ii prete perduto. vicende di un personaggio nel romanzo ... · ingegnieri o appunto sacerdoti. ed...

14
DONATELLA SIVIERO Università della Calabria II prete perduto. Vicende di un personaggio nel romanzo spagnolo tra Otto e Novecento A Ines, perché il saluto è degli angeli Entaó, passeando exitado pelo quarto, levava as suas acusacòes mais longe, con- tra o Celibado e a Igreja: por que proibia eia aos seus sacerdotes, homens viven- do entre homens, a satisfacáo mais natural, que até tèm os animáis? Quen ima- gina que desde que um velho bispo diz - serás casto - a um homem novo e forte o seu sangue vai sùbitamente esfriar-se e que urna palavra latina - accedo - dita a tremar pelo seminarista assustado, será o bastante para conter para sempre a re- beliao formidável do corpo? E quem inventou isto? Un concilio de bispos decré- pitos, vindos do fundo dos seus claustros, da paz das suas escolas, mirrados como pergaminhos,. imitéis como eunucos! 1 Il personaggio che passeggia inquieto nella sua stanza chiedendosi se sia giusto far tacere la propria sessualità per obbedire alle leggi della Chiesa e lan- ciando invettive contro {'establishment ecclesiastico è padre Amaro, il protago- nista di O crime do padre Amaro di José Maria Eca de Queiroz, romanzo pub- blicato per la prima volta nel 1875 2 . Queste poche righe, che ritengo siano di uno straordinario vigore, potrebbero servire da epigrafe a tutta una parte della narrativa europea, e in special modo a quella castigliana, della seconda metà del XIX secolo, a quei romanzi cioè che propongono, centralmente o trasver- salmente, il tema del religioso cattolico innamorato. Come afferma Octavio 1 José Maria Eca de Queiros, O crime do padre Amaro, ed. a e. di Helena Cidade Moura, 2 voli., Porto 1964, voi. I, pp. 350-51. 2 II romanzo fu pubblicato per la prima volta a puntate sulla «Revista Occidental» tra il febbraio e il maggio del 1875. Una seconda versione fu pubblicata nel 1876 e una terza nel 1880.

Upload: lamtu

Post on 17-Feb-2019

219 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

DONATELLA SIVIERO

Università della Calabria

II prete perduto. Vicende di un personaggio nel romanzospagnolo tra Otto e Novecento

A Ines, perché il saluto è degli angeli

Entaó, passeando exitado pelo quarto, levava as suas acusacòes mais longe, con-tra o Celibado e a Igreja: por que proibia eia aos seus sacerdotes, homens viven-do entre homens, a satisfacáo mais natural, que até tèm os animáis? Quen ima-gina que desde que um velho bispo diz - serás casto - a um homem novo e forteo seu sangue vai sùbitamente esfriar-se e que urna palavra latina - accedo - dita atremar pelo seminarista assustado, será o bastante para conter para sempre a re-beliao formidável do corpo? E quem inventou isto? Un concilio de bispos decré-pitos, vindos do fundo dos seus claustros, da paz das suas escolas, mirradoscomo pergaminhos,. imitéis como eunucos!1

Il personaggio che passeggia inquieto nella sua stanza chiedendosi se siagiusto far tacere la propria sessualità per obbedire alle leggi della Chiesa e lan-ciando invettive contro {'establishment ecclesiastico è padre Amaro, il protago-nista di O crime do padre Amaro di José Maria Eca de Queiroz, romanzo pub-blicato per la prima volta nel 1875 2. Queste poche righe, che ritengo siano diuno straordinario vigore, potrebbero servire da epigrafe a tutta una parte dellanarrativa europea, e in special modo a quella castigliana, della seconda metàdel XIX secolo, a quei romanzi cioè che propongono, centralmente o trasver-salmente, il tema del religioso cattolico innamorato. Come afferma Octavio

1 José Maria Eca de Queiros, O crime do padre Amaro, ed. a e. di Helena Cidade Moura,2 voli., Porto 1964, voi. I, pp. 350-51.

2 II romanzo fu pubblicato per la prima volta a puntate sulla «Revista Occidental» tra ilfebbraio e il maggio del 1875. Una seconda versione fu pubblicata nel 1876 e una terza nel1880.

160 Donatella Siviera

Paz, «Una de las funciones de la literatura es la representación de las pasiones;la preponderancia del tema amoroso en nuestras obras literarias muestra que elamor ha sido una pasión central de los hombres y las mujeres de Occidente»3:una passione che in un cospicuo numero di narrazioni della seconda metà del-l'Ottocento alberga in personaggi nei quali dovrebbe essere o orientata in dire-zione mistica o del tutto assente.

Non v'è dubbio che tra le figure letterarie di ogni tempo quella del reli-gioso animato da pulsioni carnali è un archetipo che ha attraversato tutte leepoche della letteratura, con picchi di vero e proprio dominio 4. Nel Medioe-vo, ad esempio, è una presenza piuttosto vistosa: si pensi a un genere come ifabliaux, dove il religioso spesso entra in gioco come terzo componente deitriangoli amorosi. Ma torniamo alla seconda metà dell'Ottocento, quando ilromanzo si presenta come «un immenso arengo d'umanità in crescita e un vi-vaio pressoché inesauribile di personaggi che si realizzano in forme e soluzioniinnumerevoli», con parole di Salvatore Battaglia5. In questa vastità di perso-naggi, è normale che vi siano alcuni tipi ricorrenti, come ad esempio medici,ingegnieri o appunto sacerdoti. Ed è proprio in questa fase del romanzo euro-peo che il prete (o talvolta il frate), incline più all'amore mondano che non aquello divino, conosce un momento di vero protagonismo. E se è vero che nelcorso dei secoli la violazione del voto di castità è sempre stata una pratica quasisistematica, è però nella narrativa di cui stiamo parlando che questa infrazionee le relative conseguenze vengono problematizzate, vissute dai religiosi comecrisi che genera drammatici dilemmi psicologici. L'adultera, che sappiamo è,tra i personaggi femminili, la grande protagonista del romanzo ottocentesco,trova dunque nel religioso peccatore il suo omologo maschile 6.

In Francia, dove com'è noto tra Otto e Novecento si concentra l'humusdestinato ad alimentare buona parte della letteratura, non solo spagnola ma di

3 Octavio Paz, La llama doble. Amor y erotismo, Barcelona 1993, p. 102.4 È ovvio che siamo dinanzi a una tematica che riguarda specificamente le letterature

dei paesi di religione cattolica, in cui la morale cattolica fa sentire il suo peso e in cui vige il ce-libato ecclesiastico. A questo riguardo Soledad Miranda García, nelle prime pagine del suo li-bro Religión y clero en la gran novela española del siglo XIX, Madrid 1982, fa, seppure rapida-mente, il punto sul panorama letterario europeo.

5 Salvatore Battaglia, Mitografia del personaggio, Milano 1968, pp. 315-16.6 All'adutera ha dedicato uno studio ormai classico Biruté Ciplíjauskaité, La mujer insa-

tisfecha. El adulterio en la novela realista, Barcelona 1984.

Il prete perduto 161

tutto il Vecchio Continente, sono diversi i romanzi i cui protagonisti sono sa-cerdoti invischiati in storie di amore terreno, come ad esempio Un curé de pro-vince di Héctor Malot, pubblicato nel 1872, o i due romanzi di Émile Zola Laconquète de Plassans, del 1874, e Lafaute de l'abbéMouret, del 1875. Rispettoal grande modello francese, tuttavia, il romanzo spagnolo coevo mostra unapredilezione molto più decisa per questo personaggio. Con ogni probabilità,infatti, è alla narrativa castigliana che spetta il primato europeo di presenze diuomini di Chiesa: non può passare inosservato che i romanzieri spagnoli, trala seconda metà del XIX secolo e fino all'inizio del XX, popolano le loro narra-zioni di sacerdoti e più in generale di personaggi che hanno a che fare con lasfera religiosa, e che molti di questi personaggi sono inclini più alla vita mon-dana che non a quella casta e spirituale. Dai maggiori capolavori alle opere mi-nori, seminaristi, preti, frati, monsignori e simili sono protagonisti, co-protagonisti o comunque personaggi di una certa rilevanza. Si pensi che nellasola Regenta, oltre a don Fermín de Pas, sono ben quattordici, tra frati e preti,le altre figure di ambito ecclesiastico7.

Spiegare questa massiccia presenza di religiosi è un problema abbastanzacomplesso, poiché entrano in gioco tanto questioni storico-letterarie quantosocio-politiche8. Ci è utile qui accennare al fatto che due eventi, la Revolucióndel 68 e la Restauración, ebbero indubbiamente il loro grande peso: mentre laGloriosa aveva spinto in direzione di un talvolta esacerbato liberalismo anti-clericale e antireligioso, la Restauración presuppose il ritorno a una spiritualitàspesso ciecamente bigotta e falsamente intransigente9. Nel genere romanzesco

7 Si tratta di don Aniceto, don Antero, Fortunato Camoirán vescovo di Vetusta, il ca-nónigo regalista, il chierico di Loreto, don Custodio, il maestro di cappella, il decano, padreGoberna, padre Maroto, padre Martínez, Restituto Mourelo, il parroco de Contracayes e ilparroco de Matalejero.

8 Tra i numerosi studi che analizzano le problematiche legate a religione e anticlericali-smo nel romanzo spagnolo della seconda metà dell'Ottocento ricordo, oltre il già citato volu-me della Miranda García, Francisco Pérez Gutiérrez, El problema religioso en la Generación del1868, Madrid 1975; e il recente lavoro di José Luis Molina Martínez, Novela anticlerical del si-glo XIX. Sociología e historia, crítica e ideología, Murcia 1995.

9 Riassume María de los Ángeles Ayala nell'introduzione alla sua edizione di Los Pazosde Ulloa di Emilia Pardo Bazán (Madrid 1997): «Es bien sabido que al calor de la Revolucióndel 68 se exacerba el liberalismo, y, en lógica contrapartida, con la Restauración se manifiestaun vivo afán de espiritualidad. Surge la novela de tesis, religiosa y social, con tendencia al análi-sis psicológico. De igual forma la gran novela de la segunda mitad del siglo XIX manifiesta una

162 Donatella Siviera

si riflettono i due atteggiamenti, l'anticlericalismo e la rivendicazione della spi-ritualità; e quindi i personaggi che orbitano nella sfera ecclesiastica risultanonell'uno e nell'altro caso i più direttamente chiamati in causa. Questo ancheperché siamo negli anni in cui la letteratura sta incanalandosi nel solco realistae in Spagna, come osserva Soledad Miranda García, «Una narrativa que aspi-rase a ser realista tenía que acoger entre sus principales motivos inspiradores elelemento religioso, clave del comportamiento de amplios sectores y, a veces,también de la propia conducta personal del autor»10. Aggiungerei poi che larincorsa delle mode crea a volte negli scrittori una sorta di paranoia della te-matica. Così, nell'Europa cattolica della seconda metà dell'Ottocento i ro-manzi à la page propongono principalmente ritratti della società borghese constorie di adulteri e di crisi religiose. È ovvio tuttavia che il grande romanziereriesce sempre a offrire, tra le pieghe della ripetitività, i suoi spunti personali siariguardo alle tecniche narrative che alla costruzione dei personaggi. Sicché, nelcaso del nostro personaggio, l'archetipo si individualizza nella sua personalestoria e quindi non è mai monolitico, statico, insomma non è una semplicemaschera. I religiosi della letteraura castigliana, figure che pure condividonouna serie di caratteristiche, assumono una propria specifica identità nelle storieche sono chiamati a interpretare. Le azioni, le relazioni, le parole di ogni per-sonaggio danno di esso una rappresentazione altamente individualizzata; inol-tre il personaggio appare tanto più articolato e meno piatto quanto più loscrittore riesce a dialogare, attraverso richiami e ammiccamenti, con il restodell'universo letterario.

Seguire le vicende di ciascuno dei membri della sterminata famiglia di ec-clesiatici (e aspiranti tali) che si affaccia dalle pagine della narrativa castiglianadella seconda metà dell'Ottocento necessiterebbe, com'è ovvio, uno studio diampio respiro. Ritengo, tra l'altro, che un censimento completo possa daredelle cifre veramente sorprendenti. Nelle pagine che seguono mi limito dun-que a un approccio a tre personaggi: il seminarista prossimo ai voti Luis deVargas, il domenicano missionario Enrique, entrambi figure di Juan Vaierà ri-

gran predilección para el tipo sacerdotal o religioso. La mayor parte de los novelistas asisten endiversas etapas de su vida al cambio ideológico que supone la Revolución del 68, y aunque elflorecimiento de la novela cronológicamente es algo mas tardío, se acusan en ella tanto losprincipios demagógicos y anticlericales fermentados a su amparo como los de clara reivindica-ción» (p. 59). Le citazioni del romanzo sono tutte da questa edizione, da ora PdU.

10 Miranda García, op. cit., p. 6.

Il prete perduto 163

spettivamente protagonisti di Pepita Jiménez (1874) e Doña Luz (1879) n ; e ilgiovane sacerdote Julián Álvarez, protagonista di Los Pazos de Ulloa di EmiliaPardo Bazán (1886). La scelta, ovviamente, non è casuale. Si tratta di tre per-sonaggi che, credo, offrono altrettante interessanti varianti del contrastodrammatico e angoscioso, in una coscienza religiosa, fra voto di rinuncia aisensi e tentazioni delle leggi della natura, *e che in più sono legati dal sottilegioco intertestuale che si instaura tra i romanzi di cui sono protagonisti12.

I tre romanzi hanno tre diverse modalità narrative: mentre in Pepita Ji-ménez assistiamo a un complesso e sottile gioco di cambio di prospettive e divoci narranti e in Doña Luz il narratore si presenta come testimone dei fattipur lasciando spazio ad altri punti di vista, la Pardo Bazán propende inveceper un narratore onnisciente in terza persona. Per la prima parte di Pepita Ji-ménez (il romanzo è strutturato in tre parti, più un breve prologo) Vaieràadotta la forma dell'autobiografia epistolare, sicché il lettore conosce Luis deVargas in presa diretta attraverso le sue lettere. L'altro romanzo, Doña Luz, siapre con una dedica a firma dell'autore alla «señora condesa de Guiomar», nel-la quale Vaierà spiega che su richiesta della contessa racconterà del «desastradocaso del Padre Enrique», anticipando così al lettore quello che è il nucleo delromanzo. Al momento opportuno è lo stesso Enrique a raccontare, in unaconfessione scritta, del suo distruttivo innamoramento per la bella Luz. Labreve nota del fittizio editore anteposta a Pepita Jiménez, invece, crea nel letto-re l'aspettativa di una storia di vocazione sacerdotale tout court13. Dei tre, il ro-

11 I due romanzi furono pubblicati prima a puntate, Pepita Jiménez nella «Revista deEspaña» tra il 28 marzo e il 13 maggio del 1874, Doña Luz nella «Revista Contemporánea» trail 15 novembre del 1878 e il 30 marzo del 1879.

12 Si vedano in particolare Darío Villanueva, «Los Pazos de Ulloa», el naturalismo y Hen-ry James, «Hispanic Review», 52, 1984, pp. 121-39, che rileva punti di contatto tra il romanzodella Pardo Bazán e Pepita Jiménez; e José Francisco Montesinos, Vaierà o la ficción libre. En-sayo de interpretación de una anomalía literaria, Madrid 1957, che fa riferimento ai parallelismitra i due romanzi di Vaierà (pp. 127-28).

13 «Las cartas que la primera parte contiene parecen escritas por un joven de pocos años,con algún conocimiento teórico, pero con ninguna práctica de las cosas del mundo, educado allado del señor Deán, su tío, y en el Seminario, y con gran fervor religioso y empeño decididode ser sacerdote» (Juan Vaierà, Pepita Jiménez, ed a c. di Leonardo Romero, Madrid 1997, p.137, da ora PJ).

164 Donatella Siviera

manzo della Pardo Bazán è il meno innovativo dal punto di vista della tecnicanarrativa, giacché come ho detto la scrittrice si avvale di una predominantevoce in terza persona che, pur lasciando spazio al punto di vista di alcuni per-sonaggi, non lascia mai che sia uno di loro a trasformarsi in narratore interno,riservando per sé il compito di commentare sensazioni, reazioni, pensieri e sta-ti d'animo14.

In una recensione del 1887 appunto a Los Pazos de Ulloa, pubblicata su«La Ilustración Ibérica», Clarín volle vedere in don Julián un «Hamlet tonsu-rado», a causa della «poca maña y energía con que maneja los negocios mun-danos, y por su prurito de perderse en idealdades cuando sopla con más furialo que llamaba el señor Cánovas el huracán de las circunstancias» 15. «Maña» y«energía» che invece non fanno difetto al padre Enrique e, apparentemente,neanche a Luis16. Del missionario il lettore conosce innanzitutto l'idea che sene è fatta Luz attraverso le lettere che Enrique invia allo zio e che la giovane glilegge ad alta voce:

conoció doña Luz que el padre Enrique, a más de ser valiente hasta el heroísmo,y entusiasta y fervoroso en todos sus actos y misiones apostólicas, era sujeto declaro ingenio y de singular discreción y prudencia17.

Nel caso del seminarista, invece, si tratta solo di apparenze. In fondo, le

14 Per Darío Villanueva la prospettiva dominante nel romanzo della Pardo Bazán èquella di don Julián («Los Pazos», novela en la encucijada in Estudios sobre «Los Pazos de Ulloa»,a c. di Marina Mayoral, Madrid 1989, pp. 17-36, a p. 30).

15 Recensione riportata in Leopoldo Alas: Teoría y critica de la novela española, a c. di Ser-gio Beser, Barcelona 1972, p. 285.

16 Non sono d'accordo con Pérez Gutiérrez quando afferma che «Las figuras clericalesde las ficciones de Vaierà presentan una apariencia decididamente convencional», concluden-do che «Los curas y frayles de Vaierà no son más que eso: curas y frayles, referencias genéricascarantes de individuación» (pp. cit., p. 85). Vedremo come invece sia Luis de Vargas che padreEnrique acquistino col progredire della narrazione grande spessore e individualità. Forse vale lapena ricordare qui che lo stesso Vaierà riteneva i personaggi delle entità che offrivano infinitepossibilità di trasformazione e caratterizzazione agli scrittori: «en lo intimo del alma de los per-sonajes hay un caudal infinito de poesía que el autor desentraña y muestra, y que transforma laficción, de vulgar y prosaica, en poética y nueva» (Juan Vaierà, De la naturaleza y carácter de lanovela in Obras completas, Madrid 1947, voi. Il, p. 191b).

17 Juan Vaierà, Doña Luz, ed. a c. di Enrique Rubio, Madrid 1990, p. 97, d'ora in avan-ti D I .

Il prete perduto 165

ferme professioni di fede e le decise opposizioni all'amore mondano che tra-spaiono dalle lettere di Luis non sono altro che dichiarazioni di intenti volte aingannare se stesso. Il lettore, infatti, percepisce già dai primi incontri di Luise Pepita che l'innamoramento del giovane sarà inevitabile. Il paragone di Ju-lián con Amieto è calzante; tuttavia in certi passaggi, per alcune sue grossolanesviste e taluni atteggiamenti, il prete bazaniano sembra, mutatis mutandis, se-guire più le orme di un'Alice nel paese delle meraviglie che quelle del principedi Danimarca. Don Julián è un credulone, un ingenuo fin troppo candido chevede il mondo attraverso le lenti della sua assoluta e totale innocenza e inespe-rienza. Al contrario Luis, che pure ha sempre vissuto in seminario, quando neesce per trascorrere una vacanza col padre, non sembra né spaesato né sprovve-duto, come invece, abbiamo visto, voleva dare a intendere in un gioco ironicol'editore fittizio18. Luis de Vargas si compiace nel dipingersi con una certa au-reola di santo:

Comò en el pueblo, medio en burla, medio en son de elogio, me llaman el san-to, yo por modestia trato de disimular estas apariencias de santidad o de suavi-zarlas y humanarlas con la virtud de la eutropelia, ostentando una alegría serenay decente, la cual nunca estuvo reñida ni con la santidad ni con los santos. (PJ,P- 157)

Più avanti, nella seconda parte del romanzo, che è affidata a una vocenarrante diversa da quella di don Luis, leggeremo:

El propósito de toda su vida, lo que había sostenido y declarado ante cuantaspersonas le trataban, su figura moral, en una palabra, que era ya de un aspirantea santo, la de un hombre consagrado a Dios, la de un sujeto imbuido en las mássublimes filosofías religiosas. (PJ, p. 265)

Luis aspira ad essere santo e non nasconde orgoglio e ambizione, sicché lasua non è una vera vocazione. Vuoi farsi missionario per poter soddisfare lesue passioni: «mi amor a la gloria, mi afán de saber, mi curiosidad de ver tie-rras distantes, mi anhelo de ganar nombre y fama» (PJ, p. 179). Insomma,non sembra avere le carte in regola né per onorare il sacerdozio né tanto meno

18 Sull'uso che dell'ironia fa Vaierà si vedano Frank Durand, Vaierà: narrador irónico,«Insula», XXX, 360, novembre 1976, p. 3; Germán Gullón, El narrador en la novela del sigloXIX, Madrid 1976, p. 173.

166 Donatella Siviera

la santità, ma si mostra fin da subito incline a sentimenti di una certa portata.Non ultimo, gioca a favore della mondanità di Luis il suo aspetto fisico. Diquesto ovviamente non parla lui, che anzi ritiene «que no puedo, por fortuna,inspirar pasiones» {PJ, p. 192), ma il narratore della seconda parte:

era un buen mozo en toda extención de la palabra: alto, ligero, bien formado,cabello negro, ojos negros también y llenos de fuego y de dulzura. La color tri-gueña, la dentadura blanca, los labios finos, aunque relevados, lo cual le daba unaspecto desdeñoso, y algo de atrevido y varonil en todo el ademán, a pesar delrecogimiento y de la mansuedumbre clerical. (PJ, p. 286)

«Recogimiento» e «mansuedumbre clerical» che non possono non essereattribuiti all'interpretazione del ruolo che Luis ha in un primo momento scel-to. Il lettore si rende conto che nel Luis seminarista abita un altro Luis, l'uomosensibile alla vita materialistica, e percepisce immediatamente, come ho giàdetto, che nel confronto tra i due sentimenti, amore divino e amore umano,finirà col vincere il secondo. In più di una circostanza Luis si abbandona concompiacimento a languidi elogi della bellezza di Pepita, salvo poi tentare dimitigarli ricorrendo a un'accesa quanto falsa spiritualità. L'affannosa rincorsadi uno slancio mistico ormai superato dalle pulsioni terrene è del tutto vana,come vana è la diga di scrupoli religiosi innalzata in un inutile tentativo di re-sistenza alla sottile seduzione operata dalla giovane e bella vedova. Pepita,come Eva, offre a Luis la mela per la quale lui decide di abbandonare la vita re-ligiosa e che sembra proprio lui stia aspettando.

La preistoria di Enrique, invece, è esattamente il rovescio di quella diLuis. Padre Enrique è un integerrimo frate che ha all'attivo venti anni di irre-prensibile e lodevole vita missionaria:

Todo este tiempo no le había vivido sólo en Manila. Había estado en diversastierras de gentiles, difundiendo la luz del Evangelio; había pasado apenas creí-bles trabajos; había arrostrado graves peligros, y aun había estado dos veces apunto de alcanzar una muerte tan cruel como gloriosa, no salvando la vida sinodespués de sufrir prolongado martirio. (DL, p. 97)

Quasi un martire, dunque, che ha dedicato la sua esistenza all'evangeliz-zazione fino al momento in cui (ed è quando inizia la sua storia nel romanzo)una malattia non lo costringe a dover ritornare in patria. Della sua integritàmorale mai dubiteremmo se il narratore non ci avesse messo in guardia, come

Il prete perduto 167

abbiamo visto. Tra l'altro, l'aspetto fisico del frate non è particolarmente at-traente:

Aunque era hombre de cuarenta años, sus facciones finas y algo aniñadas le ha-cía parecer más mozo. Era blanco, si bien tostado el cutis por el sol; los ojos y elpelo negros; delgado, de mediana estatura, y de hermosa y despejada frente. Suvida de peregrino y de misionero, haciéndole vencer la debilidad de su constitu-ción con la energía del alma, había prestado a su cuerpo extraordinaria agilidady soltura. {DL, p. 106)

Don Julián, dal canto suo, è un personaggio delicato, un puro di spirito eche non conosce sentimenti 'varoniles': «sabía de la vida lo que enseñan los li-bros piedosos. Los demás seminaristas le llamaban San Julián, añadiendo quesólo le faltaba la palomita en la mano» {PdU, p. 115). La sua è una vocazioneindotta che ben si confa alla sua natura debole e che lui accetta di buon gra-do:

Ignoraba cuándo pudo venirle la vocación; tal vez su madre [...] le empujó sua-vemente, desde la más tierna edad, hacia la iglesia, y él se dejó llevar de buengrado. Lo cierto es que de niño jugaba a cantar misa, y de grande no paró hastaconseguirlo. {PdU, p. 115)

Nella stessa pagina, la voce narrante de Los Pazos aggiunge, affinchè il let-tore possa mettere ben a fuoco il personaggio, che

La continencia le fue fácil, casi insensible, por lo mismo que la guardó incòlu-me, pues sienten los moralistas que es más hacedero no pecar una vez que pecaruna sola. A Julián le ayudaba en su triunfo [...] la endeblez de su temperamentolinfático-nervioso, puramente femenino, sin ardores ni rebeldías, propenso a laternura [...] pero no exento, en ocasiones, de esas energías que también se obser-van en la mujer. {PdU, p. 115)

Don Julián dunque, non incontra in Nucha la sua Eva, e perché non lasta cercando e perché è incapace di riconoscerla come tale. I due si conosconofin da piccoli e la ragazza suscita in lui sentimenti quali rispetto e ammirazio-ne; ma soprattutto Julián, una volta ordinato sacerdote, continua a scorgere inNucha una straordinaria bellezza d'animo. Un'amorevole tenerezza che crescequando Nucha sposa il rozzo Pedro Moscoso, che non è certo il marito piùadatto per lei. Tuttavia, neanche per un momento si affaccia nella mente di

168 Donatella Siviero

Julián la possibilità di trasformare i suoi sentimenti sublimati in qualcosa dipiù materiale. Sicché in don Julián non c'è nessuna dialettica interiore che af-fronti il dilemma dello scontro tra sensi e anima, perché il dilemma non esi-ste 19. È conscio e convinto che «Un sacerdote puede hacer todas las cosas ma-las del mundo. Si tuviésemos privilegio para no pecar, estábamos bien», ed ag-giunge che «la ordenación nos impone deberes más estrechos que a los demáscristianos, y es doblemente difícil que uno de nosotros sea bueno» (PdU, p.266). La passione del sacerdote de Los Pazos è, dunque, idealizzata, puramentespirituale, lontana dalla benché minima interferenza corporea, perché per Ju-lián tutta la bellezza di Nucha è racchiusa nella sua forza di spirito e nella suadelicatezza d'animo. Paradossalmente, Julián si vedrà accusato di qualcosa chenon ha commesso, cioè di avere una relazione con Nucha, e sarà costretto adabbandonare los Pazos perché assolutamente incapace di difendere la sua in-nocenza.

Eppure il corpo c'è, è una realtà tangibile. La prima volta che le mani diJulián e Nucha si toccano, il sacerdote ne rimane molto turbato, quasi come sesi accorgesse soltanto in quel momento che lei è un essere reale, fatto di carneed ossa: «El contacto de aquellas palmas febriles, la súplica, turbaron el cape-llán de un modo inexplicable» (PdU, p. 325). Luis de Vargas, invece, fin dallaprima volta che vede Pepita viene colpito non già dalle qualità morali, chepure sappiamo albergare nella vedova, ma dalle sue qualità fisiche. QuandoPepita per la prima volta gli stringe la mano, Luis dice di avere compreso me-glio «su delicadeza y primor, que hasta entonces no conocía sino por los ojos»,e subito si rallegra perché «dada ya la mano una vez, la debe uno dar siempre»(PJ, p. 220-21). Gli effetti delle successive strette di mano sono come scaricheelettriche per l'innamorato Luis: «nos damos la mano, y al dárnosla me hechi-za. Todo mi ser muda. Penetra hasta mi corazón un fuego devorante, y ya nopienso más que en ella» {PJ, p. 228). Padre Enrique e doña Luz, a differenzadelle altre due coppie, non si sfiorano neanche una volta. O meglio, solo sulletto di morte Luz bacia la fronte, le palpebre e le labbra del moribondo fratema «con devoción fervorosa, como quien besa reliquias» (DL, p. 214), perchéné sa dell'amore di Enrique, né è ancora in grado di riconoscersi lei innamora-

19 Nelly Cémessy ritiene che «En Nucha el joven sacerdote ve la incarnación de su pro-pio ideal de mujer cristiana y el reflejo de su exigencia de pureza llevada a un grado extremo»(De «Los Pazos de Ulloa» a «La madre naturaleza»: Don Julián y el tema del amor prohibido, inEstudios sobre «Los Pazos de Ulloa», cit., pp. 51-59, p. 52).

Il prete perduto . 169

ta di lui. La loro relazione fin dal principio è basata principalmente su unastraordinaria affinità spirituale e va in crescendo, ma né l'uno né l'altra sem-brano voler ammettere che il loro rapporto è una profonda passione. Sulle pri-me, doña Luz lo crede «un tesoro de santidad, un dechado de todas las virtu-des, y un pozo inagotable de ciencia» (DL, p. 106) e trova in lui un amico del-l'anima. Da parte sua, padre Enrique sembra vedere in Luz solo «un sinnúme-ro de brillantes calidades: un espíritu cultivadísimo y capaz de elevarse a lasesferas mas encumbradas del pensamiento, y un corazón lleno de afectos tier-nos, nobles y puros» (DL, p. 121); sicché sembra essere convinto di amare Luz«como el maestro ama a su discípulo; como un alma ama a otra, cuando am-bas coinciden en las mismas creencias y opiniones» (DL, p. 121-22). II desdi-derio di Enrique viene dunque taciuto, e anzi il narratore, probabilmente permeglio preparare il colpo di scena, insiste sull'aspetto spirituale di quella rela-zione, come quando afferma che il missionario «apenas se fijaba en la belleza yelegancia del cuerpo y del rostro de doña Luz» perché «hundía la mirada a tra-vés de estas prendas corporales y exteriores, y llegaba al alma» (DL, p. 123).Tuttavia si percepisce, a mano a mano che la narrazione continua, che questosentimento è una bomba ad orologeria, che infatti esplode quando Luz si spo-sa. Del resto, che il frate fosse in realtà perdutamente innamorato lo aveva giàinsinuato dall'interno del romanzo un altro personaggio, doña Manuelita,amica intima di Luz. Come ho già detto, Enrique rivela la portata del suo sen-timento in un'autoconfessione scritta, nella quale libera tutta la sua caricaerotico-sentimentale, e, disperato, invoca l'aiuto di Dio. Finalmente sappiamoche non era stato sedotto solo dall'anima di Luz:

Ella es hermosa de alma y de cuerpo. Sus ojoz, azules como el cielo, no revelansino ideas y sentimientos llenos de limpia honestidad. No puedo acusarla de lamenor provocación, ni siquiera instintiva y por ella ignorada. Ni reflección trai-dora, ni ciego instinto hubo jamás en ella de perderme. Y esto fue la causa de miperdición. (DL, p. 191)

Mi sembra interessante notare che l'atteggiamento di Enrique si collocapraticamente al polo opposto a quello di un altro prete perduto che ho giàavuto modo di citare all'inizio di questo lavoro, padre Amaro. Se Vaierà ci of-fre la prospettiva di un frate che preferisce lasciarsi morire piuttosto che in-frangere i voti e che accoratamente ricorre a Dio nel momento di massima di-sperazione, Eca de Queiroz aveva invece proposto l'esatto contrario: la natura

170 Donatella Siviera

sensuale del suo Amaro si ribella, a parole e nei fatti, all'imposizione della ca-stità. Per il prete portoghese non è l'amore terreno, sensuale, ad averlo perdu-to, bensì la decisione della sua protettrice di avviarlo alla carriera ecclesiastica:

Amaldicoou, num desespero, «a pega da marquesa que o fizera padre», e o bispoque o confirmara!- Perderam-me! perderam-me! dizia, um pouco desvairado20.

Per la sua specificità, la figura sacerdotale si presta bene a quello che po-tremmo definire il gioco del doppio. Si tratta cioè di un tipo di personaggioinnegabilmente ambiguo, nel quale convivono componenti profane e sacre eche dunque offre al romanziere la possibilità di giocare con la sua doppia natu-ra. Insomma, un personaggio che se da un lato è rinchiuso in un abito-gabbiache lo costringe a rispettare i canoni di una determinata caratterizzazione so-ciale, dall'altro ne accetta una seconda, e non meno importante, di tipo psico-logico e culturale. Il protagonismo di una figura come questa, con la sua du-plicità intrinseca, nel romanzo della seconda metà dell'Ottocento sembra esse-re la naturale anticipazione della percezione della pluralità del personaggio cheavverrà nel Novecento, quando il personaggio appunto smette di essere unacreatura univoca per disgregarsi non già nel doppio, ma nella molteplicità. Nelcaso del prete, l'impegno contratto con Dio non fa altro che rafforzare la logi-ca dell'ambivalenza, che in molti casi spinge a un necessario sdoppiamento. Ipreti, almeno quelli della letteratura, sono dunque un vero centro di prolifera-zione di doppi. Di norma, lo sdoppiamento genera una lotta tra i due poli,una crisi che ciascun personaggio affronta a modo suo, trovando la propriapersonale soluzione. Abbiamo visto come Luis abbia tentato di opporre resi-stenza alla sua natura sensuale, ingaggiando per la verità una lotta non proprioall'ultimo sangue per sconfiggerla. In don Julián abbiamo visto invece l'inca-pacità di riconoscere una realtà diversa da quella impostagli dalla sua forma-zione e di riconoscersi in essa, tanto da non riuscire neanche a rendersi contodi provare amore. Questa sua incapacità genera il contrasto tra ciò che lui cre-de e vede e il mondo così com'è. Padre Enrique, invece, una volta scopertol'uomo nel servo di Dio, rifiuta categoricamente la parte che di lui desideravala donna al punto da operare la scelta estrema della morte. Luis è un pretemancato, un prete che la Chiesa perde perché viene perduto dalla passione per

20 E a de Queiros, O crìme do padre Amaro, ed. cit., voi. I, p. 254.

Il prete perduto 171

Pepita (anche se incanalata immediatamente nel solco ortodosso del matrimo-nio); padre Enrique è un frate perduto da un amore struggente, ma che restaassolutamente platonico, per doña Luz al punto da morirne. Julián è per con-tro un prete perduto nella sua ingenuità, assolutamente incapace di farsi per-dere dai sentimenti che pure nutre nei confronti di Nucha.

Col cambio di secolo e con l'entrata in crisi dell'entità personaggio, nelromanzo spagnolo il protagonismo dell'ecclesiastico perde decisamente terre-no21. Potremmo pensare che l'agonizzante monsignor Stefano Gaetani dellaSonata de Primavera di Valle-Inclán, del 1904, simbolizzi l'uscita di scena diquesta ingombrante presenza. Sul letto di morte monsignor Gaetani avrà iltempo per far intuire al lettore quali fossero state le passioni a cui aveva obbe-dito per tutta la vita:

Mis horas están contadas. Los honores, las grandezas, las jerarquías, todo cuantoambicioné durante mi vida, en este momento se esparce como vana cenisa antemis ojos de moribundo22.

Confesserà infatti che per sete di potere e onore aveva pregato Dio affin-chè facesse morire il Pontefice nella speranza di prenderne il posto.Forse l'ultimo vero prete perduto in area iberica è il giovane Joaquim, prota-gonista di Nàufrags, romanzo catalano di Prudenci Bertrana, del 1907. Inun'atmosfera sensualmente decadente, il personaggio di Bertrana, innamoratodella cugina Célia, bella ma insensibile e volgare, arriva ad essere ritratto persi-no in atti di feticismo:

I les mans del sacerdot se n'hi ànaven prenent el que deixava Célia, desitjós derobar-ho, d'endur-s'ho a la seva cambra i petonejar aquells objectes com relí-quies san tes 23.

21 Conseguenza del tutto comprensibile se pensiamo al processo di laicizzazione che lanarrativa castigliana subisce a partire dagli scrittori del '98.

22 R a m ó n del Va l le - Inc lán , Sonata de Primavera. Sonata de Estío. Memorias del MarquésdeBradomln, Madrid 1988 (Colección Austral), p. 30.

23 P r u d e n c i Ber t rana , Nàufrags, in Obres completes, Barce lona 1 9 6 5 (Bibl io teca Selecta) ,p.33.

172 Donatella Siviera

Ma siamo già nel Novecento e Joaquim è appunto un naufrago, un casoisolato all'interno della stessa narrativa catalana. Ritroveremo nel 1933 unprotagonista prete in San Manuel Bueno, mártir di Unamuno. Don Manuel èfiglio di un altro tempo, si è lasciato alle spalle le passioni sentimentali e torbi-de dei suoi predecessori: è un curato di campagna che ha perso la fede anche secontinua ad esercitare il ministero. Un prete che la Chiesa ha perduto, non perun banale amorazzo o per una grande passione, ma per una faccenda ben piùseria.