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giovanni bassi, geologo, via donatori di sangue, 13, 26029 soncino (cr) tel. e fax 0374 85486, e_mail: [email protected] 180-036-14 COMUNE DI SERGNANO Regione Lombardia Provincia di Cremona Piano di Governo del Territorio Variante ERIR (L.R. 12/05, § 4.1 let. D, D.G.R. 29.12.05 n. 8/1681) ELABORATO TECNICO RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (ETRIR) Centrale Stoccaggio Gas di Sergnano RELAZIONE TECNICA (D.M. 09.05.2001, D.G.R. 11.07.2012 n.9/3753) Avanzamento lavori maggio 2015 (Elaborato subordinato al parere del Comitato Tecnico Regionale, D.M. 09.05.2001, art. 8) D.M. 9 maggio 2001 Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante. D.G.R. N. XI/3753 del 11/07/2012. Approvazione delle “Linee guida per la predisposizione e l’approvazione dell’elaborato tecnico “rischio di incidente rilevanti “(ERIR) revoca della D.G.R. 01/12/2004 n. 7/19794. Professionista incaricato: dott. geol. Giovanni Bassi Maggio 2015 Collaboratore: dott. geol. Andrea Anelli

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Page 1: Piano di Governo del Territorio Variante ERIR · Regione Lombardia Provincia di Cremona Piano di Governo del Territorio Variante ERIR ... Avanzamento lavori maggio 2015 (Elaborato

giovanni bassi, geologo, via donatori di sangue, 13, 26029 soncino (cr) tel. e fax 0374 85486, e_mail: [email protected]

180-036-14

COMUNE DI SERGNANO

Regione Lombardia

Provincia di Cremona

Piano di Governo del Territorio

Variante ERIR

(L.R. 12/05, § 4.1 let. D, D.G.R. 29.12.05 n. 8/1681)

ELABORATO TECNICO

RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (ETRIR) Centrale Stoccaggio Gas di Sergnano

RELAZIONE TECNICA (D.M. 09.05.2001, D.G.R. 11.07.2012 n.9/3753)

Avanzamento lavori maggio 2015

(Elaborato subordinato al parere del Comitato Tecnico Regionale, D.M. 09.05.2001, art. 8)

D.M. 9 maggio 2001 Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da

stabilimenti a rischio di incidente rilevante.

D.G.R. N. XI/3753 del 11/07/2012. Approvazione delle “Linee guida per la predisposizione e l’approvazione dell’elaborato tecnico

“rischio di incidente rilevanti “(ERIR) revoca della D.G.R. 01/12/2004 n. 7/19794.

Professionista incaricato:

dott. geol. Giovanni Bassi

Maggio 2015

Collaboratore:

dott. geol. Andrea Anelli

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INDICE

1 PREMESSA 3

2 NORME DI RIFERIMENTO 4

3 TERMINI E DEFINIZIONI 4

4 METODOLOGIA DI LAVORO 5

5 IL CONTESTO TERRITORIALE 5 5.1 Geografia del territorio 5 5.2 Identificazione degli elementi territoriali e ambientali 6

5.2.1 Caratteristiche geologiche e idrogeologiche 10 5.2.2 Sismicità 10 5.2.3 Idrografia di superficie 11 5.2.4 Vie di comunicazione 11 5.2.5 Fenomeni di inquinamento e interventi di bonifica 12

6 IMPIANTO PER LA LAVORAZIONE E IL DEPOSITO DI METANO GASSOSO 12 6.1 Descrizione dell’attività 13 6.2 Dislocazione territoriale dei punti di attività 15

7 RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE 17 7.1 Scenari incidentali ipotizzati e conseguenze 18 7.2 Effetti per la popolazione e per l’ambiente 19

7.2.1 Aree di danno territoriali e valori di soglia 19 7.2.2 Aree di danno ambientali 20

7.3 Misure di prevenzione e di sicurezza adottate 21 7.3.1 Precauzioni progettuali e costruttive 22 7.3.2 Precauzioni operative 22 7.3.3 Interventi in situazioni critiche e di emergenza 22 7.3.4 Dispositivi di tutela ambientale 22 7.3.5 Misure assicurative e di garanzia per i rischi 26 7.3.6 Informazione alla popolazione 26

8 CATEGORIE TERRITORIALI COMPATIBILI CON IL DEPOSITO 26 8.1 Considerazioni finali compatibilità territoriali 29

9 ALLEGATI 31

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1 PREMESSA Sul territorio del Comune di Sergnano e di Casale Cremasco-Vidolasco è localizzata l’attività classificata a rischio di incidente rilevante ex D. Lgs. 17.08.1999 N. 334, modificato dal D. Lgs. 21.09.2005 N°238. L’attività, condotta da STOGIT s.p.a., è lo stoccaggio di gas naturale in giacimenti naturali depletati ed avviene utilizzando un impianto di compressione/decompressione del gas e un certo numero di pozzi attraverso i quali il gas viene immesso e/o prelevato dal giacimento. La presenza sul territorio di attività classificate a rischio di incidente rilevante comporta la definizione di vincoli pianificatori al fine di prevenire danni a persone animali e cose nel contorno dell’attività a rischio. L’individuazione delle aree di influenza dell’incidente ed i relativi vincoli urbanistici sono oggetto del presente documento ERIR, acronimo di Elaborato tecnico Rischi di Incidenti Rilevanti. L’ERIR è redatto secondo le indicazioni di cui al Decreto Ministeriale del 9 maggio 2001 e alla D.G.R. N. XI/3753 del 11/07/2012, Approvazione delle “Linee guida per la predisposizione e l’approvazione dell’elaborato tecnico “rischio di incidente rilevanti “ (ERIR) revoca della D.G.R. N. 7/19794 del 01/12/2004. L’insediamento STOGIT oltre che nel territorio di Sergnano si estende nel confinante comune di Casale Cremasco-Vidolasco, pertanto si applica l’art. 4 comma 3 del D.M. 09/05/2001. Il Comune di Sergnano è dotato di PGT approvato con D.C.C. 13/02/09 n. 6 in BURL 7/10/09. Il confinante Comune di Casale Cremasco-Vidolasco è dotato di PGT approvato con DCC 13/10/2009 n. 34. L’insediamento STOGIT rientra nell’art. 6 della Direttiva 2012/18/UE 04/07/2012 “Seveso ter”; le informazioni sono quindi fornite dal gestore dell’impianto mentre ARPA esercita attività di controllo del sistema della sicurezza e effettua, a campione, verifiche dell’analisi di rischio. L’ERIR deve essere approvato come variante dello strumento urbanistico; nella variante di piano devono essere recepiti gli elementi pertinenti del piano di emergenza esterna di cui all’articolo 20 del D. Lgs. 17/08/1999 N. 334. L’ERIR deve essere approvato come variante al Piano delle Regole del PGT dopo aver acquisito il parere ASL e ARPA. La variante ERIR è subordinata all’esito dell’istruttoria del Comitato Tecnico Regionale (CTR) come da art .8 DM 9/5/200. Il Gestore NON ha fornito, essendo la documentazione in attesa dell’esito dell’istruttoria CTR le informazioni aggiornate comprensive di tutti i documenti di cui alla D.G.R. 11.07.12 N. XI/3753, Allegato A. Mancano infatti:

- Parere CTR sul Rapporto di Sicurezza (RDS), - Integrazioni eventuali ad RDS, qualora CTR dia prescrizioni, - Nulla Osta di Fattibilità (NOF), - Parere CTR in merito alle integrazioni al NOF.

Secondo il DM 9/5/2001 il Comune deve ottenere da STOGIT i dati relativi ai potenziali eventi incidentali e procedere in coerenza alle conclusioni di istruttoria del Rapporto di Sicurezza del CTR. Nella presente circostanza si evidenza che, come previsto dall’art. 8 del DM 9/5/2001 per la redazione e adozione dell’ERIR il CTR non ha concluso la sua istruttoria sul Rapporto di Sicurezza e non ha emesso il suo parere; quindi l’elaborato ERIR ha valore di avanzamento lavori e dovrà essere modificato ed integrato recependo le prescrizioni del CTR. Al fine di completare ERIR è indispensabile che STOGIT fornisca: - Coordinate geografiche dei TOP EVENTS, - Inserimento, in Allegato 1.A.1.2.1 di RdS (edizione 2015), dei seguenti elementi territoriali rilevanti, compresi nell’inviluppo dei raggi di 500 m dai confini delle aree dello stabilimento (Municipio, Scuola Elementare, Asilo, Scuola Media, Centro Sportivo Comunale - vedi All. 1).

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2 NORME DI RIFERIMENTO • D.M. 15/05/1996, Applicazione art. 12 DPR 174/88 “Analisi dei rischi depositi GPL” • Direttiva 96/82CE del 26/12/1996 sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con

determinate sostanze pericolose. • D.M. 20/10/1998, Applicazione art. 12 DPR 174/88 “Analisi dei rischi depositi liquidi

facilmente infiammabili e/o tossici. • D.M. Ambiente 16/03/1998, “Informazione, formazione, addestramento lavoratori in situ”. • D. Lgs. N. 334 del 17/08/1999, attuazione della Dir ettiva 96/82CE del 26/12/1996 sul

controllo dei pericoli di incidenti rilevanti conne ssi con determinate sostanze pericolose.

• D.M. 9 agosto 2000 Linee guida per l’attuazione del sistema della sicurezza. • D.M. ambiente 9 agosto 2000 “Aggravio di rischio” • Direttiva 2003/105CE del 16/12/2003 che modifica la Direttiva 96/82 CE sul controllo dei

pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. • Direttiva 2012/18/UE 04/07/2012 “Seveso ter” • D. Lgs. N.238 del 21/9/2005. Attuazione della Direttiva 2003/105CE del 16/2/2003 che

modifica la Direttiva 96/82 CE sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose.

• D.M. 9 maggio 2001 Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante.

• D.P.C.M. 25/02/05 Applicazione art. 20, c. 4 D.Lgs. 334/99 “Linee guida per la predisposizione del piano di emergenza esterna”.

• D.P.C.M. 16/02/07 Applicazione art. 20, c. 4 D. Lgs 334/99 “Linee guida per l’informazione della popolazione sul rischio industriale”.

• D.G.R. N. XI/3753 del 11/07/2012 . Approvazione delle “Linee guida per la predisposizione e l’approvazione dell’elaborato tecnico “rischio di incidente rilevanti “(ERIR) revoca della D.G.R. N. 7/19794 del 01/12/2004.

3 TERMINI E DEFINIZIONI - Aree da sottoporre a specifica regolamentazione: aree individuate e normate dai piani territoriali urbanistici, con il fine di governare l’urbanizzazione e in particolare di garantire il rispetto di distanze minime di sicurezza tra stabilimenti ed elementi territoriali a ambientali vulnerabili. Le aree da sottoporre a specifica regolamentazione coincidono, di norma, con le aree di danno. - Aree di danno: generate dalle possibili tipologie incidentali tipiche dello stabilimento; tali aree di danno sono individuate sulla base di valori di soglia oltre i quali si manifestano letalità, lesioni o danni. - Compatibilità territoriale e ambientale: Situazione in cui si ritiene che, sulla base di criteri e di metodi tecnicamente disponibili, la distanza tra stabilimenti ed elementi territoriali e ambientali vulnerabili garantisca condizioni di sicurezza. - Deposito: la presenza di una certa quantità di sostanze pericolose a scopo di immagazzinamento, deposito per custodia in condizioni di sicurezza o stoccaggio. - Elementi territoriali e ambientali vulnerabili: elementi del territorio che, per la presenza di popolazione e infrastrutture oppure in termini di tutela dell’ambiente, sono individuati come specificamente vulnerabili in condizioni di rischio di incidente rilevante. - Gestore: la persona fisica o giuridica che gestisce o detiene lo stabilimento o l’impianto. - Impianto: un’unità tecnica all’interno di uno stabilimento, in cui sono prodotte, utilizzate, manipolate o depositate sostanze pericolose. Comprende tutte le apparecchiature, le strutture, le condotte, i macchinari, i moli, i magazzini, e le strutture analoghe galleggianti o meno, necessari per il funzionamento dell’impianto.

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- Incidente rilevante: un evento quale un’emissione, un incendio o un esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l’attività di uno stabilimento e che dia luogo ad un grave pericolo, immediato o differito, per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose. -Indice di Sicurezza del Gestore (ISG): è la classificazione attribuita all’insediamento industriale in funzione delle caratteristiche di sicurezza e delle misure preventive e protettive presenti. -Pericolo: la proprietà intrinseca di una sostanza pericolosa o della situazione fisica esistente in uno stabilimento di provocare danni per la salute umana o per l’ambiente. - Rischio: la probabilità che un determinato evento si verifichi in un dato periodo o in circostanze specifiche - Sostanze pericolose: le sostanze, miscele o preparati elencati nell’Allegato I del D. Lgs. 334/99 e s.m.i., che sono presenti come materie prime, , prodotti, sottoprodotti, residui o prodotti intermedi, ivi compresi quelli che possono ragionevolmente ritenersi generati in caso di incidente. - Stabilimento: tutta l’area sottoposta al controllo di un gestore, nella quale sono presenti sostanze pericolose all’interno di uno o più impianti, comprese le infrastrutture o le attività comuni o connesse. - Scheda di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini e i lavoratori: redatta a cura del gestore dello stabilimento è composta da nove sezioni informative conformi a quanto riportato nell’Allegato V del D.Lgs. 334/99.

4 METODOLOGIA DI LAVORO La redazione dell’elaborato tecnico RIR rispetta i criteri guida di cui al D.M. 09/05/2001 individuando e disciplinando le aree da sottoporre a specifica regolamentazione, tenuto conto degli elementi territoriali e ambientali e delle aree di danno individuate e dei criteri della valutazione di compatibilità territoriale. Inoltre sono considerate le Linee Guida per la predisposizione e l’approvazione dell’elaborato tecnico rischi incidenti rilevanti (ERIR) di cui alla DGR 11/7/2017 n. 9/3753. La valutazione è data da quanto riportato nel rapporto di sicurezza, prodotto dal gestore dello stabilimento, dallo stato di fatto urbanistico e da quanto definito dal Comitato Tecnico regionale per la valutazione del rapporto di sicurezza. Il processo di aggiornamento dello strumento urbanistico si sviluppa su tre fasi: - fase 1: Identificazione degli elementi territoriali e ambientali vulnerabili presenti nell’area di influenza dell’attività a rischio di incidente rilevante; - fase 2: determinazione delle aree di danno; - fase 3: valutazione della compatibilità territoriale e ambientale che consente così di determinare le destinazioni d’uso compatibili con la presenza dello stabilimento ed in funzione delle quali è predisposta la specifica regolamentazione in variante dello strumento urbanistico vigente.

5 IL CONTESTO TERRITORIALE

5.1 Geografia del territorio Il territorio del Comune di Sergnano si sviluppa in sponda sinistra del fiume Serio, confina a nord con Mozzanica e Caravaggio, comuni della provincia di Bergamo, ad est con Casale Cremasco-Vidolasco e Ricengo, ad ovest con Capralba e a sud con Campagnola Cremasca e Pianengo.

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L’area urbanizzata del capoluogo è attraversata dalla SS 591. Le attività produttive sono prevalentemente concentrate nell’area nord del capoluogo. Il territorio è pianeggiante prevalentemente agricolo. Il fiume Serio solca la pianura da nord a sud separando il territorio di Sergnano da Casale Cremasco-Vidolasco e Ricengo. In Allegato 1 sono riportati la centrale di trattamento, i cluster e i pozzi oggetto della valutazione ERIR. In Allegato 1 si riporta la posizione dello stabilimento, delle condotte e dei pozzi che, per quanto interessa direttamente il territorio di Sergnano, si distribuisce su 6 diversi aree.

5.2 Identificazione degli elementi territoriali e a mbientali Individuate le diverse aree in cui è suddivisa l’attività di STOGIT spa in comune di Sergnano, si identificano gli elementi territoriali vulnerabili, graficamente riportati in Allegato 4 (Compatibilità-Criticità) con l’estratto dal PGT (2009). Gli elementi ambientali vulnerabili considerati, come indicato al punto 6.1.2 del D.M. del 9/5/2001, sono:

- Beni paesaggistici e ambientali (Decreto Legislativo 29 ottobre 1999, n. 490); - Aree naturali protette (es. parchi e altre aree definite in base a disposizioni normative); - Risorse idriche superficiali (es. acquifero superficiale; idrografia primaria e secondaria; - Corpi d'acqua estesi in relazione al tempo di ricambio ed al volume del bacino); - Risorse idriche profonde (es. pozzi di captazione ad uso potabile o irriguo; acquifero profondo non protetto o protetto; zona di ricarica della falda acquifera). - Uso del suolo (es. aree coltivate di pregio, aree boscate). Si riportano le denominazioni degli impianti e la loro ubicazione/indirizzo come segnalato dal Gestore:

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Area 1: centrale Posizionata ad occidente del centro abitato, confina:

- a sud con l’area Snam e con terreni agricoli, - a ovest con terreni agricoli, l’abitazione più vicina è alla distanza di 260 m - a est con il cluster B e con terreni agricoli, l’abitazione più vicina dista 330 m - a nord con terreni agricoli ed alcuni fabbricati rurali

Area 2: pozzo N. 11 Posizionato tra il cluster B e i cluster A e C confina:

- a sud con la strada provinciale N°55 e i cluster A e C - a nord con terreno agricolo e alla distanza di 90 m s trova il cluster B - a ovest con terreno agricolo e alla distanza di 170 m si trova l’area SNAM - a est con terreno agricolo, alla distanza di 300 m si trova un immobile ad uso

industriale Area 3: cluster D E’ posizionato nell’area occidentale del centro abitato, confina

- a ovest con terreno agricolo - a sud con la strada provinciale N.55 oltre la quale sorge un’area residenziale - a nord confina con un’area produttiva - a est confina con un’area polisportiva

Fig. 5.2 – Aree STOGIT interessate dai TOP EVENTS.

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La tribuna del campo di calcio dista 45 m dal confine, sul lato nord vi sono immobili industriali direttamente confinanti, sul lato sud l’immobile residenziale più vicino è posizionato a 20 m. Area 4: pozzo N.8 Circondato da terreni agricoli, l’immobile più vicino è ad ovest alla distanza di 240 m. Area 5: pozzo N.7 e 44 E’ collocata a sud del centro abitato, contornata da area agricola. A 60 m in direzione nord ovest si trova il luogo di culto del santuario del Binasco, l’abitazione più vicina è a 180 m, sempre in direzione nord ovest. La riva destra del fiume Serio è 350 m ad est. Area 6: pozzo N.2 E’ collocata in territorio di Casale Cremasco Vidolasco a sud del centro abitato, contornata da area agricola. A 92 m in direzione est si trova la Cascina Piazzola e a 156 m in direzione nord ovest si trova l’Allevamento Galbani. La riva sinistra del fiume Serio è 215 m ad ovest. Gli elementi ambientali individuati sono riferiti alle caratteristiche geologiche, sismiche, idrologiche e idrogeologiche, a fenomeni di inquinamento dell’area interessata, alle vie di comunicazione. In Fig. 5.3 si riportano gli elementi territoriali rilevanti nel raggio di circa 5 km. Sono segnalati aree residenziali, aree industriali, aree e attività commerciali, ospedali o presidi ospedalieri, attività industriali o artigianali, complessi scolastici, luoghi di culto, parchi o aree protette, ferrovie, strade principali e secondarie e confini di parco. Si segnala soprattutto a ridosso del cluster D la presenza di complessi scolastici e sportivi costituiti da campi da calcio, basket tennis (Campo Sportivo Comunale). Si segnala inoltre sempre in prossimità del cluster D la chiesa parrocchiale di San Martino Vescovo.

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In aggiunta a quanto segnalato da STOGIT (vedi Fig. 5.3) si aggiungono, in Allegato 1- Inquadramento territoriale del deposito, scala 1 : 7.000, i seguenti elementi territoriali rilevanti:

- Municipio, - Asilo, - Scuola Elementare, - Centro Sportivo, - Scuola media.

Fig. 5.3 – Elementi territoriali rilevanti nel raggio di 5 km dalle aree STOGIT (RdS ed 2015 – Allegato 1.A.1.2.1.)

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5.2.1 Caratteristiche geologiche e idrogeologiche L’area è caratterizzata dalla presenza del fiume Serio che ha inciso i depositi fluvioglaciali che costituiscono il Livello Fondamentale della Pianura formando una valle fluviale, all’interno della quale ha depositato abbondanti sedimenti alluvionali e ha creato diversi ordini di terrazzi che degradano verso il fiume, separati da scarpate di erosione, più recenti man mano che ci si avvicina all’alveo del fiume. L’area è costituita in superficie da depositi alluvionali recenti cui fanno seguito verso il basso sedimenti fluvioglaciali del Pleistocene. In superficie i sedimenti appaiono arrossati per alterazione. I depositi alluvionali presentano una tessitura prevalentemente ghiaioso sabbiosa, con orizzonti debolmente cementati, talvolta più sabbiosi con intercalazioni limose. La matrice delle ghiaie e ciottoli è prevalentemente limo sabbiosa. Le intercalazioni argillose impermeabili all’interno dei livelli porosi di ghiaie e sabbie possono dare origine a falde semiconfinate. La potenzialità di questi acquiferi è generalmente elevata per la presenza di forte ricarica, influenzata direttamente dalle precipitazioni. La soggiacenza della falda acquifera rispetto al piano campagna è di 3-5 m, valori che tendono a diminuire in prossimità del Serio, per effetto dell’azione drenante da questo esercitata sulla falda superficiale. Tutte le aree dei TOP EVENTS si collocano nel Livello Fondamentale della Pianura ed in territorio di Sergnano; l’area 5 e 6 (pozzi 7-44 e pozzo 2) stanno in territorio di Casale Cremasco Vidolasco.

5.2.2 Sismicità Il territorio del comune di Sergnano in cui si svolge l’attività di STOGIT è collocata in “Zona sismica 3”, come indicato da D.G.R. 11 luglio 2014, n. 2129. Non si riscontrano analisi di microzonazione sismica di 2° o 3° livello contenute nel RdS edizione 2015. Si considera l’analisi della sismicità del territorio in esame (PGT2010) e la definizione della pericolosità sismica locale, eseguita secondo la metodologia di cui alla L.R. n. 12/2005 e della DGRL N 8/7374 del 28 maggio 2008, Allegato 5. Gran parte del territorio comunale compresa l’area in esame ricade nello scenario di pericolosità sismica locale Z4a, in quanto costituito in prevalenza da depositi alluvionali di fondovalle granulari e/o coesivi. I possibili effetti in questi scenari di pericolosità sismica locale sono principalmente amplificazioni litologiche, per quanto riguarda lo scenario Z4a. Per lo scenario di pericolosità sismica Z4a, nel caso di costruzioni strategiche e rilevanti, la norma prevede l’esecuzione del livello di approfondimento ulteriore (secondo livello) (ai sensi della D.G.R. n. 14964/2003), con lo scopo di valutare i fattori di amplificazione sismica locale, legati alla natura litologica del sedimento. Inoltre, la norma prevede l’applicazione del livello di approfondimento superiore (terzo) nel caso in cui, a seguito dell’applicazione del secondo livello, si dimostri che il Fattore di amplificazione locale (Fa) calcolato risulti superiore al fattore soglia stabilito da Regione Lombardia per il territorio in esame. La D.G.R.L. 28.05.08 n.8/7374, recependo quanto indicato nel D.M. 14.01.08, ha determinato le nuove soglie locali di sismicità. Pertanto la verifica sismica si esegue utilizzando questi parametri per gli edifici strategici e rilevanti (come classificati sia dallo stesso Decreto Ministeriale che dalla Regione con D.D.U.O. 21.11.03 n.19904) e per tutti i restanti dal 30.06.09 (punto 2.7, D.M. 14.01.08). In tutti i casi dovranno essere determinate le categorie di suolo sismico come indicato dal D.M. 14.01.08 “Norme tecniche per le costruzioni”, punto 3.2.2 “categorie di sottosuolo”.

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Qualora il fattore, calcolato localmente, di amplificazione sismica superi il fattore definito dalla Regione, per il Comune e per il tipo di suolo sismico, si adotteranno i parametri del suolo sismico superiore. Per definire sperimentalmente le caratteristiche sismiche del territorio in discussione sono stati eseguiti, in sede di PGT due microtremori, in prossimità del centro abitato di Sergnano dove sono collocati il Municipio, la Chiesa e due edifici scolastici. La tabella seguente riassume i risultati di tali prove; in essa sono sintetizzati i valori di Vs30 (velocità media delle Vs nei primi 30 m), il tipo di suolo di fondazione, il periodo proprio del sito (Tp) calcolato dalle Vs ed i valori calcolati del Fattore di Amplificazione (Fa) per le due tipologie di edifici: 0.1 < T < 0.5 s e T > 0.5 s. Nell’ultima riga sono riportati i valori di soglia (di riferimento) forniti da Regione Lombardia.

Linea Vs30 Suolo sismico

Periodo (Tp)

Fa (T=01-0.5 s)

Fa (T>0.5 s)

J 400 B 0.33 1.6 1.4 K 418 B 0.22 1.6 1.2

Fa di riferimento Regione Lombardia 1.4 1.7 Il risultato comune alle linee effettuate è che i valori di Fa calcolati per edifici con periodo di 0.1-0.5 s risultano superiori ai valori di soglia corrispondenti; pertanto, la normativa è insufficiente a tenere in considerazione i possibili effetti di amplificazione litologica e quindi è necessario, in fase di progettazione edilizia, o effettuare analisi più approfondite (III Livello) o utilizzare lo spettro di norma caratteristico della categoria di suolo superiore (in questo caso la categoria di suolo C). Per edifici con periodo superiore (T>0.5 s) il fattore di soglia calcolato è inferiore al valore di soglia corrispondente, quindi la normativa è da considerarsi sufficiente a tenere in considerazione i possibili effetti di amplificazione litologica del sito.

5.2.3 Idrografia di superficie L’area è caratterizzata dalla presenza del fiume Serio che scorre sul lato orientale del centro abitato. Solo l’area di pozzo N.7 e 44 ricade nelle fasce di esondazione B e piena catastrofica C individuate dal Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI). L’area presenta un fitto reticolo idrografico secondario artificiale costituito da rogge e coli destinati all’irrigazione delle superfici agricole. Il regime idrologico è variabile in funzione dell’andamento stagionale e della domanda irrigua. Alcuni fontanili sono presenti nell’area e hanno un regime tipicamente stagionale con portata minima o nulla nei mesi di aprile maggio seguiti da una fase di incremento sino ad un massimo nel mese di gennaio. In particolare l’area della centrale Stogit è interessata dalle rogge Castigabestie ad est e Gavazzolo ad ovest con andamento nord sud.

5.2.4 Vie di comunicazione Il territorio è percorso esclusivamente da vie di comunicazione stradale ex Statali, Provinciali e Comunali. La S.P. ex Statale N.591, “Cremasca” è l’asse viario principale, collega Bergamo a Crema, è orientata in direzione nord-sud attraversa parte del centro abitato e si interseca a nord con la S.P. ex Statale N.11 Milano-Brescia e a sud con le S.P. N.64 Pandino-Soncino. Non esistono linee ferroviarie o vincoli connessi a corridoi aerei.

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5.2.5 Fenomeni di inquinamento e interventi di boni fica Nell’area della centrale destinata al trattamento del gas è stata individuata nei pressi dei rigeneratori e della vasca di raccolta delle acque una porzione di terreno inquinata per cui ne è stata data notifica agli Enti interessati in data 8/10/2001, con successiva approvazione della caratterizzazione del sito in data 10/12/2001 ha fatto seguito un piano di bonifica preliminare approvato in data 14/1/2003.

6 IMPIANTO PER LA LAVORAZIONE E IL DEPOSITO DI METANO GASSOSO

Sul territorio del Comune di Sergnano risulta presente una sola attività classificata a rischio di incidente rilevante, individuata in STOGIT spa.

Ragione sociale: STOGIT Stoccaggi Gas Italia S.p.A. Sede legale: P.zza S. Barbara 7 – San Donato Milanese (MI) Sede operativa: Via Libero Comune 5 – Crema (CR) Sede degli impianti (trattamento e compressione): Centrale Stoccaggio Gas di Sergnano, Via Vallarsa 18 – Sergnano (CR) Responsabile di stabilimento: Ing. Cesare Giulio Vecchietti (residente per la carica c/o: via Libero Comune, 5 - 26013 Crema CR) Attività: Stoccaggio di gas naturale in giacimento naturale depletato.

Fig. 5.2 – Estratto google map.

Area

centrale

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6.1 Descrizione dell’attività Gli stabilimenti Stogit si compongono dei seguenti asset: - in superficie - impianti centrale di trattamento - impianti centrale di compressione - impianti aree cluster - impianti aree pozzi isolati - le condotte interne alla Centrale, Aree Cluster/Aree Pozzi e Pozzi Isolati - nel sottosuolo - dotazioni completamento pozzi - giacimenti Stogit è la società del Gruppo Snam attiva nello stoccaggio del gas naturale e, con 8 giacimenti in esercizio, è il maggiore operatore italiano e uno dei principali in Europa. Lo stoccaggio di gas naturale è un processo che consente di iniettare il gas nella roccia porosa di un giacimento esaurito, che già lo conteneva riportando il giacimento, in una certa misura, al suo stato originario. Una volta immesso, il gas naturale può essere erogato secondo le richieste del mercato e utilizzato per garantire le forniture industriali e il riscaldamento nel periodo invernale. Il sito di stoccaggio non è un serbatoio, né un deposito o una caverna piena di gas, ma una struttura di roccia porosa all’interno della quale il gas viene conservato nella stessa condizione di sicurezza con cui la natura lo ha tenuto per milioni di anni. L’attività di stoccaggio del gas naturale consiste nell’utilizzare giacimenti geologici metaniferi già sfruttati, come depositi temporanei di metano convogliato a questo sito da altre aree di produzione. Del giacimento originale che non è stato completamente sfruttato se ne utilizza come deposito solo la quota definibile come “libera”.

L’attività di stoccaggio è distinta in due fasi: carico e scarico, - Fase di carico comporta il pompaggio del gas in arrivo dalle condotte della rete

esterna ai pozzi che fungono da punti di iniezione nel giacimento, - Fase di scarico consiste nel prelevare dal giacimento il gas depositato e

immetterlo nella rete di distribuzione al consumo, in questo caso i pozzi diventano di estrazione dal giacimento,

Le operazioni di immissione e di estrazione richiedono che il gas sia lavorato utilizzando i seguenti processi:

- Fase di immissione (iniezione): il gas in arrivo alla Centrale viene compresso ad una pressione variabile tra 90 e 140 bar e convogliato alle aree Cluster e ai pozzi di iniezione, nella fase di compressione il gas viene prefiltrato per separare eventuali condense e raffreddato per disperdere il calore prodotto dalla compressione. La testa di ogni pozzo è dotata di un filtro per la separazione di eventuali solidi presenti nel flusso sia in carico che in scarico,

- Fase di prelievo (produzione): il gas viene prelevato dai pozzi e prima della immissione alla rete di distribuzione subisce i seguenti trattamenti,

� disidratazione, per eliminare l’umidità assorbita in fase di deposito, operazione che avviene prima per separazione gravimetrica della fase acqua e aggiunta di metanolo per impedire la cristallizzazione dell’umidità residua (fase svolta nelle aree Cluster) e successivamente (fase svolta in Centrale) per disidratazione dell’umidità residua del gas mediante scambio con glicole,

� decompressione sino a pressione compresa tra 40 e 70 bar,

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� additivazione di metanolo per evitare la cristallizzazione dell’umidità residua

� immissione alla rete di distribuzione Nella fase di decompressione, e conseguente espansione del gas, si ha abbassamento della temperatura per cui è necessario un apporto di calore che è ricavato dalla combustione di metano o, in caso di necessità, gasolio. La compressione e la decompressione e le attività correlate avvengono in un apposito impianto sito nell’area denominata Centrale, confinante e collegata con l’area di competenza della società SNAM che gestisce, tramite condotte collegate alla Centrale, il trasporto del gas in arrivo e uscita dall’impianto di stoccaggio. Quindi le attività svolte possono essere sintetizzate in: - compressione del gas, ricevuto dalla Rete nazionale e iniezione nel giacimento di stoccaggio; - erogazione dalle Aree Pozzi alla Centrale, dove il gas subisce un trattamento di disidratazione; - invio alla Rete di distribuzione nazionale di gas naturale. Con riferimento alla definizione di stabilimento, si riporta nel seguito una descrizione della tecnologia adottata nelle varie parti che lo costituiscono.

���� Centrale di Compressione Lo scopo dell’Impianto di Compressione è quello di comprimere il gas naturale prelevato dalla rete Snam Rete Gas (mediamente a 70 bar) per poi iniettarlo nel giacimento di stoccaggio. L’Impianto di Compressione è dotato dei seguenti principali elementi: - tubazione di aspirazione e mandata compressori, che collegano i punti di prelievo dalla rete nazionale e i punti di iniezione in giacimento - n. 2 gruppi turbine a gas accoppiate a compressori centrifughi a 2 stadi - dispositivo di filtraggio gas naturale in ingresso sull’aspirazione dei compressori, con la funzione di separare eventuali trascinamenti di condensa - gruppo air cooler (scambiatori aria/gas) di raffreddamento gas naturale compresso - gruppo di riduzione e preriscaldo del gas naturale utilizzato quale combustibile di alimentazione turbina (fuel gas). ���� Centrale di Trattamento Lo scopo dell’Impianto di Trattamento è quello di disidratare il gas naturale proveniente dal giacimento fino ai valori di qualità previsti dal codice di rete: mediamente la pressione di esercizio è di 70 bar. L’impianto di Trattamento è composto dai seguenti principali elementi: - unità disidratazione gas e misura fiscale - unità rigenerazione glicole - varie unità di servizio - iniezione di liquido per prevenzione idrati - tubazioni dedicate al trasporto di gas naturale ���� Area Cluster Le aree Cluster sono costituite dai seguenti elementi: - pozzi muniti di croce di erogazione, - separatori di prova uscita cluster, - valvola regolatrice di pressione,

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- iniezione di liquido per prevenzione idrati, - tubazioni dedicate al trasporto di gas naturale. Allo stato attuale (maggio 2015) dalla Centrale si dipartono le tubazioni che collegano le unità periferiche ove sono localizzati i pozzi; i pozzi possono essere singoli o raggruppati in cluster così ripartiti secondo le dichiarazioni Stogit.

- numero totale dei pozzi 44, - numero dei cluster 4 (A – B –C – D) - pozzi singoli 8.

Il cluster A è formato da sette pozzi (numerati da 21 a 27). Il cluster C è formato da sette pozzi (numerati da 32 a 38). Il cluster D due gruppi di pozzi, il primo pozzo n° 15 – 16 – 17, il secondo pozzo n. 28 – 29 – 30 – 31 oltre a un pozzo singolo (n°1). Il cluster B è formato da due gruppi di pozzi, il primo pozzo n. 18 – 19 – 20, il secondo pozzo n. 39 – 40 – 41 – 42 – 43. I pozzi n. 3 – 8 – 11 – 13 sono singoli isolati. I n. 2 – 6 – 7 sono pozzi spia utilizzati per la verifica dello stato del giacimento. Pozzo n. 5 è utilizzato come punto di iniezione delle acque di strato prodotte dalla fase di separazione delle condense. La separazione delle condense avviene in fase di prelievo, in testa pozzo o in testa alla linea del cluster. I pozzi n° 2 e 5 sono situati nel territorio del co mune di Ricengo. La modalità di esercizio del sistema di stoccaggio possiamo definirla come bidirezionale, durante la stagione termica (mesi da ottobre ad aprile) il gas viene prelevato dal deposito e immesso alla rete per l’utilizzo mentre nel periodo maggio – settembre il giacimento viene caricato con il gas in arrivo dalle condotte di approvvigionamento collegate ai punti di produzione.

6.2 Dislocazione territoriale dei punti di attività Le strutture operative dell’attività sono dislocate in punti diversi del territorio dei comuni di Sergnano, Casale Cremasco-Vidolasco e Ricengo e collegati con condotte alla centrale di compressione/trattamento. L’ubicazione dei top events con flash fire e jet fire sono riportati in Allegato 3 e 4. Non si trova riscontro delle coordinate geografiche nel Ra pporto di Sicurezza di Stogit (edizione 2015). Nella tabella seguente si riportano la denominazione di detti impianti e la loro ubicazione (Comune).

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7 RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE L’attività di gestione dello stoccaggio di gas naturale in giacimento depletato, comporta l’utilizzo ed il deposito di gas naturale, di metanolo, di gasolio, sostanze individuate dal D.Lgs.334/991 come pericolose e possibile causa di incidente rilevante in relazione ai quantitativi presenti come riportati nell’Allegato I del decreto. Il quantitativo massimo di sostanze pericolose potenzialmente presenti in Stabilimento sono riportate nella seguente tabella. Come segnalato nel Rapporto di Sicurezza (ed 2015) per quanto riguarda i quantitativi in giacimento si precisa che, rispetto a quanto indicato nel Rapporto di Sicurezza edizione 2010 e nelle successive Notifiche, i valori riferiti al gas naturale sono stati modificati. Si precisa sin da ora che, dal 2010, anno di presentazione del primo Rapporto di Sicurezza (RdS), ad oggi, i quantitativi massimi stoccabili di gas naturale nel giacimento sono rimasti invariati. La modifica dei quantitativi dichiarati è esclusivamente legata ad una diversa metodologia di computo della stessa. Il nuovo valore del quantitativo massimo stoccabile di gas naturale nel giacimento, che differisce da quello già comunicato in sede di presentazione del RdS edizione 2010, è il risultato della rivisitazione della metodologia di computo dello stesso a seguito delle indicazioni e/o suggerimenti emersi nelle varie sessioni di incontri con altri CTR coinvolti nei procedimenti di approvazione di RdS di altri Stabilimenti Stogit.

Si segnala che nel Rapporto di Sicurezza (Ed 2015) si riportano le frequenze di accadimento degli eventi incidentali individuati nell’analisi di rischio contenuta. In particolare sono indicati gli eventi che presentano una frequenza di accadimento non credibile, inferiore quindi a 1E-06 occasioni/anno.

1 D.Lgs. 17 agosto 1999, n. 334, è stato modificato e integrato dal D.Lgs. 21 settembre 2005, n. 238 - attuazione delle direttive 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidente rilevante connessi con determinate sostanze pericolose. Testo coordinato ed aggiornato dal D.lgs. 238/2005 di attuazione della direttiva 2003/105/CE.

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7.1 Scenari incidentali ipotizzati e conseguenze Nelle tabelle seguenti si riportano le distanze di danno associate agli scenari incidentali credibili individuati per lo Stabilimento “Centrale stoccaggio gas di Sergnano”. FLASH FIRE (nr: non raggiunto alla quota del recettore)

JET FIRE

POOL FIRE

DISPERSIONE TOSSICA

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Come riportato nel Rapporto di Sicurezza (Edizione 2015) per la valutazione dei possibili effetti domino si è analizzato lo scenario jet fire associato al top event 16b (Rilascio per danneggiamento colonna di disidratazione, foro 1") in quanto l’area di danno associata alla soglia di 12,5 kW/m2 coinvolge potenzialmente altre colonne; in particolare data la tipologia di scenario si è considerato come “bersaglio” una colonna adiacente alla colonna “sorgente” (si considera solo la colonna colpita da jet fire). Per la valutazione delle conseguenze si è ipotizzato il collasso della colonna con il conseguente rilascio di tutto il suo contenuto. Con tali ipotesi, considerando un innesco immediato, i possibili scenari incidentali sono il flash fire e il VCE. La valutazione di tale scenario è stata condotta utilizzando il modello “catastrophic rupture”. Come indicato in precedenza, per la modellazione del VCE si è fatto riferimento allo studio DNV-GL; in particolare, per l’area in prossimità delle colonne di trattamento considerate uno spazio “congestionato”, si è utilizzato il valore di sovrappressione di 150 mmbar e la corrispondente curva di decadimento prevista dallo Studio. Si è inoltre ipotizzato un volume di confinamento di 20 m3. La modellazione delle conseguenze è stata effettuata, come indicato dallo Studio, con il modello TNO multienergy. La sintesi delle conseguenze, per i due scenari ipotizzati, è riportata nelle seguenti tabelle. FLASH FIRE

VCE

7.2 Effetti per la popolazione e per l’ambiente

7.2.1 Aree di danno territoriali e valori di soglia Il danno a persone o strutture è correlabile all'effetto fisico di un evento incidentale mediante modelli di vulnerabilità più o meno complessi. Ai fini del controllo dell'urbanizzazione, è da ritenere sufficientemente accurata una trattazione semplificata, basata sul superamento di un valore di soglia, al di sotto del quale si ritiene convenzionalmente che il danno non accada, al di sopra del quale viceversa si ritiene che il danno possa accadere. In particolare, per le valutazioni in oggetto, la possibilità di danni a persone o a strutture è definita sulla base del superamento dei valori di soglia espressi nella seguente Tabella.

Scenario Elevata Inizio Lesioni Lesioni Danni alle

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incidentale letalità 1

letalità 2

irreversibili 3

reversibili 4

strutture/Effetti domino

5

Incendio (radiazione termica stazionaria)

12,5 kW/m2 7 kW/m2 5 kW/m2 3 kW/m2 12,5 kW/m2

BLEVE/Fireball (radiazione termica variabile)

Raggio fireball 350 kJ/m2 200 kJ/m2 125 kJ/m2 200-800 m (secondo la tipologia

del serbatoio)

Flash-fire (radiazione termica istantanea)

LFL 1/2 LFL

VCE (sovrapressione di picco)

0,3 bar (0,6 spazi

aperti) 0,14 bar 0,07 bar 0,03 bar 0,3 bar

Rilascio tossico (dose assorbita)

LC50 (30min,hmn)

IDLH

Per le aree di danno correlate agli eventi incidentali previsti da STOGIT, il dato è riportato nelle tabelle del precedente punto 7.1

7.2.2 Aree di danno ambientali Il danno ambientale, con riferimento agli elementi vulnerabili individuati è invece correlato alla dispersione di sostanze pericolose i cui effetti sull'ambiente sono difficilmente determinabili a priori mediante l'uso di modelli di vulnerabilità. L'attuale stato dell'arte in merito alla valutazione dei rischi per l'ambiente derivanti da incidenti rilevanti non permette infatti l'adozione di un approccio analitico efficace che conduca a risultati esenti da cospicue incertezze. Si procede pertanto secondo le indicazioni qualitative come riportate al punto 6.3.3 del D.M del 9/5/2001 - Danno significativo: danno per il quale gli interventi di bonifica e di ripristino ambientale dei siti inquinati, a seguito dell'evento incidentale, possono essere portati a conclusione presumibilmente nell'arco di due anni dall'inizio degli interventi stessi; - Danno grave: danno per il quale gli interventi di bonifica e di ripristino ambientale dei siti inquinati, a seguito dell'evento incidentale, possono essere portati a conclusione presumibilmente in un periodo superiore a due anni dall'inizio degli interventi stessi; Al fine di valutare la compatibilità ambientale, nei casi previsti dal presente decreto, è da ritenere non compatibile l'ipotesi di danno grave. Nei casi di incompatibilità ambientale (danno grave) con gli elementi vulnerabili indicati al punto 6.1.2.del D.M, come sopra definita, di stabilimenti esistenti, il Comune può procedere ai sensi dell'articolo 14, comma 6 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, invitando il gestore a trasmettere all'autorità competente di cui all'articolo 21, comma 1 dello stesso decreto legislativo le misure complementari atte a ridurre il rischio di danno ambientale.

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Nel caso di potenziali impatti sugli elementi ambientali vulnerabili (danno significativo) devono essere introdotte nello strumento urbanistico prescrizioni edilizie e urbanistiche ovvero misure di prevenzione e di mitigazione con particolari accorgimenti e interventi di tipo territoriale, infrastrutturale e gestionale, per la protezione dell'ambiente circostante, definite in funzione delle fattibilità e delle caratteristiche dei siti e degli impianti e finalizzate alla riduzione della categoria di danno.

7.3 Misure di prevenzione e di sicurezza adottate Come segnalato dal Gestore (Allegato V – scheda informativa sui rischi di incidente rilevante per i cittadini ed i lavoratori), le attività svolte possono essere sintetizzate in: - compressione del gas ricevuto dalla Rete nazionale e iniezione nel giacimento di stoccaggio; - erogazione dalle Aree Pozzi alla Centrale dove il gas subisce un trattamento di disidratazione; - invio alla Rete di distribuzione nazionale di gas naturale. Non avvengono pertanto lavorazioni che possono comportare rischi di trasformazione chimica di tale sostanza. Nelle condizioni normali di utilizzo non sono presenti comportamenti chimici e/o fisici delle sostanze tali da originare fenomeni di instabilità. La gestione degli impianti dello Stabilimento è garantita dal controllo parallelo degli stessi tramite DCS locale e da SCADA (Sistema Computerizzato di Supervisione e Acquisizione Dati) installato nel Dispacciamento Operativo di Crema; mediante tale sistema gli operatori conoscono le condizioni del processo, lo stato dell’impianto e possono intervenire per eventuali variazioni di processo e per la messa in sicurezza dello Stabilimento (Centrale e Aree Pozzi). Dal punto di vista operativo, per prevenire rischi dovuti ad errore umano in aree critiche, sono state redatte procedure operative relative all’esercizio degli impianti sia nelle condizioni normali che durante le emergenze. Tali procedure e istruzioni di lavoro compongono il Manuale Operativo di Stabilimento. Laddove necessario, si attivano sistemi di protezione antincendio manuali ed automatici e la squadra di pronto intervento dello stabilimento si attiva per contrastare e mitigare le conseguenze di qualsiasi incidente, così come previsto dal Piano di Emergenza Interno. Detto Piano stabilisce: - le modalità di diffusione dell’allarme; - le risorse necessarie per un’efficace intervento; - la pianificazione delle operazioni di soccorso ed evacuazione; - le modalità di informazione e allerta delle Autorità preposte, nonché la gestione congiunta di eventuali emergenze che possono interessare il territorio circostante allo Stabilimento; - le azioni da svolgere per controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzare gli effetti e limitarne i danni per l’uomo, per l’ambiente e per le cose; - le azioni per il ripristino dell’area; Quanto sopra è supportato dal Sistema di Gestione della Sicurezza, redatto ai sensi dell’art. 7 del D.Lgs. 334/99 e smi, che garantisce nel tempo il mantenimento delle condizioni di sicurezza della strumentazione e delle apparecchiature oltre ad un adeguato livello di formazione degli operatori e della squadra di emergenza. Il gestore al fine di prevenire incidenti ha adottato misure di prevenzione che si possono individuare nelle seguenti categorie.

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7.3.1 Precauzioni progettuali e costruttive Criteri di progettazione Controllo di qualità Progettazione degli impianti elettrici, sistemi di strumentazione e controllo, impianti di Protezione contro le scariche atmosferiche e le cariche elettrostatiche Precauzioni e coefficienti di sicurezza Fasi di valutazione della sicurezza Progettazione dei sistemi di scarico della pressione Sistemi di rilevamento

7.3.2 Precauzioni operative Prevenzione dell’errore umano Manuale operativo Segnaletica di sicurezza e emergenza Sistema della sicurezza Supervisione e controllo Ispezioni e manutenzione programmata Controllo funzionale delle valvole di sicurezza e dei sistemi di blocco

7.3.3 Interventi in situazioni critiche e di emerge nza Restrizione all’accesso allo stabilimento Misure contro l’incendio Mezzi di comunicazione Presidio sanitario e di primo soccorso Addestramento degli operatori addetti all’attuazione dei piani di emergenza interni Vie di fuga e uscite di sicurezza Misure antincendio.

7.3.4 Dispositivi di tutela ambientale Nel piano di miglioramento presentato in giugno 2012 era stato proposto, ai fini del monitoraggio delle perdite incontrollato di gas e dei possibili incendi derivanti dall’innesco delle suddette perdite, l’installazione di un sistema di miglioramento atto a garantire un livello di sicurezza contro i rischi presi in esame, in particolare: - Rivelazione della fuoruscita di gas incontrollata - Rivelazione incendi nelle zone degli impianti Le soluzioni individuate per la rivelazione della fuoruscita di gas incontrollata e per la rivelazione degli incendi, a seguito delle perdite/rotture, nelle zone degli impianti consistono nell’installazione di: - Fonometri in grado di rilevare il suono ad alta frequenza generato dalla fuoriuscita di gas. - Termocamere in grado di rilevare le variazioni di temperatura dovute alla presenza di fiamma. � Sistema di raccolta, di trattamento e depurazione d ei reflui Impianto di trattamento Si provvede alla raccolta delle seguenti tipologie di effluenti liquidi: - acque di processo associate al gas - drenaggi glicolati provenienti dalle ghiotte delle apparecchiature (unità di processo e di servizio)

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- acque meteoriche provenienti dalla aree pavimentate di impianto (zona colonne, serbatoi di stoccaggio Trietilen Glicole (TEG) e rigeneratori glicole - acque meteoriche provenienti da strade e piazzali - acque nere (scarichi civili) Per quanto la gestione degli effluenti liquidi si evidenzia che: 1. acque di processo: re iniettate in pozzo Sergnano 5 2. drenaggi glicolati: smaltiti come rifiuto dopo analisi 3. acque meteoriche provenienti dalla aree pavimentate di impianto: sono convogliate in vasca e dopo analisi sono destinate in scarico idrico superficiale o smaltimento. 4. acque meteoriche provenienti da strade e piazzali: Le acque meteoriche provenienti dalle strade e dai piazzali sono raccolte nella vasca di prima pioggia e successivamente, dopo analisi, scaricata in scarico idrico superficiale. 5. acque igienico sanitarie (scarichi civili): vengono trattate in impianto di fitodepurazione. Impianto di Compressione Si provvede alla raccolta delle seguenti tipologie di effluenti liquidi: - Acque accidentalmente oleose - Acque meteoriche provenienti da strade e piazzali - Acque igienico sanitarie (scarichi civili) Per quanto la gestione degli effluenti liquidi si evidenzia che: 1. Acque accidentalmente oleose: sono raccolte nelle vasche poste sul lato di ogni fabbricato dei 2 turbo gruppi e successivamente conferite come rifiuto a recapito autorizzato. 2. Acque meteoriche provenienti da strade e piazzali: Le acque meteoriche provenienti dalle strade e dai piazzali sono raccolte nella vasca di prima pioggia e successivamente, dopo analisi, scaricata in scarico idrico superficiale. 3. Acque igienico sanitarie (scarichi civili): vengono trattate in impianto di subirrigazione. Cluster Le acque reflue dei cluster provengono esclusivamente dai separatori di prova e vengono stoccate nei serbatoi dei soffioni di scarico. Lo smaltimento avviene previa analisi come rifiuto. Stoccaggio e smaltimento dei rifiuti Lo Stabilimento è in possesso di una Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata con Atto Dirigenziale Provinciale n. 784 del 19.06.2013. Essendo un “deposito temporaneo” e non uno stoccaggio provvisorio i quantitativi massimi gestibili sono definiti nella normativa (D.Lgs. 152/2006 e smi). Abbattimento delle emissioni L’impianto di Compressione è costituito da n. 2 unità di compressione e dai collettori di centrale che interconnettono le unità di compressione tra di loro e con la centrale di trattamento. Dal punto di vista impiantistico possono essere definite le seguenti sezioni, delimitate da valvole di intercettazione e di scarico motorizzate, comandate dalle logiche dei sistemi di sicurezza e connesse ai sistemi di automazione e controllo SCS e SCU: - sezione compressore gas (Si intende il piping di processo compreso tra le valvole di aspirazione e mandata del COmpressore Centrifugo (CO/CE). - sezione unità di compressione (Si intende il piping di processo esterno al cabinato unità compreso tra le valvole di radice (HV-x01 e HV-x04) per la connessione con i collettori di

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centrale ad esclusione della sezione CO/CE. È la sezione più rilevante dal punto di vista del volume geometrico e comprende i rack dei gas cooler e i filtri separatori installati fuori terra, mentre il resto del piping con le valvole di intercettazione è interrato). - sezione linea fuel gas unità (Si intende il piping a valle della valvola blocco fuel gas HSV-x06). - sezione collettori di centrale. Per definire le sequenze di avviamento occorre prima distinguere le differenti tipologie di fermata, che possono coinvolgere la singola unità oppure l’intera centrale di compressione, determinando assetti diversi per le sezioni dell’impianto. 1. Fermate relative alla singola unità di compressione. La fermata unità per arresto normale determina una sequenza automatica di arresto graduale dell’unità che, alla fine della sequenza, si troverà nelle seguenti condizioni: - sezione CO/CE intercettata e pressurizzata - sezione unità di compressione intercettata e pressurizzata - sezione linea fuel gas unità intercettata e depressurizzata A seguito della fermata l’unità è in stato di “ready to start” se la sequenza di arresto è andata a buon fine. La fermata unità per arresto rapido determina una sequenza automatica di arresto veloce dell’unità che, alla fine della sequenza, si troverà nelle seguenti condizioni: - sezione CO/CE intercettata e pressurizzata - sezione unità di compressione intercettata e pressurizzata - sezione linea fuel gas unità intercettata e depressurizzata. A seguito della fermata l’unità non è, generalmente, in stato di “ready to start”. La fermata unità per arresto rapido con scarico determina una sequenza automatica di arresto veloce dell’unità che, alla fine della sequenza, si troverà nelle seguenti condizioni: - sezione CO/CE intercettata e depressurizzata, - sezione unità di compressione intercettata e pressurizzata - sezione linea fuel gas unità intercettata e depressurizzata. A seguito della fermata l’unità non è, generalmente, in stato di “ready to start”. 2. Fermate relative all’intera centrale di compressione La fermata di emergenza per blocco di 2° grado determina l’arresto rapido delle unità eventualmente in marcia e il seguente assetto impiantistico: - sezione CO/CE intercettata e pressurizzata13 - sezione unità di compressione intercettata e pressurizzata - sezione linea fuel gas unità intercettata e depressurizzata - sezione collettori di centrale intercettata e pressurizzata La fermata è provocata dall’intervento dei sistemi di sicurezza o da comando manuale dell’operatore. La fermata di emergenza per blocco di 3° grado determina l’arresto normale delle unità eventualmente in marcia e il seguente assetto impiantistico: - sezione CO/CE intercettata e pressurizzata - sezione unità di compressione intercettata e pressurizzata - sezione linea fuel gas unità intercettata e depressurizzata - sezione collettori di centrale NON intercettata e pressurizzata La fermata è provocata dall’intervento dei sistemi di sicurezza o da comando manuale dell’operatore. Impianto di Trattamento e Cluster Candela di sfiato

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Il sistema convoglia alla candela di sfiato di alta pressione 230AFK001 gli scarichi dei dispositivi di sicurezza previsti per le apparecchiature, gli scarichi manuali e ottenuti durante le operazioni di manutenzione delle singole apparecchiature e quelli delle valvole automatiche di blow-down (BDV) della rete di depressurizzazione. Unità 580 - Trattamento effluenti gassosi Il processo di trattamento degli effluenti gassosi prevede la termodistruzione di scarichi gassosi al fine di evitare il diretto rilascio in atmosfera. Gli effluenti si raccolgono in un’unica linea da 6" e provengono da: - degasatore dell’unità 550 (acque di processo) - degasatore dell’unità 380 (glycole colonne) - dai rigeneratori unità 380 (vapori rigenerazione) Gli effluenti provenienti dal sistema di rigenerazione vengono raffreddati nel refrigerante ad aria (Air cooler) 580-AHC-001 prima di unirsi agli altri scarichi. Gli effluenti confluiscono nel K.O Drum 580-AVN-001 che ne separa le eventuali condense. Le condense vengono convogliate mediante le pompe 580-APB-001 A/B/C (due in marcia e una di riserva) al serbatoio 550-ATA001, mentre gli scarichi liquidi in uscita dal fondo del K.O Drum vengono convogliati nel serbatoio interrato 540-ATA-001. La fase gas brucia, invece, nella candela evaporativa 580-AFJ-001, tramite miscelazione ad una corrente di gas combustibile. In caso di fuori servizio dell’unità 580, tramite una valvola a tre vie posta all’uscita del gas dal K.O Drum, gli effluenti gassosi vengono inviati alla candela di bassa pressione 230-AFD-001 (unità 230) per essere bruciati. Le caratteristiche principali della apparecchiatura è la seguente: - Candela di alta pressione 230AFK001 Altezza candela: 70 m Diametro: 36" Unità 230 - Sistema di sfiato: Candela di Sfiato e Torcia a bassa pressione La rete di depressurizzazione, cui sono collettati gli scarichi dei dispositivi di sicurezza previsti e quelli delle valvole automatiche di depressurizzazione della centrale di trattamento, è collegata ad una fiaccola d’alta pressione 230-AFH-001. L’unità 230 include una candela di alta pressione 230-AFK-001 e una candela di sfiato di bassa pressione 230-AFD-001 dedicata alla sola sovrappressione dell’azoto di pressurizzazione dei serbatoi del metanolo. In caso di ESD o di necessità di particolari interventi manutentivi, gli scarichi di depressurizzazione di centrale vengono collettati alla candela di sfiato (230-AFK-001), attraverso le seguenti linee: - Linea da 10" che raccoglie la linea di sfiato del collettore Snam d’ingresso in centrale, le linee di sfiato dei separatori 310-VA-100 e 310-VA-101 e le linee da 2" in uscita dalle colonne 310-VE-01÷13 - Linea da 6" che raccoglie il gas di sfiato dai tre collettori da 18" che vanno ai cluster, - Un collettore da 24" che colletta le tredici linee da 8" di scarico delle PSV delle colonne di disidratazione, - Una linea da 24" che raccoglie gli scarichi delle BDV manuali delle colonne 310-VE-01÷13, - Una linea da 6" che raccoglie gli scarichi provenienti dall’Unità 550 (Trattamento acque), dall’Unità 420 (Sistema fuel gas) e dall’Unità 380 (Rigenerazione e stoccaggio TEG), Le caratteristiche principali delle apparecchiature sono le seguenti: - KO Drum Polmone raccolta condensati scarichi bassa pressione 580AVN001 Tipo: verticale Diametro (mm): 1200

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Altezza (mm): 3000 Capacità (m3): 3.5 Pressione di esercizio (Kg/cm2): ATM Temperatura di progetto (°C): 60 - Pompe recupero condense 580APB001 A/B/C Tipo: dosatrice Portata (m3/h): 0.5 Pressione mandata (Kg/cm2): 4 Potenza (kW): 0,75 - Candela evaporativa termo distruttore 580AFJ001 Tipo: verticale - Candela di bassa pressione 230AFK002 Altezza candela: 16 m Diametro: 12"

7.3.5 Misure assicurative e di garanzia per i risch i Le polizze attualmente in corso a copertura dello Stabilimento sono quelle sotto riportate. - Polizza Generali Italia SpA n. 343617149 "Responsabilità Civile Generale": massimale RCT/RCO: € 100.000.000,00 per sinistro/annualità assicurativa scadenza 31.05.2015 - Polizza Gasrule Insurance Ltd n. 800300114 "Incendio e Tutti i rischi": limite di 150.000.000,00 per sinistro ed in aggregato annuo, con i seguenti sottolimiti: - gas in stoccaggio € 100.000.000,00 per sinistro/annualità; - Terremoto € 100.000.000,00 per sinistro/annualità; - Fenomeno elettrico per danni a macchine, impianti elettrici ed apparecchiature elettroniche € 2.500.000 per sinistro scadenza prorogata al 31.05.2015; - Polizza Gasrule Insurance Ltd n. 800300214 "Cost of Control of Well": limite di indennizzo € 40.000.000,00 per sinistro/annualità assicurativa scadenza 31.05.2015; - Polizza Gasrule Insurance Ltd n. 900300114 "Guasti Macchine": limite di indennizzo € 20.000.000,00 per sinistro scadenza 31.05.2015.

7.3.6 Informazione alla popolazione L’informazione esterna è attuata per mezzo della documentazione redatta dal gestore, e che è consegnata agli enti competenti per la programmazione del territorio, per la verifica tecnica e per la predisposizione dei piani di emergenza esterna e che è costituta dal “Rapporto di sicurezza”, dalla “Notifica” e dalla “Scheda di informazione alla popolazione”.

8 CATEGORIE TERRITORIALI COMPATIBILI CON IL DEPOSITO

Secondo quanto indicato dal D.M /5/2001, la valutazione della compatibilità da parte delle autorità competenti, in sede di pianificazione territoriale e urbanistica, deve essere formulata sulla base delle informazioni acquisite dal gestore e, ove previsto, sulla base delle valutazioni del CTR, opportunamente rielaborate ed integrate con altre informazioni pertinenti. Gli elementi tecnici, così determinati, non vanno interpretati in termini rigidi e compiuti, bensì utilizzati nell'ambito del processo di valutazione, che deve necessariamente essere articolato, prendendo in considerazione anche i possibili impatti diretti o indiretti connessi all'esercizio dello stabilimento industriale o allo specifico uso del territorio.

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Il processo di valutazione tiene conto dell'eventuale impegno del gestore ad adottare misure tecniche complementari, ai sensi dell'articolo 14 comma 6 del D.Lgs. n. 334/99 che dice:” In caso di stabilimenti esistenti ubicati vicino a zone residenziali, ad edifici e zone frequentate dal pubblico, a vie di trasporto principali, ad aree ricreative e ad aree di particolare interesse naturale o particolarmente sensibili dal punto di vista naturale il gestore deve, altresì, adottare misure tecniche complementari per contenere i rischi per le persone e per l'ambiente, utilizzando le migliori tecniche disponibili. A tal fine il Comune invita il gestore di tali stabilimenti a trasmettere, entro tre mesi, all'autorità competente, le misure che intende adottare tali misure vengono esaminate dalla stessa autorità nell'ambito dell'istruttoria”. Gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica potranno prevedere opportuni accorgimenti ambientali o edilizi che, in base allo specifico scenario incidentale ipotizzato, riducano la vulnerabilità delle costruzioni ammesse nelle diverse aree di pianificazione interessate dalle aree di danno e individuate qui di seguito: CATEGORIA A 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia superiore a 4,5 m3/m2. 2. Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità - ad esempio ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (oltre 25 posti letto o 100 persone presenti). 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all'aperto - ad esempio mercati stabili o altre destinazioni commerciali, ecc. (oltre 500 persone presenti). CATEGORIA B 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 4,5 e 1,5 m3/m2. 2. Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità - ad esempio ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (fino a 25 posti letto o 100 persone presenti). 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all'aperto - ad esempio mercati stabili o altre destinazioni commerciali, ecc. (fino a 500 persone presenti). 4. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso - ad esempio centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (oltre 500 persone presenti). 5. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio - ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc. (oltre 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, oltre 1000 al chiuso). 6. Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri superiore a 1000 persone/giorno). CATEGORIA C 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1,5 e 1 m3/m2. 2. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso - ad esempio centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (fino a 500 persone presenti).

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3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio - ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc. (fino a 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, fino a 1000 al chiuso; di qualunque dimensione se la frequentazione è al massimo settimanale). 4. Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri fino a 1000 persone/giorno). CATEGORIA D 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1 e 0,5 m3/m2. 2. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante, con frequentazione al massimo mensile - ad esempio fiere, mercatini o altri eventi periodici, cimiteri, ecc. CATEGORIA E 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia inferiore a 0,5 m3/m2. 2. Insediamenti industriali, artigianali, agricoli, e zootecnici. CATEGORIA F 1. Area entro i confini dello stabilimento. 2. Area limitrofa allo stabilimento, entro la quale non sono presenti manufatti o strutture in cui sia prevista l'ordinaria presenza di gruppi di persone. In base alle definizioni date, la compatibilità dello stabilimento con il territorio circostante va valutata in relazione alla sovrapposizione delle tipologie di insediamento, categorizzate in termini di vulnerabilità di cui alla tabella precedente, con l'inviluppo delle aree di danno, come evidenziato dalla successiva tabella.

Classe di probabilità degli

eventi

Categoria di effetti

Elevata letalità Inizio letalità Lesioni

irreversibili Lesioni

reversibili

< 10-6 DEF CDEF BCDEF ABCDEF

10-4 - 10-6 EF DEF CDEF BCDEF

10-3 - 10-4 F EF DEF CDEF

> 10-3 F F EF DEF

Le aree di danno corrispondenti alle categorie di effetti considerate individuano quindi le distanze misurate dal centro di pericolo interno allo stabilimento, entro le quali sono ammessi gli elementi territoriali vulnerabili appartenenti alle categorie risultanti dall'incrocio delle righe e delle colonne rispettivamente considerate. Sulla base degli elementi conoscitivi e delle valutazioni contenute nel Piano di sicurezza redatto a cura del gestore risulta che le aree esterne ai siti esaminati riguardino esclusivamente lo scenario incidentale Flash Fire (radiazione termica istantanea) e prendono in considerazione i valori di soglia del D.M. 9/5/2001.

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Come evidenziato dalle tabelle riportate al capitolo 7.1, gli scenari incidentali con impatto verso l’esterno presentano una frequenza di accadimento compresa nella “classe di probabilità” 1E-04 ÷ 1E-06 occasioni/anno; in dettaglio gli scenari incidentali sono: - Flash fire - Top event R14b: Rilascio da linea manifold 6" (fase compressione), foro 1" (LFL = 61 m; ½ LFL = 87) - Top event R16b: Rilascio per danneggiamento colonna di disidratazione, foro 1" (LFL = 21 m; ½ LFL = 46) - Jet fire - Top event R14b: Rilascio da linea manifold 6" (fase compressione), foro 1" (12,5 kW/m2 = 52 m; 7 kW/m2 = 57 m; 5 kW/m2 = 61 m; 3 kW/m2 = 70 m) - Top event R16b: Rilascio per danneggiamento colonna di disidratazione, foro 1" (12,5 kW/m2 = 31 m; 7 kW/m2 = 34 m; 5 kW/m2 = 36 m; 3 kW/m2 = 40 m) - Top event R19: Apertura intempestiva da PSV su separatore 300-AVP-001 (12,5 kW/m2 = nr; 7 kW/m2 = 27 m; 5 kW/m2 = 36 m; 3 kW/m2 = 49 m).

8.1 Considerazioni finali compatibilità territorial i

A conclusione del presente avanzamento lavori, si segnala e si sottolinea che: - in corrispondenza di Cluster D, come dichiarato da STOGIT, le categorie territoriali compatibili sono D, E, F. Per quanto verificato dallo scrivente lo scenario incidentale flash fire, per gli effetti LFL (elevata letalità) e 1/2LFL (inizio letalità), ricade in area appartenente alla categoria territoriale B, NON compatibile con tale scenario incidentale (vedi Fig. 8.1 - luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio - ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc., e vedi inoltre in Allegato. 4). Ciò implica incompatibilità fra lo scenario incidentale e la categoria territoriale B. Si dovranno quindi concordare e coordinare con Stogit interventi specifici finalizzati al conseguimento dei livelli di sicurezza previsti dalle norme vigenti che rendano compatibili la categoria territoriale con lo scenario incidentale. Nella presente circostanza si evidenza che, come previsto dall’art. 8 del DM 9/5/2001 per la redazione e adozione dell’ERIR il CTR non ha concluso la sua istruttoria sul Rapporto di Sicurezza e non ha emesso il suo parere; quindi l’elaborato ERIR ha valore di avanzamento lavori e dovrà essere modificato ed integrato recependo le prescrizioni del CTR. Al fine di completare ERIR è indispensabile che STOGIT fornisca Coordinate geografiche dei TOP EVENTS. Inoltre l’inserimento in Allegato 1.A.1.2.1 del RdS (edizione 2015), dei seguenti elementi territoriali rilevanti, compresi nell’inviluppo dei raggi di 500 dai confini delle aree dello stabilimento: Municipio, Scuola Elementare, Asilo, Scuola Media, Centro Sportivo Comunale.

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Il professionista incaricato Dr. Giovanni Bassi Maggio 2015

Centro Sportivo Comunale

Categoria territoriale B

Fig. 8.1 – Estratto da Allegato 1.C.1.6.5 – Tav. 07 RdS ed 2015. Individuazione area Centro Sportivo Comunale.

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9 ALLEGATI 1. Inquadramento territoriale del deposito CTR 1:7.000. 2. Rappresentazione conseguenze incidentali – flash fire. 3. Rappresentazione conseguenze incidentali – jet fire. 4. Individuazione degli elementi territoriali e ambientali vulnerabili. 5. Scheda di informazione alla popolazione (Gennaio 2015 - Allegato V).