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CERAMICA TEVERE s.r.l. Stab: SS. 315 km 3,500 - Gallese S. (VT) Sede Sociale : P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) P.Iva e Codice Fiscale: 01463760569- C.C.I.A.A. n. 0088105 Tribunale n. 10303 - C.Sociale i.v. E. 10.200,00 Tel./Fax 0761.496702 e-mail: [email protected] INFISSI IN ALLUMINIO PORTE BLINDATE DIERRE TENDE DA SOLE TEMPOTEST CURVATURA INFISSI 01033 Civita Castellana (VT) Via Corchiano, 9 Tel. Fax 0761.515903 Flash Jeans di Antinori S. Via Roma, 42 -Tel. 0761.568045 Fabrica di Roma (VT) Venite a Trovarci e troverete PREZZI DA SBALLO Periodico di Politica, Cultura, Attualità edito dall’Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) Anno II, n. 6 distribuzione gratuita Sandro Anselmi Immobiliare - Finanziaria Assicurazione Gan Italia Contabilità - Pubblicità Pza della Liberazione, 2 Civita Castellana (VT) Tel./Fax 0761.513117 [email protected] Agente Generale SandroAnselmi P.za della Liberazione, 2 Civita Castellana (VT) Tel. e Fax 0761.513117 e-mail: [email protected] Sommario Pag.2 - F: Bracconeri Pagg. 3 . 30 - Vita...... Pagg.4.5.28.29.31 Ricordando Carnevale Pag.6 - I ragazzi del collegio - Edicole ... Pag. 7 - Festa di Natale Pag.9 - La psicologa -Il medico: Diabete Pag.10 - Aurora Pagg.12.13.19 Album Pag. 14 -Germano Nataloni Pag. 16 - come eravamo Pag.21 - Giochi antichi Pag. 22- La musica Pag. 24 - Ronciglione Pag. 25 - nonna Ersilia Pag. 26 - Vignanello Pag. 27 - Scopri l’Arte Per quanto possa pensare e ripensare agli eccezionali risultati ottenuti da Campo de’ fiori in sole cinque uscite, non mi sembra ancora vero d’aver ricevuto così tanti con- sensi e così tanta considera- zione da parte di tutti. Vi con- fesso, comunque, che ciò è molto gratificante per me e per tutti i bravissimi collabo- ratori, che ringrazio tantissi- mo. La passione, la grinta che anima tutti, lascia ben spera- re in una crescita sempre costante e duratura. Campo de’ fiori, dal primo numero, ha triplicato il numero di pagine e la tiratura ed è distribuito a Civita Castellana, Fabrica di Roma, Corchiano, Vignanello, Valleranno, Cane- pina, Soriano, Viterbo, Va- sanello, Gallese, Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Ronci- glione, Caprarola, Carbo- gnano, Campagnano, Sacro- fano, Trevignano, Bracciano, Anguillara, Faleria, Mazzano, Calcata, Sant’Oreste, Rignano Flaminio, Morlupo, Castel- nuovo di Porto, Riano, Fiano, Magliano Sabina, Collevec- chio……. Ringrazio tutte le persone che gentilmente hanno telefona- to per dire di essersi ricono- sciute nelle foto da noi pub- blicate, come L’Ing. Enrico Giacobbe, che ha chiamato da Piacenza, il Sig. Mario Iannoni da Siena, il Sig. Antonio Costantini da Formia, il Dott. Secondiano Zeroli da Bolsena, il Sig. Elio Mosca da Bolzano, il Sig. Gino Galligani da Treviso…… L’A.I.D.I. (ACCA- DEMIA INTERNAZIONALE D’ITALIA) ha già realizzato oltre venti tra feste di piazza e al coperto ed ha promosso iniziative sociali e culturali. Sandro Anselmi

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CERAMICA TEVERE s.r.l.Stab: SS. 315 km 3,500 - Gallese S. (VT)

Sede Sociale : P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT)

P.Iva e Codice Fiscale: 01463760569- C.C.I.A.A. n. 0088105 Tribunale n. 10303 - C.Sociale i.v. E. 10.200,00

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Venite a Trovarci

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Periodico di Politica, Cultura, Attualitàedito dall’Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.)

Anno II, n. 6 distribuzione gratuita

Sandro AnselmiImmobiliare - FinanziariaAssicurazione Gan ItaliaContabilità - Pubblicità

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Agente Generale

SandroAnselmiP.za della Liberazione, 2Civita Castellana (VT)Tel. e Fax 0761.513117

e-mail:[email protected]

Sommario

Pag.2 - F: Bracconeri Pagg. 3 . 30 - Vita......

Pagg.4.5.28.29.31Ricordando Carnevale

Pag.6 - I ragazzi del collegio - Edicole ...

Pag. 7 - Festa di NatalePag.9 - La psicologa-Il medico: Diabete

Pag.10 - Aurora Pagg.12.13.19 Album

Pag. 14 -Germano Nataloni Pag. 16 - come eravamo

Pag.21 - Giochi antichi Pag. 22- La musica

Pag. 24 - Ronciglione Pag. 25 - nonna Ersilia

Pag. 26 - Vignanello Pag. 27 - Scopri l’Arte

Per quanto possa pensare eripensare agli eccezionalirisultati ottenuti da Campode’ fiori in sole cinque uscite,non mi sembra ancora verod’aver ricevuto così tanti con-sensi e così tanta considera-zione da parte di tutti. Vi con-fesso, comunque, che ciò èmolto gratificante per me eper tutti i bravissimi collabo-ratori, che ringrazio tantissi-mo. La passione, la grinta cheanima tutti, lascia ben spera-re in una crescita semprecostante e duratura. Campode’ fiori, dal primo numero,ha triplicato il numero dipagine e la tiratura ed èdistribuito a Civita Castellana,Fabrica di Roma, Corchiano,Vignanello, Valleranno, Cane -pina, Soriano, Viterbo, Va -sanello, Gallese, Nepi, CastelSant’Elia, Monterosi, Ronci -glione, Caprarola, Carbo -gnano, Campagnano, Sacro -fano, Trevignano, Bracciano,Anguillara, Faleria, Mazzano,Calcata, Sant’Oreste, RignanoFlaminio, Morlupo, Castel -nuovo di Porto, Riano, Fiano,Magliano Sabina, Collevec -chio…….Ringrazio tutte le persone chegentilmente hanno telefona-

to per dire di essersi ricono-sciute nelle foto da noi pub-blicate, come L’Ing. EnricoGiacobbe, che ha chiamatoda Piacenza, il Sig. MarioIannoni da Siena, il Sig.Antonio Costantini daFormia, il Dott. SecondianoZeroli da Bolsena, il Sig.Elio Mosca da Bolzano, ilSig. Gino Galligani daTreviso…… L’A.I.D.I. (ACCA-DEMIA INTERNAZIONALED’ITALIA) ha già realizzatooltre venti tra feste di piazzae al coperto ed ha promossoiniziative sociali e culturali.

Sandro Anselmi

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Campo de’ fioriPeriodico di Politica, Cultura, edattualità editi dall’Associazione

“Accademia Internazionale d’Italia”

(A.I.D.I.) - senza fini di lucroPresidente fondatore:

Sandro AnselmiDirettore:

Sandro AnselmiDirettore Responsabile:

Sandro AnselmiSegretaria di Redazione:Cristina Evangelisti

Impaginazione e Grafica:Cristina Evangelisti

Reg. Trib. VT n. 351 del 2/6/89Stampa: Tip. I.B.

00135 Roma- Via G.Boffito, 24La realizzazione di questo giornale

e la stesura degli articoli sonoliberi e gratuiti ed impegnanoesclusivamente chi li firma.

Testi, foto, lettere e disegni, anchese non pubblicati, non saranno

restituiti se non dopo preventivaed esplicita richiesta da parte di

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cazione, anche parziale, sonoriservati in tutti i paesi.

Direzione, amministrazione, reda-zione, pubblicità ed abbonamenti:

P.za della Liberazione n. 201033 Civita Castellana (VT)

c/c PT n. 42315580Tel. e Fax 0761.513117

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Ci è stato segnalato, da alcu-ni operatori commerciali, diessere stati contattati per l’in-serzione pubblicitaria delleloro attività su Campo de’fiori, da persone a noi scono-sciute. Comunichiamo pertan-to che le persone incaricate aqualsiasi titolo, da Campo de’fiori, dovranno essere munitedi autorizzazione su cartaintestata, debitamente firma-ta e contenente i dati anagra-fici dell’incaricato stesso.

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Grazie di aver risposto in tanti…… abbiamo ricevuto molte richieste riguardo i corsi di teatro, siamo perciò lieti dicomunicarvi che fra breve inizieranno. Abbiamo scelto una lettera tra le tante arrivate che simpaticamente vi pub-blichiamo. Rivolgendo a tutti i più cari saluti, vi invitiamo a contattarci al solito indirizzo. (Campo de’ fiori : Tel./Fax0761.513117 e-mail: [email protected]) A presto Fabrizio Bracconeri

Simpaticissimo Signor Bracconeri, sono una ragazza di diciannove anni che si chiama Stefania ed abito a _____,un piccolo paese nei pressi di Civita Castellana, e sono una romanista al 100% . Ricordo molto bene “I ragazzi dellaterza C”, anche se allora ero una bambina, perché adoravo quel telefilm; mi ricordo soprattutto di lei, ed è per que-sto che, anche se ora la serie non viene più trasmessa, spero un giorno di rivederla in TV, magari proprio nella miti-ca Terza C. Ricordo che due o tre anni fa, passando per Faleria, un paese vicino al mio, l’ho vista in piazza di sfug-gita, ed ora, sfogliando “Campo de’ fiori”, mi ha colpito la sua lettera e mi ha preso subito il desiderio di collabo-rare con lei e tanti altri ragazzi, per iniziare dei corsi di recitazione e, chissà, magari intraprendere proprio la suastessa professione. Infatti, fin da bambina, ho avuto sempre un sogno nel cassetto: quello di recitare, ed ora, adiciannove anni, il sogno non è cambiato. Vorrei recitare al teatro o in televisione ma, purtroppo, vivendo in un pic-colo paese, le opportunità non sono molte. Dovrei andare a Roma, ma viaggiare non è molto facile. Se iniziasserodei corsi a Civita Castellana sarebbe molto più semplice ed io sarei felicissima. Ok, ora la devo lasciare. Aspetteròcon ansia una sua risposta. A presto !!! Stefania P.P.S. Lei è veramente “forte” ed è un grande attore.

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Campo de’ fiori

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Vita Cittadina

FabricanDoFestival. Manifestazioni musicali nel Comune di Fabrica di Roma. Padrino del Festival Roberto Vecchioni

Civita Castellana. Concorso presepi Natale 2003a sx, il primo classificato, è della Frazione Sassacci.

Al centro (fuori concorso) il presepe costruito dai bambini delle scuole elementari XXV Aprile.A dx il presepe fatto da Michele Moscioni e Giusy Mulè

30.1.04 firma della Convenzione tra la Soprintendenzaper L’Etruria Meridionale ed il Comune di Fabrica di

Roma per la gestione della Chiesa di S.Maria di FalleriDott.ssa De Lucia - Dott. Scarnati - Dott.ssa Moretti

Carnevale di Nepi 25 Gennaio 2004

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Campo de’ fiori

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Ricordando Carnevale....... di Roberto Moscioni

Che bello era il carnevale di una volta….. fatto diarte e di semplicità, “quel carnevale” allegro edinnocente, impresso oramai soltanto nei ricordi edin vecchie fotografie, in cui le generazioni modernehanno potuto conoscere quegli anni intrisi di magiae spensieratezza, dove tutto era pensato per fardivertire grandi e piccini, come il copione di ungrande varietà. Sono passati molti anni da quandole ceramiche civitoniche hanno smesso di parteci-pare al carnevale con i loro coloratissimi e meravi-gliosi carri allegorici, adorati da tutti , lasciandocosì quell’insopportabile amaro in bocca che, adistanza di anni, non accenna ancora a scompari-re. Come dimenticare i carri realizzati dagli operaidelle ceramiche: Astra, Flaminia, Simas, Faleri edaltre. Come non ricordare i carri della stazione dellaRoma Nord ed in particolare quelli realizzati dall’in-dimenticabile Don Giuseppe Bodini, maestro dimolte generazioni di ragazzi e grande sostenitoredel carnevale civitonico che, grazie al suo ingegnoed al suo carisma, riusciva ad arruolare molti gio-vani, insegnando loro l’arte del carnevale e nonsolo. Con questa rubrica vogliamo rendere omag-gio, attraverso delle rare fotografie, a tutti coloroche hanno fatto la storia del carnevale civitonico,tramandandoci quella passione fatta di colori e car-tapesta……Grazie !!!Si ringraziano i signori Carlo Profili, FabrizioMoscioni, Pino Malatesta e Nenne Ferrettiper l’aiuto che ci hanno dato mettendoci adisposizione le loro foto.

1969

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1970

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1973 L’osteria dei mejo

1974 : Pinocchio - carro della Roma-Nord

Carnevale 1932-33 : Ceramica Vincenti

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Campo de’ fiori

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1979 : L’italia che affonda (ceramica Micas

anni

‘70

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‘80

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Le sorelle bandiera degli anni ‘70Alfredo e Peppe Rossi

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anni ‘80

La rustica degli anni ‘70

La rustica degli anni ‘80

1982: La vispa TeresaCeramica Astra

1980: Pagliacci su marteCeramica Astra

1977: I pompieri

...Continua a Pag.28

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I Ragazzi del Collegio

Nel 1996, dopo aver assistito alla rappre-sentazione de “L’ avaro” di Molière da partedi una compagnia amatoriale di adulti, ungruppo di ragazzini delle quinte elementaridi Ronciglione, coadiuvati dalle proprieinsegnanti, decise di proporre a loro volta lacommedia durante la recita di fine annoscolastico. Furono talmente carini e braviche venne loro proposto di rappresentare lacommedia alla Sala del Collegio , vicinaall’attuale scuola media, adibita di volta involta a sala mostre o conferenze ma,soprattutto, dotata di un palcoscenico con

adiacenti camerini, particolarmenteadatti ad ospitare spettacoli teatralie di vario genere. A questo punto fuchiesta la collaborazione dei prota-gonisti de “L’ avaro” visto dai ragaz-zi e cioè la mia (M.Stella Neri) equella del Sig. Mario Palozzi, genito-ri di una ragazza del gruppo.Insieme ad altri genitori, io e Mario, aiutammo i ragazzi alla realizzazio-ne del loro spettacolo, e così, fu l’i-nizio di tutto. Presi dall’entusiasmo,i ragazzi scoprirono subito un’altradivertente commedia di Molière, “Lefurberie di Scapino”, si attribuironoi ruoli e vollero rappresentarla sem-pre alla Sala del Collegio durante ilcarnevale del 1997, replicandola aigiardini pubblici di Ronciglione a

Luglio dello stesso anno. Si diedero ancheun nome:”I ragazzi del Collegio”. Cosìogni anno è stata preparata e rappresenta-ta una commedia diversa: a Settembre ’98“Il Bugiardo” e nel Febbraio del 2000 “Gliinnamorati”, entrambe di Goldoni. AFebbraio del ’99 alcuni ragazzi parteciparo-no al “Don Giovanni”, rappresentato dalCentro Teatro Ricerca di Ronciglione, in unadattamento di Carlo Altomonte. Nel frat-tempo i ragazzi sono cresciuti, hannolasciato le scuole medie per le superiori ma

la loro passione è rimasta e seppure nelgruppo si siano alternati oramai diversiragazzi, resta sempre la presenza fissa dicinque o sei di loro che hanno fondato ilgruppo. Nel 2001 hanno preparato duedivertenti atti unici in dialettoRonciglionese, tratti da due opere di unautore napoletano contemporaneo, MatteoRicciardi, dal titolo “I stracciaroli” e “O bec-chino cojonato”. Nel 2002 hanno rappre-sentato in costume una commedia di A.R.Lesage: “Turcaret”. A dicembre dello stessoanno si sono riproposti in un’altra comme-dia in dialetto Ronciglionese, questa voltatradotta da un’opera di E.Scarpetta: “I nipo-ti de’ ‘o sindico”. Quest’anno si sono voluticimentare in un classico giallo di AgataChristie, “Diceci poveri negretti”, diverten-dosi a creare un’atmosfera densa di tensio-ne e di mistero. Tutti gli spettacoli sonostati diretti da Mario Palozzi, coadiuvati dame stessa e non è mancato, però, anche ilprezioso apporto di alcuni genitori deiragazzi. Tutto ciò è stato reso possibile dalladisponibilità del Comune di Ronciglione cheha sempre concesso l’uso gratuito dellaSala del Collegio e dall’appoggio dell’A.GE.R. (Associazione Genitori Ronciglione)che, tramite la sezione cultura e giovani, hapatrocinato tutte le manifestazioni.

Maria Stella Neri

I Ragazzi del Collegio da sx : Francesco Pinelli, Elisa Angeli, Simone Balletti, Lucia Palozzi,Maria Teresa Moretti, Giuseppe Mascini, Giulio Maltempi, Remo Stella,

Andrea Pinelli, Federico Bruziches, Gabriele Morandi (seduto)

Campo de’ fiori

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Fede ed arte nelle

edicole votive di Civita Castellana

C’è un profondo legame, nel corso dei Tremilaanni di storia cittadina, che unisce CivitaCastellana ed i suoi abitanti: il forte sentimentoreligioso dei fedeli. Gli atti di devozione, il cultoe le cerimonie celebrative, insieme alle ricorren-ze, scandiscono l’incessante passare del tempo,dal periodo dei nostri avi Falisci sino ai nostrigiorni. Poco importa se nel corso di questolungo viaggio sono cambiati i riti, le religioni edi soggetti di divinazione; fondamentale, nellegame arte e religione è leggere anche nellasovrapposizione stilistica delle nostre chiese, illungo ed incessante cammino dei credenti“Civitonici.”. Il Duomo, dedicato alla MadonnaAnnunziata, senza dubbio è il simbolo artistico

e religioso più rap-presentativo di CivitaCastellana. La suacostruzione, volutadalla comunità citta-dina proprio peraffermare l’identitàcattolica e la cre-scente importanzaeconomica di CivitaCastellana, inizia sindalla metà del XIIsecolo. Secondo un’i-scrizione in marmo(Lapide del VescovoLeone - 871 d.C.),murata all’esterno

del Duomo, la chiesa di S. Maria del Carmine,citata come S. Maria dell’Arco, risulta essere laprima cattedrale di Civita. Se per i fedeli la bel-lezza artistica e l’importanza del Duomo, S.Maria del Carmine ecc. costruiti da maestranzespecializzate per volere della comunità, testimo-niano il sentimento e l’unione dei parrocchiani,non vanno trascurate le espressioni di fede piùintime e personali che scaturiscono dalla devo-zione dei cittadini e che si manifestano in picco-le costruzioni sparse per Civita: le edicole voti-ve. La parola edicola deriva dal latino “aedicola”:piccole strutture a forma di tempietto di cuiabbiamo testimonianza in diverse pitture diPompei ed Ercolano. Con una salubre passeg-giata nei quartieri cittadini, nelle vie e piazze,potrete trovare molte di queste costruzioniarchitettoniche, generalmente addossate ad unedificio maggiore che accolgono nel loro internouna statuina o un’immagine sacra. Realizzate

con pochi mezzi e le mani dei fedeli, le edicolevotive sono delle piccole opere d’arte e devozio-ne. Viva espressione del sentimento, le edicolevotive rappresentano il ponte tra la religiositàfamiliare (Chiesa domestica) e la Chiesa parroc-chiale. Alle edicole votive, fiduciosi, gruppi difedeli dei vari rioni ci si rivolgevano e rivolgonocon preghiere verso uno specifico protettore(Santi Patroni – Madonna - Sant’ Antonio - S.Giuseppe ecc.) per ottenere grazie, guarigioni eper grazia ricevuta. In un interessante librodella prof. Patrizia Fantera (Religiosità popolaredelle Edicole rionali di Civita Castellana), a cui vàil merito di aver aperto uno spaccato su questamanifestazione di religiosità popolare, l’autriceha, con cura e zelo, descritto e fotografato tuttele edicole votive di Civita. Tra le tante edicoledel centro storico, a nord e sud di piazzaMatteotti e nella parte nuova di Civita, ho sceltodi presentare ai lettori di Campo dè fiori, l’edi-cola di Sant’Anna, situata in via di San Gregorion° 25. L’archetto a tutto sesto è realizzato inceramica dipinta su cui spiccano quattro bianchivisi di putti alati. La cornice esterna, compostada verdi foglie è completata da un trionfo di rosebianche, gialle e rosse: al centro una nicchiadipinta con l’immagine di Sant’Anna, madredella Vergine Maria, mentre insegna a leggere alfrutto del suo amore. Una delicata pensilina deli-mitata da una piccola ringhiera in ferro, contie-ne fiori freschi e lumini votivi. Il culto diSant’Anna e suo marito Gioacchino, genitoridella Beata Vergine è molto antico e assai cele-brato soprattutto nel mondo greco. Già nel sec.VI si trovano tracce di devozione a Sant’Anna,culto diffuso in occidente dal X secolo con mas-sima diffusione nel XV secolo.

Civita Castellana - Via San Gregorio Sant’Anna e la Madonna bambina

...continua a pag.15

Ronciglione

Le Edicole Votivedi Raniero Pedica

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Campo de’ fiori

Festa di Natale 21 Dicembre 2003E’ passato solo poco tempo dalla festa diNatale organizzata dall’ A.I.D.I. (AccademiaInternazionale D’Italia) e da Campo de’ fiorie sento già una sottile nostalgia per i beiricordi di quella giornata speciale trascorsacon i nostri ragazzi “diversi” . Grazie ai THEBLACK SILVER, ai SARANNO BAVOSI, aSILVY, a ROBERTA, a OSVALDO, a ROSANNADARIDA, a tutte le mamme, ai volontari e aMons. Don Mario Valeri per l’ospitalità .Grazie ancora a Adriano, alla ditta PersonalStyle per i doni offerti e un grazie di cuore algrande FABRIZIO BRACCONERI,che ha voluto regalare momenti di gioia e digrande entusiasmo a tutti.

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Campo de’ fioriL’

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laps

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Dott.ssa Sara Petrucci

L’importanza dellacomunicazione

L’uomo, per sua natura esseresociale, è portato ad incontrare econvivere con l’altro. Le relazioniche instaura, si stabiliscono princi-palmente attraverso la comunica-zione di un’informazione o di unmessaggio, che diviene un aspettoessenziale dell’interazione umana,ed assume un ruolo fondamentalenella determinazione del comporta-mento. La comunicazione segue unprocesso circolare pertanto non puòessere a senso unico, infatti il com-portamento di un individuo esercitasempre un effetto sull’altro e vice-versa. La comunicazione può avve-nire con se stessi, come una sortadi dialogo interiore, caratterizzatoda riflessioni su sé, sugli altri e sul-l’ambiente e questa si definiscecomunicazione INTRAPERSONALE,

oppure può avvenire con altre per-sone e questa viene definita comu-nicazione INTERPERSONALE.Esistono due tipi di comunicazione:una verbale, basata sull’utilizzodella parola (parlata o scritta, comead es. una lettera o un sms) e lanon verbale, che non necessitadell’uso della parola, che si basa sumodalità espressive, caratterizzatedai movimenti del corpo, dai gesti,dall’espressione del viso, l’inflessio-ne della voce, la cadenza delleparole (mimica, gestualità e postu-ra del nostro corpo). Se osserviamoil modo di parlare di una persona, leespressioni del viso, la posizione delcorpo, il suo modo di vestire, l’ac-conciatura, la scelta di un hobby, gliinteressi, la scelta di letture, l’ascol-to di canzoni, tutto ci comunicaqualcosa di suo. In alcune circo-stanze accade che la comunicazio-ne non sia adeguata, ciò si riper-cuote negativamente nella relazio-ne in atto: le persone dicono qual-cosa ma in realtà ne vogliono direun’altra, oppure dicono una cosa ene pensano un’altra o pensanoqualcosa ma non vogliono dirla, o

non riescono a dirla. In questo casoavviene un vero e proprio blocco, lacomunicazione s’inceppa e nasconol’incomprensione e la chiusura checreano, nel tempo, distanza tra lepersone, isolamento e solitudine. Inqueste situazioni la persona assu-me comportamenti che possonoavere, come unico scopo, quello dievitare o sfuggire un rapporto; inrealtà la persona ci stà comunican-do un suo disagio che non sempreriusciamo a comprendere chiara-mente. Anche noi possiamo comu-nicare qualcosa a parole che poicontraddiciamo nei fatti, con unatteggiamento, con uno sguardo.In quei momenti, forse, non siamoconsapevoli di ciò, ma gli altri, sesono attenti, riescono a percepirequalcosa che và oltre alle nostreparole e i sentimenti che le accom-pagnano, e ciò spaventa. Spesso ci sentiamo inadeguati adialogare con l’altro in maniera effi-cace, eppure il bisogno di raccon-tarsi di condividere le proprie espe-rienze e soprattutto trovare dellerisposte coerenti ai dubbi quotidiani, è grande e grida forte…ma pochi

lo sanno e, se lo sanno, non loammettono con facilità! In realtà, ilconfronto comunicativo con se stes-si, consente di acquisire una mag-giore sicurezza personale, graziealla comprensione ed elaborazionedelle proprie idee, delle emozioni edei desideri; ciò facilita il confrontocon gli altri e quindi, un dialogo piùadeguato. Esiste un modo correttodi comunicare? Tutti abbiamo il diritto di esprimerele proprie emozioni, le nostre idee,in maniera decisa e chiara, maabbiamo la responsabilità di farlosenza offendere gli altri, senzaadottare un comportamentoaggressivo che denota semplice-mente una forte insicurezza, debo-lezza. Allora sforziamoci, proviamoa dire le cose che sono nascostedentro di noi, che spesso, anche sebelle, non abbiamo il coraggio didire: il rischio è che se non lo fac-ciamo al momento giusto, potrem-mo non avere più l’opportunità difarlo e potrebbe risultare troppotardi… qualcuno ha suggerito“Carpe diem” ovvero “cogli l’atti-mo!”.

Glossario psicologico

PSICOSOMATICA = disciplina che studia le malattie di origine psichica con sintomi somatici (riferito alcorpo).AGGRESSIVITA’ = inclinazione della personalità ad aggredire, a dominare, ad emergere, a produrre. E’ unareazione frequente alla frustrazione.ANSIA = tensione apprensiva, o irrequietezza, che sorge dal sentire come imminente un pericolo, sia pure vagoe di ordine sconosciuto.FRUSTRAZIONE = condizione in cui si trova l’individuo quando si imbatte in un ostacolo che non gli permet-te di soddisfare una tendenza o di raggiungere una meta.TABU’ = forma di proibizione sociale associata alla minaccia di punizioni.

Dott Maurizio Martini

Il Diabete: una patologiain preoccupante crescita.

Il diabete mellito rappresenta unadelle malattie croniche più diffuseal mondo e purtroppo la sua inci-denza, soprattutto nei paesi svilup-pati o in via di sviluppo è in rapidacrescita. Il diabete è uno stato diiperglicemia cronica, o meglio, ilpaziente che soffre di diabete ha uncronico aumento della concentra-zione di glucosio nel sangue. Il glu-cosio è lo zucchero che le nostrecellule utilizzano come principalefonte di energia, ed è fondamenta-le per il nostro metabolismo e perla sopravvivenza del nostro organi-smo. Quando mangiamo infatti, ilnostro organismo utilizza o trasfor-

ma gli alimenti in glucosio e tra-sporta poi questo zucchero a tuttele cellule tramite il sangue. La distri-buzione, la concentrazione nel san-gue e il metabolismo di questo zuc-chero sono regolati da un precisosistema neuroendocrino in cui l’in-sulina, ormone prodotto dal pan-creas, ha un ruolo centrale. Dalpunto di vista clinico esistono fon-damentalmente due tipi di diabete:il diabete insulino dipendente, ogiovanile e il diabete insulino indi-pendente, o senile. Il primo tipo didiabete insorge di solito in giovaneetà ed è dovuto alla mancanza o abassi livelli di insulina. L’insulina èfondamentale per le nostre cellule,che, senza questo ormone, nonsono in grado di assumere il gluco-sio che arriva tramite la circolazio-ne. La mancanza di insulina, pro-dotta dal pancreas, è dovuta alladistruzione di specifiche cellule(endocrine di tipo beta) presenti inquesto organo ad opera del sistemaimmunitario che, con un tipo dimeccanismo autoimmune, non lericonosce più. In altre parole ilsistema immunitario (che ci difendedalle infezioni) in questi pazientidistrugge le cellule del pancreas cheproducono insulina, perché pensache siano delle cellule estranee.Questo tipo di diabete presenta unaforte componente ereditaria, per cuiè molto facile trovare intere famiglie

che presentano questa malattia. Ildiabete insulino indipendente insor-ge invece in età avanzata. Diciamosubito però che questa soglia di etànegli ultimi decenni si è abbassatasensibilmente, per cui non è diffici-le, specie nelle società più indu-strializzate trovare persone intornoai trenta, quaranta anni che soffro-no di questa patologia. Nel diabetedi tipo insulino indipendente, l’iper-glicemia non è causata dalla man-canza dell’ormone dell’insulina chedi solito è presente, addirittura adalti livelli, ma dalla resistenza che lecellule offrono a questo ormone.Abbiamo detto prima che l’insulinaè fondamentale affinché le celluledel nostro organismo siano in gradodi assumere glucosio. Ebbene neisoggetti con diabete di tipo insulinoindipendente le cellule non sono ingrado di rispondere all’insulina equindi il glucosio rimane ad alteconcentrazioni nel sangue. Questotipo di diabete presenta una com-ponente ereditaria, ma molto mino-re di quella presente nel diabetegiovanile. Inoltre esso si associa fre-quentemente all’obesità, che conmeccanismi ancora non del tuttochiari è in grado di predisporre l’or-ganismo alla iperglicemia e quindi aldiabete. Proprio l’aumento di que-sta patologia, l’obesità, sembraessere all’origine dell’aumento del-l’incidenza del diabete nei paesi svi-

luppati o in via di sviluppo. Maanche la dieta, o meglio il sempremaggiore consumo di dolciumi con-teneti zuccheri a rapida assimilazio-ne, come appunto il glucosio, findalla prima infanzia, sembra poterinfluire nel determinare una piùrapida e precoce insorgenza di que-sto tipo di patologia. Dal punto divista clinico il diabete è una malattiasilente, che si presenta con unaserie di manifestazioni clinichedovute alle alterazioni metabolichecausate dall’iperglicemia e con veree proprie lesioni patologiche gravi eirreversibili che colpiscono diversiorgani, ma che si osservano solodopo molti anni di malattia. Le alte-razioni metaboliche si osservanoprincipalmente nei soggetti affettida diabete di tipo giovanile e sonodovute alla mancanza di zuccheronelle cellule, che provoca nell’orga-nismo uno stato di chetoacidosi chese non scoperto immediatamente,può condurre al coma e alla morte.Le lesioni patologiche in diversiorgani, sono invece correlate allaprecoce aterosclerosi che si osservanei soggetti con alti tassi di glicemianel sangue. L’aterosclerosi è unapatologia del sistema vascolare cheprovoca una diminuzione della ela-sticità e una riduzione del calibro deivasi arteriosi.

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Campo de’ fiori

Il ritornodi Max

In questo numero vi presentiamo la storia dell’orchestra

“Aurora”“Aurora”di Peppe Rossi

LA MITICA ORCHESTRA “AURORA”

Come le ciliegie, una notizia tiral’altra, non importa chi prima ochi dopo, il nostro orgoglio è“comunque, prima o poi”. Nelnumero scorso di “Campo deFiori” abbiamo parlatodell’Orchestra Hot Jazz e subitoci è stato rimarcato il fatto chea Civita Castellana esistevaun’altra orchestra, l’Orchestra“Aurora” molto più anziana

dell’Hot Jazz . E’ proprio perquesto che è più difficile trovar-ne materiale fotografico.Grazie ai familiari dei compo-nenti della “Mitica” Orchestrasiamo riusciti a costruire la sto-ria di questi amici, che un gior-no, decisero di far divertire lagente non soltanto locale, maanche quella dei paesi limitrofi,in particolare Vignanello.Proprio tra Civita Castellana(Sala Cicuti) e Vignanello (SalaPietrò), Giovanni Rossigni,detto “Giovanni de Giggiò”, ful’indiscusso e continuo direttoredell’orchestra per via della suapassione per il violino, si vuole,infatti, che i direttori di orche-stra vengano da questa scuola.Ma di direttori saltuari l’orche-stra “Aurora” ne ha avuti tanti,tra i quali Alfredo Crestoni eil maestro Madonia, ancheloro suonatori di violino.I componenti dell’OrchestraAurora erano: TommasoRossi “O Ciommo”, suonatoredi uno degli strumenti di nuovaconcezione, all’epoca, il trom-

bone a tiro che importòdall’America durante la crocieracon l’Amerigo Vespucci, navescuola della Marina Militare, dicui Tommaso Rossi era partedell’equipaggio, poiché elemen-to della Banda della Marinaquale suonatore di Bombardino,Nino Ciarrocchi “o fornaro” alSax, Attilio Mancini, attual-mente residente a Latina, alSax Tenore, Roberto Mei alSax Baritono, Bino Lemme alclarino - questi ultimi due ele-menti in seguito passaronoall’Hot Jazz - Edeocle(Edecole) Carabelli, allaBatteria, Clemente Fantera“Pistello”, suonatore di Bongo,Alfredo Cima “Cimetta”, suo-

natore di contrabbasso nonelettrico, strumento simpatica-mente chiamato “a Mattara”(* Vedi Nota), oggi ancora con-servata dagli eredi e chiamatocosì per l’immenso volume dellostrumento, Siro Spreca “oTassinaro”, che in maniera sal-tuaria suonava strumenti apercussione: “nacchere” e ascuotimento: “maracas”, NelloValeri detto “Nello o Zappò”,Giovanni Basili, detto“Giuvannetto o Barbiere”, abileclarinettista e sassofonista,Ediberto Manoni, polistru-mentista, alla fisarmonica, almandolino ed, infine, chitarraelettrica, Otello Ammannato,“o capo stazione”, al violino,

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Campo de’ fiori

Lorenzo Picchetto, al Sax,Antonio Gelanga, alla trom-ba, Luigi Silveri “Giggiò”, allafisarmonica, Fausto Sedan,alla fisarmonica ed infine PlinioMei, alla batteria. Il gruppodell’Orchestra Aurora, quindiha avuto nel tempo un’alter-nanza di elementi che pernumero era paragonabileall’imbattibile Orchestra radio-fonica, poi televisiva Angelini,di Cinico Angelini. Nato nelprimo dopoguerra, è intornoalla metà degli anni ’50 che ilgruppo si fa conoscere e stima-re in provincia. A CivitaCastellana l’Aurora era regina econ lei si partecipava ai pome-riggi musicali, chiamati “TheDanzanti”, o si organizzavanoserate danzanti e veglioni, siaall’interno della Sala Cicuti, sianel salone delle festedell’Albergo Flaminio. Gliappuntamenti erano vari e lefeste danzanti erano curate unpo da tutti, si poteva partecipa-re al “Veglione dei Cacciatori”,a quello “Dei Signori” all’internodel Circolo d’Elite con sede nelpalazzo Trocchi. Il “VeglioneRosso” organizzato dall’alloraPartiti della Sinistra ; quelloComunista e quello Socialista,che si svolgeva all’interno delPalazzo Baroni, oggi PalazzoMontalto-Belei. Riguardo ilPartito Comunista, questo siavvaleva anche dei vasti locali

del circolo E.N.A.L. “GiovanniAmendola” avente la sede inCorso Bruno Buozzi nei localioggi sede della Banca di Roma.Il paese dove si poteva ballarecon l’Orchestra Aurora, fuoridalle mura cittadine eraVignanello. Le sedi: il cinemaCimino e la sala interna edesterna nei locali - terrazza diPietrò. Ogni domenica pome-riggio le coppie si formavano ecrescevano a suon di Beguine,Fox Trot, Rumbe e Sambe. Nonesistevano gli attuali “Balli diGruppo” e l’Hully Gully era di làda venire, qualche lento era lagioia e delizia delle coppie pre-senti. Un altro appuntamentoche vedeva l’Orchestra Auroraquale attrazione fissa, erano lefeste di San Giovanni nel quar-tiere di Catamello, dove oltre ainomi già fatti si potevanoaggregare con l’orchestra

anche elementi che facevanoparte della Banda Cittadina,come Francesco Sacchetti, altrobrillante clarinetto già avanticon l’età, e altri bravi strumen-tisti, la musica rendeva tuttigiovani. C’è da dire che il grup-po che formava l’OrchestraAurora era legato in ogni mododa una forte amicizia che conti-nuava anche fuori dagli appun-tamenti canonici, si potevanoascoltare divertiti nelle feste di“Villa Padella”, l’abitazione pri-vata di Alfredo Cima in ViaRosselli, oggi via transitata ma,50 anni fa, vera periferia comel’intera zona di Catamello,oppure in Via Pistola dove esi-stevano degli orti e tra questiquello di proprietà di Giggiò,suocero di Giovanni Rossini. Icomponenti dell’orchestraAurora non hanno mai mostratopretesa di notorietà, a tutti

bastava un piccolo introito,anche di natura mangereccia,visti i tempi di carestia che ildopoguerra regalava a profu-sione, e come ci si rimanevamale quando si andavano afare “i servizi” e sul palco deimusicanti non arrivava nemateriale commestibile ne alco-lici vari, visto che lo slogan uffi-ciale del gruppo era “ Dio ce nescampi della sete dei musican-ti”. L’orchestra Aurora è stata lacolonna sonora di moltissimecoppie ancora viventi, cheattualmente hanno compiutouna bella manciata di anni,intorno la settantina. Ragazzi18enni allora che si raccoman-davano agli strumentisti di ese-guire molti lenti, perché…?Facile immaginarlo. Tempi andati, tempo che fu, mauna cosa è certa, le orchestreda ballo hanno sempre conti-nuato ad essere uguali, senzamutare nel tempo e mantenen-do sempre lo stesso potere diattrazione.

NOTA* “mattara” - era così chiamata in dia-letto la madia, il mobile che serviva allenostre nonne per custodire l’impastodella farina e lievito per confezionare ilpane e conservarne la base acida,appunto la pasta lievitata).

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Album dei ricordi

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Campo de’ fiori

Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio.Se desiderate vedere pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori

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Campo de’ fiori

Album dei ricordi

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Campo de’ fiori

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L’uomo LanciaL’uomo LanciaNATALONI il pilota che ha vinto più gare al mondo di Sandro Anselmi

Quando si ha la velocità nel sangue e questa sitrasmette con il DNA, si verifica allora che diver-se generazioni diano alla storia dei campioni e,nella famiglia Nataloni, questo è. GermanoNataloni, però, la velocità nel sangue l’ha soloper quel che riguarda l’automobilismo e noncerto per il significato medico del termine.Questo superbo campione di oltre settant’annidi età, è senz’altro più giovane di oltre ventianni di ciò che dichiara l’anagrafe. E’ simpatico,cordiale, giavanilissimo ed è un vero gentleman.Ha gli occhi vivi di un uomo che ha sempre vis-suto nella velocità, dove non è permessa nes-

suna distrazione, dove tutto è adrenalina ecoraggio e dove la sana voglia di vincere, che èinnata nell’uomo, non viene mai meno. Siamonell’ufficio di Nepi della sua prestigiosa aziendache conduce insieme al figlio Nello (altro cam-pione del quale parleremo in seguito) e, orgo-glioso del suo lavoro e della sua fulgida carrie-ra, mi mostra, grazie all’amicizia che ci lega daquando andavo a trovarlo per discutere di assi-curazioni, (una delle mie attività storiche) unaquantità esagerata di coppe, targhe e trofeitanto da restarne abbagliato. Germano è rimasto come allora, sembra aver

fatto un patto con il diavolo ed è bello e saluta-re discutere con un giovanotto così vivo e cari-co di energie. La sua storia e la sua carrierasono ricche e copiose e perciò non basterà que-sto numero di Campo de’ fiori per raccontarve-le. Incominciò, da quando suo padre, grandeappassionato di auto, gli prestava la macchinaper poter seguire la Mille Miglia che passava aCivita Castellana e, quando ancora, gli si facevacomplice per poter eludere la madre, invececontraria, per poter partecipare di nascosto alleprime gare. A diciotto anni guidava già unaAurelia B21. A soli venti anni partecipa alla suaprima Mille Milla. Ad appena ventuno anni vincela coppa del Cimino con la Lancia Aurelia 2000.La Lancia appunto, questa grande casa che spo-serà e con la quale otterrà il novanta per centodei suoi successi. Ha successi clamorosi, dura-turi, infiniti.

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Campo de’ fiori

...continua da pag.6

L’anno 1584 sancisce la consacrazione dellafestività di Sant’Anna; S. Gioacchino celebratodapprima il 20 marzo dello stesso anno, si cele-bra nel nuovo calendario liturgico il 26 Luglioinsieme a Sant’Anna. Uno scritto del II sec. trac-cia la storia di Sant’Anna, che dopo una lungasterilità ottiene dal Signore la nascita di Maria.Da allora le trepidanti mamme in attesa delparto celebrano e invocano la protezione diSant’Anna.

Breve storia della religiosità

di Civita Castellana

Attraverso una lettura dei reperti archeologici edalle testimonianze letterarie possiamo rico-struire la religiosità e la devozione dei nostriantenati sino all’era cristiana. Ricordiamo le bel-lissime decorazioni in terracotta dei templi urba-ni di Vignale e Scasato e suburbani, come Sassie Celle. La loro bellezza ed imponenza, ancoravisibile nei reperti esposti nel Museo romano diVilla Giulia è dimostrata dalla notevole espressi-vità della statua frontonale raffigurante Apollo (fine IV – inizi III sec. a.C.) e di Giunone Curite,proveniente dal santuario di Minerva allo

Scasato. Giunone somma divinità protettricedel popolus Falisco rimane oggetto di culto edivinazione anche dopo la fine del fiero popoloFalisco. I potenti Romani colonizzatori e vincitori, nel241 a.C. distruggono Falerii Veteres e trasferi-scono i pochi superstiti in una nuova città,Falerii Novi. Come ricordare il loro passato, laloro identità e religione?. Con una solenne pro-cessione che da Falerii Novi attraverso un cam-mino di fede per la via Sacra, raggiunge ilTempio consacrato a Giunone Curite, edificatosin dal VI sec. a.C. in località Celle, lungo ilcorso del Rio Maggiore (sotto l’ospedaleAndosilla). Una giovane sposa, originaria diFalerii Veteres porta il suo uomo, Ovidio, poetalatino del tempo di Ottaviano Augusto nei luo-ghi della sua infanzia ed il poeta, compose unacoreografica descrizione negli AMORES III, 835”I Sacerdoti stavano preparando i sacri riti diGiunone con giuochi solenni e con bue locale.Fu gran premio alla mia permanenza ivi, benchésia scoscesa la via che vi conduce” della singo-lare e sentita processione per la Via Sacra. All’ubicazione stessa del Tempio di Giunone Curitesi è giunti tramite questo scritto di Ovidio ed alritrovamento fortuito di ex voto in un luogosacro, dentro le gelide acque del “Fosso deiCappuccini”. Una lapide in bronzo, ritrovata aFalerii Novi nel 1870, rappresenta la devozione

di alcuni cuochi falisci “ A Giove, a Giunone, aMinerva i Falisci che si trovano in Sardegna offri-rono in dono” ed un’altra rinvenuta presso PortaGiove, ci indica presumibilmente l’ubicazione delTempio di Minerva, venerata dai discendenti deiFalisci. Nell’area di Falerii Novi nasce il messag-gio evangelico. Il cristianesimo, col pesante tri-buto di sangue e fede dei primi martiri, lascia inquelle ancor possenti, quanto abbandonatemura, il sacrificio di due martiri del terzo seco-lo, Santi Gratiliano e Felicissima, probabili patro-ni della ricostruita Civita nell’Alto Medievo. Nellazona dei templi pagani sorsero le prime chieserupestri tra cui quella di Sant’Anselmo e S.Ippolito, vicino al tempio dello Scasato. Intornoall’anno 1000 il Vescovo di Civita, Crescenziano,seguendo le orme e gli scavi dell’imperatoreOttone III, trova le spoglie dei martiri Marcianoe suo figlio Giovanni presso la chiesa di S.Teodora a Rignano Flaminio. Con la traslazionedelle reliquie a Civita Castellana, dapprima nellachiesa di S.Ippolito, si narra di episodi ed even-ti prodigiosi ( acqua purissima che all’improvvi-so sgorga dall’immagine di S. Teodora - gigli chein pieno inverno fioriscono ed erba che rinverdi-sce ). Tra i fedeli inizia il culto dei nuovi SS.Martiri. La volontà popolare, la devozione deifedeli e per decisione del Vescovo Crescenziano,i Santi Marciano e Giovanni diventano i protet-tori di Civita Castellana.

Il primato ad esempio di aver vinto, tra l’altro,ventitre titoli italiani consecutivi. Altro esempio,che avvalora ancor più la straordinaria bravuradi questo super campione, è quello che nel1992, per la classe oltre 2500 e nel gruppo A,vince tutte le undici tappe da Biella a Madonnadi Campiglio. Germano era un pilota ricco ditemperamento ma anche dotato di molta tecni-ca. All’arrivo aveva spesso i calzini lacerati per laforza con cui azionava i pedali del freno e dellafrizione, ma era spesso anche sfinito per l’esat-ta applicazione delle strategie vincenti cheusava in gara. Nella Mille Miglia di Monza, allaguida di una Beta Montecarlo Turbo, sotto unapioggia battente, schizza subito in testa e vincedavanti a piloti come Patrese e Alboreto. Suigiornali dell’epoca veniva denominato “il drago”ed era frequente il paragone con il leggendarioNuvolari, tanto che alla fine delle gare, copertiancora dalla tuta, venivano scambiati l’uno perl’altro. ...continua sul prossimo numero

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Campo de’ fiori

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Come eravamo di Alessandro Soli

Quale migliore occasione per fissare i ricordidi una “infanzia Civitonica”, che per me,ormai ultra cinquantenne,rappresentano qual-cosa di molto importante, infatti essi entrano afar parte di quel bagaglio, che la tradizione ela cultura popolare riescono a malapena aconservare. Allora non perdiamolo, questobagaglio, e se qualcuno l’ha smarrito, spero didargli la sensazione e la gioia di averlo ritro-vato.Permettiamoci perciò questi “Flashback”(Lampi di cose vissute), che tanto benefanno alla mente e allo spirito.Dividerò questo “lavoro”, in varie sezioni, ini-ziando dalla scuola, per continuare con i gio-chi, e via via tutte le tradizioni civitoniche,degne di essere conservate e (perché no?), fatteconoscere alle nuove generazioni.

LA SCUOLA

I banchi in legno, con il foro centrale per ilcalamaio in vetro, che la bidella riempivaogni mattina di inchiostro, dove il “penni-no”, (favoloso quello fatto a torre), diven-tava una lancia bluastra che trafiggeva ilfoglio del quaderno con la copertina nera ei bordi rossi. Il cancellino della lavagna, cheveniva lanciato in classe (quando era pos-sibile),sulle spalle del compagno di bancoche all’improvviso si trasformava in“apprendista mugnaio”, malgrado il sinalet-to nero. L’ora di ricreazione, con il formag-gino “Ferrero”, quello triangolare al ciocco-lato e nocciole tritate, oppure il più classi-co “pane burro e marmellata”. I primi annidelle elementari, con intere pagine di qua-derno, riempite a noia e fatica, di lettere

A,B,C, e numeri 1,2,3.Eravamo sempre muniti di penna e cala-maio, con l’immancabile”carta assorbente”,che ci salvava da macchie e “sbrodolamen-ti” vari. Poi, di colpo, la rivoluzione nellascrittura: la penna “Biro” (dal nome del suoinventore), ovvero la penna a sfera. Nonriuscivamo a capire perché l’inchiostro nonsi “seccava” in quella cannuccia di plastica, e perché quella piccola sfera non scappa-va mai via. Quante volte l’abbiamo tolta,afferrandola magari con le pinze, mac-chiandoci le mani d’inchiostro così denso,che neanche il sapone fatto in casa dallanonna, con grasso e cenere,riusciva a can-cellare. I corridoi della scuola, con i mani-festi dei Funghi Velenosi e Commestibili,ma noi eravamo affascinati da quelli cheraffiguravano i pericoli che si potevanoincontrare incampagna.Essi evidenzia-vano i variresiduati belli-ci, comebombe, mineantiuomo ea n t i c a r r o ,ancora ine-splose, con ilmonito di nontoccarle, scrittiin stampatelloe a caratteric u b i t a l i .L’interno dellaclasse, auste-ro e spartano,

con la cattedra e i banchi inlegno, la lavagna un po’ distanzia-ta dal muro, quel tanto che basta-va ad accogliere il “discolo diturno”, e le pareti, tappezzate dicartine geografiche ormai logore,ma pur sempre affascinanti.Guardando quelle dei continentiextraeuropei, la nostra fantasianavigava verso terre lontane esconosciute. Di colpo ci sentivamo“Tigrotti del fiume Treia”, agliordini di Sandokan, nella “Forestadel Quartaccio”. Il suono dellacampanella, che ci riportava allarealtà, con la promessa di “darse-le di santa ragione” all’uscita dellascuola, quando le “borzate” nonvolavano più, e rimaneva il ram-marico per battaglie mai fatte.I profumi della scuola, tipico einconfondibile quello della grafi-te,che emanava la matita appenatemperata, la cui punta si spezza-va a ripetizione. Questa operazio-ne veniva fatta con il temperinoclassico a volte sostituito dalla“Gillette”usata di papà, che cidava la sensazione di essere più

grandi. C’era poi il profumo della “gommadura”, che cancellava i nostri errori, maspesso bucava i quaderni, incontrando laresistenza dell’inchiostro.Ci sarebbero non mille, ma milioni di ricor-di legati alla scuola, ma il più affascinanteresta quello che ci riporta al primo giornodi scuola, quando con il grembiule stirato,mostrando con orgoglio l’asta di stoffacucita sul braccio destro (marchio in nume-ro romano che ci catalogava in prima ele-mentare), armati di borsa in pelle e cestinoper la colazione, entravamo a far parte diquel mondo che una vita intera non saràsufficiente a scoprire veramente.

.... continua sul prossimo numero

Anno scolastico 1958-1959 scuola media II C.prima fila in piedi da sx: Emanuela Fantera, A.Rita Eroli, Gabriella Berardi, Mauro Cipriani, Enzo Pegoraro, Prof.Luigi Paolelli (disegno), Prof.ssa Elena D’Angiolini (lettere), Sergio Angeletti, Silvano D’Ascanio, Ermanno Nelli, Maria Mancini, Gabriella Fantera.seconda fila in ginocchio da sx: Pifferi, Alessandro Soli, Franco Masciangelo, Mario Russo, Biagio Caccialupi, Rolando Polidori, Fabrizio Fontana, Sergio Conti.terza fila seduti da sx : Mario Ginevoli, Sergio Bertolini, Michele Abbate.

E’ proprio il caso di dire: prendi carta, penna e calamaio (1952)

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Campo de’ fiori

continua..... XVI

Cari amiciNoel sta crescendo ela sua storia si arric-chisce di nuoveavventure. Vi consi-gliamo di conservaretutti gli inserti.Buona lettura daivostri

Cecilia e Federico

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Pag.18

Campo de’ fiori

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Campo de’ fiori

Album dei ricordi

Correvano gli anni ‘50 : colonia estiva Correvano gli anni ‘40 : giovani civitonici

In questa foto pubblicata sul 5^ numero sono state riconosciute: Suor Imperia,Corina Ceroni, Loriana e Floriana Pinardi, Maria Barduani, Scopetti, Assunta Vegni,Giuliana Cerri, Mirella Marcantoni, Graziella Guazzaroni, Anna e Mina Vaselli,Sandra Mezzanotte, Mirella Cirioni, Bonina Ercolini, Giovanna Rossi, Anna RosaAngeletti, Fiorella Corteselli , Vera Tontoni, Gina Mancini, Anna Mozzicarelli, AnnaLaurenti, Dirce Gomiero, Nelli, Maria De Petris, Anna Polacchi, Maria Federici,Emiliana Anzellini e sua cugina, Maria Fantera, Vincenza Micheli, Leda Fiora,Gabriella Lerin, Ornella Smargiassi, Rosanna Malatesta, Orlanda Dionisi, LeidaTribolati, Giuseppa Ercolini, Ines Stinchelli.

In questa foto pubblicata nel 5^ numero sonostati riconosciuti, oltre a Franco Arpini, che ci hadato la foto, Gino Galligani, Claudio Corazza,Elio Mosca che ci ha chiamato dalla provincia diBolzano, Franco Ricci, Celeste Innocenzi eFranco Sorge.

In questa foto pubblicata nel 5^ numero sono stati rico-nosciuti:prima fila in alto da sx: Antonio La Marca, AntonioMadeddu, Gino Micheli, Mario Talia, Aldo Cerri. seconda fila, centrale da sx: Verano Sestili, IvoSinibaldi, Lorenzo Stinchelli, Carlo Basili, Nino Coramusi,Sandro Moscioni, Lamberto Santucci.terza fila, seduti da sx: Vittorio Salvucci, VincenzoMarini, Arnaldo Profili, Sergio Talia, Mariso Massaccesi,Sandro Severini.

In questa foto di contadini fabrichesi pubblicatanel 4^ numero sono stati riconosciuti : Ing.Enrico Giacobbe che ha chiamato da Piacenza,Elisena Stefanucci, Letizia Giacobbe, TeresinaStefanucci, Francesco Pacelli

Correvano gli anni ‘70: donne civitoniche in gita a Firenze Correvano gli anni ‘50: giovani al ballo di carnevale

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Campo de’ fiori

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PoesiaCARNEVALE

‘Na manciata de coriandoli in bocca,te fanno assaporà che nun è male,er sapore dorce de sto carnevale.

E’ la festa de tutti, de li padri e de li ragazzini,che se trasformeno come burattini.

Sarteno, balleno, fanno gran cagnara,dimenticanno l’affanni de ‘na vita amara.

Baci, abbracci, ognuno è tu’ fratello,poi, domani, s’aricomincia cor cortello.

L’omo cambia, ma la maschera è sempre quella:Arlecchino, Colombina, Purcinella.

Ogni anno, puntuali, aritorneno pe’ strada,pe’ fà ride chi piagne de dolore,pe’ cconnì a solita zuppa,e dajie più sapore !

Alessandro Soli, 14.02.1985

Buon San ValentinoA te che sei tutto e tutto è racchiuso in te.

Gabry per Michy

Non ci sono parole per dirtiTi amo....Luca (per la mia Valeria)

Ho sempre bisogno di te. Romina

Ogni giorno che sorge il sole rafforza il mio amore per te. F.B.

L’amore è come il fuoco di un camino, per ardere ha bisogno di legna....ione ho un mare. Giusy per Marco

Un uomo che non sà amare non può vivere......io vivo. Roberto

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Pag.21

...continua da Pag. 9

A lungo andare i vasi colpiti nonsono in grado di trasportare almeglio il sangue agli organi chequindi diventano sofferenti e malfunzionanti. La progressione di que-sta patologia vede una chiusuracompleta del vaso con danno ische-mico dell’organo colpito. Purtroppogli organi che ne sono colpiti princi-palmente sono il sistema nervosocentrale e periferico, il sistema car-diovascolare, i reni e gli occhi.Organi questi di vitale importanza.Basti pensare che è stato calcolatoche il rischio di infarto nei pazientidiabetici è circa il doppio di quellodel resto della popolazione. Il dia-bete fino a pochi decenni fa costi-

tuiva ancora una malattia contro cuisi poteva poco o nulla. Soprattuttole persone malate di diabete diprimo tipo, avevano una attesa divita, cioè una sopravvivenza mediarispetto alla popolazione generale,molto bassa e con notevoli proble-mi medici. L’introduzione prima del-l’insulina estratta dal maiale e poiquella umana sintetizzata in labora-torio hanno completamente rivolu-zionato la cura e le speranze di vitadi questi pazienti. L’inoculazionedell’ormone mancante è infatti ingrado nei diabetici di primo tipo diabbassare il livello di glucosio nelsangue e di far entrare questo zuc-chero nelle cellule. La terapia deldiabete insulino indipendente sibasa invece su un’attenta dieta, che

riduca prima il soprappeso e che poicontrolli strettamente l’introduzionedi zuccheri preferendo quelli a lentaassimilazione presenti nella pasta aquelli altamente assimilabili presen-ti nei dolciumi e nelle lavorazioni daforno, per esempio. Oltre che sulladieta la terapia di questo tipo di dia-bete si basa anche sull’esercizio fisi-co che è in grado di far ridurre ilivelli di zucchero e colesterolo nelsangue e su alcuni farmaci chesono in grado di diminuire la resi-stenza delle cellule all’insulina o diregolare con complessi meccanismii livelli di glucosio nel sangue man-tenendoli più bassi. Purtroppo l’inci-denza del diabete insulino indipen-dente, come ho già detto è inaumento considerevole, e questo

sembra dipendere fondamental-mente dalla nostra dieta che negliultimi venti anni si è arricchita diprodotti industriali ad alto contenu-to di zuccheri e calorico, determi-nando un aumento sensibile dell’o-besità e di riflesso del diabete. Inquesto senso è importante, anzifondamentale per arrestare l’au-mento di questa patologia la pre-venzione dietetica, limitando l’as-sunzione di alimenti ad alto conte-nuto calorico e di zuccheri semplicialtamente assimilabili, e adottandoinvece una dieta varia, ricca in fibree carboidrati complessi, assuntinaturalmente nelle dovute quantitàe senza mai esagerare.

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Giochi AntichiIl gioco della trottola sembra che risalga acirca 6.000 anni fa. Alcuni esemplari ditrottola sono stati ritrovati negli scavi del-l’antica Troia, a Pompei, in alcune tombeetrusche ed infine in Cina, Giappone eCorea. Il gioco della trottola ha davverofatto divertire i bambini di ogni parte delmondo e il nome attribuitole, cambiava dipaese in paese. Il tipo di trottola che viproponiamo veniva chiamata in dialettocivitonico piccolo e la versione più grandepiparola. In altri paesi come a Fabrica diRoma il suo nome era pitolo e stornello aCanepina. In altri ancora spacca strom-mola, in quanto, una variante del gioco,

consisteva nel fatto che, mentre un bam-bino ne faceva girare una, un secondobambino ne lanciava un’altra cercando dicentrare quella che stava già girando, laquale, con l’urto violento, veniva spacca-ta. Questo tipo di trottola, rigorosamentein legno, veniva costruita a mano e, sullaparte più stretta, le veniva inserito un pic-colo puntale di ferro che le permetteva digirare. La trottola veniva lanciata tratte-nendo fra le dita un lembo dello spagoprecedentemente avvolto attorno allastessa. Lo srotolarsi dello spago, dopo illancio, dava alla trottola la necessariaforza centrifuga per roteare.

Vuoi essere sicuro di ricevere sempre Campo de’ fiori a casa tua ?Puoi versare 15 Euro direttamente in redazione o sul c/c PT n. 42315580 inte-

stato all’Associazione ACCADEMIA INTERNAZIONALE D’ITALIA

Il versamento dà diritto all’iscrizione all’Associazione stessa, a partecipare a

tutte le sue iniziative e all’abbonamento per un anno a Campo de’ fiori

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Storia della musica a Fabrica di Roma di Doriano Pedica

Nessuno mai si è cimentato nell’ impresa,magari difficile, ma certamente non ardua, difare una specie di “storia della musica” aFabrica di Roma. Certo, diversi presupposti ediverse basi sulle quali lavorare esistono,basta cercare nell’archivio storico delComune, nelle carte della banda MusicaleRaffaele Poleggi, nella memoria dei moltimusicanti e musicisti di Fabrica, nell’archiviodi immagini del locale Circolo ArtisticoFotografico. E piu’ in generale, in tantissimicittadini che sicuramente hanno da dire e daraccontare molto. Per la verità un lavoro esi-ste, ed anche abbastanza completo e docu-mentato, quello fatto da Giuseppe Bianchini,storico locale, esperto di cose antiche, studio-so della comunità fabrichese . Bianchini già datempo ha redatto un manoscritto con la storiadella banda musicale R.Poleggi, che viveormai da ben tre secoli. Lavoro pregevole e senza dubbio degno dellamassima attenzione, che prima o poi dovràtrovare un mecenate che lo dia alle stampe.Ma la storia della musica a Fabrica parlaanche della musica cosiddetta “ leggera”,quella che ha vissuto di intrattenimento, didivertimento, di sogni, di amori e di ribellione,di nuove idee e di grandi progetti. Forsetutto questo potrebbe partire dagli anni 60,ma anche in precedenza Fabrica ha prodottoqualcosa, anzi piu’ di qualcosa, che ha fattodivertire e ballare intere generazioni, dalleprime tracce ante e post belliche, quandobastava una fisarmonica e qualche strumento

a fiato per fare musica semplice, fatta di rimebaciate e di ritornelli se vogliamo un po’ ele-mentari. Forse solo nel dopoguerra, con l’arri-vo in massa della musica mondiale, america-na in particolare, qualcosa di piu’ consistentesi è visto. I primi gruppi stabili, con orientamenti cheavevano preso spunto dalle formazioni jazz,ma che producevano musica leggera italianaè quanto andava di moda all’epoca. Chi nonricorda i mitici “ Brazil” che poi erano quasitutti, se non tutti, componenti della bandamusicale cittadina? Hanno raccolto pubblico econsensi , tanto da scavalcare mezzo seco-lo.Poi da metà degli anni 60 nascono le for-mazioni “Beat” che già sono state analizzateassai esaurientemente anche dalle colonne diquesta pubblicazione, ma questo fenomenosegno’ il passaggio dagli strumenti tradiziona-li a quelli elettrici. La pianola, la chitarra elettrica ed il bassoelettrico. Per una musica nuova, che cambia-va i gusti ed i modi di essere di una genera-zione. Non piu’ nomi, per non fare torti a nes-suno, ma sicuramente un movimento che haaperto una nuova traccia nella musica fabri-chese. E da quei tempi, dalle balere all’apertosu spazi improvvisati, dall’epoca dei fazzolettial collo come Battisti e dei “capelloni” sononate generazioni di giovani appassionati chepizzicando corde , pigiando i tasti bianchi eneri o battendo sulle pelli dei rullanti, hannodato un fermento musicale che mai si è arre-stato. Che ha conosciuto forse periodi di stan-

ca, ma diverse formazioni si sono semprealternate nelle preferenze dei giovani che viavia crescevano. Ora siamo nel nuovo secolo,da “ ciliege rosa” con la mitica tromba deiBrazil ne è passata di acqua sotto i ponti, maa Fabrica rimane qualcosa, anzi molto, che sivede negli appuntamenti musicali, quando c’èla rassegna estiva che coincide con la festadella birra, ad agosto. Forse questa parte, que-sto aspetto della cultura fabrichese merita dipiu’, molto di piu’, merita uno studio impor-tante e non ci meraviglierebbe se qualche gio-vane intraprendente, che si vuole laureare inspecialità moderne, facesse una ricerca a tap-peto, su Fabrica, sui paesi vicini, per vederequanto c’è di buono e di importante nei giova-ni che sempre hanno fatto musica, moda, opi-nione e che hanno contribuito a creare la vitadi un paese, di una zona piu’ o meno omoge-nea. Forse potrebbe trovare consensi ed incorag-giamenti. In fondo la musica dalle nostre partil’abbiamo nel sangue ;non siamo lontanidiscendenti di quegli Etruschi che duemila ecinquecento anni fa si immortalavano condipinti che rappresentavano scene di musica ?Questo, come tanti da questa rivista, è unennesimo sasso nello stagno. Le acque fintroppo calme che ci hanno preceduto in questiultimi anni vanno agitate, movimentate, pro-vocate: E nelle vesti di provocatore mi ci trovo bene,magari qualcuno chiedesse, cercasse, volesse.Si potrebbe fare bene. Proviamo ?

L’A.I.D.I. (ACCADEMIA INTERNAZIONALE D’ITALIA)e Campo de’ fiori

selazionano giovani ambisesso, per ampliare le proprie struttureorganizzative e per avviarli ad una promettente carriera

professionale.Tel. 0761.513117 e-mail: [email protected]

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Campo de’ fiori

In ricordo di..... di Peppe Rossitiva molto più intensa e promiscua, avendopiù anni di Maurizio, prodigandosi tra ilpugilato e il Rugby. Chi ha avuto modo dileggere le puntate dedicate al pugilato pub-blicate nei numeri precedenti, avrà più volteletto il nome di Erminio quale collaboratoredella palestra pugilistica civitonica, affian-cata al circolo “Giovanni Amendola” diCivita Castellana. Erminio è stato, per anni,il secondo di bordo ring degli atleti dellaboxe locale, per tutti gli anni in cui la pale-stra ha operato in tutto il suo splendore.Allo scioglimento del team pugilistico, ed ilsuo trasferimento a Magliano Sabina, inse-rito nella Polisportiva del centro Reatino,Erminio scelse di collaborare con la neona-ta squadra di Rugby locale che si fece gran-de spazio nelle collocazioni gerarchiche dimilitanza del settore, fino alla conquistadella serie “B”, prima come giocatore, poicome dirigente. “Lupo”, come veniva chia-mato Erminio, ha dovuto subire l’amarasorte della malattia, letale anche per lui,che lo costrinse a muoversi in carrozzinaper diversi anni, ma stoicamente Erminionon ha mai ceduto alla rassegnazione edalla depressione, continuando a frequenta-re il campo sportivo “Carlo Angeletti” (altrogrande sportivo immaturamente scompar-so) con il grande aiuto morale che poteva-no dargli i “vecchi” amici. Di Erminio si con-servano poche fotografie, poiché personag-gio schivo alla celebrità e molto riservato,non volle neanche farsi fotografare duranteil torneo delle Nazioni, organizzato dal ClubCivitonico, e svoltosi a Gallese. A moltirimane un buon ricordo di Erminio Cipriani,per noi la speranza è che qualcuno si ricor-di di lui nel tempo e ne conservi i valorimorali e di vita vissuta in nome dello sporte dell’agonismo. Per Angelo Fantera lacausa della fine dei suoi giorni non è statauna malattia, ma un tragico incidente ferro-viario. Capotreno di professione, AngeloFantera, ormai 36enne non si schierava piùcon la squadra di Rugby di Via Minio, ma nefaceva parte e per questo la sua mancanzasi è sentita molto. Ad Angelo non dedichia-mo meriti sportivi, che non potrebbe vanta-re, ma lo inseriamo ben volentieri in questoricordo, perché Angelo ha lasciato un gran-de vuoto, non solo ai suoi famigliari maanche ai suoi amici che gli hanno dedicatodelle splendide frasi che pubblichiamo.L’intera redazione di “Campo di Fiori”, rin-grazia le famiglie dei citati, mogli , genito-ri e amici per aver concesso questa oppor-tunità. L’opportunità di fissare un ricordoda mantenere sempre vivo nel tempo, ilricordo di tre grandi amici e concittadini.

La pagina dedicata allo sport del nostro“Campo de Fiori”, su questa uscita, nonparlerà di sport in attività nella Città delleCeramiche, ma sarà dedicata in ricordo ditre concittadini che, nel 2003, ci hannolasciato in maniera tragica ed improvvisa:Erminio Cipriani, Maurizio Mascioli e AngeloFantera. Tre uomini che hanno dedicato laloro vita allo sport; il Rugby per Erminio eAngelo e il Basket per Maurizio. Il nostronon vuole essere un necrologio, ma unricordo da conservare insieme al nostrogiornale. Di Maurizio ne parleremo anchenel prossimo numero, inserendolo nellastoria del Basket Civitonico poiché militantenella squadra di Gianni Santi e del patronEnzo Brunelli: l’AS Basket Civita Castellanaaffiancabile al nome di Hydra. La giovaneetà di Maurizio ci racconta poco della suavita sportiva, ma la volontà di superare l’im-pedimento che un male incurabile lo stavaminando, è lodevole. Egli, non solo ha con-tinuato a fare agonismo mettendocela tuttae indossando la maglia numero 9 dellasquadra del coach Fabbri, ma si è volutoanche diplomare a tutti i costi. E’ proprioper questo motivo, a simbolo di un perso-naggio da emulare, che l’Istituto TecnicoCommerciale “Fabio Besta”, dove Mauriziosi è diplomato, gli ha voluto dedicare lapalestra di proprietà dell’Istituto stesso,oggi, appunto, palestra “Maurizio Mascioli”.La società di basket gli dedicherà, nell’an-niversario della sua morte, un memorialche ha già esordito con la presenza dellesquadre di basket: la Pegaso di Tarquinia, laStella Azzurra di Viterbo, Fortitudo Roma1908, e l’Hidra Basket. A Maurizio Masciolisarà dedicato anche il torneo EsordientiProvinciale 2003\2004 con al partecipazio-ne di 7 squadre provinciali A.S.BASKETPEGASO TARQUINIA, VIRTUS CAPRANICABASKET, U.S MURIALDO, S.ROSA VITERBO,STELLA AZZURRA VITERBO, VIRTUSMARTA, AS.BASKET CIVITA CASTELLANA,che si svolgerà a primavera. ErminioCipriani, invece, ha vissuto un’attività spor-

Erminio Cipriani

Mau

rizi

o M

asci

oli

Torneo di Basket in onore di Maurizio Mascioli

Angelo Fantera - (primo a sx)

CIAO ANGELO

A volte succede…Apparentemente senza

una ragione!!!Incontri una persona e ti

affezioni…Ti trasmette dei valori…

Ti aiuta…Conosci il suo modo di

vivere(è simile al tuo)

Ti fa piacerevederla…anche se ogni

tanto...Peccato non averti mai

detto queste cose.Sei scomparso in maniera

imprevedibile, sostituendo nei nostri sen-

timentila gioia che avevamo nel

conoscerti,con un profondo dolore.

Ci mancherai molto…Ci mancherà molto

IL MARESCIALLO…Mai cattivo…Mai volgare…

Ci mancherai moltoANGELO…

Grazie di avere attraver-sato la nostra vita

Di avere lasciato la tuatraccia.

Grazie di averci fattoconoscere

Una persona VERA.Un saluto

GLI AMICI

Dalla prossima uscita di Campo de’fiori l’Avv. Aldo Piras sarà a vostradisposizione per qualsiasi tipo di que-sito che vorrete porgli .L’Avvocato Piras vi risponderà diretta-mente e le domande di utilità socialeverrano pubblicate insieme alle rispo-ste del legale. Per i vostri quesitipotete mandare un fax al n.0761.513117 o una e-mail a [email protected]

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Campo de’ fiori

L’11 Luglio del 1629 segna una tappafondamentale nel contesto delle vicen-de storiche e costruttive del Duomo diRonciglione, meglio noto come ChiesaCollegiata dei S.S. Pietro e Caterina:con Atto Notarile, a firma del Notaioviterbese Celestino Pizzuti, viene roga-to il Capitolato delle opere del Duomorealizzato per volontà del DucaOdoardo Farnese, in particolare di suamoglie Madama Margherita dei Medici,per la necessità che si aveva di costrui-re una nuova Chiesa Collegiata, sia perl’aumento della popolazione che per lerinnovate necessità liturgiche dellaChiesa ronciglionese. Il progetto inizia-le fu elaborato dall’ArchitettoGirolamo Rainaldi (1560 – 1655),assistito dall’Architetto FrancescoPeparelli, suo collaboratore, sotto ladirezione del Cavalier Carandinofiduciario del Duca Odoardo Farnese.Gli anni che vanno dal 1629 al 1640vedono la realizzazione delle fonda-menta e dei muri perimetrali delDuomo. La scelta del sito non è casua-le in quanto l’opera faceva parte di undettagliato programma edilizio e urba-nistico di espansione di Ronciglionevoluto da casa Farnese: il Duomo, infat-ti, sorge vicino al Borgo Farnesiano conepisodi architettonici tipici dell’architet-tura del XVI secolo e realizzati per ordi-ne del Cardinale Alessandro Farnese.Dal 1640 – al 1670 i lavori vengonosospesi in quanto cominciano a deli-nearsi problemi di carattere costruttivo,cedimento di parte delle fondazioni delDuomo nel fronte verso il Rio Vicano, epolitico con la Guerra di Castro del1649. Il 1642 vede la fine della giuri-sdizione di Casa Farnese nello Stato diCastro e Ronciglione, e tutti i loro pos-

sedimenti, vengono ceduti allo StatoPontificio. Il 30 Marzo 1642 la Comunitàdi Ronciglione chiede alle AutoritàPontificie di abbandonare la costruzionedella vecchia fabbrica farnesiana e dicostruire il nuovo Duomo in un sito piùsicuro ed idoneo: la SacraCongregazione del Buon Governo boc-cia il nuovo sito e invita la comunità acompletare le opere di costruzione delDuomo nel sito attuale. Il 12 Luglio1672 gli Architetti Pontifici CarloRainaldi e Girolamo Penna, con unnuovo progetto e capitolato delleopere, indicano i tempi e le fasi ediliziedi completamento della fabbrica delDuomo ed i lavori possono così ripren-dere tanto che, nel 1680, la Chiesa puòdirsi ormai completa nelle coperture,nelle volte a crociera dell’interno e nelcompletamento del tamburo dellaCupola, che viene terminata nel 1682.Nell’anno 1712 vengono eseguiti glialtari interni, gli stucchi e le decorazio-ni delle navate, la cupola viene rivesti-ta con lastre in piombo, la pavimenta-zione è ormai totalmente realizzata,viene costruito il vecchio campanile eposte in opera le cornici dei portali d’in-gresso. Nel 1728 iniziano i lavori della facciatache nel 1730 può dirsi ormai completa.Nel 1732 viene terminata la sacrestia el’attuale campanile su progettodell’Architetto romano SebastianoCipriani. Nel 1736, dopo cento anni difatiche e assiduo lavoro, la fabbrica delDuomo può dirsi conclusa. Il Duomo diRonciglione nasce e si delinea architet-tonicamente con il classico impianto acroce latina, a tre navate, con tre cap-pelle per ogni lato, copertura con voltaa botte nella navata centrale e cupola

nel centrodella cro-c i e r a .Progettatod aGirolamoRainaldi eFrancescoPeparelli,sotto lac o m m i t -tenza della Famiglia Farnese, si trovanel pieno del periodo Barocco che, inquel periodo così fecondo per la storiadell’arte, lascia innumerevoli capolavorinel nostro territorio. I successivi inter-venti progettuali degli Architetti romaniCarlo Rainaldi, figlio di Girolamo, e diMattia De Rossi, allievo prediletto delBernini, permettono di completare ilprogetto iniziale di Girolamo, così sof-ferto e sottovalutato nella sua immagi-ne complessiva. Il carattere stilistico dei due Architetti èchiaramente avvertibile, il primo, nelfelice trattamento delle cornici e deicapitelli delle paraste interne, il secon-do, in particolare negli altari, dichiaraispirazione e matrice Berniniana.L’evidente impostazione classica delDuomo è poi ripresa nel 1732dall’Architetto Sebastiano Ciprianinella realizzazione del nuovo campanilein pieno accordo formale e stilistico conl’architettura del Classicismo romanodel ‘700. Un ruolo determinante nellafabbrica del Duomo è svolto da dueinsigni Prelati: il Cardinale GiulioSpinola, Vescovo di Nepi, Sutri eRonciglione nel corso del ‘600 e dalCardinale Giuseppe RenatoImperiali, che dal 1702 al 1734 è la figura chiave di tutte le vicende archi-

tettoniche ed edilizie nel nostro territo-rio nel corso di quegli anni così fecondidi realizzazioni architettoniche altamen-te significative. Non si deve tralasciarela grande funzione innovatrice e cultu-rale svolta dalla Famiglia Farnese, inparticolare il Cardinale Alessandro ed ilDuca Odoardo Farnese, sotto il cuidominio i territori da loro governaticonobbero anni di ricchezza e splendo-re, testimoniati da grandi opere tra cuiil Palazzo Farnese e la Chiesa conannesso convento di Santa Teresa inCaprarola, la cui Pala d’Altare è opera diGuido Reni e vide la partecipazione deldimenticato Pittore Civitonico PietroGiuliani.

Chiesa Collegiata S.S. Pietro e Caterina

Vicende costruttive del Duomo di Ronciglione1629 - 1736

del Prof. Arch. Enea Cisbani

soprannomiRingraziamo il Sig. FrancescoSorge che ci scrive da CastelSant’Elia, per comunicarcinuovi soprannomi.

Racchioiaio

CiscaioSorgiaretto

Costante o bocchisiereFammecantà

Lillò

A Negusao Veneziano

SterzoLorenzinoImpicialetti

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I PRIMI 102 ANNI DINONNA ERSILIA LEMME

di Peppe Rossi

Se cento anni vi sembrano pochi…se nepossono avere anche 102, un secolo e 24mesi, è questo il tempo accumulato danonna Ersilia Lemme che venne alla luce il7 Gennaio 1902 a Civita Castellana daigenitori Paolo Lemme e Ninetta Rossini,genitori, che oltre ad Ersilia, fecero cresce-re Rosa, Belarda, Giulia, Santina, Santo,Paolo, Gerardo e Sabatino, più altri figlistroncati dalla spagnola, la micidialemalattia che falcidiò molti bambini all’epo-ca. A differenza dei maschi le femminedella casata Lemme hanno tutte toccato esuperato la veneranda età dei novant’anni.Nonna Ersilia, vedova di Guido Carlo Eroli,abita da sempre in Via Don Minzioni, inquella casa dove nacquero Nevia e Agata,che infoltirono l’albero genealogico con irami del casato Marcantoni e Morganti. Di nonna Ersilia si può raccontare poco per-ché il periodo trascorso fino ad oggi non leha dato la possibilità di grande cose, maper nonna Esilia il periodo più bello è statoquello del matrimonio e della vita matrimo-niale con l’energico Eroli Guido Carlo,maresciallo di Polizia Penitenziaria e, perdue legislature, anche Assessore alComune di Civita Castellana. “Un periodo quello del matrimonio -rac-conta lucidamente nonna Ersilia - dove io eil mio Carlo non ci siamo fatti mancarenulla, nonostante i tempi e le magreentrate economiche, e sinceramente nonpotevamo lagnarci. Qualche viaggetto inItalia, infatti, lo abbiamo fatto, per visitarele città più rinomate come Venezia, Roma eMilano.

Città che 50 anni fa erano soltantouna meta per la luna di miele di pochieletti. Oggi nonna Ersilia è ancora quasiautosufficiente, il quasi, viene dal-l’impedimento all’udito, una gravesordità avvenuta per una infezione.La vista si affievolisce ogni giorno dipiù, e neanche gli occhiali sono diausilio, ma per il resto ha un fisico daventenne, non una vena varicosa,ma soprattutto neanche un filo diartrosi, tanto da far restare allibiti imedici del reparto di radiologiadell’Andosilla, dove alcuni giorni fa siè dovuti ricorre, per una caduta acci-dentale che faceva presagire qualcherottura d’arto. Ma “niente di niente” e questa l’invi-diabile dichiarazione da parte deimedici. Sia le articolazioni che il cuoresono le cose più funzionali, debita-mente “revisionate” da DaniloMecarocci, medico curante che rara-mente ha dovuto mettere le mani suquesto eccezionale chassis, un medi-co meticoloso che costantemente lasorveglia e fa si che niente intacchi lasua salute. Nonna per tre generazio-

ni, vale a dire bis-nonna per la nascita diLodovica ultimogenita di Calca Morganti. L’ amore le viene inoltre esternato daAntonio, Franco, Fernando e naturalmenteCarla, che non mancano mai di dare il pro-prio sostegno all’amatissima nonna. Di parenti complessivamente se ne contano130, tanti erano alla festa del centenario dinonna Ersilia. Grilli per la testa nonna Ersilia non ne hamai avuti, ma alimenta ancora oggi il pre-gio o difetto, che è proprio della “vanità didonna” e che sono soprattutto la cura dellapersona e il vestire che vuole sobrio e colo-rato; “ed è anche ambiziosa”, ci dice lafiglia maggiore Agata.Le vestaglie per esempio, le sceglie lei edevono essere di buon gusto. Non ha gran-di memorie o aneddoti nonna Ersilia maconserva gelosamente e ben riposti i vesti-ti di gioventù e una montagna di fotogra-fie scattate nel tempo. Questa è nonna Ersilia Lemme, 102 annivissuti serenamente ed alla quale , se nonfosse un’esagerazione, ne vorremmoaugurare altri cento, ma questo certo nondipende da noi…anzi. Auguri vivissimi anonna Ersilia da parte di tutta la redazionedi “Campo de’ Fiori”

Vorrei incontrarti fra cent’ anni.....

MESSAGGIAuguri a Gian Luca Mancini che si è laureato

in Ingegneria Meccanica con un punteggio di 107,

da parte dei parenti, amici e dalla redazione di

Campo de’ fiori.

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Campo de’ fiori

Pag.27

Scopri l’Arte di Cristina Evangelisti

Vidi a Settembre dello scorso anno ,per la prima volta, le opere diMoreno Lanzi e, quella che catturòimmediatamente la mia attenzione,ritraeva il monte Soratte, bello,imponente e dominante come soloesso sa essere, visto (secondo me)da un balcone, sul davanzale delquale sono appoggiati, quasi adornare il monte stesso, due drappidi colore bianco e verde, con deigirasoli a dir poco reali. Non cono-scevo il pittore e non potevo imma-ginare che a Civita Castellana, con-siderata, per sentir dire, una citta-dina poco attenta alla cultura eall’arte, esistessero invece tantitalenti. La mostra era una collettivae pertanto insieme a Moreno Lanziesponevano altri pittori, semprecivitonici, dei quali, in tutta sincerità, pur conoscendoli quali compaesa-ni, ne ignoravo completamente lanatura artistica e dei quali spero diparlare sulle prossime uscite diCampo de’ fiori. Chiedo a Moreno seposso fotografare la sua opera perpoterla pubblicare su Campo de’fiori in occasione delle feste patro-nali e lui acconsente con orgoglio.Parlando con lui scopro che si accor-ge di avere questa passione per lapittura fin da ragazzo e, con lei, unamano felice e portata al disegno. E’soltanto in età adulta, però, che ini-zia a dipingere e a dar sfogo all’in-

nato talento.Innato talen-to in quantoMoreno nonha frequenta-to nessunascuola artisti-ca, a parte uncorso di nudotenuto aViterbo ed uncorso di restauro di dipinti antichi emoderni, e ciò che imprime sui suoiquadri gli viene così da una natura-le ed innata voglia di dipingere. Latecnica usata da Moreno Lanzi èquella di pittura ad olio con uno stilefigurativo moderno e i soggetti deisuoi quadri sono paesaggi, naturemorte, ritratti e nudi. Mi racconta diaver esposto nel 1994 a Roma nellaGalleria Spazio Visivo; sempre nel1994 ha partecipato alla Rassegna“2° Trofeo A.C.C.A.” ; a CivitaCastellana ha esposto le sue operenel 1999 presso la sala PabloNeruda ed ha partecipato a diversecollettive, inoltre è stato vincitore diun concorso indetto dalla prestigio-sa Galleria romana “ForumInterart”, ed ha ricevuto anche ilTimbro d’Autore. Moreno Lanzi èpresente su molte riviste d’arte,periodici, quotidiani e stampa spe-cializzata ed è citato da noti criticicome Imperatori, Cencini,

A l e s s a n d r i ,Urru, Minervae molti altri.Di luiR.Gnagnariniha detto“L’artista pre-dilige ritrarrenature morte,fiori e paesag-gi, soggetti

figurativi nei quali trasferisce leatmosfere, gli odori e le magie delborgo di Civita Castellana. Il lin-guaggio usato risente della manieraclassica con particolare attenzioneal colore ed al disegno, elementocostruttivo dei soggetti raffigurati”. Incontro nuovamente MorenoLanzi ad una mostra a Corchiano,durante il periodo natalizio e, que-sta volta, con mio grande orgoglio,mi accorgo che su un tavolo, insie-me a tante recenzioni, c’è ancheuna pagina aperta di Campo de’fiori, la stessa dove avevo pubblica-to, qualche tempo, prima la fotodel suo bel quadro.

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Pag. 29

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1992 i Maraja

1998

1994 I Carillon

1995 i lumaconi

1995pinco pallo

2003

2003

...continua a pag. 31

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A.I.D.I. e Campo de’ Fiori : Festa della BefanaSala della Parrocchia San Giuseppe Operaio

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21.12.2003 Festa di Natale organizzata da Campo de’fiori e dall’A.I.D.I. per i ragazzi meno abili

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