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1 LANCINIANO GIORNALE D’ISTITUTO DEL LICEO “G. ANCINA” DI FOSSANO Numero 8 Marzo 2020 Il paese delle meraviglie Cara Giulia di qualche mese fa, sono ormai passa cinque mesi dalla tua partenza per il Canada ed è arrivato il mo- mento che hai così tanto temuto ed aeso: il viaggio che separerà dalla tua nuova casa per tornare in Italia Pagina 11. A fuoco Negli ulmi mesi le drammache immagini degli incendi australiani hanno fao il giro del mondo: koala carbonizza, canguri che saltano davan alle fiamme, migliaia di abi- tazioni andate in fumoPagina 4 Intervista a Marinella Catellani Marinella Catellani, ricercatrice laureata in Chimica, ha lavorato per quasi 40 anni nellambito della ricerca scienfica Pagina 7

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Page 1: L ANCINIANO - liceoancina.edu.itliceoancina.edu.it/wp-content/uploads/2020/03/anciniano8.pdf · 2 Il sorriso è un elisir di enessere, una era e propria terapia. La s ienza he studia

1

L’ANCINIANO GIORNALE D’ISTITUTO DEL LICEO “G. ANCINA” DI FOSSANO

Numero 8 Marzo 2020

Il paese delle meraviglie

Cara Giulia di qualche mese fa, sono ormai passati cinque mesi dalla tua

partenza per il Canada ed è arrivato il mo-mento che hai così tanto temuto ed atteso: il viaggio che ti separerà dalla tua nuova casa

per tornare in Italia

Pagina 11.

A fuoco Negli ultimi mesi le drammatiche immagini

degli incendi australiani hanno fatto il giro

del mondo: koala carbonizzati, canguri che

saltano davanti alle fiamme, migliaia di abi-

tazioni andate in fumo…

Pagina 4

Intervista a Marinella

Catellani Marinella Catellani, ricercatrice laureata

in Chimica, ha lavorato per quasi 40

anni nell’ambito della ricerca scientifica

Pagina 7

Page 2: L ANCINIANO - liceoancina.edu.itliceoancina.edu.it/wp-content/uploads/2020/03/anciniano8.pdf · 2 Il sorriso è un elisir di enessere, una era e propria terapia. La s ienza he studia

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Il sorriso è un elisir di benessere, una

vera e propria terapia. La scienza che

studia la risata, il buon umore e il pen-

siero positivo si chiama gelotologia.

Ridere è un modo per volersi bene,

prendersi cura della propria anima e

della propria salute. Il sorriso, come un

effetto domino, è anche in grado di tra-

smettere agli altri benessere ed energia

positiva. Da un punto di vista scientifi-

co, la risata offre grandi risultati in vari

ambiti medici. Oggi, sempre più spesso,

si parla di comicoterapia, ossia lo studio

della risata in relazione alle sue poten-

zialità terapeutiche. Questo tipo di ap-

proccio venne già anticipato tra la fine

del Seicento e l'inizio del Settecento da

Angelo Paoli, un sacerdote carmelitano

italiano, che si travestiva da buffone e si

truccava per far sorridere i malati. Ep-

pure la clownterapia vera e propria nac-

que negli Stati Uniti, verso gli anni

Ottanta del Novecento. I primi clown-

dottori ad operare negli ospedali, fu-

rono Karen-Ridd e Micheal Christen-

sen. Attualmente molti sono i clown di

corsia che, seguendo gli esempi del

passato, si impegnano nella missione

di essere portatori di gioia laddove ci

sono disagio e difficoltà. Uno tra que-

sti è Marco Rodari, chiamato "Claun il

Pimpa": è un uomo di 44 anni che da

più di dieci anni si reca in Medio

Oriente per portare un po' di diverti-

mento ai bambini che non hanno

nient'altro che la guerra. È dotato di

grande coraggio, ma anche, e so-

prattutto, di grande umanità: mette a

rischio la propria vita per aiutare i

bambini con un semplice sorriso, per

farli evadere da una realtà inumana e

spesso invivibile. Sono bambini biso-

gnosi di affetto, spensieratezza, tran-

quillità e certezze. Rodari riesce, an-

che se per poco tempo, a soddisfare il

loro inalienabile diritto alla gioia. Le

sue idee hanno portato alla nascita

dell'associazione "Per Far Sorridere il

Cielo", che si prende cura dei bambini

reduci da traumi psichici e fisici dovuti

alla guerra. Inoltre, molte altre associa-

zioni emulano l'opera di Pimpa e si

prendono cura dei bambini con un sor-

riso, intervenendo anche negli ospedali

e nelle scuole. Il concetto alla base di

queste azioni, che Marco tiene a sotto-

lineare, è l'idea per cui donare meravi-

glia porta restituire meraviglia. Dunque,

se si insegna la bellezza al bambino, nel

futuro non ci sarà più posto per la guer-

ra e la distruzione.

Francesca Marengo e

Chiara Imberti

L'ARTE DEL SORRISO

RABBIA E CREATIVITÀ Credo che almeno una volta nella vita ognuno di voi si sia

sentito pieno di quelle che Freud avrebbe chiamato ''pulsioni

negative'': rabbia, odio, vendetta, tristezza… Come se fossimo

il vapore dentro una caldaia: più aumenta il calore più sale la

pressione, ma se la pressione sale, cresce anche il rischio di

un'esplosione devastante. Allo stesso modo, reprimendo le

nostre emozioni, rischiamo di esplodere, proprio come la

caldaia, facendo danni a volte irreparabili. Contrariamente,

trovando la giusta valvola di sfogo, anche un'emozione nega-

tiva può dar vita a qualcosa di straordinario. Siamo sempre

stati abituati ad associare la creatività all'arte, ma la mente

creativa è qualcosa di molto più generico, più sottile. Ci sono

delle ragioni scientifiche che riconoscono le possibilità creati-

ve di tali emozioni. Le dinamiche negative del nostro essere

vanno a stimolare alcune aree che hanno a che fare con la

creatività come il problem solving e l'attenzione prolungata

verso la soluzione di un determinato problema. Ciò vuol dire

che, evitando di essere sopraffatti dalla frustrazione, possia-

mo concentrarci sull'autoespressione e sulla creatività, riu-

scendo a sfogarci e trovando soluzioni profonde partendo

proprio dal punto in cui si è. Mettere per iscritto il nostro

stato emotivo o descrivere il nostro malessere attraverso la

pittura o il disegno sono state le chiavi di successo di molti

artisti ormai diventati celebri. Ai nostri giorni il grande Van

Gogh verrebbe immediatamente etichettato come depresso

e malato psichiatrico, Picasso attraverso le sue opere denun-

ciava la decadenza del mondo e anche un importante scritto-

re come Charles Dickens esprimeva attraverso le sue opere

tutta la sua frustrazione. Eppure, ognuno di questi artisti,

attraverso le proprie emozioni e le proprie opere, è riuscito a

creare qualcosa di unico e inimitabile.

Sara Appendino

PSICOLOGIA

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BUONGIORNO TRISTEZZA INSONNIA

L’EFFETTO FARFALLA "Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo". È questa la frase che riassu-

me la teoria matematica e fisica dell’effetto farfalla, che racchiude in sé la nozione più specifica di dipendenza sensibile alle condizioni iniziali,

presente nella teoria del caos. In poche parole, è una metafora in cui si immagina che un semplice movimento di molecole d'aria generato dal

battito d'ali dell'insetto possa generare a cascata una catena di movimenti fino a scatenare un uragano, magari a migliaia di chilometri di di-

stanza. È un concetto che si può applicare anche in ambito psicologico, in quanto implica che piccole azioni possono contribuire a generare

grandi cambiamenti, per cui ciò che facciamo oggi influirà sul nostro futuro. Seguendo questa interpretazione, il “battito d’ali” simboleggia le

nostre azioni quotidiane, mentre per “uragano” si intendono i grandi eventi della nostra vita. Ciò implica quindi che ogni scelta, seppur piccola

ed insignificante, che facciamo, può condizionare fortemente la nostra vita. Una situazione apparentemente negativa può portarci al migliore

destino possibile, i cui vantaggi superano gli svantaggi della condizione originaria. Una brutta situazione può avere anche dei lati positivi: ci fa

riflettere sui nostri errori e ci dà il tempo e la voglia di impedirne altri, ancora più gravi. Poniamo l’esempio di una persona deceduta in un

incidente stradale: se quella mattina la persona in questione avesse avuto la febbre, ovvero un evento negativo, egli, impossibilitato ad uscire

di casa, avrebbe (probabilmente) evitato la morte, quindi un evento decisamente più negativo. Sarebbe importante riuscire a porre attenzio-

ne a quello che facciamo nel presente. Se siamo concentrati sull’oggi, sul momento, possiamo riuscire a fare il passo giusto che avrà ripercus-

sioni sul futuro. Ovviamente l’imprevisto non si può calcolare. Questo ci induce a godere delle piccole cose. Spesso la soddisfazione dei piaceri

più semplici genera buon umore, uno spirito positivo, di conseguenza anche i pensieri e le azioni compiute ne saranno intrise.

Michela Volpiano

L'insonnia è un disturbo caratterizzato dall'incapacità di dormire,

nonostante l'organismo ne abbia il reale bisogno fisiologico. Nello

specifico, si tratta di una condizione in cui il sonno è alterato per

durata, quantità e qualità, e che quindi si manifesta attraverso diffi-

coltà ad addormentarsi, risvegli precoci e stanchezza cronica. In

aggiunta ai sintomi notturni, nella maggior parte dei casi sono pre-

senti anche sintomi diurni, quali ad esempio fatica, irritabilità, son-

nolenza, disturbi dell’umore e difficoltà di apprendimento o memo-

rizzazione. La quantità di sonno necessaria a ciascuno di noi è però

assolutamente soggettiva. Esistono infatti soggetti detti “brevi dor-

mitori” che hanno bisogno di poche ore di sonno (5 ore o meno) e

“lungo dormitori” che hanno bisogno di almeno 10 ore per sentirsi

efficienti lungo la giornata. Il riconoscimento dell’ipnotipo (la neces-

sità di sonno in ore consecutive) è fondamentale perchè consente di

evitare false diagnosi e relative terapie inopportune. Il sonno è la

prima cosa che viene sacrificata e questo potrebbe essere un grave

errore: in primo luogo, quando si dorme meno del necessario si

manifestano un deterioramento della memoria e una capacità ri-

dotta di pensare con chiarezza e risolvere problemi. I ricercatori,

negli ultimi anni, hanno scoperto anche un altro motivo per cui il

sonno sarebbe importantissimo: la salute del nostro cervello. I loro

studi rivelano che il cervello dei mammiferi ha un metodo unico di

rimozione dei rifiuti tossici che entra in funzione durante il sonno,

attraverso quello che è stato soprannominato "sistema glinfati-

co" (termine coniato dalla neuroscienziata Maiken Nedergaard), con

funzioni molto simili al nostro sistema linfatico, un sistema di dre-

naggio ad un solo verso che trasporta i fluidi. Il compito essenziale

del sonno ristoratore è quindi la pulizia attiva (clearance) di protei-

ne solubili e legate a disturbi cerebrali, prodotti di scarto, tossine e

fluido extracellulare, accumulati durante la veglia. Siccome il cervel-

lo ha diversi stati funzionali, la sua attività cellulare è in grado di

ridursi di circa il 60% durante il sonno consentendo un’eliminazione

dei prodotti di scarto più efficiente. Dormire poco ha quindi effetti

negativi sulla salute, e l’insonnia causa interruzioni dell’orologio

biologico di cui risente tutto il corpo. La diagnosi dell’insonnia è

però una questione delicata e per affrontarla in modo corretto è

necessario conoscere il disturbo e basarsi sulla storia clinica del

paziente. In questa fase può rivelarsi utile anche l’impiego di tecni-

che come la polisonnografia, che misura attività cerebrale, movi-

menti oculari e tono muscolare. Solo successivamente si potrà av-

viare un percorso per evitare i comportamenti che la causano o la

acuiscono, come l’uso eccessivo di dispositivi tecnologici.

Marta Scalabrino e Aurora Bedino

PSICOLOGIA

«Buongiorno tristezza, amica della mia malinconia… la strada la sai,

facciamoci ancor oggi compagnia...» (Giuseppe Fiorelli, Mario Ruc-

cione, Buongiorno Tristezza). La tristezza è un tema che accomuna

tutti: dai ricchi ai poveri, dagli adulti ai bambini. Così come la gioia,

che si può provare in situazioni critiche, la tristezza può esse-

re presente anche in chi conduce una vita agiata. Benché siamo tutti

in grado di riconoscerla a livello di esperienza emotiva, ci troviamo

spesso a chiederci: "Che cos'è la tristezza?" senza saperci dare una

risposta. La tristezza è una delle emozioni universali studiate da

Ekman, psicologo pioniere nel campo delle emozioni. Essendo uni-

versale, la tristezza non si riferisce soltanto ad esperienze individua-

li, ma generalizzabili a tutti gli esseri umani ed è molto più intensa di

un sentimento. Nel corso della storia ha avuto un ruolo fondamen-

tale per lo sviluppo della specie. Infatti, come afferma la Dott.ssa

Irene Castellani, psicologa e psicoterapeuta, ci permette di captare

situazioni pericolose e dannose per noi, aiutandoci a discernere

decisioni giuste e meno giuste. Infine la tristezza può andare a no-

stro vantaggio poiché ci mette nella condizione di ricevere suppor-

to dagli altri. Favorisce, inoltre, la coesione sociale, ossia il cemento

che tiene unite le persone all’interno della società. La tristezza può

dare i suoi frutti solo grazie all’empatia, la capacità di mettersi

nei panni degli altri. Tuttavia bisogna ammettere che la tristezza

è usata come ricatto emotivo ed è necessario saper riconoscere la

propria tristezza da quella provocata a scopo manipolatorio. Tale

emozione non va dunque denigrata e non si deve pensare che sia un

qualcosa da evitare perché tutti, in fondo, hanno bisogno di essere

tristi.

Erika Lombardo e Anastasia Falconieri

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A FUOCO

PLASTIC TAX Disincentivare l’uso dei pro-

dotti in plastica monouso è

l’obiettivo della nuova pla-

stic tax, introdotta dalla leg-

ge di Bilancio 2020. Questa

nuova imposta è finalizzata

alla tutela dell’ambiente;

nonostante lo spirito eco-

friendly, essa viene tuttavia

ritenuta, soprattutto dalle

imprese chiamate a versar-

la, come mezzo per “fare

cassa”. Inoltre, è considera-

ta dai più fonte di aggravi di

spesa per i consumatori. La

plastic tax o, più corretta-

mente, “l’imposta sul consu-

mo dei manufatti con singo-

lo impiego” (MACSI) viene

disciplinata dall’art. 1, com-

mi da 634 a 658, della legge

di Bilancio. I prodotti a cui si

applica sono quelli volti a

contenimento, protezione,

manipolazione o consegna

di merci/prodotti alimentari.

Coinvolge, dunque, anche i

prodotti sotto forma di fogli,

pellicole o strisce realizzati

utilizzando materie plastiche

costituite da polimeri orga-

nici di origine sintetica, per

cui non riciclabili. I soggetti

tenuti al pagamento di que-

sta tassa sono il fabbricante

dei prodotti realizzati nel

territorio nazionale, il sog-

getto che acquista i prodotti

nell’esercizio della sua attivi-

tà economica e l’importato-

re. L’importo da pagare è

pari a 45 centesimi di euro

per chilo di plastica conte-

nuta. L’importo è decisa-

mente inferiore a quello

prefigurato inizialmente dal

disegno di legge di Bilancio

per il 2020, che era pari ad 1

euro/kg. A completamento

della disciplina della plastic

tax sono state previste sia

disposizioni di tipo sanziona-

torio sia di tipo incentivante.

Il comma 650 prevede che

vengano puniti il mancato o

ritardato pagamento

dell’imposta, il ritardo nella

presentazione della dichia-

razione trimestrale e la vio-

lazione delle altre disposi-

zioni previste dal comma

634 sino al comma 650. In-

vece, per premiare i com-

portamenti virtuosi, il com-

ma 653 prevede un credito

d’imposta, pari al 10% delle

spese sostenute nel periodo

1° gennaio - 31 dicembre

2020, per l’adeguamento

tecnologico dei manufatti.

Con l’applicazione di tasse

agli articoli in plastica mo-

nouso si intende diminuire

la domanda degli stessi nei

mercati nazionali. Ci sono

già stati numerosi passi

avanti nel perseguimento

della diminuzione dell’im-

patto ambientale, grazie

all’emanazione di plastic

tax.

Sara Salzotto, Martina Rinero e

Sara Bergese

Negli ultimi mesi le drammatiche immagini degli incendi au-

straliani hanno fatto il giro del mondo: koala carbonizzati,

canguri che saltano davanti alle fiamme, migliaia di abitazioni

distrutte. I primi focolai sono iniziati nel settembre 2019, a

novembre è stata dichiarata l’allerta nazionale, a dicembre è

diventata una vera e propria emergenza mondiale. A metà

gennaio gli incendi, concentrati soprattutto negli stati del

New South Wales, Victoria, Sud Australia e Queensland, han-

no causato la distruzione di circa 10 milioni di ettari di vege-

tazione, la morte di 28 persone e la

scomparsa di un numero enorme di

animali. Sempre a metà gennaio si è

assistito a una serie di piogge torren-

ziali che, pur spegnendo alcuni fuochi

nel New South Wales, hanno causato

alluvioni e riversato le ceneri nei fiu-

mi, causando gravi danni all’ecosiste-

ma. Questi roghi non sono i primi e

nemmeno quelli che hanno causato

più vittime. I bushfires o incendi bo-

schivi sono infatti molto frequenti in

Australia, interessano normalmente la savana, le foreste di

eucalipto e il bush (simile alla macchia mediterranea), tanto

che, ogni estate, da dicembre a marzo, si parla di “stagione

degli incendi”. Qui gli ecosistemi si sono evoluti per sfruttare

le fiamme e usarle per rigenerarsi. Tuttavia una serie di con-

dizioni ambientali critiche presentatesi in concomitanza han-

no fatto sì che si verificassero simultaneamente in diverse

aree del paese e con un’intensità mai vista. Alla siccità, che

colpisce il paese dal 2017, si sono aggiunte le temperature

estreme, e la situazione si è ulteriormente aggravata per

effetto di alcuni fenomeni meteorologici, l’IOD (Dipolo dell’O-

ceano Indiano) e lo spostamento dei venti anti-alisei verso

nord, causato dal buco dell’ozono, i quali hanno portato aria

secca nel continente. Inoltre il fuoco, con una straordinaria

velocità, ha colpito centri urbani e soprattutto le foreste sud-

orientali, tradizionalmente più umide, aggravando ulterior-

mente il fenomeno. Alcuni fuochi sono

di dimensioni tali da autoalimentare i

venti che li sostengono. Più della metà

degli incendi, iniziati in aree remote, è

stata causata dai fulmini. Sono quindi

false le notizie che ne attribuiscono la

colpa unicamente ai piromani. I giorna-

li hanno parlato di circa 183 arresti,

tuttavia solo 24 casi sono dolosi, men-

tre per i restanti si parla di azioni col-

pose. Il governo conservatore austra-

liano, nonostante le evidenze scientifi-

che, è restio ad ammettere l’emergenza climatica e ad assu-

mersi le proprie responsabilità, dato che non ha rispettato i

suoi accordi per la riduzione delle emissioni. La responsabilità

degli eventi non va attribuita esclusivamente all’Australia

poiché tutto il mondo è responsabile dell’inquinamento che

sta provocando il cambiamento climatico. Come abbiamo

visto nel 2019, anche la California e l’Amazzonia hanno vissu-

to simili emergenze. Chi sarà il prossimo?

Francesca Taricco, Francesco Oberto e Pietro Malora

IPSE DIXIT

“Se dopo tre anni non vi ho trasmesso nulla, mi re-

sta solo da buttarmi nello Stura … ma è profondo?”

AMBIENTE

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DOV’E’ LA MIA PRIVACY? Sinceramente, quanti di noi leggono realmente l’EULA (End-User License Agreement, cioè le condizioni d’uso per l’utente finale) ogni qual volta che ci capita di installare un nuovo programma o una nuova applicazio-ne? E quanti invece leggono tutte le normative sulla privacy che le appli-cazioni ti propinano? Forse sarebbe importante leggere prima di ac-cettare qualsiasi cosa. Ma perché è così importante? Prendiamo ad esempio Google. Esso possiede mol-ti software conosciuti e di uso quoti-diano come Chrome, Google foto, Gmail, Maps, YouTube, Stadia (piattaforma di videogiochi in Strea-ming), Google Docs, Android e mol-tissimi altri. Di fatto l’azienda di Mountain View detiene concreta-mente un’infinità di informazioni su

ognuno di noi che spaziano in tutti gli ambiti della vita quotidia-na, e grazie a queste informazioni crea pubblicità a doc per ognuno dei suoi utenti, tramite il servizio Google ads. Come dimostra una ricerca della Princeton University, Google Maps tiene traccia della nostra posizione anche se si di-sattiva la location history; l’azien-da ha prontamente smentito tale studio anche se esperti nel setto-re rimangono scettici rispetto alla buona fede della stessa. Nulla ci vieta di chiederci cosa potrebbe succedere se Google decidesse di non rispettare le leggi sulla priva-cy e se non utilizzasse nessuna regola morale. Dal 4 al 19 dicem-bre 2019, Facebook è stata prota-gonista di una massiccia fuga di

dati: ben 267 milioni di dati perso-nali, fra cui anche mail e numeri di telefono, sono stati alla mercé di chiunque in quanto erano facil-mente accessibili tramite un sem-plice browser. Questa non è stata la prima volta e probabilmente non sarà nemmeno l’ultima. Anche Ya-hoo ha subito perdite di dati col-pendo 3 miliardi di account fra il 2013 e il 2016. Quindi se ci impe-gnassimo a leggere ciò che ci viene mostrato, i primi garanti della no-stra privacy saremo proprio noi stessi.

Aurora Cagnasso

APP D’INCONTRI

accenderanno il vostro fuoco?

In questo periodo in cui l’amore aleggia nell’aria, in cui

sembra che le coppie siano più unite che mai, i più sin-

gle di noi potrebbero chiedersi se c’è un modo per ri-

mediare alla loro solitaria condizione in modo semplice

e veloce. Molti si arrendono, altri si danno alle app d’in-

contri. Sono qui oggi per dare conto se effettivamente

funzionano. Sono stati fatti diversi studi che hanno por-

tato alle conclusioni più disparate: in Norvegia, per

esempio, da un questionario posto a 269 studenti, tutti

utilizzatori di Tinder (una delle app più in voga del ge-

nere), si è appreso come solo il 50% degli utilizzatori sia

riuscito a ricavare un appuntamento dal suo utilizzo e

che addirittura solo il 25% di loro cercasse una relazio-

ne seria sulla piattaforma, dati sconcertanti per gli spe-

ranzosi single che la utilizzano. Tuttavia questo studio,

poiché svolto su una cerchia molto ristretta di persone

provenienti tutte dallo stesso ambiente culturale, non

può essere considerato particolarmente affidabile. In-

fatti le abitudini delle persone, verosimilmente, variano

in base al proprio contesto culturale. Chiaramente usa-

re questo tipo di applicazioni ha i suoi vantaggi: per

esempio mentre in un’occasione vis-a-vis si hanno po-

chi secondi per elaborare una risposta, utilizzando le

chat si ha tutto il tempo che serve per pensare a una

risposta originale che possa stupire la persona con cui

si sta chattando, addirittura uno studio ha dimostrato

che attendere almeno 4 ore prima di rispondere a un

messaggio aumenta alquanto le possibilità di ricevere

una risposta. Chiaramente ci sono anche dei lati negati-

vi. Ad esempio non si può praticamente mai essere

completamente certi dell’identità dell’interlocutore,

poiché esistono diversi account fake o bot. Insomma

utilizzare app d’incontri non vi porterà necessariamen-

te alla relazione seria che state cercando, e potreste

rischiare di chattare con malintenzionati, ma per trova-

re l’amore questo e altro! O no?

Matteo Garbolino

TECNOLOGIA

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6

INTELLIGENZA EMOTIVA

Oltre al Q.I.

Ultimamente si sente sempre più spesso parlare di

“intelligenza emotiva”. Ma che cos’è nello specifico?

Comunemente definiamo “intelligente” chi ha buoni

se non ottimi risultati scolastici, è rapido nell’appren-

dere e ha la risposta pronta in qualsiasi situazione.

Probabilmente si tratta di una persona che ha un quo-

ziente intellettivo (Qi) molto alto. Queste, però, non

sono le uniche persone che si possono definire intelli-

genti. Ci sono, infatti, persone che non sanno risolvere

al volo una formula matematica complessa, ma che si

possono definire emotivamente intelligenti. Sono

quelle che hanno la capacità di riconoscere i propri

sentimenti e quelli altrui, di motivare se stesse e di

gestire positivamente le emozioni tanto interiormente

quanto nelle relazioni sociali. Questa definizione è sta-

ta data dall’antropologo americano Daniel Goleman

nel libro “Intelligenza emotiva - che cos’è e perché può

renderci felici”. L’autore spiega che l’intelligenza emo-

tiva si basa su 5 caratteristiche: la consapevolezza di

sé, ossia riconoscere e saper esprimere i propri senti-

menti apertamente e con assertività, conoscere i pro-

pri punti deboli e di forza, capire in che cosa si può

migliorare e accettare di buon grado le critiche co-

struttive; la gestione del “sé”, ossia riuscire a domina-

re le emozioni forti e i turbamenti per incanalarli verso

fini costruttivi; l’empatia, ossia la capacità di percepire

e riconoscere i sentimenti altrui, di sintonizzarvisi

emotivamente e adottare la loro prospettiva; la moti-

vazione, ossia la capacità di guidare e motivare se stes-

si al raggiungimento dei propri obiettivi, divenendo

artefici del proprio cambiamento e infine le abilità so-

ciali, ovvero saper gestire le emozioni nelle relazioni,

saper leggere le situazioni sociali per gestire i conflitti

e per migliorare le interazioni. L’intelligenza emotiva

pertanto va al di là di capacità cognitive, come la me-

moria o la capacità di calcolo, per concentrarsi sulla

sfera sociale, dominata da relazioni e da emozioni.

Luca Bertolino

I NUOVI MINISTRI DEL VECCHIO MIUR

Il 30 dicembre 2019, il Ministro dell'Istruzione, dell'uni-

versità e della ricerca, Lorenzo Fioramonti, rassegna le

dimissioni. Viene così sostituito ad interim dal premier

Giuseppe Conte sino alla nomina di due successori: Lu-

cia Azzolina all'Istruzione e Gaetano Manfredi all'Uni-

versità e alla Ricerca. Il MIUR viene quindi disgiunto nel-

le sue due anime, come era già stato dal 1946 al 2001 e

dal 2006 al 2008. I nuovi ministri sono due professori.

La nuova Ministra dell’Istruzione è Lucia Azzolina, una

professoressa di Storia e Filosofia. Nata a Siracusa nel

1982, ha conseguito la laurea specialistica in Storia della

Filosofia. Ha poi frequentato la Scuola di specializzazio-

ne e ha ottenuto l’abilitazione all'insegnamento. Ha ini-

ziato a insegnare nei licei di La Spezia e Sarzana e ha poi

conseguito la specializzazione all'insegnamento sul So-

stegno a Pisa. Poi, nel 2013, si è laureata in Giurispru-

denza presso l'Università di Pavia, insegnando nelle

scuole superiori, praticando attività forense ed entran-

do di ruolo nel 2014 a Biella. Attualmente risulta vinci-

trice del concorso per Dirigenti Scolastici. Deputato del-

la Repubblica dal 2018, il 16 settembre 2019 è stata no-

minata Sottosegretaria al MIUR, nel Governo Conte II. Il

nuovo Ministro dell'Università e della Ricerca è Gaetano

Manfredi, nato a Ottaviano nel 1964, ingegnere, dotto-

re di ricerca in Ingegneria delle Strutture e rettore

dell'università Federico II di Napoli, dove, nel 1998, era

entrato in ruolo come professore di Tecnica delle Co-

struzioni. Dal 2015 è presidente della Conferenza dei

rettori delle università italiane, detta anche CRUI. Ha

svolto attività di ricerca di tipo teorico e sperimentale,

prevalentemente nei campi dell’ingegneria sismica e

delle strutture e dei materiali innovativi. Tra il 2006 e il

2008 è stato consigliere del Ministro dell'Università e

Ricerca Nicolais.

Nara Longo

IPSE DIXIT

Un prof a proposito della lavagna multimediale

non funzionante.

“E qui mi piacerebbe che questo non fosse solo un

quadrato di plastica”

ISTRUZIONE

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7

INTERVISTA A MARINELLA CATELLANI

quarant’anni di ricerca

Come si diventava ricercatori 40 anni fa e come lo si diventa oggi? C’è una grande differenza?

Nel 1980 non esisteva in Italia il Dottorato di Ricerca, la specializza-zione veniva fatta ‘sul campo’. Ho lavorato con borse di studio per un anno e mezzo nell’Università in cui mi sono laureata. A 18 mesi dalla laurea mi hanno proposto di fre-quentare una Scuola di Specializza-zione biennale presso il Politecnico di Milano. Sono quindi ‘emigrata’ a Milano. Per un anno ho frequentato la Scuola di Specializzazione, poi ho dovuto scegliere tra due possibilità di lavoro: un contratto a tempo in-determinato in una grande azienda pubblica, oppure un concorso nazio-nale per Ricercatore al CNR con con-tratto a tempo determinato della durata di 3 anni. Avendo già deciso quali fossero i miei obiettivi di car-riera, ho fatto il concorso al CNR. Ho deciso di fare ricerca in un Ente Pub-blico per due ragioni fondamentali: la mia passione per la professione e la possibilità di svolgere ricerca con libertà totale. Oggi i Concorsi pub-blici del CNR sono poco frequenti e hanno con un rapporto posti/partecipanti di circa 1/100 – 1/200; nel mio campo sono infatti venuti quasi a mancare posti di lavoro presso aziende private e nella libera professione.

Che cosa significa davvero fare ri-cerca scientifica?

La ricerca scientifica riguarda la comprensione e l’interpretazione

dei vari aspetti dell’esperienza uma-na; può essere indirizzata alla cono-scenza e alla descrizione teorica dei processi studiati oppure all’applica-zione concreta di tali conoscenze nella società. Il metodo scientifico è un metodo di lavoro nella raccolta /descrizione dei dati provenienti dall’esperienza, in grado di arrivare a risultati oggettivi, riproducibili e condivisibili da altri scienziati e dal resto della società. La Ricerca scien-tifica può essere approssimativa-mente divisa in ricerca di base e ri-cerca applicata. La ricerca di base si dedica all’ampliamento delle cono-scenze di una particolare disciplina, la ricerca applicata si dedica allo sviluppo di una conoscenza si tradu-ca in soluzioni o beni di concreto utilizzo nella società. Nel contesto attuale, in cui sono centrali gli aspetti economici e lo sfruttamento di ogni risorsa, si predilige il finan-ziamento della ricerca applicata per ottenere un immediato profitto, con grave sottovalutazione della ricerca di base che è motore di nuove cono-scenze.

Quali erano un tempo le disponibili-tà economiche statali nei confronti della Ricerca?

Oggi, una grande e fondamentale parte del lavoro in università e enti di ricerca è il reperimento di risorse finanziarie per poter svolgere l’atti-vità, che in Italia è quasi totalmente a carico del singolo ricercatore e del suo gruppo. Nel nostro Paese, il fi-nanziamento pubblico è sempre stato inferiore alla media europea;

nonostante ciò la produzione scien-tifica italiana è superiore. Al contra-rio di oggi, quando ho iniziato a la-vorare — nel 1980 — università ed enti pubblici ricevevano finanzia-menti statali dedicati esclusivamen-te alla ricerca.

Perché questo cambiamento?

Negli anni ‘90 il finanziamento sta-tale è diminuito e si è chiesto al sin-golo ricercatore di procacciarsi i fon-di con cui finanziare la propria ricer-ca. Oggi negli Enti pubblici di Ricer-ca, e parzialmente nelle Università, viene garantito solo lo stipendio del ricercatore, che deve procurarsi esternamente i fondi per fare ricer-ca, per mantenere operanti i labora-tori e spesso per pagare luce, gas, servizi, ecc... Il progressivo taglio dei fondi pubblici realmente destinati alla ricerca, l’aumento della buro-crazia per l’accesso ai finanziamenti e la gestione sempre più verticistica ledono l’autonomia dei ricercatori in Italia e contrastano con l’articolo 33 della Costituzione: “L'arte e la scien-za sono libere e libero ne è l'inse-gnamento…”.

Marta Pautassi, Arianna De Oliveira

Marinella Catellani, ricercatrice laureata in Chimica, ha lavorato per quasi 40 anni nell’ambito della ricerca scientifi-ca, presso il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche, la più grande struttura pubblica di ricerca in Italia). Durante questi anni di attività ha dunque potuto sperimentare direttamente i numerosi cambiamenti che si sono succeduti nelle strutture di ricerca e nel contesto accademico. Noi l’abbiamo intervistata…

ISTRUZIONE

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L'EURO DIVENTA MAGGIORENNE

1945. La Seconda Guerra Mondiale è appena termina-ta e ci si rende conto che l'Europa ed il mondo devono scongiurare ogni altro con-flitto. Proprio per questo motivo nasce nel 1957 la CEE (Comunità Economica Euro-pea), con l'obiettivo di creare un mercato comune e porre fine ai conflitti fratricidi tra paesi vicini. Il periodo della guerra fredda, fino alla sua conclusione nel 1989 tramite la caduta del muro di Berlino, è caratterizzato dal boom economico e dall'adesione ai trattati comunitari di nuovi paesi come Danimarca, Irlan-da e Regno Unito. In un’Euro-pa ormai senza frontiere, in pace e libera, i potenti capi-scono che è ora di fare un ulteriore passo in avanti: siamo nel 1992 e con il trattato di Maastricht viene ufficializzato il progetto di un'unione economica e mo-netaria, che si concretizzerà quando nel 1999, a seguito di un consiglio dei ministri eu-ropei, si prenderà una deci-sione destinata a cambiare la storia: la creazione di una moneta unica per tutti i paesi

aderenti, a partire dal 1° gen-naio 2002: è la nascita dell’Euro. Questa valuta so-stituisce tutte le altre mone-te nazionali ed coniata sia in forma di banconote, sia di pezzi metallici. I paesi che da subito hanno deciso di pren-dere parte a questa rivoluzio-ne sono stati Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Spagna, mentre l'ultimo Stato ed es-sere entrato nell'Eurozona è la Lituania, che ha aderito nel 2015. Questo è l'anno in cui la moneta istituita nel 2002 compie diciotto anni. Nel corso di questo periodo si sono succedute fasi di crisi e fasi di grande crescita econo-mica, ma soprattutto questa valuta, accettata e scambiata su tutto il territorio dei Paesi aderenti, ha reso la vita di tutti i giorni estremamente più facile ed immediata: in una società in cui si viaggia ad alti ritmi, poter utilizzare lo stesso metodo di paga-mento che si ha a casa pro-pria è di sicuro stimolante.

Matteo Nicolino

CANAPA: OLTRE GLI STEREOTIPI

A causa della disinformazio-ne diffusa, molte persone non sono in grado di distin-guere la differenza, dal pun-to di vista delle caratteristi-che e degli effetti, fra la canapa industriale e la ma-rijuana. Quest’ultima si ottiene dai fiori essiccati della canapa (pianta nota anche come cannabis). Gli effetti solitamente associati a questa droga leggera sono dovuti al THC, sostanza di carattere psicoattivo. Nel momento in cui si assume, avviene un’interazione con i recettori del cervello e del corpo: questo “scambio” provoca effetti che possono essere negativi, specie se si utilizza la marijuana in quantità molto elevate (anche se non esistono casi registrati di morte da over-dose fatale di sola marijua-na). Utilizzata invece per finalità terapeutiche, nella maggioranza dei casi gli effetti sono positivi: è utile per curare il glaucoma ed è in grado di alleviare i sinto-mi della sclerosi multipla e della chemioterapia. Non è, questo, l’unico principio attivo presente: vi è ad esempio il CBD, un cannabi-noide che assicura effetti terapeutici non accompa-gnati dall’effetto di euforia o di sballo: si rivela efficace per numerosi problemi di salute, tra cui spasmi mu-scolari, stati d’ansia, infiam-mazioni e dolori cronici. Inoltre, recentemente, un gruppo di ricercatori italiani ha scoperto il THCP: consi-

ste in una variante del THC trenta volte più potente, in grado di curare malattie e alleviare il dolore ricorrendo a una minor quantità di so-stanza, dotata di una mag-giore capacità terapeutica. Tutte queste scoperte, asso-ciate ad una maggiore cono-scenza e divulgazione sull’ar-gomento, potrebbero far diventare la marijuana og-getto di commercializzazione in Italia, facendo entrare maggiori introiti nelle casse dello Stato, togliendo questa egemonia alle associazioni mafiose e creando nuovi posti di lavoro. Permettereb-bero anche di aiutare una quantità notevole di persone attraverso gli effetti positivi dei cannabinoidi. Occorre sottolineare che questa pian-ta è anche un’utile risorsa per la nostra battaglia contro l’inquinamento, poiché ha ulteriori, fondamentali utiliz-zi: nell’industria tessile e della carta, nella bioedilizia e nelle bioplastiche, nei biocar-buranti e nella cosmesi. Que-sto vegetale ha origini anti-chissime e si utilizzava già 15 mila anni fa in Cina come medicina; le sue fibre furono utilizzate nelle tele di Vincent van Gogh e di molti altri pittori. Infine, le prime copie della Bibbia di Gutenberg furono stampate proprio su pagine di canapa.

Patrizio Francesco Cocco,

Ada Mile e Noemi Simeone

IPSE DIXIT

“Dovrei garantire uno standard di qualità

per questa lezione, ma non penso di farcela”

ATTUALITÀ

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LO SCANDALO DEI CAMPI DI DETENZIONE IN CINA Sulla piattaforma Tik Tok, social utilizzato a scopo creativo e ludico, un’adolescente americana di origine afgane di nome Feroza Aziz, attraverso un banale makeup tutorial, ha denun-ciato le persecuzioni da parte delle autorità cinesi subite dalle minoranze musulmane, chiamate Uiguri. Gli Uiguri sono un’etnia di religione islamica che costituisce la maggioranza della popolazione della regione occidentale di Xinjiang. La ragazza ha accusato la Cina di gestire centri di detenzione per comunità islamiche: ciò trova riscontro in alcune interviste di persone detenute in tali strutture, che denunciano percosse, privazioni di cibo e addirittura esperimenti medici sui prigio-nieri. È dal 2018 che trapelano notizie riguardo questi centri. Da parte sua, la Cina si difende riconoscendo questi campi come “centri di rieducazione”, negando l’esistenza di abusi e percosse. L’esistenza ufficiale di questi centri è il reinserimen-to di coloro che hanno trasgredito le leggi ferree vigenti in Cina, per esempio collegandosi a reti telematiche estere, fa-cendosi crescere la barba o dedicandosi a pratiche religiose proibite; tuttavia si può affermare con una certa sicurezza che l’obiettivo non è solo quello della rieducazione. Lo scan-dalo scaturito dal video dell’adolescente ha portato il social a bloccare il suo profilo, ma ormai il video era già stato visualiz-zato e condiviso da milioni di persone ed è quindi diventato virale in tutto il mondo. Va notato che il social è di proprietà di una compagnia cinese (anche se non è accessibile dalla Cina) e che la temporanea sospensione dell’account è avve-nuta in tempi sospetti e per ragioni che non coincidevano con la vera natura del video, che non violava in alcun modo le linee guida della community. Successivamente il social net-work ha tentato di giustificarsi, affermando che l’oggetto del

blocco non è stato il profilo principale della ragazza, ma il secondo profilo, che a loro avviso includeva contenuti terrori-stici. Qualche tempo dopo, la piattaforma si è scusata con l’adolescente per la gaffe, ma si era ormai largamente diffusa la notizia dell’azione di censura posta in atto per silenziare le parole taglienti di Feroza.

Sofia Abrate, Erica Boetti e Giorgia Manassero

L’OMBRA DEL VENTO

L'ombra del vento è un romanzo Gothic scritto dall'autore spagnolo Carlos Ruiz Zafón. Nella Barcellona degli anni '40 Daniel, a soli dieci anni, scopre la sua passione per la lettura grazie a suo padre che lo porta nel Cimitero dei libri dimenticati. Si tratta di un santuario dedicato ai libri che nessuno legge più, in cui il ragazzino trova il libro che gli cambierà la vita: L'ombra del vento di Julian Carax. Daniel inizia a considerare quella storia come una parte di sé e desidera leggere altre opere dell'autore, ma attraverso diverse indagini scopre che Carax è morto e che tutte le copie dei suoi libri, tranne quella in suo possesso, sono state bruciate. Per diversi anni il protagonista non si inte-ressa più all'autore, ma a diciott'anni uno strano individuo dal viso ustionato si presen-ta nel negozio del padre e chiede che Daniel gli venda la sua copia de L'ombra del ven-to. Il ragazzo, però, si rifiuta, perché sente che il suo amore per quel romanzo è più importante dei soldi di uno sconosciuto. Questo episodio riaccende in lui la curiosità di conoscere meglio quel misterioso autore, perciò riprende le sue indagini. Scopre che Julian ha vissuto una vita difficile e che più persone di quante lui abbia sospettato sono coinvolte nella sua morte. L' incontenibile desiderio di andare a fondo della vicenda rischia di mettere Daniel in pericolo di vita, ma la storia di Carax gli sembra essere così simile alla sua da dargli la forza di arrivare fino alla fine. Questo libro è l'ideale per ab-bandonare il mondo reale ed immergersi in un'altra vita piena di mistero, amore e paura. I personaggi sono unici nel loro genere e ognuno ha un ruolo importante all'in-terno della storia; è impossibile non appassionarsi alle indagini di Daniel, arrivando a preferirle alla storia del protagonista, raccontata in parallelo. È un romanzo da leggere tutto d'un fiato, perché ogni capitolo offre al lettore una parte della vita di Carax e fino alla fine lo fa restare col fiato sospeso.

Eleonora Bonara

ATTUALITÀ

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MEDJUGORJE

luogo sacro o meta per turisti?

Probabilmente conosciuto da pochi, Medjugorje è il piccolo paese della Bosnia Erzegovi-na in cui sei persone afferma-no di aver visto la Madonna nel lontano 1981. C’è chi ci crede e chi non ci crede, ma è giusto soffermarsi sul signifi-cato di questo luogo per mi-lioni di pellegrini che ogni anno partono e trascorrono dei giorni in un clima di pace e serenità. Si tratta infatti di una cittadina molto povera, che porta ancora i segni della guerra nella ex-Jugoslavia, ma nonostante ciò è conside-rata speciale, perché tra-smette un senso di tranquilli-tà che è difficile da trovare altrove. Tanti la paragonano a Fatima o Lourdes, ma la verità è che sono tutti e tre diversi, accomunati dalle Ap-parizioni della Vergine Maria.

Alcuni pellegrini ritornano a casa portandosi dietro qual-cosa in più rispetto a quan-do sono partiti. Alessandro Gallo, cantante e chitarrista della band rock cristiana “Reale”, organizza pellegri-naggi a Medjugorje ogni anno e ho avuto la fortuna di prendere parte ad uno di essi insieme alla mia fami-glia. Oltre al significato in sé del pellegrinaggio, Alessan-dro sfrutta l’occasione per trovare stimoli giusti per scrivere nuove canzoni, per continuare a parlare ai gio-vani attraverso la musica e annunciare la presenza di Dio. Questa è la sua missio-ne e Medjugorje gli ha per-messo di portarla avanti. È solo un piccolo esempio di che cosa può significare un posto così per chi ci crede.

Perché ovviamente ci sono tante persone che non cre-dono nei miracoli che av-vengono e, secondo il mio modesto parere, è giusto rispettare la loro opinione; è tuttavia anche corretto credere a qualcuno che torna cambiato, colpito dalle esperienze vissute, confuso e allo stesso tempo felice. Quindi, in ogni caso, bisognerebbe prestare attenzione a quelle persone

che ci consigliano di visitare luoghi che non conosciamo e personalmente penso che Medjugorje meriti di essere visitata, non solo per la sua valenza religiosa, ma anche per le emozioni che consente di provare e le esperienze che permette di vivere.

Nicolò Iacolino

VITE RUBATE

Dal 7 novembre 2019 è in vigore l’obbli-go di acquistare dispositivi anti-abbandono da applicare ai seggiolini dei bambini di età inferiore ai quattro anni, in modo da rendere impossibile dimen-ticarli in auto. Essi consistono in piccoli cuscinetti con sensori che rilevano il peso del bambino quando siede sul

seggiolino; tali dispositivi sono in gra-do di emettere segnali acustici o visivi percepibili sia all’interno sia all’ester-no della vettura. Il Ministero delle In-frastrutture e dei Trasporti è stato chiaro nell’informare la popolazione delle sanzioni pecuniarie previste per chi non dovesse rispettare il decreto. Le multe hanno ovviamente lo scopo di incentivare i genitori all’acquisto. Non mancano tuttavia le contestazio-ni, legate specialmente al prezzo, da parte delle associazioni dei consuma-tori e delle organizzazioni che si occu-pano di tutelare le famiglie. Ancora una volta l’aspetto economico incide sulle decisioni importanti: tuttavia occorre considerare che il punto cen-trale non sono i soldi, dal momento che siamo in presenza di vite che sono state rubate da circostanze futili come la sbadataggine, azioni compiute so-vrappensiero, frutto di una routine che inganna. In Italia sono 8 i bambini morti perché dimenticati in auto, dal

1998 ad oggi. Un evento simile dun-que può concretamente verificarsi e simili fatti devono spingerci a com-prendere che si tratta di un’eventuali-tà che potrebbe succedere a chiunque e per svariati motivi, basti pensare all'agghiacciante numero di casi regi-strati in America, che ammonta a 711. La motivazione all’acquisto di disposi-tivi anti-abbandono dovrebbe essere semplicemente la loro capacità unica ed essenziale di salvare non una vita qualsiasi, ma la vita che tu stesso hai già o metterai al mondo.

Martina Platania

IPSE DIXIT

“Facciamo come Verga ed

eclissiamoci”

ATTUALITÀ

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TRE GIORNI A BARDONECCHIA

MOSTRA D'ARTE MILANESE

Undici ragazzi, frequentanti la classe quarta scientifico, e un ragazzo di terza hanno soggiornato dal 21 al 23 dicembre presso il Villaggio Olimpico di Bardonecchia. Qui hanno potu-to assistere ai corsi specifici di fisica, matematica e scienze da loro scelti prima di partire. A tenere queste lezioni formative sono stati professori universitari e ricercatori che sono riusciti a catturare la nostra attenzione. Ne diamo qui un breve reso-conto.

All'arrivo siamo stati accolti da alcuni animatori che ci hanno condotto a teatro, dove sono state presentate le attività pro-grammate per i tre giorni, partendo da un approfondimento sui cambiamenti climatici. Subito dopo siamo entrati nel vivo delle attività, dividendoci nei vari gruppi in base all'argomento scelto. In particolare, noi abbiamo potuto approfondire l'am-bito della neuroscienza. Ad accompagnarci in queste ore è stata una giovane ricercatrice, che ci ha fatto appassionare a questo mondo, spiegandoci concetti anche difficili con parole semplici. Basandosi sulla chimica che studiamo a scuola, la neuroscienza si è sviluppata analizzando il cervello e il suo funzionamento. Questo, fra l’altro, ha permesso di giungere alla progettazione di protesi che hanno garantito alle persone senza arti di potersi muovere liberamente e di svolgere azioni che diversamente non avrebbero potuto compiere. Le nostre giornate a Bardonecchia erano molto impegnative: la pro-grammazione delle attività, infatti, comprendeva anche il do-po cena. Al termine della prima serata, ad esempio, un giova-ne professore ci ha spiegato come sia possibile risolvere alcu-ni problemi nello spazio grazie all’elettronica. Non sono man-cati, tuttavia, momenti di svago. Il pomeriggio del giorno se-

guente, dopo una mattinata intensa, abbiamo potuto parteci-pare alla giornata sportiva, che prevedeva molte attività, dalla piscina alla pallavolo, dalla seggiovia al calcio. Al termine, ci hanno sottoposto alcuni quesiti matematici per il premio La-grange. Per il vincitore era prevista la partecipazione gratuita allo stage primaverile di Bardonecchia, o a quello estivo, della durata di una settimana. Abbiamo poi avuto la possibilità di prendere parte al convegno che più ci interessava, tra quelli proposti dai professori. La cena finale era a tema natalizio ed è stata seguita da un interessante concerto. Bardonecchia per noi non è stata solo un'esperienza, ma anche un'occasione per legare maggiormente con i nostri compagni di classe e conoscere nuove persone, provenienti da tutta Italia.

Sofia Dutto e Chiara Zito

Le classi quinte del nostro liceo, venerdì 17 Gennaio (5^A/B del corso scientifi-co e linguistico) e lunedì 20 gennaio (5^A/B del corso scienze umane), hanno partecipato ad una gita a Milano. Nella giornata di venerdì sono stati accompa-gnati dai docenti Demichelis, Allaman-dri, Enria L. e Rubano, mentre lunedì dai professori Puglisi, Mandrile e Roagna. Nel corso della mattinata, i prossimi

maturandi hanno partecipato ad una visita guidata alla “Mostra di Guggen-heim” a Palazzo Reale. La mostra rac-conta la vicenda della straordinaria col-lezione creata negli anni da Justin Than-nhauser e poi donata, nel 1963, alla Solomon R. Guggenheim Foundation, che da allora la espone in modo perma-nente in una sezione del grande museo di New York. È la prima volta che giun-gono in Europa i capolavori dei grandi maestri impressionisti, post impressio-nisti e delle avanguardie dei primi del Novecento: ed è proprio Milano la for-tunata città che li accoglie. Le classi quinte hanno potuto così ammirare la capacità di Cezanne nel cogliere, attra-verso l’arte, l’essenziale della realtà, quella di Van Gogh nell’esprimere la propria interiorità e, infine, quella di Picasso nel “dipingere come un bambi-no”, per usare le sue stesse parole. E questi sono solo alcuni esempi, in quan-to la mostra ospita anche opere di gran-di artisti come Degas, Manet, Monet,

Renoir e tanti altri. La gita si è conclusa con la visita al “Museo del Novecento”, situato di fianco al Duomo. Un museo, questo, piuttosto recente, ma non per questo meno rilevante culturalmente, in quanto ospita numerose opere di celebri artisti, fra cui ricordiamo Pablo Picasso, Vasilij Kandinskij e Amedeo Modigliani. Le punte di diamante sono davvero tante: fra le più significative ricordiamo “il Quarto Stato” di Giusep-pe Pellizza da Volpedo e i Neon di Lucio Fontana, al quale è dedicato l’intero ultimo piano del museo. Quest’ultimo, in particolare, è situato in una zona strategica della struttura, in quanto è possibile ammirare in una sola occhiata il capolavoro di Fontana e il Duomo di Milano, simbolo della città, grazie alle ampie vetrate della sala.

Krisela Mustafaraj

ANCINA

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IL PAESE DELLE MERAVIGLIE

Cara Giulia di qualche mese fa,

sono ormai passati cinque mesi dalla tua partenza per il Canada ed è arrivato il momento che hai così tanto te-muto ed atteso: il viaggio che ti separerà dalla tua nuo-va casa per tornare in Italia. Aspettative e domande hanno popolato le ultime notti insonni di agosto, paura e frenesia hanno accompagnato il volo di andata, mo-menti indimenticabili hanno costellato l’esperienza che hai da sempre sognato di intraprendere. Il Canada ti è sempre sembrato così lontano e diverso da casa, è sem-pre stato il luogo paradisiaco di alte montagne, immensi laghi ghiacciati e natura incontaminata che hai sognato di vedere da quando eri bambina. Le tue aspettative non sono state deluse, ma questa nazione ti ha regalato molto più di quanto ti aspettassi. Il Canada si è rivelato il paese perfetto per essere pienamente se stessi, per ri-conoscere le proprie origini e allo stesso tempo amalga-marsi in una società il cui motto è "diversity is our strength”. É stato piacevole, infatti, scoprire come il ter-ritorio canadese sia da sempre stato arricchito da tradi-zioni e culture differenti tra loro. Non è mai esistita una sola popolazione nativa pre-europea; al contrario, i pri-mi abitanti del Canada, che ancora oggi rappresentano il cinque per cento della popolazione, erano divisi in innu-merevoli “First Nations”, tra cui le 634 che persistono ancora oggi e condividono un bagaglio culturale colmo di storia, tradizioni e siti archeologici, oltre alle 50 lingue

vive e totalmente diverse dall’inglese. Nel corso della sua storia, inoltre, il Canada ha accolto e continua ad accogliere popoli provenienti da tutto il mondo ed è definito un “mosaico” culturale, i cui tasselli sono gli stessi abitanti con i rispettivi costumi e tradizioni. Essere canadese significa quindi vivere in sintonia con tutte le usanze e le diverse culture che rendono il paese unico al mondo, riconoscendone e accettandone le differenze. Significa inoltre dimenticarsi dei pregiudizi e riconoscere il multiculturalismo come fattore di unione, non di seg-mentazione, riuscendo ad andare oltre alle apparenze e alle verità convenzionali, aggiungendo il proprio tassello al mosaico del “paese delle meraviglie”.

Giulia Nava

TOLO TOLO

intenti quasi reazionari. Un’ottima operazione di mar-keting da parte di Zalone, che gli ha permesso di avere un pubblico bipartisan, risultato altrimenti impossibile da ottenere, data la forte polarizzazione sul tema dell’immigrazione, e che gli ha permesso di veicolare il suo messaggio ad una platea più ampia e diversificata, da un punto di vista non solo politico, ma anche cultu-rale, economico e sociale. Quando è arrivato il mo-mento dell’effettiva visione di Tolo Tolo al cinema, en-trambe le parti sono rimaste deluse, vedendo le pro-prie aspettative tradite e rovesciate. Zalone compie un’operazione più complessa, che non si fa arruolare in nessuna fazione, impedendo che del suo film si faccia un uso semplicistico e strumentale. Il regista costruisce infatti una trama che si eleva rispetto ai film preceden-ti, sacrificando qualche risata per raccontare una storia più cruda e veritiera, in un delicato equilibrio tra il poli-ticamente scorretto e il provocatorio che spinge tutti ad una riflessione più profonda.

Angelica Musso

Tolo Tolo, il nuovo film di Checco Zalone, ha fatto mol-to discutere ed ha incassato (nella prima settimana) quasi 30 milioni al botteghino. La particolarità di que-sta pellicola, rispetto alle quattro precedenti, è la sua possibile ambivalenza. Il trailer, che comprende la can-zone “Immigrato”, è stato pubblicato su Youtube quasi un mese prima dell’uscita del film: alcuni, forse per insipienza, lo hanno subito tacciato di razzismo, men-tre altri, molto più numerosi, lo hanno interpretato, forse per scarsa accortezza, come un prodotto dagli

ANCINA

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«Siamo noi a creare la storia con la nostra osservazione, e non la storia a creare noi». In sole 17 parole, Stephen Haw-king ha riassunto l’anima e il cardine del progetto «Che sto-ria!», a cui alcuni alunni delle classi terze linguistico dello scorso anno scolastico hanno aderito. Ci siamo infatti avven-turati alla scoperta di una storia forse poco conosciuta e as-sente sui libri di testo, ma comunque interessante, coinvol-gente e significativa. Abbiamo, grazie all’aiuto dell’archivista fossanese Luca Bedino e di una signora valdese, approfondito la conoscenza della storia di Fossano durante il XVII secolo, che ha visto la deportazione e la prigionia dei Valdesi nel castello degli Acaja. Ci siamo anche soffermati sulla condizio-ne delle monache nel monastero di Santa Caterina e sulle

nobili famiglie della città in quella stessa epoca. Lo studio preparatorio alla stesura dei racconti ci ha visto assumere le vesti di storici: abbiamo analizzato scritti e opere artistiche di quegli anni, conservati nell’affascinante archivio del comune di Fossano. I due testi che abbiamo redatto sono diversi per stile e tematiche, tuttavia il fil rouge che li collega è la soffe-renza a cui molti, troppi, hanno dovuto far fronte nella no-stra piccola città. Un gruppo ha affrontato il dolore di una ragazza appartenente ad un'agiata famiglia, costretta dal padre alla vita ecclesiastica: una storia che ci ha portati a mettere in discussione e ad apprezzare la libertà di scelta di cui molti ragazzi (purtroppo non ancora tutti) oggi godono. L'altro racconto, invece, tratta la storia della piccola valdese Margherita, che vede morire la sua famiglia nelle fredde car-ceri del castello, sui muri del quale ancora oggi è possibile vedere gli anelli a cui venivano incatenati i prigionieri e le strette stanze in cui erano rinchiusi ed ammucchiati: nel testo sono evidenti i parallelismi con le sofferenze nei campi di sterminio di ieri e di oggi. Questa narrazione, così commo-vente ed incisiva, ha impressionato notevolmente anche la giuria del concorso “Che storia”, che ha dunque assegnato al racconto il terzo posto su scala nazionale, invitandoci così a Roma ad andare a ritirare il premio. Accompagnate dalle in-segnanti Cristina Enria e Teresa Rubano, che ringraziamo ca-lorosamente, ci siamo recati nella capitale dove, nel suggesti-vo scenario della biblioteca dell’Arcadia, i vincitori sono stati gratificati per l’impegnativo, ma appagante lavoro svolto.

Anna Chiaramello e Rachele Rafti

CHE STORIA!

UN VIAGGIO INTROSPETTIVO

ANCINA

Quanto può essere affasci-nante il mondo dei bambini visto dall’esterno? Tutti noi siamo stati piccoli, tutti noi abbiamo vissuto l’infanzia, tutti noi sappiamo cosa signi-fichi essere bambini: sempli-cemente accade che ce ne dimentichiamo. Viviamo in un mondo sempre più avan-zato, in un’epoca sempre più esigente nei nostri confronti. Siamo così preoccupati di eccellere nei vari ambiti della nostra vita, che spesso risulta impossibile accorgersi che il tempo trascorso non ritorne-rà più. È impossibile fermarsi, uscire da questo vortice di eventi che è la nostra esisten-za. Eppure se tentassimo, almeno per un attimo, di prendere fiato e aprire gli occhi, ci renderemmo conto di aver perso la nostra essen-za: la felicità. Un detto ci ri-corda che la felicità sta den-

tro le piccole cose. Ecco, non abbiamo forse anche smarri-to la semplicità? Nessuno sembra più interessato a que-sti preziosi elementi interiori, anche se ognuno di noi è stato educato a coltivarli. Tuttavia riappropriarsene non risulta impossibile, nem-meno difficile: tutto riposa ancora dentro di noi, basta riuscire a scovarlo e a “portarlo a galla”. Provate ad osservare i bambini: quale modo migliore per ritrovarsi e riconoscersi? Osservando i piccoli dall’esterno è possibi-le riscoprire se stessi e le pro-prie qualità. Questo ci con-sente di risvegliare il nostro “bambino” interiore, ci per-mette di guardare il mondo attraverso il filtro dell’inno-cenza, della curiosità, della semplicità. E come potrem-mo noi trovare questa sem-plicità perduta? Ecco, a volte

basta davvero poco. Basta tornare dove tutti siamo stati da bambini: alle elementari. E proprio alle scuole elementa-ri noi siamo tornate, grazie allo stage, dopo anni di as-senza. Ci siamo trovate di fronte a un mondo ormai dimenticato, ricco di cose di valore che ci eravamo abitua-te a considerare scontate e naturali. Osservando i piccoli, ci siamo rese conto di quanto sia semplice e tenera quell’e-tà. La loro voglia di imparare, di esplorare il mondo, di gio-care ci ha permesso di torna-re bambine, facendoci ricor-dare quei tempi, ancora vicini a noi, ma che sentiamo ormai molto lontani. Osservare i

bambini è stato un momento arricchente, un’esperienza che ha lasciato il segno: ab-biamo respirato quella liber-tà e quell’innocenza che ci mancava ormai da troppo tempo. Per imparare ad os-servare la realtà con gli occhi e il cuore di un bambino ba-sta disconnettersi momenta-neamente dal mondo adulto ed entrare in contatto con quello dei più piccoli. Prova-teci: basta così poco per tor-nare a gioire, anche per le cose più semplici.

Gloria Carta e

Jessica Chiaramello

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LICEO ANCINA E JARDIM DENISE

Un progetto per crescere insieme

Denise è una ragazza che, come tan-te altre, studiava all'università. La sua vita si è fermata nel 2001, all'età di 21 anni, a causa di un incidente stradale. I suoi genitori, Anna e Ren-zo, nell'estremo dolore hanno sapu-to ritrovare l’amore e la presenza della loro figlia, dedicando la pro-pria vita ad un progetto di solidarie-tà. Dopo un periodo di volontariato presso i frati cappuccini sull'isola di Fogo, nell'arcipelago di Capo Verde, rimangono colpiti dalla povertà di quelle zone e in particolare dalle condizioni precarie dell'asilo; deci-dono così di investire tempo e risor-se economiche per aiutarli. Il loro progetto, che hanno chiamato Jar-dim Denise, si sta ora ampliando sempre di più grazie all'aiuto di pri-

vati, aziende e associazioni. Anche la nostra scuola da qualche anno è loro vicina, contribuendo al sogno di Denise attraverso due raccolte an-nuali. La prima, finalizzata a reperire risorse economiche, avviene di soli-to prima del periodo natalizio. Poco dopo vengono invece raccolti vestiti estivi, materiali scolastici e giochi, che Anna e Renzo distribuisco-no direttamente ai piccoli ospiti dell’asilo durante il loro soggiorno a Capo Verde. Il legame che unisce il Liceo al Jardim si è rafforzato nel tempo, al punto che alcuni ex allievi hanno trascorso un periodo di vo-lontariato a Capo Verde e sono poi tornati a raccontarlo alle classi più giovani. Questi sono piccoli gesti, per noi significativi, ripagati soltanto

dai sorrisi di quei bambini, in un progetto d' amore di cui ciascuno di noi si sente parte.

Martina Abbà e Marta Pautassi

IL CIRCOLO DEI LETTORI CREATIVI Le 5 w del Circolo dei Lettori Creativi

What: Discussione sul libro Persone Normali di Sally Rooney.

Who: Molti partecipanti, la maggior parte dei quali nuovi iscritti, fra cui studenti, professori e genitori.

When: Martedì 28 Gennaio 2020.

Where: In Aula Magna, diversamente dalla solita dislocazione in biblioteca, in considerazione dell'in-gente numero di partecipanti.

Why: La discussione, condotta da alcune ragazze della 5B Linguistico, era finalizzata alla discussione e al confronto fra i lettori su diverse tematiche. Il risultato è stato un acceso dibattito, che ha visto emergere una pluralità di opinioni su problemati-che oggi molto attuali, come la mancanza di guide a cui possano fare riferimento i ragazzi che si inter-rogano su come vivere e comportarsi.

Vi aspettiamo giovedì 2 aprile per un confronto sul libro Brucio (C. Frascella).

Anna Chiaramello e Rachele Rafti

ANCINA

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Con le elezioni dello scorso Novembre, Adam Beladij, Matteo Garbolino, Noemi Simeone e Sara Petrecca sono stati

eletti rappresentanti nel nostro Istituto. Con questo breve identikit abbiamo cercato di svelare dei lati di loro che

forse non tutti conoscevate...

RAPPRESENTANTI!

ANCINA

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Stampa

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Grafica

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De Oliveira Arianna

Manco Giada

Robiola Alessia

Varusio Sara

Copertina dedicata alle studentesse che sono state protagoniste di un soggiorno all’estero.