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Bollettino N° 2 Dicembre 2007-Gennaio 2008 - Pubblicazione sperimentale - Progetto “ Campagna sensibilizzazione all’associazionismo comunitario “ OMCVI - Provincia di Roma PRESIDENTE DA REPÚBLICA EM ITÁLIA “Cabo-verdianos têm sido bons embaixadores de Cabo Verde na Itália” Solidariedade e união dos cabo-verdia- nos a fim de enfrentar, com sucesso, os desafios que o país tem pela frente; re- conhecimento e agradecimento por aque- les que têm servido Cabo Verde com ge- nerosidade; consolidação das relações entre Cabo Verde e a Itália, ajudas que li- bertem; ajudas com rosto. São as mensa- gens que Pedro Pires deixou através dos diversos encontros que teve durante a sua estada na Itália de 19 a 25 de Novembro de 2007. continua” a pag.3 Alessio Barros e Leila Barreto danno il benvenuto al Presidente - Foto Valerio Valdroni - è la richiesta che una delle più belle canzo- ni di Natale, che ci siamo lasciati ormai alle spalle, rivolge a Gesù. E' una richiesta cri- stiana e allo stesso tempo molto laica. Chi di noi non vorrebbe avere una mente illumina- ta e una vita serena, piena di pace? E' l'au- gurio che in questo 2008 vi facciamo caris- simi lettori, socie e amici. Il 2007 è stato un' anno abbastanza positivo per la nostra comunità. Certo, non sono mancate sofferenze e perdite di parenti e amici vicini e lontani, tra cui due dei nostri giovani che ci hanno lasciati prematuramen- te. Noi però siamo un'associazione e se guar- diamo da questo punto di vista, ci sono mo- tivi per rallegrarci. Se e' vero che in alcune regioni si fa ancora fatica a mettere in piede associazioni o a farle funzionare, in altre re- gistriamo la nascita di nuove associazioni e gruppi; c'è un forte dinamismo nella nostra comunità e una grande voglia di fare, di cre- scere, di migliorare come capoverdiani in un paese, in un mondo che va sempre più ver- so il meticciato. Noi lo siamo già come popo- lo e forse per questo - ci ha detto il Presidente della Repubblica durante la sua visita in Italia - siamo chiamati ad avere un ruolo particolare e ci ha invitati a riflettere su questo. Tuttavia c'è un altro motivo per rallegrarci: l'anno si è chiuso con forti speranze di una maggior unione e collaborazione tra le asso- ciazioni. La nostra gente lo desidera ed è l'unico modo per raggiungere vette più alte. Allora, da queste righe, sentiamo di lanciare una proposta in tal senso: perché non istitui- re una Giornata Nazionale dell'Associazioni- smo Capoverdiano in Italia? Sarebbe un'oc- casione per esporre i “prodotti” delle asso- ciazioni, fare dibattiti sull'associazionismo, raccolta fondi per cause comuni, riflettere sull'orientamento da dare alle nostre azioni, e in base ai risultati programmare iniziative congiunte, sensibilizzare ulteriormente la comunità e le istituzioni verso l'importanza del movimento associativo. La Giornata po- trebbe essere realizzata ogni anno in una città diversa, servendo anche da stimolo in quelle dove le associazioni fanno fatica a spuntare o a tenersi dritte. Il 2008 e' l'anno del ventesimo anniversario dell'OMCVI. Un lungo cammino è già stato percorso. Ma - cittiamo ancora il Presidente - per ogni tappa sormontata, altre se ne aprono in modo sempre più complesso, ri- chiedendo maggior riflessione, responsabili- tà e lavoro. Avremmo prossimamente l'oc- casione di festeggiare e riflettere insieme a voi. Ancora Buon 2008. Associazione Donne Capoverdiane in Italia “Luce dona alle menti, Pace infonde nei cuori” 1988 - 2008 20 anni di OMCVI Associazione Donne Capoverdiane in Italia All’interno le Rubriche: Capo Verde/Italia Pag. 2 Venti anni di OMCVI Pag. 5 Vita Comunitaria Pag. 7 Spazio Giovani Pag. 9

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Bollettino N° 2 Dicembre 2007-Gennaio 2008 - Pubblicazione sperimentale - Progetto “ Campagna sensibilizzazione all’associazionismo comunitario “ OMCVI - Provincia di Roma

PRESIDENTE DA REPÚBLICA EM ITÁLIA“Cabo-vverrdianos têm sido bons embaixadorres de Cabo Verrde na Itália”

Solidariedade e união dos cabo-verdia-nos a fim de enfrentar, com sucesso, osdesafios que o país tem pela frente; re-conhecimento e agradecimento por aque-

les que têm servido Cabo Verde com ge-nerosidade; consolidação das relaçõesentre Cabo Verde e a Itália, ajudas que li-bertem; ajudas com rosto. São as mensa-

gens que Pedro Pires deixou através dosdiversos encontros que teve durante asua estada na Itália de 19 a 25 deNovembro de 2007. continua” a pag.3

Alessio Barros e Leila Barreto danno il benvenuto al Presidente - Foto Valerio Valdroni

- è la richiesta che una delle più belle canzo-ni di Natale, che ci siamo lasciati ormai allespalle, rivolge a Gesù. E' una richiesta cri-stiana e allo stesso tempo molto laica. Chi dinoi non vorrebbe avere una mente illumina-ta e una vita serena, piena di pace? E' l'au-gurio che in questo 2008 vi facciamo caris-simi lettori, socie e amici. Il 2007 è stato un' anno abbastanza positivoper la nostra comunità. Certo, non sonomancate sofferenze e perdite di parenti eamici vicini e lontani, tra cui due dei nostrigiovani che ci hanno lasciati prematuramen-te.Noi però siamo un'associazione e se guar-diamo da questo punto di vista, ci sono mo-tivi per rallegrarci. Se e' vero che in alcuneregioni si fa ancora fatica a mettere in piedeassociazioni o a farle funzionare, in altre re-gistriamo la nascita di nuove associazioni e

gruppi; c'è un forte dinamismo nella nostracomunità e una grande voglia di fare, di cre-scere, di migliorare come capoverdiani in unpaese, in un mondo che va sempre più ver-so il meticciato. Noi lo siamo già come popo-lo e forse per questo - ci ha detto ilPresidente della Repubblica durante la suavisita in Italia - siamo chiamati ad avere unruolo particolare e ci ha invitati a riflettere suquesto.Tuttavia c'è un altro motivo per rallegrarci:l'anno si è chiuso con forti speranze di unamaggior unione e collaborazione tra le asso-ciazioni. La nostra gente lo desidera ed èl'unico modo per raggiungere vette più alte.Allora, da queste righe, sentiamo di lanciareuna proposta in tal senso: perché non istitui-re una Giornata Nazionale dell'Associazioni-smo Capoverdiano in Italia? Sarebbe un'oc-casione per esporre i “prodotti” delle asso-ciazioni, fare dibattiti sull'associazionismo,

raccolta fondi per cause comuni, rifletteresull'orientamento da dare alle nostre azioni,e in base ai risultati programmare iniziativecongiunte, sensibilizzare ulteriormente lacomunità e le istituzioni verso l'importanzadel movimento associativo. La Giornata po-trebbe essere realizzata ogni anno in unacittà diversa, servendo anche da stimolo inquelle dove le associazioni fanno fatica aspuntare o a tenersi dritte. Il 2008 e' l'anno del ventesimo anniversariodell'OMCVI. Un lungo cammino è già statopercorso. Ma - cittiamo ancora il Presidente- per ogni tappa sormontata, altre se neaprono in modo sempre più complesso, ri-chiedendo maggior riflessione, responsabili-tà e lavoro. Avremmo prossimamente l'oc-casione di festeggiare e riflettere insieme avoi. Ancora Buon 2008.

Associazione Donne Capoverdiane in Italia

“Luce dona alle menti, Pace infonde nei cuori”

1988 - 200820 aannnnii ddii OOMMCCVVII

AAssssoocciiaazziioonnee DDoonnnnee CCaappoovveerrddiiaannee iinn IIttaalliiaa

All’interno le Rubriche:Capo Verde/Italia Pag. 2Venti anni di OMCVI Pag. 5Vita Comunitaria Pag. 7Spazio Giovani Pag. 9

PPrreessiiddeennttee ddaa RReeppúúbblliiccaa eemm IIttáálliiaa (continuazione da pag.1)

Renato Vigliar, un amico di Capo Verde

Il 18 Novembre 2007 si è spento, a Roma,all'età di 94 anni, il Comandante RenatoVigliar, la cui storia professionale di pilota siintreccia con quella dell'Aeroporto di Sal,costruito nel 1937 da italiani. Tra le diversedecorazioni e medaglie al merito ricevutelungo la sua carriera, spunta quella diCittadino Onorario di Isola di Sal conferitagli

dal Consiglio Comunale dell'Isola nel 1999,e la Medaglia al Merito di 2° Grado, conferi-tagli dal Presidente della Repubblica diCapo Verde nel 2002. Inoltre, una delle viedi Sal porta il nome di questo illustreComandante che considerava Capo Verdela sua seconda Patria. In effetti, i raccontidelle sue traversate atlantiche sono pieni diriferimenti a Capo Verde. Fu, infatti, a Salche ha voluto festeggiare il suo 90° comple-

anno nel 2003 con una festa indimenticabi-le. L'ultima sua visita all'isola delle saline funel Marzo del 2007.

Dal testo “In memoria di Renato Vigliar,un vecchio amico di Capo Verde” diMario Paixão Lopes

Foi pela FAO que a visita começou.Convidado a tomar parte no evento especialsobre “Florestas e Energia”, o Presidente daRepública deixou claro a sua posição: en-frentar a situação da mudança climática (deque Cabo Verde é um espelho) numa ópticaglobal; aproveitar todas as formas mais lim-pas de energia para satisfazer a crescentenecessidade de combustível no mundo.Quanto à segurança alimentar, Pedro Piresconsidera que a FAO, os países todos, têmpela frente um grande desafio: garantir ali-mentos a todos os habitantes da Terra. É preci-so encontrar soluções! Felizmente - disse - aagricultura e a alimentação estão a ganhar prio-ridade no cenário mundial, e a FAO tem um pa-pel importante a desempenhar nisso. A segurança alimentar e a luta con-tra a pobreza foram o tema da con-ferência “Piemonte e Sahel” emque o Chefe de Estado cabo-ver-diano e a Ministra da Agricultura eAmbiente, Madalena Neves, parti-ciparam, em Turim. Nessa confe-rência que marcava os dez anosde cooperação entre a região italia-na do Piemonte e a africana doSahel, Pedro Pires apelou a umacooperação que liberte os povosda dependência das ajudas exter-nas e que, sem descurar as emer-gências, opte por acções que, amédio e longo prazo, levem a um verdadeirodesenvolvimento. O conceito duma ajuda queliberte e respeite a dignidade das pessoas foisublinhado por Pedro Pires também no encon-tro com a gente de Fossano que, através dosfrades capuchinhos piemonteses, ajudamCabo Verde. Reconhecendo as vantagens dacooperação entre Estados, o Presidente elo-giou, todavia, a ajuda da sociedade civil, quetem um rosto e, por isso, mais próxima daspessoas e propícia a criar relações entre po-vos. Antes da ida a Fossano, Pedro Pires subiu aoMonte dos Capuchinhos, em Turim, para agra-decer a essa Ordem Franciscana - nos 60anos da sua chegada a Cabo Verde - pela aju-da que vem dando para o desenvolvimento in-

tegral dos cabo-verdianos. Num discurso pro-fundo, pronunciado de forma espontânea, eem que não deixou de nomear Frei OttavioFasano, figura de relevo nessa importanteponte entre as ilhas e a Itália, o Chefe deEstado cabo-verdiano reconheceu a obra des-ses frades todos, que se dão aos outros comgenerosidade, esquecendo-se de si próprios.Numa visão planetária das coisas, o Presidentereferiu-se à aventada guerra de civilizações, di-zendo que as diferenças civilizacionais podemser temas de discussão, mas nunca de guerra. Eapontou o ecumenismo, a inter-religiosidade co-mo forma de dissipar conflitos ligados a crençasreligiosas.Entre a visita ao Monte dos Capuchinhos e a

Fossano ficou uma passagem pelo ConsuladoHonorário de Cabo Verde em Turim, onde umgrupo de pessoas, entre as quais alguns cabo-verdianos, assistiram à condecoração com quePedro Pires reconheceu e agradeceu a acçãoque Piergiorgio Gilli vem desenvolvendo desde1976 como Cônsul honorário de Cabo Verde,primeiro em toda a Itália e, a partir de 1982, noPiemonte. O mesmo reconhecimento foi também aoCônsul honorário em Nápolis, advogadoGiuseppe Ricciulli, que se deslocou a Romaacompanhado de uns 50 cabo-verdianos paraparticipar no encontro do Presidente com a co-munidade cabo-verdiana, no domingo 25 deNovembro. Última etapa da sua visita à Itália,esse encontro permitiu ao Chefe de Estado to-

mar o pulso à comunidade e informar-lhe quedo seu encontro com o chefe do Governo ita-liano, Romano Prodi, ficou combinado uma vi-sita do Governo de Cabo Verde à Itália com oobjectivo de consolidar as relações entre osdois países, que são já significativas e justifi-cam a criação de um Consulado de carreira daItália em Cabo Verde. Um pedido que dirigiu aR. Prodi. Nesta visita marcada pelo agradecimento, nãofaltou um agradecimento à Itália pelo acolhi-mento dos imigrantes cabo-verdianos, dando-lhes diversas oportunidades de melhoramentoda sua vida, oportunidades que os oriundos deCabo Verde têm sabido colher, não só traba-lhando, mas também, nalguns casos, buscan-

do o bem-estar através do saber.Além disso, “têm sabido ser bonsembaixadores de Cabo Verde naItália”- afirmou Pedro Pires comalegria.Cabo Verde - disse ainda oPresidente aos mais de 300 con-terrâneos que acorreram para osaudar e ouvir - tem feito enormesprogressos nestes trinta anos deindependência e é visto com sim-patia pelo mundo. Tudo isto é frutodo esforço dos cabo-verdianos, re-sidentes nas ilhas e no estrangei-ro. Mas “é preciso que isto não nossuba à cabeça”, pois temos pela

frente grandes desafios - recomendou PedroPires, dizendo que é preciso preparar-se paracolher as novas oportunidades e para sermosprotagonistas fundamentais do nosso desen-volvimento. Há que ser bons em tudo! Tudo is-so requer união e solidariedade para comCabo Verde. “Que os interesses de CaboVerde sejam a razão de tudo o que fazemos.Ter Cabo Verde no coração.”, foi o apelo quePedro Pires deixou aos seus conterrâneos ra-dicados em Itália, nesta visita que o levou tam-bém à Comunidade de Santo Egídio, ONG ca-tólica italiana empenhada no favorecimento dapaz no mundo, e ao Movimento Tra Noi, quedesde a primeira hora se ocupou dos imigran-tes cabo-verdianos na Itália.

Dulce Araújo

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CapoVerde - Italia - Mondo

Il Presidente ad un incontro con alcune autorità della Regione Piemonte,P. Ottavio e P. Mario (a destra) e il Console Onorario Piergiorgio Gilli (3° a sinistra).

Foto Mariotti

Visita Presidente continua a pagg. 3 e 6

CapoVerde - Italia - Mondo

IIll PPrreessiiddeennttee iinn vviissiittaa aa TTrraa NNooii

Sabato 24 novembre il Presidente dellaRepubblica di Capo Verde, Pedro Pires, ha in-contrato presso la Casa Tra Noi di Via Montedel Gallo i dirigenti e responsabili del Tra Noi.In quei giorni si stava celebrando l'assembleadel Movimento ed è stata una grande gioia po-terlo accogliere con le delegazioni delle diver-se realtà Tra Noi provenienti da varie cittàd'Italia. Non mancava la rappresentanza diCapo Verde: alcuni capoverdiani sono membrieffettivi e partecipavano all'assemblea, altri so-no arrivati appena hanno saputo del grandeevento.E' stato un onore ed una grande gioia: ilPresidente, dopo aver ringraziato per l'operache il Tra Noi ha svolto in tutti questi anni pergli immigrati capoverdiani, che certo avrebbero

avuto una vita molto più difficile se non fosserostati accolti dalla nostra organizzazione, hasottolineato l'importanza di superare l'indivi-dualismo e l'egoismo per dare un po' di sé alprossimo.I sentimenti di generosità e di solidarietà sonoqualità che qualificano l'essere umano - egli hadetto - perché vivere senza preoccuparsi deglialtri rende l'uomo veramente povero, così co-me lo è chi non pensa al futuro. Preoccuparsidell'altro e del futuro significa promuovere la di-gnità della persona e la sua liberazione. Altracaratteristica essenziale - ha continuato - èl'uguaglianza tra le persone perché solo rispet-tando e condividendo le differenze si può giun-gere alla vera tolleranza. Generosità, solidarie-tà, tolleranza ed umiltà sono i fondamenti di un

mondo migliore, al quale il Movimento Tra Noitende, impegnandosi a vivere l'amore per ilprossimo.Il Presidente ha quindi risposto ad alcune do-mande e l'incontro è continuato con il pranzo inun clima molto fraterno ed amichevole.Desideriamo anche da queste colonne ringra-ziare ancora il Presidente, la Ministradell'Agricoltura e l'Ambiente, l'Ambasciatore etutto il personale dell'Ambasciata al suo segui-to, per l'onore e la gioia di questo incontro au-gurando che possano svilupparsi sempre me-glio i rapporti tra Italia e Capo Verde per miglio-rare la vita di questi popoli “fratelli”.

Antonella Simonetta Membro del Movimento Tra Noi

Anna Imperati, Presidente del Movimento Tra Noi, a destra di Pedro Pires Foto Tra Noi

Em entrevista conjunta à Rádio Vaticano, à Rádio B.Leza e a Kriol-Ital, o Presidente da República respondeu a perguntas sobre oacordo de parceria especial entre Cabo Verde e a UE e sobre o en-tusiasmo que isto está a suscitar no meio político e populacional emCabo Verde e na diáspora, sendo definido por alguns o terceiro mo-mento mais importante na História do país, depois da independên-cia e do processo de democratização. O Chefe de Estado cabo-ver-diano sublinhou que este acordo “constitui um momento importan-te para Cabo Verde porque se abrem novas perspectivas para odesenvolvimento do país. Podemos vir a ter recursos que nos fal-tam neste momento para enfrentar os desafios que nos colocam agraduação de Cabo Verde a país de rendimento médio”. Além dis-so, é “resultado de todo um trabalho de anos da parte dos cabo-verdianos”, “um ganho diplomático importante” que requereu esfor-ço e optimismo da parte da diplomacia cabo-verdiana. Mas, a “res-ponsabilidade” maior está pela frente, porque “cada etapa que ga-nhamos, é um desafio (...) que temos de ganhar” - afirmou.

Acordo especial com União Europeianão é virar as costas à ÁfricaQuanto àqueles que vêm neste acordo um virar as costas à África,Pedro Pires responde que “Cabo Verde não passou a pertencer àEU” e que “não há uma ruptura com a África. Longe disso!”. Antespelo contrário, isto “pressupõe também uma intervenção de CaboVerde no âmbito da CEDEAO e da União Africana”. Mas CaboVerde tem as suas “especificidades” e deve “tirar proveito delas”.Estando na rota entre a África, América e Europa e querendo ser“um factor de estabilidade e segurança” Cabo Verde procura ter re-lações com todos. “É um trabalho aberto ao mundo: à Africa, àAmérica, à Europa…”. “Queremos integrar a CEDEAO mas, em

certas matérias temos de ter uma política autónoma, porque muitasvezes, as pessoas, as entidades, não têm bem em conta a realida-de insular”.

D. - Sr. Presidente, talvez esse entusiasmo da parte de alguns po-líticos e duma parte da população pelo acordo de parceira especialentre CV-EU possa criar uma certa confusão nas pessoas, pois co-mo dizia quem pensa que vamos agora passar a fazer parte da UEestá mal informado. Mas isto pode criar uma certa confusão identi-tária naqueles cabo-verdianos (e não são poucos, nós aqui na diás-pora sentimos isso) para os quais a nossa identidade não está cla-ra; não sabem se somos africanos, se somos europeus, o que éque somos. Pessoalmente, às vezes pergunto-me se não somosum povo frágil do ponto de vista identitário. Qual é a sua opinião so-bre isso?

P. P. - “Está-me a colocar um problema muito sério, muito compli-cado, muito complexo. Outros, talvez, estejam em melhores condi-ções para responder a isto. Entendo que sim; que às vezes tem-sea impressão de que estamos um bocadinho perdidos, não é? Masà medida que nos vamos afirmando do ponto de vista económico,que nos tornamos auto-suficientes e nos sentimos mais fortes,acredito que a nossa identidade como povo cabo-verdiano se tornamais firme. A fragilidade económica, a insegurança pode ter colo-cado aos cabo-verdianos a questão: afinal onde ir buscar abrigo?Temos andado por esse mundo fora à procura do melhor abrigo.Emigramos por toda a parte e, isso pode-nos ter fragilizado um pou-co porque, afinal, a insegurança é um elemento traumatizante - fica-mos mais fracos, dependentes. Se nós conseguirmos, e à medidaque conseguirmos essa “independência” dos outros (embora o mun-do de hoje seja inter-dependente), sentir-nos-emos mais seguros.

continua a pag. 6

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LLaa SSoommaalliiaa ssooffffrree

Frammenti di no-tizie, paure. LaBBC in lingua so-mala dice che gliscontri di questomese sono i peg-giori in 17 anni.Nei siti somaliraccolti nel ringwww.hiiraan.comla polifonia si faangoscia. Al di làdegli schiarimen-ti, delle tribù, del-le ideologie, degliinteressi i somali della diaspora sono disperati.La parola che rimbalza nei cuori e che nessu-no vorrebbe pronunciare mai è genocidio.Forse non lo è ancora, ma le notizie che rim-balzano fanno pensare ad una prova generalecon tutti i sacramenti del caso. Ai somali non ri-mane altro che connettersi o appiccicarsi al sa-tellite per sentire cosa dicono quelli diUniversal TV (Tv somala) o di Al Jeezira che ètra le poche ad aver monitorato la situazione inquesto ultimo anno di guerra civile. La diaspo-

ra ha voglia di sapere. E quando le parole nonbastano più, gli occhi ansiosi si incollano al trat-to agrodolce di Amin Amir, il Vauro somalo, chedescrive senza pietà una situazione al collas-so. Il sangue scorre a fiotti nei suoi disegni, leparole sono dure, i leader politici tutti grassi,gonfi e sporchi…sporchi come il denaro chemaneggiano, le carni spesso dipinte in atto diputrefazione. Amin Amir non ci va leggero e co-me potrebbe? Del resto niente è più leggero aMogadiscio e dintorni. La diaspora clicca, clic-ca, clicca. Lo fa a Minneapolis come a Roma,a Manchester come a Stoccolma. Cliccare èquasi un altro modo di portare ossigeno ai pol-moni. Dà speranza. Almeno non si è ignari. Chipuò cerca di raggiungere telefonicamente i pa-renti rimasti in quel inferno di pus e detriti. Macome mai la Somalia sta soffrendo così tanto?Nel 1969 Siad Barre, un militare prende il pote-re. Iniziano anni di una dittatura tremenda cheporta il paese al colasso. Nel 1991 Barre vienecacciato, ma i potenti politici somali non si met-tono d'accordo, nessuno vuole spartire lo scet-tro, tutti vogliono diventare il Barre della situa-zione e così armi alle mani comincia la guerracivile. Fratelli contro fratelli, i padri contro figli.

Un caos. E in questo caos sono tanti ad approf-fitare. La Somalia diventa terra di nessuno,l'Occidente ricco la usa per vendere le armi chefabbrica e gettare rifiuti tossici, i gruppi terrori-stici la usano come base. La gente scappa echi non può viene colpito dai cecchini, rapitoper gli organi o come donne e bambini presoper alimentare il mercato del sesso nei paesi li-mitrofi. La gente è disperata, sono sempre piùsomali a fare traversate con barchette malmes-se verso lo Yemen e sono stati tanti i ragazziche dopo un massacrante viaggio attraverso ildeserto del Sahara hanno preso le barchetteverso Lampedusa. Nel 2007 per la Somalia laguerra è anche peggiorata, l'Etiopia vicino dicasa per odine del presidente Meles Zenawi hainvaso la Somalia per combattere il cosiddettoterrorismo internazionale. Il popolo etiope ècon la Somalia, ma non il suo governo che finoad oggi tiene questo paese sotto stretta occu-pazone militare e coloniale. Il 2008 si apriràcon sicuri scontri. La diaspora è disperata, maprega affinché un giorno la pace torni e con leii colori di una terra che è stata bellissima.

Igiaba Scego

TThhoommaass SSaannkkaarraa:: uunn mmeessssaaggggiioo sseemmpprree aattttuuaalleeA 20 anni dalla sua morte, Thomas Sankara èstato ricordato in varie parti del mondo con di-verse iniziative. A Roma il Movimento degliAfricani lo ha fatto con tre giorni di attività rea-lizzate nella capitale dal 9 al 11 dicembre 2007:un convegno, un concerto di artisti africani e unincontro con alunni di varie scuole. Leader ca-rismatico del Burkina Faso, Thomas Sankarasognava “un'Africa in piedi” e lavorò con devo-zione e umiltà per costruirla. Presidente di unodei paesi più poveri del mondo, ma della cui di-gnità teneva molto, rivoluzionò il modo di farepolitica: onestà, austerità, lavoro. Esortava aprodurre e a consumare prodotti africani, si ri-fiutava di pagare il debito estero considerato in-giusto e concentrò i suoi sforzi nei settori socia-

li che potevano contribuire allo sviluppo realedel suo paese: salute, educazione, emancipa-zione della donna, valorizzazione della cultura

locale. Un solo esempio: il FESPACO, FestivalPanafricano di Cinema e Televisione dell'Africa, che fa del Burkina la Hollywood africa-na, deve molto a lui. Uomo dal discorso francoe coerente, sarà proprio per le sue idee e lesue azioni assassinato, insieme a diversi altrileader, il 15 ottobre del 1987. Ma ancora oggila versione ufficiale è che morì “di morte natu-rale”. La famiglia, il paese, il mondo attendonochiarezza e giustizia. Comunque, l'impronta dalui lasciata nell'Africa delle indipendenze è in-delebile. E il suo pensiero resta attuale e signi-ficativo per le nuove generazione di africani eper il mondo di oggi.

Albert Mianzoukouta

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CapoVerde - Italia - Mondo

GGllii uuoommiinnii ddeellll’’OOMMCCVVIIA emancipação social da mulher é conside-rada uma das maiores conquistas do sécu-lo XX. Está, todavia, incompleta. A luta dasmulheres pelo reconhecimento dos seus di-reitos sociais continua ainda hoje. É difícilfixar a data do início dessa luta. O certo éque avançou muito com as ConferênciasMundiais sobre a Mulher realizadas pelaONU, praticamente de dez em dez anos, a

partir de 1975. Por muito tempo, as linhas deorientação saídas dessas conferências pu-nham a tónica em tudo o que pudesse favore-cer socialmente a mulher. Mas, com o passardos anos, foi-se vendo que se o homem nãotiver consciência do valor social dessa igual-dade de direitos, a luta da mulher torna-semais difícil e mais longa. É preciso que o ho-mem acompanhe essa evolução e colabore

DI OMCVIVenti ANNI

numa justa relação de género, isto é entreele e a mulher. Ao longo da sua história, a OMCVI tem con-tado com a colaboração de muitos homens(maridos, companheiros, amigos das sóciase de membros da Direcção). A todos vão osnossos agradecimentos, esperando conti-nuar a merecer a vossa colaboração. Eis otestemunho de alguns desses homens.

A O.M.C.V.I. é uma associação que reúnemulheres de Cabo Verde e se ocupa da suaintegração na Itália e da sua ligação comCabo Verde. Ocupa-se também das criançase da família. Eu acompanho a minha mulheraos encontros porque penso que estando naassociação ela está a dar o seu contributo pa-ra o melhoramento da comunidade, e sempreque posso dou a minha colaboração na organi-zação das iniciativas. Por isso, desejo-vos bomtrabalho na vossa caminhada associativa.

Luís Barros

Sono Giorgio Severini, e se volete sapere, sto avvicinando i 50 anni di età. Sono sposato con unacapoverdiana e da circa cinque anni collaboro con l'Associazione delle Donne Capoverdiane inItalia. Tutto è iniziato quando mia moglie è entrata a far parte del direttivo. Così, anch'io ho co-minciato a partecipare attivamente all'organizzazione delle varie iniziative intrapresedall'Associazione. Col passare del tempo, mi sentivo sempre più coinvolto (anche se da esterno)nell'associazione. Questo grazie soprattutto all'entusiasmo e all'impegno dimostrato da tutte ledonne del direttivo, entusiasmo che hanno finito, in qualche modo, per trasmettere anche a me.Colgo l'occasione per augurare a tutti un Felice Anno Nuovo.

Giorgio

Io sono Giuseppe di Teodoro, ma tutti mi chiamano Pino. Vedo con molta simpatia e interesse leiniziative che l'Associazione delle Donne Capoverdiane in Italia continuamente intraprende, e vor-rei tanto poter fare qualcosa di tangibile per manifestare all'Associazione la mia solidarietà.Siccome impegno molto del mio tempo a seguire pratiche burocratiche di capoverdiani e non so-lo, fino ad oggi non ho potuto dare tutto l'appoggio che vorrei all'Associazione. Comunque sonofelice che mia moglie ne faccia parte da molti anni mentre, da parte mia, faccio sempre tutto ilpossibile per facilitare la sua partecipazione non solo nell'OMCVI, ma in tutte le iniziative impor-tanti della comunità capoverdiana. Buon Anno a tutti.

Pino

Natale esplorando il mondo Conoscere il mondo nelle sue più diverse manifestazioni positive del-la vita quotidiana. E farlo da protagonista, esplorando tutti i suoi me-andri. E' stato questo il regalo di Natale 2007 che l'OMCVI ha volutofare ai bambini della comunità. Un pomeriggio al Museo Explora nel-la capitale romana. Un modo per stimolare l'intelligenza e la creativi-tà dei più piccoli, nell'ottica di una doppia integrazione, cioè conosce-re le proprie origini senza tralasciare ciò che di buono offre il paese incui ci troviamo. Accompagnati da alcune mamme e da donne del di-rettivo, i bimbi non solo si sono divertiti come hanno imparato tantecose, meritando poi una gradita merenda. Tutto questo nel pomerig-gio della domenica 16 Dicembre. Una settimana dopo è statoTra Noi ad offrire ai bimbi una bella festa di Natale a Via Sicilia, 215.

vedi pag. 8

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Giorgio (in primo piano con gli occhiali) all’incontrocon il Presidente della Repubblica

Pino con la moglie Deolinda

Foto: Irineo Spencer

Aspettando la meritata merenda

continua da pag. 3

CapoVerde - Italia - Mondo

ódio e apostar no direito, na dignidade, naigualdade das pessoas, é preciso ser genero-sos. E a minha vida está marcada por bastan-te desprendimento e por muita generosidade.Não estou a fazer a minha campanha (riso),para já não concorro mais. Mas quem olhar pa-ra a minha pessoa, para o meu percurso, poraquilo que tenho enquanto pessoa só podechegar à conclusão que sou generoso ou quesou louco. Nem uma coisa, nem outra! Esta éna verdade a minha posição. E o que disse aíno encontro com os capuchinhos e também noTra Noi (mais ou menos da mesma forma) é is-so: na verdade estou a ver o mundo e estemundo coloca esses problemas, e eu pensoque as pessoas não devem ser animadas so-mente por interesses materiais. Entendo queas pessoas generosas, capazes de dar e de seesquecer de si próprias são muito necessáriasneste momento para podermos ultrapassar assituações críticas que nós temos e para se po-der lutar para pôr fim às desigualdades que háneste mundo. Caso contrário, não chegamos lá. Um outro pensamento que tenho é que quemmuda o mundo não são os poderosos, são os“loucos” e os generosos, aqueles que dão - oscatólicos falam em capacidade, em espírito departilha - os outros ganham com o mundo.Aprecio muito as pessoas que se colocam des-se lado. Não sou contra as pessoas que culti-vam o sucesso, todos são necessários e cadaum desenvolve o seu papel”.

D. - E são esses princípios que continuam ain-da hoje a orientar a sua vida, ou ao longo des-sa caminhada adquiriu novos valores que fa-zem com que, como dizia, esteja hoje na idadeda sabedoria?

P.P. “Está claro que sim. As pessoas apren-dem todos os dias. Mas eu tenho tido uma ati-tude na minha vida: procuro sempre compre-ender as coisas; procuro sempre aprendercom os outros. Já aprendi com muita genteque tem menos conhecimentos do que eu. Aocontrário do que as pessoas pensam, eu nãosou arrogante, sou humilde (riso); humilde nobom sentido. Não tenho complexo de inferiori-dade. Sou humilde, humilde para me colocarem pé de igualdade com os outros, para a gen-te debater, discutir, comunicar. Mas digo-lheque sim, a vida tem sido uma grande aprendi-zagem para mim. Aprendi quando era guerri-lheiro, aprendi quando fui negociador, aprendiquando fui primeiro ministro num quadro departido único - digo isso sem nenhum comple-xo porque penso que era necessário, é por is-so mesmo que temos hoje um Estado credível;aprendi na oposição como cidadão comum;aprendi como Presidente da República e andoa aprender todos os dias. E digo a toda a gen-te: nós todos devemos ter a humildade deaprender todos os dias e aprender com qual-quer pessoa. Amílcar Cabral dizia: “é precisoaprender sempre, aprender com os outros,aprender nos livros, aprender sempre”. Euestou a aprender sempre.”

Dulce Araújo

D. - Não será demasiado tarde para a questãoda identidade?

P.P. - “Eu também cheguei a pensar isso. Mas,ao contrário do que as pessoas pensam, a cul-tura cabo-verdiana é extremamente forte, por-que é uma síntese e enquanto síntese, achoque é aceite quer pela componente europeiaquer pela africana. Como vê, a música cabo-verdiana faz caminho, é aceite, por ser umasíntese. Entendo que o facto de sermos umasíntese do ponto de vista biológico, cultural,nós podemos receber contributos de todos oshorizontes e absorvê-los. Temos um poder deabsorção dos outros. Os que vêm a CaboVerde viram-se facilmente cabo-verdianos.Enfim, pode haver essas situações de dúvidas,mas a cultura cabo-verdiana, a meu ver, é ex-tremamente forte porque tem uma grande ca-pacidade de receber e de dar, de ser aceite e,podemos, eventualmente, representar o futuroda humanidade. Chegaremos lá um dia? Nãosei! Mas a minha ideia é que nós representa-mos qualquer coisa que está por fazer, porconstruir. E devemos ser, a meu ver, orgulho-sos disso. E temos de continuar a elaborar, apensar nisso para ver qual é o nosso papel nis-so tudo. Quando se discute a questão do diá-logo entre civilizações, entre religiões, da coo-peração cultural, etc., qual é o nosso papel nis-so? Podemos ter algum? Devemos pensarbem a nossa condição para ver se, na verda-de, podemos - isso seria uma enorme ousadiae atrevimento - ser o exemplo de qualquer coi-sa para o mundo. Acredito bastante na nossacapacidade de resistência, de adaptação, dereceber e de dar. Léopold Sédar Senghor fala-va muito da cultura do universal - O que isso si-gnificava para ele?! Acho que é uma visão mui-to a longo prazo, de futuro, mas devemos pen-sar no significado disto. O que é que CaboVerde pode dar? É preciso discutir.”

D - Sr. Presidente, em Turim, no seu encontrocom os frades capuchinhos fez um discursoem que falou de ecumenismo, da necessidadede evitar a chamada guerra de civilizações, doreconhecimento do trabalho daqueles que sedão aos outros esquecendo-se de si próprios.Fiquei positivamente impressionada com essediscurso e lembrei-me das pessoas que dizemque Pedro Pires era um homem duro; algunsaté dizem que foi um ditador durante os 15anos que governou Cabo Verde como PrimeiroMinistro. Temos à nossa frente um segundo,um novo Pedro Pires, um homem que evoluiunesses anos de política, pois todos mudamosconforme as situações, não é?

P.P. - “ Disse que toda a gente muda, é verda-de! Eu neste momento estou na idade da sabe-doria (riso). Portanto, a minha forma de ver ascoisas tem de ser diferente. Mas souPresidente da República, tenho de ter uma ati-tude de Presidente da República, agir e falarcomo tal. Eu penso que as pessoas nunca conheceramPedro Pires. As pessoas confundiram muito ospapeis. Eu quero saber como é que seria Cabo

Verde se alguém que estivesse como primeiroministro exercesse as suas funções com algu-ma falta de vigor, ou com alguma falta de con-vicção. Não acredito que Pedro Pires fosse umditador, isso não, digo que não. Agora, umacoisa é certa. Eu sempre fui uma pessoa con-victa. Aquilo que eu penso, trabalho para o rea-lizar. Eu tenho dificuldades em fazer um di-scurso e ter um comportamento que não este-ja de acordo com esse discurso. De modo quefoi necessário muito empenho, era precisoacreditar, porque veja, o primeiro esboço derelatório apresentado pelo Banco Mundial apropósito de Cabo Verde dizia: “Não, esse vos-so país é impossível”. E eu disse-lhes: “Vejamlá, façam um jeitinho e ponham que é difícil,mas que é possível”. É desse país considera-do impossível que, com muito empenho, che-gamos ao país que provoca esses sentimentosde alguma euforia em relação àquilo que so-mos hoje. Ora, foi preciso partir do nada; foi

preciso empenharmo-nos; foi preciso que aspessoas trabalhassem. Como fazer funcionarum país se as pessoas não se empenham, nãotrabalham, não apresentam resultados? Agora,convenhamos uma coisa: só pode fazer issoquem acredita, quem tem princípios, quem temideologia, mas sobretudo quem seja generoso.Para você fazer uma luta armada tem deesquecer de si próprio, porque pode morrer nu-ma esquina qualquer. Terá de ser generoso, e,nós durante a luta armada - Amílcar Cabral eraquem mais defendia isso - não permitimos queo ódio se sobrepusesse ao direito das pesso-as, ao respeito pelas pessoas. Uma vez en-contrei-me com Costa Brás, antigo Ministro emPortugal e Oficial na Guiné. Ele dizia: “Mas vo-cês do PAIGC, vocês são de facto humanis-tas”. As guerras, pelo menos as de libertação -as de conquistas são violentas e contra os di-reitos da pessoa - são a favor da dignidade edo respeito das pessoas. É preciso não con-fundir as coisas. E para se fazer uma luta de li-bertação com princípios, para se pôr de lado o

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Foto: Giorgio Severini

VITA COMUNITARIA

NAPOLI - Associazione “União-CCaboverdiana”L'Associazione “União-Caboverdiana” è natanel 2004 con l'obiettivo di dare voce alle esi-genze e alle necessità dei capoverdiani diNapoli, orgogliosi di avere anche qui “Ô Sole”che rende allegre entrambe queste meraviglio-se culture: la capoverdiana e l'italiana. In questi anni l'Associazione ha svolto numero-se iniziative che hanno abbracciato la prima esoprattutto le seconde generazioni di capover-diani in Italia. Molti di questi ultimi sono nati e/ocresciuti in questo Paese. Non sappiamo sechiamarli italiani o capoverdiani o entrambe lecose. Ma per legge purtroppo sono stranieri. Iragazzi sperano e sono convinti che al compi-mento del diciottesimo anno d'età diventerannoitaliani di pieno diritto, ma nell' 80% dei casinon è così. Tutto questo porta i giovani ad af-frontare enormi difficoltà nell'accesso a carichedi responsabilità civile. Pensiamo ad esempioagli impieghi presso le amministrazioni statali,o anche ai lavori presso le strutture sanitariepubbliche, per i quali è richiesto il possessodella cittadinanza. Quel che chiediamo è chequesti concorsi siano realmente “aperti” a tutti,anche a chi pur non avendo la cittadinanza, ècomunque attore della vita sociale in Italia, co-sì come lo sono gli italiani.L'União-Caboverdeana di Napoli ringrazia ilbollettino “Kriol- Ital” per averle dato la possibi-lità di esprimersi attraverso questo spazio, po-sitivo per la crescita della nostra comunità.

mente dal Presidente della Repubblica di CapoVerde, Pedro Verona Rodrigues Pires.A tutte le Associazioni, gruppi sportivi e gruppimusicali capoverdiani, auguriamo un Felice 2008.

Maria Ilena Rocha - Presidente “União Caboverdiana”Email: [email protected]

Inoltre, ringraziamo un altro “capoverdiano”speciale che in tutti questi anni ci è stato sem-pre vicino: il Console Onorario di Capo Verde aNapoli, avvocato Giuseppe Ricciulli, che loscorso 25 Novembre, a Roma, con la presenzadi numerose persone, è stato premiato diretta-

Il console onorario di Capo Verde a Napoli, Avv. Giuseppe Ricciulli, in prima fila, all’incontro con il Presidente P. Pires a Roma

La comunità capoverdiana in Italia è maggiormente concentrata nelCentro-Sud, ed è anche in quest'area del Paese che ci sono le associa-zioni più attive. Al Nord, paradossalmente, si fa fatica persino a crearle.Importanti città come Torino e Milano non dispongono di associazioni.Torino, o meglio il Piemonte, non ne ha mai avuta una vera e propria.Eppure i capoverdiani sono arrivati in Piemonte già negli anni 60. I ten-tativi però sono stati molti, e “per due volte in questi 30 anni ci si è an-dati vicini alla costituzione giuridica di una associazione o di una filialedi un'associazione di un'altra città” - dice il Console onorario di CapoVerde a Torino, Piergiorgio Gilli, che non trova una spiegazione a que-sta realtà. Come lui anche le capoverdiane che in passato hanno cerca-to in tutti i modi di creare un'associazione non trovano una vera ragionea questa passività. Mancanza d'interesse è la parola che circola sullabocca di tutte. Filomena, Lulu, Claudina, Joana, tutte da circa 40 anni aTorino, hanno fatto del loro meglio, ma i risultati non se ne sono visti:scarsa partecipazione, “riola”, mancanza di coscienza del valore dell'as-sociazionismo, poco peso alla difesa del bene comune. Le uniche attivi-tà svolte sono stati corsi di alfabetizzazione realizzate con l'aiuto anchedi alcuni cappuccini di Capo verde aspiranti al sacerdozio presenti aTorino, dice Filomena che ha messo a disposizione la propria casa e ilproprio sapere a questo fine. Dal canto suo, Lulu, forse l'unica a queitempi abbonata al settimanale “Voz di Povo”, riassumeva gli articoli piùimportanti e li diffondeva tra le altre per colmare la mancanza di notizieda Capo Verde. Al pari di Filomena e alcune altre, ci credeva molto intutto questo, ma vista l'apatia generale e il sacrificio che queste attivitàcomportavano per una come lei che lavorava e studiava, ha finito permollare tutto. Tra le varie cause dell'apatia c'è anche lo scarso numero di capoverdia-ni in Piemonte, circa 200, dice il Console che, dopo aver spronato perlungo tempo all'associazionismo (fatto riconosciuto anche dalle capo-verdiane sopraccitate) non fa più pressione in questo senso. Secondo

lui la dispersione sul territorio, la provenienza da diverse isole che por-ta ad un certo regionalismo, non hanno favorito la coesione necessariaall'associazionismo. Del regionalismo Lulu non ne è proprio convinta, eanche “il numero esiguo di persone, pur avendo la sua incidenza, nonpuò essere la vera causa” aggiunge Idalina, da 17 anni a Torino. Idalinacontesta l'isolazionismo dei capoverdiani che non si mischiano con altriafricani. Come lei, anche Lulu si rammarica del fatto che tutte le altre co-munità straniere a Torino hanno associazioni e i capoverdiani no. Anchegli incontri con persone venute da Roma per parlare dell'importanza del-l'associazionismo e stimolare la comunità in Piemonte in tal senso nonhanno sortito alcun risultato. Ma tutte riconoscono che ci vuole un'asso-ciazione. Chissà che non venga dalla seconda generazione? E' difficile,rispondono tutte, e si capisce, perchè la prima generazione non è statacapace di trasmettere la capoverdianità ai figli. In gran parte mettici, figlidi capoverdiane sposate con italiani, vivono, come le loro mamme,ognuno per conto proprio. I contatti sono pochi. Ci si vede occasional-mente, per qualche festicciola e poi ognuno a casa propria, affermanole veterane che non finiscono di interrogarsi sulla causa della mancataaggregazione. E altre ne vengono fuori: molte capoverdiane di Torinosono andate in Francia, Portogallo, Lussemburgo. Altre hanno preso lastrada di Genova, Napoli. “Questo” spiega Idalina “perchè i capoverdia-ni amano il mare, i climi umani e ambientali caldi. Torino è fredda e lasua popolazione riflette un po' questo clima. Prende tempo prima di en-trare in confidenza”. Per il Console c'è anche il fatto che, al contrario diRoma, Napoli, Palermo, l'immigrazione capoverdiana in Piemonte non siè rinnovata. Ma è ottimista, poiché tra i giovani ci sono universitari e, ag-giungiamo noi, prima o poi si interrogheranno sulle loro origini capover-diane. Insomma, la speranza è l'ultima a morire e un filo di speranza nel-la nascita di un'associazione c'è anche tra alcuni membri della prima ge-nerazione.

Dulce Araújo

TORINO - La speranza è l’ultima a morire

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Foto: Valerio Valdroni

“Claridosos” - il centenario“Fincar os pés no chão”

“Fincar os pés no chão”, ossia calarsi nella realtà socio-culturale capo-verdiana, diversa da quella dell'allora potenza coloniale portoghese.Questo può essere considerato il moto di “Claridade”, movimento lette-rerario che ha storicamente segnato, a partire dagli anni 30 del secoloscorso, le isole di Capo Verde. Nel centenario della nascita di due im-portanti esponenti di quel movimento - Baltazar Lopes da Silva e Manueldos Santos Lopes - diverse associazioni capoverdiane romane e dueassociazioni italiane legate alla letteratura gli hanno reso omaggio conl'evento “Os Claridosos” tenutosi il 16 dicembre del 2007 presso ilCentro Policulturale Baobab. L'incontro che ha visto la partecipazione di un pubblico italo-capoverdia-no numeroso e partecipe ha avuto come relatori sociologi, docenti uni-versitari, scrittori, che hanno presentato un'ampia panoramica sul temadel giorno arrivando a trovare validi collegamenti con realtà apparente-mente differenti dall'argomento quali: un parallelismo con la letteraturaitaliana fatta da Simone Celani; l'emigrazione come chiave per evade-re o anti-evadere dalla monotonia nel tempo dei “Claridosos”, descriven-do “l'immigrato come vero eroe nazionale”, parole di Baltazar Lopes ri-portate da Luís Silva; una visione tutta al femminile presentata da AnnaFresu. Non è mancata la sorpresa della serata, un lavoro di traduzioneche vedrà presto in Italia il primo libro di B. Lopes “Chiquinho” ad operadi Enzo Barca.L'incontro, dopo un breve dibattito in sala, ha avuto il suo momento mu-sicale con una band inedita formata da Binù, Laurent, Adão Ramos e

dalla giovane ventunenne Jessica Costa, sicura promessa per il mondodella musica capoverdiana. Inoltre è stato possibile ammirare la mostrafotografica di Paolo Beltrame che negli ultimi tre anni ha immortalato icapoverdiani a Roma in vari momenti: lavoro, divertimento, comunica-zione radio, sport e manifestazioni culturali. La serata si è conclusa conuna cena etnica somala-eritrea a suggellare l'universalità della cultura.Un incontro totale, senza confini, come avrebbero amato i “Claridosos”.

Jorje Canifa

VITA COMUNITARIA

ROMADopo l'importante incontro su Amilcar Cabral realizzato in collaborazione con la Fondazione Lelio Basso, nel mese di ottobre, l'as-sociazione Tabanka Onlus è stata capofila nell'organizzazione del omaggio ai “Claridosos”. Hanno aderito e partecipato nell'orga-nizzazione dell'iniziativa diverse altre associazioni capoverdiani in Roma (Caboverdemania, Os Amigos de S. Nicolau, Ass. Cult.Criola, OMCVI e Morabeza) e due associazioni italiane: Scritti d'Africa e Arquipelago. L'evento ha avuto il patrocinio del Ministerodella Cultura di Capo Verde, dell'Ambasciata di Capo Verde a Roma e dell'Istituto delle Comunità, organismo capoverdiano delMinistero degli Esteri.

Natal: tempo para querer-sse bem

Na tarde de 23 de Dezembro o Centro Tra Noide Via Sicilia viveu com simplicidade e sentidoreligioso a sua festa de Natal. Os adolescentese jovens da comunidade, preparados pelaMaria de Lurdes Duarte e Nicoleta, levaram àcena uma peça de teatro sobre a união daFamília e o espírito do Natal com o título “Pervolersi bene ci vuole un pó di fantasia”. Os ar-tistas de palmo e meio dançaram e cantaramcânticos natalícios para alegria das criançaspresentes, a quem foi dedicada a festa.Seguiu-se a celabração da Eucaristia domini-cal, celebrada pelo P. Rui Pedro, missionárioscalabriniano, animada pelo coral da comuni-dade onde predominaram os cânticos deNatal. Tendo occorido no dia anterior a memó-ria liturgica de S. Francesca Cabrini, a superio-

ra provincial deu a conhecer à centena e meiade caboverdianos e italianos presentes estagrande figura da Igreja que é padroeira dos mi-grantes. De facto, tem sido na Igreja das Irmãsdo Sagrado Coração de Jesus e salas ane-

xas, onde Madre Cabrinirezou e jazem as suas re-líquias, que os emigrantescabo-verdianos encon-tram, desde há 30 anos,uma casa acolhedora quedá abrigo seguro, apoiohumano e religioso, e umprograma de actividades,fora do horário de traba-lho, para crescer na iden-tidade cultural, consciên-cia dos direitos e deveres,na fé e caridade em JesusCristo. Com efeito, o

Centro de Via Sicilia tem sido palco de muitosmomentos importantes da vida e história daComunidade de Cabo Verde, em Roma.

P. Rui Pedro

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Vita Comunitaria continua a pag. 11

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Foto: Manecas Spencer

SPAZIO GIOVANI

Il nostro primo architetto

G2 si interroga

Irineo il giorno della Laurea

La comunità capoverdiana romana (ma crediamosia l'unico in Italia ancora) ha il suo primo architet-to. Si chiama Irineo Spencer, nato e cresciuto nel-la capitale italiana. Irineo è molto orgoglioso di es-sere il primo, anche perché sente di aver dimostra-to al mondo che i capoverdiani non sono solo ma-re, spiagge, isole, tonni, ma gente tenace che nonmolla mai. L'università non è stata una passeggia-ta per Irineo, ma ha sfoderato la tempra della suagente ed è riuscito a coronare un grande sogno. Ora ha tanti progetti in testa, lavorare nel suo set-tore di studi e farlo un po' qui e un po' a CapoVerde. A noi non resta che dire: in bocca a lupo esostenerlo.

Freddy Évora

Sei giovane, vuoi essere orientato nelle tue scelte lavorative o nello studio? Chiama l'Associazione delleDonne Capoverdiane in Italia. Ti saprà dare una mano. Tel. 340 59 12 951 o n. 333 33 711 35

Scuola statale Di Donato, zona Piazza Vittorio,Roma, una delle scuole a maggiore concentra-zione di alunni di origine straniera. Sono venu-ta qui per il Workshop nazionale della rete G2,rete figli dei migranti.Già nell'atrio si sente brusio,sembra quasi unafesta. Saluti,abbracci,risate. L'argomento percui ci troviamo qui però è molto delicato: è lanostra vita.Vengono presentate le 3 reti nazionali di se-conde generazioni: la rete G2, Gmi (associa-zione Giovani musulmani d'Italia) e AssoCina(rete on line di figli di immigrati cinesi). Presentianche alcuni ragazzi di una associazione loca-le di Reggio Emilia (associazione Ga3) e se-conde generazioni che non fanno parte di nes-suna delle reti nazionali. Si è discusso di tutto. Ognuno ha presentato la

propria attività, i metodi, gli strumenti. Quindicome auto-organizzarsi, come ottenere la rifor-ma della legge sulla cittadinanza, con che mo-dalità dialogare con le istituzioni senza inter-mediari. Ognuno lanciava proposte, chi spin-geva per una manifestazione subito, chi inveceun po' titubante preferiva un passaggio gra-duale, magari attraverso iniziative analoghe alworkshop o sit in perché una manifestazionedavanti al parlamento, si rivelerebbe una lamaa doppio taglio. Infatti bisogna avere un eleva-to numero di partecipanti,ed è risaputo che trail dire e il fare (ahimè) c'è di mezzo il mare,esarebbero pochi i partiti politici che appogge-rebbero l'iniziativa; ma ora non vorrei entrare indiscorsi più grandi di me. In fondo sono solouna sedicenne.Si è parlato poco però di come sensibilizzare sul

problema tra i giovanissimi, ma io non parlo solodi quelli che convivono con questo cruccio (dalpermesso di soggiorno alla lotta per la cittadi-nanza) tutti i giorni, ma anche di quelli che que-sto problema non lo conoscono minimamente.Organizzare riunioni nelle scuole romane? Ose proprio vogliamo esagerare, nelle scuoleitaliane?Cosa si dovrebbe fare secondo me?Organizzare festival culturali,concerti,raccoltedi firme. Ecco io farei questo.Al workshop ho riscontrato che non erano pre-senti molti minorenni. Anzi eravamo in quattro.Ecco spero che al prossimo Workshop potrem-mo essere molti molti di più. Perché è la nostravita in gioco.

Ambra Borriello (g 2 italo-somala)

Raccontando “Spazio Giovani”

Grazie a un finanziamento della Regione Lazio, abbiamo potuto frequen-tare un corso sul funzionamento della Radio come strumento di comunica-zione. Promosso dall'Associazione delle Donne Capoverdiane in Italia, ilcorso intendeva non solo invogliarci e prepararci ad animare lo spazio pergiovani da anni disponibile - e poco utilizzato - nella trasmissione RadioB.Leza, ma anche per avvicinarci in modo generale alla nostra vita comu-nitaria, a tematiche legate all'intercultura, ad organizzare incontri e dibatti-ti coi giovani, ecc. Insomma, una serie di “vetrine” concatenate, in cuiesporre la nostra visione del mondo e scambiare idee.Il corso di radio ci ha portato a scoprire il fascino di questo mezzo di comu-nicazione, il suo linguaggio, le diverse fasi della realizzazione di un pro-gramma. Ma ci siamo anche interrogati sul perché della comunicazione, co-sa comunicare e come comunicare correttamente e nel rispetto dell'altro. Intutte queste tematiche siamo stati sostenuti da esperti universitari di comu-nicazione (giornalisti RAI e della Radio Vaticana). Abbiamo anche speri-mentato il brivido di entrare in uno studio professionale e fare un program-ma con tanto di interventi telefonici e intervistati in studio come se stessi-mo veramente in diretta. E' stato fico ragazzi! Potete immaginare l'emozio-ne e anche la tremarella. Alcuni di noi come Ireneo e Massimo, erano giàstati qualche volta a “Spazio Giovani” di Radio B.Leza come ospiti. InveceSandra che andava regolarmente in Radio con Dulce all'inizio prendevatutto come se fosse un gioco. Invece da quando abbiamo fatto il corso, si

è resa conto, come del resto tutti noi, che fare una trasmissione è unagrande responsabilità e richiede molta preparazione. Sandra dice cheha anche imparato a ricevere le critiche degli ascoltatori in diretta.

Nella foto: Il gruppo “Spazio Giovani” insieme a Massimo Ghirelli (RAI) e Dulce Araújo

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SPAZIO GIOVANI

conntinnua Racconntanndo lo “SSpazzio GGiovanni”

E' chiaro che tutto questo non è sufficiente. Abbiamo bisogno ancora dimolta pratica, quindi, speriamo nella comprensione degli ascoltatori. Ilnostro obbiettivo è rendere più dinamico lo “Spazio Giovani”. Per farlosappiamo che non ci mancherà il sostegno degli adulti della Radio(Lourdes, Carlos, Dulce), che sono più avanti in materia. Ma senza lapartecipazione attiva di altri giovani come noi, questo Spazio non avràsenso. Vi invitiamo a partecipare, carissimi.

Il nostro percorso ci ha portato anche al Foro Romano, dove insieme aduna competente guida abbiamo cercato di capire se la Roma antica giàera multietnica e interculturale come quella di oggi. Le conoscenze ac-quisite sono servite per un programma radiofonico. Ma non ci siamo fer-mati li. Abbiamo anche organizzato un'incontro su “Sessualità, Amore,Gioventù e Adolescenza”. È stato l’11 novembre 2007 al Clube Criola,che ringraziamo per la collaborazione. Per la prima volta Andresa (insie-me a Irineo) si è trovata a coordinare un tavolo di lavoro in cui sedeva-no esperti come la ginecologa, Susanne Diku e la sessuologa, FlaviaCoffari. Ci hanno parlato ampiamente di sessualità, contraccezione eprevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Si è discusso an-che sugli aspetti etici e morali dell'aborto. E si è insistito sulla respon-sabilità dei giovani in materia di sessualità e soprattutto sull'amore e sulrispetto reciproco, che deve essere la base di ogni relazione.L'occasione è stata colta anche per conoscere meglio le politiche giovanilidella Regione Lazio e per fare la “Carta Giovane” che, ha spiegato il Dott.M. Monnanni, dà molti vantaggi ai giovani in Italia e in molti paesi europei. L'incontro è riuscito bene. Una bella esperienza di organizzazione pernoi e di approfondimento delle nostre conoscenze in materia di amore esessualità. Tra la fine della riflessione e la parte distensiva offerta dallabella performance di danza e musica del Gruppo ISI insieme a ImpattoDiretto (vedi box) c'è stato un gradito buffet offerto dalle mamme e dal-le donne dell' OMCVI a cui va il nostro riconoscimento. Infine, l'estrazio-ne della riffa di un MP3 (raccolta fondi per Spazio Giovani) ha conclusola serata che ha visto una significativa partecipazione di genitori e figli,anche se a nostro parere il numero di giovani poteva essere molto mag-giore. Vi aspettiamo prossimamente. Ciao.

Andresa Ramos, Irineo Spencer, Freddy Évora, Massimo Masci , Sandra da Rocha

.Radio B.Leza. In onda ogni domenica dalle ore 14.00 alle 16.00. FM 88.9www.radiocittaperta.it Tel. 06 - 4393512

Informazione, musica, approfondimenti in creolo, italiano, portoghese.

Teresa Morais è una delle sostenitrici di“Spazio Giovani”. Non ha frequentato il corsodi Radio perché è all'ultimo anno della scuolasuperiore e deve preparare bene la maturità.Comunque, ha partecipato, insieme ad altriamici, all'incontro che abbiamo fatto su

“Sessualità, Amore Adolescenza e Gioventù”.Secondo quanto ci ha detto, questo incontroha ampliato le sue informazioni in materia, epensa che iniziative di questo tipo siano mol-to utili. A suo parere, per invogliare i giovania partecipare nelle attività della comunità, bi-

sognerebbe creare occasioni di incontro, co-noscenza, scambio e approfondimento di te-mi legati alla nostra bela cultura.

Sandra da Rocha

Reazioni

Penso che l'incontro su "Sessualità, Amore,Adolescenza e Gioventù", è stato un gransuccesso. C'è stata una partecipazione attivadei presenti soprattutto delle ragazze e don-ne. Hanno fatto tante domande. La ginecolo-ga Susanne Diku ha dato il meglio di sé, spie-gando la matéria e rispondendo dettagliata-mente e con parole semplici, a tutte le do-

mande poste dalle mamme e dalle ragazze.Come Endocrinologo, sono rimasto impres-sionato dal successo dell'incontro e dal impe-gno dimostrato dal gruppo di giovani che han-no organizzato l'incontro con il sostegnodell'Associazione delle Donne Capoverdiane.Speriamo che altre associazioni di immigratiafricani seguano l'esempio. Su Amore e ses-

sualità abbiamo ancora molto da imparare so-prattutto in tempi come questi segnati da malat-tie sessualmente trasmissibili. Spero che que-sto non sia l'ultimo incontro di questo tipo e chesi coinvolga sempre di più anche gli africanilaureati in medicina e in e discipline affini.Auguro a tutti, Africani e non, un Buon 2008.

Dott. Francis Manujibeya

Il gruppo ISI Il gruppo ISI è nato nel 2003 da un'idea diEtto e Felix. Agli inizi era un gioco, si facevaun po' di pseudo-beats con un programminomolto semplice. Una sera, all'Alpheus notoclub romano, i due ragazzi conoscono MissQuinse (la giovane capoverdiana TizianaRamos) e Rapsto. Così nascondono quasi

per caso gli I.S.I. (I Soliti Ignoti). La loro musi-ca è il South, un genere dell'Hip-Hop che me-scola i ritmi forti della disco music col Rap più“grezzo” e reale. Un genere inesistente nel pa-norama musicale italiano. Attualmente, con lo-ro collaborano due solisti (Maut e Noone) ed ilgruppo Impatto Diretto. Insieme hanno adotta-to il nome provvisorio di “Mu-Tand-Klan” Crew.Per chi volesse ascoltarli e farsi un po' di cultu-

ra South può procurarsi il disco-demo Ebbri diRap del 2003, ed un mix-tape On TheDancefloor del 2005-2006, disponibile suwww.isimusic.it e su www.southerneurope.it.Hanno anche molti lavori in uscita, tra i quali unEp di Etto & Miss Quinse (prodotto interamen-te da Etto e Felix), un Ep degli “Impatto Diretto”(anche questo prodotto da Etto e Felix).

Gruppo “Spazio Giovani”

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Sandra, Irineo e Andresa di Spazio Giovani alla Radio Vaticana

VITA COMUNITARIA

A cultura é o bilhete de identitade de um povo

FFiirreennzzee - EEddggaarr BBaarrrreettoo:: ddaall CCaannoottttaaggggiioo,, aallllaa CCaappooeeiirraa,, aall JJeeeett KKuunnee DDoo,, ppaassssaannddoo ppeerr llaa FFaaccoollttàà ddii SScciieennzzee ee TTeeccnnoollooggiiee AAggrraarriiee

Estreia da Associção Amigos de São Nicolau A festa de São Nicolau, padroeiro da ilha cabo-verdiana a que dá o no-me, foi a ocasião escolhida pela recém criada Associação dos Amigosdaquela ilha para a sua estreia no seio da comunidade em Itália comuma série de actividades. Centradas na figura de P. Gesualdo Fiorino -capuchinho italiano de Fiugi que dedicou grande parte da sua vida aodesenvolvimento sócio-espiritual de São Nicolau - e na cultura daquelailha, essas actividades, que decorreram entre 30 de Novembro e 8 deDezembro de 2007, articularam-se em quatro momentos fundamentais:a apresentação do livro “Frei Gesualdo Fiorino: italiano de São Nicolau,Cidadão” feita pelo próprio autor, José Cabral, em Fiugi e Roma; um al-moço convívio com o grupo musical Djamei Som; e uma palestra sobre

a cultura de São Nicolau. Vindo a Roma por essa ocasião juntamentecom Frei José Pires, “substituto” de P. Gesualdo na Paróquia doTarrafal, José Cabral fez uma panorâmica dos elementos que mais caracte-rizam a cultura da ilha do “Chiquinho”, insistindo na necessidade de protegera nossa cultura, da mesma forma que protegemos o nosso bilhete de iden-tidade, pois a cultura é o bilhete de identidade de um povo. Tanto a palestracomo as outras actividades excederam as expectativas dos organizadoresem termos de resposta participativa da comunidade. Agradecendo a todosquantos colaboraram nessas actividades, de modo particular Tra Noi eClube Criola, a associação Amigos de São Nicolau anuncia que já está le-galizada perante o Estado italiano e deseja a todos um próspero Ano Novo.

Carlos Almeida

Nato a Firenze, 25 anni fa, da genitori capover-diani, Edgar ha fatto canottaggio per ben 12anni. Questo sport gli fu consigliato dalla pe-diatra per allargare il torace perché soffriva diasma. Gli piacque, si divertiva molto, si integrònella squadra dei canottici comunali di Firenzee fece anche sei anni di attività agonistica par-tecipando in diversi campionati della Toscana(in cui ottenne i migliori risultati) e della nazio-nale italiana nella categoria junior. I suoi ob-biettivi erano i mondiali, ma per quindici secon-di rimase fuori dalla selezione nazionale che lo

avrebbe poi condotto alle competizioni interna-zionali. Era il 2000-2001. La prima stagioneandò bene. Molto allenamento, ottimi risultati.Ma poi la stanchezza sopragiunse. Era l'ultimoanno prima di passare alla categoria senior,dove le cose sarebbero state più difficili. Allora,dopo aver dato tanto, decise che era il momen-to di lasciare. Lo dice con un filo di amarezza,ma convinto che l'importante era la partecipa-zione, aver dato il meglio di sé, come fa in ognisua attività. Ma Edgar non è un tipo che si fer-ma. In una visita ai suoi parenti a Lisbona sco-pre la Capoeira, arte di origine afro-brasiliana.La praticò poi per quattro anni a Firenze. Orasi sta cimentando nel Jeet Kune Do, arte mar-ziale orientale fondata da Bruce Lee e che hauna certa storia che va conosciuta. La esercitada poco più di un anno ed è contento. E' un'ar-te efficace, immeditata, dà delle tecniche, di-sciplina, insegna il rispetto verso chi sa di più,a mantenere la calma, a orientare le proprieenergie interne nel modo giusto, a difendersi.Aspetti che, Edgar, per il suo carattere nonaggressivo e perfezionista apprezza molto,anche perché lavorando di notte, sa che cisono cose da cui bisogna saper difendersi.

La Capoeira, anche essa un'arte marziale sepraticata in un certo modo, sostiene Edgar, èinvece più creativa, fa tirar fuori la fantasia, lapropria personalità, non allena alla cattiveria, èesercizio fisico, danza, gioco di gruppo. Perquesto molto adatta a persone con spirito artisti-co. Un'arte che Edgar sente molto vicino a sé,per il coordinamento tra musica e movimentiche richiamano le origine africane, ma che permancanza di condizioni ottimali a Firenze nonha più potuto praticare. Così è passato al JeetKune Do, che consiglia a tutti e che può esserepraticato anche da donne e bambini. Questo dunque il percorso sportivo di Edgar chesta anche per laurearsi in Scienze e TecnologieAgrarie e punta a progetti di lavoro con CapoVerde. Sa che le isole soffrono di siccità, ma cisono “tecniche innovative e con un po' di mezzisi possono trovare soluzioni”, sostiene ottimista.Tra studio, sport e lavoro, non gli resta tempoper frequentare l'Associazione dei capoverdiania Firenze, ma è in contatto con i suoi coetaneicapoverdiani, parla creolo e si definisce “capo-verdiano fino all'ultimo capello”, con la “c” fio-rentina, naturalmente.

Dulce Araújo

Non solo Calcio / Não só futeból

Roma

“Fominhas Boys” e “Cab-Love”Campioni d'InvernoDue gol, contro uno della squadra “S. Nicolau”,ha reso “Fominhas Boys” campione d'invernoin un derby tutto capoverdiano nel Girone Bdella 36ª edizione del Campionato di CalcioAmatoriale ad Undici promosso dalle A.C.L.Inella Provincia di Roma. Purtroppo la partita fi-nale è stata segnata da una mancanza di fairplay da parte di “S. Nicolau” che deve fare unesame di coscienza. Non si può continuare co-sì! La reazione violenta nel campo è una ver-gogna per tutti i capoverdiani. Bisogna che “S.Nicolau” si prenda le proprie responsabilità.L'altra squadra capoverdiana che partecipa alcampionato, nel Girone A, è Cab-Love che havinto la sezione invernale e punta a raggiunge-re i suoi compatrioti nel Girone B. Il campionato si concluderà a maggio-giugno2008. Speriamo che i capoverdiani non si la-

scino sfuggire la vittoria finale come è succes-so invece alla nostra Nazionale che, a Bissau,si è fatta portar via dal Mali la “Coppa AmílcarCabral” 2007 con due gol contro uno. Pur rico-noscendo la supremazia dei maliani, il nostroselezionatore, Lúcio Antunes, ha sottolineatoche i nostri giocatori “hanno onorato il calciocapoverdiano e che quindi sono usciti a testaalta”. Era la terza volta che Capo Verde si qua-lificava per la finale della “Coppa AmílcarCabral”, avendola vinta nel 2000. La Coppa Amílcar Cabral si realizza ogni dueanni. In essa partecipano gli otto paesi della“Zona II do Conselho Superior dos Desportos”in Africa: Capo Verde, Gambia, Guinea Bissau,Guinea Konacri, Mali, Mauritania, Senegal eSiera Leone. Questa 19ª edizione del campio-nato si è svolta in Guinea Bissau dal 30 novem-bre al 10 dicembre 2007. Non ha partecipato laMauritania che si è tuttavia candidata ad acco-

gliere la prossima edizione nel 2009, mentreCapo Verde ha assunto il compromesso di or-ganizzare il prossimo torneo di tennis dellaZona, denominata “Coppa Daniel Monteiro”.

Manecas Spencer (con Inforpress)

Il presente e il futuro del calcio capoverdiano

Foto: Manecas Spencer

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DI OMCVIVenti ANNIcontinua da pag. 5

“Capo Verde - Donne e Bambini: dalle leggi alla pratica” è stato il temasvolto dalla presidente dell'OMCVI, Maria Dulce Araújo Évora, nel con-vegno tenutosi a fine novembre 2007 a Bologna nell'ambito dell'AnnoEuropeo delle Pari Opportunità per Tutti. Promosso dal Comune diBologna e dal Comitato Provinciale dell'UNICEF, il convegno ha volutoaffrontare il rapporto tra “Uguaglianza di Genere e Diritti dell'Infanzia”come un binomio inscindibile. L'uguaglianza di genere ha, infatti, undoppio vantaggio, sia per la promozione dei diritti della donna che deibambini e quindi della società - ha sottolineato Laura Baldassarredell'UNICEF Italia, mentre Dulce Araújo ha illustrato i grandi progressifatti a Capo Verde dopo l'indipendenza in termini di adozione di norme

internazionali e di leggi che proteggono la donna e il bambino. Resta pe-rò la sfida di un più ampio cambiamento dei comportamenti sociali persuperare vecchi stereotipi nei confronti soprattutto della donna ma an-che del bambino. Al convegno hanno partecipato anche studenti di alcune scuole superio-ri che hanno potuto esprimere i loro pareri e dubbi negli workshop in cuisi è dato particolare attenzione alle problematiche della donna e delbambino migranti. Una tavola rotonda in cui hanno preso parte rappre-sentati dei comuni di Forlì, Venezia, e di alcune associazioni della socie-tà civile, ha concluso l'incontro che aveva l'ambizione di raccogliere in-dicazioni utili per azioni pratiche da parte del Comune di Bologna.

UUgguuaagglliiaannzzaa ddii GGeenneerree ee DDiirriittttii ddeellll’’IInnffaannzziiaa:: uunn bbiinnoommiioo iinnsscciinnddiibbiillee

AAiinnddaa aa pprrooppóóssiittoo ddaa ppaassssaaggeemm ddaass lleeiiss àà mmuuddaannççaa ddee ccoommppoorrttaammeennttooss“É preciso lembrar que as mudanças da lei,fruto de transformações ao nível das relaçõessociais, não foram ainda interiorizadas ao níveldo senso comum. À alteração da lei não corres-ponde, instantaneamente, igual alteração decomportamentos sociais e parece-me que te-mos uma discrepância entre o nível formal dalei e a realidade concreta em que vivem muitasmulheres.”É quanto dizia o Ministro da Justiça de CaboVerde, no colóquio “Violência Doméstica: MelhorPrevenir do que Remediar”organizado pela OMCVI emOutubro de 2006. Falandodo papel do Estado no com-bate à violência domésticaem Cabo Verde, JoséManuel Andrade recordavaque em Cabo Verde “come-çou-se há bem pouco aestudar o fenómeno da vio-lência doméstica” mas queela “existe”. E acrescentouque essa forma de violência“tem raízes profundas nacultura, nos costumes, naeducação e sobretudo nopapel subalterno que tem si-do atribuído às mulheresmesmo nas sociedades di-tas modernas” . A violência doméstica nãoatinge, todavia, somentemulheres, mas “tem por víti-mas, mulheres, homens,crianças, idosos, pessoas fí-sica ou intelectualmentemais vulneráveis” - frisou oMinistro, sublinhando quenão se pode, contudo,“ignorar que, a grande ma-ioria de situações que prefi-

guram casos de violência doméstica são ainda asexercidas sobre as mulheres pelo seu marido oucompanheiro”. “A violência doméstica”- salientou o Ministro -“abarca a violência física, a violência psicológi-ca, a violência económica e a violência sexualque ocorre no espaço doméstico ou por causadele, exercida por um dos seus membros so-bre outro ou outros, ou, fora desse espaço, en-tre pessoas que com ele tenham alguma rela-ção.

Estas circunstâncias fazem com que, seja “umproblema especialmente complexo. E, seabordar este problema é delicado, combatê-loé muito difícil!”Falando do papel do Estado no combate à vio-lência doméstica, o Ministro da Justiça garan-tiu que Cabo Verde dispõe de um novo quadrolegislativo em sintonia com as normas interna-cionais nesta matéria, mas que se está ainda“diante de um desafio no sentido de promoveruma modificação da cultura da violência contra

as mulheres, em especiala violência doméstica emque toda a sociedade temde participar”. E recordouque o combate à violên-cia doméstica não é ape-nas tarefa “do Estado, deleis ou de Polícia, ela exi-ge uma resposta de todaa comunidade”. Por issoo Estado está a trabalharde forma integral e inte-grada na questão, envol-vendo diversos organis-mos no sentido de: aten-der as vítimas, de infor-mar as que estão em cri-se, desorientadas e con-fusas, de as proteger, deencaminhar as que que-rem romper com a violên-cia, e ainda fazer uma ac-ção de prevenção de mo-do particular através daeducação. Só assim sepoderá pôr termo àquiloque o ex Secretário Geralda ONU Kofy Annan defi-niu várias vezes "a maisvergonhosa violação dosdireitos humanos”.

Il Ministro della Giustizia di Capo Verde, Josè Maanuel Andrade e Lenira Peters (Stati Uniti), alConvegno sulla Violenza Domestica

Kriol-Ital ringrazia tutte le socie, lettori e amici che hanno espresso apprezzamento per questa iniziativa augurandole lunga vita.

OMCVI - Associazione Donne Capoverdiane in Italia Via della Lungara n° 19

00165 Roma Tel. 340 59 12951 - 333 33 71 135

Coordinatrici - Redattrici: Dulce Araujo / Igiaba ScegoGrafico/impaginatore: Dario Di Teodoro

Stampa: Tip. FRA.MAR. - Roma

Foto: Steven Teixeira