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1 Arcivescovado per le Chiese Ortodosse Russe in Europa Occidentale, Esarcato del Patriarcato Ecumenico 12, rue Daru 75 008 Paris +33 (0)1 46 22 38 91 — feuillet@exarchat. eu — www. exarchat. eu Direttore dell’editoria : Mgr Jean — traduzioni : Anne Worontzoff uillet de l’ xarchat E F Marzo 2017 n° 79 Al clero, ai monaci, alle suore e ai fedeli dell’Esarcato-Arcivescovo delle Parrocchie ortodosse di tradizione russa in Europa occidentale MESSAGGIO PER LA QUARESIMA SUA L’ARCIVESCOVO J EAN Il tempo della Quaresima in cui stiamo entrando in questi giorni è un appello urgente per la grande conversione del cuore richiesta dalla vita evangelica. Affinché la vita di Cristo possa germogliare in noi bisogna rimuovere progressivamente tutti gli ostacoli legati all’ego. L’ascesi appare come il modo più sicuro nella lotta contro tutte le forme di morte che si mescolano alla nostra esistenza. E sfida tutti noi nelle nostre tenebre interiori in modo da consentire alla luce della risurre- zione di invadere tutto il nostro essere, per guarire le nostre ferite e guarirci da tutte le malattie legate al nostro egoismo. L’ascesi, come troppo spesso tendiamo a credere, non è la ricerca di un merito o l’adesione a un codice di comportamento. No, l’ascesi ha un solo obiettivo : permettere l’incontro personale con Cristo, rendendo l’uomo un partecipante effettivo alla vita del Risorto. La vera ascesi cristiana è nelle Beatitudini che i nostri padri chiamavano i «comanda- menti di Cristo». L’ascesi ci mette di fronte agli idoli, le passioni che oscurano la vera vita, ci dà la grazia per ripristinare la vera natura umana in Cristo. La nostra natura fatta di carne e psiche è umana e non umana creata a immagine e somiglianza di Dio. È alla volto quello che siamo e quello che dovremmo essere. Natura di l’uomo, la carne è penetrato energie della persona che riguarda l’immagine. Ma può diventare «contro natura», se lasciata a se stessa senza l’aiuto di queste energie, diventa essa stessa il proprio fine, si sta muovendo verso il nulla. L’ascesi ci permette di lottare contro questa «autonomia» della carne in modo che le energie si espandano verso i loro veri destini: l’unione con le energie divine in unione con Cristo, icona perfetta della divino-umanità, pensata come detto da san Massimo il Confessore dal «Gran Consiglio divino». Vediamo che l’ascetismo non è una volgare lotta volontarista e morale, perché ogni idea di legge è qui secondaria. L’ascesi, come i nostri Padri hanno descritto, è uno sforzo di tutto l’essere, ad accettare la grazia, vero fine e legge umana. La carne e lo spirito devono essere vivificati in modo da essere riempiti di luce. L’ascesi è pro- prio motivare la propria esistenza in modo che sia gradualmente penetrata da questa luce. Lo sforzo umano sarà condotto qui dalla grazia e Dio stesso comunicherà le sue energie all’uomo ricettivo e desideroso. Il tempo della Quaresima ci rende consa- pevoli dell’aspetto corporeo dell’ascetismo. La vera conoscenza di Dio, come il matri- monio del Cantico dei Cantici, coinvolge l’anima e il corpo. L’ascesi è il raggiungimento nuziale nell’umiltà di questo incontro dello sposo e della sposa. Tutta la nostra litur- gia quaresimale sottolinea che il digiuno è un modo per controllare il desiderio e di rendere consapevole il rapporto con Dio. Il digiuno ci permette di affrontare la questione non come animali non predatori, ma come uomo eucaristico la cui vita è un rendimento di grazie perpetua. La prima devianza, ha detto Romano il Melodioso, è stata proprio l’atto di mangiare, consumando il mondo senza rendimento di grazie, vale a dire, prendendo per sé, invece di trasfigurare attraverso la riconoscenza ciò che è stato offerto. Il digiuno significa anche l’attesa dello Sposo. Chi digiuna entra nell’umiltà di Cristo al fine di rivestire consapevolmente Cristo Risorto, che incontrerà nella gioia pasquale e vede ad ogni incontro eucaristico. La Quaresima, dice sant’Andrea di Creta, è una «festa della luce», perché l’uomo si nutre principalmente «di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Il vero digiuno cambierà molti dei modi con cui ci rapportiamo a Dio, al prossimo, al cosmo e a noi stessi. Il tutto sarà visto in verticale, vale a dire, nella sua verità, nell’immediata relazione con le energie divine che si riflettono in tutte le cose, nella misura in cui avremo aumentato la nostra capacità di risposta. L’uomo deve fare emergere attraverso il la digiuno saggezza divina che è rinchiusa in tutte le cose. L’astinenza dal sangue e dalla carne ci ricorda la nostra vera vocazione, che è ovunque di dare e di lasciare che la vita si mani- festi. «Non alimentare la tua sensualità, poni fine a questi omicidi e suicidi a cui porta inevitabilmente la ricerca dei pia- ceri sensibili; purifica e ringiovanisci il tuo corpo per prepararti alla trasfigurazione del corpo universale», ha scritto V. Soloviev nei Fondamenti spirituali della vita. Ciò significa che il digiuno tende a ristabilire le nostre relazioni con l’esterno e ci porta veramente nuovo equilibrio di vita. Tuttavia il solo digiunare dal cibo non è niente, esso deve essere accompagnato da digiuno che gli conferisce forza : il digiuno spirituale. Questo digiuno ci fa abbandonare ogni male alla creazione, al prossimo e a noi stessi. Dobbiamo digiunare dalle passioni che sono dentro di noi e dal peccato che ci perseguita. Bisogna anche digiunare dal potere, recuperando il senso del servizio; digiunare dalla gloria umana esercitando l’umiltà. Si deve anche, dicono i Padri, far digiunare la nostra intelligenza per non

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Page 1: de l’ · principalmente «di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Il vero digiuno cambierà molti dei modi con cui ci rapportiamo a Dio, al prossimo, al cosmo e a noi stessi

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Arcivescovado per le Chiese Ortodosse Russe in Europa Occidentale, Esarcato del Patriarcato Ecumenico12, rue Daru 75 008 Paris ✆ +33 (0)1 46 22 38 91 — feuillet@exarchat. eu — www. exarchat. eu

Direttore dell’editoria : Mgr Jean — traduzioni : Anne Worontzoff

uilletde l’ xarchatEF Marzo 2017

n° 79

Al clero, ai monaci, alle suore e ai fedeli dell’Esarcato-Arcivescovo delle Parrocchie ortodosse di tradizione russa in Europa occidentale

Messaggio per la QuaresiMa sua l’arcivescovo Jean

Il tempo della Quaresima in cui stiamo entrando in questi giorni è un appello urgente per la grande conversione del cuore richiesta dalla vita evangelica. Affinché la vita di Cristo possa germogliare in noi bisogna rimuovere progressivamente tutti gli ostacoli legati all’ego. L’ascesi appare come il modo più sicuro nella lotta contro tutte le forme di morte che si mescolano alla nostra esistenza. E sfida tutti noi nelle nostre tenebre interiori in modo da consentire alla luce della risurre-zione di invadere tutto il nostro essere, per guarire le nostre ferite e guarirci da tutte le malattie legate al nostro egoismo. L’ascesi, come troppo spesso tendiamo a credere, non è la ricerca di un merito o l’adesione a un codice di comportamento. No, l’ascesi ha un solo obiettivo : permettere l’incontro personale con Cristo, rendendo l’uomo un partecipante effettivo alla vita del Risorto. La vera ascesi cristiana è nelle Beatitudini che i nostri padri chiamavano i «comanda-menti di Cristo». L’ascesi ci mette di fronte agli idoli, le passioni che oscurano la vera vita, ci dà la grazia per ripristinare la vera natura umana in Cristo.

La nostra natura fatta di carne e psiche è umana e non umana creata a immagine e somiglianza di Dio. È alla volto quello che siamo e quello che dovremmo essere. Natura di l’uomo, la carne è penetrato energie della persona che riguarda l’immagine. Ma può diventare «contro natura», se lasciata a se stessa senza l’aiuto di queste energie, diventa essa stessa il proprio fine, si sta muovendo verso il nulla. L’ascesi ci permette di lottare contro questa «autonomia» della carne in modo che le energie si espandano verso i loro veri destini: l’unione con le energie divine in unione con Cristo, icona perfetta della divino-umanità, pensata come detto da san Massimo il Confessore dal «Gran Consiglio divino». Vediamo che l’ascetismo non è

una volgare lotta volontarista e morale, perché ogni idea di legge è qui secondaria. L’ascesi, come i nostri Padri hanno descritto, è uno sforzo di tutto l’essere, ad accettare la grazia, vero fine e legge umana. La carne e lo spirito devono essere vivificati in modo da essere riempiti di luce. L’ascesi è pro-prio motivare la propria esistenza in modo che sia gradualmente penetrata da questa luce. Lo sforzo umano sarà condotto qui dalla grazia e Dio stesso comunicherà le sue energie all’uomo ricettivo e desideroso.

Il tempo della Quaresima ci rende consa-pevoli dell’aspetto corporeo dell’ascetismo. La vera conoscenza di Dio, come il matri-monio del Cantico dei Cantici, coinvolge l’anima e il corpo. L’ascesi è il raggiungimento nuziale nell’umiltà di questo incontro dello sposo e della sposa. Tutta la nostra litur-gia quaresimale sottolinea che il digiuno è un modo per controllare il desiderio e di rendere consapevole il rapporto con Dio. Il digiuno ci permette di affrontare la questione non come animali non predatori, ma come uomo eucaristico la cui vita è un rendimento di grazie perpetua. La prima devianza, ha detto Romano il Melodioso, è stata proprio l’atto di mangiare, consumando il mondo senza rendimento di grazie, vale a dire, prendendo per sé, invece di trasfigurare attraverso la riconoscenza ciò che è stato offerto. Il digiuno significa anche l’attesa dello Sposo. Chi digiuna entra nell’umiltà di Cristo al fine di rivestire consapevolmente Cristo Risorto, che incontrerà nella gioia pasquale e vede ad ogni incontro eucaristico. La Quaresima, dice sant’Andrea di Creta, è una «festa della luce», perché l’uomo si nutre principalmente «di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Il vero digiuno cambierà molti dei modi con cui ci rapportiamo a Dio, al prossimo, al cosmo e a noi stessi. Il tutto sarà visto in verticale, vale a dire,

nella sua verità, nell’immediata relazione con le energie divine che si riflettono in tutte le cose, nella misura in cui avremo aumentato la nostra capacità di risposta. L’uomo deve fare emergere attraverso il la digiuno saggezza divina che è rinchiusa in tutte le cose.

L’astinenza dal sangue e dalla carne ci ricorda la nostra vera vocazione, che è ovunque di dare e di lasciare che la vita si mani-festi. «Non alimentare la tua sensualità, poni fine a questi omicidi e suicidi a cui porta inevitabilmente la ricerca dei pia-ceri sensibili; purifica e ringiovanisci il tuo corpo per prepararti alla trasfigurazione del corpo universale», ha scritto V. Soloviev nei Fondamenti spirituali della vita. Ciò significa che il digiuno tende a ristabilire le nostre relazioni con l’esterno e ci porta veramente nuovo equilibrio di vita.

Tuttavia il solo digiunare dal cibo non è niente, esso deve essere accompagnato da digiuno che gli conferisce forza : il digiuno spirituale. Questo digiuno ci fa abbandonare ogni male alla creazione, al prossimo e a noi stessi. Dobbiamo digiunare dalle passioni che sono dentro di noi e dal peccato che ci perseguita. Bisogna anche digiunare dal potere, recuperando il senso del servizio; digiunare dalla gloria umana esercitando l’umiltà. Si deve anche, dicono i Padri, far digiunare la nostra intelligenza per non

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Quest’anno il Protodiacono Peter Scorer compierà 75 anni. È uno dei più anziani chierici della nostra Arcidiocesi. Nipote del noto filosofo religioso russo Semen Frank, ha insegnato la letteratura russa in Inghilterra e da molti anni ormai è diacono nella nostra parrocchia di Exeter. Pur avendo respon-sabilità nella fondazione saint Gregory’s, un’associazione di beneficenza della nostra Arcidiocesi e essendo rimasto molto legato all’ACER-MJO, è stato un assistente fedele di Monsignor Antonio Bloom e ha partecipato attivamente alla perpetuazione della sua me-moria attraverso le diverse opere che se ne occupano. Ogni anno, con padre Alessandro Fostiropoulos, partecipa all’animazione del campeggio estivo del decanato inglese. Con padre Sergio Hackel, costituivano il gruppo degli anziani del nostro decanato in Inghilterra, mantenendo il legame tra passa-to e presente.

È sposato, padre di tre figli e nonno di diversi nipoti .…/…

Les ministères dans l’église :

il diaconato

I diaconiChi studia il diaconato sia nella Chiesa primitiva sia più tardi nelle Chiese ortodosse, si pone alcune domande. Nel Nuovo Testamento, troviamo i primi riferimenti al diaconato nelle lettere di San Paolo ai Filippesi e a Timoteo. Gli Atti degli Apostoli non menzionano diaconi in quanto tali, anche se tradizionalmente i « sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza » sui quali gli apostoli imposero le mani, sono considerati come i primi diaconi ; sono semplicemente citati come coloro che dovevano «servire διακονειν alle mense », per consentire agli apostoli di « dedicarsi alla preghiera e al ministero della parola».

Persino applicando la più estrema delle leggi di Darwin rimane difficile capire come questo servitore delle mense possa essersi evoluto nella figura famigliare delle cattedrali della Madre Russia, che rugisce le ectenie come un sergente in esercizio sul campo di marte.

Molti di noi conoscono la funzione liturgica del diacono, come assistente del sacerdote durante le celebrazioni delle funzioni ; oggi il diacono ha proprio questo ruolo nelle chiese ortodosse. Non è essenziale per la celebrazione ; il sacerdote è perfettamente in grado di celebrare senza di lui, del resto la maggior parte delle parrocchie non ha un diacono. Nella maggioranza dei casi, diventa diacono chi è stato ordinato nei tre gradi inferiori e si prepara al sacerdozio. S’incontra di rado un diacono a vita, il quale nella tradizione russa viene per lo più assegnato ad una cattedrale.

cadere in vane speculazioni, che in definitiva non fanno che esaltare l’orgoglio della conoscenza.

Tutto questo è riassunto nella pre-ghiera di sant’Efrem che sarà per noi la guida più sicura in questo tempo di Quaresima. Giorno dopo giorno dobbiamo farla discendere giù nel nostro cuore e imprimerla nel nos-tro corpo attraverso le metanie che

la accompagnano. Questa preghiera, l’elemosina ai poveri, la frequenza agli uffici: tutto questo, se vissuto intensamente, permettera di accogliere «lo Sposo che viene nel cuore della notte», come ci ricorda il tropario del Grande lunedì. Così, come le vergini sagge, entreremo nella camera nuziale e parteciperemo al banchetto luminoso delle nozze dell’Agnello contemplando la sua Risurrezione.

«Cominciamo questa Quaresima nella gioia, raggianti dei precetti di Cristo nostro Dio,alla luce della carità e la profusione della preghierain purezza di cuore e nell’energia dei fortiper accorrere nobilmente alla Santa Resurrezione il terzo giornoche diffonde nel mondo la sua immortale chiarezza»

(Mattutino del Lunedi della prima settimana di Quaresima, 3° catisma)

Fratelli e sorelle, auguro a tutti una buona e vera Grande Quaresima, a tutti chiedo umilmente perdono per ciò che potrebbe avervi offesi nel mio comportamento e chiedo a ciascuno di voi la vostra preghiera fervente.

†Arcivescovo Jean di Charioupolis,Esarca Patriarcale delle parrocchie ortodosse

di tradizione russa in Europa occidentaleParigi, 25 Febbraio 2017

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…/…

Come spiegare, allora, l’evoluzione che si è prodotta tra la tradizione primitiva quando i diaconi si occu-pavano dei vedovi e servivano alle mense e la loro funzione liturgica attuale, tutto sommato abbastanza limitata ? Occorrerebbe anche porsi la domanda : quali elementi della funzione diaconale iniziale riman-gono sempre attuali ?

Possediamo poche informazioni riguardo al ruolo dei diaconi nel periodo pre-costantiniano. A partire dal 4° secolo, il loro compito consiste quasi esclusivamente nell’amminis-trare le opere di beneficienza della Chiesa.

La funzione iniziale dei diaconi, quella di servire alle mense si è quindi evo-luta nella Chiesa d’Oriente in un imponente struttura di beneficienza. Secondo padre Lev Gillet :

« San Giovanni Crisostomo richiama i suoi auditori a fare l’elemosina ai mendicanti che si raccolgono alle porte delle chiese. La legge del 321 che conferisce alla Chiesa uno statuto di persona giuridica ha permesso di moltiplicare i doni e i lasciti caritativi. Grazie al ricavato di un solo lascito testamentario, la Chiesa di Antiochia manteneva 3000 poveri, senza contare ciò che veniva distribuito quotidianamente ai prigionieri, ai malati e agli stranieri. San Giovanni l’Elemosiniere, Patriarca di Alessandria – la cui Chiesa possedeva una flotta mercantile – nutriva giorno dopo giorno 7500 persone. Esisteva a Costantinopoli un gran numero di ospedali e di rifugi. Se ne incaricavano i diaconi. »

L’opera di beneficienza della Chiesa cresceva e i diaconi erano sempre più chiamati a diventare degli amministratori ; ora, ciò che si potrebbe chiamare assistenza sociale diventava progressi-vamente apanaggio dello Stato. Diventati amministratori esperti, i diaconi finirono per avere un ruolo più grande nel governo della Chiesa. Comparve così la seconda funzione storica del diaconato. I più intraprendenti diventavano segretari personali dei vescovi locali : gli venivano affidati compiti particolari, e col tempo, accedevano a posti che gli conferivano un grande potere e una grande autorità.

Ma fu l’aspetto liturgico del ministero diaconale a soppiantare alla fine le altre due funzioni. I diaconi assistevano il sacerdote o il vescovo durante la celebrazione dei sacramenti – battesimi (per i battesimi delle donne erano le diaconesse), cresima, matri-monio, unzione e ordinazione. Forse confessavano anche. A un certo momento, i diaconi davano anche la comunione sotto le due specie e portavano la comunione agli ammalati.

Con il tempo, molte di queste funzioni cessarono di fare parte delle attribuzioni del diacono. Il suo ruolo si ridusse a quello di

servitore che non ha nessun diritto di celebrare da solo. Né il sacerdote, e nemmeno il vescovo avevano il diritto di autorizzare o di benedire il diacono ad incaricarsi da solo di una funzione. Il diacono non può, né deve iniziare o incaricarsi di una funzione da solo, senza sacerdote. Il diacono è il servitore, non l’attore delle funzioni divine ; senza la benedizione e la partecipazione del sacerdote non ha il diritto di vestire lo sticharion, né di incen-sare, né di dire le ectenie (cf. manuale per il clero di Bulgakov) .

Occorre anche tenere presente che non esiste nessuna funzione funeraria specifica per il diacono. Viene inumato come un laico. Si può dire che la presenza del diacono durante l’eucaristia non solo può essere ma è effettivamente facoltativa. Il diacono non aggiunge nulla alla celebrazione del sacramento. Nella maggior parte delle parrocchie, al di fuori delle cattedrali e di alcune chiese di città di grandi dimensioni, non ci sono diaconi. Talvolta vengono considerati come un lusso inutile, come qualcuno che si interpone nella relazione diretta tra il sacerdote e la sua congregazione. Conosco sacerdoti che non amano celebrare con un diacono. Padre Alessandro Schmemann e il metropolita Antonio di Surozh preferivano farne a meno, considerandoli come un impaccio.

Vediamo quindi che i diaconi non sono più incaricati delle opere di beneficenza della Chiesa, che occupano di rado ormai i posti di direzione amministrativa e che la loro funzione liturgica è superflua. Cacciamo via i diaconi !

Ma devo a me stesso giustificare la mia esistenza e lo statuto dei miei colleghi diaconi. Vorrei quindi sollevare alcuni punti.

Certo, il diacono è inumato come un laico, ma nello stesso tempo, nella sua funzione liturgica è sempre in movimento tra lo spa-zio occupato dai laici – il nartece – e quello occupato dal clero superiore – il santuario. Circola tra il mondo caduto e il Regno di Dio. In nome del popolo, istruisce il sacerdote all’inizio della Liturgia: « Ecco il tempo per agire per il Signore. Benedici, maestro. » Conduce la preghiera del popolo nelle litanie, indicandogli per che cosa si deve pregare. Attira la sua attenzione sui momenti più forti della Liturgia, ordinando : « Teniamoci diritti », « Stiamo attenti ». Al piccolo ingresso, porta fuori dal santuario il libro del Vangelo per portarlo al popolo ; ed è il diacono che proclama la Parola di Dio. Prende gli ingredienti necessari per l’Eucaristia che sono stati portati dal popolo per darli al sacerdote il quale a sua volta le offre a Dio.

La stola che porta il diacono è naturalmente una variante della stola che serviva a segnare i vari gradi della gerarchia bizantina. Ma è anche stata interpretata come rappresentante le ali degli angeli. La tradizione vuole che sulle porte nord e sud dell’iconostasi siano raffigurati angeli oppure diaconi. Del resto queste porte sono conosciute sotto il nome di porte dei diaconi. Un angelo è un messagero, un araldo di Dio, colui che porta i messaggi di Dio al mondo. È il simbolismo stesso del servizio del diacono che è un intermediario, colui che porta le richieste del popolo nel Sancta Sanctorum, e che porta la parola di Dio dal Regno celeste al mondo caduto.

Il diacono serve alla Mensa di nostro Signore. Gli ingredienti che porta alla mensa sono il pane e il vino, poi è il pane trasfigurato che riporta al popolo. Non a caso il ministero dei poveri e degli

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affamati è qui metamorfosato in un ministero per coloro che hanno fame della Parola di Dio, e sete dell’Acqua della Vita.

Nello stesso tempo, proprio questo ministero, questo servizio alla mensa di Dio, deve esprimersi nella vera carità, nell’amore per chi è bisognoso. In modo misterioso il diacono rappresenta un concetto eucaristico della carità, ed è un icona del Cristo servitore sofferente. Ne rimane qualcosa nella funzione di ordinazione del diacono, quando il vescovo dice : « Accordagli la grazia che hai dato al tuo protomartire Stefano ».

Il giorno della mia ordinazione, più di 40 anni fà, il nostro amato Metropolita Antonio di Surozh ha pronunciato un’omelia sul tema del diaconato.

Come spiegare, allora, l’evoluzione che si è prodotta tra la tradizione primitiva quando i diaconi si occupavano dei vedovi e servivano alle mense e la loro funzione liturgica attuale, tutto sommato abbastanza limitata ? Occorrerebbe anche porsi la domanda : quali elementi della funzione diaconale iniziale rimangono sempre attuali ?

Possediamo poche informazioni riguardo al ruolo dei diaconi nel periodo pre-costantiniano. A partire dal 4°secolo, il loro com-pito consiste quasi esclusivamente nell’amministrare le opere di beneficienza della Chiesa.

« … La missione dei primi diaconi era di esprimere l’amore compassionevole della Chiesa. La Chiesa è carità, la Chiesa è amore e nient’altro. Se diventasse un altra cosa, cesserebbe di essere la Chiesa nella sua pienezza. Deve essere un amore acuto, un amore

profondo, personale, concreto. Sin dai primi secoli di vita cristiana, quando la Chiesa era vibrante di amore, essa scelse persone dal cuore profondo, vivo, uomini di preghiera, e ne fece dei strumenti di amore per coloro che erano poveri, che erano stati colpiti dalla disgrazia, affranti dalla tristezza.

… Questo amore che è la missione del diacono, rice-vette più tardi dalla Chiesa una applicazione tutta particolare : associare il diacono alla celebrazione dei sacramenti. In questo ruolo, egli protegge la pre-ghiera del sacerdote e, nello stesso tempo, conduce i fedeli nella loro preghiera. In risposta alle richieste che pronuncia voi ripetete « Signore, pietà » oppure vi rimettete tra le mani di Dio dicendo « a te, Signore ». È un grande amore : passo dopo passo, il diacono ci guida nel mistero della Liturgia, ci trascina nelle sue profondità, alle quali non potreste accedere da soli nella vostra vita spirituale.

Ma il diacono ha anche una missione : deve proteg-gere la preghiera del sacerdote. Durante la funzione, il sacerdote deve egli stesso diventare preghiera. Deve dimenticare ogni cosa per tenersi come una fiamma viva dinnanzi a Dio. Spetta al diacono preoccuparsi dello svolgimento della funzione, spetta a lui dirigerla, affinché il sacerdote possa dedicarsi senza riserve alla preghiera. Auguriamoci che la preghiera del nostro nuovo diacono sia di una tale profondità spirituale da portarvi nel più profondo del mistero liturgico. Che sia un uomo dal cuore pacifico, e dal corpo pacifico, capace di difendere la preghiera del sacerdote affinché egli possa tenersi di fronte a Dio in tutta la sua integrità.

Infine, la terza cosa che vi voglio ricordare è che il diacono proclama il Vangelo : non ha la vocazione di predicare – atto che fa del sacerdote, secondo un antico proverbio, un quinto Vangelo. Il compito del diacono è semplicemente di proclamare la Parola : ma di proclamarla con potenza, con autorità. La parola giungerà ai cuori e agli spiriti con una convinzione ardente solo se il diacono la comprende, la proclama dal più profondo del suo cuore e della sua vita cris-tiana, come Parola del Maestro che egli ha compresa e alla quale ubbidisce. Di conseguenza, deve leggere il Vangelo attentamente, deve vivere il Vangelo il più completamente possibile, di modo di non annunciare la propria condanna nel proclamarlo. »

Diacono Peter Scorer

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Sulla diaconia femminile nell’ortodossia

Oggi nell’ortodossia il problema dell’ordinazione delle donne a un ministero è del tutto attuale : il femminismo attivo negli USA, le ordinazioni di donne presbitere, pastore o vescovi in Scandinavia e in Inghilterra rimet-tono sempre questa questione all’ordine del giorno per noi donne ortodosse, anche se ci contentiamo di partecipare a convegni locali. Un modo di eludere la questione è di spostarla sulla diaconia.

Eludere la questione, è la mia opinione ! Mi spiego : se il sacerdozio femminile è l’instaurazione o restaurazione dell’uguaglianza dei diritti e dei poteri con gli uomini, allora certamente, l’ortodossia è un po’ in ritardo ! Da noi si dovrebbe tornare alle pratiche ancestrali dei vescovi sposati e delle donne-presbitere (o vescovi là dove ce ne la necessità !). E se noi comprendiamo il problema in questo modo, bisogna tornare alla pratica delle donne-diaconesse, il ché sarebbe una prima tappa sulla via di questa uguaglianza dei diritti e dei poteri, e quindi dei privilegi. L’altro aspetto di questa uguaglianza intesa come una ascensione al livello degli uomini-presbiteri è il pericolo che questi ultimi si dicano : »le donne ci lasceranno in pace se cediamo sulla diaconia : dopo tutto è un’ordinazione, un servizio dell’altare... », etc. E allora la diaconia viene interpretata come una leccornia pro-mettente, generosamente offerta a questi esseri inferiori da uomini-superiori !

Non credo che una tale visione (anche occultata) della diaconia sia veramente ortodossa !

Fortunatamente nella storia della chiesa indivisa, la dia-conia è esistita, è attestata almeno dal IV secolo : si tratta di un lavoro svolto intorno al sacerdozio in particolare dell’assistenza ai nuovi battezzati. Naturalmente quando si battezza una donna adulta, la si ricopre con qualcosa per coprire la sua nudità : questo servizio deve essere compiuto da una donna ! Ma non si ridurrà la diaconia ad un problema di vestiario !

In realtà, senza risalire alle situazioni antiche, il problema dell’ordinazione delle donne ha interessato e preoccupato ortodossi anche nella nostra epoca. Il libro di Elisabeth Behr-Siegel e di Mgr Kallistos Ware risale al 1998, ma molto prima la rivista ortodossa Contact aveva riser-vato un posto significativo a questo argomento (dal 1988 : NN° 143 ;159 ; 174 ;195 ; 201…). Abbiamo serbato in molti un ricordo riconoscente di Elisabeth Behr, che animava riunioni regolari di donne dedicate allo stesso argomento, mentre molti congressi della Fraternità orto-dossa occidentale ne facevano un tema obbligato di seminari. Anche se il Santo e Grande Concilio di Creta (Pentecoste 2016) non ha sollevato la questione, esiste attualmente una associazione Santa Febe fondata negli USA (dal 1956) che si dedica al tema della diaconia.

Santa Febe stessa, menzionata da San Paolo (Lettera ai Romani, 16;1-2) è considerata ormai come la patrona delle diaconesse come Santo Stefano è il patrono dei diaconi. Si è scoperto la sua funzione e si è parlato di lei, forse sotto l’influsso della chiesa romana che celebra la sua memoria il 3 settembre e i calendari slavi l’hanno iscritta tra le loro sante.

Evoluzione ancora più recente, il sinodo del Patriarcato di Alessandria ha preso la decisione alla sua riunione di novembre 2016 « di restaurare l’istituto delle diaconesse » e di formare una commissione di vescovi « per un esame approfondito della questione ». « I membri del Sinodo del Patriarcato greco ortodosso di Alessandria hanno voluto sottolineare che i vari problemi della vita della Chiesa non sono per noi deviazioni dalle verità ortodosse : essi rappresentano degli adattamenti alla realtà africana ». (Agenzia Fides Alessandria in Egitto). Aggiungiamo che una conferenza panortodossa dedicata al rinnovamento del diaconato maschile e femminile è pianificata per ottobre prossimo in California (USA). La bibliografia proposta da questo centro mostra che l’argo-mento della diaconia femminile rimane molto attuale.

Io penso personalmente che molte donne sono già diaco-nesse senza essere state ordinate – questione di carisma ! Ma si tratta comunque di ben altra cosa che la carità, i vestiti da battesimo o le visite agli ammalati per conver-sazioni da cuore a cuore o per portare la comunione !

Véronique Lossky

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Dimitri : Buongiorno, Diacono Nicola, potresti presentarti brevemente, poiché non ti conosco; diamo un cenno anagrafico (risi) prima di passare al vivo dell’argomento!

Diacono Nikola : sono il Diacono Nicola Trifunovic, sono di origine serba, nato a Parigi da genitori serbi emigrati economici e non credenti. Non sono stato quindi immerso in un ambiente credente orto-dosso. Insegno da nove anni francese, storia e geografia in un liceo professionale. Sono sposato e padre di due e fra poco tre figli (dal momento dell’intervista padre della pic-cola Marina)

Dimitri: Come hai sottolineato provieni da un ambiente non credente, potresti descriverci il tuo cammino verso l’ortodossia?

Diacono Nicola : I miei genitori non erano credenti ma mio padre era stato battezzato, mia madre si è fatta battezzare tardivamente. Vivevano nel Montenegro e in Serbia nel

periodo comunista dove le chiese e i monasteri erano luoghi culturali ma presenti. Ho scoperto l’ortodossia con il rinnovamento serbo e la storia bizantina con i miei studi di storia. All’inizio, ho ricevuto il battesimo nel 1994 ma senza lavoro pastorale dietro, venivo in chiesa per Natale e per Pasqua, l’essenziale...

Dimitri : battezzato un po’ per via dei studi storici ?

Diacono Nicola per la storia forse, per un identità, si certo. Poi, un cammino personale con la pratica del digiuno e le discussioni con il sacerdote. Ho seguito una catechesi per giovani adulti alla parrocchia serba di S. Sabba (Parigi), due miei amici hanno cominciato a servire all’altare ed io ho fatto i miei primi passi nel coro. E da quel momento ogni domenica e di sabato...

Dimitri : Come sei diventato diacono ?

1976 – 2016

La chiesa di Maastricht festeggia i suoi quarant’anni

Prima era un negozio di biliardi – oggi è una chiesa che accoglie regolarmente una ventina di fedeli. Un’epopea spirituale raccontata da Madre Marta il 19 novembre in oc-casione della celebrazione del quarantesimo anniversario della parrocchia che si è svolta in presenza di Mgr. Giovanni di Chariupolis, Esarca patriarcale del trono ecumenico per le parrocchie ortodosse di tradizione russa in Europa occi-dentale. « La nostra chiesa è piccola ma ci appartiene e la presenza stessa di Mgr. Giovanni le da una nuova dimen-sione » (Madre Marta).

Negli anni settanta, segnati in tutti i Paesi Bassi da un grande slan-cio missionario, nacque il progetto di costruire una chiesa locale di lingua vernacolare. Il progetto ha potuto essere realizzato in particolare grazie al lavoro del defunto archimandrita Adriano del monastero di S. Giovanni il Precursore all’Aia. Grazie a lui, i libri liturgici più importanti sono stati tradotti e potevamo pensare di ce-lebrare il ciclo liturgico in neerlandese. Tanto più che nel 1976 padre Guido – futuro arcivescovo Gabriele – era stato ordinato diacono e sacerdote da Mgr. Giorgio Tarassov a Parigi, e inviato a Maastricht nella piccola comunità di San Giovanni Crisostomo e S. Servazio « ricevuta nella giurisdizione dell’Arcidiocesi. »

Per consentirci di iniziare la nostra attività liturgica, le suore Orsoline misero a nostra disposizione, senza nessuno compenso finanziario, una sala nel loro convento. Era molto grande e poco accessibile dalla strada, e molto presto abbiamo cercato un luogo più conforme al futuro della parrocchia. Non si può dire che la nostra città così antica e così cristiana, sette santi vescovi nei primi sette secoli, man-casse di cappelle o di chiese, ma tutte erano troppo care, troppo grandi o non disponibili per il culto. Rimaneva una sola possibi-lità, quella di comprare un negozio o una vecchia casa abbastanza grandi per istallarci un luogo di culto, con inoltre la possibilità di abitarci. Dopo aver ricevuto la benedizione dell’arcivescovo Giorgio (Tarassov) e con l’aiuto di Dio, abbiamo trovato un negozio, con una posizione ideale tra il Mercato e la Stazione, con una fermata di tutti gli autobus quasi di fronte alla porta. La casa, costruita alla fine del 19° secolo, era in stato di abbandono ma i lavori hanno potuto cominciare.

Al Mercato delle Pulci

COgni sabato, al mercato delle pulci, vendevo piccoli ricordi di cui gran parte provenivano dai viaggi di Vladyka Giorgio (Wagner). C’erano delle matriochka, un piccolo busto di Lenin con un calenda-rio sul petto o un piccolo modello di samovar di Tolstoy, ecc. Durante l’hanno questo ci ha permesso di raccogliere la bella somma di 20 mila fiorini ! Padre Guido aveva un lavoro a tempo pieno, 36 ore alla settimana di istruzione religiosa in una scuola media di studi econo-mici, io, ancora disoccupata, avevo l’occasione di imparare nuovi mestieri. Il lavoro di stuccatore mi era sempre piaciuto. Un giorno, stavo togliendo la mostruosa carta da parato dal soffitto, quando un bambino della scuola parrocchiale entrò e mi chiese : « Gesù bambino verrà ad abitare qui ? ». E il bambino propose di andare a prendere l’aspirapolvere della mamma per metterci un pò di ordine.

Abbiamo dovuto aspettare settembre 1985 per avere la chiesa pronta per le celebrazioni e Vladyka Giorgio (Wagner) venne per la

rencontre diaconale

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Proponiamo qui sotto un’intervista realizzata dal giovane lettore Dimitri Sollogoub, 18 anni, al diacono Nicola Trifunovic della parrocchia S. Sergio di Parigi, ordinato nell’ottobre 2016.

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consacrazione ; duecento persone erano presenti per questa celebrazione.

La parrocchia si sviluppava anche grazie ai buoni contatti con i cattolici che erano attratti dalla ricchezza della nostra Divina Liturgia. Alcuni sono stati ricevuti nell’ortodossia, altri sono rimasti buoni amici. Tra i primi vorrei menzionare un gruppo di 5 studenti dell’Istituto Superiore di Teologia (Cattolico) a Heerlen. Due di loro sono diventati sacerdoti, padre Lamberto e padre Giuseppe, adesso sacerdote a Breda.

Missionari

LIn quel tempo la parrocchia era completamente neerlan-dofona. La consacrazione della chiesa è stata l’inizio di un periodo di slancio e di attività missionaria. Dopo il lavoro, padre Guido serviva anche la comunità di Frisa a cinque ore di macchina da Maastricht. Ha servito a Deventer, prima dell’ar-rivo di padre Teodoro, e a Breda, prima che arrivasse padre Martino. Maastricht si sviluppava. Negli anni novanta arriva-vano i primi immigrati dall’Est : russi, ucraini, rumeni, bulgari, serbi. Ma la lingua delle funzioni, il neerlandese, costituiva un impedimento.

Nel 1993 padre Lamberto fu ordinato sacerdote da Vladyka Giorgio e nominato rettore della parrocchia, poiché Vladyka Giorgio aveva chiesto a padre Gabriele, diventato monaco e archimandrita, di servire nella parrocchia di Liegi, dopo la partenza di padre Nicolas Koschinsky.

Un inizio di secolo difficile

L’inizio del XX secolo è stato catastrofico per l’ortodossia nei Paesi Bassi perché il numero di sacerdoti è passato da 6 a 1. Vladyka Gabriele partito per Liegi, padre Lamberto per Nantes, padre Martino deceduto, padre Pacomio, diabetico, amputato delle due gambe e messo in una casa di riposo e padre Serafino sovraccarico lasciava il sacerdozio. Ci rimaneva solo padre Teodoro. Per alcuni mesi, un sacerdote americano, un « Padre » ortodosso di una base della NATO è venuto cele-brare da noi.

A quell’epoca, la città di Maastricht subiva importanti svilup-pi sociologici. L’università, stabilita nel 1981 e che contava all’inizio solo una Facoltà di medicina con un centinaio di studenti, tutti neerlandofoni, conosceva una crescita senza precedenti a causa dell’afflusso di studenti stranieri, prove-nienti principalmente dall’Europa del sud e dell’est. Dopo la firma del « Trattato di Maastricht » (1992) l’università ottenne il diritto di rilasciare diplomi europei. Si aggiunsero altre disci-pline : come Economia, Commercio, Hospital Management, Turismo, l’Istituto di traduttori ed interpreti, e naturalmente le Belle arti già presenti come insegnamento superiore rice-vettero uno status universitario : Teatro, Musica ed Arti visive.

Diacono Nicola : Da 13 anni all’Istituto San Sergio, ho conos-ciuto diversi «starosta», diversi rettori, ho avuto il tempo di vedere, di ascoltare e capire e finalmente il rettore padre Vladislav mi ha chiesto di diventare diacono. Ho detto di sì con grande gioia. Amo trasmettere e donare e in più non avevamo più un diacono. La via era tracciata e ne ero felice...

Dimitri: Nella continuità dell’azione ?

Diacono Nicola : si nella continuità dell’azione, anche se avevo la possibilità di rifiutare per molte ragioni. Ma rispon-dere alla Chiesa è rispondere a Dio e questo supera tutto il resto. Talvolta ho l’impressione che mi manca il tempo, ne vorrei un po’ di più per me, essere con i miei figli o i miei amici ma sono anche consapevole dei miei nuovi doveri e finalmente ho piacere di compierli anche se sento a volte di trascurare un po’ il resto. Ho accettato il diaconato e quando si è credente, si sa che questo non è dovuto per niente al caso. Allora...

Dimitri : Tra i bisogni e i doveri i tuoi sentimenti sono misti ?

Diacono Nicola : Si. Quando ho parlato di questo progetto a mia moglie, è stata molto contenta per me e non mi ha mai rimproverato le assenze che questo imponeva. Andavo già molto regolarmente alle funzioni, quasi sempre, sia alla Vigilia che alla Divina Liturgia, ma anche per le grandi feste e durante la settimana quando ero libero. E per me il dia-conato è un po’ il compimento di tutto il resto, del canto. Il diacono non dà il tono ma porta la dinamica, da il tono della preghiera, quella che si fa per gli altri, ma anche per sé. È una responsabilità, ma anche un onore e un piacere. Accordarsi con gli altri e con lo spirito della comunità di San Sergio, è anche mettersi all’unisono sul piano spirituale. Per fortuna, sono ben sostenuto e circondato da padre Vladislav, dai membri del coro, da Antoine Nivière che è molto preciso e conosce l’ordo, da padre Alessio etc...Mi sono informato, mi hanno spiegato, ho chiesto, ho preso note, ho alcuni libri. Sono all’inizio e la Grande Quaresima si avvicina , bisogna fare del mio meglio.

Dimitri : É venuto il momento della verità ! (risi)

Diacono Nicola : Si effettivamente. Ma sento portato dallo spirito liturgico di San Sergio e sostenuto dalla fede. Essere membro del clero è molto importante, cambia molte cose e dà una prospettiva diversa al rito e al lavoro da compiere all’altare. Non avevamo un diacono da parecchio tempo, ma una cosa è vedere il clero che serve e altra cosa è fare parte del clero e servire. Si ha voglia di fare bene per gli altri e per sé stesso. È una responsabilità più pesante di quello che si può supporre, poiché i miei eventuali errori possono rompere l’armonia e la bellezza di una celebrazione e provo-care la deconcentrazione della gente che prega. Sono molto fortunato perché padre Vladislav mi ha chiesto abbastanza presto di pronunziare le omelie. Padre Vladislav predica in russo dopo il Vangelo e padre Alessio in francese alla fine della liturgia. Siccome negli ultimi tempi, padre Alessio viaggia abbastanza spesso per celebrare in altre parrocchie, sono io che pronunzio l’omelia. Provo ad essere conciso perché ci sia un’idea, una cosa, un aspetto solo e che sia ricordato.

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Ma il grande cambiamento fu che la lingua d’insegnamento divenne l’inglese. Oggi 15% degli abitanti di Maastricht sono studenti e metà sono stranieri.

Una seconda università, giapponese, è stata ugualmente creata.

E adesso

ENel 2003, Vladyka, eletto arcivescovo, partiva per Parigi. Ed io l’ho seguito. Senza sacerdote, la nostra parrocchia è rimasta chiusa fino al 2005. Dopo che il diacono padre Atanasio è venu-to a Parigi ed è diventato cellerario di Vladyka, ho potuto tornare a Maastricht dove ho trovato altre tre persone. Ma molto presto sono arrivati nuovi parrocchiani : ucraini, russi, greci, ciprioti, scozzesi, georgiani, albanesi... ad un certo punto la parrocchia contava 16 nazionalità. Ma niente sacerdoti neerlandofoni, né coristi neerlandofoni. E a poco a poco la lingua delle funzioni è diventato lo slavo ecclesiastico, con un po’ di inglese, mante-nendo con ostinazione un po’ di neerlandese. Vladyka Gabriel mandava due volte al mese un sacerdote da Parigi : di solito studenti dell’Istituto San Sergio. Una facilitazione che ci è stata soppressa dopo il suo decesso e che mi ha costretta ad andare a cercare aiuto in Polonia presso il metropolita Savva nella spe-ranza che potesse inviarci uno studente desideroso di studiare a Louvain. In cambio gli sarebbero chieste due celebrazioni al mese.

Con l’aiuto di Dio e sotto il patrocinio del nostro nuovo vescovo Mgr Giovanni, che viene a presiedere questa bella celebrazione dei 40 anni della nostra parrocchia, la speranza rinasce. Una struttura è stata predisposta. Il nostro rettore è il decano padre Teodoro (van der Voort). Il vicario parrocchiale è lo ieromonaco Paolo, un giovane studente polacco che ha iniziato il suo dotto-rato di teologia a Louvain in Belgio, sempre in inglese. Abbiamo anche alcune giovani donne con bambini piccoli. In somma 25 fedeli frequentano regolarmente la nostra chiesa.

Vorrei terminare questa relazione ringraziando calorosamente padre Filippo, superiore del Monastero di Chevetogne che ha aperto le sue porte per ospitare Vladyka Gabriel negli ultimi mesi. Assistito da padre Cristoforo e dal diacono Atanasio ed in presenza di padre Filippo – allora superiore del monaste-ro – Vladyka ha potuto ancora tonsurare il monaco Michele (Evelson). Vladyka aveva talmente desiderato rimanere in questo monastero fino alla fine della sua vita, ma il suo stato di salute era troppo grave. Non potrei mai esprimere abbastanza la mia gratitudine per questa immensa generosità benedettina che ha addolcito gli ultimi mesi di Vladyka Gabriele.

Rendiamo grazie a Dio per tutto. Madre Marta

www.destem-maastricht.nl

Sono stato ordinato diacono il giorno della festa di San Sergio dal nostro arcivescovo Giovanni. Quando abbiamo parlato insieme dell’ordinazione, sono stato impressionato dalla sua bontà e tutto si è fatto nella semplicità.

Dimitri : Finora, hai sempre celebrato a San Sergio. Ora, sarà diverso ?

Diacono Nicola : Una parrocchia non è un luogo di passaggio per i fedeli, è una comunità. Ma come mi ha detto Monsignor Giovanni, dato il nostro bisogno di sacerdoti e di clero, sarò forse chiamato ad andare là dove ci sarà bisogno di me. Spero tuttavia di poter rimanere per la maggior parte del tempo nella par-rocchia della mia famiglia, poiché se dovessi portare tutti con me nei miei spostamenti, non sarebbe pos-sibile gestirlo.

Dimitri : Un’ultima domanda per finire: sei impegnato nel diaconato da pochissimo tempo ma si tratta forse di un cammino per andare più lontano nel clero...

Diacono Nicola È una delle primissime domande dei parrocchiani con l’affermazione «allora presto sarai sacerdote?» il giorno stesso della mia ordinazione (risi).

Dimitri : Si, mancano anche i sacerdoti…

Diacono Nicola : veramente non ci penso proprio. L’aspetto sociale, l’aspetto umano del diaconato mi rende felice. Penso che il diaconato non è sviluppato come dovrebbe essere. Non è qui solo per abbellire. Io la vedo così. Bisognerebbe sviluppare l’aspetto sociale, aiutare. Se bisogna organizzare delle cose, il diacono sarà colui che aiuterà, tenderà la mano , il braccio. Questo aiuto può essere di ordine sociale, pastorale, di catechesi. Immagina che un membro del clero renda visita ad un malato; immagina quello che può rappresentare per la persona, per gli anziani, o le persone sole o sperdute, il diacono può aiutare con una parola, una piccola discussione, quando il sacerdote non ha tempo. Certo richiede tempo, sacrificio in una società frettolosa e un po’ individualista.

Dimitri : il diacono ha più un ruolo sociale con la gente.

Diacono Nicola Sociale….socio-spirituale se posso esprimermi così.

Dimitri Si, una piccola discussione per renderli la vita più allegra e portarli un po’ più vicino a Cristo.

Diacono Nicola Esattamente, dobbiamo tendere a questo.

Dimitri : Grazie molto, Diacono Nicola per questa conversazione.

Diacono Nicola: Grazie a te Dimitri.

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w le diacre Lazarus Christensen a été ordonné prêtre pour la paroisse of the Gudsmoders Beskyttelse in Copenhague (Danemark)

w le diacre Weniamin Zervos a été ordonné prêtre Communauté St Martin von Tours à Balingen (Allemagne)

w Bartholomeos Cobben a été ordonné hypodiacre pour St Jean Baptiste St. John-Chrysostom et St. Servais Church ( Maastricht – Pays-Bas)

w le Lecteur Jean-Paul Bleré a été ordonné hypodiacre pour la paroisse de la Sainte -Trinité (Paris – Fr)

w l’hypodiacre Ernsts Serafims Dregvalds a été ordonné diacre pour la paroisse Notre-Dame-du-Signe (Paris – Fr)

w M. Matthieu Jurconi a été ordonné lecteur pour la paroisse de la Sainte -Trinité (Paris – Fr)

w le Diacre Christos Kapinga a été ordonné prêtre pour la paroisse de la Sainte -Trinité (Paris – Fr)

w le Lecteur Ivan Birr a été ordonné hypodiacre puis diacre pour la paroisse de la Sainte -Trinité (Paris – Fr)

w le diacre Oleg Turcan a été ordonné prêtre pour l’église de la Nativité-du-Christ (Florence – Italie)

w M. Pierre Benic a été ordonné lecteur pour l’église St-Séraphin (Paris – Fr)w M. Nicolas Vodé a été ordonné lecteur pour l’église St-Séraphin (Paris – Fr)

w M. Renaud Presty a été ordonné lecteur l’église St-Séraphin (Paris – Fr)

w Le Lecteur Renaud Presty a été ordonné hypodiacre puis diacre l’église St-Séraphin (Paris – Fr)

w le Lecteur Nicolas Petit a été ordonné hypodiacre puis diacre pour l’église de la paroisse de la Trinité et Saint-Hilaire-de-Poitiers (Poitiers – Fr)

w M. Sylvain Baron a été ordonné lecteur pour la chapelle du Saint-Esprit du Sépulcre à Plérin pour la communauté Saint-Brieuc (Fr)

w M. Theophile Vitalis a été ordonné lecteur pour la chapelle de la Dormition de la Mère de Dieu à Plumaudan pour la communauté Saint-Brieuc (Fr)

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ORDINATIONS pAR MgR JeAN

Le monastère Notre-Dame-de-Toute-Protection vient de faire paraître, avec les Éditions du Désert, les Chroniques du monastère de Séraphimo-Divéyevo, ouvrage de référence sur la vie, la personnalité et l’enseignement de saint Séraphin de Sarov (tome 1 – 560 pages) et sur l’histoire riche en événements et en figures spirituelles du couvent de Divéyevo (tome 2 – 450 pages) que saint Séraphin a fondé et dirigé de loin.

Les Chroniques du monastère de Séraphimo-Divéyevo

Ces Chroniques ont été composées à partir de 1891 par le futur métropolite et saint nouveau-martyr Séraphin Tchitchagov (1856-1937) à partir des archives du monas-tère de Divéyevo et des souvenirs des moniales dont certaines avaient personnellement connu saint Séraphin. Travail colossal réalisé avec une grande rigueur histo-rique dans la recherche, la vérification et le traitement des sources, les Chroniques sont avant tout une œuvre spirituelle qui dessine le portrait le plus complet de saint Séraphin, relate directement ou indirectement ses enseignements – elles sont la source de tous les livres qui ont été écrits sur le saint –, mais présente aussi les riches figures de ses disciples (comme Mantourov ou Motovilov) et des saintes higoumènes, moniales et folles-en-Christ qui ont illustré ce monastère.

Père Boris Bobrinskoy, qui a participé aux travaux de publication, a écrit la préface de cet ouvrage.

Pour commander :Monastère Notre-Dame-de-Toute-Protection, 11 rue de la Forêt, 89400 Bussy-en-Othe, [email protected] : 27 € tome I – 23 € tome II frais de port en sus