– +

    Segni neurologici caratteristici +/– + +/–

    Cardiomiopatia all’ecocardiogramma +/– +/– +

    + obbligatoriamente presente; – obbligatoriamente assente; +/– non rilevante per la diagnosi

  • 9

    La diagnosi di AL è stata posta in caso di riscontro di discrasia plasmacellulare (gammapatia

    monoclonale o mieloma multiplo), identificata mediante documentazione di una componente M

    all’elettroforesi e all’ immunofissazione delle proteine sieriche e/o urinarie, oppure mediante

    documentazione di un infiltrato plasmacellulare midollare (rispettivamente minore del 10% della

    popolazione mononucleata totale nella gammapatia monoclonale o maggiore del 30% nel mieloma

    multiplo). Unitamente a questo reperto, per la diagnosi di AL, sono necessarie sia un’

    immunoistochimica 25,26 negativa per la TTR sia l’assenza di mutazioni del gene della TTR

    all’analisi genica del DNA 22,27.

    La diagnosi di ATTRm è stata definita attraverso la documentazione di una mutazione puntiforme

    della transtiretina all’analisi genica del DNA 28.

    In caso di documentata assenza di discrasia plasmacellulare e di mutazioni della transtiretina, in

    presenza di cardiomiopatia amiloidotica con positività dell’ immunoistochimica per la “TTR wild

    type” è stata fatta diagnosi di amiloidosi sistemica senile 29.

    Come interessamento cardiaco all’ecocardiogramma (ECOCG) è stata intesa la presenza di uno

    spessore diastolico del setto interventricolare superiore a 12 mm, in assenza di qualsiasi altra causa

    di ipertrofia ventricolare 30, in associazione ad almeno due delle seguenti caratteristiche:

    • ispessimento delle valvole atrio-ventricolari • ispessimento del setto interatriale • “granular sparkling” a livello del setto interventricolare (Fig.1).

    ispessimento valvole A-V

    SIV Td >12 mm in assenza

    di altre cause di ipertrofia ventricolare

    ispessimento setto interatriale

    “granular sparkling” delsetto interventricolare

    + almeno 2

    Fig.1 Criteri diagnostici ecocardiografici della cardiomiopatia amiloidotica.

    Per interessamento renale è stata intesa la presenza di una proteinuria ≥ 5 gr/dl nelle 24 ore 30,

    mentre per insufficienza renale è stato considerata una velocità di filtrazione glomerulare (VFG) <

    60 ml/min.

  • 10

    L’interessamento del sistema nervoso periferico è stato valutato in base alla presenza di segni e/o

    sintomi caratteristici di polineuropatia periferica assonale sensitivo-motoria, simmetrica e

    ascendente. Il coinvolgimento è stato stadiato da 0 a 3 in accordo con lo score di Andrade (0 =

    assenza di neuropatia; 1 = coinvolgimento limitato agli arti inferiori senza impedimento nella

    deambulazione autonoma ma con esteso disturbo della sensibilità termica; 2 = atrofia dei muscoli

    distali degli arti inferiori, deperimento/debolezza dei muscoli della mano ed esteso disturbo della

    percezione termica e dolorifica degli arti inferiori e superiori; 3 = debolezza muscolare

    generalizzata, atrofia ed areflessia diffusa, con paziente costretto a letto o in poltrona, e turbe della

    sensibilità termica e dolorifica estese anche a capo e collo).

    Per la determinazione e la valutazione dell’interessamento autonomico, è stata presa in

    considerazione l’insorgenza dei seguenti disturbi: disfunzione erettile nei maschi, ipotensione

    ortostatica, alterazioni dell’alvo (diarrea, talvolta alternata a stipsi), incontinenza urinaria e

    anormalità della sudorazione (dall’ ipoidrosi fino all’anidrosi) 30.

    Per lo studio dei genotipi e dei fenotipi dei casi di ATTRm, i pazienti che al momento della prima

    osservazione avevano un interessamento cardiaco clinico/strumentale in assenza di sintomi

    neurologici (ad eccezione del rilievo di disfunzione erettile nei maschi di età superiore a 50 anni o

    di pregresso intervento di decompressione del nervo mediano per sindrome del tunnel carpale), sono

    stati raggruppati nel fenotipo “CARDIO”. Nel gruppo del fenotipo “NEURO” sono stati considerati

    tutti i pazienti con chiaro interessamento neurologico clinico/strumentale, in assenza di sintomi e/o

    segni di coinvolgimento cardiaco. I restanti pazienti, che al momento della prima osservazione

    mostravano contemporaneamente sintomi e/o segni di coinvolgimento cardiaco e neurologico, sono

    stati considerati nel fenotipo “MISTO”. Sono stati invece esclusi dallo studio i portatori sani,

    asintomatici, di mutazioni della TTR.

    METODICHE STRUMENTALI

    Gli elettrocardiogrammi (ECG) sono stati registrati e analizzati in accordo con le definizioni

    standard 31.

    Le misure ecocardiografiche sono state eseguite secondo le raccomandazioni ACC/AHA/ASE edite

    nel 2003 32. In particolare la massa ventricolare sinistra è stata calcolata secondo la formula di

    Devereux et al. 33, ed è stata considerata aumentata se > 130 g/m2 nei maschi e > 110 g/m2 nelle

    femmine. Per pattern di riempimento del ventricolo sinistro di tipo restrittivo è stata intesa la

    presenza al Doppler pulsato di un deceleration time dell’onda E < 150 msec e di un rapporto onda

    E/onda A > 2.5 34.

    Il voltage/mass ratio è stato calcolato secondo la formula di Carroll et al. 35.

    Presso il centro di Bologna sono stati sistematicamente ricavati dai cateterismi cardiaci, effettuati in

    alcuni pazienti in corso di biopsia endomiocardica diagnostica, i seguenti dati emodinamici:

    pressione atriale destra media (normalmente ≤ 5 mmHg), pressione capillare media d’incuneamento

    (normalmente ≤ 12 mmHg), indice cardiaco (di norma compreso tra 2.5 e 4.2 L/min/m2) e

    morfologia a “dip-plateau” della curva di pressione del ventricolo destro.

  • 11

    La documentazione istologica di depositi di amiloide è stata ottenuta mediante biopsia del tessuto

    adiposo sottocutaneo periombelicale o mediante biopsia endomiocardica (BEM). Per quanto

    concerne tale procedura sono stati effettuati per ogni paziente cinque prelievi endomiocardici dalla

    parete destra del setto interventricolare, mediante accesso venoso giugulare interno destro con

    biotomo Cordis Bipal. I campioni sono stati trattati con irradiazione per cinque minuti, fissati in

    formalina e processati al microonde. In seguito sono state allestite multiple sezioni di 2 µm, in

    alcune delle quali, previa colorazione con il Rosso Congo, è stata valutata al microscopio a luce

    polarizzata la presenza della caratteristica birifrangenza “apple green”, indicativa di depositi di

    amiloide. La localizzazione dell’amiloidosi è stata distinta in interstiziale, endomiocardica e

    vascolare 36. Nelle restanti sezioni sono state effettuate le indagini immunoistochimiche mediante

    l’utilizzo di anticorpi diretti contro la transtiretina secondo il metodo LSAB Streptavidina-Biotina

    (R.P. Linke, Max Plank Institute of Biochemistry, Germany) o mediante l’immuno-microscopia

    elettronica (Dako, Ely, UK). Infine un frammento bioptico è stato congelato in azoto liquido.

    ANALISI GENETICA

    Per la genotipizzazione è stato isolato DNA da cellule di sangue periferico. Gli esoni 2, 3 e 4 del

    gene della TTR sono stati amplificati con la tecnica della “Polymerase Chain Reaction”. I

    frammenti di DNA amplificati sono stati direttamente sequenziati dal sequenziatore automatico ABI

    prism 3100. Le mutazioni puntiformi nel gene della TTR sono state studiate con la tecnica di

    ibridizzazione con oligonucleotide allele-specifico (ASO) e mediante l’analisi dei polimorfismi di

    restrizione (RFLP) 28.

    FOLLOW -UP

    Controlli clinici e strumentali sono stati programmati ed effettuati ogni sei mesi, o anticipatamente

    o più frequentemente in caso di necessità.

    Il follow-up si è concluso nel Novembre 2008. In caso di mancata presenza dei pazienti alle

    periodiche visite di controllo nei sei mesi precedenti la chiusura del follow-up, è stato accertato lo

    stato vitale mediante contatto telefonico.

    ANALISI STATISTICA

    I dati sono stati analizzati con il software di statistica SPSS, versione 13 (SPSS Inc., Chicago,

    Illinois, U.S.A.), o STATA, versione 9 (Stata Corp., College Station, Texas, U.S.A).

    Le variabili continue sono state espresse come media ± deviazione standard o mediana, le variabili

    di categoria come percentuali.

    Le differenze cliniche e strumentali fra le tre forme di amiloidosi in studio (AL, ATTRm e

    ATTRwt) sono state valutate con l’analisi della varianza (ANOVA) o con il test χ2 di Pearson.

  • 12

    Il test di Bonferroni è stato utilizzato per confronti multipli di variabili statisticamente significative.

    Una serie di variabili, scelte in base ad un potenziale rilevante ruolo fisiopatologico, sono state

    testate in modelli multivariati al fine di identificare associazioni indipendenti con il tipo di

    amiloidosi (categoria di riferimento = AL). Le variabili dipendenti sono state analizzate mediante

    regressione lineare multivariata, ad eccezione dei bassi voltaggi periferici del QRS, analizzati

    mediante regressione logistica, in quanto variabile binaria.

    Le analisi dei dati emodinamici ed istologici sono state eseguite unicamente nei pazienti riferiti al

    centro di Bologna.

    Modelli multivariati sono stati costruiti anche per identificare le variabili indipendenti associate con

    la mortalità totale e gli eventi cardiologici avversi maggiori (MACE).

    Lo studio del follow-up dei tre sottogruppi di pazienti, è stato condotto secondo il metodo di

    Kaplan-Meier e le relative curve di sopravvivenza sono state comparate con il test del Log-rank.

    Sono stati considerati significativi valori di p < 0.05.

  • 13

    RISULTATI

    CONFRONTO DEI TRE PRINCIPALI TIPI DI AMILOIDOSI CAR DIACA

    Durante il periodo dello studio nei due centri di riferimento, 500 pazienti hanno ricevuto la diagnosi

    di amiloidosi sistemica. Di questi 233 (47%: AL n=157, ATTRm n=61, ATTRwt n=15) avevano

    evidenza ecocardiografica di coinvolgimento cardiaco e sono stati pertanto inclusi nelle analisi.

    Questi pazienti rappresentavano il 51% dei pazienti AL (in totale 307, di cui rispettivamente 69

    pazienti con prima valutazione a Bologna e 88 a Pavia), il 34% dei pazienti ATTRm (in totale 178,

    di cui rispettivamente 54 pazienti con prima valutazione a Bologna e 7 a Pavia) e il 100% dei

    pazienti ATTRwt (di cui rispettivamente 14 pazienti con prima valutazione a Bologna e 1 a Pavia).

    Tutti i pazienti, eccetto 1, erano di discendenza italiana (la famiglia di un soggetto affetto da

    ATTRm era originaria della Repubblica di Macedonia).

    In 150 casi la cardiomiopatia amiloidotica è stata documentata allo screening ecocardiografico di

    routine dopo la diagnosi di amiloidosi sistemica (AL n=102, ATTRm n=48). In 3 casi ( 2 AL, 1

    ATTRwt) la diagnosi di amiloidosi cardiaca è stata occasionale. Infine tutti i rimanenti 80 pazienti

    avevano ricevuto inizialmente una diagnosi di cardiomiopatia ipertrofica, di scompenso cardiaco o

    di aritmia presso un centro di secondo o terzo livello. In questi casi, il sospetto di amiloidosi

    cardiaca è nato sempre da una lettura combinata e da una valutazione critica di ecocardiogramma ed

    ECG (e a volte dai rilievi clinici) prima della diagnosi definitiva di AL (n=53), ATTRm (n=13),

    ATTRwt (n=14). In particolare elementi ecocardiografici caratteristici e suggestivi di

    interessamento amiloidotico cardiaco, in aggiunta all’aumento degli spessori parietali del ventricolo

    sinistro, sono stati l’aspetto a “granular sparkling” del miocardio ventricolare, l’ispessimento delle

    valvole atrio-ventricolari e/o del setto interventricolare e la presenza di versamento pericardico.

    CARATTERISTICHE CLINICHE

    Non è stato sorprendente 2,19,22,23 riscontrare che tutti i 15 pazienti affetti da ATTRwt, eccetto 1,

    fossero maschi di età ≥ 59 anni. L’età media era maggiore nei pazienti con AL rispetto a quelli con

    ATTRm.

    Circa i 2/5 dei pazienti con AL e ATTRwt avevano scompenso cardiaco grave. Molti pazienti

    ATTRm avevano un coinvolgimento neurologico, al contrario dell’interessamento renale che era

    frequente solo negli AL.

    Molti casi di AL sono stati riferiti ad ematologi e cardiologi, mentre tutti i pazienti ATTRwt,

    eccetto 1, sono stati visti per la prima volta da cardiologi. E’ interessante notare come il percorso

    diagnostico cardiologico, ovvero la presenza iniziale di sintomi di scompenso cardiaco o di aritmie,

    sia stato proprio dell’ ATTRwt (93% dei casi). I sintomi neurologici rappresentavano l’elemento

    “trigger” del percorso diagnostico dei pazienti con ATTRm nel 52% dei casi; lo screening familiare

    è stato responsabile delle restanti diagnosi (Tab.3).

  • 14

    Tab. 3 Caratteristiche cliniche.

    AL (n=157)

    ATTRm (n=61)

    ATTRwt (n=15)

    p

    Sesso maschile (N,%) 104 (66) 49 (80) 14 (93) 0.018

    Età alla diagnosi (anni) 60 ± 10.2 ●♦ 51.5 ± 12.3 ■ 75.5 ± 8

  • 15

    Cinque tra le dieci famiglie, da cui provenivano i pazienti portatori della mutazione Glu89Gln,

    erano originarie della Sicilia, mentre cinque delle sette famiglie, da cui provenivano i pazienti

    portatori della mutazione Val30Met, erano originarie del centro Italia.

    Infine tutti i dieci soggetti portatori della mutazione Ile68Leu, pur provenendo da dieci famiglie

    differenti, avevano origini nel nord-est dell’Italia.

    Inoltre la mutazione Val14Leu, riscontrata in un unico individuo, non era ancora nota in letteratura.

    CARATTERISTICHE ELETTROCARDIOGRAFICHE

    All’analisi univariata degli ECG sono emerse differenze statisticamente significative fra i tre gruppi

    di pazienti riguardo a blocco di branca sinistra, bassi voltaggi del QRS e score totale del QRS

    (Tab.5).

    Va notato come il blocco di branca sinistra sia stato riscontrato in 6 dei pazienti affetti da ATTRwt

    (40%), mentre nei soggetti con AL o ATTRm era presente di rado.

    Tab. 5 Caratteristiche elettrocardiografiche.

    AL

    (n=157)

    ATTRm

    (n=61)

    ATTRwt

    (n=15)

    p

    Fibrillazione atriale (N,%) 19 (12) 3 (5) 4 (27) 0.046

    Pacemaker (N,%) 4 (3) 2 (3) 2 (13) 0.09

    BAV I° (n/N, %) 26/137 (18) 15/60 (25) 5 (33) 0.34

    QRS score (mV), (n/N) 91.6 ± 35.8 (146) ●♦ 112 ± 33.5 (59) 119.7 ± 37

  • 16

    Tab. 6 Analisi multivariata caratteristiche elettrocardiografiche. Bassi voltaggi QRS

    OR 95% CI p

    Età (per ogni anno) 0.98 0.95-1.00 0.097

    Sesso maschile 0.87 0.45-1.66 0.67

    ATTRm 0.17 0.08-0.36

  • 17

    Associazioni indipendenti riguardo la patogenesi sono state documentate in analisi multivariate:

    l’aumento dello spessore parietale medio del ventricolo sinistro si associava all’ATTRwt, mentre il

    voltage/mass ratio era fortemente associato all’ATTRm (Tab.8).

    Tab. 8 Analisi multivariata caratteristiche ecocardiografiche.

    Aumento spessore parietale medio VSn

    Aumento voltage/mass ratio

    Riduzione frazione di eiezione VSn

    β 95% CI p β 95% CI p β 95% CI p

    Età (per ogni anno) 0.04 -0.009-0.08 0.117 -0.00 -0.007-0.006 0.98 -0.17 -0.39-0.06 0.16

    Sesso maschile 0.9 -0.22-2.02 0.113 -0.004 -0.16-0.15 0.96 -5.79 -11.45-0.13 0.04

    ATTRm 0.87 -0.35-2.09 0.161 0.28 0.10-0.44 0.001 3.04 -2.96-9.04 0.32

    ATTRwt 4.08 1.92-6.23

  • 18

    Comparazioni fra i 3 tipi patogenetici (Fig.2B) hanno mostrato differenze per misure pressorie

    singole e combinate. Va sottolineato come i valori anormali siano stati sempre molto frequenti

    nell’amiloidosi AL.

    Fig. 2B Frequenza delle alterazioni della funzione diastolica nelle 3 forme eziologiche.

    CARATTERISTICHE ISTOLOGICHE

    Prelievi bioptici clinicamente guidati erano disponibili, presso il centro di Bologna, per gli stessi

    pazienti di cui si avevano dati emodinamici (rispettivamente di 43 pazienti AL (62%), di 38 pazienti

    ATTRm (70%) e di 12 pazienti ATTRwt (86%)).

    La frequenza della localizzazione vascolare variava fra i 3 sottotipi patogenetici in maniera

    statisticamente significativa: nel gruppo AL 34/43 (79%), nel gruppo ATTRm 8/38 (21%), nel

    gruppo ATTRwt 0/12 (0%) (p = 0.0001), risultando quindi più comune nelle forme AL.

    La frequenza dell’infiammazione è apparsa altrettanto varia: nel gruppo AL 6/43 (14%), nel gruppo

    ATTRm 1/38 (3%), nel gruppo ATTRwt 4/12 (33%) (p = 0.0014), risultando quindi più comune

    nelle forme ATTRwt (Fig.3).

    Fig. 3 Localizzazione vascolare (coronarica) ed infiltrato infiammatorio alla BEM.

  • 19

    OUTCOME

    La durata media del follow-up è stata 19 mesi (range interquartile 4 - 46 mesi) nelle AL, 26 mesi

    (range interquartile 13 - 62 mesi) nelle ATTRm e 19 mesi (range interquartile 10 - 40 mesi) nelle

    ATTRwt. Tutti i pazienti affetti da AL sono stati trattati con Melphalan e/o Desametasone, e 8 (5%)

    hanno ricevuto chemioterapia ad alte dosi e trapianto di cellule staminali 37-39. Un paziente infine è

    stato sottoposto a trapianto cardiaco seguito da reinfusione di cellule staminali. Dei 61 pazienti

    affetti da ATTRm, 29 (49%) hanno avuto un trapianto d’organo solido: 20 soggetti hanno ricevuto

    il trapianto ortotopico di fegato, mentre 9 soggetti sono stati sottoposti a trapianto combinato cuore-

    fegato 40-43. Gli eventi cardiaci maggiori avversi (MACE) sono stati i seguenti: morte per cause

    cardiovascolari in 31 pazienti AL (20%), in 3 pazienti ATTRm (5%) e in 2 pazienti ATTRwt

    (13%); ospedalizzazione per scompenso cardiaco in 48 pazienti AL (31%), in 10 pazienti ATTRm

    (16%) e in 4 pazienti ATTRwt (26%); blocco atrio-ventricolare completo in 5 pazienti AL (3%), in

    3 pazienti ATTRm (5%) e in 1 paziente ATTRwt (7%); stroke in 5 pazienti AL (11%); fibrillo-

    flutter atriale in 17 pazienti AL (11%), in 2 pazienti ATTRm (3%) e in 1 paziente ATTRwt (7%).

    La sopravvivenza globale non aggiustata a 2 anni era del 63% per i pazienti AL, 98% per i pazienti

    ATTRm e 100% per i pazienti ATTRwt (Fig.4 A-B). La sopravvivenza libera da MACE è stata

    51% per i pazienti AL, 77% per i pazienti ATTRm e 69% per i pazienti ATTRwt (Fig.5).

    Fig. 4 A-B Sopravvivenza globale degli ATTRm e degli AL prima e dopo aggiustamento per interessamento/insufficienza renale.

    Fig. 5 Sopravvivenza libera da MACE degli ATTRm e degli AL dopo aggiustamento per interessamento/ insufficienza renale.

  • 20

    All’analisi multivariata è emerso come i sottotipi ATTRm e ATTRwt siano predittori favorevoli per

    sopravvivenza globale, mentre un grave scompenso cardiaco (classe funzionale NYHA III o IV),

    età avanzata e spessore parietale medio del ventricolo sinistro siano predittori sfavorevoli (Tab.9).

    Riguardo alla sopravvivenza libera da MACE, ATTRwt era un predittore fortemente favorevole,

    mentre lo scompenso cardiaco severo (classe funzionale NYHA III o IV), lo spessore parietale

    medio del ventricolo sinistro, l’insufficienza renale severa e l’età avanzata erano predittori

    sfavorevoli (il pattern di riempimento del ventricolo sinistro di tipo restrittivo non ha raggiunto la

    significatività statistica, p = 0.08) (Tab.9). Tab. 9 Analisi multivariata sopravvivenza globale e sopravvivenza libera da MACE.

    HR 95% CI p

    MORTALITÀ TOTALE

    Età (per ogni anno) 1.03 1.002-1.06 0.031

    Sesso maschile 0.94 0.48-1.51 0.59

    ATTRm vs AL 0.07 0.009-0.55 0.011

    ATTRwt vs AL 0.08 0.018-0.41 0.002

    Frazione di eiezione VSn 0.98 0.96-1.003 0.09

    NYHA III-IV 3.44 1.96-6.05

  • 21

    STUDIO DEI PAZIENTI AFFETTI DA ATTRm

    Dei 500 pazienti con diagnosi di amiloidosi sistemica, osservati nei due centri di riferimento, 154,

    esclusi i portatori asintomatici della mutazione al momento della diagnosi (soggetti con assenza di

    coinvolgimento clinico/strumentale neurologico e cardiologico) hanno ricevuto la diagnosi di

    ATTRm e sono stati oggetto dello studio.

    La tabella 10 sintetizza le principali caratteristiche cliniche e genotipiche dei pazienti studiati,

    secondo la consueta separazione per ATTRm tra soggetti portatori della mutazione Val30Met e

    soggetti portatori di altre mutazioni della transtiretina (non Val30Met).

    Tab. 10 Caratteristiche cliniche dei pazienti affetti da ATTRm.

    Totale (n=154)

    Val30Met (n=43)

    Altre mutazioni (n=111)

    Famiglie (N) 62 16 46

    Sesso maschile (N,%) 106 (69) 32 (74) 74 (66)

    Età alla diagnosi (anni) 52 ± 14 53 ± 17

    51 ± 13

    Percorso diagnostico: neurologico (N,%) cardiologico (N,%) screening familiare (N,%)

    114 (74) 21 (14) 19 (12)

    38 (88) 0 (0) 5 (12)

    76 (68) 21 (19) 14 (13)

    Età esordio sintomi (anni) 49 ± 14 50 ± 16 48 ± 13

    Neuropatia periferica sensitivo-motoria (Andrade): 0 (N,%) 1 (N,%) 2 (N,%) 3 (N,%)

    12 (8) 76 (49) 57 (37) 9 (6)

    2 (5)

    27 (62) 11 (26) 3 (7)

    10 (10) 49 (44) 46 (41) 6 (5)

    Interessamento autonomico: ipotensione ortostatica sintomatica (N,%) incontinenza urinaria (N,%) sintomi gastro-intestinali (diarrea/stipsi) (N,%)

    46 (30) 40 (26) 70 (44)

    7 (16) 14 (33) 24 (56)

    39 (35) 26 (23) 46 (41)

    NYHA III-IV (N, %) 16 (10) 0 (0) 16 (14)

    Interessamento vitreale (N,%) 16 (10) 2 (4) 14 (13)

    Oltre alla Val30Met erano presenti nella casistica altre 21 mutazioni della transtiretina, provenienti

    da 62 diverse famiglie:

    MUTAZIONE PAZIENTI (N,%) FAMIGLIE (N)

    Val30Met 43 (28) 16

    Glu89Gln 34 (21.9) 8

    Ile68Leu 16 (10.3) 11

    Thr49Ala 11 (7.1) 1

    Phe64Leu 10 (6.4) 7

    Gly47Ala 7 (4.5) 2

    Ala36Pro 6 (3.8) 1

    Arg34Thr 5 (3.2) 1

    Ser50Arg 4 (2.5) 2

    Glu54Lys 3 (2) 1

  • 22

    Gly47Arg 3 (2) 1

    Ser23Asn 2 (1.3) 2

    Phe33Val 1 (0.7) 1

    Hys88Arg 1 (0.7) 1

    Val30Ala 1 (0.7) 1

    Val14Leu 1 (0.7) 1

    Gly53Ala 1 (0.7) 1

    Gly57Arg 1 (0.7) 1

    Tyr78Phe 1 (0.7) 1

    Ile107Phe 1 (0.7) 1

    Val122Ile 1 (0.7) 1

    Thr59Lys 1 (0.7) 1

    TOTALE 154 (100) 62

    Tutti i pazienti, eccetto 1, erano di discendenza italiana (la famiglia di un soggetto affetto da

    ATTRm era originaria della Repubblica di Macedonia).

    ANALISI DEI TIPI DI COINVOLGIMENTO CARDIACO

    All’interno della popolazione in oggetto sono stati analizzati quali fossero i principali tipi di

    interessamento cardiaco e con quale frequenza si presentassero. Tale analisi è stata effettuata sia

    “dal punto di vista del coinvolgimento cardiaco”, come descritto nella figura 6, descrivendo cioè in

    maniera non mutuamente esclusiva per ogni paziente, tutti i possibili tipi di interessamento; sia “dal

    punto di vista dei pazienti”, considerando in maniera mutuamente esclusiva per ogni soggetto i

    possibili rilievi clinici/strumentali in ordine di gravità (Fig. 7).

    Fig. 6 Prevalenza dei diversi rilievi cardiologici nei pazienti affetti da ATTRm, secondo la consueta divisione Val30Met/non-Val30Met.

  • 23

    Fig. 7 Frequenza nell’ATTRm dei diversi rilievi (clinici, elettrocardiografici ed ecocardiografici) di interessamento cardiaco alla prima osservazione, analizzati in maniera mutuamente esclusiva per ogni paziente, con priorità di importanza in ordine a: cardiomiopatia con scompenso cardiaco, cardiomiopatia, disturbi di conduzione, ECG patologico (in assenza di disturbi di conduzione), nessuna alterazione clinico/strumentale. Per disturbo di conduzione si è intesa la presenza di blocco di branca destra o sinistra, emiblocco anteriore sinistro, blocco atrio-ventricolare. Per cardiomiopatia si è intesa la presenza di cardiomiopatia amiloidotica in classe NYHA I-II al momento della diagnosi.

    Come si evidenzia dai grafici, la cardiomiopatia si rivela essere presente in maniera paragonabile

    alle alterazioni elettrocardiografiche isolate (67 vs 69%), e in misura nettamente prevalente rispetto

    ai disturbi di conduzione (67 vs 32%).

    Se poi si considerano i vari interessamenti in maniera mutuamente esclusiva in ordine di gravità, la

    cardiomiopatia risulta di gran lunga l’alterazione clinico/strumentale più frequente (57%), mentre i

    disturbi di conduzione isolati si riscontrano in una percentuale molto minore di pazienti (6%).

    Confrontando i pazienti che presentavano cardiomiopatia accertata con i pazienti con alterazioni

    elettrocardiografiche isolate, non sono emerse differenze statisticamente significative.

    E’ stata però documentata una chiara tendenza dei soggetti con solo interessamento

    elettrocardiografico a presentare un’età minore al momento della diagnosi.

    Inoltre è da sottolineare il fatto che almeno il 13% dei pazienti con cardiomiopatia avesse un

    tracciato elettrocardiografico nei limiti della norma.

  • 24

    ANALISI DEI PRINCIPALI FENOTIPI DI PRESENTAZIONE CL INICA

    Tutti i pazienti in studio sono stati in seguito selezionati in relazione al fenotipo di presentazione

    della malattia al momento della diagnosi.

    Sono stati individuati soggetti con interessamento cardiaco esclusivo (fenotipo “CARDIO”),

    soggetti con interessamento neurologico esclusivo (fenotipo “NEURO”) e pazienti con presenza al

    momento della diagnosi di segni/sintomi di coinvolgimento sia neurologico che cardiologico

    (fenotipo “MISTO”).

    In figura 8 sono schematicamente rappresentate le frequenze relative ai tre fenotipi all’interno

    dell’intera popolazione.

    Fig. 8 Distribuzione dei 3 fenotipi all’interno della popolazione dell’ATTRm.

    Le principali caratteristiche cliniche e genotipiche dei tre diversi gruppi, in accordo con il fenotipo

    di presentazione clinica, sono elencate nella tabella 11.

    Dai dati emerge come i pazienti con interessamento cardiaco esclusivo siano più del 10% del totale,

    e si caratterizzino per una netta prevalenza del sesso maschile e per una età maggiore, rispetto agli

    altri pazienti, al momento della diagnosi e dell’insorgenza dei sintomi.

    Dal punto di vista genotipico è evidente il contributo prevalente (circa 67%) tra questi pazienti della

    mutazione Ile68Leu, e l’assenza di soggetti con mutazione Val30Met.

    Le mutazioni Glu89Gln e Thr49Ala sembrano avere un particolare “tropismo” per il fenotipo

    “MISTO”, con una netta prevalenza di soggetti con interessamento cardiaco e neurologico

    compresenti al momento della prima osservazione.

    32% “neuro” 12% “cardio”

    56% “misto”

  • 25

    Tab. 11 Principali caratteristiche cliniche e genotipiche in accordo con i 3 fenotipi. “CARDIO” “MISTO” “NEURO” p

    Pazienti (N,%) 18 (12) 86 (56) 50 (32) n.a.

    Maschi (N,%) 17 (94) 62 (72) 27 (54) 0.004

    Famiglie (N) 16 42 27 n.a.

    Mutazione TTR (N,%):

    • Ile68Leu 12 (66.6) 1 (1.1) 3 (6)

  • 26

    Dai rilievi elettrocardiografici emerge una significativa differenza per quanto riguarda la presenza

    di fibrillazione atriale, necessità di pacemaker, ampiezza dei voltaggi del QRS, presenza di

    alterazioni della ripolarizzazione ventricolare e di allungamento dell’intervallo QTc.

    Dal punto di vista ecocardiografico il fenotipo “CARDIO” si differenzia per una maggiore

    compromissione morfo-funzionale del ventricolo sinistro (in riferimento ad ispessimento del setto

    interventricolare, ampiezza del diametro atriale sinistro, riduzione della frazione di eiezione,

    diametro tele-diastolico e tele-sistolico, massa), per una maggiore frequenza di versamento

    pericardico e di ispessimento delle valvole A-V.

    Tab. 12 Principali caratteristiche elettrocardiografiche ed ecocardiografiche dei pazienti con interessamento cardiaco esclusivo rispetto ai soggetti con fenotipo “MISTO”.

    “CARDIO”

    (n=18)

    “MISTO”

    (n=86)

    p

    ELETTROCARDIOGRAMMA

    Fibrillazione atriale (N,%) 3 (17) 2 (2) 0.048

    Pacemaker (N,%) 2 (11) 0 (0) 0.029

    BAV I ° (N,%) 2 (11) 11 (13) 0.845

    QRS score (mV) 133 ± 37 106 ± 29 35 mm) (N,%) 2 (11) 1 (1) 0.129

    Pseudonecrosi (N,%) 10 (56) 40 (47) 0.661

    Alterazioni ischemiche (onde T negative) (N,%) 10 (56) 21 (24) 0.019

    QTc (msec) 489 ± 51 389 ± 138 0.003

    ECG normale (N,%) 0 (0) 10 (12) 0.279

    ECOCARDIOGRAMMA

    Spessore tele-diastolico SIV (mm) 18 ± 3 16 ± 4 0.048

    Spessore tele-diastolico PP (mm) 16 ± 3 15 ± 3 0.201

    Diametro ASn (mm) 49 ± 7 41 ± 7

  • 27

    ANALISI DEI PAZIENTI CON INTERESSAMENTO CARDIACO ES CLUSIVO

    Per meglio caratterizzare e possibilmente identificare i fattori ritardanti la diagnosi, i percorsi

    diagnostici e la familiarità dei pazienti con interessamento cardiaco esclusivo nell’ambito

    dell’ATTRm, sono stati analizzati singolarmente 14 soggetti con fenotipo “CARDIO”, riferiti al

    centro di Bologna, come esposto nella tabella 13.

    Fig. 9 Provenienza geografica delle famiglie affette da ATTRm.

    Nella figura 9 sono invece schematizzate le provenienze geografiche delle famiglie dell’intera

    popolazione e dei pazienti con interessamento cardiaco esclusivo. Tab. 13 Principali caratteristiche dei 14 pazienti con interessamento cardiaco esclusivo, riferiti al centro di Bologna. Pz. Sesso Mutazione

    TTR

    Età

    alla diagnosi

    Età

    all’esordio

    Percorso

    diagnostico (sintomi)

    Diagnosi

    precedente

    Familiarità

    1

    M

    Ile68Leu

    68

    66

    Cardiaco

    (dispnea)

    Cardiopatia

    ipertensiva

    Fratello

    deceduto

    a 67 anni

    per causa

    non nota

    2

    M

    Ile68Leu

    49

    47

    Cardiaco

    (scompenso cardiaco)

    CMPI

    Padre

    deceduto a

    64 anni per

    scompenso

    cardiaco ad

    eziologia

    ignota

  • 28

    3

    M

    Hys88Arg

    55

    50

    Cardiaco

    (scompenso cardiaco)

    CMPD

    Padre

    deceduto

    per morte

    improvvisa

    4

    M

    Ile68Leu

    70

    62

    Cardiaco

    (dispnea da sforzo)

    Cardiopatia

    ipertensiva

    /

    5

    F

    Ser23Asn

    45

    44

    Cardiaco

    (scompenso cardiaco)

    nessuna

    Madre

    deceduta

    per morte

    improvvisa

    6

    M

    Glu89Gln

    59

    59

    Cardiaco

    (scompenso cardiaco)

    nessuna

    Cugina

    affetta

    deceduta a

    67 anni per

    scompenso

    cardiaco

    7

    M

    Ile68Leu

    52

    51

    Cardiaco

    (dispnea da sforzo)

    nessuna

    Sorella

    portatrice

    della stessa

    mutazione,

    asintomatica

    fino a 67

    anni (PNP

    sensitiva)

    8

    M

    Val14Ile

    62

    55

    Cardiaco

    (dispnea e astenia)

    CMPD

    /

    9

    M

    Ile68Leu

    78

    69

    Cardiaco

    (angina pectoris)

    Cardiopatia

    ischemica

    /

    10

    M

    Ile68Leu

    70

    69

    Cardiaco

    (dispnea da sforzo)

    CMPI

    Figlia

    portatrice

    sana della

    stessa

    mutazione

    11

    M

    Ile68Leu

    64

    63

    Cardiaco

    (fibrillazione atriale)

    nessuna

    /

    12

    M

    Ile68Leu

    66

    67

    Cardiaco

    (blocco A-V II°)

    nessuna

    Figlia

    portatrice

    sana della

    stessa

    mutazione

  • 29

    13

    M

    Ile68Leu

    70

    61

    Cardiaco

    (sindrome

    coronarica acuta)

    Cardiopatia

    ischemica

    /

    14

    M

    Ile68Leu

    66

    66

    Cardiaco

    (scompenso cardiaco)

    nessuna

    /

    CMPI = cardiomiopatia ipertrofica

    CMPD = cardiomiopatia dilatativa

    PNP = polineuropatia (amiloidotica)

    Da questa breve schematizzazione dei 14 pazienti “CARDIO” emergono:

    • il netto ruolo protettivo del sesso femminile, perlomeno per i pazienti con mutazione Ile68Leu. Almeno in tre casi infatti un parente di primo grado, anche di età maggiore ma di

    sesso femminile, risulta essere portatore asintomatico della malattia o risulta presentare

    unicamente un lieve interessamento neurologico;

    • la reale difficoltà diagnostica in questi casi per il cardiologo clinico. In quasi tutti i casi i pazienti erano stati valutati da un cardiologo e in ben 9 casi su 14 avevano ricevuto una

    diagnosi errata (più frequentemente cardiomiopatia ipertrofica o cardiopatia ipertensiva).

  • 30

    DISCUSSIONE

    Questo lavoro rappresenta il più vasto studio di follow-up disponibile in letteratura sull’amiloidosi

    cardiaca, innanzitutto grazie alla peculiarità e originalità del “setting” clinico.

    Il network creato tra i dipartimenti di Cardiologia, Ematologia, Nefrologia, Neurologia del nostro

    Policlinico e il dipartimento di Genetica Medica dell’Università degli Studi di Ferrara, nonché la

    stretta collaborazione con il Policlinico universitario di Pavia, fanno si che i pazienti siano riferiti

    per problemi relati a tutte le diverse sfaccettature cliniche tipiche della patologia amiloidotica,

    mettendo in luce l’ampia diversità dei possibili quadri di presentazione, e permettendo la raccolta di

    una ampia serie di casi.

    I risultati evidenziano profonde differenze fra i 3 più frequenti tipi eziopatogenetici (AL, ATTRm e

    ATTRwt) di amiloidosi, in termini di profilo patologico e di outcome a lungo termine.

    La consapevolezza di questa eterogeneità potrebbe aiutare ad orientare sia aspetti di work-up

    diagnostico dei pazienti con sospetta amiloidosi cardiaca, sia la gestione clinica successiva.

    Relativamente poco è noto circa la relazione tra le cause di amiloidosi, i vari tipi e la severità del

    coinvolgimento cardiaco. Due studi di un unico centro si sono focalizzati sulle differenze tra AL e

    ATTRwt 22 e AL e ATTRm 23. In entrambi i confronti, l’AL è stata associata ad una prognosi

    peggiore e ad una più rapida progressione dello scompenso cardiaco (nonostante un maggior

    coinvolgimento cardiaco morfologico nell’ATTRwt e l’assenza di apparenti differenze nel

    coinvolgimento cardiaco tra AL e ATTRm) 44.

    Il lavoro descrive un’ ampia coorte di pazienti affetti da tutte e 3 le principali forme di amiloidosi

    cardiaca sistemica, facilitato dall’attività coordinata tra due centri di riferimento italiani per la

    malattia (Bologna e Pavia).

    Al momento della prima osservazione i pazienti mostravano le differenze cliniche attese 26, inclusi

    un’alta prevalenza di disfunzioni neurologiche nell’ATTRm, l’interessamento renale nelle AL e lo

    scompenso cardiaco sia nelle AL sia nell’ATTRwt (condizione patologica ritenuta limitata agli

    uomini anziani) 22,29,45. L’elevata prevalenza di sindrome del tunnel carpale nei pazienti affetti da

    ATTRm supporta il concetto che questa condizione preceda frequentemente la diagnosi di

    cardiomiopatia in questi soggetti 15,46.

    La severità dell’amiloidosi cardiaca è comunemente descritta in termini di aumento degli spessori

    parietali e compromissione della funzione sisto-diastolica del ventricolo sinistro. E’ interessante

    notare come alterazioni in questi tre indicatori di coinvolgimento cardiaco non sembrino andare di

    pari passo nei 3 sottogruppi. Morfologicamente, le misure degli spessori parietali del ventricolo

    sinistro variavano largamente fra i 3 tipi di amiloidosi, con il gruppo ATTRwt, che ha mostrato i più

    alti valori medi (da 3 a 4 mm maggiori rispetto ad AL e ATTRm). Tutti i pazienti avevano un

    ventricolo sinistro non aumentato di volume, ma con valori di frazione di eiezione profondamente

    differenti, con tendenza alla normalità negli ATTRm, ai limiti inferiori della norma negli AL e

    marcatamente ridotti negli ATTRwt. In parallelo, il valore del diametro atriale medio tendeva ad

  • 31

    essere normale negli ATTRm, lievemente aumentato negli AL ed elevato negli ATTRwt. E’ inoltre

    interessante notare come l’ispessimento delle valvole atrio-ventricolari appariva essere

    particolarmente frequente nelle 2 forme transtiretino-relate. Una spiegazione plausibile per queste

    osservazioni morfologiche riguarda la durata della deposizione di amiloide, che sembra essere

    molto più protratta nelle 2 forme secondarie alla deposizione di transtiretina.

    Sebbene l’amiloidosi sia considerata una forma di cadiomiopatia restrittiva (cardiomiopatia con

    aumentata rigidità delle pareti ventricolari con conseguenti marcati incrementi della pressione

    endoventricolare a fronte di piccoli incrementi di volume) 36, la maggioranza dei pazienti nei 3

    gruppi non mostrava un pattern di riempimento restrittivo. Sottoanalisi dei dati emodinamici iniziali

    (una delle più vaste serie di dati attualmente disponibili) evidenziano differenze statisticamente

    significative fra le 3 forme patogenetiche. Fino ad un quinto dei pazienti con valutazione

    emodinamica non mostavano alcun rilievo anormale (Fig. 2A-B). I 3 gruppi presentavano

    differenze emodinamiche rilevanti: i pazienti AL hanno più spesso alterazioni nelle differenti

    misure della funzione diastolica. La più elevata frequenza di alterazioni emodinamiche nei pazienti

    AL contrasta con il loro minor grado di coinvolgimento morfologico (in termini di valori di spessori

    parietali del ventricolo sinistro).

    Tale mismatch potrebbe essere plausibilmente attribuito alla ben nota tossicità diretta delle catene

    leggere libere circolanti delle immunoglobuline nella forma AL 47,48, unitamente ad altri possibili

    co-fattori. Per inciso, è ragionevole ipotizzare che una maggior frequenza di localizzazione

    vascolare (coronarica) dei depositi di amiloide nei soggetti affetti da AL, potrebbe essere

    responsabile di ischemia miocardica, contribuendo alla disfunzione ventricolare. Inoltre, la

    deposizione graduale nelle forme transtiretino-relate potrebbe lasciare all’organismo il tempo di

    sviluppare meccanismi di compensazione locale (scenario meno plausibile nella cardiomiopatia

    amiloidotica a rapido sviluppo dei pazienti AL).

    I differenti precursori proteici dell’amiloidosi possono anche determinare differenti gradi di danno

    miocardico. La misura di marker biochimici come il Peptide Natriuretico Atriale (ANP) e la

    Troponina, che danno un valido contributo nel valutare il coinvolgimento miocardico

    nell’amiloidosi sistemica 49-51, possono far luce su questa eventualità (limiti di numero hanno

    precluso un’analisi significativa nel presente studio). E’ interessante il fatto che l’unico studio

    attualmente disponibile di comparazione di questi biomarker nelle differenti forme di

    cardiomiopatia amiloidotica, abbia evidenziato come i valori di ANP e Troponina siano minori

    nell’ATTRm rispetto all’AL 51,52 .

    L’ECG è considerato avere un ruolo chiave nell’orientare il sospetto diagnostico di amiloidosi

    cardiaca, con i bassi voltaggi del QRS, che rappresentano un indizio non invasivo di particolare

    valore. Il presente studio ha riguardato pazienti con diagnosi certa per tipo di amiloidosi cardiaca,

    incluso un numero apprezzabile di soggetti con malattia transtiretino-relata (sia ATTRm che

    ATTRwt): in questo contesto la prevalenza di bassi voltaggi del QRS al momento della diagnosi era

    alquanto minore rispetto al altri report della letteratura (in totale circa 45%) ed era particolarmente

    bassa nel sottogruppo ATTRm (25%) nonostante una maggiore infiltrazione miocardica (come

    indicato dai valori medi di spessore ventricolare). Pertanto il voltage/mass ratio era maggiore nelle

  • 32

    amiloidosi TTR-relate che nelle AL. Inoltre all’analisi multivariata, ATTRm si è dimostrata

    negativamente associata con i bassi voltaggi del QRS.

    Fisiopatologicamente questi rilievi dipingono uno scenario intrigante per una malattia infiltrativa:

    voltaggi del QRS più alti in pazienti con maggiori spessori parietali ventricolari (nelle due forme

    TTR-relate). Una possibile spiegazione per questi rilievi potrebbe essere un maggior danno alle

    cellule miocardiche (rispetto all’incremento di spessore parietale ventricolare) indotto dalla tossicità

    delle catene leggere libere circolanti delle immunoglobuline nella forma AL.

    Un’altra scoperta interessante riguarda la presenza relativamente frequente del blocco di branca

    sinistra nei pazienti in studio, specialmente in quelli con malattia transtiretino-relata (maggiore del

    40% nelle forme ATTRwt). Considerate unitariamente queste osservazioni rimarcano l’importanza

    di non escludere a priori una diagnosi di cardiomiopatia amiloidotica (soprattutto nelle forme TTR-

    relate) sulla base di normali voltaggi del QRS o di presenza di blocco di branca sinistra.

    Pertanto nell’iter che conduce alla diagnosi finale di amiloidosi cardiaca, è essenziale la fase di

    sospetto diagnostico, che data l’assenza di segni clinici specifici, spesso nasce dal riscontro di

    anomalie elettrocardiografiche o ecocardiografiche.

    Una lettura integrata ECG-ECOCG rappresenta l’approccio diagnostico più corretto, che consente

    non solo di fare diagnosi, differenziando la cardiomiopatia amiloidotica da quella ipertrofica e da

    quella restrittiva idiopatica 53, ma anche di individuarne l’eziologia specifica (Fig.10).

    Fig. 10 Lettura integrata ECG-ECOCG per la diagnosi di cardiomiopatia amiloidotica.

  • 33

    Per quanto riguarda l’outcome clinico, sono state registrate differenze sostanziali in termini di

    sopravvivenza totale e libera da eventi cardiaci maggiori avversi (MACE) fra i 3 gruppi, che sembra

    contrastare con il grado di interessamento morfologico. In particolare il gruppo con minori

    alterazioni morfologiche (AL) aveva un decorso clinico piuttosto aggressivo. Al contrario il gruppo

    che mostrava i maggiori spessori parietali del ventricolo sinistro (ATTRwt) è sembrato avere un

    decorso clinico meno aggressivo, nonostante un’età media maggiore. Queste possibili discrepanze

    potrebbero dipendere sia da fattori cardiologici sia da fattori non cardiologici. I pazienti affetti da

    AL potrebbero essere penalizzati dalla severità apparentemente maggiore del danno emodinamico,

    cosi come dall’interessamento multiorgano. Va notato come, all’analisi multivariata, lo spessore

    parietale medio del ventricolo sinistro si sia rivelato essere un predittore di sopravvivenza, insieme

    all’età e alla severità dello scompenso cardiaco (sorprendentemente solo deboli associazioni sono

    emerse per il pattern di riempimento di tipo restrittivo e la frazione di eiezione del ventricolo

    sinistro).

    Nell’ambito dello studio riguardo i casi di ATTRm, essendo i pazienti riferiti da tutto il territorio

    italiano, è emersa un’ampia eterogeneità, anche di tipo familiare, sia in assoluto sia all’interno delle

    singole mutazioni. La non endemicità dell’Italia per la mutazione Val30Met della transtiretina

    garantisce infatti il vasto spettro delle mutazioni rappresentate nella nostra popolazione. La

    collaborazione all’interno del network tra i vari dipartimenti ha permesso infine che i pazienti

    ricevessero contestualmente un’ approfondita valutazione neurologica e cardiologica, sia clinica che

    strumentale.

    Dall’analisi emerge come la cardiomiopatia amiloidotica sia frequente in tutte le mutazioni della

    TTR presenti in Italia, in maniera paragonabile alle alterazioni elettrocardiografiche e in misura

    quasi doppia rispetto alle turbe di conduzione, ritenute soprattutto nel coinvolgimento

    subendocardico delle forme Val30Met, il principale segno di interessamento miocardico. Se si

    vanno ad analizzare i singoli rilievi considerandoli in maniera mutuamente esclusiva in ordine di

    gravità, la cardiomiopatia in assenza di scompenso cardiaco congestizio, risulta essere il

    segno/sintomo più rappresentato, in assenza in più del 10% dei casi di alterazioni

    dell’elettrocardiogramma. Pertanto un ecocardiogramma orientato dal punto di vista diagnostico in

    tal senso, risulta determinante in contesti evocativi di patologia amiloidotica 54.

    Dal punto di vista elettrocardiografico si riconferma la non alta sensibilità dei bassi voltaggi del

    QRS, la cui presenza è spesso ritenuta necessaria per orientare il sospetto diagnostico verso la

    diagnosi di amiloidosi cardiaca.

    Dall’analisi effettuata emerge la presenza di un sottogruppo di pazienti (pari al 12%) di una ampia

    popolazione caucasica, in un contesto “non endemico” di malattia, che presenta al momento della

    diagnosi di amiloidosi sistemica un interessamento esclusivamente miocardico (fenotipo

    “CARDIO”). Tali pazienti sono stati confrontati con pazienti con fenotipo neurologico (“NEURO”)

    e con pazienti con fenotipo “MISTO”, per possibili analogie e differenze.

    Dallo studio emerge come, a dispetto di quanto ritenuto precedentemente in letteratura (anche se

    segnalato solo in forma aneddotica), non esistano mutazioni con tropismo esclusivamente cardiaco

  • 34

    e mutazioni con tropismo esclusivamente neurologico, ma come lo spettro di presentazione sia un

    continuum tra forme esclusivamente/prevalentemente cardiache fino a forme

    esclusivamente/prevalentemente neurologiche, in un ampio ventaglio di possibili presentazioni, nel

    quale il tipo di mutazione della transtiretina si rivela essere la principale variabile (Fig. 11).

    Fig. 11 Spettro delle diverse correlazioni genotipo-fenotipo nell’ATTRm.

    Anche focalizzandosi sulle singole mutazioni più frequentemente riscontrate (come schematizzato

    in figura 12), è evidente il ruolo fondamentale della mutazione nell’ “orientare” il fenotipo di

    presentazione, con ampia variabilità di espressione clinica.

    Questo, oltre ad essere un importante contributo conoscitivo, in una malattia ancora oggi ritenuta di

    pertinenza prevalentemente neurologica 55, e con analisi su ampie casistiche limitate

    prevalentemente ad una singola mutazione (Val30Met) nei focolai endemici, rappresenta un

    possibile punto di partenza per ulteriori lavori in cui andare ad analizzare l’evoluzione nel corso del

    tempo dei diversi casi con differente quadro di presentazione.

    I soggetti con coinvolgimento cardiaco esclusivo sembrano avere rispetto a quelli con fenotipo

    “MISTO” una più severa compromissione morfo-funzionale. Questo sottogruppo si caratterizza

    oltre che per la frequenza non sporadica, per l’età media più avanzata all’esordio dei sintomi, per la

    netta prevalenza del sesso maschile (con ruolo protettivo, all’interno delle stesse famiglie, del sesso

    femminile), e per la presenza di alcune mutazioni particolari, tra le quali l’Ile68Leu. Tale mutazione

    sembra ricoprire un ruolo fondamentale nella patogenesi della malattia caratterizzata da prevalente

    estrinsecazione cardiaca, e sembra delinearsi come un possibile analogo italiano delle mutazioni

    Val122Ile nella popolazione afro-americana e Leu111Met in Danimarca 56,57. Inoltre, pur essendo

    tutte le famiglie affette dalla mutazione Ile68Leu apparentemente non relate nelle ultime

    generazioni, la comune provenienza geografica illustrata in figura 13 sembra suggerire la possibile

    presenza di un “common founder” all’origine.

  • 35

    Fig. 12 Distribuzione dei diversi fenotipi tra le mutazioni di più frequente riscontro nell’ATTRm.

    Questa identificazione appare altamente rilevante per il cardiologo clinico, suggerendo la

    possibilità/necessità in una malattia studiata prevalentemente da neurologi e ritenuta di pertinenza

    neurologica, di effettuare diagnosi di ATTRm nel caso in cui il quadro cardiaco ne sia evocativo,

    anche in assenza di un chiaro coinvolgimento clinico neurologico.

    Tutti i pazienti analizzati in questo sottogruppo sono infatti arrivati alla diagnosi tramite un percorso

    cardiologico, e quasi tutti avevano precedentemente ricevuto una errata diagnosi più frequentemente

    di cardiomiopatia ipertrofica, di cardiopatia ipertensiva o di cardiopatia ischemica, nel caso in cui il

    sintomo di presentazione fosse stato di natura anginosa.

    Val30Met

    24 “misto”

    19 “neuro”

    Glu89Gln

    25 “misto”

    8 “neuro”

    1 “cardio”

    Ile68Leu Thr49Ala

    9 “misto”

    2 “neuro”

    12 “cardio”

    3 “neuro”

    1 “misto”

  • 36

    Fig. 13 Provenienza geografica delle famiglie portatrici della mutazione Ile68Leu.

    Chiari “pitfall” diagnostici per questa sottopopolazione sono l’insorgenza dei sintomi in età

    avanzata, in assenza di segni/sintomi evocativi precedenti (se si esclude la presenza di sindrome del

    tunnel carpale), e un quadro ecocardiografico spesso del tutto indistinguibile dalla cardiomiopatia

    ipertrofica ad un occhio non esperto, frequentemente non accompagnato all’ECG dai caratteristici

    bassi voltaggi del QRS.

    Nella nostra esperienza clinica, si possono rivelare un valido ausilio per il clinico le nuove tecniche

    di imaging cardiaco in grado di rivelare in maniera non invasiva la presenza di deposizione di

    amiloide, e nel caso della Scintigrafia Ossea con 99mTc-DPD di orientare la diagnosi differenziale

    eziologica 58-63.

    Il tipo di mutazione della transtiretina e il sesso si confermano quindi come due dei possibili

    determinanti del tipo coinvolgimento sistemico nella patologia amiloidotica, tra quelli attualmente

    noti e già segnalati in letteratura (Fig. 14) 64.

  • 37

    Fig. 14 Principali determinanti dell’ eterogeneità clinica nell’ATTRm.

  • 38

    CONCLUSIONI

    All’interno di un gruppo di cardiomiopatie infiltrative tradizionalmente considerate restrittive, il

    grado di infiltrazione (valutato mediante l’aumento dello spessore parietale medio ventricolare) non

    sembra essere associato alla severità del danno emodinamico restrittivo.

    Questo studio supporta inoltre il concetto che le cardiomiopatie risultanti dall’amiloidosi , AL,

    ATTRm e ATTRwt, dovrebbero essere considerate 3 malattie cardiache distinte con substrati

    fisiopatologici e decorso clinico differenti.

    In particolare, la cardiomiopatia secondaria all’AL sembra essere associata a spessori parietali

    ventricolari di poco aumentati, ma sembra mostrare la più alta frequenza di alterazioni

    emodinamiche (da disfunzione diastolica) e bassi voltaggi del QRS all’ECG, e un decorso clinico

    piuttosto aggressivo. A fronte di un severo deterioramento generale, è la compromissione cardiaca

    stessa causa di elevata mortalità, probabilmente per l’effetto tossico prodotto dalle catene leggere

    libere circolanti delle immunoglobuline o per l’interessamento vascolare (coronarico).

    Le amiloidosi ATTRm e ATTRwt sembrano, al contrario, essere associate a spessori parietali

    ventricolari marcatamente aumentati, ma meno frequentemente ad alterazioni emodinamiche, con

    decorso clinico meno aggressivo di quello dell’AL, nonostante la maggiore età media dei pazienti e

    le anormalità morfologiche. Nei due tipi di cardiomiopatie transtiretino-relate, il voltage/mass ratio

    tende ad essere maggiore che nei pazienti affetti da AL (con possibilità di presenza di blocco di

    branca sinistra all’ECG) e l’ispessimento delle valvole atrio-ventricolari appare piuttosto frequente.

    La consapevolezza delle diversità sottostanti l’etichetta comune di amiloidosi cardiaca è importante

    su diversi livelli, dalla classificazione della malattia, alla diagnosi e alla gestione clinica.

    Più del 10% dei pazienti affetti da amiloidosi ereditaria da mutazione della transtiretina (ATTRm)

    ha un’ espressione fenotipica esclusivamente cardiologica. Questo sottogruppo si caratterizza per

    una netta prevalenza del sesso maschile, per una diagnosi in età più avanzata e per una frequenza

    particolarmente elevata della mutazione Ile68Leu. Nei soggetti portatori di tale mutazione inoltre il

    sesso femminile sembra avere un determinante ruolo protettivo.

    In una malattia descritta come neurologica, esiste di fatto un ampio spettro di espressioni cliniche

    con una significativa correlazione “genotipo-fenotipo”, che va dalla forma Val30Met (variante

    portoghese classica) con interessamento essenzialmente neurologico (FAP), alle forme legate alle

    mutazioni Val122Ile (variante afro-americana), Leu111Met (variante danese) e Ile68Leu con

    fenotipo essenzialmente cardiologico, passando attraverso fenotipi “MISTI”, che sottendono un

    numero elevato di mutazioni.

    Per quanto riguarda il tipo di interessamento cardiaco anche nei pazienti con compromissione

    neurologica, la presenza di cardiomiopatia amiloidotica si rivela un rilievo molto frequente, al pari,

    in termini di prevalenza, delle tipiche alterazioni elettrocardiografiche.

  • 39

    BIBLIOGRAFIA

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