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Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno IV - numero 18 - Novembre - Dicembre 2012 Version française. e 5,00 Bordiga| Natale in Costa Azzurra | Scrittorincittà | Ceramiche di Albisola | Podismo | Salumi piemontesi | Talento in azienda balocco “fate i buoni” quando la vigna è donna sulla pelle melodie da brividi crescere maturare distinguersi

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Il magazine dalle Alpi al mare novembre/dicembre 2012

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Bordiga| Natale in Costa Azzurra | Scrittorincittà | Ceramiche di Albisola | Podismo | Salumi piemontesi | Talento in azienda

balocco“fatei buoni”

quandola vignaè donna

sulla pellemelodieda brividi

crescere maturare distinguersi

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via xx settembre 1012100 cuneo

tel. +39 0171 480831fax. +39 0171 436743

[email protected]

Artenon soloin Galleria

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via xx settembre 1012100 cuneo

tel. +39 0171 480831fax. +39 0171 436743

[email protected]

Artenon soloin Galleria

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La storica azienda di papà Piero e mamma Tere, guida-

ta per oltre cinquant’anni con passione e dedizione, ora

passa a noi, Alfi o e Laura, i loro fi gli, la loro famiglia.

Il momento non è favorevole, l’economia internaziona-

le non ci asseconda, ma noi pensiamo che proprio

adesso dobbiamo avere la forza ed il coraggio di

investire nuove energie, perché crediamo ferma-

mente nell’azienda che ci hanno lasciato. Abbia-

mo rinnovato l’immagine: un logo semplice, con-

creto ed immediato.

La CASA al centro di tutto.

Riferimento della famiglia, della vita quotidiana, luo-

go in cui tutti noi amiamo tornare, ritrovare i nostri

affetti e gli oggetti che ci appartengono. Ci proponiamo

di re-inventare il nostro mestiere per renderlo più attua-

le e dinamico con un servizio di consulenza completo e

professionale, consapevoli della responsabilità che ci

viene affi data. Creiamo, progettiamo e reinventiamo

il luogo in cui vivere, realizzando il sogno più impor-

tante di ognuno: la CASA.

Con orgoglio, mia sorella ed io ci siamo circon-

dati di un team di lavoro composto da 5 ar-

chitetti: Alfi o, Laura, Francesca, Gianluca

e Elena, guidati dalla passione per l’ar-

chitettura ed il design in un confronto

quotidiano.

Inoltre, con l’amico arch. Massimo Rosa, abbiamo crea-

to “Architects Art”, un vero Studio di Architettura inter-

no allo show-room per seguire i nostri clienti dal progetto

architettonico all’arredamento, con risultati personalizza-

ti ed esclusivi. Un modo nuovo per fondere in un unico

percorso architettura e design.

Un approccio che si rifl ette anche nei nuovi spazi interni

dello showroom dove è rappresentato il meglio del de-

sign mondiale: Cassina, Molteni, Dada, Vitra, Citterio,

Flexform, Baxter, Flou, Alias... Un percorso emozionale

fra ambientazioni ed allestimenti teatrali per vivere l’at-

mosfera autentica dei brands, guidati dalle straordinarie

potenzialità della percezione tattile e visiva. Un’esperien-

za coinvolgente ed esclusiva alla scoperta di tutte le sfu-

mature del “luxury living”.

Mondovì e Cuneo, due sedi operative dove lavoriamo su

progetti di respiro extra territoriale: dalla Costa Azzurra

alla Liguria, dal Piemonte alla Lombardia, fi no ad espe-

rienze internazionali, per dare una risposta concreta ad

un pubblico sempre più esigente e competente. Progetti

valorizzati dalla possibilità di realizzare componenti su

misura, da abbinare ed integrare sapientemente con ele-

menti del design storico e contemporaneo, fi no all’idea-

zione e realizzazione di locali pubblici, negozi, ristoranti,

hotel, residence, uffi ci ecc.

Guardateci allora da una nuova prospettiva... Noterete diversi cambiamenti che, mi auguro, giudi-

cherete in modo positivo, innovativo e a vostro ser-

vizio. Vi propongo un nuovo viaggio emozionante ed

esclusivo alla scoperta del bello e del piacere di vivere

il proprio quotidiano.

Scopritelo con noi, in anteprima, in una serata speciale

dedicata a Franco Albini e alla sua libreria “Veliero”; un

evento nazionale unico ed esclusivo per chi ama l’Archi-

tettura, il Design, la Casa...

la casa di domaniha le radici nel passato

Venerdì 23 Novembre 2012 Cocktail dalle ore 18.30

Relatrice Barbara Lehmann Curatrice Archivio Storico Cassina

Cassina sono lieti di invitarvi all’evento dedicato a Franco Albini

Via Langhe, 45 - Mondovì (CN) - tel. 0174 552694 - [email protected] - www.tomatiscasa.it

«Veliero, la rinascita di un progetto»

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La storica azienda di papà Piero e mamma Tere, guida-

ta per oltre cinquant’anni con passione e dedizione, ora

passa a noi, Alfi o e Laura, i loro fi gli, la loro famiglia.

Il momento non è favorevole, l’economia internaziona-

le non ci asseconda, ma noi pensiamo che proprio

adesso dobbiamo avere la forza ed il coraggio di

investire nuove energie, perché crediamo ferma-

mente nell’azienda che ci hanno lasciato. Abbia-

mo rinnovato l’immagine: un logo semplice, con-

creto ed immediato.

La CASA al centro di tutto.

Riferimento della famiglia, della vita quotidiana, luo-

go in cui tutti noi amiamo tornare, ritrovare i nostri

affetti e gli oggetti che ci appartengono. Ci proponiamo

di re-inventare il nostro mestiere per renderlo più attua-

le e dinamico con un servizio di consulenza completo e

professionale, consapevoli della responsabilità che ci

viene affi data. Creiamo, progettiamo e reinventiamo

il luogo in cui vivere, realizzando il sogno più impor-

tante di ognuno: la CASA.

Con orgoglio, mia sorella ed io ci siamo circon-

dati di un team di lavoro composto da 5 ar-

chitetti: Alfi o, Laura, Francesca, Gianluca

e Elena, guidati dalla passione per l’ar-

chitettura ed il design in un confronto

quotidiano.

Inoltre, con l’amico arch. Massimo Rosa, abbiamo crea-

to “Architects Art”, un vero Studio di Architettura inter-

no allo show-room per seguire i nostri clienti dal progetto

architettonico all’arredamento, con risultati personalizza-

ti ed esclusivi. Un modo nuovo per fondere in un unico

percorso architettura e design.

Un approccio che si rifl ette anche nei nuovi spazi interni

dello showroom dove è rappresentato il meglio del de-

sign mondiale: Cassina, Molteni, Dada, Vitra, Citterio,

Flexform, Baxter, Flou, Alias... Un percorso emozionale

fra ambientazioni ed allestimenti teatrali per vivere l’at-

mosfera autentica dei brands, guidati dalle straordinarie

potenzialità della percezione tattile e visiva. Un’esperien-

za coinvolgente ed esclusiva alla scoperta di tutte le sfu-

mature del “luxury living”.

Mondovì e Cuneo, due sedi operative dove lavoriamo su

progetti di respiro extra territoriale: dalla Costa Azzurra

alla Liguria, dal Piemonte alla Lombardia, fi no ad espe-

rienze internazionali, per dare una risposta concreta ad

un pubblico sempre più esigente e competente. Progetti

valorizzati dalla possibilità di realizzare componenti su

misura, da abbinare ed integrare sapientemente con ele-

menti del design storico e contemporaneo, fi no all’idea-

zione e realizzazione di locali pubblici, negozi, ristoranti,

hotel, residence, uffi ci ecc.

Guardateci allora da una nuova prospettiva... Noterete diversi cambiamenti che, mi auguro, giudi-

cherete in modo positivo, innovativo e a vostro ser-

vizio. Vi propongo un nuovo viaggio emozionante ed

esclusivo alla scoperta del bello e del piacere di vivere

il proprio quotidiano.

Scopritelo con noi, in anteprima, in una serata speciale

dedicata a Franco Albini e alla sua libreria “Veliero”; un

evento nazionale unico ed esclusivo per chi ama l’Archi-

tettura, il Design, la Casa...

la casa di domaniha le radici nel passato

Venerdì 23 Novembre 2012 Cocktail dalle ore 18.30

Relatrice Barbara Lehmann Curatrice Archivio Storico Cassina

Cassina sono lieti di invitarvi all’evento dedicato a Franco Albini

Via Langhe, 45 - Mondovì (CN) - tel. 0174 552694 - [email protected] - www.tomatiscasa.it

«Veliero, la rinascita di un progetto»

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Millefi ori

Thun

Decora

Camomilla Milano

Terre Exotique

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Millefi ori

Thun

Decora

Camomilla Milano

Terre Exotique

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P O G G I A R E

su solide basi

L’arredamento è la parte più evidente, ma l’ambiente di lavoro è fatto anche di altro.

Sotto i tavoli, le sedie ed i mobili ci sono pavimenti di pregio oppure pavimenti sopraelevati.

Al di sopra, layout defi niti da pareti divisorie, attrezzature e controsoffi ttature

a garanzia di soluzioni acusticamente all’avanguardia.

SHOWROOM via Savigliano, 109/A • SALUZZO (CN) + 39 0175 42882 • www.lineaufficio-saluzzo.it

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Cari lettori, questo è il numero diciotto di [UNICO], quindi, di fatto, siamo diventati maggiorenni. Sono passati tre anni dal primo numero, quando ci presentavamo nel panorama dell’editoria locale come nuovo magazine della provincia di Cuneo, con l’ambizione di diventare un punto di riferimento per chi cercasse qualità e professionalità in un prodotto diverso e innovativo.In molti, allora, ci augurarono fortuna, convinti che in un periodo difficile come quello che già all’epoca stavamo attraversando, non sarebbe stato facile proseguire.E invece, numero dopo numero, siamo cresciuti: giornalisti, fotografi, premi giornalistici e voi lettori ci avete dato ragione, riconoscendo, con le vostre attenzioni, il nostro impegno e professionalità. Con lo stesso orgoglio di allora, oggi annuncio che da questo numero [UNICO] diventa il “magazine dalle alpi al mare”, coprendo la regione che va da Torino alla Liguria intera, fino alla Costa Azzurra, dando risposta ad una richiesta che da più parti ci sollecita a proseguire sul percorso iniziato, raccontando il territorio, i personaggi, la gastronomia e tutto ciò che rende unica la nostra vita.Un’avventura che continua, iniziata quasi sottovoce, e che ora si alimenta di un rinnovato entusiasmo, per farvi scoprire nuove realtà con un occhio diverso e unico.A tutti i lettori storici e ai nuovi amici, con un po’ di anticipo, va il nostro augurio speciale per le prossime festività e per un altro anno da passare insieme.Ci vediamo a gennaio! In barba alle previsioni Maya...

Roberto Audisiodirettore artistico

[email protected]

EDITORIALE

NATALEalberi colorati,decorazioni scintillanti,regali sfarzosi...Poi, passata la festa, tutto si dimentica, tranne quella piccola scintillache custodiamo dentro,e che rimarrà sempre con noi.Questo è il Natale, la luce di ogni giorno... la luce Divina!Buon Natale a voi.

lo staff [UNICO]

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AlessioBotto DIRETTORERESPONSABILE

[email protected]

CONTRIBUTORS

con il patrocinio di:

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero

hanno scritto:

Roberto AudisioMaria BolognaVilma BrignoneMario BussoVanina CartaRiccardo CeliMartina DiasproGiovanna FocoFabrizio GardinaliAxel IbertiMarco JorioLuca MorosiCamilla NataAlessandro ParolaMonia ReLuca RevelliGianni ScarpaceViviana SpadaLorenzo StradaFrancesca TablinoGiorgio Trichilo

hanno fotografato:

Aquir ArgionetaRoberto AudisioCarlo AvataneoPaolo BiamontiBmaksymFrancesco BussoJesus CastellanoCempeyDiego CervoCrazy 82Davide DuttoA. IssockJohnnybergKividesignRuslan KokarevCentre de Presse - MonacoDario FusaroBruno LongoTeresa MaineriDaniele Molineris

Krzysiek Z Poczty Rb-studioCathy RibierGiorgio SandroneSangausSekdoSierpniowkapress office Agorà scienzapress office Agengrandapress office Arnòpress office Baloccopress office Maison Daphnépress office Fervivapress office Hotel Rossini press office Museo Mazzotti 1903press office Scrittorincittà press office SBM Monaco

traduzioni: Lidia Dutto

aderente a:

RobertoAudisio DIRETTOREARTISTICO

[email protected]

Rivista bimestrale dalle Alpi al MareAnno IV • Numero 18 • Novembre - Dicembre 2012

Direttore responsabile:Alessio Botto • [email protected]

Direttore artistico:Roberto Audisio • [email protected]

Redazione centrale:Giovanna Foco • [email protected]

Redazione Monaco:Maria Bologna • [email protected]

Editing:Vanina Carta • [email protected]

Concessionaria unica di pubblicità:BB Europa Edizioni • via degli artigiani, 17 - Cuneo • Provincie di Cuneo e Torino:

Jolanda Bivona – [email protected]. +39.388.61.86.091Valerie Chiodo – [email protected]. +39.340.32.23.656

• Liguria:Gabriele Di Costanzo – [email protected]. +39.331.39.19.781

• Monaco e Côte d’Azur:Com & Pro – [email protected]. +33.6.77.06.52.38 - +39.338.11.47.237

[UNICO] è una pubblicazione di BB Europa EdizioniVia degli Artigiani, 17 • 12100 Cuneo tel. +39.0171.60.36.33Reg. Trib. di Cuneo n. 617 del 1 Agosto 2009

Stampa:TIPOLITOEUROPA • [email protected] • www.tipolitoeuropa.com

Tutti i diritti riservati, è vietata la pubblicazione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore© BB Europa Edizioni. Nell’eventualità che testi e illustrazioni di terze persone siano riprodotti in questa pubblicazione, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non citati. L’editore porrà inoltre rimedio, a seguito di segnalazione, ad eventuali non volute omissioni e/o errori nei relativi riferimenti.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati.L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: “BB Europa Edizioni” - Responsabile dati UNICO - Via degli Artigiani, 17 - 12100 Cuneo. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico della “BB Europa Edizioni” saranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96).

Puoi trovare [UNICO] nelle migliori edicole della provincia di Cuneo, a Torino nella Libreria Internazionale Luxembourg, nei migliori locali della Liguria, del Principato di Monaco e della Côte d’Azur.

Questo numero è stato chiuso in redazione il 31 ottobre 2012.

In copertina: diospero di Daniele Molineris.

Seguici su facebookUNICO PEOPLE & STYLE

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GIOIELLERIA L’ALBERO DELLE GIOIE

Corso Italia, 4 - 12037 Saluzzo [CN]Tel. +39 0175 43200

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Page 13: [UNICO] people&style 18/12

RITRATTO14 | non solo mandorlato, è balocco17 | bordiga è tradizione

STORIA E STORIE20 | quando la vigna è donna

SOCIETÀ E COSTUME24 | sulla pelle, melodie da brividi28 | natale in costa azzurra

NATURA34 | colori d’inverno

EVENTI38 | born in the usa41 | per lettori senza fiato

ARTE46 | divergenze parallele48 | un tesoro bianco e blu

SPORT54 | corri che ti passa!

GUSTO62 | premiata salumeria piemontese

MODA67 | le jour des rêves

VIAGGIARE74 | meta d’inverno: alghero

ECONOMIA78 | occhi da talento

AZIENDE82 | recuperare per ricostruire84 | energia positiva86 | soggiornare nella storia

24

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SOMMARIO

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62

7 | EDITORIALE11 | SOMMARIO12 | PRIMO PIANO73 | L’INTERVISTA IMPOSSIBILE92 | LIFESTYLE 94 | PASSAPAROLA96 | BONTÀ A TAVOLA97 | DA ROMA98 | BEAUTY100 | BON TON101 | LIBRANDO102 | ARTE104 | MOTORI107 | LEGGE108 | PASSEPARTOUT110 | ESSERCI118 | TRADUCTION FRANÇAISE

RUBRICHE

zoom

style

peop

le

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Un successo il Concorso Internazionale di Arte Sacra DeiSign 2012 ideato dalla Fondazione San Michele Onlus di Cuneo e dalla Associazione Culturale Areté. Il tema su cui si sono confrontati i concorrenti di quest’anno, circa 200 iscritti provenienti da tutta Europa, è stato L’ostensorio per l’adorazione eucaristica “Mostraci Signore la tua misericordia”. Sostanziale novità rispetto agli anni scorsi è stata l’introduzione di una sezione ad “invito” fuori concorso con artisti e designer locali che si sono cimentati sul tema specifico e che presentando i loro bozzetti e le loro rea-lizzazioni di arte sacra in una mostra inaugurata il 7 novembre nella chiesa di San Sebastiano in contrata Mondovì. Gli artisti invitati sono anche i protagonisti di una tavola rotonda nel corso del convegno che inizia nel primo pomeriggio dell’8 novembre presso la Sala San Giovanni del Comune di Cuneo e prosegue per l’intera giornata del 9 novembre. Per i partecipanti al convegno è prevista anche una visita “speciale” e guidata al neo-nato Museo Diocesano San Sebastiano di Cuneo. “Sono molto soddisfatto di questa terza edizione, sia perché siamo riusciti a dare qualità e continuità a questo innovativo concorso, sia per il successo di iscritti che comunque, in tempi di crisi come questo, sono stati davvero molti – commenta l’architetto Igor Violino, presidente di Areté - . Per quanto riguarda il convegno, invece, sono convinto che siano quattro giorni molto interessanti e ricchi di spunti. Oltre la due giorni di convegno vero e proprio, infatti, a cui partecipano nomi di prestigio, è previsto l’incontro con l’architetto Mario Botta e la mostra degli artisti ad “invito” che sono poi la più importante novità di questa edizione. La mostra rimane allestita in San Sebastiano anche nei mesi successivi al convegno”.

Arriva il primo latte a lunga conservazione, firmato dagli agricoltori italiani. Obiettivo: smascherare sul mercato gli inganni del finto Made in Italy. E’ stato presentato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini. La distribuzione è prevista nei supermercati, negozi e Botteghe di Campagna Amica. La sigla che lo contraddistingue è Fai, perché è Fir-mato dagli Agricoltori Italiani e proviene al cento per cento da allevamenti nazionali. “Il primo latte UTH tutto italiano vuole riportare traspa-renza in un settore dove viene “spacciato” come nazionale

il latte importato da Paesi comunitari ed extracomunitari perché non è ancora obbligato-rio indicare in etichetta la provenienza, nonostante la legge approvata all’unanimità dal Parlamento all’inizio della legislatura – commentano Paolo Rovellotti e Bruno Rivarossa, presidente e direttore di Coldiretti Piemonte -. Il contenitore, in materiale riciclabile e con un tappo a doppia sicurezza per garantire l’integrità del prodotto, prevede la scritta “Io sono italiano” e il logo tricolore FAI.

PrimoPianoARTE SACRA CONTEMPORANEAAL MUSEO DIOCESANO

FAI, IL PRIMO LATTE UHT 100% ITALIANO

PORRO CERVEREGUSTO ANTICOAl via la Fiera: dal 10 al 25 novembre.Il calen-dario è ricco e gli organizzatori sono pronti. La fiera è meta di estimatori nazionali e interna-zionali. Ma perché il porro di Cervere è tanto rinomato? “I terreni di Cervere, ove si coltiva questo ortaggio - puntualizzano i referenti del Consorzio per la valorizzazione e tutela del Porro Cervere - hanno caratteristiche pedolo-giche particolari, cioè sono composti da limo, sabbia fina e calcare; questa combinazione è abbastanza rara in natura. Il porro, in questi siti, acquista un sapore dolce, gradevole al palato ed è più digeribile. Inoltre in questa zona vi è un microclima particolare: questo ga-rantisce una luminosità buona ma non violenta che determina la produzione di porri assai lunghi e teneri con basso contenuto in lignina e cellulosa, sostanze difficilmente digeribili. La ventosità leggera e costante, ma non intensa e violenta, determina condizioni sfavorevoli allo sviluppo delle malattie fungine per cui non vi è la necessità di effettuare trattamenti con prodotti anticrittogamici. Il fatto che il Porro di Cervere sia più tenero, più dolce e più digeribile è da imputare alle caratteristiche pedoclimatiche del sito ove viene coltivato. Le proprietà alimentari del Porro sono modeste, come per molte verdure, il che significa basso contenuto calorico: 100 gr. di porro edibile forniscono 25 - 30 calorie”.Info: www.porro-cervere.cn.it

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A Borgo San Dalmazzo, dal 4 al 9 dicembre la lumaca incede lenta, accocolata dentro la sua casetta. Il suo nome scientifico è: Helix Pomatia Alpina. Da tempo immemorabile la tradizione lega la città ai piedi delle Alpi con l’elicicoltura. La Fiera Fredda, che si tiene il 5 dicembre di ogni anno, è sempre stata chiamata comunemente dalla gente delle valli di Borgo come la “fera di lumasse”. Allevata a scopo di ingrassamento e di ingentilimento delle carni, la Helix Pomatia Alpina rappresenta per i valligiani un’opportunità di lavoro stagionale e di un modesto reddito integrativo chiamato “la tredicesima mensilità del montanaro”. Dalla fine degli anni ‘60 Borgo San Dalmazzo diventa il riferimento internazionale per tale attività. Anche quest’anno le attese non saranno disattese. Dal 17 novembre al 16 dicembre nei ristoranti convenzionati, si possono degustare “menù di territorio” a base di lumache, piatti preparati esclusivamente con prodotti del luogo, tipicamente locali e di stagione, che provengano da Borgo e dalle vallate, come patate e frutta di montagna, polenta, crouzèt, gnocchi, funghi e tutto ciò che di buono e sano offre il circondario. Il menù sarà disponibile fino al 1° aprile 2013.Info: www.fierafredda.it

PrimoPianoLa Liguria fa scuola e punta a creare un modello nel sistema alberghiero: la “mezza stella”. Non si tratta di una provocazione, ma di un progetto pensato dall’esecutivo della Regione Liguria e sposato nella totalità dalla Associazione Direttori d’Albergo. La sinergia è effettiva. «Stiamo portando avanti - afferma Alberto Tita, presidente regionale dell’A.D.A. - un percorso con l’assessore al Turismo della Regione Liguria, Angelo Berlangieri, per creare un riconoscimento che contraddistingua quei direttori d’albergo che rispondono ai requisiti di professionalità, conoscenza e sensibilità per il proprio lavoro. L’obiettivo è finalizzato non solo a raffinare il concetto di qualità per il turismo, ma anche dare una svolta professionale per le nuove leve affinché trovino rinnovati spunti e stimoli per esercitare questa professione». Il direttore d’albergo è il fulcro delle strutture ricettive. In un certo senso è il mediatore tra le esigenze del cliente e le potenzialità del personale, ma anche il rappresentante dell’albergo. Per questo, la levatura professiona-

le deve essere effettiva e sostanziale. E se l’albergo non ha il direttore? «Il nostro intento - conclude Tita - è quello di non trascurare anche le realtà recettive a conduzione famigliare. Intendiamo studiare una forma di riconoscimento che dia spazio e lustro anche a loro. La formazione va premiata e divulgata per creare un linguaggio turistico chiaro e oggettivo».

443ª INDIMENTICABILEFIERA FREDDA

CRACKING ARTL’ARTE CHE IRROMPE A CUNEO

MEZZA STELLA AI DIRETTORI DI RANGO

Chiocciole gigante, lupi, suricati, rane, conigli, tartarughe hanno invaso pacificamente il territorio di Cuneo. Sono opere d’arte realizzate in coloratissima plastica atossica e riciclabile. L’installazio-ne “incursion” porta per la prima volta a Cuneo le opere collettive di uno dei gruppi più originali e conosciuti del panorama artistico internazionale. La Cracking Art si propone di modificare le regole dell’arte, con un continuo riferimento alla contemporaneità, non solo artistica ma anche storica e culturale. Nodo importante è la natura, da difendere e salvare anche attraverso l’uso del linguaggio artistico. Negli spazi della Galleria Skema5 è, inoltre, allestita una mostra delle opere personali dei sei artisti del gruppo Cracking: Renzo Nucara, 1965, Crema/Italia; Marco Veronese, 1962, Biella/Ita-lia; Alex Angi, 1965, Cannes/Francia; Carlo Rizzetti, 1969, Bruxelles/Belgio; Kicco, 1969, Biella/Italia; William Sweetlowe, 1948, Ostenda/Belgio. La manifestazione, che ha il patrocinio del Comune di Cuneo, cerca di trasformare l’immagine abituale della città proiettandola in una fiaba contemporanea, realizzando una mostra fruibile a tutti, allegra e originale. Fornisce spunti di riflessione sull’evoluzione della vita e sull’ambiente, attraverso l’arte.

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L’ABITO È ROSSO. IL VISO E’ RASSICURANTE. LA VOCE È CALDA E SUADENTE. QUEL “FATE I BUONI” È DA SEMPRE UN BUON NATALE, NON UNO TRA I TANTI. ORA, SI TINGE DI ROSA, NEL GIRO D’ITALIA.

DI GIOVANNA FOCOPHOTO: PRESS OFFICE BALOCCO

con un incremento non inferiore al 10%. Il suo nome è stato tra i top partner Rai per le Olim-piadi di Londra 2012 e gli amanti del calcio ne associano subito il marchio: Official Sponsor della Juventus FC nei Campionati 2010/11/12 e Official Partner per la stagione 2012/2013. Lo stabilimento si estende su una superficie di 70.000 mq, 44.000 dei quali coperti. L’organi-co occupa 315 addetti, con una punta di oltre 380 nel periodo natalizio. Questa è la Balocco, l’industria dolciaria di Fossano, fiore all’occhiel-lo tra i player dolciari italiani. Oggi, alla guida dell’azienda, a fianco del presidente della so-cietà, Aldo Balocco, siedono i figli Alessandra e Alberto. Siamo alla terza generazione. Il capo-stipite è Francesco Antonio, nonno di Alberto e Alessandra. A Fossano, c’è chi si ricorda di lui e della sua prima pasticceria di fronte al Castello

È l’inverno 1975, quando nello spazio televi-sivo del “Carosello” è diffuso il primo spot

pubblicitario dell’azienda, quello del Mandor-lato. In quell’anno, il fatturato supera il contro-valore in lire di un milione di euro. È la svolta e da quel momento la crescita è costante. Il 2011 è stato chiuso con un fatturato di 137 milioni di euro, con un centinaio di prodotti a catalogo. Il primo semestre 2012 ha conferma-to l’andamento positivo, con un incremento a valore del 13% per la divisione “continuativi” e del 7% per quella “ricorrenze”. I continuati-vi sono prodotti tutto l’anno e dispongono di quattro linee di produzione, mentre i secondi sono legati alle festività e vengono realizzati su due linee. A questi si aggiungono le due linee dei wafer. Per l’anno 2012, l’azienda stima di chiudere

Alberto Balocco, a.d. della Balocco Spa, crede che la crescita si fondi sulla forza di gruppo ed è convinto che il successo sia una questione di ambizione e non di avidità.

Nella pagina seguente: Balocco diventa sponsor della maglia rosa del Giro d’Italia, per le stagioni 2013 e 2014, con un’opzione per il 2015. La firma d’intesa è avvenuta a Milano con gli organizzatori dell’evento: presenti il direttore della Gazzetta dello Sport, Andrea Monti, e Giacomo Catano, a.d. della Rcs Sport.

Oggi, alla guida dell’azienda, a fianco del presidente della società, Aldo Balocco, siedono i figli Alessandra e Alberto.

Per il 2012, il giro d’affari previsto è di 150 milioni di euro rispetto ai 137 milioni di euro del 2011. Dal 2007, l’azienda fossanese ha realizzato una crescita di oltre il 50 per cento.

non solo mandorlato,è balocco PG. 118-119

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dei Principi d’Acaja e, poi, della seconda, in Via Roma. Alberto Balocco, liceo a Fossano, laurea in Economia e Commercio, con la fortuna di essere nato per questo mestiere, si racconta e ci narra.Il successoPer me è solo questione di ambizione, mai di avidità.Qual è il rischio di impresa che più la impen-sierisce?Che, su tante centinaia di migliaia di prodotti, ve ne possa essere qualcuno non all’altezza del-le aspettative del consumatore. Qual è il rischio di impresa che più la stimola?Creare benessere in azienda e costruire con-senso tra i fornitori, i clienti e le banche. Quotazione in Borsa?Giammai. Fino a che si potrà, il capitale rimarrà in mano nostra. Non abbiamo intenzione di es-sere “schiavi” delle trimestrali e degli azionisti. Il nostro asset è la fabbrica ed è lì che reinvestia-mo gli utili della gestione. Non abbiamo proble-mi con il sistema finanziario: siamo un’azienda solida che tiene i piedi ben saldi per terra.L’azienda ai giorni nostriÈ una tra le realtà più efficienti d’Europa, nel settore. Negli ultimi cinque anni sono stati in-vestiti oltre 28 milioni di euro per l’acquisizione

di nuove tecnologie e per il miglioramento di quelle esistenti. Siamo, inoltre, particolarmente sensibili alle tematiche della produzione soste-nibile: ci siamo dotati di uno dei più grandi im-pianti fotovoltaici su copertura industriale del Piemonte, con un investimento complessivo di 5,2 milioni di euro e con una produzione annua stimata di 1,85 Mw.Le sponsorizzazioniL’azienda investe, ogni anno, il 5% del valore della produzione in comunicazione. Nel 2011, abbiamo sfiorato i 7 milioni di euro. Dal primo “Carosello” ad oggi, non è cambiata la propen-sione nel divulgare: oltre a fare buoni prodotti, occorre saperlo raccontare bene e per il 2013 abbiamo formalizzato l’accordo che ci vede sponsor della maglia rosa al Giro d’Italia.La qualitàCostituisce uno dei punti di eccellenza e si esprime in tutti gli aspetti dell’attività aziendale. Negli ultimi anni, il “Controllo Qualità” è stato notevolmente potenziato. Oggi si esprime su un organico di 12 addetti, fra biologi, chimici ed analisti. È in grado di effettuare analisi chimico-strumentali, biologiche e di biologia moleco-lare PRC: ogni anno si eseguono oltre 30.000 analisi su materie prime, semilavorati, prodotti finiti e imballaggi.

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I biscotti BaloccoTra il 2007 e il 2011, le tonnellate vendute sono passate da 16.300 a 29.200: con un incremento del 16% medio annuo, l’azienda si è dimostrata la più dinamica dell’intero comparto. Abbiamo concentrato la strategia sul presidio del seg-mento frollini: vale l’86% dell’intero mercato dei biscotti.La linea “Vita Mia!”C’è un che di sentimentale: l’esclamazione “Vita Mia!” è tipicamente napoletana. Mia moglie Susi, che ad oggi si occupa del settore immobiliare Ba-locco, è di Napoli. Mia suocera, quando i nostri figli erano piccoli, usava sempre quell’espressio-ne. È come dire: “amore mio”. E il Signor Baloc-co, negli spot radio, canta Ohi vita, ohi vita mia.. sulle note della celebre O’ surdato innamorato.Wafer con l’80% di crema: siete gli unici?Ad oggi, sì. Lo abbiamo lanciato da una mancia-ta di mesi. Per aggiungere crema tra le cialde, è stata aumentata l’alveolatura della cialda stessa e, per ottenere questo, abbiamo acquistato un nuovo impianto. Il wafer si chiama “Bambù Ex-tra Cream”. Ciò che ci soddisfa è che siamo riu-sciti a ottenere un prodotto anche più ecososte-nibile: la quantità degli imballaggi è stata ridotta dell’80%, mentre è del 60% la diminuzione dei

veicoli per il trasporto, con conseguente minore emissione di CO2 nell’ambiente.Le novità natalizie 2012Lanciamo alcuni prodotti. Il panettone “Croc-cantino”, che si ispira a un gelato tipicamente estivo, ha un cuore di panna e amarena, in una pasta ricoperta di cioccolato con granella di amaretto, meringa e nocciole. La “Stracciatella” è un dolce di sicuro successo per il target ampio: è caratterizzato da gocce di cioccolato fondente e crema fior di latte, con copertura di fondente e riccioli di cioccolato bianco. Il “CremCafé”, in-fine, nato da una collaborazione con la Lavazza, è un dolce farcito con crema al caffè, ricoperto di cioccolato fondente e granella al cacao.Qual è il prodotto più elegante?Il Mandorlato, nella versione incartata a mano.Il suo Natale: dove e quale il dolceUn anno a Napoli, nella famiglia di mia moglie, e uno a Fossano. Quest’anno è il “turno” pie-montese. Ma c’è un denominatore comune: se non c’è il Mandorlato, non mi siedo neppure a tavola.L’azienda BaloccoÈ una ragione di vita. Sono stato fortunato: ho potuto fare il mestiere che ho desiderato sin da piccolo.

Il Mandorlato è il primo prodotto che l’azienda reclamizzò in televisione. Era il 1975 e lo spazio era quello del “Carosello”. Oggi, l’azienda propone anche il Mandorlato incartato a mano: è il prodotto più esclusivo che Balocco mantiene nella sua produzione.

Il primo semestre 2012 ha confermato l’andamento positivo, con in incremento a valore del 13% per la divisione “continuativi”, i prodotti che sono in produzione tutto l’anno, e del 7% per la divisione “ricorrenze”, legate alle festività.

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bordigaè tradizioneUN’AZIENDA STORICA: 124 ANNI E RADICI PROFONDE NELLA CULTURA CUNEESE. DAGLI ALAMBICCHI DI RAME ALLA COLLABORAZIONE CON L’UNIVERSITÀ, PER PRESERVARE LE COLTIVAZIONI DOC DELL’ARTEMISIA.

DI GIANNI SCARPACE

sociazione Genepy Occitan Alpi del Piemonte”. Grazie a una collaborazione con l’università, al genepy sono stati dedicati tre anni di studi approfonditi, sia sulle coltivazioni, sia sui feno-li aromatici delle piante, con l’analisi di quelle proprietà che vengono conservate anche nel liquore. L’unica vera differenza fra genepy coltivato e spontaneo può essere legata all’altitudine: più si riesce ad andare in alto, maggiore sarà la con-centrazione di oli essenziali, ma le componenti sono praticamente uguali. Ecco la conquista. In provincia di Cuneo, quando si dice “Genepy” si pensa soprattutto a un marchio, Bordiga, la sto-rica azienda di Confreria, ma in Piemonte, scor-rendo il sito web dell’associazione, si registrano un altro produttore della Granda (a Stroppo) e tre nel Torinese.

Raggiungere la qualità più alta del genepy è come la conquista di una cima. Si può es-

sere soddisfatti di aver raggiunto una quota, ma la vera sfida è mettere la bandierina sulla roccia più alta, guarda caso dove nasce la pianta alla base del famoso liquore. Il genepy fa parte del genere Artemisia, che è uno dei più diffusi in Italia con le sue 1.300 specie. Ma quella di cui parliamo nasce spontanea solo sulle Alpi sopra i 2.000 m. ed è presente più o meno su tutto l’arco alpino, compresa la zona del Gran Sasso. Con il nome “Genepy” si indica, poi, il liquore ottenuto dalla pianta, tipico solo del tratto alpi-no occidentale (Valle d’Aosta e Francia), mentre sulle Dolomiti quest’ultima si utilizza per aro-matizzare le grappe. Produttori e coltivatori, in maniera intelligente, si sono consorziati nel sodalizio dal nome “As-

La Camera di Commercio di Cuneo ha insignito la famiglia Bordiga del premio Fedeltà al Lavoro e Progresso economico “per l’attività ottuagenaria nel settore della produzione di vini aromatizzati, liquori, vermouth e acquavite”.Photo: Ruslan Kokarev.

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Al di là delle trasformazioni industriali, è la scel-ta della materia prima a determinare la qualità del prodotto e, non a caso, la Camera di Com-mercio di Cuneo ha insignito la famiglia Bordiga del Premio Fedeltà al Lavoro e Progresso eco-nomico “per l’attività ottuagenaria nel settore della produzione di vini aromatizzati, liquori, vermouth e acquaviti”. Sono cinque le varietà di Artemisia che si considerano genepy e che sono utilizzate nelle varie zone per realizzare il liquo-re, ma l’Artemisia genipi (spicata), detta anche “genepy maschio”, e l’Artemisia mutellina (“ge-nepy femmina”), sono considerate le migliori. Data la sua scarsa diffusione, è una pianta protetta dal 1928, dunque, per consentire ai produttori di continuare a produrre il liquore utilizzando il genepy – anziché aromi o altri

additivi chimici – negli anni è stata intrapresa la coltivazione della pianta e l’unica specie che si è dimostrata proficua in tal senso è la mutel-lina, che cresce a quote superiori ai 1.500 m di altitudine. Se si conta che la Cav. Pietro Bordiga srl di Via Valle Maira, a Cuneo, di anni ne ha ben più di 80 (ne ha compiuti 124), si capisce quanta sia la dedizione, ora come un tempo, nel conservare l’equilibrio fra natura, territorio e imprenditoria. Inoltre, l’azienda di Confreria ha saputo mante-nere il prodotto storico nel vortice di un’econo-mia “2.0” come quella odierna, sebbene attenta a un mercato inevitabilmente influenzato dalla crisi strutturale. Merito del senso imprendito-riale della famiglia Bordiga, dinastia di commer-cianti, capitani d’industria con radici salde nel territorio in cui ha operato per più di un secolo. Le bottiglie con l’etichetta Bordiga sono state sempre “schierate” in bar, ristoranti e ritrovi del-la Granda. Presenti sulle tavole di ogni ceto so-ciale, sono “trasversali” perché arrivano da una tradizione forte che racconta le storie quotidia-ne delle terre della provincia di Cuneo. L’ingegner Pietro Bordiga, classe 1927, nato e residente a Cuneo con la moglie Edda, è l’esem-pio della tradizione familiare legata al Genepy. Sono lontani i tempi in cui il liquore era utiliz-zato anche per curare le vertigini e gli sbalzi dovuti all’altitudine (da capire se era perché era l’unico liquore a disposizione o perché re-almente potesse aiutare). L’azienda, oggi, pro-duce anche vermouth, genzianella e menta, ma il caposaldo rimane il liquore con la nota erba

L’Artemisia mutellina (“genepy femmina”) e l’Artemisia spicata (“genepy maschio”) sono ritenute le migliori.

Sono cinque le varietà che si considerano genepy, utilizzate nelle differenti zone per realizzare il liquore.

Data la sua scarsa diffusione, l’Artemisia è una pianta protetta dal 1928. Negli anni, è stata intrapresa la coltivazione della pianta e l’unica specie che si è

dimostrata più proficua è la mutellina, che cresce a quote superiori ai 1500 metri di altitudine.

Photo: Aquir, Krzysiek Z Poczty, Sierpniowka.

L’unica vera differenza, fra genepy coltivato e spontaneo, può essere

legata all’altitudine.

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alpina e con una gradazione alcolica che varia da 35 a 42 gradi. Pietro Bordiga, nonno dell’in-gegnere, a 24 anni fonda l’impresa a Borgo San Giuseppe, quando l’Italia è un paese essenzial-mente dedito all’agricoltura. Subito arriva il successo con infusi e liquori che vanno a ruba in città. Clemente Bordiga, ingegnere, papà di Pietro, si sposa, invece a Torino. “D’estate sta-vamo a Cuneo – ha ricordato l’ingegner Pietro in occasione del conferimento del premio della Camera di Commercio, – in Piazza Seminario e il numero di telefono era il 6.” Nel 1933, Pietro Bordiga muore e Clemente fa la spola tra Torino e Cuneo per dirigere l’azienda e fare il “dirigen-te dell’elettricità”. Pietro Bordiga frequenta il Liceo Pellico e dà una mano in ditta. Si laurea nel 1950, anno in cui muore il padre ed entra nell’Aem di Torino. Costruisce centrali idroelettriche e fa carrie-ra nell’ente poi inglobato da Enel. L’azienda è seguita dai fratelli Mario e Maria Paola, mentre Pietro è attivo anche nel Rotary. In pensione nel 1992, Pietro torna a occuparsi della Bordiga a pieno tempo dal 2000, “grazie alla competenza tecnica del professor Giuseppe Nicola e alla col-laborazione di mia figlia Susanna, amministrato-re delegato dell’azienda”, come ha sottolineato l’ingegnere. Ora Susanna si è trasferita a Novara. Pietro Bor-diga è il presidente dell’impresa e nuovi soci e dirigenti sono subentrati. La Bordiga, in fase di rilancio produttivo e di immagine, cerca di va-lorizzare la forza di una produzione che opera ancora oggi con le materie prime e la filosofia di allora. Per fare un buon liquore, che soddisfi il palato, il corpo e la mente, si deve, infatti, par-tire dalle erbe migliori, dallo zucchero più fine e dall’alcol più puro, insieme all’acqua limpida delle Alpi e alla loro sapiente unione. Da sem-pre, i Bordiga hanno posto alla base delle loro “creazioni” la moltitudine di erbe, fiori, frutti, radici e piante che le montagne e le valli del cu-neese mettevano a disposizione, dando vita nel corso degli anni a una gamma di prodotti che

racchiudono tutti i profumi, gli aromi e le fra-granze alpine. Decine di erbe concorrono a far assumere a un liquore le proprie caratteristiche organolettiche e di ognuna di esse bisogna co-noscere le peculiarità, le proprietà medicinali e le modalità più adeguate per trarne il massimo.Il Genepy di Elva è il primo cru ed è realizzato da fiori di Artemisia mutellina, tutti provenienti da Elva, Comune della Valle Maira che si estende dai 1.080 a 3.064 m di altitudine, ideale per la coltivazione della pianta. Un liquore a base di elisir di marroni è invece preparato con Casta-gne igp Cuneo.L’ingegnere ha gettato le basi, insieme all’Asso-ciazione Genepy Occitan, per perpetuare una produzione veramente legata al territorio: “l’o-biettivo – si legge nelle note dell’associazione – è capire e trattare meglio le proprie piante di ge-nepy, in relazione soprattutto alla coltivazione e alla trasformazione”. Adesso si cercherà anche di portare avanti il discorso della promozione: il Genepy ha, infatti, finalmente ottenuto il rico-noscimento europeo come liquore tipico e oggi si sta lavorando, sempre in collaborazione con la Regione, per la stesura di una scheda tecnica del prodotto, che uscirà con il nome “Genepy Piemonte”.

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IN ITALIA SI CONTANO OLTRE 30MILA POSIZIONI IMPRENDITORIALI, DI CUI ALMENO LA META’ E’ OCCUPATA DA FIGURE FEMMINILI. VIAGGIO ALLA SCOPERTA DI VOLTI PROTAGONISTI NELLA PROVINCIA DI CUNEO.

DI MARIO BUSSO

importante nella filiera vitivinicola. I dati sono sorprendenti e mostrano come il “gentil ses-so”, occupando ruoli di alta responsabilità, si sia ormai ritagliato uno spazio di direzione e di leadership, in un mondo che, fino a poco tempo fa, si presentava in abiti maschili. In realtà, nell’economia contadina della pic-cola impresa vinicola, il ruolo femminile, un tempo, era nascosto, quasi invisibile, ma già economicamente fondamentale. Le donne gestivano, infatti, l’amministrazione dei con-ti familiari e aziendali e svolgevano compiti imprenditoriali. Oggi la visibilità è maggiore, perché hanno preso consapevolezza, non solo delle proprie capacità imprenditoriali, ma anche tecniche, e sono sempre di più pro-fessioniste specializzate in agronomia, enolo-gia ed enotecnica.

Il legame profondo tra la donna e il vino trova le proprie radici prima ancora della

storia. Dal mito sumerico di Gilgamesch che implora Siduri, la bellissima fanciulla che pro-duce il nettare dell’immortalità, l’epopea del vino al femminile è costellata di storie affasci-nanti, che si tradurranno, tra il XVIII e il XIX secolo, nella tradizione francese dello Cham-pagne “in rosa”: Madame Ponsardin con il suo Veuve Cliquot, Madamme Pommery, Madame Lily Bollinger…E l’Italia non è da meno, poiché “il vino dei re e il re dei vini”, il Barolo, diventa grande proprio attraverso le intuizioni di una donna: Giulia Falletti Colbert.Se donne e vino nella storia hanno costituito un connubio di successo, oggi “l’altra metà del cielo”, nel nostro Paese, ha una presenza

In Italia, le imprenditrici vitivinicole prestano particolare attenzione alla produzione di vini di qualità: coinvolte nella coltivazione d’uva per vini Doc risulta il 62% delle aziende “in rosa”, mentre la percentuale di Igt si attesta al 13%, con un orientamento al biologico soprattutto nell’Italia insulare.

quando la vignaè donna

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IL 50% DELLE AZIENDE VITIVINICOLEÈ IN MANO ALLE DONNEDa un’indagine condotta recentemente nel set-tore vitivinicolo, è emerso che in Italia si con-tano più di 30.000 posizioni imprenditoriali, di cui almeno la metà è occupata da donne, che si concentrano nell’ordine in Sicilia, Piemonte e Veneto. Le imprenditrici vitivinicole prestano particolare attenzione alla produzione di vini di qualità: coinvolte nella coltivazione di uva per vini Doc risulta, infatti, il 62% delle aziende “in rosa”, mentre la percentuale di Igt si attesta al 13%, con un orientamento al biologico so-prattutto nell’Italia insulare. Il 50% delle don-ne imprenditrici si occupa, inoltre, della parte amministrativa e di quella commerciale e in più dell’80% delle imprese, la comunicazione è in mano femminile. Ma aldilà dei dati numerici, ciò che stupisce dal-le loro storie, è come diventi evidente una nuo-va sensibilità “enoica”, che si traduce non solo in una filosofia aziendale forse ancora più vissu-ta e sentita (trasferita quindi nella produzione, sul lato pratico), ma anche in una dedizione particolare ad attività come la comunicazione, il marketing e l’accoglienza in cantina.

LE PROTAGONISTEClaudia Francalanci, Bruna Grimaldi, Josetta Saffirio, Ornella Correggia, Claudia Ferraresi, Nicoletta Bocca e Chiara Soldati non hanno solo in comune il fatto di essere piemontesi, e gran parte di loro cuneesi, ma anche e soprat-tutto la passione per la vigna, per il lavoro duro

che ciò comporta, che sia esso direttamente a contatto con le piante, in ufficio o in cantina – e talvolta in tutti e tre gli ambiti... Tante don-ne, tante storie, ma un solo fil rouge: produrre eccellenza secondo una propria filosofia, ma sempre in armonia con il territorio. Claudia Francalanci è l’artefice, insieme al ma-rito Tonino Verro, di un tempio della cucina langarola, La Contea di Neive. Una donna di grande tenacia, che dopo aver trasformato la trattoria in un ristorante di culto, diventa anche “donna del vino”, dando vita, insieme a Tonino, a un’azienda agricola che porta lo stesso nome del locale. “Ogni anno, per il mio compleanno,

“La felicità, come un vino pregiato,deve essere assaporata sorso a sorso”

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Docente di viticoltura ed enologia alla Scuola Enologica di Alba: è Josetta Saffirio. Alla fine degli Anni Settanta, riceve dal padre Ernesto alcune vigne nei territori di Barolo. Da allora, insieme alla figlia Sara, ha trasformato l’azienda in un gioiello di sostenibilità.Photo: Francesco Busso.

Claudia Francalanci, insieme al marito Tonino Verro, è l’artefice di un tempio della cucina langarola: “La Contea di Neive”. Stesso nome è dato anche alla azienda agricola che vede protagonisti vigneti che assomigliano più a dei giardini e vini che sono frutto di una caparbia ricerca della perfezione.Photo: Kividesign.

Bruna Grimaldi, dell’omonima azienda, verso la fine degli Anni Settanta, è una delle prime ragazze a frequentare la Scuola Enologica di Alba.Photo: Kividesign.

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Tonino non mi regala un gioiello – confessa Claudia, – come fanno solitamente altri mariti, ma una vigna” e a occuparsi di loro è proprio lei. Il risultato? Vigneti che assomigliano più a dei giardini e vini che sono frutto di una capar-bia ricerca della perfezione. Claudia non ama apparire e comunica i propri vini con le azioni, le emozioni e il proprio lavoro quotidiano che non ha bisogno di troppe parole, esattamente come un’altra donna di profonde radici langa-role: Bruna Grimaldi dell’omonima azienda agricola. A Grinzane Cavour, verso la fine degli anni ’70, Bruna è una delle prime ragazze a frequentare la Scuola Enologica di Alba. Una scelta dura in un mondo, allora, del tutto maschile, che oggi la ripaga con tanti successi. “Andare in vigna mi rilassa e mi piace il lavoro manuale, il contat-to con la vite”, dichiara Bruna, che si occupa anche della comunicazione e della commercia-lizzazione. E anche qui, l’ostinato spirito langa-rolo non tarda a dare i suoi risultati: pur non conoscendo le lingue, Bruna gira il mondo, riu-scendo a vendere le proprie bottiglie persino ai tanto orgogliosi cugini d’Oltralpe. Ma c’è un’altra pioniera del “vino in rosa” che vale la pena conoscere: correva l’anno 1977, quando Josetta Saffirio, laureata in Agraria e docente di viticoltura ed enologia alla Scuola Enologica di Alba, riceveva dal padre Ernesto alcune vigne nei territori di Barolo. Da allora, Josetta trasformerà poco per volta l’azienda – oggi insieme alla figlia Sara, che sente forte il ri-chiamo del territorio – in un gioiello di sosteni-bilità. Ora, il nome Saffirio è sinonimo di amore incondizionato per l’ambiente e di integrazione perfetta nella natura, come testimoniano le eti-chette dei vini: un inno alla magia legata ai rac-conti di un tempo, dove protagonisti sono gli gnomi. “Gli gnomi sono la coscienza degli uo-mini buoni,” commenta Josetta, ed è lei stessa a idearli e disegnarli. Più che etichette, dunque, un manifesto, un po’ come avviene per un’al-tra azienda, questa volta sul versante opposto

del Tanaro. Ornella Costa, titolare della Matteo Correggia, dal 2001 ha saputo prendere le redi-ni di un’azienda già allora punto di riferimento della rinascita vitivinicola roerina, dopo la pre-matura scomparsa del marito Matteo. Da quello che sembrava un salto nel vuoto, forza d’animo e tenacia di ferro l’hanno portata a superare il momento del passaggio per traghettare il mar-chio verso un futuro ormai autonomo e pro-mettente, che presto vedrà subentrare i figli Giovanni e Brigitta. Anche Ornella ha puntato fortemente sull’eco-sostenibilità e ora l’azienda può definirsi a tutti gli effetti biodinamica, ma anche molto sulla comunicazione, rinnovando il marchio e le storiche etichette di Coco Cano. E, poi, ci sono le donne del vino che sono an-che donne dell’arte, come Claudia Ferraresi, madre di Alessandro Locatelli (Rocche Costa-magna, La Morra), che ha fatto della cantina storica di famiglia (ben 8 generazioni!) il frutto di un percorso personale fatto di creatività e cultura, dove si coniugano interessi solo appa-rentemente diversi: il vino, la pittura e la lette-ratura. Alla fine degli anni ’60, dopo un vuoto di alcuni decenni, Claudia eredita la cantina Roc-che Costamagna imprimendole subito la pro-pria impronta personale. Claudia è soprattutto pittrice e questa sua sensibilità è percepibile nei vini, come nell’aria che si respira appena si varca la soglia della Ca’ dij Amis – l’associazio-ne culturale da lei fondata – dove la personale interpretazione delle colline di Langa, recensite da firme prestigiose del mondo dell’arte, è una presenza costante sulle tele esposte. Ma il nostro fil rouge “enoico” ci porta anche alle cosiddette “figlie d’arte”, anche se ci pare assolutamente riduttivo definirle così. Nei pres-si di Dogliani, Nicoletta Bocca, figlia del grande scrittore cuneese scomparso di recente, è alla guida di San Fereolo, un nome ormai ben af-fermato nel panorama enologico. La sua è una storia di ritorno alle origini. Dalla Milano da bere degli anni ’80, dove per un periodo lavora nel campo della moda, alle vigne del Dogliane-

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Claudia Ferraresi eredita, negli Anni Sessanta, la cantina Rocche Costamagna imprimendo da subito la propria impronta personale che coniuga i suoi interessi: vino,

pittura e letteratura.

Ornella Costa, ritratta insieme alla figlia Brigitta, è titolare della Matteo Correggia. Dal 2001 ha saputo

prendere le redini di un’azienda già all’ora punto di riferimento della rinascita vitivinicola roerina, dopo la

prematura scomparsa del marito Matteo.Photo: Carlo Avataneo.

Nella pagina seguente:Nicoletta Bocca, figlia del giornalista Giorgio Bocca

recentemente scomparso, è alla guida di San Fereolo, azienda che si trova nei pressi di Dogliani.

Photo: Kividesign.

Nel distretto vitivinicolo di Gavi, c’è un’altra figlia d’arte. E’ Chiara Soldati. Evidente il legame parentale con il compianto Mario Soldati, scrittore, giornalista,

regista cinematografico, sceneggiatore e autore televisivo italiano.Photo: Kividesign.

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RIEse all’inizio degli anni ‘90. Una molla che scatta

e che la porta a riappropriarsi della sua vita e a riassaporare concetti come “etica e rispetto”, attraverso il contatto con la terra. “San Fereolo è particolare, le viti che ho recuperato da anzia-ni contadini sono vecchie e i pendii difficili… Ho amato da subito queste difficoltà, perché vi ho ritrovato me stessa, i lati del mio carattere più nascosti e introversi, pronti ad aprirsi solo dopo che è passato del tempo!”. I vini di Ni-coletta amano, dunque, la sfida e, oggi, stanno cambiando l’immagine rassicurante, ma anche un po’ banalizzata che il Dolcetto ha avuto in passato. Uscendo dalla provincia di Cuneo e addentran-doci nel distretto vitivinicolo del Gavi, ormai prossimo a Genova, troviamo un’altra illustre figlia d’arte, che è anima della nota azienda La Scolca. Chiara Soldati porta con lucida con-sapevolezza del passato e capacità di rinnova-mento verso il futuro, un cognome che rivela

il legame parentale con il grande Mario Soldati. La decisione di stare alla guida di una tenuta con 90 anni di storia, oggi di proprietà di Gior-gio Soldati, trova tre motivazioni: “per scelta, per nascita e per sfida”. E in queste si riassume tutta la forza d’animo di questa giovane, ma de-terminata donna del vino, che sente potente il legame con le proprie radici, ma che sa volgersi al domani con lo sguardo di chi si pone sempre nuovi traguardi. Il viaggio alla scoperta dei volti femminili nell’impresa vitivinicola potrebbe continuare ancora a lungo e ci scusiamo con tutte quelle che per motivi di spazio non possiamo più cita-re, ma sappiamo che sempre nuove generazio-ni femminili si stanno affacciando sul mondo del vino e con esse nuovi spunti, nuova sen-sibilità e freschezza, che porta rinnovamento e nuovo fervore, poiché anche la tradizione più consolidata non si esaurisce in se stessa ma guarda avanti.

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I CREATORI PROFUMIERI SONO RICERCATISSIMI. CREATIVITA’,OLFATTO ALLENATO, CAPACITA’ TECNICHE SONO LE PREROGATIVEDEI “NASI” PIU’ FAMOSI. BENVENUTI NEL LORO UNIVERSO.

DI VILMA BRIGNONE

cultura, studio, testa, conti della spesa e coltelli affilati tra i denti dietro questo lavoro alchemico e misterioso che, nella maggior parte dei casi, prende avvio dalla Provenza, in Francia. L’arte di fare i profumi è tipica, infatti, di Grasse, dove si sono formati i migliori profumieri del XX se-colo: Jean-Claude Ellena per Hermes, Jacques Cavalier con cui Louis Vuitton ha deciso di lan-ciarsi nella profumeria, Jacques Polge di Chanel. Grasse è patria dei tre colossi delle essenze: il marchio Fragonard, la maison Galimard e Mo-linard. Ma se la Provenza ha strappato il primato di quest’arte alla Riviera Ligure, che il profumo lo porta nel DNA e nei suoi fiori, Sanremo vanta un’eccellenza da conoscere: Renzo Borsotto, “creatore indipendente” di fragranze, che fir-ma il “profumo dei fiori”. Nasce da una famiglia di coltivatori di fiori da profumo e distillatori

“Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell’apparenza,

del sentimento e della volontà - sostiene Jean-Baptiste Grenouille, il protagonista del libro cult di Patrick Süskind Il Profumo. - Chi domina gli odori, domina il cuore degli uomini.” Il profumo come elemento di seduzione, come fragranza dell’aura, come espressione della propria identità personale: viviamo in un’epo-ca profumata, dove il profumo che avvolge la persona, la casa, l’auto è un abito olfattivo con cui comunicare. È benessere fisico e mentale, come dimostra la moderna aromaterapia. Il naso diventa un sesto senso perché porta alla conoscenza più profonda delle persone e delle cose. E i “Nasi”, come vengono definiti i crea-tori profumieri, sono ricercatissimi. Intuizione, creatività, olfatto allenato, capacità tecniche,

Nella pagina seguente:Renzo Borsotto è un creatore indipendente. Nasce da una famiglia di coltivatori di fiori da profumo e distillatori di essenze. Negli Anni Ottanta, per la Maison di Moda Daphné, che porta il nome della creatrice, sua moglie, sviluppa una linea ispirata ai fiori della Riviera. Photo: Maison Daphnè

Una dei rari e celebri “Nasi donna” è Laura Tonatto è lei che sceglie personalmente la materia prima girando il mondo.

Nel suo studio torinese, ha firmato fragranze per reali, principi, marchi della moda e aziende automobilistiche. Inizia negli Anni Ottanta in via Brera, con i profumi su misura, destinati a Caroline di Monaco, Ornella Vanoni, Fiorucci, Francesco Totti e Asia Argento. Nel 2008 si avvera il suo sogno: idea il profumo per Elisabetta d’Inghilterra, che l’anno dopo la riceve in udienza privata.Photo: Sangaus.

sulla pelle, melodie da brividi PG. 118-119

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di essenze, da cui ha ereditato la passione per l’alchimia, oltre a un prezioso archivio di ricette e un antico laboratorio di strumenti. Negli anni ’80, per la Maison di Moda Daphné, che porta il nome della creatrice, sua moglie, sviluppa una linea ispirata ai fiori della Riviera: l’eaux de toilette “Acqua di Sanremo”, le monofragranze “Rosa”, “Mughetto”, “Violetta”, “Lavanda”, “Mi-mosa”, “Fiordaliso”. In accompagnamento al libro “I Fiori di Faber”, che esplora i riferimenti floreali di Fabrizio De Andrè, il Naso sanremese crea in esclusiva e in serie limitata la fragranza “Creuza de Mä”, una melodia di note che riman-da alle creazioni musicali del cantautore e ai profumi della Liguria. A un’icona femminile del-la storia, Maria Brignole Sale, meglio conosciuta come “la duchessa di Galliera” - di cui il museo della Moda e del Profumo Daphné conserva preziosi abiti e accessori di fine XIX e inizio XX secolo, indossati da regine e principesse - ha vo-luto poi dedicare un profumo che porta il suo nome, “Duchessa di Galliera”: rose, mughetto e violette “liguri” in quest’essenza d’epoca, scoperta in un vecchio flacone dell’archivio di famiglia.Il profumo esclusivo per la più famosa regnante del mondo, Sua Maestà Elisabetta II di Inghilter-ra, lo ha creato, invece, Laura Tonatto, una dei pochissimi e celebri “Nasi donna” che, dietro alle vetrate del suo studio torinese, ha firmato fragranze per reali, principi, vip, marchi della moda e aziende automobilistiche.“È un Naso” fin da quando era bambina, raccon-ta, ed è la stata la nonna, da cui ha ereditato le

capacità olfattive, la talent scout che l’ha inco-raggiata. Una predisposizione naturale e una formazione specifica in due scuole: quella di Hassan, maestro di essenze del Cairo, nel 1983, e quella di Serge Kalouguine, della Parfumerie Fragonard di Grasse “dove torno ancora tutti gli anni, a inebriarmi dell’odore delle rose centifo-glie appena raccolte”. L’inizio negli anni ’80 nella “Milano da bere” in Via Brera, con i profumi su misura destinati a Caroline di Monaco, Ornella Vanoni, Fiorucci, Francesco Totti, Asia Argento. Un elenco di celebrità che si allunga negli anni, tutti profumati dalla linea del monogramma LT:

“Una donna senza profumoè una donna senza avvenire”

Coco Chanel

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Arnò è un negozio aperto a Cuneo da una manciata di mesi, dove, fra una quarantina di fragranze si

può comporre il proprio profumo personale.Photo: press office Arnò

L’essenza di rosa sta alla base di molti profumi.Photo: Maison Daphnè

Nella pagina seguente:Campi di lavanda nella riviera ligure dove è in atto

una riscoperta della profumeria. Ai profumi della liguria e all’arte di crearli è anche dedicata una

fiction tv dal titolo “Rosso Valentino” prevista nel palinsesto Rai.

da Raina di Giordania, a George Clooney che ha scelto lo “Shanghai Anena” (note di mandarino e tè verde) per la sua casa di Hollywood. “Nel 2008, un sogno che si avvera,” racconta Laura Tonatto: il profumo per Elisabetta d’Inghilterra, che l’anno dopo la riceve in udienza privata a Buckingham Palace. Composizione top secret per l’essenza reale, non in commercio, ma Laura ci rivela che la regina è stata conquistata da un mélange di note di gelsomino, fiori d’arancio, tuberosa e soprattutto dal profumo unico della rarissima rosa Taif, che cresce in Arabia Saudita. Carissima, 25 euro al chilo. C’è anche l’ambra nel mix reale: l’essenza delle donne di potere, usata da Cleopatra, come riferisce la creatrice, che ha interpretato olfattivamente anche l’ulti-ma sovrana tolemaica in un profumo descritto in un papiro egizio. È un “Naso” che ama sperimentare e connette-re culturalmente l’olfatto a cinema, lettura, arte, pittura, come nel caso dell’installazione ispirata a Il suonatore di liuto di Caravaggio, realizzata per l’Ermitage di San Pietroburgo. Con lo spirito dell’archeologa, ha ricreando, poi, l’Aqua siriana (I sec. a.C.) e il Panatinaicum greco, su ricette di Plinio il Vecchio, mentre con spirito sociale, ha

inserito nella sua linea, lo scorso anno, “Profumo di fumne” nato da un laboratorio condotto con un gruppo di detenute della casa circondariale “Lorusso e Cutugno”. Inoltre, Laura tiene corsi all’Università e dà consigli sul sito per realizza-re il proprio profumo: “Oggi più un profumo è ricercato e più mi piace. Chi segue una ricerca personale e va in profondità, ha attenzioni per tutte le cose della vita, anche per il profumo”. Crearsi la propria fragranza, dire agli altri “È mio! L’ho creato io” è la ragione d’essere di Arnò, spazio aperto dal maggio scorso, a Cuneo, in Piazza Europa. Qui tra 40 fragranze, si posso-no scegliere quelle che comporranno il proprio ritratto olfattivo, nella classica piramide di note di testa, di cuore, di fondo. “Una storia, un sus-seguirsi di note profumate personali - spiega la titolare Paola Ilardo. - Si parte da una linea, una famiglia più ampia con cui si è più in sintonia, per poi inserire altre sfumature. Oggi non c’è un profumo per sempre, perché cambia con l’umo-re, la stagione, con la moda, le tendenze, come gli abiti che indossiamo, eleganti o sportivi. Il profumo è attivo, gioca con noi, in sintonia con la realtà che ci circonda. Per questo, facciamo giocare il cliente con le note, con l’olfattorio.” La

INDOSSARE IL PROFUMOConsigli da Laura TonattoDove “pulsa il cuore”, dicevano le nonne: è consigliabile, infatti, vapo-rizzarlo nei punti caldi del corpo, precisa Laura Tonatto. “L’ideale è l’in-terno dei polsi, facendo attenzione a non sfregarli tra loro per non alterare l’aroma. Non utilizzare, invece, il dor-so della mano, che non esalta la quali-tà olfattiva. Visto che le note di fondo si manifestano dopo circa mezz’ora, bisognerebbe aspettare per vedere come si accorda con l’epidermide e dare un giudizio dopo questo lasso di tempo”.

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scelta dipende dalla personalità come il tempo per crearlo. L’idea di aprire questo spazio, nasce lo scorso anno nell’atelier di un Naso italiano a Ragusa, Giuseppe Arnone, che attraverso nego-zi specializzati legati a un brand, vuole estende-re il privilegio di un profumo personalizzato a costi minori. E Cuneo, in questa direzione, ha fatto da apripista alla novità. “L’acqua di Cuneo” è l’idea a cui si sta lavorando ora da Arnò: ca-ratteri frizzanti uniti ad un’allure golosa, fatta da note gourmand, liquorose, ispirate al gusto dei dolci tipici al cioccolato e al rhum. Così come esiste anche l’acqua di sorgente del Monviso, in una fragranza nata per i 150 anni dell’Unità d’Italia: “Torino. Acqua del Be-nessere”, creata da Carmelina Guastamacchia Novembre, uno dei Nasi più noti della capita-le sabauda. E, il profilo del “re di pietra” con quello della Mole, avvolta dal tricolore, cam-peggia sulla confezione del marchio “Sorelle Novembre”.

COCCOLATI IN UNA CORNICE DAI SAPORI ANTICHI

La Virginia a RevelloUn agriturismo vero, dove il buongiorno suona ancora al canto del gallo al sorgeredel sole. Siamo in Valle Po a Revello, porta dell’Occitania: qui passava il “camin dl sal”

Pellegrini e briganti transitavano per le valli e dal Montebracco Leonardo da Vinci procurava la pietra per i suoi capolavori. Dove

sorgeva un vecchio cascinale-osteria con stallazzo e sosta, oggi c’è la Virginia, splendido agriturismo frutto di una riattazione maniacale: pietra, legno e cotto uniti in una simbiosi ecologica assoluta, un arredamento che privilegia i vecchi mobili attentamente cercati nelle vallate alpine, in ogni sala un camino crea l’atmosfera d’altri tempi. La Virginia: solo cibi del territorio, pasta e pane fatti in casa, il riso al Pelaverga, il “vitel tunè” alla vecchia maniera, le cujette al Castelmagno, la bagna cauda, la frutta e verdura dell’orto. E poi la “crota” (cantina) dove riposano bottiglie di vino da antologia. Camere sobrie e silenti, arredate con eleganza e stile alpino, morbide lenzuola profumate per donare il massimo del relax. Il patron Gianfranco è il nuovo profi lo dell’accoglienza, vi farà sentire a casa, coccolati in una magica cornice d’antan.

AGRITURISMO “LA VIRGINIA” Via Valle Po, 70 – Morra San Martino – Revello (CN)Tel. +39.0175.25.90.26 – Gianfranco +39.333.36.36.303 – www.lavirginia.it – [email protected]

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TRIPUDIO DI COLORI, SUONI E SAPORI IN QUESTO ANGOLO DI PARADISO CHE SI SPECCHIA SUL MARE E OCCHIEGGIA AI MONTI. A DICEMBRE E’ UN TRIONFO PER CHI HA VOGLIA DI VIVERE, CON TUTTI I SENSI.

DI MARIA BOLOGNA

mesi di vacanze all’insegna del benessere e del divertimento.Ma non è solo il clima a rendere speciale questo angolo di paradiso: la vicinanza del basso Pie-monte, ma soprattutto della Liguria, ha influen-zato irrimediabilmente la gastronomia locale, con profumi e sapori che ritroviamo anche qui, nei piatti dei ristoranti monegaschi. Sono soprattutto i funghi, i tartufi e il gusto intenso delle calde zuppe ricche di verdure di stagione, a richiamare i turisti alla tavola, mentre sul Quai Albert Ier, come tradizione, si respirà già aria di festa. A cominciare dai tre giorni del MICS, salone dedicato al mondo della notte, che dal 7 al 9 novembre mette in pista serate a tema, con DJ internazionali e artisti di fama mondia-le, sfilate di moda e lo spettacolare FMX Show organizzato all’aperto. Poco dopo, sempre nel

Ci siamo... l’inverno è arrivato. Un po’ ovun-que, ma soprattutto nell’Italia settentrio-

nale, il freddo e la nebbia hanno preso il posto alle lunghe ore di sole. E i giorni, concedendo sempre meno spesso una finestra sui caldi co-lori autunnali, degradano nelle sfumature gri-gie delle ombre serali che si fanno sempre più lunghe. Al contrario - e lo sapevano bene gli ar-tisti e i poeti dei secoli scorsi - in Costa Azzurra è un tripudio di colori, resi ancora più intensi dalle tiepide e mai rigide temperature della stagione mediterranea. Un privilegio, o meglio, una fortuna racchiusa in questo piccolo scrigno sul mare, dove il particolare microclima è ed era, in passato, tanto apprezzato soprattutto dalla nobiltà dell’Europa del Nord, dagli inglesi e dagli aristocratici russi, che qui giungevano a fine estate per trascorrere almeno un paio di

L’installazione natalizia che si affaccia sulla piazza del Casinò di Monte-Carlo ripropone, anno dopo anno, uno scorcio all’insegna della festosità. C’è chi nei giorni di Natale cerca il divertimento e c’è chi, invece, punta al benessere: la città monegasca è il cuore pulsante di un territorio vocato ad accogliere.Photo: Centre de Presse Monaco.

natale incosta azzurra

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Principato di Monaco, è la volta della Festa del Principe che, come sempre, regala le classiche emozioni da favola: dalle giostre, dal 27 ottobre fino al 19 novembre, fino agli spettacolari fuo-chi “piro-musicali” sulle acque del Porto Hercu-le (domenica 18 novembre, ore 20.30). E poi, come non parlare del Monaco Jazz Festival, giunto alla sua VII edizione? Quest’anno, sono ben sette i concerti in programma. Per quattro giorni, dal 21 al 24 novembre, sul palco della Salle Garnier de l’Opéra de Monte-Carlo, si esi-biscono numerose leggende del jazz: tra que-ste, Pino Daniele e la canadese Diana Krall. Un privilegio, per loro e per noi, poter essere ac-colti in una sala, esempio di Barocco trionfante, che di solito si presta ad ospitare prestigiose se-rate d’opera. Da non perdere, il 21 novembre, il Charity Nite & Dance, galà annuale promosso dall’Associazione “Les Enfants de Frankie” e or-ganizzato per festeggiare i suoi 15 anni, e il con-

sueto Natale di Frankie, il 12 dicembre, evento che regala un sorriso ai circa 4000 bambini, ma-lati e disagiati della regione. Lo spettacolo, che si tiene allo Chapiteau de Fontvieille - Monaco, si dimostra, a ogni edizione, un’occasione di generosità e divertimento che, in questo caso, quasi volutamente, “fa rima” con buon senso.Così, a piccoli passi, arriviamo alle feste natali-zie e, anche quest’anno, la municipalità mone-gasca, per la gioia di grandi e piccini, allestisce il tradizionale villaggio di Babbo Natale sul porto - dal 5 dicembre al 6 gennaio - con stand, capanne gastronomiche, giochi e feste all’aper-to, molto apprezzate soprattutto per il Veglione di San Silvestro, tanto amato dai Monegaschi, come dai turisti di ogni età.Chi cerca emozioni più sofisticate, invece, tro-verà nel quartiere di Monte-Carlo un’atmosfera più rarefatta. I giardini del Casinò saranno un tripudio di luci e abeti addobbati con deco-

Un calesse agghindato a festa è l’occasione per ritornare bambini: il cadenzare degli zoccoli riporta

la mente alle favole e al piacere di sognare. Lo si può incontrare tra il Casinò e l’Hotel Hermitage e se si sceglie di fare un giro, sarà indimenticabile.

Il Villaggio di Babbo Natale si estende sul porto, con stand, capanne gastronomiche, giochi e feste

all’aperto. E’ apprezzato soprattutto per il veglione di San Silvestro, tanto amato dai monegaschi come

dai turisti di ogni città.Photo: Centre de Presse Monaco.

Per chi ha voglia di deliziare la vista e dare spazio al cuore, vale la pena varcare la soglia dell’Hotel de

Paris per ammirare i preziosi decorie gli alberi offerti per l’Associazione“Action

Innocence Monaco”.Photo: SBM Monaco.

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razioni natalizie di altissimo pregio e non ci sarà da sorprendersi nell’incontrare, in giro, qualche VIP, magari a bordo di un calesse: a condurre l’insolito mezzo, neanche a dirlo, un robusto e simpatico Père Noel, a zonzo tra il Casinò e l’Hotel Hermitage, dove sosterà per caricare i turisti che vorranno vivere un sogno natalizio in compagnia della famiglia. Ma atten-zione: vale la pena anche varcare la soglia dello stesso albergo per ammirare i decori preziosi, così come gli alberi offerti per l’Associazione

“Action Innocence Monaco”, esposti nella hall dell’Hotel de Paris. Inoltre, gli “epicurei” sono invitati al “Thé de Noel”, servito dal 21 al 24 dicembre nella magica sala Belle Epoque, vero capolavoro di stucchi, con colonne in marmo rosa e affreschi di Gabriel Ferrier, che si ispirò allo stile di Fragonard e Boucher.Chi, invece, volesse spingersi verso Nizza, ecco che anche quest’anno, dal 1 dicembre al 2 gen-naio, Piazza Massena si trasforma in un immen-so villaggio, dove lo stupore creato dagli chalet in festa, tutti decorati con i colori del Natale, riescono a coinvolgere l’intera famiglia e non solo. Allontanandoci dal Mediterraneo, verso l’entroterra, perché non programmare, poi, un tour ideale per questa stagione, lungo le strade che conducono alla Provenza della Vaucluse, nota per le immense distese di filari di lavanda? Proprio qui, come vuole la tradizione, campeg-giano decine di villaggi e i presepi di Natale, aperti dai primi di dicembre fino al 6 gennaio. Per chi è appassionato di “santoni”, santoun in provenzale, da non perdere l’appuntamento con la Crèche di Saint Saturnin les Avignon e le sue figure animate di giorno e di notte, oppure il presepe dell’Abbazia di Notre Dame de Bon Socours, a Blauvac, che si estende per un’area di 80 mq. Infine, immancabile lo storico allestimento della Crèche dell’Eglise ND de Nazareth, dove sono esposte statuine centenarie da 3 fino a 120 cm. Sulla route des Vignères, si tiene inoltre il Gros Souper di Na-tale, un cenone dai colori provenzali, con sette portate principali e ben 13 dessert che, durante

Panorama di Nizza.Photo: A. Issock.

Motoslitte sulle piste di Des Alpes.Photo: Paolo Biamonti

“L’infanzia è credere che con un albero di Natale e tre fiocchi di neve

tutta la terra viene cambiata”.André Laurendeau, Viaggio nel paese dell’infanzia

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Nella stazione sciistica francese è possibile praticate ogni sorta di sport invernale. Le

piste attraggono, ogni anno, migliaia di turisti che trovano nel luogo il giusto connubio di

divertimento, attività sportiva e relax.Photo: Bruno Longo.

Les Deux Alpes è stazione sciistica cerniera tra le Alpi del Nord e del Sud, nel cuore dell’Oisans. Tra

le feste della prima neve si consiglia di provare il fascino romantico delle serate “Luna Piena”,

emozionante momento sportivo dove lo sci notturno si conclude con una cena di prestigio in

un locale che si trova a 3200 metri di altitudine.Photo: Cathy Ribier.

le feste, saranno svelati attraverso delle lezioni gourmandes: all’onore, impegnati nella pre-parazione del fois gras come ingrediente dei piatti delle feste, o la fougasse (focaccia cotta al forno a legna), ci saranno esperti cuochi che racconteranno dal vivo come confezionare il torrone bianco e nero, con il miele di lavanda e le mandorle, i macarons, i fruits confits cotti nel calderone di rame e la torta ai pinoli… tanto per metterci l’acquolina in bocca. Ma se si ha la nostalgia dell’atmosfera della no-stra Costa Azzurra, per trascorrere in famiglia un allegro week-end insolito, si potrebbe anche decidere di sostare alle Deux Alpes, stazione sciistica cerniera fra le Alpi del Nord e del Sud, nel cuore dell’Oisans. Qui, tra le feste olandesi della prima neve, si consiglia di provare il fa-scino romantico delle serate “Luna Piena”, un

emozionante momento sportivo, dove lo sci notturno si conclude con una cena di prestigio in un locale a ben 3.200 m di altitudine. Insomma, la scelta è davvero ampia, con possi-bilità diverse e adatte a ogni esigenza. Che sia il magico Principato di Monaco, con le serate e le feste dal gusto glamour o la Costa Azzurra, agghindata a festa con i mercatini e le giostre di Natale, tutti in fila lungo il bord de mer illu-minato da Mentone fino a Cannes o nell’entro-terra provenzale! Trascorrere qui qualche tempo per un fine set-timana speciale continua, infatti, ad avere il suo fascino. Anche in tempi di crisi e di incertezza. Perché, dove c’è il rispetto delle tradizioni, la cultura e le abitudini alla condivisione sono una certezza. E buone feste a tutti.

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Si ringraziano:Stefania V. - Model

Gianfranco Studio Acconciature - Corso Nizza 27 - Cuneo - 0171.66639

CUNEO - Corso Nizza 31 - 0171.681488

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Si ringraziano:Stefania V. - Model

Gianfranco Studio Acconciature - Corso Nizza 27 - Cuneo - 0171.66639

CUNEO - Corso Nizza 31 - 0171.681488

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A due passi da Pinerolo, il Parco storico del Torrione di Villa Doria, da poco entrato nel circuito del Grandi Giardini Italiani, vive una nuova giovinezza dopo un lungo e accurato restauro. La prima vera donna, qui, non sono le tante ortensie, presenti in circa 180 specie, ma il grande prato centrale di quasi 100.000 mq, circondato dalle eleganti e ombrose macchie che Xavier Kurten (autore anche del Parco di Racconigi) progettò nel 1835. Un giardino all’inglese, con tanto di laghetto, rovine, e di animali lasciati liberi, è rimasto intatto grazie al restauro e alla cura dei proprietari, nonostante la prestigiosa, ma tumultuosa permanenza degli U2 durante il tour del 2008. Qui, l’inverno è duro, freddissimo, ma pare che il parco ne guadagni: il grande disegno di Kurten si percepisce in tutta la sua linearità e il suo minimalismo aristocratico, dove la neve non nasconde, ma esalta l’autentico spirito romantico del progetto.

Luoghi intatti, che resistono alla corruzione del tempo e delle attività umane. Dimensioni che si rivelano compagni di viaggio di ieri e di oggi, che si rigenerano, che rigenerano il nostro spirito e che sono specchi fedeli dei tempi. E poi l’inverno: magia che si aggiunge a fascino per renderlo puro, rarefatto, come una donna che appare bellissima anche appena sveglia, senza trucco. Questi sono i giardini in inverno, mitologie che si fanno reali e che svelano nuove prospettive. Le immagini di Dario Fusaro sono tratte dal volume L’inverno in giardino di prossima uscita per i tipi di Janua Viridis.

Testi di Vanina Carta - Photo: Dario Fusaro

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Nelle ampie e gelide campagne invernali del Cuneese, nei pressi di Savigliano, il giardino del Castello dei Rossi di Montelera offre un’impostazione molto “personale”, estremamente legata alla presenza imponente della struttura architettonica al centro dell’area delimitata della mura. Nelle immediate vicinanze della dimora, ne derivano, infatti, spazi aperti e lo stesso spiazzo ghiaioso di fronte all’entrata, insieme a uno specchio d’acqua, contribuisce ad amplificare l’orizzonte prospettico verso il complesso principale. L’inverno qui non scherza e non dà scampo alle piante a foglia caduca, ma proprio nei giorni in cui il cielo sereno è sferzato da un’aria ghiacciata, la patina del gelo esalta i colori rossicci e verdastri della vegetazione sonnolenta, ancora una volta disegnando le linee pulite e ampie delle zone centrali che riconducono alla residenza.

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Giardino dall’aspetto informale “all’inglese”, quello di Villa Bricherasio a Saluzzo è un parco botanico a tutti gli effetti, suddiviso in tre zone fitoclimatiche: mediterranea, vicino all’abitazione, temperata fredda e continentale. Un’esplosione di meraviglie, più o meno esotiche, che stupiscono e ammaliano anche con la neve che scende copiosa. Il luogo è incantato poiché degrada dalla villa alla strada con un’esposizione ad est: una posizione che consente alla collina alle spalle di riparare il parco dal freddo e che crea un microclima particolarmente mite. Una enciclopedia botanica dal vero che non teme il gelo e che resiste alle sferzate dei venti provenienti dal “Viso”.

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A pochi passi dalla Basilica di S. Maurizio, sulla collina pinerolese, la villa con giardino del XIX secolo è un piccolo gioiello riconvertito a dimora dedicata all’ospitalità.La posizione collinare plasma la gestione delle aree verdi che trovano un equilibrio perfetto tra ampiezza degli spazi e valorizzazione del belvedere. Terrazzamenti, balaustre, gradinate e parterre dominati delle siepi di bosso perfettamente scolpite: la vegetazione è sopita, ma il verde non si spegne e le siepi e i disegni geometrici del progetto all’italiana emergono nella loro essenzialità, mentre arredi, statue e cespugli fanno capolino sotto il pesante fardello bianco, diventando splendido contrappunto alle linee prospettiche del belvedere.

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LA COMUNICAZIONE POLITICA È NATA IN AMERICA. LA MOSTRA “FOR PRESIDENT”, A TORINO, È UN VIAGGIO IN OLTRE 50 ANNI DI CAMPAGNE ELETTORALI TRA MITO E REALTÀ. IN PROGRAMMA FINO AL 6 GENNAIO 2013.

DI GIORGIO TRICHILO

ne politica. In quel momento, per l’America e il mondo, hanno inizio i favolosi anni ‘60: tra le canzoni di Dylan e i Beatles, i pugni di Cassius Clay e il fascino di Twiggy e Jane Fonda, si arrive-rà al primo passo sulla Luna di Neil Armstrong. Quel dibattito TV è passato alla storia: comuni-cazione politica, certo, ma anche costume, so-cietà, glamour. Un ampio ritratto di quel carroz-zone mediatico rappresentato dalle elezioni Usa è illustrato nella mostra For President, allestita alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Curatori: il critico Francesco Bonami e il direttore de La Stampa, Mario Calabresi. For President è un viaggio nel tempo, nello spa-zio, negli umori, nelle emozioni dell’America. La politica è presente oltre i suoi codici istituzio-nali. I messaggi subliminali fanno la differenza: ecco, quindi, le immagini che hanno colpito

Straordinaria e maledetta quella sera. 26 set-tembre del 1960, ore 21.00. Sessantasei mi-

lioni di americani sono sintonizzati sulla CBS: in diretta dagli studi di Chicago, va in onda il di-battito televisivo tra i due contendenti alla Casa Bianca. Per i Repubblicani Richard Nixon, per i democratici John Fitzgerald Kennedy. Maledetta quella sera. Nixon sale sul palco pal-lido, reduce da una convalescenza. La sua rasa-tura non è perfetta e gli lascia sul viso un alone nero: l’America conservatrice non ha certo tro-vato il suo alfiere. Straordinaria quella sera. John F. Kennedy è abbronzato, ha poco più di 40 anni, parla e si muove come un attore consumato: il suo modo di porsi alla platea e alla telecamera è l’espres-sione più seducente di quella Nuova Frontiera che sarà l’asse portante della sua breve stagio-

John Fitzgerald Kennedy, comunemente chiamato John Kennedy o solo JFK - nato a Brookline nel Massachusetts, il 29 maggio 1917 e morto a Dallas il 22 novembre 196 - è stato il 35º presidente degli Stati Uniti.

Nella pagina seguente:La mostra “For President”, allestita alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e curata dal critico Francesco Bonami e dal direttore del quotidiano La Stampa, Mario Calabresi. Al centro della sala della mostra, un video ripropone le ultime ventiquattro ore pre-elezioni, trasmesse dalla Fox e dalla Cnn e alle pareti sono appesi i ritratti dei presidenti degli Stati Uniti: da George Washington, passando per Thomas Jefferson, Abraham Lincoln o Frankling D.Roosvelt non sono che un esempio.

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Ronald Regan, è stato un politico e attore statunitense. È stato il 40º presidente degli Stati

Uniti d’America, in carica dal 1981 al 1989. Il suo stile oratorio persuasivo gli guadagnò la fama di

grande comunicatore.

Robert Francis Kennedy, chiamato Bob o, affettuosamente, Bobby e noto come RFK è stato un

politico statunitense, figlio di Joseph P. Kennedy e Rose Fitzgerald, fratello di John Fitzgerald Kennedy

e di Ted Kennedy. Già ministro delle Giustizia durante la presidenza del fratello John, si candidò alle elezioni presidenziali del 1968, partecipando

alle elezioni primarie del Partito Democratico. Morì in seguito ad un attentato all’indomani della sua

vittoria nelle elezioni primarie di California e South Dakota.

l’inconscio degli Americani. Le camicie Brooks Brothers di John Kennedy e il ciuffo svolazzante di suo fratello Bobby parlano a un Paese che ha voglia di gioventù e di libertà. C’è qualcosa di più rassicurante, invece, per l’America conservatrice di una passeggiata a cavallo con il cappello da cow-boy in testa? Ro-nald Reagan, quando fu il suo turno, lo capì e quella divisa divenne l’emblema della cavalcata che segnò la riscossa repubblicana degli anni ‘80, dopo il Watergate. Nella terra del soul e del rhythm and blues, la foto dell’agenzia Magnum che ritrae Bill Clinton mentre suona il sax è un chiaro invito all’integrazione che vale mille di-scorsi. Già, essere il primo cittadino degli Stati Uniti vuol dire molto più che governare una nazione. Significa interpretare i sentimenti più

profondi, assecondare ansie e desideri, condi-videre una visione. Un briciolo di retorica di sciuro non guasta, ma è il sale che condisce la competizione e la trasforma da sempre in un evento mediatico di portata internazionale. Lo hanno intuito spin doctor e strateghi della comunicazione, lo hanno messo in risalto i ma-estri della creatività. For President è un omaggio alla loro produzione. La mostra ripercorre la storia delle diverse campagne elettorali, utiliz-zando il fotogiornalismo, l’arte contemporanea e la comunicazione utilizzata dai vari candidati. Come tengono a sottolineare i curatori, For President è la prima mostra in assoluto ad es-sere dedicata a ogni aspetto delle elezioni pre-sidenziali. Dai gadget dal gusto kitsch, si passa alle fotografie e alle opere dei grandi maestri.

Essere il primo cittadinodegli Stati Uniti significa interpretare

i sentimenti più profondi, assecondare ansie e desideri,

condividere una visione

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“Di solito è la cultura che chiede aiuti ai politici dichiara Francesco Bonami. – Negli Stati Uni-ti, quando c’è da diventare presidenti, sono i candidati alla Casa Bianca a chiedere soccorso alla cultura.” Intorno a questo concept si snoda il percorso espositivo. Lasciamo al visitatore il piacere di entrare nel mood della mostra, ma merita una menzione il dittico in acquarello di Yan Pey Ming, che ritrae Barack Obama e John McCain. I due candidati assumono un tono drammatico, un’aria monumentale di sfida: la consapevolezza di voler incarnare il futuro volto politico del pianeta. Le foto di Ramak Fazel esprimono intensamen-

te lo stato d’animo di una comunità: l’obiettivo del fotografo iraniano ha immortalato le code di afroamericani ai seggi per votare Obama. Un inno alla voglia di riscatto e speranza. Hope, speranza, proprio una delle parole chiave le-gate al concetto di vittoria e di spinta al futuro. “Le immagini delle campagne elettorali hanno un soggetto che vince sempre: le mani – Spie-ga Mario Calabresi. – Si alzano verso il cielo in segno di forza o di vittoria, si allungano per ac-carezzare bambini, ma soprattutto devono indi-care verso la Casa Bianca.” The road, la strada, un altro mito. Una nazio-ne che si mette in moto verso i traguardi della storia. Lo si comprende ammirando una delle installazioni più suggestive: Obama 08, mixed Media di Jonathan Horowitz. Al centro della sala, un video ripropone la registrazione delle ultime 24 ore pre-elezioni trasmesse dalla Fox e dalla Cnn, e alle pareti sono appesi i ritratti dei presidenti degli Stati Uniti: da George Washing-ton passando per Thomas Jefferson, Abraham Lincoln, Franklin D. Roosevelt, tanto per citar-ne alcuni. Facce che hanno incarnato la parola più importante: dream, quel sogno che i Padri Fondatori hanno fissato nel diritto alla felicità, dichiarato dalla Costituzione. La bussola che ha guidato donne e uomini da tutto il mondo: il sogno born in the Usa. For President è in programma fino al 6 gennaio. Ingresso gratuito. Fondazione Sandretto Re Re-baudengo. Via Modane 16 – Torino.Info: www.fsrr.org

Il dittico in acquarello di Yan Pey Ming ritrae Barak Obama e John McCain: i due candidati assumono

un tono drammatico, un’aria monumentale di sfida come a volere incarnare il futuro volto politico del

pianeta. For President è in programma sino al 6 gennaio in Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e

l’ingresso è gratuito.

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per lettorisenza fiatoIL CAPOLUOGO DELLA PROVINCIA DI CUNEO, IN OCCASIONEDI SCRITTORINCITTÀ, SI TRASFORMA IN PALCOSCENICO PER LA MIGLIORE LETTERATURA ITALIANA E INTERNAZIONALE.

DI FRANCESCA TABLINOPHOTO: PRESS OFFICE SCRITTORINCITTÀ

to più di una serie di appuntamenti: la manife-stazione, infatti, trasforma la città e il territorio cuneese in un’occasione di importante richiamo per coloro che vogliono scoprire una zona di grande interesse turistico, unendola al piacere della crescita culturale.Cuneo, in occasione della manifestazione, si tra-sforma nel palcoscenico per la migliore lettera-tura italiana e internazionale, chiamando a dialo-gare grandi penne della narrativa, firme di punta del giornalismo, personaggi del mondo dell’arte, dello spettacolo e della scienza. Da Corrado Au-gias e Riccardo Iacona, da Gianluigi Nuzzi, Mar-co Travaglio a Maria Falcone e Rita Borsellino, Nando Dalla Chiesa e Paolo Giordano, da Dacia Maraini a Michela Murgia, da Fernando Savater a Jeffery Deaver e Younis Tawfik. Inoltre, quest’an-no il festival ospita di nuovo sportivi che hanno

Torna a Cuneo Scrittorincittà, la manife-stazione dedicata al mondo dei libri che, a

partire dal 1999, si caratterizza come uno tra i principali festival della letteratura nazionale.La XIV edizione, in programma dal 15 al 18 no-vembre, ha come filo conduttore il tema “Sen-za Fiato”. Inteso in duplice accezione: come stu-pore e meraviglia che toglie il respiro, quando per esempio si legge un libro che ci appassiona, e come esperienza negativa e sensazione di re-spiro mozzato che si prova di fronte alla consa-pevolezza che molti fatti a cui assistiamo nel no-stro spazio pubblico non dovrebbero accadere.Attorno a questo filo, si dipanano gli incontri in calendario, che vedono in soli quattro giorni la partecipazione di oltre 100 autori e personalità del giornalismo e dell’editoria, i laboratori, gli spettacoli e altri eventi. Ma Scrittorincittà è mol-

Un tema ogni anno a fare da filo conduttore, dalla prima edizione, del 1999. Sono più di cento gli autori che ogni anno incontrano altri autori e altri libri, e presentano a un pubblico partecipe i loro ultimi lavori, freschi di stampa, offrendo la loro personale interpretazione del tema conduttore dell’edizione. Una serie di dibattiti, tutti a più voci, per far sì che gli incontri non siano una semplice presentazione-promozione editoriale, ma un’occasione di confronto e crescita, per chi ascolta e per chi interviene.

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lasciato il segno: Dino Meneghin per il basket, l’allenatore azzurro Mauro Berruto per la palla-volo e il pluripremiato corridore nostrano Marco Olmo. Non mancheranno attori come Fabrizio Gifuni, Lella Costa, Ascanio Clestini, Emma Dan-te, ma molti altri ancora sono gli ospiti di rilievo, tra i quali anche esponenti della società civile, come vasto e variegato è il programma che inclu-de incontri, workshop, mostre, intrattenimento per bambini e spettacoli.L’inizio della manifestazione è preceduto da una serie di anteprime: mercoledì 24 ottobre è stata la volta, nell’ampia cornice del cinema Monviso di Cuneo, della celebre scrittrice spagnola di romanzi polizieschi Alicia Bartlett, conosciuta per il personaggio di Petra Delicado, l’ispettrice dei suoi gialli. Mercoledì 31 invece, sempre al cinema Monviso, si è tenuta la conferenza stampa che ha introdotto ufficialmente il festival. In questa occasione, sul palco, è salito lo storico e scrittore torinese Alessandro Barbero, che ha dialogato con Mario Cordero. Venerdì 9 novembre la sala del Centro di Documentazione Territoriale accoglie, infine, una delle scrittrici al femminile più amate dai lettori di tutto il mondo, l’irlandese Catherine Dunne, che in Italia esordì

nel 1998 con La metà di niente, il bestseller che ha venduto decine di milioni di copie in Italia e all’estero.Il festival Scrittorincittà è anche occasione per portare in scena molti spettacoli. Mercoledì 14 novembre, Corrado Augias presenta lo spettacolo di teatro letteratura O patria mia… Leopardi e l’Italia, mentre giovedì 15 il teatro Toselli presta la scena alla voce di Rita Borsellino e alle letture di Francesco Mastrandrea. Venerdì 16, sale sul palco Paolo Giordano - autore de La solitudine dei numeri primi e reduce dalla sua seconda fatica letteraria, Il corpo umano - insieme ai musicisti MinusandPlus per un reading d’eccezione.Il sabato sera è dedicato a una riflessione con il giornalista Marco Travaglio, insieme a Ettore Boffano (La Repubblica), mentre in chiusura la rassegna propone uno spettacolo-concerto, cu-rato del Conservatorio Statale G.F. Ghedini con cantanti iraniane, musicisti klezmer e la parteci-pazione straordinaria di Dacia Maraini.Moltissimi i temi trattati, con un interessante mescolamento di generi e un cross over tra le diverse esperienze. Un esempio? Maria Falcone che tratta della lotta alla mafia e Giusi Ferrè che presenta la moda attraverso 65 voci.

Il Centro Incontri della Provincia, in corso Dante 41, a Cuneo è la sede principale di Scrittorincittà. Per accedere agli eventi è necessario acquistare un biglietto presso il Centro Incontri, dove è inoltre attivo il servizio di prevendita durante i giorni della manifestazione (orario continuato 9.30-20). I biglietti per i dibattiti costano 3 euro, quelli per i laboratori e gli spettacoli 4/5 euro. Gli incontri riservati alle scuole sono tutti gratuiti e soggetti a prenotazione (per info: 0171.444822). L’accesso è consentito sino all’esaurimento dei posti disponibili. L’ingresso alla libreria è gratuito.

Nella pagina seguente:Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, presenta a Cuneo il suo libro “Giovanni Falcone un eroe solo. Il tuo lavoro, il nostro presente. I tuoi sogni, il nostro futuro”. Si tratta di una biografia in cui la scrittrice ripercorre le tappe della vita del giudice.La giornalista Giusi Ferré, presenta al pubblico “Buccia di banana. Lo stile e l’eleganza dalla A alla Z. Il libro si rivela un must per gli amanti del vestire bene. Non mancano i box grafici sulle “cadute di stile”, le cosiddette bucce di banana, o sugli esempi da seguire

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Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone e presidente della Fondazione Giovanni e Fran-cesca Falcone, presenta a Cuneo il suo libro, dal titolo Giovanni Falcone un eroe solo. Il tuo lavoro, il nostro presente. I tuoi sogni, il nostro futuro (Rizzoli, 2012). Si tratta di biografia in cui la scrittrice ripercorre le tappe della vita del guidice, partendo dalla nascita e dagli anni sereni dell’infanzia, fino al 23 maggio 1992: la strage di Capaci, in cui perse la vita insieme alla moglie Francesca e a tre uomini della scorta. Una strage che scosse l’Italia come un terre-moto immane, segnando le coscienze e dimo-strando l’urgenza di una reazione intransigente e senza tentennamenti contro la mafia, da par-te delle istituzioni e della società civile. Da 20 anni, Maria Falcone si dedica a mantener viva la memoria del fratello con un’attività intensa che è importante per tutti, specialmente per i giovani, come educazione alla legalità.Giusi Ferré, una delle più apprezzate giornali-ste di moda in Italia, presenta, invece, al pubbli-co Buccia di banana. Lo stile e l’eleganza dalla A alla Z (Rizzoli, 2012). Dalla A di animal print alla Z di “zaino”, passando per “ecosostenibile”, “infradito”, japanisme e “unisex”, l’autrice rac-conta la moda attraverso un dizionario illustra-to, dedicato all’eleganza per vestire glamour & fashion. Ciascun lemma ha una descrizione, un etimo, una storia, ma a questi si aggiungo-no consigli pratici su come indossare i singoli capi o su come seguire uno stile. Non manca-no i piacevoli box grafici su cadute di stile (le

“bucce di banana”) o su esempi da seguire (i “tocchi di classe”). Il libro della Ferré si rivela un must per gli appassionati del vestire bene, secondo il format che ha reso unico il perso-naggio: mescolando i generi – cinema, gossip, letteratura, storia del costume – bocciando o promuovendo un gusto, un abito, un modo d’essere. Due autrici apparentemente lontane anni luce, entrambe presenti al festival, che da sempre si pone come occasione poliedrica di riflessione e confronto sulle tematiche più di-verse, per coinvolgere il pubblico su vari livelli e uno spettro decisamente ampio.

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Tortine dolci:• Tarte Tatin con mele renette e vaniglia• Tortine con crema di marrone e cioccolato• Tortine con crema chantilly e lamponi• Clafoutis alle pere• Tortine cioccolato pere

QUICHES e TORTINE

Solo con prodotti locali e di stagione

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2 Pantoni pant. 504 cpant. 365 c

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“Mangeons moins mais mangeons mieux, cela ne coûte pas plus cher et nous procure plaisir et santé”. Poi, lo spiega in italiano: crede che si possa mangiare meno ma mangiare meglio, con un costo non superiore e la garanzia di piacere e salute. E’ Nicolas Verdickt, il titolare dell’Atelier des Tartes e dell’Albe-ro del Pane a Cuneo. Dopo la laurea in Economia Inter-nazionale e anni trascorsi in giro per il mondo, anche per lavoro, ha deciso di prender-si un po’ di tempo, scoprire la sua arte, formarsi tecnica-mente e viverla in provincia di Cuneo: è la panificazione. Il suo maestro è stato Eric Kayser, precursore in Europa della lavorazione del lievito madre liquido. Dalla Francia, sua patria natale, ha preso sia il gusto per il bello sia la certezza di dedicare le proprie attenzioni verso un prodotto che non ha bisogno di referenze. Per lui, il pane non è solo “baguette”. Per questo, si è specia-lizzato in produzioni anche stagionali. Usa farine biologiche, o rigorosamente selezionate, acqua, sale, lievito madre e null’altro. “Panifichiamo – dice - solo con lievito madre, senza grassi e fer-mentazione di 24 ore : questo procura qualità gustative uniche,

conservazione del pane che arriva fino a 6 giorni per le grosse pezzature e qualità nutrizionali elevate. Per noi, i nostri sapori devono essere esaltati dalla semplicità degli ingredienti e non dall’aggiunta di artificialità”.

Il colpo di fulmine con contrada Mondovì è stato nel 2005: all’epoca era in zona per l’avviamento di un centro commer-ciale francese. Dopo quattro anni il suo sogno si è avvera-to ed ha aperto un vero e proprio atelier nel cuore antico di Cuneo. Soffitto con mattoni a vista. Il banco esposizione è sobrio e lineare. Il pastino è a vista perché, dice Nicolas: “Facciamo tutto noi. Lavoriamo nel pulito. Abbiamo nulla da nascondere”. Insieme al titolare, lavorano un panettiere, una pasticcera e una commessa che serve nel negozio di corso Nizza. Il locale di contrada Mondovì è punto di riferimento per clienti che arrivano anche da fuori provincia e dalla Costa Azzurra. Il negozio in corso Nizza è più di passaggio e serve la clientela locale. Con gli anni dovrò valutare di spostare il locale produzione, per poter fare fronte alle richieste sempre più numerose. Ad oggi, oltre al pane per i miei negozi, ne produco anche per “Si vu plé”, negozio specializzato nella vendita di prodotti esclusivamente francesi a Torino” in Via Berthollet, 11.Nicolas Verdickt punta al rispetto dell’ambiente. La raccolta differenziata è per lui non tanto un obbligo di legge quanto uno stile di vita come anche la distribuzione oculata di carta. “Stiamo mettendo a punto una formula che consenta a chi viene con la borsa di risparmiare il costo del sacchetto”.Ama il suo lavoro e crede che ci sia spazio per nuove pro-fessionalità. Per questo, ha aderito a un progetto che prevede l’insegnamento della panificazione ai carcerati: un modo con-creto per creare le possibilità di imparare un mestiere.

Il gustodolce e salato

Il lievito in coltura liquida è una forma di lievitazione naturale che si sviluppa spontaneamente dall’unione di acqua e farina. La fermentazione produce acidi organici e consente una maggiore crescita del prodotto e una mag-giore digeribilità e conservabilità.

“I miei genitori – conclude Nicolas Verdickt – erano viaggiato-ri e mi hanno trasmesso il gusto di percorrere: con il pane, ho trovato il modo di viaggiare e in un certo senso fare viaggiare. Nei miei negozi propongo prodotti italiani - come i grissini, le focacce o la pizza - e do ampio spazio alla tradizione francese e alle specialità di Francia”.

L’Albero del PaneCorso Nizza, 27 - Cuneo

Tel +39 0171 480170

L’Atelier des TartesContrada Mondovì, 24 - Cuneo

Tel +39 0171 480170

LE PROMOZIONI• Il giovedì, sconto pensionati del 10%. Valido per persone oltre 60 anni.

• La domenica, in Corso Nizza, dalle 9.00 alle 13.00, sconto del 30% su tutta la produzione.

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Baguette tradizionale: 1.15 € a pezzoPane dei Vichinghi: 2.85 € a pezzo

Panfocaccia alle olive nere: 1 € a pezzoPane alle noci: 1.20 € a pezzo

Pane ai 5 cereali: 2.85 € a pezzoPane di segale Bio: 5.50 € al chilo

Micca vecchia maniera Bio: 5.50 € al chilo

Tronchetto tradizionale: 0.80 € a pezzoTronchetto integrale Bio: 1.25 € a pezzoPane degli sportivi, con frutta: 1.20 € a pezzoTronchetto kamut Bio: 1.40 € a pezzoTronchetto farro Bio: 1.40 € a pezzo

Quinoa Bio: 1.40 € a pezzoPanbrioche: 15 € al chilo

I PREZZI

Quiches salate: • Classica Lorraine• Salmone e spinaci• Porro di Cervere e gorgonzola

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Tortine dolci:• Tarte Tatin con mele renette e vaniglia• Tortine con crema di marrone e cioccolato• Tortine con crema chantilly e lamponi• Clafoutis alle pere• Tortine cioccolato pere

QUICHES e TORTINE

Solo con prodotti locali e di stagione

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“Mangeons moins mais mangeons mieux, cela ne coûte pas plus cher et nous procure plaisir et santé”. Poi, lo spiega in italiano: crede che si possa mangiare meno ma mangiare meglio, con un costo non superiore e la garanzia di piacere e salute. E’ Nicolas Verdickt, il titolare dell’Atelier des Tartes e dell’Albe-ro del Pane a Cuneo. Dopo la laurea in Economia Inter-nazionale e anni trascorsi in giro per il mondo, anche per lavoro, ha deciso di prender-si un po’ di tempo, scoprire la sua arte, formarsi tecnica-mente e viverla in provincia di Cuneo: è la panificazione. Il suo maestro è stato Eric Kayser, precursore in Europa della lavorazione del lievito madre liquido. Dalla Francia, sua patria natale, ha preso sia il gusto per il bello sia la certezza di dedicare le proprie attenzioni verso un prodotto che non ha bisogno di referenze. Per lui, il pane non è solo “baguette”. Per questo, si è specia-lizzato in produzioni anche stagionali. Usa farine biologiche, o rigorosamente selezionate, acqua, sale, lievito madre e null’altro. “Panifichiamo – dice - solo con lievito madre, senza grassi e fer-mentazione di 24 ore : questo procura qualità gustative uniche,

conservazione del pane che arriva fino a 6 giorni per le grosse pezzature e qualità nutrizionali elevate. Per noi, i nostri sapori devono essere esaltati dalla semplicità degli ingredienti e non dall’aggiunta di artificialità”.

Il colpo di fulmine con contrada Mondovì è stato nel 2005: all’epoca era in zona per l’avviamento di un centro commer-ciale francese. Dopo quattro anni il suo sogno si è avvera-to ed ha aperto un vero e proprio atelier nel cuore antico di Cuneo. Soffitto con mattoni a vista. Il banco esposizione è sobrio e lineare. Il pastino è a vista perché, dice Nicolas: “Facciamo tutto noi. Lavoriamo nel pulito. Abbiamo nulla da nascondere”. Insieme al titolare, lavorano un panettiere, una pasticcera e una commessa che serve nel negozio di corso Nizza. Il locale di contrada Mondovì è punto di riferimento per clienti che arrivano anche da fuori provincia e dalla Costa Azzurra. Il negozio in corso Nizza è più di passaggio e serve la clientela locale. Con gli anni dovrò valutare di spostare il locale produzione, per poter fare fronte alle richieste sempre più numerose. Ad oggi, oltre al pane per i miei negozi, ne produco anche per “Si vu plé”, negozio specializzato nella vendita di prodotti esclusivamente francesi a Torino” in Via Berthollet, 11.Nicolas Verdickt punta al rispetto dell’ambiente. La raccolta differenziata è per lui non tanto un obbligo di legge quanto uno stile di vita come anche la distribuzione oculata di carta. “Stiamo mettendo a punto una formula che consenta a chi viene con la borsa di risparmiare il costo del sacchetto”.Ama il suo lavoro e crede che ci sia spazio per nuove pro-fessionalità. Per questo, ha aderito a un progetto che prevede l’insegnamento della panificazione ai carcerati: un modo con-creto per creare le possibilità di imparare un mestiere.

Il gustodolce e salato

Il lievito in coltura liquida è una forma di lievitazione naturale che si sviluppa spontaneamente dall’unione di acqua e farina. La fermentazione produce acidi organici e consente una maggiore crescita del prodotto e una mag-giore digeribilità e conservabilità.

“I miei genitori – conclude Nicolas Verdickt – erano viaggiato-ri e mi hanno trasmesso il gusto di percorrere: con il pane, ho trovato il modo di viaggiare e in un certo senso fare viaggiare. Nei miei negozi propongo prodotti italiani - come i grissini, le focacce o la pizza - e do ampio spazio alla tradizione francese e alle specialità di Francia”.

L’Albero del PaneCorso Nizza, 27 - Cuneo

Tel +39 0171 480170

L’Atelier des TartesContrada Mondovì, 24 - Cuneo

Tel +39 0171 480170

LE PROMOZIONI• Il giovedì, sconto pensionati del 10%. Valido per persone oltre 60 anni.

• La domenica, in Corso Nizza, dalle 9.00 alle 13.00, sconto del 30% su tutta la produzione.

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Logo scala di grigio (in positivo)al 100%

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Font Logo: Kaela

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2 Pantoni pant. 504 cpant. 365 c

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112 mm

Baguette tradizionale: 1.15 € a pezzoPane dei Vichinghi: 2.85 € a pezzo

Panfocaccia alle olive nere: 1 € a pezzoPane alle noci: 1.20 € a pezzo

Pane ai 5 cereali: 2.85 € a pezzoPane di segale Bio: 5.50 € al chilo

Micca vecchia maniera Bio: 5.50 € al chilo

Tronchetto tradizionale: 0.80 € a pezzoTronchetto integrale Bio: 1.25 € a pezzoPane degli sportivi, con frutta: 1.20 € a pezzoTronchetto kamut Bio: 1.40 € a pezzoTronchetto farro Bio: 1.40 € a pezzo

Quinoa Bio: 1.40 € a pezzoPanbrioche: 15 € al chilo

I PREZZI

Quiches salate: • Classica Lorraine• Salmone e spinaci• Porro di Cervere e gorgonzola

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Convergenze/Divergenze è il titolo della mostra che dall’8 dicembre fino al 26

gennaio 2013 vede alla Art Gallery “La luna” di Borgo San Dalmazzo esposte in contempo-ranea opere di Cesare Botto, Albino Galvano, Silvio Rosso e Filippo Scroppo (rigorosamente in ordine alfabetico).Se si scorre il vocabolario – cosa in questi tem-pi di comunicazione visuale ed elettronica un po’ desueta e insolita – al termine “convergen-za” si trovano, fra le tante, queste definizioni: “convergere e il suo risultato” e, più interessan-te: “proprietà dei termini di una successione infinita di raggiungere un limite finito”. Al voca-bolo “divergenza” gli ovvi: “il divergere e il suo risultato” e “diversità di opinioni”.Abbastanza scontato. Eppure il titolo dell’e-sposizione è quanto mai appropriato nel segnare un rapporto fra “maestri”, Scroppo e Galvano, e “discepoli”, Rosso e Botto. Un legame che, pur essendo durato nel tempo, non ha privato i due artisti cuneesi di una loro

divergenzeparalleleSTORIA DI CREATIVITA’ IN MOSTRACHE CONVERGE NELLA CAPACITÀDI ESPRIMERE I PENSIERI

DI FABRIZIO GARDINALI

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individualità e originalità nell’esplorazione artistica, anche partendo dagli esempi comu-ni dei due torinesi, Scroppo e Galvano, che hanno fornito la base culturale su cui si sono formate le rispettive scelte personali. Questa la convergenza essenziale e anche, se vogliamo, la divergenza.Cesare Botto e Silvio Rosso, in pratica nel me-desimo periodo, approdano a Torino alla scuola di Scroppo, presso la quale entrambi militano per un triennio: dal 1961 al ’64 il primo, dal ’63 al ’66 il secondo. Frequente era la presenza di Albino Galvano; del resto i due avevano molti punti in comune. Entrambi, assieme a Biglione e Parisot, avevano costituito a inizio anni ’50 la sezione torinese del M.A.C., il Movimento di Arte Concreta fondato nel 1948 a Milano da Gillo Dorfles, Gianni Monnet, Bruno Munari e Atanasio Soldati, alla quale fecero capo, sempre nel capoluogo piemontese, Paola Levi Montal-cini e Carol Rama. Entrambi erano anche fini critici d’arte, impegnati in una visione innova-tiva del fare pittura in modo non figurativo, ma allo stesso tempo tutt’altro che elitario, attento ad una dimensione sociale e partecipata della cultura.Per i due giovani Cuneesi, provenienti da una provincia che, almeno nel settore delle propo-ste nuove in ambito artistico, era e restava “ai confini dell’Impero”, si apriva un altro mondo, uno scambio continuo e fertile di culture, idee, spinte verso un’arte astratta nei modi, ma con-cretissima nel tentare di riflettere le tensioni e le schizofrenie di quel contemporaneo che era l’Italia in trasformazione: non più Paese rurale, non pienamente industriale, democratico, ma di recente democrazia, dove le libertà si scon-travano con atavici privilegi duri a scomparire.Poi c’era Torino. Quella Torino in espansione e in movimento. La città delle fabbriche, delle lot-te sindacali, degli emigrati e dell’integrazione. Aperta a sperimentazioni politiche, sociali, cul-turali. Non ancora precipitata nel grigiore con-formista del post “marcia dei 40.000” e delle

Università “ingessate” degli anni ’80 e seguenti.In città, l’arte erano Saroni, Soffiantino, Rug-geri, che con Scroppo e Galvano rappresenta-vano validamente l’Informale. Erano le grandi mostre, come quella del gruppo “Gutai” o di Burri e tanto altro ancora.Botto e Rosso hanno percorso molta parte della loro esperienza pittorica assieme e il rap-porto con i loro “maestri” si è mantenuto nel tempo rafforzandosi nel confronto.Botto è passato da una concezione più mate-rica a una più fluida, dove centrale è diventata la gestualità del segno e la liricità degli accordi cromatici.Rosso ha approfondito le sue ricerche quasi alchemiche sulla trasformazione della materia chimica, dei colori industriali, fino ad approda-re a una levità spaziale dove dominano tonalità algide e omogenee ammiccanti agli spazi uni-versali.La mostra de “La luna” pone questo confronto non confronto: un viaggio attraverso una storia di creatività diverse che, divergendo, conver-gono nella più bella capacità umana: quella di esprimere i propri pensieri.

In apertura: Filippo Scroppo - Fondo grigio azzurro, 1959 (part.)Sotto: Cesare Botto - Paesaggio, 1987Silvio Rosso - Struttura elementare, 1970Albino Galvano - Uovo cosmico, 1956

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LA LAVORAZIONE DELLA CERAMICA LIGURE HA ORIGINI ANTICHE: NASCE PER LA PRESENZA NEL TERRITORIO LIGURE DI BACINI ARGILLOSI, MATERIA PRIMA GRAZIE ALLA QUALE SI SVILUPPA L’ARTE FIGULINA.

DI VIVIANA SPADAPHOTO: MUSEO GIUSEPPE MAZZOTTI 1903

indimenticabile nella storia albissolese.Il genere più rinomato della tradizionale ce-ramica di Albissola è il cosiddetto “Bianco e Blu”, o “Antico Savona”, introdotto, alla metà del secolo XVII dalla famiglia Guidobono, al cui capostipite, Giovanni Antonio (1631-1685), si fa risalire la definizione a chiaro scuro del mono-cromo turchino. Ma sono ben otto gli stili di quest’arte secolare: oltre a quello già citato, troviamo il Calligrafico Naturalistico, il Levan-tino, Uccelli e Prezzemolo, il Decoro Boselli, Ceramica Nera e Gialla, Art Déco o Stile 1925 e la Ceramica Futurista.Il decoro Calligrafico Naturalistico fu intro-dotto nelle fabbriche di Albissola e Savona nella prima metà del XVII secolo e riprende i motivi delle porcellane cinesi in uso durante il Regno Wan-li della dinastia Ming (1571-1619).

Albissola Marina, un nome che in tutto il mondo evoca immediatamente la propria

produzione artigianale di alto pregio: la cerami-ca. La cittadina, nota per le sue fornaci e per le creazioni di grande qualità già nella prima metà del secolo XVI, fu definita da Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista negli anni ’30, “La Libera Repubblica delle Arti”, poiché fu realmente capitale europea del-la ceramica e meta preferita di pittori, scultori, scrittori, come Nicolaj Diulgheroff, Fortunato Depero, Fillia, Giacomo Balla, Tullio Mazzot-ti “d’Albissola” e molti altri. In seguito, negli anni ’50, vi approdarono ancora altri artisti di fama mondiale quali Lucio Fontana, Aligi Sas-su, Asger Jorn, Corneille, Enrico Baj, Ernesto Treccani, Milena Milani, Agenore Fabbri, En-rico Prampolini, che segnarono un momento

un tesorobianco e blu

Il genere più rinomato della tradizione ceramica di Albissola è il cosiddetto “Bianco e Blu”, introdotto alla metà del secolo XVII dalla famiglia Guidobono, al cui capostipite Giovanni Antonio si fa risalire la definizione a chiaro scuro del monocromo turchino.

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Il Levantino, realizzato a più colori o soltanto in manganese, è contraddistinto dal disegno schizzato di minuscoli personaggi e animaletti e il suo nome deriva dai Levantino, la famiglia di ceramisti attiva nella zona nella seconda metà del XVII e tutto il XVIII secolo. Lo stile Uccelli e Prezzemolo si ispira alla ceramica della “fa-miglia verde” cinese (caratterizzata cioè da una dominanza cromatica verde dello smalto) e dal-lo stile giapponese Kakiemon, in cui i soggetti sono generalmente costituiti da uccelli posati

su rami e fronde simili alle foglie di prezzemo-lo. Il ceramista Giacomo Boselli, recuperando un decoro floreale assai in voga a Strasburgo, a Marsiglia e a Lodi, introdusse l’omonimo stile nella seconda metà del secolo. La Ceramica Nera e Gialla è, invece, tipica della produzione albissolese più popolare del secolo XIX e ne sono classificate tre tipologie: à taches noires o “striata bruna”, che si riscontra verso la metà del XVII secolo, la ceramica nera e, in pieno XIX secolo, la ceramica gialla. A partire dal 1920, fu

Sono pregiate maioliche e terracotte che, ad Albissola, sono prodotte da secoli con amore

e passione; piccoli capolavori d’arte che rappresentano la perfetta sintesi di materie prime

e di creatività artistica.

Ceramica di Albissola:sono otto gli stili

di quest’arte secolare

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il noto ceramista albissolese Manlio Trucco a introdurre nel procedimento di lavorazione i canoni dell’Art Déco (o Stile 1925): manufatti realizzati in terracotta decorata sottovernice a motivi floreali e vegetali stilizzati, con animali e figure umane, tutti elementi tratti dai tradi-zionali mezeri genovesi. La Ceramica Futurista si diffuse nel 1925 grazie a Tullio d’Albissola

e proseguì nel decennio successivo con consi-derevoli modifiche e in due tipologie: la prima con forme “sbilenche, insensate ed eccentri-che”, decorata con motivi geometrici a colori “urlanti” e ricoperta da cristallina traslucida; la seconda maiolicata matt, con effetto a buccia d’arancia, decorata con motivi geometrici a co-lori vivaci e sfumature.Da non perdere, per chi ama l’arte, una vista alla Fabbrica Ceramiche Giuseppe Mazzotti che, fondata nel 1903, è la più importante e rinomata della zona. Annesso alla manifattura, il Giardino Museo che accoglie il pubblico con un grande coccodrillo a grandezza naturale di Lucio Fontana. Casa Mazzotti, l’abitazione-laboratorio-negozio, sede della ditta Mazzotti, fu progettata dall’amico e collega futurista di Tullio, l’architetto bulgaro Nicolaj Diulgheroff. Nel 1964, si inaugurò la creazione della colle-zione privata del museo aziendale, che racco-glie oggi più di 200 opere di un centinaio di artisti, tra cui Fontana, Jorn, Fabbri, Martini, Caminati, Lorenzini, Rotella, Treccani etc. Albissola è ricca di angoli straordinari che fan-no da cornice al suo splendido mare, come la Passeggiata degli Artisti, opera unica e tra le più “preziose” al mondo, dove 20 pannelli con i disegni di maestri del calibro di Gambet-ta, Rossello, Fontana, Lam, Luzzati, Fabbri,

Per chi ama l’arte, una visita da non perdere è quella alla Fabbrica Ceramiche Giuseppe Mazzotti.

Il marchio Piral è l’esempio di come l’argilla possa diventare oggetto d’arte, come un vaso futurista, o

strumento di attività quotidiana.

Albissola è ricca di angoli straordinari che fanno da cornice al mare, come la Passeggiata degli Artisti,

opera unica e tra le più preziose al mondo.

PIRAL, UN’AZIENDA CON OLTRE 140 ANNI DI STORIAL’Albis S.r.l., titolare del noto e apprezzato marchio Piral, nasce ufficialmente nella cittadina ligure nel 1870, dalla grande abilità con cui gli artigiani albissolesi, fedeli custodi dei segreti di impasto e cottura dell’argilla, modellano oggetti unici e inimitabili. La creatività nell’innovazione delle forme e la cura dei dettagli fanno di ogni prodotto Piral un pezzo unico. Nell’ampia scelta di creazioni, il catalogo propone tre linee: Linea 1870, Linea Gourmet e l’Happy and Healthy Cooking. La prima contempla una serie di pentole, tegami, teglie di forma classica e tradizionale. La Linea Gourmet, dedicata in modo particolare agli amanti dell’alimentazione sana, propone forme divertenti e insolite (come l’originalissima “Peperonina”, ispirata ai peperoni piemontesi). L’innovativa Happy and He-althy Cooking presenta articoli colorati e utili, come sotto-pentola, poggia mestolo, porta formaggi, wine cooler. Idlir Aliaj rappresenta una storia nella storia: quella di un giovane (ha 26 anni) che, sbarcato in Italia per laurearsi in ingegneria a Firenze, si innamora della Piral. “A Firenze ho lavorato nel campo del marke-ting e per caso ho conosciuto la Piral: è stato amore a prima vista! Da allora, mi occupo a tempo pieno dell’azienda.” Contrariamente al trend nazionale, l’Albis gode di ottima salute e nei progetti futuri c’è, tra gli altri, quello di riportare la produzione del “biscotto” in provincia, creando anche nuova occupazione. Aliaj prosegue: “Nei periodi di crisi, i media danno solo notizie negative: dare spazio a realtà diverse e positive come la nostra permetterebbe alla gente di cominciare a sperare in un futuro migliore”. Saggio e filosofo, e forse questa è la “marcia in più” con cui Aliaj sta lavorando verso più grandi traguardi.

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Porcù, Capogrossi, Sassu, abbelliscono un percorso lungo quasi un chilometro. Il sot-topasso cittadino è, invece, decorato con le ceramiche dell’argentino Carlos Carlè e del-lo svedese Ansgar Elde. Al centro del paese, troviamo Piazza della Concordia con il suo selciato in pietra disegnato da Agenore Fabbri e Mario Rossello, il Muro Raku, realizzato nel 1978 dagli artisti albissolesi e l’Antica Forna-ce Alba Docilia, risalente al 1641 e attiva fino agli anni ’40. La fornace è stata recentemente recuperata dall’amministrazione comunale

INDIRIZZI UTILI• Fondazione Museo Giuseppe Mazzotti 1903 Viale Matteotti, 29 - Albissola Marinawww.gmazzotti1903.it - www.tulliomazzotti.it• Antica Fornace Alba Docilia Via S. Grosso - Albissola Marina • Casa Museo Villa Jorn Via d’Annunzio - Albissola Marina• Villa Farraggiana Via Salomoni, 117/119 - Albissola Marina• Albis Srl Via Trieste, 25 - Vado Ligure - [email protected] - www.piral.it.

e, adibita a spazio espositivo, oggi ospita una mostra permanente di Lucio Fontana e Wi-fredo Lam. Un altro luogo affascinante è senza dubbio Villa Jorn, che fu la dimora dell’artista danese Asger Jorn e la casa natale di Giuliano della Rovere, il futuro Papa Giulio II. Infine, la lussuosa e settecentesca Villa Faraggiana, immersa nel verde fra giardini e fontane, merita una sosta per chi ama l’arte: nei suoi salotti e nelle sue stanze si possono ammirare affreschi, sculture lignee e arredi dell’epoca di pregio.

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le società sportive che radunano per gli allena-menti i praticanti di tutte le età. Anche una volta arrivati a gareggiare in una delle tante competi-zioni, si punterà comunque sempre a battere i propri tempi: una gara con sé stessi che costitu-isce un incentivo a fare sempre di più e meglio.Il podista medio e il trip della corsa Ma chi è il tipico runner, se ne esiste uno? Non è semplice indicare nettamente una categoria. Basta pren-dere in esame i nastri di partenza di una mezza maratona qualunque, o di una “10 km”: il range di età varia dai 25 fino ai 65, 70 anni e a volte anche oltre, sia uomini che donne - forse in leg-gera predominanza i primi, ma sicuramente ag-guerritissime le seconde. Alcuni sono corridori da una vita, agonisti o ex, altri hanno cominciato con la voglia di ritrovare una forma fisica che si stava appannando, o per riavvicinarsi a uno stile di vita sano; in entrambi i casi, però, il rischio è che questa nuova attività diventi presto una sana “malattia”. Il trip della corsa, infatti, come alcuni di loro lo chiamano, risparmia pochi tra quelli che riesco-no ad allenarsi con continuità, perché la corsa dà benessere fisico, fortifica lo spirito preparandolo alla fatica, ossigena il corpo e fa sentire vivi. E

Non è facile tracciare l’identikit del podista moderno, una categoria eterogenea e sem-

pre più diffusa, che di settimana in settimana vede aumentare le fila dei praticanti. Uomini e donne alla ricerca della forma fisica, di uno sti-le di vita sano, o di un salvacondotto contro lo stress quotidiano. Il perché di un successo cre-scente Se ne sono accorti gli addetti ai lavori, ma basta guardarsi intorno o contare quelli che si ve-dono sgambettare per strada e salta subito all’oc-chio: i podisti, o runner - se vogliamo dare un tocco esotico alla disciplina - sono sempre di più.Sarà perché i vantaggi della corsa sono innume-revoli per chi la pratica, alcuni accentuati dal pe-riodo storico che stiamo vivendo, primo fra tutti il fatto che la corsa è lo sport “povero” per ec-cellenza. Per iniziare non servono abbonamenti, come in palestra, o attrezzature particolarmente onerose; con un paio di buone scarpe da dedica-re agli allenamenti - un investimento su cui non lesinare, visto che può durare anche un paio di anni e salvaguardare le articolazioni - si può pra-ticare ovunque, armonizzando l’attività sportiva con i propri ritmi di vita. È uno sport individuale e ci si allena preferibil-mente da soli, quando si può, ma non mancano

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quando si comincia a frequentare il circuito delle corse, diventa anche un elemento fortemente socializzante. Ma attenti: si parte con una maglietta traspiran-te e un paio di scarpette e si può finire con un cardiofrequenzimetro al petto, un cronografo di precisione al polso e magari un satellitare di ultima generazione che ci sa dire quanti metri abbiamo fatto, in quanto tempo, con quale disli-vello altimetrico e che ci darà anche una media per frazione e un confronto con i nostri tempi storici. Non fa ancora il tè caldo di fine corsa, ma forse ci stanno lavorando... In più la “malattia” pare contagiosa. Chiedetelo ai dipendenti di Radio Deejay, uno dei principali network italiani: da quando il direttore artistico, Linus, è diventato un appassionato corridore, an-che lo staff della radio lo ha seguito e l’emittente è diventata un punto di riferimento per il setto-re, marchiando numerose competizioni e com-

piendo un’opera di divulgazione che ha dato un impulso ancora maggiore al settore. Potenza dei media. La nuova frontiera del turismo sportivo La fati-ca dell’allenamento quasi quotidiano si traduce, poi, nella voglia di mettersi in gioco in una delle tante gare (oggi addirittura a rischio inflazione, visto il numero). Quelle più importanti sono, per ovvie ragioni, tutte di domenica, prevalen-temente al mattino, e ogni settimana c’è solo l’imbarazzo della scelta: gli organizzatori hanno cominciato ad affiancare alle distanze più classi-che, e faticose, come quella dei 42,195 km della maratona, anche la mezza maratona, o distanze più “ragionevoli” per chi è un apprendista run-ner, intorno ai 10 km.Ma, se una volta ci si svegliava presto e si faceva-no al massimo poche decine di chilometri, oggi la tendenza è quella di scegliere le corse anche in base alla suggestione del luogo e, magari, or-

UNA PISTA DOVE C’ERALA FERROVIALa Riviera ligure di Ponente da qualche mese è teatro di un fenomeno assai curio-so. Da quando, cioè, sono stati aperti i primi 21 km di pista ciclabile tra Ospedaletti e San Lorenzo al Mare, sul sedime della vec-chia ferrovia spostata nell’entroterra, si è assistito a un piccolo boom di appassionati corridori: “Si dedicano all’attività sportiva agonistica o amatoriale, legata al fitness e all’outdoor, dalle camminate veloci al jog-ging” ci spiega Daniele Moraglia, presiden-te della Riviera Triathlon, società sportiva attiva nell’Imperiese. Una volta terminata, la pista misurerà 70 km e arriverà fino ad Andora. A giugno è stata organizzata la pri-ma “Tutta Dritta”, corsa di 10 km in collabo-razione con la Turin Marathon, ma l’appun-tamento più seguito in zona resta la Mezza maratona di Imperia, a marzo.

Il correre è uno sport che si può praticare in qualsiasi stagione e in qualsiasi luogo.

Photo: johnnyberg, Diego Cervo, cempey.

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ganizzare un week end con partenza il sabato, godersi una giornata in giro e, dopo la gara della domenica mattina, scoprire quanto resta della città ospitante. Inutile citare il più famoso degli esempi internazionali, che è la Maratona di New York (che si tiene ogni anno a inizio novembre), o le classiche di primavera a Parigi, Londra, Vien-na o Praga. Anche in Italia, da tempo, Venezia e Firenze sono entrate nel circuito delle maratone più apprezzate a fini turistici e ci sono città emer-genti, anche al di là delle classiche metropolita-ne (la “Tutta dritta” di Roma o la “Deejay Ten” di Milano): basti pensare alla mezza maratona di Santa Margherita a Portofino di fine ottobre, o guardando in casa, la “Cherasco Eco Futura” di settembre, che ha fatto registrare nella suggesti-va cittadina, folte presenze turistiche. Per rima-nere vicino a casa, il 18 novembre a Torino si cor-re la Turin marathon, affiancata dalla Stratorino. Un binomio, quello della corsa agonistica legata

LA PAROLA AL MEDICO: FA BENE, MA ATTENZIONE AGLI ECCESSI!La corsa fa bene a tutti? Abbiamo chiesto un parere al dottor Carlo Villosio, del Centro di Medicina dello Sport di Cuneo (affiliato CONI e Federazione Medici sportivi): “La corsa ri-entra in quel tipo di attività definita aerobica ed è tranquillamente consigliabile rispetto ad altri sport: con i giusti allenamenti è ideale, ma va posta attenzione ai sovraccarichi muscolari o tendinei, anche per chi ha problemi di cartilagine. Per un soggetto sedentario sarebbe con-sigliabile almeno un elettrocardiogramma, - spiega l’esperto cardiologo, che la considera una disciplina sana, ma mette in guardia dagli eccessi. - Ci sono podisti che continuano a correre anche in tarda età, più per i benefici psicologici, e persone che rinunciano ad aspetti della vita piacevoli per correre, ma bisogna trovare un equilibrio”.

La Straconi è l’occasione per partecipare ad un evento che dà appuntamento a 15.000 persone , nella quasi totalità camminatori. Partenza da Piazza Galimberti ed arrivo sempre nella piazza principale dopo un percorso di 7,5 Km. L’appuntamento podistico più partecipato della provincia Granda è ormai una data da non perdere.Photo: Teresa Maineri.

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Non è semplice indicare nettamente una categoria di runner: il range di età varia dai 25 sino ai 65/70

anni e a volte anche oltre. Si tratta di uomini e donne: forse in leggera predominanza i primi,

ma sicuramente agguerritissime le seconde. Alcuni sono corridori da una gita, agonisti o ex, altri hanno cominciato con la voglia di ritrovare una forma fisica che si stava appannando o per

riavvicinarsi a uno stile di vita.

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a quella amatoriale, che a Cuneo ha la sua subli-mazione nella Stracôni e nella Coppa delle Alpi, (quest’anno l’11 novembre), che raduna ogni anno migliaia di persone in piazza Galimberti per aspettare il fatidico start (e finanziare con un gesto di solidarietà le associazioni sportive).Quest’anno gli iscritti alla non competitiva sono

stati 15.000, un record raggiunto addirittura in anticipo sulla chiusura delle iscrizioni: un nume-ro che non è stato superato solo a causa dello stop imposto dal regolamento, deciso dagli or-ganizzatori capitanati da Sergio Costamagna. Numeri impressionanti, anche se alla Straconi i corridori si mescolano a coloro che scelgono di fare una semplice passeggiata lunga 6 km nel circondario di Cuneo, passando dal centro al parco fluviale del capoluogo, con passeggini e cani. Una festa per tutti. Ma adesso, presi dall’en-tusiasmo, non rimane che sperimentare in prima persona i benefici della corsa: il sogno è quello di tagliare un giorno il traguardo di un’importante competizione con le braccia alzate al cielo, come Stefano Baldini, Medaglia d’Oro alla Maratona di Atene, anche se il sospetto è che il primo giorno finiremo più facilmente come un altro famoso maratoneta italiano, Dorando Pietri, sostenuti dopo pochi chilometri da qualche compassione-vole passante.

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La luce è soffusa, ma mirata. La plancia è la tavolozza su cui creare.

La musica scorre, cadenza, erompe. Fuori è notte. Giancarlo Boschetti non segue il tempo, perché si affi da al suo: immagina, si sofferma, si affi da a istinto e ragione. Poi, plasma materia e materie. Ascolta Rock e Opera: ogni lavora-zione ha il suo ritmo. I brividi pervadono la sua essenza. Le note guidano la mano e lo spartito prende forma. Sono persiani, visoni, castori, zibellini. E’ artista. Dona a sé attimi di creazione pura che paiono gioielli. Da regalare e regalarsi.Realizza pellicce da decine di anni. Dà forma a prototipi anche per case d’alta moda, ma non se ne vanta. Il suo obiettivo è quello di creare una seconda pelle alle sue clienti, anche con la rimessa a modello di pellicce già esi-stenti.

Giancarlo Boschetti. Nato a Fossano. Il papà era funzionario Fiat. Ha vissuto con la famiglia a Torino. A quattordici anni ha cominciato a frequentare l’atelier di pellicceria, in via San Quintino, dei fratelli Egidio ed Ange-lo Dina: genio e sregolatezza l’uno, ragione pura l’altro. Ha fatto bagaglio attingendo da entrambi e le sue creazioni sono anche frutto di questo incon-tro, che è stato soprattutto privilegio intellettuale. E’ insegnante per conto dell’Associazione Italiana pelliccerie. Nel Centro Studi dell’Aip sono presen-ti alcuni campioni di sue lavorazioni che sono uti-lizzate come materia di studio per gli studenti.Boschetti Pellicce ha la sede storica in Bra, ma ora è presente anche a Cuneo, in un piccolo an-golo ricavato nel negozio di Abbigliamento Liolà. Realizza capi anche sino alla taglia 60 e propone la selezione della sua produzione.

Pellicce a ritmo di

Sperimenta abbinamenti tra peli e pelli e il risultato è fi glio di una mano che è soprattutto alta scuola. Capi, ma soprattutto suggestioni. Castori lavorati a strisce sottilissime su cashmere come fosse un cardigan. Microcoat di visone con lavorazioni tweed, ad effetto optical. Morbide giacchine in volpe con colori degradé. Cappottini minimali in persiano. Accessori monocromatici o multicolori per ingentili-re il rigore del classico. Scaldamani. Bordure. Colli. Polsi. Ha un magazzino storico. E’ il suo patrimonio ultra qua-rantennale. Attinge da quello scrigno. Per scelta, ha calmie-rato i prezzi perché vede l’orizzonte della vecchiaia non più come un puntino lontano e vuole che le sue pelli trovino casa e rifulgano sotto la luce del sole. L’acquisto di una pelliccia è un fatto intimo. Non ha mai detto a una cliente: “La comperi”. Crede al colpo di fulmine e quando una donna si innamora di una pelliccia, la ama dal primo istante. L’attrazione fatale è questione di affi nità. Elettive.

• Cuneo - Via Seminario, 1 (negozio Liolà), tel. +39 0171.693476

LABORATORIO: • Bra - Via Vittorio Emanuele, 207 (interno cortile), tel. +39 0172.411494

www.boschettipellicce.it

Particolari delle lavorazioni artistiche di Giancarlo Boschetti

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La luce è soffusa, ma mirata. La plancia è la tavolozza su cui creare.

La musica scorre, cadenza, erompe. Fuori è notte. Giancarlo Boschetti non segue il tempo, perché si affi da al suo: immagina, si sofferma, si affi da a istinto e ragione. Poi, plasma materia e materie. Ascolta Rock e Opera: ogni lavora-zione ha il suo ritmo. I brividi pervadono la sua essenza. Le note guidano la mano e lo spartito prende forma. Sono persiani, visoni, castori, zibellini. E’ artista. Dona a sé attimi di creazione pura che paiono gioielli. Da regalare e regalarsi.Realizza pellicce da decine di anni. Dà forma a prototipi anche per case d’alta moda, ma non se ne vanta. Il suo obiettivo è quello di creare una seconda pelle alle sue clienti, anche con la rimessa a modello di pellicce già esi-stenti.

Giancarlo Boschetti. Nato a Fossano. Il papà era funzionario Fiat. Ha vissuto con la famiglia a Torino. A quattordici anni ha cominciato a frequentare l’atelier di pellicceria, in via San Quintino, dei fratelli Egidio ed Ange-lo Dina: genio e sregolatezza l’uno, ragione pura l’altro. Ha fatto bagaglio attingendo da entrambi e le sue creazioni sono anche frutto di questo incon-tro, che è stato soprattutto privilegio intellettuale. E’ insegnante per conto dell’Associazione Italiana pelliccerie. Nel Centro Studi dell’Aip sono presen-ti alcuni campioni di sue lavorazioni che sono uti-lizzate come materia di studio per gli studenti.Boschetti Pellicce ha la sede storica in Bra, ma ora è presente anche a Cuneo, in un piccolo an-golo ricavato nel negozio di Abbigliamento Liolà. Realizza capi anche sino alla taglia 60 e propone la selezione della sua produzione.

Pellicce a ritmo di

Sperimenta abbinamenti tra peli e pelli e il risultato è fi glio di una mano che è soprattutto alta scuola. Capi, ma soprattutto suggestioni. Castori lavorati a strisce sottilissime su cashmere come fosse un cardigan. Microcoat di visone con lavorazioni tweed, ad effetto optical. Morbide giacchine in volpe con colori degradé. Cappottini minimali in persiano. Accessori monocromatici o multicolori per ingentili-re il rigore del classico. Scaldamani. Bordure. Colli. Polsi. Ha un magazzino storico. E’ il suo patrimonio ultra qua-rantennale. Attinge da quello scrigno. Per scelta, ha calmie-rato i prezzi perché vede l’orizzonte della vecchiaia non più come un puntino lontano e vuole che le sue pelli trovino casa e rifulgano sotto la luce del sole. L’acquisto di una pelliccia è un fatto intimo. Non ha mai detto a una cliente: “La comperi”. Crede al colpo di fulmine e quando una donna si innamora di una pelliccia, la ama dal primo istante. L’attrazione fatale è questione di affi nità. Elettive.

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Particolari delle lavorazioni artistiche di Giancarlo Boschetti

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TRA RICERCA, INNOVAZIONE, NUOVE ABITUDINI ALIMENTARI E ANTICA TRADIZIONE NORCINA CHE SI TRAMANDA DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE, UNO SGUARDO SULLA SALUMERIA PIEMONTESE TRA IERI E OGGI.

DI VANINA CARTA

del prodotto), poi la riduzione notevole del contenuto lipidico, di cui risulta ottimizzata la qualità compositiva, soprattutto per quanto riguarda gli insaccati cotti, i cui grassi preziosi, quelli insaturi, sono passati dal 30% a oltre il 60%, mentre i saturi si sono ridotti fino a quasi il 40%. Nuove frontiere, dunque, per un settore in-dustriale e, in molti casi, ancora artigianale o semi-artigianale, che ormai investe sempre di più in controllo qualità e ricerca, non solo per soddisfare il palato dei consumatori, ma anche per guardare con attenzione alla loro salute. Tutto questo è vero a livello nazionale, così come per la Provincia di Cuneo e per tutto il Piemonte, dove il comparto rappresenta una fetta importante di tutto il settore alimentare. Nonostante i salumi piemontesi, su scala nazio-

Così non li avevamo davvero mai immagina-ti. Meno sale, meno grassi, più proteine,

vitamine e sali minerali. Queste le caratteristi-che dei “nuovi” salumi italiani. Da una ricerca del 2011 (fonte: “Salumi & Consumi”, Turbo Edizioni, ottobre 2011) condotta da Inran, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, e da Ssica, Stazione Sperimen-tale per l’Industria delle Conserve Alimentari, emerge, infatti, un complessivo miglioramento dei valori nutrizionali dei salumi italiani - ri-spetto ad analisi compiute negli anni ’90 - che implica una rivalutazione della categoria nel-la dieta mediterranea moderna. Considerati da sempre “alimenti grassi e salati”, oggi si presentano con nuove peculiarità per sfatare vecchi miti: prima fra tutte una diminuzione significativa del sale (dal 4% al 48% a seconda

L’antica salumeria Brizio nel centro di Venasca (CN), diventata oggi la Brizio Salumi. Il panorama delle aziende impegnate nel settore della salumeria ha forti radici familiari, poiché spesso le stesse ricette norcine sono tramandate di generazione in generazione all’interno della stessa famiglia.

premiata salumeria piemontese

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nale, non abbiano, infatti, l’appael mediatico di quelli per esempio, emiliani, su cui spesso pesano i grandi investimenti di marketing da parte di aziende e consorzi con grandi capa-cità economiche, qui la salumeria rappresenta una categoria alimentare storica, poiché l’alle-vamento organizzato dei maiali, in particolare nelle pianure piemontesi lungo il Po e i suoi affluenti, nasce già a partire dagli anni ’50-’60, per non parlare della stessa tradizione norci-na, che è ovviamente molto più antica. Ognu-no di noi, forse, ricorderà di un nonno o di un anziano che raccontava del proprio maiale alle-vato nella stalla, insieme a galline, conigli etc... Ebbene, quel porco era la bestia più prodigiosa dell’aia, poiché, producendo salumi da consu-mare tutto l’anno, trasformava in proteine tutti quegli scarti della cucina altrimenti inutili. Era un piccolo tesoro da tenere con cura fino al momento della sua uccisione: un giorno di vera coralità, quasi sacro, dove tutti partecipa-vano, non solo i familiari, ma i membri della comunità rurale (borgata, frazione etc.) che vi-vevano spesso condividendo cibo e risorse. E i giorni successivi erano un susseguirsi di attività febbrili per lavorare le carni: un compito desti-nato agli uomini, tutti insieme, in un momento che era anche di festa, poiché il duro lavoro - al freddo, per poter preservare le carni - termi-nava con una cena per consumare i prodotti più freschi.Oggi, quelle atmosfere da Albero degli zoccoli non ci sono più, anche se nelle nostre cam-pagne sopravvive, qua e là, quell’arte norcina che spinge le famiglie ad associarsi per farsi i salami, utilizzando le carni di un suino di cui si conosce la provenienza o allevato a tale scopo. In ogni caso, sono proprio quella memoria e quella sapienza ad aver consolidato la produ-zione delle nostre specialità regionali - decli-nate in tante tipicità locali, diverse spesso da provincia a provincia - e si può affermare con certezza che nessun altro comparto alimentare in Piemonte, oggi, nel panorama del mercato

attuale, abbia mantenuto un tale legame con la tradizione da farne quasi un tratto imprescin-dibile. Un dato riscontrabile nelle peculiarità delle stesse aziende del settore, che vanno dai laboratori artigianali a una predominanza di aziende di dimensioni piccole e medie: nella maggior parte dei casi, imprese a conduzione familiare, che nascono dall’arte norcina di uno dei fondatori. Segno che la famiglia resta il ca-posaldo fondante di tali realtà imprenditoriali, poiché è al suo interno che la sapienza è stata tramandata, spesso attraverso ricette antiche e segrete. Certamente, sia le aziende piccole sia quelle medio-grandi non disdegnano la produzione di salumi che sono meno peculiari rispetto ad altri, come il prosciutto crudo (anche se la DOP del 2009 al Prosciutto Crudo Cuneo san-cisce finalmente la tipicità locale del prodotto), o quello cotto, ma parlare di salumi piemontesi vuol dire anche ricordare tante altre speciali-tà che sono davvero uniche e “nostre” a tutti gli effetti. Un elenco che, inaspettatamente, si fa lungo: il tanto amato salame campagno-lo, in diverse pezzature, insaccato in budello naturale e caratterizzato da una macinatura

La lavorazione di salumi di alta qualità richiede ancora, oggi come una volta, la manualità di bravi artigiani norcini. La salsiccia fresca di suino da vendere a peso è uno dei cavalli di battaglia della salumeria cuneese.Photo: Giorgio Sandrone

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Il salame crudo. Photo: Davide Dutto;il salame cotto. Photo: Giorgio Sandrone;

la galantina. Photo: Davide Dutto;il lardo. Photo: Giorgio Sandrone.

medio-grande, il famoso lardo (con o senza erbe), la pancetta (del Preivi o con cotenna), il salame cotto, la salsiccia (classica di suino o quella di Bra), il cotechino nostrano morbido e profumato, senza dimenticare nicchie locali ancora più particolari (di produzione più spe-cificatamente artigianale), come la galantina, oppure, uscendo dalla Provincia di Cuneo, il Salam Patata canavese (pancetta, guanciale e rifili di carne magra macinati insieme a a pa-tate bollite), la Mustardela delle Valli Valdesi (sanguinaccio a base di scarti del maiale, vino e sangue suino), il Salame di Turgia delle Valli di Lanzo (carne bovina macinata con lardo e pancetta), il Salame delle Valli Tortonesi (ciò che fa la differenza è la stagionatura e lo spo-stamento sapiente del salame in luoghi sempre diversi, via via meno umidi), la Testa in cassetta di Gavi (parti di scarto del maiale insieme a ta-gli bovini, cotti e pressati) etc. Tutti, sia i più che i meno noti, sono il frutto di una storia antica, che ha come filo conduttore il vecchio principio secondo il quale “del maia-le non si butta via nulla” (o quasi). Ma, allora, tornando al tema del nostro incipit, come fan-no veramente a convivere tradizione e control-lo delle qualità nutrizionali?È una delle domande che abbiamo posto a Gianmario Brizio, direttore commerciale della Brizio Salumi di Venasca: un esempio di quel-le realtà imprenditoriali cuneesi, ormai di di-mensioni medio-grandi, che riescono ancora a coniugare tradizione, manualità, legame con il passato, a innovazione e ricerca. Innanzitutto, l’azienda nasce dalle fondamenta della salume-ria venaschese del Nonno Matteo, detto “Non-no Materìn”, che elaborò la propria esclusiva ricetta del salame cotto (con i tipici dadini di lardo miscelati alla carne di spalla e insaccati in budello naturale), così come di altri prodotti, quali il lardo, in numerose varianti, la pancet-ta, la salsiccia. Una dimostrazione di come la conduzione familiare sia strettamente legata alla trasmissione di antiche ricette e sapienze

norcine di un tempo: “A lui abbiamo voluto in-titolare il nostro salame cotto. Il Materìn - spie-ga Brizio - è stato uno dei prodotti che hanno fatto di Brizio un marchio riconosciuto in tutto il Piemonte e non solo, soprattutto come pro-duttore di tipicità”.E già, la tipicità. Come si diceva, parola chiave per il comparto dei salumi piemontesi, oggi, ma viene da chiedersi, a livello di mercato, se la scelta della tipicità paghi ancora o se la tenden-za del consumo sia quella verso un’attenzione particolare, se non esclusiva, ai valori nutrizio-nali del prodotto, come alla sua capacità di ri-spondere a nuove e diffuse esigenze alimentari oggi in crescita (celiachia, intolleranze etc.), come testimonia il miglioramento delle caratte-ristiche intrinseche dei salumi italiani. “Negli ultimi anni, si verifica da parte dei con-sumatori una maggiore attenzione nella ricerca del servizio che le grandi industrie offrono: vedasi, infatti, la crescita degli affettati in va-schetta, dei cubettati etc, nonostante il loro co-sto maggiore rispetto ai prodotti equivalenti al banco al taglio. Parallelamente, però, la tipicità del prodotto tradizionale, per noi, sta ancora pagando, anzi vedo sempre una maggiore at-tenzione al prodotto piemontese da parte delle insegne della GDO. Ciò non va scapito delle qualità organolettiche e nutrizionali del pro-dotto, poiché è possibile oggi perpetuare la tra-dizione con una maggiore attenzione al benes-sere del consumatore. Per esempio - conclude Gianmario Brizio - tutte le nostre referenze sono senza glutine e sono inserite nel prontua-rio degli alimenti dell’A.I.C., grazie a particolari pratiche adottate nelle fasi di lavorazione.”Le imprese mirano, dunque, a coniugare inno-vazione e tradizione e se è vero, come ci dice ancora Brizio, che “quello che sta cambiando è il mercato e la distribuzione tradizionale (ma-cellerie, gastronomie, salumerie) sta soffrendo molto a favore della grande distribuzione, sia in termini di volumi e di riflesso anche di mar-ginalità”, è pur vero che molte micro-realtà, an-

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cora molto presenti sul nostro territorio (spes-so singole salumerie con annesso laboratorio), puntano tutto sull’artigianalità, vale a dire sul DNA che le contraddistingue, anche se ciò significa mantenere volumi ridotti. Una scelta che permette - anzi obbliga - ad alzare i prezzi per poter sopravvivere, ma che consente an-che di concentrarsi su produzioni particolari e di nicchia, altrimenti impossibili da gestire.Un esempio di questo spirito di intraprenden-za e di costanza ce lo dà Beppe Dho, salumie-re di Centallo che, fin dal 1976, si ispira a un principio guida: “produrre salumi che siano rappresentativi del nostro territorio sotto il profilo del sapore e che siano di alta qualità, per coerenza con le nostre idee. La scelta di mantenere dimensioni prettamente artigianali e familiari, nonostante oggi i nostri prodotti si-ano a Eataly - continua Dho - è stata una scelta conseguente e per ragioni inerenti la lavora-zione, che nel nostro caso è manuale in ogni sua fase”. Una filosofia che in parte spiega anche l’uti-lizzo di ingredienti particolari come il sale in-tegrale di Trapani (Presidio Slow Food) e “la

cura nella selezione di tutte materie prime. Per lo stesso motivo - spiega Dho, - selezioniamo carne esclusivamente cuneese e facciamo at-tenzione alla provenienza delle spezie”.Puntando sull’artigianalità e la tipicità, Dho è uno dei pochi in provincia a produrre speciali-tà locali quasi scomparse, come la galantina di testa, “prodotta utilizzando guanciale, lingua e carne magra di spalla pressate e cotte in uno stampo, dopo una macerazione di qualche giorno in una concia di sale e spezie”, oppure la muletta (disponibile solo in alcuni momenti dell’anno) “che ormai pochi conoscono: l’im-pasto viene insaccato nel budello cieco del suino: operazione che richiede una stagiona-tura di almeno 6 mesi una particolare perizia nell’affinamento”.Perché, dunque, fermarci ai classici natalizi, zampone e cotechino, quando la tradizione ci offre una varietà che forse non conoscevano? Il Natale alle porte può essere così un’occasione per scoprire vecchie e nuove specialità, maga-ri dando soddisfazione non solo al palato, ma anche a chi ogni giorno cerca di perpetuare la tipicità all’insegna dell’eccellenza.

Matteo Brizio, detto “Materìn”, di fronteall’antica salumeria di Venasca, con la famigliaal completo (1958).

Beppe Dho verifica la stagionatura dei suoi salami crudi artigianali. Un classico natalizio: lo zampone con le lenticchie Photo: Davide Dutto.

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TAJARIN ALLE CASTAGNESU MEDAGLIONE DI SALAME COTTO

chef Bettahi Hassan del nuovo ristorante G-ZERO di Limone

Ingredienti per 6 persone:100 gr di farina di castagne, 30

0 gr di

farina OO., 2 uova intere + 4 tuorli, Salame

cotto cuneese con spessore di 2-3 mm,

Burro qb , Rosmarino fresco.

Preparazione:Mescolare i 2 tipi di farina, form

are una fontana

dove si aggiungono le uova. Impastare fino ad

ottenere un impasto omogeneo. T irare la pasta fino

ad ottenere uno spessore di 1 mm, quindi tagliare

secondo la larghezza desiderata. Far cuocere in acqua

salata portata ad ebollizione per circa 1 minuto.

Impiattamento:In un padellino scottare il salame, precedentemente

tagliato a medaglione, con rosmarino fino ad ottenere

una doratura dello stesso. Posare il medaglione su l

piatto di por tata, mettere nello stesso padellino una

nocciola di burro. Dopo aver scolato i tajarin, farli

saltare nello stesso, dopodiché verranno disposti sul

medaglione di salame.

I TAJARIN TRENTA TUORLI ALLA CARBONARA PIEMONT ESE Adelia Drago - Chef - Locanda San Giorgio, Castellero, NevigliePreparazioneMettete il lardo di Moncalieri tagliato finemente

in una padella e fatelo rosolare. A par te tagliate la cipolla a fette molto sottili e aggiungetela al guanciale quando è ben rosolato. Aspettate che la cipolla si imbiondisca, dopodiché sfumate con del vino bianco. Nel frattempo sbattete le uova,

incorporando sale, pepe e abbondante formaggio parmigiano. Quando il lardo si sarà intiepidito ag-giungetelo nel recipiente con le uova. Fate cuocere i tajarin in acqua bollente leggermente salata e

scolatela velocemente, in modo che non perda calo-re. Versatela nel recipiente insieme alle uova e al

lardo e mescolate sino a quando l’uovo non si sarà rappreso, rimanendo comunque piuttosto cremoso. Aggiungete una spolverata di pepe e servite.

AccorgimentiNon aggiungete olio e burro al soffritto: il lardo perderà già abbastanza grasso durante la cottura. Se quando mescolate la pasta l’uovo rimane troppo liquido, versate tutto nella pentola di cottura della pasta, che sarà ancora calda e permetterà all’uovo di rapprendersi, così avrete una carbonara perfetta.

Idee varianti:Al posto del lardo si usa spesso il guanciale di vitello.

LARDO DI COLONNATA ALLE NOCI

Eugenio Manzone chefRistorante il Por tichetto, CaraglioIngredienti Lardo, Noci, Ricotta d

i

bufala, Sale, Pepe, Miele.

Procedimento Tagliare sottilmente il lardo, av-

volgerlo con la ricotta, sale, pepe e noci tritate.

Passare velocemente nel forno a 180°C. Taglia-

re e impiattare. Si può modificare la ricetta

aggiungendo del Castelmagno a piacere.

PIZZA ‘900Alfonso Adamo chefPizzeria Lo Scugnizzo - CuneoIngredienti per la base:Farina, Acqua, Lievito madre, Sale q.b.Condire con: Salame cotto reale di Dho, Mozzarella

fior di latte, Formaggio erborinato dei Monti

Lattari (Costa di Amalfi), Pomodorini datterini

maturi, Basilico.Procedimento: Impastare a mano la base, quindi

disporre gli ingredienti come da foto, infornare e

por tare a cottura.

salumiin tavola

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che, a volte, con la vostra mania di trasformare il paesaggio, tramutate in inondazioni distruttive delle quali voi soli avete la colpa.Ma voi umani siete anche belli nelle vostre gioie e commoventi nei vostri dolori. Grazie alla “civiltà”, avete in-ventato un altro inverno, non io di certo, e l’avete chiamato “crisi”. Vi ha “gelato” le ambizioni, tolto la speran-za di un domani migliore, che rima-ne solo per alcuni ovviamente, non quelli che da sempre si guadagnano il pane col sudore.E poiché siete strani, avete deciso che, per rimediare al “freddo” di cui voi siete gli artefici, bisognava ag-giungerne altro, che opportunamen-te avete denominato “rigore” e, per di più, l’avete fatto pagare a quelli

che non lo avevano creato e voluto e neppure hanno la possibilità di opporsi. Così ora state lì, senza sapere che fare, se non vedere nel futuro quello che è il presente.Allora andate a osservare quella tela in quel piccolo museo della provincia pada-na. Noterete che le pecore guardano avanti annusando l’aria, che gli occhi del bue sono languidi, ma non tristi. Loro sanno che la primavera arriverà; che una nuova stagione ci sarà, anche se ora calpestano neve e fango. E imparate.

È la mia forza e la mia bellezza. Nel freddo della mia stagione, voi

uomini celebrate le feste più amate, rintanati nelle abitazioni alla ricerca di un po’ di quel calore del quale vi privo. Fuori tutto è immobile nella natura (quel poco che ne resta dopo gli scempi che avete commesso in nome del progresso) da me conge-lata in un “fermo immagine” che sa di eterno.Nasco col solstizio del 22 dicembre immancabilmente ogni anno, finché ci sarà una vita, finché ci sarà un universo, finché ci sarà un piccolo sistema periferico con una piccola stella che chiamate “Sole” e che pare grande solo a voi, e fin quando i suoi raggi cadranno perpendicolari al Tro-pico del Capricorno del terzo pianeta (cosicché nell’emisfero boreale la notte è più lunga del giorno e il freddo do-mina ovunque).Sono io, l’inverno, ad aver bloccato i più grandi condottieri, come Napoleone, che non fu sconfitto dalle truppe zariste russe, bensì dai miei venti e dalle mie gelide tempeste. Così come un secolo e mezzo dopo, fermai l’apparente inarre-stabile avanzata delle armate germaniche guidate da un pazzo psicopatico che quel popolo aveva eletto a loro capo.E ancora oggi, nonostante sosteniate il contrario - da presuntuosi quali siete - nulla può la vostra tecnologia contro i miei rigori: blocco automobili, trama autocarri, treni che non riescono più a muoversi o se lo fanno paiono gocciole impazzite a scivolare su inclinate superfici vetrate. Impedisco alle macchine vo-lanti da voi inventate di solcare i cieli gelandone le ali, sigillandone i meccanismi.Tuttavia, da me la natura ha sempre ricevuto un bene. La mia coltre bianca pro-tegge i semi della terra, permette loro di crescere bene, secondo il giusto ritmo cosmico. E quando me ne vado, essa pian piano si scioglie, penetra nel terreno, si tramuta in acqua, corre nei fiumi e nei torrenti; acqua preziosa per la vita,

DI FABRIZIO GARDINALI

l’intervista impossibile

l’invernostagione del freddo

Stefano Bruzzi - Ritorno dal mercato dopo la nevicata (1887 ca. - Galleria d’Arte Moderna Ricci - Oddi, PC)

particolare

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RAGGIUNGERE LA SARDEGNA DALL’AEROPORTO DI CUNEO È SEMPLICEE RAPIDO: IN UN’ORA SI PASSA DAL FREDDO E DALLA NEBBIA AL CALOREDI UNA TERRA RICCA DI TRADIZIONI E AMBIENTI SUGGESTIVI

gianale di formaggi, pane, pasta e dolci (vere opere d’arte), vini e olio, rimandano all’arcaico mondo contadino e pastorale e fanno di alcune produzioni del territorio un unicum di eccellen-te qualità. L’artigianato tramanda, di generazio-ne in generazione, tutto il fascino delle antiche tecniche manuali nella lavorazione di tappeti, arazzi, cestini, ceramiche, mobili e oggetti di legno, coltelli, corallo e gioielli.

ALGHEROTra le vie acciottolate del centro storico, nelle facciate dei palazzi, fra le bifore e i portali mu-rati, si cela la storia, l’immagine, l’identità di Alghero: ed è subito Catalogna. Custodita gelo-samente dalle sue inespugnabili mura, Alghero si è caratterizzata sempre più come un’isola ca-talana nell’isola di Sardegna.

Paesaggi mozzafiato – ma anche cultura, sto-ria e tradizioni secolari – rendono il territo-

rio di Sassari tra i più affascinanti d’Italia. Un’a-rea che si estende sino a occupare tutto il nord-ovest della Sardegna, facilmente raggiungibile per mare e con il collegamento diretto Cuneo-Alghero servito dalla compagina Ryanair. Un paradiso di acque cristalline e sabbie finissime e un entroterra aspro e selvaggio, arricchito dal-le testimonianze archeologiche, dai complessi nuragici alle domus de janas, dalle tombe dei giganti alle innumerevoli vestigia romane.Una costa dai mille volti che unita ai saperi lo-cali, dalla cugina all’artigianato, rendono questa terra una delle più magiche ed affascinanti del mondo. I gusti semplici e gli aromi forti delle essenze mediterranee nella gastronomia, gli antichi procedimenti nella preparazione arti-

meta d’inverno:alghero

La costa nord-ovest della Sardegnasvela un mare cristallino anche in inverno.Photo: Argioneta.

Nella pagina seguente:L’abbazia di Saccargia in provincia di Sassari.Photo: Crazy 82.

Il territorio è costellato di complessi nuragici, testimonianza di civiltà antiche.Photo: Sekdo.

Scorcio dell’antica città di Bosa.Photo: Rb-studio.

Il fico d’india caratteristicodell’ambiente naturale sardo.Photo: Crazy 82.

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Da non perdere il Museo del Corallo ospitato all’interno di una villa Liberty, racconta la storia del nostro Mare Mediterraneo attraverso una delle principali risorse del territorio, il Coral-lium Rubrum. Un affascinante viaggio nell’eco-sistema marino, nella storia di questo prezioso organismo vivente, un’immersione nel mare che circonda la Città e che molto ha dato e con-tinua a dare alla sua gente.Il Museo Diocesano d’Arte Sacra, ospitato nell’antica chiesa del Rosario, nel cuore del centro storico, conserva ed espone i tesori del-la cattedrale e delle chiese storiche della città.

SASSARISassari è il più importante centro del nord della Sardegna, sia per la sua storia che per le attività economiche e culturali che vi si concentrano. È abitata sin dall’antichità, come dimostra il complesso nuragico che sorge presso il Mon-te d’Accoddi. Esso comprende un imponente altare megalitico, unico per la sua forma che ri-corda i santuari della Mesopotamia. Nella zona circostante sono visibili i resti di domus de ja-nas, diversi menhirs e innumerevoli nuraghi.Per gli amanti dell’etnografia il Museo Sanna offre un’occasione unica per ripercorrere la storia della Sardegna in relazione ad alcuni dei siti e dei momenti più importanti. Il Museo an-novera anche interessanti collezioni di dipinti antichi (dal XV al XIX secolo) e manufatti etno-grafici della tradizione sarda, purtroppo solo in parte esposti al pubblico.

STINTINOLa deliziosa cittadina di Stintino si affaccia sul golfo dell’Asinara, sulla costa nord-orientale della Sardegna. Ha una data di nascita molto precisa, il 1885, quando le famiglie dei pesca-tori che abitavano l’isola dell’Asinara furono sfrattate per far posto alla colonia penale e do-vettero fondare un nuovo insediamento a Capo Falcone. L’origine del toponimo deriva dal sar-do “s’isthintinu”, cioè il budello, dal nome dato

allo stretto fiordo su cui sorse il paese. I due porti - Portu Mannu e Portu Minori - sono at-trezzati per il turismo nautico.Caratteristico il Museo della Tonnara situato in uno stabile realizzato nel 1995, diviso in 6 “camere” come la tonnara vera e propria. La costruzione consiste in una originale strut-tura modulare progettata con fini itineranti e richiama esternamente l’architettura delle case tradizionali di Stintino ed internamente la pe-sca, alle Saline, presso il villaggio. Il visitatore è indotto a compiere il percorso del tonno, a partire dalla camera grande e fino alla camera della morte. ll museo vuole essere un tributo a tutti coloro che per anni hanno operato nel settore della pesca del tonno, dai proprietari ai Rais, dalle maestranze della ciurma di terra ai tonnarotti.

CASTELSARDOCastelsardo è una suggestiva cittadina che sor-ge sul mare, e proprio il mare ne ha segnato la storia. Arroccato su un grande promontorio affacciato sul mare, Castelsardo con il suo quar-tiere della Cittadella, o Casteddu - vale a dire il labirinto di stradine contorte dell’antico borgo - offre una visione di gran fascino. Sedute sulle scalette dei vicoli dell’antico borgo, è possibile vedere le donne intrecciare cestini in palma nana, seguendo una tradizione tramandata di madre in figlia che risale, pare, all’epoca dei benedettini, ovvero al XIV secolo. I pescatori più anziani invece costruiscono con il giunco le nasse, una sorta di cestini conici utilizzati per la pesca dell’aragosta.Nella suggestiva fortezza militare del XII seco-lo, eretta dalla famiglia Doria, quale caposaldo strategico del sistema difensivo genovese nell’i-sola trova sede il Museo dell’Intreccio.La raccolta museale, dedicata ai prodotti ar-tigianali realizzati intrecciando fibre vegetali provenienti dall’intera area mediterranea, si configura come vero e proprio centro di docu-mentazione. Il museo è unico nel suo genere,

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a cui spesso toccava il compito di realizzare le reti per i pescatori, hanno utilizzato lo stesso punto per ricavarne un pizzo ricamando la rete al telaio. Il filet, in sardo su randadu, utilizza tecniche antichissime ma, essendo quest’arte diffusa in vari paesi del Mediterraneo, è molto difficile individuarne le origini. Il nome, filet, di provenienza francese, indica propriamente la reticella sulla quale viene realizzato il finis-simo ricamo. Ancora oggi le donne bosane, sedute sull’uscio di casa ricamano sulla rete con abilità e pazienza personaggi mitici e leggendari, simboli religiosi o motivi desunti dalla tradizione sarda più classica: pavonesse e colombi, tralci di vite e grappoli d’uva, rose e gigli, leoni, cervi.

IL GOLF CLUB ALGHEROCon il suo clima mediterraneo ed i quasi 300 giorni di sole all’anno, il nord ovest della Sardegna offre le condizioni ideali per la pratica di attività sportive all’aria aperta anche nel periodo invernale. Il Golf Club Alghero SSD affiliato alla Federazione Italiana Golf è ospitato presso l’Hotel Domo-Minore, a 1500 metri dal mare, tra la città di Alghero e alcune fra le più belle località del mondo, in un angolo tranquillo, tra gli eucalipti e i fichi d’india, dove sembra che il tempo si sia fermato. L’atmosfera è quella serena e cordiale di un ambiente familiare; è il posto ideale dove trascorrere le vostre vacanze in assoluto relax. Per chi vuole scoprire questo sport e per chi vuole migliorare la propria abilità La Golf Academy del Club organizza lezioni individuali e di gruppo, rivolte sia a chi si avvicina per la prima volta al gioco del golf, sia a giocatori più esperti con il maestro federale German Coniglio. L’attrezzatura da golf non è obbligatoria, in quanto messa a disposizione dalla Golf Academy.

per la vastità dell’esposizione, per la particola-rità del percorso museale che si svolge all’in-terno di una fortezza e per la splendida veduta panoramica che si gode dagli spalti.

BOSALa città di Bosa ha origini antichissime e, per la sua collocazione, ha sempre goduto nel corso dei secoli di grandissima attenzione da parte dei popoli che hanno via via dominato la Sar-degna. Bosa vanta tradizioni di antiche origini e di notevole interesse che variano dalle feste religiose a quelle profane, dall’artigianato alla gastronomia. Il prodotto del borgo è il filet, strettamente legato al mondo della pesca e alla logica dell’intreccio delle reti. Le donne,

La gastronomia sarda coniugasemplicità e prelibatezze locali.

Photo: Bmaksym.

Nella pagina seguente veduta di Castelsardo.Photo: Crazy 82.

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ENOGASTRONOMIALa cultura enogastronomica algherese coniuga sapientemente la tradizione sarda a quella di mare: una cucina povera, mediterranea, arric-chita dalle rare prelibatezze dei prodotti locali. Alghero offre innumerevoli occasioni per as-saporare i gusti di una cucina ricca e diversa, perfetta sintesi di mare e terra. Passeggiando per le vie del centro storico, ci si può fermare in una delle tipiche osterie della città o pranzare in uno dei tanti chioschi e locali della passeggiata Bousquet e, per una serata speciale, scegliere tra i numerosi e rinomati ristoranti che, durante la bella stagione, animano le piazze e i bastioni con i loro tavolini all’aperto. I tratti distintivi della cucina mediterranea, trovano ad Alghero la loro massima espressione con prodotti d’eccellenza, premiati e riconosciuti a livello internazionale.

IL VINOAlghero, al pari della Sardegna, è terra di vitigni pregiati: il Cannonau e il Vermentino, il Cabernet Sauvignon e Merlot, tra quelli d’importazione, il Torbato DOC di Alghero, vitigno introdotto nell’isola dagli spagnoli. Sono solo alcuni pro-dotti di una vasta gamma DOC di bianchi, rosati e rossi che accresce e rafforza di anno in anno la cultura del vino di Alghero. La tradizione vi-tivinicola del territorio Algherese conta nume-rose piccole cantine e due tra le più grandi e

prestigiose del panorama regionale e nazionale, quelle di Santa Maria la Palma e le Tenute di Sella & Mosca. Per informazioni sulle visite guidate e sulle degustazioni www.santamarialapalma.it – www.sellaemosca.com

L’OLIOL’olio extravergine di Alghero è il risultato di tra-dizioni secolari e della passione che lega i suoi produttori a questa terra. Ad Alghero, città di punta dell’Associazione Nazionale Città dell’O-lio, la storia del successo di questo prezioso pro-dotto ha radici antiche: la riconversione agricola attuata dai Savoia, infatti, consegnò tutti i più im-portanti oleifici della Sardegna al settore nord-ovest dell’isola.

GOLF CLUB ALGHEROLoc. Arenosu, 1 - Alghero T +39 079 930097M +39 327 8414 076 - [email protected]@algherogolf.it

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VILLA LAS TRONASHOTEL & SPA*****Lungomare Valencia, 1 - Alghero (Sassari)T +39 079 981818 [email protected]

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INDIRIZZI

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Si occupano di ricerca, di gestione e di va-lorizzazione di talenti e non significa sele-

zione del personale. Usano strumenti empirici per misurare le competenze trasversali delle persone. Sostengono che gli occhi che brillano e la fame di crescita possano essere indicatori di persona con predisposizione a emergere. Sono i professionisti del team “Professione Lavoro” di Cuneo, psicologi che hanno maturato espe-rienza quindicinale nella gestione delle risorse umane e nello sviluppo organizzativo delle aziende: Roberto Verano, Cristina Fantini, Carla Racca, Raffaella Cafasso, Danuta Tomczyck e il presidente della società, Corrado Caviglia, che crede in queste iniziative e le supporta.I risultati sono evidenti. Il progetto Human Resources Campus Granda, quest’anno alla III edizione e con sede nell’Università di Scienze Gastronomiche a Pollenzo, è la sfida vinta: crea un movimento innovativo che consente l’in-contro tra risorse umane di talento e imprese, realtà aziendali del territorio che hanno impor-

occhida talentoSCOPRIRE LE PROPRIECOMPETENZE TRASVERSALIPER ESSERE PERSONE VALIDE.

DI GIOVANNA FOCO

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tanti piani di crescita e di sviluppo. L’ideatore è saluzzese e si chiama Roberto Verano. È uno degli psicologi dello staff che, dopo anni tra-scorsi a lavorare nel settore Risorse Umane di aziende multinazionali a Torino, Milano e Roma, ha deciso nel 2005 di ritornare in provincia di Cuneo e trasferire il suo know how. Significa: consolidare e valorizzare la sua conoscenza sul territorio.“Nel 2009 - esordisce Roberto Verano, respon-sabile del progetto - il team di ‘Professione La-voro’ si è trovato a dover aiutare delle aziende nel riorganizzare i propri organici, in seguito alla situazione economica che ha messo alla prova molte imprese. L’emergenza ci ha fatto riflettere su come regole finanziarie, norme giuridiche ed evoluzioni in corso avrebbero cambiato l’assetto preesistente nel mercato del lavoro. Questo significava, anche, ragionare su quelle che sarebbero state le nuove compe-tenze necessarie: una previsione che mirasse a delineare le posizioni organizzative future. Nel Piano di Sviluppo dovevano, così, essere con-templati non solo l’investimento in tecnologie e impianti, ma anche quello sulle persone. L’azienda, così, si è trovata di fronte a simula-zioni che proiettavano l’impresa nel 2015 con le competenze ipotizzate. A questo punto, vi erano due strade percorribili: insegnare nuovi mestieri agli esistenti o acquisire sul mercato nuove professionalità. Entrambe le ipotesi era-no molto onerose. Abbiamo cercato la terza via: cercare talenti motivati a crescere che potevano rappresentare per le aziende ‘lavagne bianche sulle quali poter scrivere i piani di sviluppo futuri’, ovvero, ragazzi ad alto potenziale.” Le aziende che hanno aderito all’edizione 2012 di HR Campuss Granda sono: Merlo, Michelin, Gino, Mondo, FerreroLegno, Gec spa, Giletta, Fisioline, Sympak/Opm. “La nostra mission - continua il responsabile del progetto - è quella di aiutare l’azienda a cre-scere e a innovare, cercando figure talentuose e fornendo un supporto nella gestione e nello

IL TALENTO QUESTOSCONOSCIUTOLa formazione scolastica non basta per essere talento. Occorrono caratteristi-che personali. Chi ha talento? • Chi ha competenze trasversali;• chi ha la propensione ad assumersi

responsabilità;• chi ha voglia di intraprendere;• chi ha sana spregiudicatezza;• chi ha orientamento all’innovazione;• ma soprattutto: chi ha la luce

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OBIETTIVO 2013, TALENTI “JUNIOR” E NELLO SPORTCAMPUS GRANDA JUNIORSi rivolge ai dipendenti delle aziende che partecipano al progetto e ai loro figli. L’età è compresa tra i 6 e i 16 anni; il fine è quello di scoprire e comprendere quali sono i talenti di ciascuno. Gli obiettivi sono: creare un percorso di scoperta e di conoscenza reciproca genitori/figli, vivendo un’esperienza unica all’interno dell’azienda stessa; promuovere un approccio finalizzato a migliorare il rapporto azienda/collaboratore, fornen-do a quest’ultimo la possibilità di un percorso innovativo da fare con i propri figli.

CAMPUS GRANDA SPORTSi rivolge agli iscritti di tutte le associazioni sportive, compresi allenatori e genitori. Ecco gli obiettivi. Per i ragazzi: promuovere, attraverso lo sport, l’apprendimento di competenze trasversali utili nella pratica sportiva e nella vita; sviluppare la sportività, il fair play, negli atleti e lo spirito di squadra. Per gli allenatori: sviluppare le competenze relazionali, di gestione del gruppo e fornire uno strumento di valutazione delle performance psicologiche e comportamentali dei ragazzi. Per i genitori: sensibilizzarli sul tema della gestione delle aspettative nei confronti dei propri figli.

sviluppo delle loro potenzialità. Riconoscere il proprio potenziale è fondamentale per metter-lo a frutto. Noi, in un certo senso, forniamo le chiavi per aprire le porte dei propri talenti e farli evolvere in risultati personali. Siamo convinti che la centralità dell’uomo sia il fattore chiave

per la crescita organizzativa delle imprese. Ci battiamo affinché la persona, all’interno di un contesto lavorativo, non sia vista come un costo, ma come una risorsa. Per esser considerata tale, occorre fornire strumenti alle realtà imprendi-toriali e alle persone per acquisire consapevo-lezza e padronanza delle proprie potenzialità. Con questo progetto, giunto alla terza edizione, abbiamo dimostrato come sia possibile aiutare aziende e persone a trovare il giusto equilibrio tra obiettivi di sviluppo e qualità del lavoro.” Nel momento in cui i talenti superano le prove, sono tenuti in “cattività” per alcuni giorni: entra-no in contatto con le aziende che aderiscono al progetto e che in quel frangente si esprimono, si raccontano. “In quel contesto - conclude Ro-berto Verano - noi forniamo alle imprese la sin-tesi delle competenze trasversali che abbiamo redatto sul profilo dei candidati. Non va dimen-ticato che l’azienda cerca il talento, ma alla fine è il talento che sceglie l’azienda.”In media, i candidati coinvolti nel processo di valutazione sono 800 e i talenti riconosciuti sono una ventina. Il paradigma non è “vinco/perdi”, bensì “vinco/vinci” perché c’è spazio per tutti. Prima di pensare di essere dei buoni mana-ger, occorre conoscere e saper gestire i propri talenti. Ovvero: essere persone valide.

Roberto Verano, psicologo, responsabile di Human Resources Campus Granda, dopo anni trascorsi tra

Torino, Milano e Roma, ha ideato un progetto che si sta dimostrando vincente: è un’iniziativa innovativa

finalizzata all’ incontro aziende-candidati che si articola in alcune giornate formative.

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Competenza, professional ità e cortesia

ARMANI COLLEZIONI - ASPESI - - MOSCHINO - BASE - PESERICO - JACOB COHEN - ALLEGRI - FABIANA FILIPPI - AVIU - METRADAMOPIER ANTONIO GASPARI - VINTAGE DE LUXE - GUGLIELMINOTTI - NANNI - ORCIANI - FALIERO SARTI - TATA BORELLO

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DA DIVERSI ANNI VALERIO PELLEGRINOSI PONE COME MISSION PERSONALE LA VALORIZZAZIONEDEL RECUPERO A GARANZIA DELL’AMBIENTE

Qual è il raggio di azione della Ferviva Rot-tami?L’attività di recupero prevede la raccolta prove-niente da ditte ed imprese di tutti i settori: in-dustriali, commerciali, artigianali ed agricoli oltre che da enti ed amministrazioni fino al privato cittadino. In questo società moderna si può così affermare che, a partire dal nucleo familiare fino alla più grande azienda, tutti producono rifiuti e il recupero acquisisce una doppia valenza: da una parte la tutela ambientale e dall’altra la pro-duzione di nuove risorse. Ad esempio oggi, in Italia, si recuperano circa 20milioni di tonnellate di rottami ferrosi annui, risultato a cui partecipa la nostra attività sul territorio piemontese-ligure.Come si svolge il ciclo produttivo?Dopo la raccolta il ciclo prevede le attività di verifica attraverso il controllo visivo e radiome-

È una miniera del ventunesimo secolo. Per un’Italia povera di materie prime il recupero

e il riciclo dei rottami ferrosi e metallici è indi-spensabile. Così recuperare è diventato il filo conduttore dell’attività della Ferviva Rottami. Azienda leader nel settore della trasformazione dei rottami per la preparazione di nuove materie prime secondarie per l’indotto siderurgico e me-tallurgico. Si estende su un’area totale di 12mila metri quadrati e ha due sedi in provincia di Cu-neo: una a Borgo San Dalmazzo l’altra a Boves. A capo dell’azienda, nata nel 1930 con il nonno Antonio detto “ Gelati “, oggi c’è Valerio Pellegri-no che è anche coordinatore regionale dell’As-sociazione nazionale di categoria “ Assofermet”. Tre generazioni si sono susseguite, con un meri-to comune e sopra tutti: aver riconosciuto valore e garantito un futuro ai materiali di scarto.

recuperareper ricostruire

FERVIVAVia Don Minzoni, 49 - Borgo San Dalmazzo Tel +39 0171 269676Via Tetti Giuta, 2 - BovesTel +39 0171 386760

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trico, per procedere con la separazione manuale e meccanica dei materiali che vengono suddi-visi principalmente in: ferro, acciaio, alluminio, rame, ottone, cavi, ecc... A seguire i rottami vengono sottoposti alle successive lavorazioni di riduzione volumetrica o imballaggio, al fine di renderli riutilizzabili nelle acciaierie, fonderie e raffinerie.Quali sono i servizi che offrite ai vostri forni-tori?Oltre alla raccolta dei rottami ferrosi e metalli-ci, Ferviva Rottami è anche centro di raccolta autorizzato Aci-Pra per autoveicoli destinati alla demolizione. In questo, includiamo anche la rot-tamazione e demolizione di autocarri, macchine operatrici, trattori agricoli. L’azienda à piattafor-ma del Consorzio Nazionale Acciaio per il ri-ciclo degli imballaggi metallici. Siamo attrezzati per effettuare interventi di demolizione e sman-tellamenti di impianti ed attrezzature industriali, e di seguire imprese edili nelle demolizioni di stabili e strutture civili. Inoltre, di recente l’a-zienda fornisce il servizio di raccolta dei RAEE, apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, che rappresentano una fonte di recupero non solo di plastica, alluminio, rame, ma anche di metalli preziosi e la cosidetta “terra rossa”. Offriamo anche il servizio di fornitura containers e/o cassoni idonei allo stoccaggio di sfridi e scarti di lavorazione.Puntate anche al recupero ambientale: di che cosa si tratta?L’attività è condotta sulla base di specifiche au-torizzazioni concesse dagli enti competenti in materia e, nella valorizzazione del recupero a ga-ranzia dell’ambiente, l’azienda ha implementato la procedure secondo la Certificazione Ambien-tale ISO 14001:2004. Inoltre siamo conformi al regolamento UE n.333 recante i criteri che deter-minano quando il rottame cessa di essere rifiuto e trasformato in materia prima. A livello locale si sente dire “quel rottame por-talo a gelati” identificado la destinazione con FERVIVA ROTTAMI perchè?

Il richiamo al soprannome di “gelati “ lo si deve al nonno Antonio che negli anni ‘30 si era inventato l’attività di gelataio. Girava con un carrettino per le vie di Borgo e le sue valli e invitava all’acquisto gridando ad alta voce “gelati!, gelati!”. L’impe-gno era stagionale e legato ai mesi estivi. Nella restante parte dell’anno si dedicava all’attività di rigattiere: raccoglieva ciò che gli altri buttavano via, dai rottami di ferro ai metalli dalla carta agli stracci, pelli di coniglio e pane duro. Il suo era spirito imprenditoriale, ma era indubbia la sua coscienza ecologica quando il termine “ecolo-gia” era ancora pressoché sconosciuto.Riciclo e arte: come si pone lei?Sto seguendo il progetto, con il Lions club “Bor-go San Dalmazzo Besimauda” per l’istituzione di una borsa di studio da affidare al Liceo Artistico “Ego Bianchi” di Cuneo con la finalità di stimola-

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re gli studenti ad una riflessione sull’uso artistico di materiali di scarto e alla sensibilizzazione della difesa ambientale. Il mio sogno nel cassetto è quello di inaugurare uno spazio espositivo che veda protagonista l’arte del riciclo: un luogo dove respirare l’atmosfera dell’antico e proiettar-si nel futuro e dove toccare con mano la cultura ecologica intessuta nelle attività quotidiane. In un certo senso, recuperare il senso delle azioni, grazie alla conoscenza degli elementi.L’usa e gettaE’ la consuetudine per chi non pensa al domani. Come era naturale per mio nonno intercettare i materiali di scarto, oggi è indispensabile trasmet-tere alle nuove generazioni il valore delle cose e del recupero a difesa del’ambiente e della pro-pria dignità. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma!

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SI ESPRIME ATTRAVERSO LA MISSION DI AGENGRANDA, AZIENDA FORNITRICE DI ENERGIA ELETTRICA NEL TERRITORIO CUNEESE.A COLLOQUIO CON IL PRESIDENTE FABRIZIO IMPERADORE.

Energrid che nel 2011 ha rilevato l’azienda. Attualmente il Gruppo Gavio è socio di mag-gioranza con l’80%; Fingranda, società cunee-se controllata da Finpiemonte Partecipazioni, detiene il restante 20%. In più, c’è da sottoli-neare la partnership con le realtà del territo-rio: “Per usare una metafora - afferma Impera-dore - non abbiamo imposto la nostra lingua come colonizzatori, ma abbiamo imparato e parliamo ogni giorno il dialetto del luogo”. Oggi Agengranda è un punto di riferimento nel settore dell’energia elettrica per oltre 200 soggetti. Qualche nome? “La Provincia di Cu-neo, il Comune di Limone Piemonte, alcuni istituti di credito” A questi si aggiungono una serie di piccole e medie imprese che rappre-sentano il target privilegiato e il core business dell’azienda.

Serietà, concretezza, competenza. Sono le caratteristiche che da sempre conquistano

i cuneesi e fanno accendere diverse opportu-nità nel territorio. Si sono accese sicuramente per Agengranda, l’azienda che fornisce ener-gia elettrica ad enti e aziende nella nostra provincia. “Agengranda trasferisce nel cune-ese la professionalità di Energrid, società del Gruppo Gavio noto in Italia nel settore tra-sporti logistici e delle infrastrutture. Agli inizi del Duemila il Gruppo è entrato nel settore dell’energia elettrica, maturando un experti-sing di assoluto rilievo” esordisce il presiden-te Fabrizio Imperadore. Agengranda si muove con il “passo da mon-tagna” proprio dei cuneesi: pronta ad arrivare alla vetta stabilita con fermezza, senza fughe in avanti. Una filosofia condivisa in pieno da

energiapositiva

AGENGRANDAVia Felice Cavallotti 4 - 12100 CuneoTel. 0171 601312 - Fax 0171 601376Numero Verde: 800 - 050618www.agengranda.it - [email protected]

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“Mi piace sintetizzare con uno slogan: dal territorio per il territorio” puntualizza il pre-sidente. Dietro questo slogan c’è una mirata strategia imprenditoriale e commerciale. I suoi punti di forza sono dinamicità e rapporto privilegiato con il cliente. “Amiamo definirci ‘boutique dell’energia’ - osserva Imperadore - scegliere Agengranda vuol dire molto di più che affidarsi a un anoni-mo venditore di energia elettrica. Al numero verde affianchiamo il contatto diretto con il cliente da parte dei nostri agenti”.Detto ancora più in concreto: “La priorità è la massima trasparenza del servizio e della bolletta, unita ad assistenza e consulenza per-sonalizzate per garantire le migliori soluzioni di risparmio”. Attraverso la versatilità di pro-dotti e servizi, Agengranda può competere a livello locale con i grandi colossi del mercato e vincere la sfida: essere integrata a fondo nel

tessuto economico della zona è un vantaggio per interpretare meglio le sue esigenze.Una sempre maggior integrazione è il capo-saldo della mission di Agengranda: “Per que-sto motivo da semplici fornitori e venditori di energia elettrica, mettiamo a disposizione il nostro know how come partner globale in settori strategici come il power e il gas. Un rapporto a 360° che nasce dalla volontà di fare sistema per sostenere lo sviluppo del territo-rio ”. La parola, quindi, ai numeri: “Chiudere-mo il 2012 con un fatturato di dieci milioni di euro.” conclude Fabrizio Imperadore.Questa cifra è il risultato di qualità del prodot-to e oculatezza negli investimenti con un oc-chio di riguardo alla creazione di nuovi posti di lavoro sul territorio.La base di partenza verso altri traguardi: passo dopo passo, dritti alla meta.Come si fa queste parti.

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A IMPERIA L’HOTEL ROSSINI OFFRE UNA LOCATION UNICA E SUGGESTIVA DOVE L’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA SPOSA IL FASCINO DELL’ANTICO, PER MEETING E CONVENTION ESCLUSIVI NEL MUSEO DELL’OLIO

è uno dei migliori alberghi della Liguria, fiore all’occhiello dell’ospitalità imperiese, diretto da Alberto Tita, manager di grande esperienza dopo diversi anni di lavoro nelle più esclusive strutture turistiche italiane ed estere. “Al Rossi-ni ogni ospite può trovare un’ospitalità unica, accolto dalla garbata gentilezza del personale. Ovunque si può apprezzare la ricercatezza del dettaglio, a partire dal design dell’arredo, atten-tamente studiato dalla signora Renata Carli con un importante team di architetti e ingegneri. Una particolare attenzione, quella del dettaglio, che si ritrova anche nel buffet delle colazioni: una selezione di prodotti ricercatissimi, dai dol-ci fatti in casa alle marmellate personalizzate, confezionate per noi da una piccola azienda locale, per offrire ai nostri ospiti i sapori del territorio in un’esperienza davvero unica”.

In origine era un edificio ottocentesco nato come teatro civico Principe Umberto, picco-

lo gioiello architettonico nell’antico borgo di Oneglia, vicino al mare ed al porto. Negli anni Cinquanta viene trasformato in cinema ed inti-tolato al compositore Gioacchino Rossini. Poi la decadenza: anni di abbandono e di incuria che causano la rovina di una delle testimonian-ze più significative della cultura imperiese del XIX secolo. Finalmente, nei primi anni del 2000 l’intraprendenza della famiglia Carli, rinomata azienda nel campo dell’olio, lo riporta all’antico splendore con un radicale intervento architet-tonico che lo restituisce alla città con una nuova funzione: struttura alberghiera esclusiva, rivolta sia al turista che al professionista in viaggio per affari, in cerca di un servizio di qualità, in un contesto unico. Oggi l’Hotel Rossini al Teatro

soggiornarenella storia

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Una struttura che si distingue per lo stile con-temporaneo che ben si sposa con alcuni ele-menti del passato, sapientemente conservati ed integrati nell’architettura, testimonianza dei fasti di un’altra epoca, come le caratteristiche volte tondeggianti della copertura o le colonne in legno. Un soggiorno raffinato e confortevole garantito da 48 camere distribuite su quattro piani, suddivise fra classic room, superior, de-luxe e due suite che hanno mantenuto tutto il fascino dell’antico teatro, grazie al salotto rica-vato negli originari camerini di prova. I toni caldi del legno sono una caratteristica costante dei locali, ampi e luminosi, dove il colore diventa protagonista nei complementi d’arredo, diverso per ogni piano. Ogni camera è dotata di televisore LCD con accesso ai canali digitali, mentre le suite dispongono di due tele-visori, uno nel salotto e uno nella stanza. Tutti i bagni sono impreziositi da pregiate rifiniture in marmo. Per il tempo libero la struttura met-te a disposizione i suoi ampi spazi comuni. Il Lounge bar, adiacente alla hall di ingresso, è un locale moderno, animato soprattutto all’ora dell’aperitivo, dove gustare drink e cocktail nei comodi salotti con un ottimo sottofondo musi-cale. Suggestiva e unica la sala lettura, ricavata nella torre scenica dell’antico teatro, da cui si gode una spettacolare vista sulla città grazie alle ampie vetrate. Dall’ultimo piano si accede poi alla terrazza, un’ampia superficie all’aperto dove concedersi un momento di relax sorseg-giando un drink o un caffé. Per chi non può rinunciare all’attività sportiva il Rossini mette a disposizione di tutti i suoi ospiti il “fitness corner” al quarto piano, uno spazio dotato di attrezzature e accessori come in una piccola palestra, oltre al noleggio di biciclette per scoprire il territorio imperiese come, ad esempio, la nuova e suggestiva pista ciclabile da San Lorenzo a Sanremo, o arrivare ad Ando-ra sull’antico tracciato della ferrovia, o ancora la vicina spiaggia attrezzata convenzionata e, poco distanti, i campi da golf. Chi invece ama

prendersi cura del proprio corpo e della mente troverà al Rossini una SPA con gestione sepa-rata, accessibile direttamente dal piano camere per coniugare al meglio relax e benessere.La versatilità dell’Hotel e l’ampia disponibilità di sale riunioni rendono la struttura ottimale anche per l’uomo d’affari, meeting e conven-tion (Imperia è spesso tappa di sosta per chi è diretto in Francia). Quattro le sale a dispo-sizione per organizzare eventi aziendali: dalla piccola riunione di lavoro fino ai meeting e alle cene di rappresentanza, spazi flessibili e poli-funzionali, dotati dell’attrezzatura necessaria per presentazioni audio-video e copertura wi-fi estesa a tutta la struttura. Due di esse sono all’interno di una location particolare e sugge-stiva: il Museo dell’Olivo dell’azienda Carli, un edificio in stile liberty anni Venti che, nella sala principale, ospita oggi cimeli e reperti rac-colti durante decenni di attività dai proprietari, in un percorso nel mondo dell’olivo a ritroso, fino all’anno 3000 a.c. Qui ospitare cene azien-dali o convention fra anfore micenee, vecchi frantoi e collezioni di monete antiche rende ogni evento unico e indimenticabile, con la possibilità di utilizzare anche l’ampio giardino adiacente. Accanto all’ex frantoio un altro spazio inedito: la Sala Museo dell’Olivo, un vero spazio con-gressi in stile teatro, dotato di propria regia autonoma, nel centro della città.Una struttura importante per il territorio, con solide radici nel passato e la testa proiettata al futuro.

HOTEL ROSSINIAL TEATROPiazza Rossini 14 - 18100, ImperiaT. 0183.74000 - F. [email protected] - www.rossini-hotel.it

ROSSINI PER L’ARTENelle sale dell’hotel spesso sono ospita-te mostre o performance di artisti che trovano qui la location ideale per pre-sentarsi a collezionisti ed estimatori. Dal 17 novembre al 31 dicembre espone Kipewa, nome d’arte di Gabriele Di Co-stanzo, pittore, scultore, poeta. La sua pittura è marcata dal diretto rapporto con la terra madre, un rapporto quasi carnale che traspare in gesti immediati e passionali, chiaroscuri che si alternano a colori vibranti, gettati d’impulso sulla tela, alla ricerca di un significato che ognuno potrà trovare in sè. Entrare nel mondo di Kipewa signififica spogliarsi di ogni giudizio o pregiudizio, scarce-rare la mente, farsi umile terriccio e da lì vedere, immaginare pianure abitate da popoli liberi d’essere, bestie sciolte, emozioni purissime.

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3. Leggerissimo il montone shearling Vintage De Luxe, ¤ 998, il maglioncino sotto è di Base, ¤ 202, la cintura in pelle con borchie di Nanni ¤ 115, sciarpa Armani Collezioni,

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4. LordIron è una gruccia rivestita di una struttura morbida, completa di corpo e braccia, che crea un imbottitura leggera e poco ingombrante all’interno della giacca, mantenendo l’abito impeccabile. LORDIRON®

5. Di Camomilla il Bauletto € 92,50, la Postina € 46, il Portafoglio € 54,50. Il profumatore per borsetta di Millefi ori € 12,90. BosioCasa

6. Costruzione ultraleggera per gli sci Jackal di Movement € 643 Ravaschietto

7. Le rane di Cracking Art, ma anche le chiocciole, le tartarughe, che possono vestire la casa con allegria dando un respiro artistico ad ogni ambiente. In coloratissima plastica atossica e riciclabile, in tante misure e prezzi. Galleria Skema5.

8. Portariviste in acciaio inox, € 156,90 e vaso fi ori in acciaio inox € 136,90, di Cerruti. Rovere Enzo

9. Creuza de Mä, una fragranza originale ispirata ad una delle canzoni più belle di Fabrizio De Andrè, la canzone per eccellenza che cattura l’anima ligure, € 75. Abbinato al bellissimo foulard, € 75. Daphné

10. Scarpa uomo running/palestra verde Brooks Pure Cadence, € 130. Oudoor

11. Lavorazione artigianale per gli stivali in pelle, € 85 e le scarpe in pelle € 109, di Jose Saenz. La Tienda

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GALLERIA SKEMA5 via XX Settembre 10 – Cuneo – tel. +39 0171 480831 – www.skema5.com

ISOARDI ABBIGLIAMENTO C.so Nizza, 9 – Cuneo – Tel +39 0171 690839

LA SPIRITOSA Via Marconi, 55 - Monterosso Grana - Tel. + 39 335 6955692 - www.laspiritosa.it

LA TIENDA Scarpe e Accessori – Via XXVIII aprile, 9b – Cuneo – Tel. +39 0171 699824

LORD IRON Tel. +39 3313919781/2

OTTICA IN VISTA P.zza Regina Margherita, 2 – Busca (Cn) Tel. +39 0171 943461

OUTDOOR Via XXVIII Aprile, 7 – Cuneo – Tel. +39 0171 500152 – www.outdoorweb.it

PASTICCERIA AUDISIO Via Garibaldi, 60 – Borgo San Dalmazzo (Cn) – Tel +39 0171 262198

PROPOSTA BOUTIQUE Via Vittorio Alfi eri, 3 – Savigliano (Cn) – Tel. +39 0172 712227

RAVASCHIETTO Cascina Colombaro, 35 – Cuneo – Tel +39 0171692081

RELAIS CUBA CHOCOLAT P.zza Europa, 14 – Cuneo – Tel +39 0171693968

ROVERE ENZO Acciaio e Inox – Via Valle Maira, 56 – Cuneo – Tel. +39 0171 611199

SUNCITY Cuneo – Mondovì – Saluzzo – Limone P.te

16. Liquori e grappe creati ancora artigianalmente con il metodo della macerazione a freddo nell’alcool di erbe offi cinali spontanee come il Genepy, il Serpol (Timo serpillo), l’Arquebuse e di piccoli frutti di bosco. Questo tipo di lavorazione esalta al meglio colore, profumo e gusto conservando la naturalezza e permettendo la realizzazione di un prodotto di qualità eccellente, a lunga conservazione senza l’uso di coloranti e conservanti. Si trovano nei migliori locali della provincia. La Spiritosa

17. Il miglior panettone è quello a lievitazioni naturale. Ancora oggi Claudio Audisio usa il lievito di 20 anni fa, quello di Papà Luciano. E poi tre giorni di lavorazione, con fasi ben defi nite, al termine delle quali prendono forma panettoni la cui leggerezza, digeribilità e bontà sono inimitabili. Da Pasticceria Audisio

18. Il laboratorio interno al Relais Cuba Chocolat crea delizie di cioccolatoper sorprendere il più esigente degli estimatori. Tantissime le confezioni natalizie.Cuba Relais Chocolat

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IL MONDO DI DEGASA TORINO

LE “NOZZE D’ARGENTO” DI ALAIN DUCASSE

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“Amò molto il suo disegno” così Edgar Degas (1834-1917) volle fosse scritto sulla sua tomba. In sole cinque parole un manifesto di arte e vita: due sfere dell’agire umano sono in perfetta sin-tonia per il grande artista francese. La mostra in programma a Torino rende omaggio a questa sintesi di esperienza e creatività. Per la prima volta sotto la Mole si possono ammirare le opere di Degas, conservate al Musée d’Orsay di Parigi. Edgar Degas figura tra i prota-gonisti della stagione impressionista della seconda metà dell’Ottocento, assumendo una posizione del tutto autonoma all’interno del movimento. La sua arte, infatti, affronta diversi temi attraverso le più svariate tecniche di realizzazione. In primo piano, l’importanza del disegno, tecnica nella quale emerge il suo talento. La sua pittura trascura l’immediatezza degli impressionisti basata sulle sensazioni visive e coglie magistralmente l’assenza di un momento. L’esposizione - curata da Xavier Ray, conservatore presso il Musée d’Orsay e grande esperto di Degas – presenta tutti i temi della sua copiosa produzione: l’ambiente familiare, l’esperienza italiana, la Parigi di fine Ottocento con i suoi artisti, la musica e i caffè. Ed ancora: il paesaggio, i cavalli e le corse, le ballerine, il nudo. Come ogni mostra che si rispetti, non bisogna descriverla, ma viverla. Lasciamo, quindi, al visitatore il piacere di scoprire l’universo di Degas e di in-staurare una personale armonia dei sensi con ciascuna delle opere in mostra: dai celebri ritratti ad autentici capolavori come L’orchestra dell’Opéra (1870), Donna che fa il bagno (1892) e Prove di balletto in scena (1874). La mostra, in programma fino al 27 gennaio 2013 alla Promotrice delle Belle Arti è organizzata dal Comune di Torino e Skira editore, in collaborazione con il Musée d’Orsay di Parigi.Info biglietti e orari: www.mostradegas.it

Quando si legge di lui, viene il dubbio che si stia parlando di più persone: poeta ispirato, filosofo, attore, opinionista e critico rigoroso. Insomma, paradossalmente, quasi tutto tranne che uno chef. Per l’eccentrico e inimitabile Alain Ducasse, tra i protagonisti più cono-sciuti nel panorama gastronomico mondiale, quest’anno segna un traguardo importante: la sua creatura ed enfant terrible, il ristorante stellato Louis XV dell’Hotel de Paris, da lui diretto dal 1987, compie 25 anni. Per celebrare degnamente questa ricorrenza, lo chef ospita ben 200 colleghi, dal 16 al 18 novembre, in rappresentanza di 25 Paesi per 5 continenti. Un appuntamento nel cuore del Mediterraneo che vede protagonisti un centinaio di prodotti del territorio per un live cooking senza pari.

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Era il 1931 quando Luigi De Santis, all’epoca gestore del Casino di Sanremo e promotore della cultura, scelse il lunedì quale giorno fisso designato ad ospitare una nuova serie di conferenze culturali. Nacquero i “Lunedì Letterari” che rappresentarono un momento di cultura altissimo a livello nazionale ed internazionale. Quelle conferenze di primi anni ’30 possono considerarsi antenate degli attuali “Martedì Letterari”. I“Martedì Lettera-ri” diventano volano della cultura sanremese, sono divisi in quattro cicli: “Incontri con l’autore”, “Il giorno delle nazioni”, “Convegni scientifici”, “I protagonisti”. Il programma di novembre e dicembre: martedì 6 Edoardo Boncinelli: presentazione del libro “Quel che resta dell’anima”. Introduce Ito Ruscigni; Martedì 13 Alfio Caruso: presentazione del libro “L’onore d’Italia el Alamein : così Musso-lini mandò al massacro la meglio gioventù. introduce Ito Ruscigni; martedì 20 Armando Torno conferenza “Ricordo del cardinale Carlo Maria Martini”. presentazione del libro: “Lettere al cardinal Martini”; martedì 27 Fla-vio Oreglio: presentazione del libro “Storia curiosa della scienza”. presenta Claudio Porchia; martedì 18 dicembre Marco Vannini: presentazione del libro “Meister Eckart tutti i commenti al libro dell’antico testamento”. Introduce Ito Ruscigni. Per info: www.casinosanremo.it

Per chi non si affida al caso, c’è un corso su misura: si tratta di due serate coinvolgenti, con laboratori creativi per la decorazione sapiente e in totale armonia della tavola e della casa: il centrotavola, il segnaposto, il lega tovagliolo, il menù, la tovaglia, l’albero per il momento più atteso di tutto l’anno e la mise en place della Vigilia.Obiettivo dell’iniziativa è quella di for-nire le giuste indicazioni per allestire il focolare domestico durante il Natale.Sede del corso: Cuneo. Data: 28 e 29 novembre (20.00-23.00).Docenti: Monia Re, Gualtiero Tesi e Luciana Giraudo.Per info: [email protected]

La prima volta che se ne è potuto apprezzare il gusto è stato, molti mesi fa, al ristorante Costantine al porto di Fontvieille, uno dei primi a presen-tarle nel menu. Si tratta delle Perle di Montecarlo, ostriche bretoni affinate in esclusiva nelle acque del Principato di Monaco. In poco tempo, questi parti-colari molluschi bivalvi hanno trovato sempre maggiori amatori, tanto da es-sere ricercati nei plateau royal proposti dai ristoranti della zona. Molto delicate al palato e particolarmente apprezzate se condite con il succo dei limoni provenienti dalla vicina Mentone, le Perle di Montecarlo, hanno tutte le carte in regola per aggiungersi tra i piatti autentici del Principato, insieme al tradizionale barbagiuan, tipico raviolo fritto ripieno di erbette, e la pissaladière di Monaco, torta salata con pomodoro, cipolle e acciughe.

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LE DELIZIE DI DARIO SERRA

NUOVA SEDE PER KARVERENOTECA A SALUZZO

OGGETTI DEL DESIDERIO UNICIAppena aperta, la ma-celleria di Dario Serra a Cuneo, è già punto di riferimento per chi ama scegliere carne di qualità, certificata Co.al.vi. Per-ché Dario non è solo un macellaio, è molto di più. Nell’Azienda Agricola dei genitori impara il piace-re delle cose semplici, l’amore e la cura per le bestie in allevamento. A 16 anni inizia l’attività con il fratello grande, dove apprende la conoscenza dei tagli migliori. Non soddisfatto, ricerca ulteriori esperienze in macellerie più grandi, fino a prendere in gestione un’azienda di abbattimento, lavorazione, commercio e trasporto carni. Oggi può garantire che, dove ci sono le certificazioni, gli standard sono davvero elevati e a totale garanzia per il consumatore. Nel nuovo punto vendita anche i clienti più esigenti troveranno un prodotto eccellente. E, per arrivare davvero a tutti, Dario esegue anche ordini on-line, proponendo soluzioni come il Pacco Famiglia o il Pacco Delizia o il Pacco Raffinatezza. Basta collegarsi al sito, o chiamare telefonicamente. La consegna dei pacchi entro 15 gg, confezionati sotto vuoto ed inviati in camionicino refrigerato.

Dieci candeline per Karver, Wine Shop a Saluzzo, e una nuova sede con locali ampi e avvolgenti più che mai, in cui le 1200 etichette tra vini, spumanti, cham-pagne, distillati e liquori, regalano promesse ai palati più sopraffini.“Sono trascorsi gli anni, ma non la passione - sottolinea Maurizio, uno dei tre titolari – La nostra attenzione, la ricerca continua in campo nazionale ed interna-zionale è sempre al primo posto. Vogliamo continuare a confermarci riferimento eccellente per gli amanti della produzione enologica, liquoristica e, sempre più, anche agroalimentare. La clientela diventa ogni giorno più esigente perché me-glio informata, perché viaggia e scopre. E’ uno stimolo continuo che accettiamo con orgoglio. Così come è motivo di grande soddisfazione l’esser sempre più ricercati da Bar e Ristoranti che si affidano a noi e, attraverso l’Agenzia di rap-presentanza K-Wines, possono avere consulenze sia commerciali che tecniche”. Meritato risultato di questa fiducia crescente è anche il commercio on-line, de-collato con grandi risultati poiché si basa su una perfetta organizzazione interna

e quindi tempi brevi e condizioni di temperatura e sicurezza costanti e stabili grazie alle confezioni di polistirolo e cartone. E per le feste in arrivo, sarà solo l’imbarazzo della scelta perché a tutto il resto ci penserà lo staff in negozio, met-tendo a disposizione la discrezione ed eleganza delle confezioni firmate dall’E-noteca Karver.

L’Albero delle Gioie di Saluzzo da sempre propone gioielli che si distinguono per l’assoluta qualità e il raffinato design. Oggetti di lusso che na-scono da visioni di creatività mai uguali e in forme di bellezza inconfondibile. Tre, oggi, le nuove linee proposte. In primis gli inimitabili Diamanti di Leo Cut, il cui taglio brevettato delle 66 faccette anziché 58, sfida la perfezione, creando un valzer di luci e rifrazioni da togliere il fiato. Guardano al futuro i Gioielli di Me-ier (foto) dove, unito ad oro e brillanti, protagonista è il materiale ottenuto con una tecnologia fortemente innovativa, il processo di ri-vestimento PVD (Physical Vapor Deposition) ovvero deposizione fisica da vapore. Il risultato permette di ottenere un rivestimen-to metallico colorato che presenta eccezionali caratteristiche, è assoluta-mente ipoallergenico ed inoltre è caratterizzata da un impatto ambientale praticamente nullo. E poi la nuova linea di gioielli Pesavento, che presenta i legami preziosi di Dna e la personalità sorprendente di Sensitive, gioielli completamente Made in Italy, nati da una ricerca che unisce le lavorazioni della tradizione all’innovazione stilistica e tecnologica.

KARVER SRL - VIA SAVIGLIANO, 109 - SALUZZO - TEL +39 0175 289601 - WWW.VINIBIANCHIROSSI.COM - [email protected]

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Pagina +eventicard per unico_Layout 1 06/11/12 16:15 Pagina 1PIZZERIA O’SCUGNIZZOCORSO DANTE, 42 - CUNEO-TEL +39 0171 67260

O’SCUGNIZZO DI CUNEO PROTAGONISTA DEL SALONE DEL GUSTO DI TORINOTra i protagonisti che hanno esordito quest’anno al Salone del Gusto di Torino con la “Piaz-za della Pizza”, e invitato direttamente da Carlo Petrini, c’era Giovanni Adamo della Pizzeria O’Scugnizzo di Cuneo. Un’edizione di grande successo che ha visto la straordinaria “Alleanza” fra i 23 migliori pizzaioli italiani. Cinque giorni di pizze preparate a regola d’arte, in forno a legna, con pomodori San Marzano, mozzarella campana DOP e i prodotti dei Presidi Slow Food, con una particolare attenzione alle farine, ingrediente fondamentale per una pizza di qualità. Lo stesso Giovanni Adamo ha partecipato al Laboratorio dedicato, all’interno del quale ha messo a disposizione la sua grande esperienza, nel sapere e nel fare, circa la lavorazione dell’impasto, i tipi e i pregi delle farine, il lievito madre e i prodotti usati. Un vero successo di pubblico e di merito. D’altronde Giovanni Adamo, già insignito del Grand Cordon d’Or de la Cuisine Française, manda avanti da 36 anni insieme alla famiglia La Pizzeria O’Scugnizzo di Cuneo, proponendo i sapori tipici della costiera amalfitana. Pesce, pizza o pasta di Gragnano, lo standard di qualità è sempre elevato, come l’attenzione nella ricerca dei migliori prodotti, per garantire ai propri clienti una genuinità dal gusto impareggiabile.

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grande grigliata mista SULLA TAVOLA INVERNALE, CON ABBINAMENTI DI STAGIONE, STUPITE GLI OSPITI CON UNA

Quando le prime nebbie avvolgono le gior-nate, quando i colori vanno sfumando da

chiazze accese a tenui grigi e sempre più scuri pomeriggi, ecco che l’inverno avanza, e così anche i desiderio di cibi consistenti, che ten-gano accesi riflessi e voglia di fare... La carne rimane il Principe degli ingredienti energetici, nonostante il gran dire poco veritiero e spesso superficiale circa i danni di salute che crea... Come per ogni tema, sono il buon senso e la giusta misura che fanno sì che si possa trarre beneficio dalle cose buone che la natura ci met-te a disposizione.Certo è importante conoscere la provenienza delle carni e, ancora più importante, è sapere come va trattata e come va cucinata. Circa la provenienza della carne estera, bisogno poi sapere, una volta per tutte, che è soggetta ad accurati controlli che ne garantiscono la sicu-rezza.

Il metodo di cottura alla brace resta in assoluto il modo migliore per gustare la carne, in tutte le varianti di animali, a patto però che ci siano teste e mani abili nel saperla preparare. Ed ecco come la carne alla brace, anche a Natale, può diventare il piatto forte di un pranzo che metta in comunicazione gli ospiti a tavola, rendendoli partecipi di una tavolata in allegria e benesse-re. Potranno poi essere abbinati tutti gli altri ingredienti importanti che la nostra provincia ci mette a disposizione: dal Tartufo al Castelma-gno, alle salsine a base delle nostre erbe, alle verdure invernali di stagione.Una grande grigliata mista è un secondo piat-to con il quale potrete stupire anche in inverno i vostri invitati! La preparazione è semplice e veloce e non richiede grandi sforzi. L’utiliz-zo delle carni di vitello, suino ed agnello rega-la a questo piatto un sapore gustoso e partico-lare, in grado di accontentare tutti!

a cura di Lorenzo Strada - Chef

LA VECCHIATRATTORIA DEL CASTELLO 12039 Falicetto - VerzuoloTel +39 0175 [email protected]

INGREDIENTI (per 12 persone):- N. 24 costolette di agnello (Scozzese Shetland)- N. 16 Lombatine di suino ( Mangalica) - Kg. 1 di cube roll di Angus irlandese - sale grosso q.b.PREPARAZIONELa brace: la carne va cotta sulla brace di legna, l’unica in grado di esaltarne al massimo il sapore e di arricchirla con le resine e gli umori del legno. C’è chi si accontenta del risultato ottenuto cuo-cendo sulla carbonella, sicuramente più pratica e veloce, ma noi riteniamo che non ci sia nulla di un buon fuoco di ulivo o di faggio per ottenere il meglio dalla carne. La carne: occorre tenerla fuori dal frigorifero per diverse ore prima di cucinarla, affinchè la temperatura del cuore sia a livello di quella ambiente. Il vitello ed il suino non neces-sitano di altre preparazioni, per l’agnello è consi-gliato lasciare almeno un paio di ore le costolette in una marinata di olio, limone e timo.

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gusto cuneese è protagonistaNEGLI EVENTI MONDANI DELLA CAPITALE IL

a cura di Camilla Natada Roma

La terza edizione di Cooking for Art si è tenuta a Roma, a ottobre, alle Officine del

Farneto, con l’evento Mete di Montagna, de-dicato ai sapori della montagna e alla cucina delle minoranze. Sei chef per sei cucine (quasi) perdute: sei chef hanno dato vita alla sapien-za gastronomica di alcune minoranze diffuse sull’arco alpino, legate dalla comunanza della lingua (è il caso di Occitani e dei Ladini) op-pure di religione (per esempio i Valdesi), o di popoli ormai “confinati” in piccole aree, come i Walser e i Cimbri o, ancora, gli Slavi del Friu-li. Le minoranze rappresentano un patrimonio di culture e diversità di grande interesse, poco conosciuto nella maggior parte dei casi. Cultura che è anche gastronomica: sono, infatti, nume-rose le ricette che si ricollegano a queste comu-nità, che nascono in ambienti difficili, dove la povertà era diffusa e la necessità era quella di sfruttare fino in fondo ciò che la natura offriva. Da ovest ad est, si va dagli Occitani (Valli del-la provincia di Cuneo, soprattutto Valle Grana,

Valle Varaita, Valle Po), ai Valdesi (Val Pellice); dai Walser (Val Formazza) ai Cimbri (altopiano dell’Asiago); dai Ladini (Val Gardena) agli Sla-vi (Valli del Natisone). Un viaggio intrigante, interessante e goloso: una vera novità per la capitale.

TAGLIATO PER LO SPORT 2012Lorenzo Beretta, Presidente del Consorzio di Tutela del Salame Cacciatore DOP, mercoledì 26 settembre a Roma, ha consegnato il premio “Tagliato per lo sport” 2012 al pugile olimpio-nico Roberto Cammarelle. Durante l’evento, che si è tenuto nella cornice di uno dei circoli sportivi più prestigiosi della capitale, il Tennis Club Parioli, è stato premiato il pugile italiano della categoria “Supermassimi”, già medaglia d’oro a Pechino e ora argento a Londra. “Il 12 agosto scorso gli venne ingiustamente negata, a seguito di un verdetto contestatissimo, la possi-bilità di replicare il successo pieno di Pechino - ricorda Lorenzo Beretta - e questo vuol esser un

riconoscimento in più per un grande campione, che ci ha fatto vincere l’Oro nel pugilato a Pe-chino 20 anni dopo un altro italiano, Giovanni Parisi.” Nella giuria del premio, Marco Franzel-li, capo-redattore TG1, Zibi Boniek, direttore sportivo del Tennis Club Parioli, e Gianni Rivera, presidente del settore giovanile-scolastico del-la FIGC, oltre al mondo della gastronomia (lo chef Fabio Campoli) e autorevoli nutrizionisti, per sottolineare la rilevanza di una corretta ali-mentazione con la concessione di un bicchiere di rosso al giorno: per l’occasione un buon Dol-cetto di Dogliani. Il premio messo a disposizione dal Consorzio di Tutela del Salame Cacciatore DOP prevede, oltre a una targa celebrativa, la fornitura di 1.000 Cacciatori DOP, che Roberto Cammarelle desti-nerà a “Sport senza frontiere”, una onlus che sta sviluppando un progetto per l’integrazione sociale e il diritto allo sport, rivolto a bambini e adolescenti in situazione di disagio psicologico, sociale, economico, fisico o familiare.

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a cura di Luca Revelli

un nuovo specchio per annaLOOK RINNOVATO DI UNA DONNA CHE VUOLE AMARSI DI PIÙ

A volte l’immagine che vediamo di noi nello specchio è diversa da quella vista dagli al-

tri, il nostro stato d’animo, il nostro passato, le nostre esperienze vissute, lasciano segni inde-lebili, non solo nel fisico, ma anche nel nostro intimo. Anna, il volto della nostra rubrica, è una donna che crede poco nella sua bellezza e nelle sue capacità seduttive. Abitudinaria e sedenta-ria, lavora in una panetteria di provincia e vive sempre la solita routine, un fattore che non gio-va all’immagine. Il volto stanco, senza trucco, con i capelli spenti di un colore indefinito: cosi incontro Anna al nostro appuntamento. Ora tocca a me far risplendere la sua luce. Parliamo a lungo... ho bisogno di conoscerla meglio e capire cosa le piacerebbe migliorare.

MAKE-UP[1] Iniziamo dal punto debole: i capelli, sot-

tili e senza forma. Li coloro con due nuances differenti. Alla radice un tono più scuro, casta-no dorato e sulla lunghezza cerco di esaltare la chioma con un tono ramato-dorato, con la tecnica “ombrè” (sfumatura). Via la coda di cavallo e procedo con un taglio medio corto, adatto al viso di Anna, scalato per valorizza-re l’ondulazione naturale e il volume.Utilizzo Beam Up Curly di Biosthetique per l’asciuga-tura naturale con un’ottima tenuta.

[2] La struttura morfologica di un viso grande come quello di Anna, mi permette di lavorare con un make-up più evidente. Prepa-ro la pelle con Serve a creare luminosità per valorizzare un epidermide trascurata. Succes-sivamente applico Silk Creme Fondation, un fondotinta cremoso, leggero e adatto alle pelli mature. Copre le discromie della pelle e la protegge con un fattore 20.

[3] Quindi un tocco di colore sulle guance, per dare un effetto salute: Second Skin Cheek Colour di Laura Mercier è quello adatto allo scopo.

[4] Le sopracciglia sono la cornice degli occhi. In questo caso mi occorre intervenire con una matita castano-ramato per infoltirle e definirle meglio, spingendole verso l’alto, cre-ando un effetto “botox”. Per questo uso Eye Brow Pencil di Laura Mercier.

[5] Ora è la volta degli occhi. Sono lo spec-chio dell’anima, e in questo caso hanno bi-sogno di essere valorizzati. Per illuminare lo sguardo inizio con un ombretto più chiaro nella parte interna dell’occhio, Sequin Eye Colour e vado a sfumare la parte esterna con un colore più scuro usando il Matte Eye Color di Laura Mercier.Una linea di eyeliner grafica, ingrandisce l’oc-chio e lo allunga, donando un effetto profon-dità che rende lo sguardo più intenso. Scelgo il colore nero Graphic Liquid Eye Liner di Lau-ra Mercier. Per completare il lavoro sugli occhi non deve mai mancare il mascara. In questo caso scelgo il nero Long Lash Mascara con ef-fetto allungante.

[6] Passo allora alla bocca, un altro punto del viso importantissimo. Ingrandisco le lab-bra di Anna con una matita color rosa antico, Lip Pencil di Laura Mercier. Questo accorgi-mento, oltre a definire bene il contorno lab-bra, evita al rossetto di espandersi nelle rughe labiali. Stendo quindi un rossetto cremoso, per idratarle, sempre sui toni del rosa antico, con il Creme Smooth Lip Colour.

[7] Un ultimo ritocco: la cipria trasparente, utile ad opacizzare e fissare il trucco. È suffi-ciente applicare poco prodotto con il piumi-

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Photo: Daniele Molineris

oggettidi bellezza

no, da tenere sempre in borsetta, anche per i ritocchi dell’ultimo dell’ultimo momento. E poi è sempre così sensuale vedere una donna che si guarda in uno specchietto, piumino in mano, incurante del mondo che le gira intor-no... Non trovate anche voi?Penso che ora Anna sia davvero pronta per la sua serata: consiglio un abito molto scollato che metta in evidenza il décolleté, e una col-lana importante, magari di perle, punto focale che non mancherà di attirare gli sguardi senza risultare invadente. Ed ecco che la pasticcera di prima ora è diventata davvero una donna

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delle trasformazioni di Luca Revelli?

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sensuale e piena di fascino, un elegante “fem-me fatale” in attesa del cavaliere che la accom-pagni al ballo... I prodotti di Laura Mercier sono un’esclusiva dello studio Luca Revelli Percorsi.

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l’abc delle buone maniereCONSONANTI E VOCALI CHE FANNO LA DIFFERENZA

Fine anno, tempo di bilanci: allora perché non “fare un piccolo ripasso” in ordine

sparso sulle buone maniere? Quasi un gioco che, seguendo l’ordine alfabetico, rinfrescherà alcune pillole di bon ton!

A come ANIMALI se sporcano per strada, bisogna rimuovere immediatamente i loro

bisognini.

Bcome BANCA è bene restare sempre die-tro la linea che delimita lo spazio per la

privacy.

C come CONVERSAZIONE è importante che ognuno possa esprimere la propria

opinione e partecipare. Offrire degli spunti ai timidi e frenare gli esuberanti può essere una buona partenza.

D come DENARO meglio non vantarsi di acquisti particolarmente costosi, lo snobi-

smo è di pessimo gusto.

E come ECOLOGIA è un tema sempre più presente negli ultimi anni. Ma non è solo

una moda, poiché è fondamentale riciclare i rifiuti nella giusta misura. Non è detto che si debba riciclare o riutilizzare proprio tutto, ma proviamo a rispettare la natura e a contribuire, per quanto possibile, alla difesa dell’ambiente.

F come FAX contratti e documenti riservati spediti tramite fax possono essere visti

anche da altre persone, oltre al destinatario, quindi non scordiamo di far precedere l’invio da una telefonata, per avvisare il nostro inter-locutore.

G come GRAZIE parola semplice, compatta, facile da ricordare, ma troppo spesso la-

sciata nel dimenticatoio!

H come HOTEL è buona educazione dare la mancia al personale, soprattutto in alcuni

Paesi dove questa prassi è quasi un diritto. È considerato, invece, un indice di maleducazio-ne sbirciare nelle camere socchiuse mentre si cammina nei corridoi di un albergo.

I come I-PHONE e I-PAD la tecnologia avanza ed è importante non perdere il passo, però

non dimentichiamo che “il troppo stroppia”!

L come LITIGIO qualsiasi forma di discussio-ne in privato oppure in pubblico è delete-

ria, per cui è opportuno evitare le piazzate.

M come MANGIARE “ingozzarsi” non è buona educazione, come non lo è rifiu-

tare ogni cibo proposto durante un pasto. Giù i gomiti dal tavolo e se ci si trova in difficoltà con le regole del galateo, possiamo provare a imitare la padrona di casa... sperando che non ci faccia fare brutte figure!

N come NEGOZIO commesse e commessi dovrebbero evitare di stare a lungo al te-

lefono quando un cliente è in attesa di essere servito.

O come OSPITE che meraviglia riuscire a farlo sentire come a casa propria!

P come PRESENTAZIONI è buona norma presentare prima le persone meno influen-

ti a quelle più autorevoli, oppure a quelle più anziane.

Q come QUALUNQUISMO un comporta-mento dettato dall’indifferenza o dalla

sfiducia va possibilmente evitato e trasformato in un atteggiamento di impegno e di sensibilità verso ciò che ci circonda.

R come REGALO non come RICICLO! È tas-sativo: mai “riciclare” i regali!

S come SEPARAZIONE ricordiamo che un divorzio non è una “faccenda di stato”, ma

rimane una questione che attiene alla sfera pri-vata; pertanto può essere considerato eccessi-

vo il continuare a parlarne in modo insistente, magari divulgando fatti e situazioni di natura personale.

T come TELEFONO non è buona educa-zione rispondere con la tipica frase “chi

è?”. Il cellulare non deve essere esibito come un trofeo; alle donne, dunque, si consiglia di custodirlo in borsetta e agli uomini di riporlo in tasca. Infine, mai appoggiarlo sul tavolo mentre si mangia!

U come UFFICIO un abito adeguato e un atteggiamento positivo sono un connu-

bio vincente sul posto di lavoro.

V come VIAGGI all’estero rispettiamo gli usi e i costumi del Paese che ci ospita.

Z come ZITTIRE anche se il nostro inter-locutore è arrogante, nessuno va mai

messo a tacere, neanche la più insolente tra le persone. Forse con il nostro silenzio e con la nostra educazione, possiamo contribuire a fargli capire che ha bisogno di leggere un manuale di buone maniere... magari partendo dalla rubrica “Bon Ton” di UNICO!

a cura di Monia Re

KAIROSOrganizzazione Eventi e MatrimoniSedi: Cuneo – Milano – Novi – Verdunowww.kairoseventi.itTel: 0171.480148 - Mob:[email protected]

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a cura di Francesca Tablino

librandoNOVITÀ SULLO SCAFFALE

DOVE FINISCE ROMAPaola Soriga

Scioltezza narrativa e capacità di emozionare: ecco il mix di qualità che fanno di Dove fini-sce Roma un esordio sorprendente. A soli 33 anni, Paola Soriga è una scrittrice matura, che dimostra un solido talento. Il racconto è co-struito intorno ad Ida, una ragazza che, giunta a Roma dalla Sardegna al seguito della sorella, lavora nelle file della Resistenza romana come staffetta partigiana. Le vicende belliche della grande storia si intersecano con quelle private e la narrazione corre su doppio filo: da una parte la guerra con le sue tragedie, con i bom-bardamenti e le rappresaglie, dall’altra la di-mensione privata di Ida, che, nascostasi in una grotta per paura di essere catturata dai fasci-sti, con lunghi flash back ricorda la campagna dove è cresciuta, la casa materna, le sorelle più piccole, il suo amore per il professore di lettere. Un mescolarsi delicato, eppure inten-so, di persone, memorie, sentimenti, fantasie. Una storia piena di tenerezza e asprezza, du-rezza ed incanto.

Ed. Einaudi Stile Libero

BONNE NUITDiego Baiardi , Antonio Crepax

Bonne nuit è un originale audio che racchiu-de 19 ninne raccolte da Diego Baiardi, piani-sta e compositore piemontese. Una raccolta di canzoni provenienti dalle tradizioni popo-lari di tutto il mondo e di svariate firme: da Brahms a Buscaglione, da Goran Bregovich ai Cure, tutte rivisitate in chiave jazzistica ed etno-acustica con i contribuiti di una serie di musicisti d’eccezione, tra cui Paolo Fresu, An-tonello Salis, Tulli de Piscopo, Stefano Bagno-li, Cristina Zavallon e Petra Magoni. Il book racchiude 50 coloratissime pagine di testi di Antonio Crepax, arricchite dalle illustrazioni di Guido Crepax, con un’inedita Valentina bambina che ci riporta ad un mondo di fan-tasia fatto di soldatini, cavalli a dondolo, mo-stri alati e bambole. Un originale impasto di musica e immagini, che emoziona e traghetta adulti e piccini dalla realtà al sogno.

Ed. Egea Distribution

L’AMORE AI TEMPI DELLA PIETRAMerete Pryds Helle

L’amore ai tempi della pietra, della giovane scrittrice danese Merete Pryds Helle, è una storia d’amore e di archeologia ambientata nel deserto giordano, a 20 km da Petra. Edith parte-cipa a uno scavo archeologico in cui riaffiorano le rovine di un villaggio del Neolitico. In un am-biente inospitale, popolato di salamandre, av-voltoi e scorpioni, dove la temperatura supera i 45 °C, riemergono ossa, teste di bue, scodelle e piccole statue d’argilla, ma anche un’Edith re-mota, sorella per nome dell’archeologa, vissuta però in un altro tempo della storia dell’uomo, più di 9.000 anni fa, in un clan di cacciatori e raccoglitori. Edith viene morsa da uno scorpio-ne e, sotto l’effetto del veleno, nella sua mente le vite delle due donne si fondono; presente e passato si alternano in un racconto intimo e allo stesso tempo corale, che affonda il proprio sen-so in riti e miti primitivi alla radice della nostra civiltà. Il romanzo si snoda in una natura sel-vaggia e potente, ricca di suggestioni arcaiche; il ritmo narrativo è veloce, la scrittura essenzia-le eppure visionaria, la trama è perfettamente incardinata su queste due presenze femminili passionali, misteriose ed erotiche.

Ed. Scritturapura

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a cura di Luca Morosi

gli scherzi del pittoreSUGGESTIONE PROSPETTICHE A FOSSANO

Non molto tempo è trascorso da quando gli operai hanno smontato le impalcature che

avvolgevano la chiesa di San Filippo a Fossano, sottoposta a un lungo e importante restauro, che negli scorsi anni ha interessato prima il portale ligneo d’ingresso, la sacrestia e la canonica (2009), poi tutte le cortine esterne e la copertura (2010-2011). Oggi la chiesa gode di ottima salute, anche se nei prossimi anni è auspicabile una campagna di interventi anche all’interno, per limitare i danni delle efflorescenze dovute all’umidità che sgretolano lentamente le superfici affrescate e vanificano perciò il lavoro di quei sensazionali pittori di finte architetture, in grado di inerpicarsi sui ponteggi per sfidare lo spazio coi loro giochi ottici a trompe l’oeil. Già, perché se ad oggi non conosciamo nemmeno il nome dell’abile architetto della chiesa barocca (1706-13) – misteriosamente irrintracciabile nei documenti d’archivio – conosciamo, invece, l’identità degli artisti che decorarono gli interni della navata: erano maestranze luganesi, facevano parte di un più grande fenomeno migratorio di lavoratori stagionali che si spostavano dalle zone lacustri del nord verso i cantieri del Piemonte, in un frangente – quello fra XVII e XVIII secolo – nel quale lo stato sabaudo stava attraversando uno sviluppo architettonico senza precedenti.Ebbene, i nostri artisti, appartenenti alla nota famiglia dei Pozzo, quadraturisti (pittori prospettici) di professione, compaiono nel cantiere di San Filippo nel 1718: si alternano, qui, il capostipite Giovanni Battista e il figlio Pietro Antonio iuniore, che impreziosiscono il colonnato della navata con una “marmerezzatura” (decorazione a finto marmo) dai colori squillanti. Gli stessi si divertono a combinare in modo bizzarro le artificiose venature lapidee, creando

massima espressione: qui le figure – realizzate dal pittore Michele Antonio Milocco – si affacciano da ogni dove, in equilibrio precario, mentre gli angeli e i puttini sospingono il nuvolone su cui è assiso San Filippo Neri in gloria. Il fortunato rapporto dei Pozzo con Fossano prosegue aldilà di ogni ragionevole aspettativa. Si direbbe, anzi, che data la loro professionalità ed esperienza, siano riusciti a aggiudicarsi tutte le grandi commissioni dei cantieri attivi all’epoca in città, sbaragliando la concorrenza: a metà degli anni ’30, Giovanni Pietro e Carlo (probabilmente lo zio) sono documentati, infatti, presso la chiesa della SS. Trinità, dove dipingono la volta della cupola e il catino absidale; mentre la triade “fratelli Pozzo-Milocco”, costituitasi ai tempi del San Filippo, si ricompone in occasione della decorazione leziosa e raffinata del soffitto “dorato” del salone d’onore del Palazzo del Governatore a Fossano (1775-1783, ora sede della Cassa di Risparmio).

autentici “scherzi del pennello” che si camuffano nel complessivo gioco di svolazzi percepito da una certa distanza, ma che riemergono improvvisamente se osservati da vicino: sono figurine, volti, barchette... Pietro Antonio si ripresenta poi, in compagnia del fratello Giovanni Pietro, durante la seconda spettacolare campagna di affreschi (1736-39), quella che scompagina le pareti della chiesa attraverso una complessa operazione di sfondamento virtuale degli spazi, per creare un inganno teatrale che permetta all’occhio di spingersi “oltre”. Ecco, quindi, apparire la macchina d’altare, con una selva di colonne dagli improbabili capitelli “di pasta frolla”, del tutto arbitraria e inconsistente – proprio perché dipinta – ma assolutamente congeniale e necessaria allo spettatore che in essa riconosce un immaginifico fondale della mensa costruita in muratura. Per non parlare della volta, in cui la concezione scenografica di superamento illusionistico del reale raggiunge la

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RIFLESSIONI CONTEMPORANEEALLO SPAZIO “ALBUME”In occasione dell’ottava “giornata del contem-poraneo” dello scorso 6 ottobre, lo spazio al-bume ha ospitato la performance fault/default di Lucia Polano, che ha scelto di intervenire in modo relazionale e site specific con l’ambiente circostante: i locali sono stati riempiti di oggetti del fare quotidiano, i quali hanno deliberata-mente subito un’operazione di sottrazione o di sostituzione che li ha resi inadatti all’utiliz-zo per il quale erano stati realizzati (default). All’arrivo del pubblico, Lucia ha invitato ognu-no a rintracciare tali suppellettili mimetizzate nell’appartamento: una volta ritrovate, l’artista ha stimolato il pubblico a immaginarne un uso alternativo (fault). È possibile, infatti, che da una condizione di carenza o di anomalia pos-sano scaturire inedite opportunità? Forse sì, ripensando l’approccio che abbiamo nei con-fronti delle nostre difficoltà e della crisi genera-le che stiamo attraversando. In tempi brevi sarà edito un catalogo sul decennale di attività del progetto “Albume”. Visite su appuntamento Spazio Albume c/o Venezia-BaraleVia Vaschetto 11, Cuneo Tel. +39 347 [email protected] www.veneziacuneo.it

agendaDA NON PERDERE

LO SPORT NELL’ARTEDal 15 settembre al 16 dicembre 2012Dopo gli eventi dedicati ai grandi maestri del novecento (da Picasso a De Chirico, Carrà, Sironi Guttuso Vedova, per citarne solo alcu-ni), nel 2012 la città di Cherasco propone una rassegna storica dal titolo lo Sport nell’Arte: dallo spazio agonistico allo spazio della tela, dal gesto atletico alla scultura, a cura di Cinzia Tesio e Rino Tacchella. La mostra offre un in-edito sguardo iconografico attraverso l’arte del novecento italiano con alcune aperture anche alla contemporaneità, sebbene la parte più ricca del percorso sia quella incentrata sul periodo tra le due guerre mondiali. Sono pre-senti, tra le altre, opere di Balla, Dottori, Car-rà, Borra, Campigli, Sassu, De Chirico, Tozzi, Picasso, Messina, Fontana, Munari, Nespolo e Lodola. Palazzo SalmatorisVia Vittorio Emanuele 29, Cherasco (Cn)Orario: Mer. - Sab. 9.30-12.30/14.30-18.30; Dom. e festivi 9.30-19.00Tel. +39 0172 427050 [email protected]

GIORGIO LAVERIAL MUSEO DELLA CERAMICADal 13 ottobre al 25 novembre 2012Il museo della ceramica di Mondovì apre alle contaminazioni dell’arte contemporanea con una mostra dell’artista savonese Giorgio Laveri, dal titolo la Fabbrica dei Sogni. L’esposizione, che si avvale della curatela di Christiana Fis-sore, direttrice del Museo, e di Riccardo Zela-tore, direttore della Fondazione Zappettini di milano, è la prima di un articolato programma dedicato ai protagonisti dell’arte italiana del XX e XXI secolo, con particolare attenzione agli esponenti che hanno scelto la ceramica come mezzo espressivo privilegiato. L’esposizione è stata resa possibile grazie al contributo della Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo e della compagnia di San Paolo, a cui si deve l’allestimento dei nuovi locali destinati alle mostre temporanee. Museo della Ceramica di Mondovì, Piazza Maggiore 1, Mondovì (Cn)Orari: Ven. Sab. 15.00-18.00; Dom. 10.00-18.00 Tel. +39 0174 [email protected]

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a cura di Riccardo Celi

novità integraliCON L’INVERNO ALLE PORTE ECCO LE

In molte zone della Granda, un’auto a 4 ruote motrici non è uno sfizio, ma una necessità,

per chi vuole garantirsi la mobilità e una mag-giore sicurezza su fondi stradali difficili che peggiorano nella stagione fredda. Chi punta all’integrale, dispone di alternative a non finire e le più recenti sono state presentate al Salone di Parigi. Cominciamo da una novità “nostra-na”, la nuova Panda 4x4. La vettura, in vendita a 17.650 euro nella versione diesel Multi-Jet 1.3 da 55 kW-75 CV, sarà presto affiancata dalla bi-cilindrica TwinAir da 0,9 litri per 63 kW-85 CV. Ha la trazione integrale permanente governata da un giunto a controllo elettronico e due dif-ferenziali che ripartiscono automaticamente in modo ideale la coppia tra i due assali, in base alle condizioni del fondo stradale. In più c’è il Traction+, una sorta di differenziale autobloc-cante “elettronico” che frena la ruota con scarsa aderenza, trasferendo la coppia motrice sull’al-

tra dello stesso asse. Il dispositivo è presente anche sulla Panda Trekking, da non confondere con la 4x4, in quanto non è a trazione integrale. A Parigi, a parte l’aggiornata Freelander 2, Land Rover si è presentata con una prima mondiale: la nuova Range Rover. Giunta alla quarta gene-razione, sia nel frontale, sia nel profilo spiovente del tetto, la Range ricorda ora l’Evoque che sta facendo la fortuna della marca, ma le vere novità sono invisibili: la vettura (370 milioni di sterline d’investimenti) ha la scocca tutta in alluminio che, oltre a essere più rigida, ha permesso ridu-zioni di peso per 350-420 kg a vantaggio di con-sumi ed emissioni. I propulsori, abbinati a un cambio automatico ZF a 8 rapporti, spaziano dal 5 litri V8 a benzina da 510 CV (da 116.400 euro ai 130.200 dell’allestimento Autobiography) ai due diesel, un 3 litri V6 da 259 CV (91.910 euro per l’HSE, disponibile verso la metà del 2013) e un 4,4 litri V8 che ne eroga 339 (109.800 euro),

quest’ultimo con una coppia di 700 Nm a 1.700 giri/min… in vista anche una versione ibrida diesel-elettrica. Grazie al peso ridotto e all’ul-tima edizione del sistema Land Rover Terrain Response, che in base al fondo stradale regola la coppia motrice di ogni ruota così come l’as-setto, la casa dichiara progressi nel fuoristrada: l’escursione delle ruote raggiunge i 597 mm, l’altezza da terra è cresciuta di 18 mm e la capa-cità di superare un guado di 200 mm. Come in ogni salone, a Parigi non sono mancati i “mostri” a quattro ruote (motrici). Tra questi, la nuova Porsche Cayenne Diesel S, sotto il cui cofano sibila (ma può anche ruggire) un V8 da 4,2 litri e 382 CV dalla smisurata coppia di 850 Nm a 2.000 giri/min. Insomma, la degna avver-saria di un’altra integrale col blasone, la BMW X5 M50d con motore di soli 3 litri, ma stessa potenza. Per la Cayenne, prezzo di 80.253 euro, in listino a gennaio. Abbandonando i sogni e il

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Salone parigino per tornare alle auto “umane”, ricordiamo la Citroën C4 Aircross, una Suv che, pur non essendo novità assoluta (tra l’altro, ha molto in comune con la Mitsubishi ASX), è una proposta recente. Nelle versioni 4x4 (cinque, con i turbodiesel 1.6 da 84 kW-114 CV e 1.8 da 110 kW-150 CV) costa da 27.200 a 33.000 euro. Infine, un cenno alle coreane. A parte le già af-fermate Kia Sportage e Hyundai ix35, ha esor-dito la Hyundai Santa Fe di 3a generazione, disponibile solo 4x4 e a gasolio, con un 2 litri da 110 kW-150 CV e un 2,2 da 145 kW-197 CV. Visti i prezzi competitivi (da 31.100 a 34.900 euro), è da tenere d’occhio.

GOMME DA NEVECon la neve alle porte, torna il pro-blema delle gomme invernali. Meglio acquistarle prima che parta la stagione fredda e una visita anticipata dal gom-mista vi permetterà più scelta e prezzi più favorevoli, evitando il rischio di esaurimento degli stock, come già av-venuto. Ricordate che la legge consen-te di montare pneumatici invernali con un indice di velocità inferiore rispetto a quello omologato sulla carta di circo-lazione. Per esempio, se l’auto richiede gomme con indice “U” (velocità fino a 200 km/h), potete montare anche “invernali” con indice “T” (fino a 190 km/h) che, a parità di altre caratteristi-che, costano meno. Attenzione poi al grading, la nuova etichetta con le ca-ratteristiche (purtroppo solo “autocer-tificate” dai produttori) delle gomme in termini di resistenza al rotolamento, frenata sul bagnato e rumorosità. Da 1° novembre è obbligatoria per quelle prodotte dopo il 30 giugno 2012. In-fine, attenzione all’omologazione eu-ropea: in mancanza, si spende magari meno, ma la sicurezza è a rischio.

Nella pagina precedente:L’edizione 2013 della Land Rover Freelander 2 prevede anche l’introduzione del motore 2 litri turbo a benzina da 240 CV.

La Hyundai Santa Feè giunta alla terza generazione.

Citroen C4 Aircross è l’ultima propostadella casa francese nel semento dei Suv compatti.C’è anche in versione 4x4.

In questa pagina:La nuova Fiat Panda 4x4 ha esordito lo scorso settembre al Salone Internazionale dell’autodi Parigi. La versione 1.3 Mjt a gasolioè in listino a 17.650 euro.

Porsche Cayenne Diesel S/ 382 CV,252 km l’ora e 0-100 in 5,7”

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“I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi”Johann Wolfgang Goethe

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class actionDAVIDE CONTRO GOLIA, OVVERO LA TUTELA DEI PICCOLI CONSUMATORI

Consumatori vessati da aumenti vertiginosi e ingiustificati delle bollette, turisti truf-

fati dalla compagnia aerea, azionisti che avete perso tutto per la scellerata gestione degli am-ministratori della società, state in guardia! Dal 2010, anche in Italia esiste la possibilità di ade-rire all’azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, comunemente conosciuta come class action.Nata nella tradizione giuridica anglosassone, la class action, che letteralmente significa “azio-ne di classe”, consiste nella possibilità di ri-volgersi all’organo che amministra la giustizia da parte di una pluralità di consumatori o di utenti, i quali vedono lesi i propri diritti per pratiche commerciali scorrette o per compor-tamenti anticoncorrenziali. Esistono, infatti, dei casi in cui la lesione del diritto di un soggetto è pressoché identica al caso di un altro. Dagli esempi sopra riportati, si può agevolmente comprendere come spes-so, infatti, vi siano situazioni nelle quali il fatto lesivo di un diritto sia il medesimo per tutti i danneggiati, a fronte di un unico responsabile.Precedentemente all’introduzione della rifor-ma che ha riconosciuto nel nostro ordinamen-to la class action, non di rado avveniva che il singolo danneggiato desistesse dal proporre l’azione risarcitoria poiché incontrava diverse difficoltà, quali il costo della causa (molto spes-so rilevante in rapporto ai costi-benefici della stessa), la grande sproporzione esistente tra la forza del singolo e quella dell’avversario (si pensi per esempio a una causa intentata da un singolo nei confronti di una multinazionale) e, soprattutto, il timore della soccombenza in cau-sa con il rischio di vedersi condannato a pagare delle spese esorbitanti. Questi rischi, che costi-

tuivano spesso un vero e proprio deterrente a proporre una domanda giudiziale per vedersi riconosciuto un risarcimento, sono stati supe-rati con l’introduzione della azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, in quan-to le spese per affrontare il giudizio contro lo stesso autore della condotta, saranno divise tra tutti i soggetti che decideranno di esperire l’azione giudiziale, non gravando più soltanto sul singolo. L’ambito in cui opera la class action è quello della tutela degli interessi collettivi dei consu-matori e degli utenti. Va, infatti, rimarcato che la legge che ha introdotto la possibilità dell’a-zione collettiva è inserita nel Codice del Consu-mo – Art. 140 bis.La possibilità di agire in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni è concessa alle Associa-zioni dei consumatori legalmente riconosciute, nonché alle associazioni e ai comitati di citta-dini, che siano adeguatamente rappresentativi degli interessi fatti valere in giudizio e che siano costituiti dai soggetti che lamentano la lesione del proprio diritto a causa del medesimo fatto (per esempio coloro che si ritengono truffati da una compagnia telefonica o da una compa-gnia aerea). Le Associazioni dei consumatori, o i comitati costituiti da tali soggetti saranno por-tatori degli interessi dei singoli appartenenti all’associazione o al comitato e agiranno in giu-dizio in nome e per conto dei singoli consocia-ti che avranno dichiarato di aderire all’azione legale proposta.In tale aspetto si coglie la principale distinzione con la class action prevista nei sistemi giuridici anglosassoni.In tali ordinamenti, la sentenza di condanna al risarcimento del danno ottenuta nei confronti

del medesimo responsabile, ritenuto tale a se-guito del proponimento dell’azione di classe, avrà effetto anche nei confronti di coloro che, pur non avendo formalmente aderito alla do-manda giudiziale, hanno subito la lesione del diritto per il quale è stata pronunciata sentenza di condanna all’esito della class action.Nel nostro ordinamento, invece, l’eventuale sentenza favorevole ai soggetti che hanno pro-posto la richiesta risarcitoria spiegherà effetti soltanto nei confronti di questi, non avendo alcun effetto verso coloro che, pur avendo subito il danno, non avranno formalmente co-municato la propria volontà di aderire alla ri-chiesta risarcitoria. Da qui si deduce quale può essere la convenienza, oltre che la necessità, di aderire formalmente all’azione collettiva, al-lorquando si ritenga di averne diritto e si abbia conoscenza che altri soggetti stanno per pro-porne una per i medesimi fatti. In mancanza di formale adesione, infatti, l’eventuale sentenza di condanna a un risarcimento in favore dei danneggiati, non avrà effetto nei confronti di chi formalmente non avrà deciso di aderire alla domanda giudiziale.

a cura di Alessandro Parola - Avvocato

Studio Legale PAROLA - MARABOTTO - QUARANTA Corso Nizza 18, 12100 CuneoTel. e fax +39 0171 692855Mobile +39 338 7339360E-mail [email protected]

“I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi”Johann Wolfgang Goethe

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a cura di Axel Iberti

vivere le festeREGIONI E RAGIONI CHE FANNO

A TORINO LUCI D’ARTISTACON VALERIO BERRUTIdal 3 novembre al 13 gennaioAutunno caldo a Torino e ancora più frizzante con l’arrivo dell’inverno, grazie all’arte che occupa ogni angolo del capoluogo e vi porterà per mano fino all’apertura del nuovo anno. Dal 3 novembre fino al 13 gen-naio 2013, aggiratevi a testa in su per la città e perdetevi: torna la rasse-gna open-air Luci d’Artista, che dal 1998 provvede a illuminare le aree più suggestive della capitale sabauda, con installazioni di artisti di fama internazionale. Un tour spettacolare tra le piazze, le vie e i monumenti storici che, grazie alla luce, diventano una nuova scenografia urbana da sogno, ancora più magica quando le strade si coprono di una candida coltre bianca. Questo è il potere dell’arte che trasforma l’architettura se-dimentata nel nostro immaginario in qualcosa di nuovo, a cavallo tra uno scenario metafisico e una poesia futuristica, degno di un film alla Blade Runner. La rassegna di quest’anno prevede anche l’inserimento di nuove installazioni, tra cui quella dell’artista cuneese Valerio Berruti che, dopo expo e progetti artistici in Sudafrica, Cina, Giappone e Sud America, ritor-na in Piemonte con un altro capolavoro che prende vita con la luce. In via Accademia delle Scienze, si potrà ammirare l’opera intitolata Ancora una volta, una sorta di fotogramma luminescente di un bambino che dall’alto gioca con le macchinine. Fiat lux a Torino quindi...www.comune.torino.it

MAGICO PAESE DI NATALEAL CASTELLO DI GOVONEogni week-end di dicembre

Per entrare a dovere nello spirito natalizio, non può mancare una visita al Villaggio di Babbo Natale e la magia del luogo non vi deluderà: al Castello di Govone, tra animazioni, cori, canti, mercatini e vin brulé, ogni weekend di dicembre viene ricreata un’atmosfera emozionante adatta a grandi e picci-ni. Info: www.esperienzereali.it

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LA FIERADEL BUE GRASSODI CARRÙdal 1° al 16 dicembreManifestazioni come quella del Bue Grasso rappresentano l’essenza del nostro territo-rio, così proiettato economicamente verso il futuro, ma allo stesso tempo capace di rimanere ancorato alle tradizioni agroali-mentari e zootecniche che tutti ci invidia-no. Le bestie, stupende com’è eccezionale il lavoro sulla qualità da parte degli alleva-tori, sfilano per vincere medaglie, targhe, diplomi: “bellezze” di diversi quintali in passerella e poi... tutti a mangiare il bol-lito, con una levataccia alle 4 del mattino. Un rito di cui si ha traccia già dal 1473 e un’esperienza da provare almeno una volta nella vita: folklore e socialità verace.www.comune.carru.cn.it

OLIOLIVAAD IMPERIA ONEGLIALA FESTA DEL NUOVO OLIOdal 16 al 18 novembre

Nella zona alta della città di Imperia, a Oneglia, a no-vembre, ci aspettano 3 giorni intensi dedicati a uno dei prodotti più apprezzati del settore agroalimentare ligure: l’olio. La Festa del Nuovo Olio è una manifestazione che si svolge tra i vicoli e il cuore storico della città, una gustosa passeggiata di assaggi tra stand e bancarelle di produttori, alla scoperta delle valenze culturali e gastronomiche della Riviera. Abbinamenti tra olio, pane e tutti i prodotti tipici mediterranei. Tanto cibo, quindi, per tutti, ma anche nu-trimento per la mente e divertimento , con laboratori di educazione al gusto, appuntamenti di approfondimento sulle tematiche paesaggistiche e naturali legate all’ulivo, intrattenimento per i bambini, mostre di artigianato e uscite in barca per la pesca sportiva. La Liguria è viva an-che d’inverno!Info: www.olioliva.tv

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grinta e stileÈ nata. Ha grinta da vendere. È pronta a do-

minare le nostre strade con il suo mix di design, tecnologia e sportività.Un evento importante per presentarla in una serata esclusiva organizzata in 50 concessio-narie d’Italia, fra cui la “Gino spa”, con un parterre di ospiti ansiosi di poter ammirare, in anteprima, la nuova auto, emersa da un cubo nero, fra effetti speciali e la musica a tut-to volume di Skin, in collegamento per la sua performance live dal Mercedes-Benz Brand Center di Milano.

“La Classe A rompe ogni legame con i model-li precedenti: non rimane più assolutamente nulla della piccola/media Mercedes che ab-biamo imparato ad apprezzare nel tempo. Rappresenta una sfida, con un’attenzione ai particolari e alle forme, una sportività intesa come sana competizione, efficienza e raggiun-gimento dei risultati, e una tecnologia, che è intuizione, passione e capacità di anticipare il futuro”. Così la descrive Alessandro Gino, ai fortunati ospiti che hanno animato il salone trasformandolo in una vera arena rock.

DA GINO LA FESTA PER LA NUOVA MERCEDES CLASSE A photo: Roberto Audisio

Ilario e Alessandro Gino, Stefania Canale

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fashion nightPer la prima volta a Cuneo una vera “sfilata-

evento” ideata e realizzata da Luca Revelli e Barbara Gourdain con un team di professioni-sti per valorizzare il lavoro e l’abilità cuneese, la qualità dei negozianti e degli operatori del set-tore legati alla città in una passerella esclusiva nella prestigiosa cornice di Piazza Galimberti, facendo scoprire un mondo affascinante e fre-netico, non solo superficiale come spesso appa-re: un vero sistema artistico e culturale, impor-tante voce dell’economia cuneese e nazionale.Madrina d’eccezione: Elisabetta Gregoraci, incarnazione di bellezza e stile, a presentare

la serata in un percorso fra arte e cultura, per-formance di danza degli artisti di Danzicherie e intermezzi musicali della bravissima Simona Mana con il suo violino, per uno spettacolo ric-co e straordinario. Special Guest non poteva che essere Alviero Martini, rappresentante d’eccezione della cu-neesità nel campo della moda, ambasciatore di talento e creatività in tutto il mondo. A lui viene riconosciuto il premio “Cuneo Fashion Night”. Una nuova iniziativa per una grande città in cre-scita, reso possibile con il contributo di nume-rosissimi sponsor.

A CUNEO MODA E BELLEZZA IN PASSERELLA

Viamaestra

Paolo De Chiesa per Bottero Ski

Boschetti Pellicce Simona Mana Roberto Audisio e Elisabetta Gregoraci

Alviero Martini e Elisabetta Gregoraci Samuel A ztori per Danzicherie

In scena il divano Bocca di Gufram

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photo: Daniele Molineris

Whim N.Y. 1956 José Bencosme per Pepenero

Roberto Audisio e Alviero Martini

Alisei

Canottieri Portofino

ALV di Alviero Martini Alca Spose

Class Moda Donna

Quinta Strada

Ivi Fashion by Trinita’sUN

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la notte della scienzaÈ giunta alla settima edizione la “Notte dei

Ricercatori”. L’iniziativa, promossa da CentroScienza Onlus, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Università degli Studi di Scienze Gastronomiche e Creativa, coordinati da Ago-rà Scienza, è co-finanziata dalla Commissione Europea. L’obiettivo è quello di avvicinare il grande pubblico alla figura del ricercatore, condividendo le best practices di promozio-ne e diffusione della ricerca scientifica pres-

so il grande pubblico, dimostrando che “il ricercatore è una persona normale che fa un lavoro eccezionale” e accrescere nei cittadini la consapevolezza dell’importanza della ri-cerca scientifica nello sviluppo della società. Fra le varie iniziative organizzate a Cuneo, lo “speciale scuole” mattutino presso la Facoltà di Agraria ed i “Caffè scientifici”, incontri informali fra ricercatori e pubblico a cura di [UNICO] al il Cuba-Relais Chocolat, a cui hanno fatto seguito le osservazioni astronomiche presso la specola del Liceo Scientifico “G. Peano”.

INNOVAZIONE E RICERCA NELLE PIAZZE photo: Press Office “Agorà Scienza”

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C’È SOLO UN MODOPER VIAGGIAREDA TORINO IN BRASILE.

A BRACCIA APERTE.Tap Portugal vola da Torino via Lisbona per 10 destinazioni in Brasile:Rio de Janeiro, San Paolo (Guarulhos e Viracopos), Fortaleza, Salvador da Bahia, Recife, Natal, Brasilia, Porto Alegre e Belo Horizonte.

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C’È SOLO UN MODOPER VIAGGIAREDA TORINO IN BRASILE.

A BRACCIA APERTE.Tap Portugal vola da Torino via Lisbona per 10 destinazioni in Brasile:Rio de Janeiro, San Paolo (Guarulhos e Viracopos), Fortaleza, Salvador da Bahia, Recife, Natal, Brasilia, Porto Alegre e Belo Horizonte.

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TAP RIO unico.doppia:- 26/10/12 10:47 Pagina 1

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non seulement d’amande,c’est baloccode Giovanna Foco - pg. 14Le premier spot publicitaire télévisuel de la société a été diffusé au cours de l’hiver 1975 : il s’agissait du « Mandorlato ». Cette année-là, le chiffre d’affaires dépassait, en lires, le million d’euros. Ce fut un tournant pour la société et, depuis, sa croissance a toujours été constante. En 2011, le chiffre d’affaires s’est élevé à 137 millions d’euros, avec une centaine de produ-its au catalogue. Le premier semestre 2012 a confirmé cette évolution positive, avec une au-gmentation de 13% pour la division des produ-its « permanents » et de 7% pour la division des produits de « fête ». Les produits permanents tout au long de l’année disposent de quatre li-gnes de production. Les produits de fête sont

liés au calendrier et sont réalisés sur deux lignes. La production est complétée par deux lignes dédiées aux gaufrettes (wafers). L’établissement s’étend sur une surface de 70.000 m2, dont 44.000 couverts. Il occupe 315 employés, avec une pointe à plus de 380 sur la période de Noël. Il s’agit là de la société Balocco, la fabrique de pâtisserie de Fossano, fer de lance du monde de la pâtisserie italienne. Aujou-rd’hui, la société est guidée par le président Aldo Balocco et ses deux enfants Alessandra et Alberto. Il s’agit là de la troisième génération. Certains se rappellent, à Fossano, du grand-père et de sa première pâtisserie face au château des Princes d’Acaja et de la seconde dans la Via Roma. Alberto Balocco, qui a étudié au lycée de Fossano et s’est diplômé en économie et commerce, avec la chance d’être né pour ce métier, se dévoile pour nous.Le succès Pour moi, c’est uniquement une question d’ambition, jamais d’avidité. Quel est le risque d’entreprise qui vous préoccupe? Que, sur les centaines de milliers de produits, certains ne soient pas à la hauteur des attentes du consommateur. Quel est le risque d’en-treprise qui vous stimule le plus?Générer du bien-être dans la société et bâtir un consensus entre les fournisseurs, les clients et les banques. Cotation en Bourse? Nous n’avons pas l’intention de devenir les « esclaves » des comptes trimestriels et des actionnaires. Notre véritable « capital », c’est bien la fabrique et c’est là que nous réinvestissons nos bénéfices. La société de nos jours C’est l’une des trois sociétés les plus efficaces d’Europe dans ce secteur d’activité. Au cours des cinq dernières années, plus de 28 millions d’euros ont été investis dans l’acquisition de nouvelles technologies et dans l’amélioration des technologies existantes. Les sponsorisations Tous les ans, la société investit 5% de la valeur de la production dans la communication. En 2011, nous avons frôlé les 7 millions d’euros. La qualité C’est l’un des points d’excellence et elle s’exprime à tous les niveaux de l’activité. Le service du Contrôle Qualité compte aujourd’hui 12 opérateurs biologistes, chimistes et analystes. Plus de 30.000 analyses sur les matières premières, les produits semi-finis, les produits finis et les emballages sont réalisés tous les ans. Les biscuits Balocco Entre 2007 et 2011, les ventes sont passées de 16.300 à 29.200 tonnes: avec une augmentation annuelle moyenne de 16%, la société s’avère la plus dynamique du secteur. Une gaufrette avec 80% de crème: êtes-vous les seuls? À ce jour, oui. Nous l’avons lancée il y a quelques mois. Pour ajouter de la crème entre les gaufres, il a fallu augmenter leur nombre d’alvéoles et nous avons, à cet effet, installé un nouvel équipement. La gaufrette a été appelée « Bambù Extra Cream ». Les nouveautés de Noël 2012 Nous lançons, en effet, quelques produits. Le panettone « Croccantino », qui s’inspire d’une glace typiquement estivale, présente un cœur de crème Chantilly et de griotte, dans une pâte recouverte de chocolat et d’éclats de macaron, de meringue et de noisette. La « Stracciatella » est caractérisée par des gouttes de chocolat fondant et de la crème, avec une couverture de chocolat fondant et de copeaux de chocolat blanc. Le « CremCafé », enfin, né d’une collaboration avec la société Lavazza, est un gâteau farci de crème au café, recouvert de chocolat fondant et d’éclats au cacao. Quel est le produit le plus élégant? Le Mandorlato, dans sa version emballée à la main. La société Balocco C’est une raison de vivre. J’ai eu de la chance : j’ai pu exercer le métier dont je rêvais depuis tout petit.

femmes et vignoblesde Mario Busso - pg 20Il existe un lien profond entre la femme et le vin. Chez la tradition française le Champagne aussi s’habille “en rose” : Madame Ponsardin avec son Veuve Cliquot, Madame Pommery, Madame Lily Bollinger… De même en Italie, puisque “le vin des rois et le roi des vins”, le Barolo, est devenu un grand vin grâce à une femme: Giulia Falletti Colbert. Dans l’histoire, les femmes et le vin ont toujours été liés avec succès

et aujourd’hui dans notre Pays sont une présence importante. Les données sont surprenants et mon-trent comme le “gentil sesso” occupe désormais des rôles d’haute responsabilité et des espaces direc-tionnels dans un domaine qui s’est toujours présenté habillé au masculin. En réalité, chez l’économie

paysanne de la petite entreprise vitivinicole, le rôle de la femme était caché, presque invisible, et pourtant économiquement fondamental. Les femmes administraient en effet les comptes des familles comme des entreprises. A’ présent leur visibilité a augmenté puisqu’ elles ont pris conscience de leurs capacités techniques aussi bien qu’administratives en devenant des véritables “professionnels”, spécialisées en agronomie, œnologie et œnotechnique. 50% des entreprises vitivinicoles gérées par des femmes D’après une enquête conduite récemment dans le domaine vitivinicole, l’on voit qu’en Italie il y a plus de 30.000 positions entrepreneuriales, dont la moitié au moins est occupé par des femmes, surtout concentrées dans l’ordre en Sicile, Piémont et Veneto. Les femmes chefs d’entreprise vitivinicoles s’adressent surtout à la production de vins de qualité: 62% sont en effet engagées dans la cultivation des raisins pour les vins Doc, 13% dans l’ Igt, avec une attention particulière aux cultiva-tions bio. 50% des femmes chefs d’entreprises s’occupent enfin de la partie administrative et de celle commerciale, en particulier des activités concernant la communication, le marketing et l’accueil chez leurs caves. Les protagonistes Claudia Francalanci Bruna Grimaldi, Josetta Saffirio, Ornella Correggia, Claudia Ferraresi, Nicoletta Bocca et Chiara Soldati non seulement ont en commun le fait d’être des piémontaises mais surtout leur passion pour les vignobles, pour le dur travail que cela entraine, que ce soit dans les vignobles, le bureau ou dans les caves – parfois engagées même dans tous les trois domaines … Plusieurs femmes, plusieurs histoires, mais un seul fil rouge: produire l’excellence selon leur propre philosophie, mais toujours en harmonie avec le territoire.Claudia Francalanci, avec son mari Tonino Verro, gère un temple de la cuisine locale, La Contea di Neive. Une femme ténace qui, après avoir transformé son petit restaurant dans un restaurant de culte, devient aussi bien une “femme du vin”, faisant naitre avec Tonino une entreprise agricole qui a le même nom du restaurant. “Chaque année, pour mon anniversaire Tonino, au lieu de me faire cadeau d’un bijou – dit-elle - achète un vignoble” et c’est elle qui s’en occupe. Le résultat? Des vignobles qui ressemblent plus à des jardins et des vins qui sont le fruit d’une recherche méticuleuse vers la perfection. Claudia, c’est action, émotions, travail: tout cela ne demande pas beaucoup de mots, juste comme pour une autre femme de ce terroir: Bruna Grimaldi avec son enterprise agricole qui porte son nom. A’ Grinzane Cavour, vers la fin des années ’70, Bruna est parmi les premières filles qui choisissent de fréquenter l’Ecole Oenologique de Alba. Un choix assez fort dans un milieu, à l’époque, presque entièrement géré par les hommes, un choix qui a été couronné de succès. “Aller dans les vignobles, cela me relaxe. J’aime le travail manuel, le contact avec la vigne”, dit Bruna, qui s’occupe aussi bien de la communication et de la commercialisation de ses vins. Nous rencontrons, après, une autre “dame du vin”. C’était le 1977, quand Josetta Saffirio, professeur de viticulture et œnologie chez l’Ecole Oenologique de Alba, recevait de son père Ernesto des vignobles dans le terroir du Barolo. Depuis, petit à petit, Josetta a transformé l’entreprise aidée, aujourd’hui, par sa fille Sara. Un bijou de soutenabilité. A’ présent, le nom Saffirio est synonyme d’amour pour l’environnement et pour la parfaite intégration dans la nature, ainsi comme le témoignent les étiquettes des vins: un hymne à la magie, liée aux anciens récits, où les protagonistes sont les gnomes. “Les gnomes sont la conscience de l’humanité pure” dit Josetta, et c’est elle qui les imagine et les dessines. Plus que des étiquettes, donc, un manifeste, un peut comme il arrive d’ailleurs chez une autre entreprise, cette fois sur l’autre versant du fleuve Tanaro. Ornella Costa, titulaire de la Matteo Correggia, depuis 2001 a eu la grande tâche de reprendre l’entreprise après la mort de son mari. Sa force d’âme et sa ténacité lui ont fait su-pérer le passage pour conduire la marque vers un futur autonome et bien promettant, qui verra aussi bien opératifs ses fils Giovanni et Brigitta. Ornella aussi vise fortément à l’ éco-soutenabilité - à présent l’entreprise peut être définie biodynamique - en même temps qu’à la communication, en renovant la marque ainsi que les étiquettes hystoriques de Coco Cano. Et, après, il y a les femmes du vin qui sont aussi bien femmes d’art, comme Claudia Ferraresi, mère de Alessandro Locatelli (Rocche Costamagna, La Morra), qui a fait de la cave de famille (8 générations jusqu’ici!) le résultat d’un parcours personnel, un mélange de créativité et de culture: le vin, la peinture et la littérature. Vers la fin des années ’60, Claudia prend en héritage la cave Rocche Costamagna en lui apportant tout de suite son empreinte personnelle. Claudia est surtout un peintre et l’on perçoit cette sensibilité dans ses vins come dans l’air que l’on respire dès qu’on arrive chez Ca’ dij Amis – l’association culturelle qu’elle a fondée – où l’interprétation personnelle des collines et des coteaux de Langa est une présence constante sur ses toiles. Mais le fil rouge “du vin” nous emmène encore dans les alentours de Dogliani, Nicoletta Bocca, fille du grand écrivain de Côni, gère San Fereolo, un nom désormais bien affirmé dans le panorama œnologique. Son histoire est une histoire de retour aux origines, de Milan jusqu’ici: s’approprier de nouveau de sa propre vie en savourant de nouveau des principes tels que “éthique et respect”, à trav-ers le contact avec la terre. “San Fereolo est très particulier, les vignes que j’ai récupérées des anciens paysans sont vieilles et les pentes assez difficiles à travailler … J’ai aimé de suite ces difficultés puisque j’y retrouve des traits cachés de mon caractère. Prête à s’ouvrir seul après beaucoup de temps!”. Les vins de Nicoletta aiment donc le défi et à présent sont en train de changer l’image un peu banalisée que le vin Dolcetto avait dans le passé. En sortant de la province de Côni pour aller dans le domaine vitivinicole du Gavi, très proche de Gênes, nous rencontrons l’entreprise La Scolca. Chiara Soldati porte, consciente du passé et du futur, un nom qui revèle le lien de parenté avec l’écrivain Mario Soldati. Sa décision de rester à gérer un domaine de plus de 90 ans d’histoire, dont le propriétaire aujourd’hui est Giorgio Soldati, se base sur trois motivations: “par choix, par naissance et par défi”. Une femme qui sent très fort le lien avec ses propres origines, mais qui sait aussi bien s’adresser vers le futur avec de nouveaux objectifs. Notre voyage à la découverte des images au féminin dans le domaine vitivinicole pourrait encore continuer longtemps. Nous nous excusons avec toutes les femmes que nous ne pouvons plus citer pour des raisons d’espace, mais nous savons que de nou-velles générations au féminin sont en train d’apparaitre dans le domaine du vin avec une nouvelle fraicheur et sensibilité.

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des mélodies frissons sur la peaude Vilma Brignone - pg 24“Le parfum est persuasif, plus que les mots, l’aspect, les sentiments et la volonté” dit Jean -Baptiste Grenouille, le protagoniste du livre de Patrick Süskind “Le Parfum”– “ce-lui qui domine les odeurs domine le coeur des hommes”. Le parfum comme élément de séduction, expression de l’ identité personnelle. Nous vivons une époque riche en par-fums: la personne, la maison, la voiture; le parfum fait partie des vêtements à travers lesquels on peut communiquer. Le parfum, c’est le bien-être du physique et de l’esprit. Voilà l’a-romathérapie moderne. Le nez, l’odorat, devient un sixième sens puisqu’il conduit à la connaissance plus profonde des

personnes ainsi que des choses. Et, les Nez, comme on appelle les créateurs de parfums sont très recherchés. Intuition, créativité, odorat bien entrainé, expertises techniques, culture, études, enfin la tête, voilà ce que l’on trouve derrière ce travail alchimique et mystérieux qui, dans la plupart des cas, commence en France, en Provence. L’art de faire les parfums appartient en effet à Grasse, où se sont formés les meilleurs parfumeurs du XXème siècle: Jean-Claude Ellena pour Hermès, Jacques Cavalier pour Louis Vuitton, Jacques Polge pour “Chanel”. Grasse c’est la ville des grandes marques Fragonard, la maison Gallimard et Molinard. Mais si la Provence détient la première place pour l’art du parfum, en Italie la Ligurie a le parfum dans son dna et ses fleurs. Et voilà que, à Sanremo, il y a une excellence à connaitre : Renzo Borsotto, “créateur indépendant” de fragrances. Borsotto arrive d’une famille de cultivateurs de fleurs destinées aux parfums et de distillateurs d’essences. Ici, il a reçu en héritage la passion pour l’alchimie, des archives de recettes précieuses et un ancien labo-ratoire. Vers les années ’80, pour la Maison “Daphné” qui porte le nom de sa créatrice, sa femme, il développe une ligne toute inspirée aux fleurs de la Riviera : l’ eau de toilette “Acqua di Sanremo”, le fragrances “Rose”, “Muguet”, “Violette”, “Lavande”, “Mimosa”, “Fleur de lys”. Le Nez de Sanremo a créé aussi en exclusive et en série limitée la fragrance “Creuza de Mä,” une véritable mélodie de notes et de parfums de la Ligurie. Et, encore, la “Duchesse de Galliera”: roses, muguets et violettes dans cette essence d’époque, découverte dans un ancien flacon appartenant aux archives de famille. Le parfum exclusif pour la reine d’Angleterre, Elisabeth II, a été par contre créé par une femme, Laura Tonatto, un “nez au féminin” qui, chez son laboratoire de Turin, a réalisé des fragrances pour des rois, des princes, des vips, des griffes de l’haute couture ainsi que pour des entreprises de l’industrie automobile. Elle est un “nez” depuis qu’elle était petite. Un don naturel qui a été ultérieurement développé par une formation spécifique chez deux écoles: celle de Hassan, maitre d’essence à Le Caire, en 1983, et celle de Serge Kalouguine, chez la Parfumerie Fragonard de Grasse. Son début a lieu à Milan vers les années ‘80 par des parfums sur mesure destinés à Caroline de Monaco, Fiorucci, Francesco Totti, Asia Argento. Une liste de célébrités au cours des années utilise sa ligne de parfums caractérisés par le monogramme LT: de Raina de Jordanie à George Clooney qui a chioisi le Shanghai “Anena” (notes de mandarine et de thé vert). “En 2008 un rêve qui s’avère - dit Laura Tonatto, le par-fum pour Elisabeth d’Angleterre, qui la recevra de façon privée l’année suivante directement à Buck-ingham Palace. La composition du parfum préparé pour la reine est évidemment top secret, mais on peut dire que la reine a choisi un mélange de jasmin, de fleurs d’orange, de tubéreuse et surtout le parfum unique de la rose Taif, fleur très rare que l’on trouve en Arabie Saoudite. Laura Tonatto, c’est un “Nez” qui aime expérimenter, tout en liant l’odorat au cinéma, la lecture, l’art, la peinture. Par example, à Caravaggio, avec un parfum réalisé exprès pour l’Ermitage de Saint-Pétersbourg et, après encore, l’Aqua Siriana créée d’après des recettes de Pline l’Ancien. Au cours d’un laboratoire conduit avec un groupe de femmes détenues est nait ensuite le parfum “Profumo di fumne” . Créér sa propre fragrance, c’est la raison d’être de l’espace Arnò, ouvert en Mai, à Côni, piazza Europa 18. Ici, parmi 40 fragrances, l’on peut choisir celles qui vont composer notre parfum. Comme nous dit la titulaire, Paola Ilardo, “On peut partir par une ligne, une sorte de famille plus large avec laquelle on se sent bien, pour ajouter ensuite les autres nuances. Aujourd’hui il n’y a plus un parfum pour toujours, mais un parfum qui change avec la saison, l’état d’âme, la mode, le trend, comme les vête-ments, élégants ou par contre sportifs. Le parfum est actif, il s’amuse avec nous. C’est pourquoi, nous faisons jouer le client avec les différentes notes, avec son odorat ”. L’idée d’ouvrir ce genre d’espace a vu son origine l’an dernier chez l’atelier d’un nez italien à Ragusa, Giuseppe Arnone qui, à travers des magasins spécialisés, veut étendre la possibilité du privilège de s’offrir un parfum personnalisé à des prix acceptables. Et Côni a été la première ville pour cette nouveauté. “L’eau de Cuneo “ c’est l’idée sur laquelle on est en train de travailler chez Arnò: des nuances vives, presque liquoreuses, qui s’inspirent aux parfums des gâteaux typiques: le chocolat et le rhum. Comme il y a encore l’eau de source du Monviso, une fragrance née pour les 150 ans de l’Unité d’Italie: “Torino. Acqua del Benessere” créée par Carmelina Guastamacchia Novembre, un parmi les Nez les plus célèbres de Turin. Et, la silhouette du “roi de pierre ” avec celle de la Mole de Turin, avec le drapeau italien, brille sur la boite de “Sorelle Novembre”. Comment utiliser le parfum Conseils par Laura TonattoIl faut le vaporiser “là où il y a le coeur qui bat”, comme disaient nos grand-mères. Pour mieux dire, sur les points chauds du corps, précise Laura Monatto; “l’idéal ce sont les pouls , en faisant attention à ne pas les frotter l’un contre l’autre afin de ne pas altérer son arôme. Ne pas utiliser par contre le dos de la main, parce-qu’il n’exalte pas les qualités du parfum. De plus, en considérant que les nu-ances de fond se manifestent environ après une demi-heure, il faudrait attendre ce temps pour voir comment il s’accorde avec notre peau”.

une baladeà noël sur la côte-d’azurde Maria Bologna - pg 28L’hiver est arrivé. Un peu partout, mais surtout en Italie du Nord, le froid et le brouillard prennent la place des longues heures de soleil. Par contre, sur la Côte d’Azur, tout est fête de couleurs, encore plus intenses grâce à la tiédeur du climat méditerranéen. Un privilège, ou mieux, un bonheur renfermé dans ce petit écrin sur la mer, où le microclimat si particu-lier est, depuis toujours, très apprécié. Par le passé, la noblesse de l’Europe du Nord, les Anglais et les aristocrates russes y passaient, au finir de l’été, deux mois de vacances au moins. Mais ce coin de paradis n’est pas uniquement dû au cli-mat : le Bas-Piémont et la Ligurie tous proches ont grandement influencé la ga-stronomie locale, avec les parfums et les saveurs que l’on retrouve dans les plats des restaurants monégasques. Les cèpes, les truffes et le goût intense des soupes chaudes riches en légumes de saison attirent les touristes à la table, alors que, sur le quai Albert Ier, l’on respire déjà un air de fête, comme à l’accoutumée. À commencer par les trois jours du MICS, le salon dédié au monde de la nuit, qui, du 7 au 9 novembre, propo-se des soirées à thème, avec des DJ internationaux et des artistes de renommée mondiale, des défilés de mode et le spectaculaire FMX Show organisé en extérieur. Peu après, toujours dans la Principauté de Monaco, c’est au tour de la Fête du Prince qui, comme toujours, offre les émotions classiques de contes de fées : des manèges jusqu’aux feux d’artifice musicaux sur les eaux du Port Hercule (dimanche 18 novembre à 20h30). Et puis, comment ne pas parler de la VIIe édition du Monaco Jazz Festival ? Cette année, sept concerts sont au programme. Durant quatre jours, du 21 au 24 novembre, sur la scène de la Salle Garnier de l’Opéra de Monte-Carlo, se produiront de nombreuses légendes du jazz, parmi lesquelles Pino Daniele et Diana Krall. À ne pas manquer, le 21 novembre, le Charity Nite & Dance, le gala annuel promu par l’association « Les Enfants de Frankie », qui fête cette année ses 15 ans, ainsi que l’habituel Noël de Frankie, le 12 décembre, un évènement qui redonne le sourire à environ 4000 enfants malades ou défavorisés de la région. Le spectacle, qui se tient habituellement dans le Chapiteau de Fontvieille - Monaco, est, à chaque édition, une occasion de générosité et de divertissement. Ainsi, par petites étapes, arrivons-nous aux fêtes de Noël : cette année également, la municipalité monégasque emménage le traditionnel Village du Père Noël sur le port - du 5 décembre au 6 janvier - avec des stands, des haltes gastrono-miques, des jeux et des fêtes en plein air, surtout très appréciés au réveillon de la Saint-Sylvestre. Le quartier de Monte-Carlo offrira, par contre, une atmosphère raréfiée. Les jardins du Casino proposeront une fête de couleurs et des sapins parés de décorations de Noël de très grande valeur, et l’on ne s’étonnera pas d’y rencontrer des personnalités de marque. Il faudra absolument franchir le seuil de l’hôtel pour admirer les décors précieux, ainsi que les arbres offerts pour l’Association « Action Innocence Monaco » et exposés dans le hall de l’Hôtel de Paris. Par ailleurs, les épicuriens ne pourront manquer le Thé de Noël, servi du 21 au 24 décembre dans le magique salon Belle Époque, un véritable chef-d’œuvre de stucs, avec ses colonnes en marbre rose et ses fresques de Gabriel Ferrier, empreintes du style de Fragonard et de Boucher. Ceux qui voudront rejoindre Nice, pourront, du 1er décembre au 2 janvier, faire un tour sur la Place Massena qui se transformera, cette année encore, en un immense village, où toute la famille sera émerveillée par les chalets en fête, tous décorés aux couleurs de Noël. En s’éloignant du bord de mer, l’on pourra parcourir, dans l’arrière-pays, les routes qui mènent à la Provence du Vaucluse, renommée pour ses immenses étendues de rangées de lavande. Comme le veut la tradition, les crèches de Noël, ouvertes dès les premiers jours de décembre jusqu’au 6 janvier, seront aménagées dans des dizaines et des dizaines de villages. Les passionnés de santons ne manqueront pas le rendez-vous avec la crèche de Saint-Saturnin-lès-Avignon et ses personnages animés de jour comme de nuit, ou bien avec la crèche de l’Abbaye de Notre-Dame de Bon-Secours, à Blauvac, s’étendant sur une surface de 80 m2. Enfin, la crèche historique de l’Église de Notre-Dame de Nazareth vaut vraiment le détour : là, sont exposées des statuettes centenaires de 3 à 120 cm. Sur la route des Vignères, se tiendra le Gros Souper de Noël, aux couleurs provençales, avec ses sept plats et ses treize desserts qui, lors des fêtes, seront révélés à travers des leçons gourmandes : des chefs cuisiniers prépareront le foie gras, l’ingrédient par excellence des plats de fête, ou la fougasse (cuite au four à bois), et expliqueront comment confectionner le nougat blanc et noir au miel de lavande et aux amandes, les macarons, les fruits confits cuits dans un chaudron en cuivre et la tarte aux pignons. Pour passer un agréable week-end en famille, l’on pourra également décider de séjourner aux Deux Alpes, une station de ski charnière entre les Alpes du Nord et du Sud. En somme, le choix est vraiment large et les possibilités adaptées à toutes les exigences : dans la magique Principauté de Monaco, avec le glamour de la Côte d’Azur, parée de ses petits marchés et de ses manèges de Noël, sur le bord de mer illuminé de Menton jusqu’à Cannes ou bien encore dans l’arrière-pays provençal… Bonnes fêtes à tous !

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